SPORT- Pagina 4

Nitto ATP Finals 2025, buona la prima per Sinner. Esordio con sconfitta per Musetti

/
Buona la prima per Jannik Sinner alle Nitto ATP Finals di Torino. L’altoatesimo ha inaugurato nel migliore dei modi la sua avventura all’Inalpi Arena, superando con il punteggio di 7-5 6-1 il canadese Felix Auger-Aliassime, frenato da un problema fisico dopo un primo set molto combattuto.

“Sono molto contento di giocare nuovamente a Torino – ha detto Sinner al termine dell’incontro -. Per me è un torneo e un posto davvero speciale. Oggi mi sono sentito bene: il primo set è stato molto tosto, con un livello di gioco molto alto, sono contento di come sono partito. Quest’anno è davvero bello avere due italiani alle Finals, oltre alla coppia nel doppio con Simone e Andrea: c’è tanta Italia qui in casa, e siamo davvero contenti”.

Il campione in carica ha dunque ripreso da dove aveva lasciato: un anno fa, proprio a Torino, Sinner aveva conquistato il suo primo titolo Master al termine di una cavalcata perfetta con cinque vittorie.

Prima della partita, sul campo dell’Inalpi Arena si sono esibiti i The Kolors, che hanno “scaldato” il pubblico con il Music Break, una delle novità delle Finals 2025.

Esordio amaro invece per Lorenzo Musetti, alla sua prima assoluta nel torneo. L’azzurro ha ceduto contro Taylor Fritz con il punteggio di 6-3, 6-4 in un’ora e 42 minuti di gioco, pagando qualche errore di troppo nei momenti decisivi.

TORINO CLICK

ATP Finals 2025 a Torino, l’effetto Sinner fa volare i prezzi

TORINO – Torino si prepara a vivere una nuova, attesissima edizione delle ATP Finals 2025, e la febbre da tennis è già alle stelle. Merito, soprattutto, di Jannik Sinner, il campione altoatesino che, dopo la straordinaria stagione 2024, ha scatenato una vera e propria corsa al biglietto.
Le cifre parlano chiaro: assistere dal vivo ai match del numero uno italiano sarà un privilegio per pochi.

Prezzi record: fino a 2.300 euro per assistere a Sinner

Secondo quanto riportato da Corriere Torino, i tagliandi per l’evento hanno raggiunto valori senza precedenti: si parte da 247 euro per i posti con visibilità ridotta fino a toccare i 718 euro per i migliori settori parterre.
Ma il dato più sorprendente riguarda la finale: i biglietti di prima fascia arrivano a 2.296 euro, un prezzo che non ha eguali nella storia recente del torneo. Per la semifinale, si parte da 550 euro con punte che superano i 1.500 euro.

Una corsa sfrenata che testimonia il fascino dell’azzurro e l’attesa di un pubblico pronto a sostenere il suo beniamino in casa, trasformando l’Inalpi Arena in un’arena tricolore.

Inalpi Arena verso il tutto esaurito: Torino capitale del tennis

La disponibilità residua è ormai minima: per l’esordio di Sinner restano solo pochi posti, mentre la finalissima è praticamente sold out, con appena un biglietto ancora acquistabile in tribuna nord a oltre 1.000 euro.
La domanda è talmente alta da aver già generato effetti tangibili sul turismo locale: hotel e strutture ricettive del capoluogo piemontese registrano un’occupazione superiore al 90%, segno di un evento capace di attrarre pubblico da tutta Italia e dall’estero.

Torino, che ospita le Finals dal 2021, conferma così la propria vocazione internazionale. L’Inalpi Arena, ex Pala Alpitour, si prepara ad accogliere un appuntamento che unisce sport, spettacolo e business, con un ritorno economico di rilievo per la città.

L’effetto Sinner accende l’economia e il turismo in città

Il cosiddetto “effetto Sinner” va ben oltre il campo da gioco. La presenza del campione azzurro ha moltiplicato la richiesta di biglietti, soggiorni e pacchetti hospitality. Ristoranti, alberghi e trasporti si preparano a settimane di pienone, mentre i fan club organizzano viaggi di gruppo e attività collaterali.

Per Torino, le Finals rappresentano non solo un grande evento sportivo ma anche un volano di visibilità internazionale e un motore di sviluppo economico.
Un successo che conferma come lo sport, quando incontra l’identità di un territorio, possa trasformarsi in un’occasione di rilancio e orgoglio collettivo.

