IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni
Molti hanno centrato l’attenzione sull’offesa all’on.Meloni, che, poco abituata ad usare un linguaggio controllato, forse, come ha detto il prof.Gozzini, ha poca confidenza con i libri.
Gozzini ha detto che non ne ha mai letto uno,sicuramente esagerando. Anch’io ho solidarizzato con Meloni soprattutto come donna insultata pesantemente,pur avendo verso di lei una scarsa considerazione. Lo hanno fatto in molti ,anche il Presidente Mattarella .Chi non lo ha fatto si è rivelato un becero e, se donna, persona spregevole. Val la pena di tornare, a bocce ferme, sul prof. Giovanni Gozzini, figlio del senatore comunista legato al sinistrume fiorentino catto – comunista di La Pira e di padre Balducci, sfociato nel Pci. Gozzini padre e’ passato alla storia per una legge sui carcerati, carica di utopie e di forme demagogiche e dannose. Il figlio non credo passerà alla storia per gli insulti alla Meloni. E’ uno storico contemporaneista di stretta osservanza marxista come molti docenti senesi e non solo ed è stato allievo a Firenze di Ernesto Ragionieri, un capo -scuola che oggi rivela i cascami ideologici della sua opera ormai tramontata. Anche a Torino attorno a Tranfaglia in tempi successivi si formò qualcosa del genere. Come tutti o quasi i marxisti Gozzini è convinto di una sua superiorità morale assoluta rispetto ai comuni mortali, un po’ come, Eco quando giudicava con parole offensive gli elettori di Berlusconi o altri che non meritano di essere citati, che ironizzarono sulla statura di Brunetta.
Loro sono perfetti anche fisicamente oltre ad essere dotati di un‘ intelligenza superiore. Ma soprattutto si ritengono moralmente esseri superiori e quindi autorizzati a giudicare chi non appartiene alla cellula. E’ ilsolito professore con i jeans o i pantaloni di velluto e con magliomcino e camicia aperta, che rifiuta anche solo l’idea della cravatta come un simbolo borghese.deprecabile. Non escludo che anche nelle sue lezioni porti il discorso sulla politica e sui suoi avversari, gratificandoli secondo un odio antico che viene da lontano. Dei comunisti non ha certo lo stile che aveva Amendola o anche Togliatti che pure con Gide andò giu’ con mano pesante, definendolo un “pederasta degenerato“ e non esito’ a ricorrere in altri casi anche lui alla volgarità, pur essendo il “migliore“. L’opera storica di Gozzini è modesta, anche perché ha fatto l’assessore in Toscana ed ha privilegiato l’impegno politico a quello scientifico per molti anni. E’ stato persino direttore con nomina politica del Gabinetto Vessieux di Firenze , il tempio della cultura borghese dell’ 800, quello che fu diretto tra gli altri da Montale. Quest’anno ha partecipato anche lui alle messe cantate per il centenario del Pci.
Detto tutto questo, lo ritengo una persona non al di sotto di molti docenti universitari italiani, anzi forse un po’ di sopra. Da vero toscano ama il linguaggio a volte scurrile, magari per sentirsi vicini al popolo, malgrado appartenga ad un pa élite privilegiata anche famigliarmente.
Ma il problema vero e’ che certe facoltà non possono continuare ad essere un’ enclave rossa. E’ un diritto che hanno gli studenti quello di poter sentire anche altre voci e non sempre la stessa vulgata che parte da Gramsci e giunge a Gozzini che certamente non è il nuovo Gramsci.
Rubrica settimanale a cura di Lura Goria
In 174 pagine la Allende concentra le tappe fondamentali della sua notevole esistenza: le sue rivendicazioni femministe fin dai tempi dell’asilo, i suoi amori e la convivenza con il terzo marito. Mentre le donne più importanti sono state la madre e la figlia Paula, morta a 29 anni per una malattia rara (tragedia che ha raccontato nel libro “Paula” del 1994).