Nitto ATP Finals, esordio vincente per Alcarez e per Bolelli-Vavassori

All’Inalpi Arena ieri hanno preso il via le Nitto ATP Finals 2025, ed è stato subito un grande spettacolo sugli spalti e sul campo.

Nei primi match di doppio, vittoria del duo Granollers-Zeballos su Krawietz-Puetz (6-4 4-6 10-6) e dei beniamini di casa Bolelli-Vavassori, che si sono imposti su Cash-Glasspool per 7-5 6-3.

Nel singolare esordio vincente per il numero 1 Carlos Alcaraz, che ha superato Alex de Minaur con il punteggio di 7-6 6-2, mentre il numero 3 del ranking Alexander Zverev ha battuto in due set (6-3 7-6) Ben Shelton.

Oggi è il gran giorno dell’esordio dei due azzurri. Alle ore 14 scenderà in campo Lorenzo Musetti contro lo statunitense Taylor Fritz, alle 20.30 il detentore del titolo Jannick Sinner, che affronterà il canadese Felix Auger-Aliassime.

TorinoClick

Nole lascia, l’Italia raddoppia

Finale di stagione thriller con Djokovic che rinuncia all’ultimo secondo al torneo dei Maestri di Torino e lascia così il posto a Lorenzo Musetti. Per la prima volta due italiani presenti al Master (Sinner e Musetti)

E’ successo di tutto negli ultimi giorni, un finale rocambolesco o alla Agatha Christie. Voci e teorie, al limite del surreale, che si rincorrevano, smentendosi attimo dopo attimo, visi increduli e anche impotenti, quasi rassegnati, più di un mal di pancia per qualche organizzatore e per il box office, i fans in fibrillazione. La domanda una sola: ma Nole che fa? Viene o non viene? Quando ce lo dice? A torneo finito?! Visto dal di fuori, un fuoriprogramma decisamente esilarante, ma dal di dentro immaginiamo che gli umori fossero ben altri.  Comunque è certo e certificato che il serbo abbia tenuto in scacco e col fiato sospeso l’intero mondo sportivo. Probabilmente lo si sapeva fin dall’inizio perché Nole, anche recentemente, non ha mai fatto mistero delle sue vere priorità del momento, le quali non contemplano più le tradizionali Finali di stagione tra i più forti otto giocatori, o interpreti di questo sport, del mondo. Quindi in un certo senso era stato chiaro fin dall’inizio. Ma mancava l’ufficialità, persino a poche ore dal sorteggio (avvenuto lo scorso giovedì, durante la  consueta conferenza stampa iniziale, presso il grattacielo Intesa Sanpaolo) e dall’inizio ufficiale del cosiddetto torneo dei Maestri, le Nitto Atp Finals.
Parallelamente la chiusura del cerchio, per quanto riguarda gli otto singolaristi, era ancora in alto mare, in quanto anche per l’ottavo e ultimo posto la situazione non era affatto definita: se la giocavano fino all’ultimo respiro l’italiano Musetti e il canadese Auger Aliassime, divisi da pochissimi punti nella classifica Atp. Il carrarino, dopo l’opaca prestazione parigina (a differenza del canadese volato in finale ma poi battuto dal nostro Jannik), era corso ad Atene per partecipare al torneo Atp 250, con la speranza ma soprattutto il dovere di vincerlo per poter accedere matematicamente (visto che Auger si era cancellato dal torneo di Metz per stanchezza) alle Finals subalpine, diversamente avrebbe ceduto il posto al già qualificato nonché redivivo Aliassime. Ma è qui e ora che il destino beffardo, e anche un po’ crudele, gioca la sua briscola: il sempiterno Djokovic (già da tempo qualificato per le Atp Finals) batte in finale Lorenzo, negandogli dunque l’accesso al torneo torinese (sarebbe, per la verità, venuto solo come prima riserva nel caso di qualche ritiro), ma in simultanea, durante la  classica stretta di mano a rete tra i due giocatori, fa sapere al nostro e al mondo intero che non parteciperà al torneo dei migliori otto giocatori dell’anno. Un finale con colpo di scena, tipico del serbo, che fino all’ultimo ha tenuto le redini del gioco diventando, se pur assente, il grande e indiscusso protagonista. Risultato? Per la prima volta due italiani, Lorenzo Musetti (che prende il posto di Djokovic) e naturalmente il nostro Jannik Sinner, attuale numero uno al mondo, approdano alle Finals! (per la verità, nel 2021, ma la situazione era completamente diversa, un giovanissimo Top 10 Sinner, campioncino acerbo e in fieri, presente come prima riserva, sostituì Berrettini, infortunatosi agli addominali nel corso del primo match).
Quindi, al di là delle variegate e verosimili, nonché comprensibili imprecazioni sollevate al cielo e al cospetto di sua ex maestà Djokovic, oggi, domenica 9 novembre 2025 il torneo potrà partire regolarmente, nonostante qualche inedito cambiamento di programma (si è infatti dovuto insolitamente mischiare nella stessa giornata i due gironi, Round Robin): si parte alle 14 con Alcaraz vs De Minaur e si chiude, nella sessione serale delle 20.30, con Zverev vs Shelton; domani invece aprirà le danze il nostro Musetti vs il californiano Fritz e chiuderà il sipario Jannik che affronterà il canadese Auger Aliassime (sconfitto una settima fa in due set nella finale di Parigi).
Ora, dopo le tante polemiche extra tennistiche e i turni di allenamento dei vari campioni, seguiti peraltro da un vasto pubblico sia presso l’Inalpi Arena sia presso il Circolo della Stampa Sporting Club, la parola passa finalmente al campo per un’edizione veramente speciale, in quanto designerà non solo il Campione dell’anno tra i Maestri, ma anche il numero 1 dell’intera stagione (con tanto di trofeo e premio) nell’eterna battaglia tra i due più grandi giocatori del momento, ovvero il mursiano Carlos Alcaraz e il nostro fantastico Jannik Sinner (ne parleremo approfonditamente nei prossimi giorni).
Un ultimo fatto positivo, grazie o a causa della suddetta turbolenza nello stilare i partecipanti reali in base alla classifica, tra scontri all’ultimo sangue (Musetti e Aliassime), infortuni (il britannico Draper) e verosimili incomprensioni (Djokovic), è la presenza del kazako (in realtà russo) Alexander Bublik come prima riserva, un tennista straordinario, un funambolo del tennis (peraltro vincitore del Challenger 175 di Torino, giocato lo scorso maggio presso il Circolo della Stampa Sporting), che ha già mandato in visibilio il pubblico torinese durante gli allenamenti e ora è pronto a scendere in campo alla bisogna e nel caso di qualche imprevedibile, ma sempre possibile, ritiro.

Patrizio Brusasco

Derby della Mole senza reti: Juve e Torino si annullano allo Stadium

Undicesima giornata serie A
Juventus -Torino 0-0

 

Finisce senza gol il derby della Mole allo Stadium, con Juventus e Torino che si dividono la posta in palio dopo novanta minuti combattuti e intensi.
Avvio energico dei bianconeri, che provano subito a mettere pressione alla retroguardia granata con Vlahovic e Thuram, ma Paleari si fa trovare pronto. Dall’altra parte, Simeone ha la chance per sorprendere Di Gregorio e trova anche il gol, annullato per fuorigioco.
Nel finale di primo tempo Conceição sfiora il vantaggio con un tiro a giro, mentre nella ripresa la Juve alza i ritmi: Adams chiama Di Gregorio a un grande intervento, e McKennie, nel finale, trova ancora Paleari decisivo.
Il Toro, solido e concreto, ha anche avuto le occasioni per vincerla, ma alla fine lo 0-0 premia l’equilibrio e lascia tutto com’era nella sfida cittadina.

Enzo Grassano

Aperto il Fan Village delle Atp Finals

/

Il Fan Village questa mattina ha aperto le porte al pubblico, con una giornata a ingresso gratuito e il “Meet the Champions”, cerimonia di presentazione degli otto doppi al via di questa edizione delle Nitto ATP Finals.

Alla presenza del Vice Presidente Vicario della Fitp, Gianni Milan, del Chief Tour Office ATP Andre Silva, del Sindaco di Torino, Stefano Lo Russo e del Sottosegretario alla Presidenza della Regione Piemonte, Claudia Porchietto, gli otto team hanno fatto il loro ingresso raggiungendo il palco tra due ali di folla per poi schierarsi al gran completo e offrirsi alle domande del pubblico.