Lui è Arnold Condorex, spregiudicato uomo politico, schiavo di un matrimonio di convenienza e irresistibilmente attratto da Harriet.
Questo è il secondo romanzo della scrittrice messinese in cui protagonista non è più l’anatomopatologa Alice Allevi (che tanto abbiamo amato anche nella fiction tv interpretata da Alessandra Mastronardi), bensì una nuova accattivante eroina che abbiamo conosciuto nel precedente romanzo “Questione di Costanza”.
Oggi a cinque anni di distanza mi sento più libero e soprattutto dopo aver letto le agiografie pubblicate in questi giorni mi sento in dovere di bilanciare il discorso con una critica più severa. Eco è stato sicuramente un grande personaggio e uno scrittore di successo , anche se la sua opera è quasi scomparsa dalle librerie, se escludiamo quello che viene considerato il capolavoro : Il nome della rosa. Quel romanzo ebbe un grande successo perché un film lo “volgarizzo’“ presso un pubblico ampio forse non in grado di capire almeno una parte del libro.
Non voglio sollevare vespai di polemiche perché l’aborto può ancora essere usato come una clava tra credenti e non credenti. Ma voglio invece evidenziare che non è un tema che possa eludere a priori la riflessione morale. E allora mi è tornato alla mente uno dei maestri più cari che ritengo davvero decisivi per la mia formazione: Norberto Bobbio . Il filosofo che viene considerato il papa laico della cultura italiana del secondo ‘900 come lo fu Croce nella prima metà del secolo scorso , nel 1981 alla vigilia del referendum sulla legge 194 che legalizzo ‘in Italia l’aborto , nel corso di una intervista, ebbe il coraggio di andare controcorrente rispetto a tutto il fronte laico e sollevo’ delle perplessità che mi fecero riflettere e mi portarono a votare in modo diverso da quello che ritenevo, anche se non ebbi mai il coraggio di dichiararlo pubblicamente e questo resta un mio rimorso e un mio atto di viltà . Illuminante fu un lungo colloquio con il filosofo che ebbi sotto casa sua, quando lo stavo riaccompagnando in macchina a casa dopo una conferenza .
Si sono celebrati i funerali ieri. Era una donna semplice e forte, colta e sensibile che amava l’amicizia vera e sincera . Ho condiviso un percorso bello di vita insieme al Centro Pannunzio di cui Aldo fu dirigente e lei socia per molti anni. Amava viaggiare e condividemmo anche uno straordinario viaggio sui luoghi della Grande Guerra, a Redipuglia si commosse al mio discorso. Alla Risiera di San Sabba e alla foiba di Basovizza condividemmo il pianto. Era
Rubrica settimanale a cura di Laura Goria
Il romanzo ruota intorno al piano nobile, quello che nelle ricche famiglie siciliane racchiudeva saloni, cucina e appartamenti del capofamiglia. E’ lì che il barone riuniva a tavola figli, nuore, generi e nipoti, dopo aver fatto smontare tutte le cucine degli appartamenti dei suoi eredi. Una tradizione che contribuisce a tenere uniti i vari nuclei, anche a dispetto di torti, offese, pettegolezzi, tradimenti, segreti, rancori e gelosie.
La storia è intrigante e ruota intorno a una frode e a due protagonisti in fuga dal loro passato, alla ricerca di un modo facile e veloce per arricchirsi e vivere al top.
Questo testo è stato scritto dalla De Beavoir nel 1954, ed è rimasto inedito fino ad oggi. E’ il racconto dell’amicizia-innamoramento tra la scrittrice e pensatrice (tra le più influenti del 900 e compagna di Sartre) ed Elisabeth Lacoin, detta Zaza.
Mario Andreose è uno che di libri se ne intende parecchio essendo stato correttore di bozze, traduttore, redattore e direttore editoriale delle principali case editrici italiane, da il Saggiatore alla Mondadori, fino alla nuova avventura della Nave di Teseo della quale oggi presidente e tra i fondatori insieme a Elisabetta Sgarbi.