Il boato più grande è stato quello che ha accolto gli italiani Simone Bloelli e Andrea Vavassori, teste di serie n.7 inserite nel girone Peter Fleming con i britannici Julian Cash e Lloyd Glasspool, prime teste di serie, dello spagnolo Marcel Granollers e dell’argentino Horcio Zeballos (3) e dei tedeschi campioni in carica Kevin Krawietz e Tim Puetz (6). Nel girone John Mc Enroe si affronteranno le coppie formate da Harri Heliovaara e Henry Patten (2), Marcelo Arevalo e Mate Pavic (4), Joe Salisbury e Neal Skupski (5), Christian Harrison e Evan King (8).

“Abbiamo disputato una buona stagione, ci sono stati degli alti e bassi ma siamo contenti e carichi per essere di nuovo qui per la seconda volta consecutiva”, ha dichiarato Simone Bolelli. “E’ emozionate – ha sottolineato Andrea Vavassori – Era il nostro obiettivo principale. Per me essere a casa è un qualcosa di ancor più particolare. C’è tantissima gente, domani esordiremo alle 18 e avremo bisogno del vostro tifo, mi raccomando fatevi sentire! E’ un evento pazzesco – ha poi concluso – Ho fatto i complimenti a tutte le persone coinvolte perché ogni anno vediamo dei miglioramenti incredibili, è un piacere e ce la godremo al meglio”.

La coppia azzurra ha conquistato quattro titoli in stagione: tre ATP 500 (Rotterdam, Amburgo e Washington) e un ATP 250 (Adelaide). Inoltre ha raggiunto una finale Slam all’Australian Open. Tornano per il secondo anno consecutivo alle Nitto ATP Finals con l’obiettivo di superare per la prima volta la fase a gironi.

Il Sindaco Stefano Lo Russo ha salutato i giocatori ribandendo la soddisfazione “per il lavoro svolto per la realizzazione di questa quinta edizione delle Nitto ATP Finals”. “Questa dimensione del torneo è la dimensione con cui cerchiamo di coinvolgere tutta la città – ha proseguito il Sindaco – Abbiamo inaugurato Casa Tennis e invito tutti a visitarla perché sono davvero tanti gli eventi che la caratterizzano e che contribuiscono a fare di Torino la città del tennis. Tutto ciò è stato possibile perché abbiamo lavorato insieme con le istituzioni, la Fitp e tutti gli espositori presenti all’interno di questo Fan Village che sarà sempre aperto per tutti coloro che vorranno respirare l’atmosfera di questo torneo. In bocca al lupo a tutti, ma un po’ di più ai nostri tennisti italiani”.

E un in bocca al lupo è stato rivolto ai nostri azzurri anche da parte del Sottosegretario alla Presidenza della Regione Piemonte, Claudia Porchietto, che non ha esitato a dichiarare come “ci ricorderemo a lungo di questa edizione” e di come “in Piemonte si sia registrato un +23% di iscritti al tennis, un dato che certifica la grande attenzione nei confronti di questo sport da parte delle famiglie e dei giovani”.

TorinoClick

“Ma cos’era mai questo Toro?”

Sabrina Gonzatto e la passione granata a vent’anni dall’uscita del suo libro

Sabrina Gonzatto, torinese, scrittrice “per caso”, riservata ma luminosa, laureata in lingue, esperta di comunicazione e appassionata granata, ha vissuto per un periodo in Francia dove ha approfondito i suoi studi di marketing. Amante della pittura ha organizzato mostre d’arte arricchendo il suo patrimonio professionale; un giorno risponde ad un annuncio di lavoro pubblicato su La Stampa, come si faceva qualche anno fa, e viene assunta dopo una lunga selezione, in quella che oggi si chiama Università ECampus. La prima sede dell’azienda, a Corso Vittorio Emanuele 77, è stata l’ex quartier generale del Torino scelta dal presidente Orfeo Pianelli, coincidenza suggestiva? “Era scritto che dovessi vivere in quella sede, era il destino”.

Il Toro è una passione di famiglia?

Si, dopo essere andati a visitare la nostra prima sede aziendale sono tornata a casa e i miei genitori mi hanno detto subito che quella era la ex sede granata. Dopo qualche tempo, senza avere l’intenzione di scrivere un libro, ho cominciato a buttare giù delle pagine sul Toro supportata da mio padre con cui avevo un rapporto speciale; da piccola lo accompagnavo allo stadio, un luogo che mi attraeva per l’atmosfera e per tutte quelle persone appassionate, lui tifava molto e a volte tornava a casa senza voce. Dopo qualche tempo questi scritti hanno preso forma, li ho mostrati a mio marito Giulio Graglia che, a mia insaputa e con mia grande sorpresa, ne ha creato un progetto teatrale.

È così che è diventata una scrittrice?

Esatto, al libro “Ma cos’ era mai questo Toro?” uscito la prima volta nel 2005, ne sono seguiti altri come la biografia “Orfeo Pianelli – Il presidente del Toro campione” dedicato alla figlia Cristina. Il fatto di essere entrata nella comunità granata e non essere più unicamente una tifosa, mi ha incoraggiato ad occuparmi maggiormente della mia squadra di calcio; posso dire di essere la capostipite, nel periodo contemporaneo, ad aver dedicato diversi libri al Toro, questo primato mi rende molto orgogliosa, ma allo stesso tempo riconosco di non essere sola in questa importante attività “sentimentale”.

Il libro e lo spettacolo teatrale raccontano di Marco, del suo diario e del suo amore granata?

Sì. Marco torna a casa dei suoi genitori e trova il suo diario di quando era adolescente, ma anche figurine Panini e tra le foto una di sua figlia da piccola. Con questa immagine di Carlotta inizia un dialogo/monologo immaginario fatto di confidenze, di ricordi e della sua passione granata. Il titolo “Ma cos’era mai questo Toro?” è la considerazione della figlia Carlotta al parlare con grande enfasi e slancio del Toro del suo papà. Nel libro racconto anche della tragedia di Superga, dello scudetto del 1975/76, mi fermo calcisticamente agli anni ’90.

L’ho dedicato a tutti i papà, ma soprattutto al mio che mi ha insegnato l’amore per il Grande Torino.

Maria La Barbera

Due cuori, una città: la storia di Juventus e Torino, orgoglio e passione sabauda

/

SCOPRI – TO ALLA SCOPERTA DI TORINO

Torino è una città dal passo lento e dallo sguardo profondo, una città che porta addosso il peso della storia e la grazia della sobrietà. Tra le sue strade eleganti, le piazze porticate e le fabbriche che un tempo ne scandivano il ritmo, si muove un sentimento che unisce e divide allo stesso tempo: quello per il calcio. Qui, dove la nebbia avvolge i palazzi e le domeniche profumano ancora di caffè e giornali sportivi, convivono due anime, due colori, due storie che raccontano in modo diverso la stessa passione. Da un lato la Juventus, simbolo di vittoria e rigore, di tradizione borghese e visione internazionale. Dall’altro il Torino, figlio del popolo, della fatica e del coraggio, della speranza che rinasce anche quando tutto sembra perduto. Due squadre nate a pochi anni di distanza, cresciute nello stesso terreno eppure così diverse per stile, carattere e destino. In una città spesso riservata e discreta, il calcio è diventato un linguaggio d’identità collettiva, una forma di appartenenza che supera generazioni e differenze sociali. Il derby della Mole non è solo una partita: è un racconto che si rinnova da più di un secolo, fatto di rivalità, rispetto e memoria. Torino vive di questi due cuori che battono all’unisono, anche quando sembrano scontrarsi. È una città che si riconosce tanto nella compostezza vincente della Signora quanto nell’orgoglio ferito ma indomabile del Toro.
La Juventus, l’eleganza della vittoria
La storia della Juventus inizia nel 1897, quando un gruppo di giovani studenti del liceo D’Azeglio, in una Torino ancora aristocratica ma già proiettata verso la modernità industriale, decise di fondare una società sportiva per divertirsi con quel gioco inglese che stava conquistando l’Europa. La chiamarono “Juventus”, parola latina che significa giovinezza, forse senza sapere che quel nome sarebbe diventato sinonimo di vittoria, disciplina e prestigio. I primi anni furono quelli dell’entusiasmo e dell’improvvisazione, con divise rosa e partite giocate su campi sterrati. Poi arrivò il bianco e nero, ispirato al Notts County, e con esso l’inizio di un’identità destinata a durare nel tempo. La Juventus cominciò presto a imporsi nel panorama nazionale, conquistando scudetti e costruendo una mentalità vincente che non l’avrebbe più abbandonata. Negli anni Venti e Trenta, con l’arrivo della famiglia Agnelli, la società trovò stabilità economica e visione. La Juventus divenne non solo una squadra di calcio, ma un simbolo dell’Italia che cresceva, lavorava, innovava. Nacque così la leggenda della Signora, elegante ma spietata, capace di risollevarsi dopo ogni caduta.
Nel corso dei decenni, la Juventus ha cambiato volti e stadi, ma non anima. Dal vecchio Comunale, teatro di mille imprese, al futuristico Delle Alpi e infine all’Allianz Stadium, un impianto moderno e funzionale che rappresenta la nuova dimensione globale del club. In campo, la storia è passata attraverso nomi che hanno scritto pagine indimenticabili: Giampiero Boniperti, simbolo di classe e leadership; Michel Platini, il genio francese che trasformava ogni punizione in un’opera d’arte; Alessandro Del Piero, capitano gentile e cuore bianconero per eccellenza; e Gianluigi Buffon, volto di un’epoca fatta di sacrificio e carisma.
Ma la Juventus non è solo un elenco di vittorie o di campioni: è un modo di intendere il calcio e la vita. È la capacità di ricominciare dopo le difficoltà, come accadde dopo la tragedia dell’Heysel o gli anni di Calciopoli. È una squadra che ha saputo vincere in silenzio e perdere con dignità, che ha costruito la propria grandezza sul lavoro e sull’equilibrio, proprio come la città che la ospita. A Torino, la Juventus rappresenta l’eleganza della vittoria, la misura di chi non ha bisogno di clamori per sentirsi grande.
Il Torino, la leggenda che non muore mai
Il Torino, invece, nasce dal dissenso, da un atto di ribellione e passione. Era il 1906 quando un gruppo di ex dirigenti e giocatori della Juventus decise di fondare una nuova squadra, libera da gerarchie e animata da spirito popolare. Nacque così il Foot-Ball Club Torino, e da quel giorno la città trovò la sua seconda anima. Il granata, colore scelto in onore di una squadra svizzera, divenne il simbolo di un popolo fiero, pronto a sostenere la propria squadra anche nei momenti più difficili. Fin dai primi anni, il Toro si distinse per il suo carattere combattivo, per la capacità di emozionare e trascinare. Il suo cuore pulsava al Filadelfia, lo stadio che per decenni è stato la culla del calcio romantico, il luogo dove i sogni diventavano realtà e dove ogni allenamento era una lezione di vita.
Negli anni Trenta e Quaranta, il Torino raggiunse l’apice della sua gloria con la nascita del Grande Torino, una squadra che superò i confini dello sport per diventare un simbolo nazionale. Guidati da Valentino Mazzola, un capitano carismatico e generoso, i granata dominavano i campionati, giocando un calcio moderno, veloce, fatto di armonia e coraggio. Erano anni difficili, con l’Italia che cercava di rialzarsi dalle ferite della guerra, ma quella squadra rappresentava la speranza, la voglia di rinascere. Il Grande Torino non era solo una formazione di fuoriclasse: era un esempio di unità e amicizia, un gruppo di uomini che in campo e fuori incarnavano il senso più autentico dello sport.
Poi arrivò il 4 maggio 1949, il giorno che cambiò tutto. L’aereo che riportava la squadra da Lisbona si schiantò contro la collina di Superga, alle porte di Torino. Nessuno sopravvisse. In un attimo, il calcio italiano e la città intera persero i loro eroi. La tragedia di Superga non cancellò però la leggenda, la rese eterna. Da allora il Torino è diventato molto più di una squadra: è un sentimento collettivo, una memoria viva che si tramanda di padre in figlio. Ogni anno, i tifosi si ritrovano ai piedi della basilica per ricordare quei campioni, e il loro nome risuona ancora tra le mura del nuovo stadio Olimpico Grande Torino, dove ogni partita è una preghiera laica, un modo per dire che la leggenda non morirà mai.
Dopo Superga, il Toro ha conosciuto anni di luci e ombre, ha vinto e sofferto, è caduto e si è rialzato mille volte, ma ha sempre conservato la propria identità. Giocatori come Paolo Pulici, Francesco Graziani, Claudio Sala e più tardi Gianluigi Lentini e Andrea Belotti hanno portato avanti quello spirito di appartenenza che fa del Torino una squadra unica. Il Toro non vive per vincere a ogni costo: vive per emozionare, per rappresentare la parte più sincera e appassionata della città. Se la Juventus è la perfezione del gesto, il Torino è il battito del cuore.
Torino, nel profondo, è questo: una città che ama attraverso le sue squadre, che si riconosce in due colori opposti ma complementari, che da oltre un secolo scrive la propria storia attraverso le vittorie, le sconfitte e le lacrime di un pallone. Nelle vie di San Salvario o lungo corso Vittorio, nei bar del centro o nei quartieri popolari, non passa giorno senza che qualcuno parli di Juve o di Toro. Perché qui il calcio non è un passatempo, è una forma di identità. Due squadre, due destini, un solo spirito. Torino vive così, sospesa tra eleganza e passione, tra gloria e dolore, tra due cuori che battono per la stessa città.
NOEMI GARIANO

L’eccellenza è una scelta: Sinner e Lavazza insieme fino al 2030

Lavazza è orgogliosa di annunciare il rinnovo della partnership con il tennista Jannik Sinner, Brand Ambassador dell’azienda dal 2019. Il nuovo accordo di lungo termine estende la collaborazione fino al 2030, consolidando un legame che va oltre il campo da gioco. Lavazza è stata tra i primi brand al mondo a credere nel suo talento, quando, ancora diciottenne, era al 140⁰ posto della classifica ATP. Da allora il cammino insieme è stato straordinario: dalla partecipazione e vittoria alle ATP Next Gen Finals di Milano, nel 2019, fino agli storici trionfi nei tornei del Grande Slam e alle Nitto ATP Finals, di cui Lavazza è Platinum Partner. Il culmine è arrivato con il raggiungimento del primo posto nelle classifiche nel ranking mondiale ATP, traguardo che evidenzia il talento di un atleta che ha saputo conquistare il cuore di moltissimi fan in tutto il mondo. Questa partnership rappresenta un esempio virtuoso di come il sostegno continuativo e autentico possa contribuire alla crescita reciproca.

Lavazza e Sinner condividono valori comuni: passione, eccellenza e dedizione.

“Siamo entusiasti di rinnovare la nostra partnership con Jannik fino al 2030 – dichiara Giuseppe Lavazza, Presidente del Gruppo Lavazza – abbiamo creduto in lui fin dall’inizio, quando il suo talento era solo una promessa. Vederlo oggi al vertice del tennis mondiale ci riempie di orgoglio e conferma la forza di una visione lungimirante. È molto più di un Brand Ambassador, ma parte della nostra famiglia “.

“Ha generato un valore aggiunto significativo non solo in termini di visibilità, ma anche di legame affettivo – dichiara Marco Lavazza, Vicepresidente del Gruppo Lavazza – il rapporto con Jannik è cresciuto e si è evoluto nel tempo, diventando un simbolo della nostra presenza all’interno del mondo del tennis e nei principali tornei internazionali. La dimostrazione di come una partnership autentica possa rafforzare l’identità di un brand e la sua connessione con il pubblico”.

“Lavazza per me non è solo un partner straordinario –  dichiara Jannik Sinner – ma una famiglia. Mi hanno sostenuto fin dall’inizio del mio percorso, e questo per me ha un valore speciale. Nel tempo il nostro legame si è rafforzato in modo naturale, fondato su fiducia, rispetto e valori condivisi. Sono orgoglioso di rappresentare un’eccellenza come Lavazza nel mondo, ma soprattutto riconoscente per il rapporto umano autentico che ci unisce”.

Gian Giacomo Della Porta

“Premio di Letteratura Sportiva Gianni Mura”: ecco i vincitori

Rivelati i nomi. Cerimonia di premiazione, aperta al pubblico, in occasione delle “Nitto ATP Finals”

Sabato 8 novembre

E voilà i primi due. Paolo Piras, giornalista e scrittore mantovano (oggi direttore della redazione “Esteri” a “Rai News 24”) con il libro “Vertical. Il romanzo di Gigi Riva” (66thand2nd) – vita romanzesca di uno dei più grandi miti del calcio italiano – e lo scrittore (nonché docente del corso di “Editing” al “Master in Editoria” a Milano) Francesco Gungui, autore di “Meta” ( Editrice il Castoro), storia di un’avventura di crescita adolescenziale ambientata nel mondo del “rugby”: sono loro i vincitori della 4^ edizione del “Premio di Letteratura Sportiva Gianni Mura”. Il primo, per il “Miglior Libro di Letteratura Sportiva” e il secondo per la sezione “Fuoriclasse” che premia il miglior libro di “Letteratura Sportiva” per ragazze e ragazzi.

La “menzione speciale” per il “miglior libro sul tennis” va a Monica Giorgi, sei volte campionessa d’Italia nel doppio, e a Serena Marchi, giornalista, per il libro, scritto a quattro mani, “Domani si va al mare” (Fandango), in cui la stessa Giorgi si racconta come talento del tennis italiano, attivista politica e donna libera che ha attraversato lo sport e la militanza, restando sempre fedele ai propri ideali.

Istituito in memoria di Gianni Mura (Milano, 1945 – Ancona, 2020), uno dei più apprezzati giornalisti sportivi italiani, il “Premio” è dedicato ai libri di “Narrativa Contemporanea” che meglio hanno saputo raccontare lo sport, i suoi valori, le sue storie e i suoi protagonisti. Promosso e organizzato dal “Salone del Libro” e dalla “Città di Torino”, con il sostegno di “Fondazione CRT” e “Camera di commercio di Torino”, vedrà la “cerimonia di premiazione” (aperta al pubblico) sabato 8 novembre, alle 16,30, “Casa Tennis” in Piazza Castello, a Torino, in occasione del palinsesto di eventi organizzati in occasione delle “Nitto ATP Finals” e nell’ambito del ciclo di incontri “Fuoriclasse Live”, ideati, fino a domenica 16 novembre (con l’intervento di un nutrito numero di ospiti da Deborah Compagnoni a Adriano Panatta e a Paolo Bertolucci, solo per citarne alcuni), dal “Salone Internazionale del Libro di Torino”. A condurre l’appuntamento sarà il giornalista Paolo Maggioni, volto amato de “La domenica Sportiva” e presidente della nascente “Biblioteca Gianni Mura” a Milano.

Per questa 4^ edizione del “Premio”, i titoli sono stati selezionati valutando le opere pubblicate fra il 1° giugno 2024 ed il 31 maggio 2025.

Grazie al metodo misto di votazione, che prevede i voti sia del pubblico sia della Giuria selezionatrice, alla proclamazione del vincitore della sezione “Miglior libro di Letteratura Sportiva” hanno partecipato lettrici e lettori, esprimendo il proprio voto a partire dal 25 settembre sul sito del “Salone del Libro” (salonelibro.it). La votazione del pubblico, aperta fino al 26 ottobre, si è sommata a quella della Giuria selezionatrice.

Il “Miglior libro di letteratura sportiva per ragazze e ragazzi” è stato scelto da alunne e alunni di 51 classi (su 70 candidate), provenienti da 41 scuole, di 12 regioni (Calabria, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sicilia, Toscana, Umbria e Veneto). In totale ben 900 bambine e bambini, da Viù a Catanzaro, da Marano di Napoli a Venezia hanno votato il libro che maggiormente hanno amato tra i cinque selezionati dalla Giuria.

Da segnalare:

In occasione di “Fuoriclasse Live” e del “Premio Gianni Mura”, torna la “Libreria internazionale Salone del Libro”, realizzata in collaborazione con “Libreria Luxemburg” all’interno del “Fan Village” di piazza D’Armi. Il Salone proporrà al pubblico uno spazio speciale dedicato a romanzi, saggi, fumetti sullo sport e sul tennis in particolare, sulla città di Torino e sulla cucina italiana, con titoli di respiro nazionale e internazionale e una selezione di libri in lingua inglese, francese, tedesca e spagnola, oltre ai libri del “Premio”. La “Libreria” sarà aperta da sabato 9 fino a domenica 17 novembre, ultimo giorno del torneo “Nitto ATP Finals”, dalle 9,30 alle 23,30.

Il “Salone del Libro”, inoltre, continuerà a mantenere aperta la “Sala Olimpica”, creata nel 2021, per presentare, insieme con autrici, autori, giornaliste e giornalisti, libri, romanzi e saggi sullo “Sport”, per adulti e per giovani, e a proseguire con il podcast “Fuoriclasse” per raccontare, durante tutto l’anno, lo sport di ieri e di oggi, la sua epica, le sue storie uniche ed esemplari, i suoi personaggi e i valori condivisi.

Per maggiori infowww.salonelibro.it

g.m.

Nelle foto: Paolo Piras (Ph. Dietrich Steinmetz); Francesco Gungui (Ph. Claudio Sforza); Monica Giorgi e Serena Marchi