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Anche in Piemonte bassa affluenza al voto e Montagna vince a Moncalieri

manifesti elezioni

elezioni ieiaseggioLe operazioni di voto si svolgono  dalle 7 alle 23 e poi si terranno immediatamente gli scrutini

 

 AGGIORNAMENTO  Alle 19 di domenica è scarsa anche in Piemonte la percentuale di affluenza ai seggi nei tre comuni con più di 15 mila abitanti – Moncalieri, Venaria e Valenza Po –  in cui si va alle per urne eleggere il nuovo sindaco e il consiglio comunale. A Moncalieri, dove probabilmente vince al primo turno il candidato Paolo Montagna del Pd, aveva votato il 41,04 per cento, mentre nel 2010, quando comunque si votava anche il lunedì,  l’affluenza era stata del 73 per cento. A Venaria Reale il 44,17 per cento e a Valenza, sempre alle 19,  il 41,47 per cento.

 

Domenica di elezioni in Piemonte, anche se non si vota per la Regione che era caduta con un anno di anticipo per la vicenda delle firme false, favorendo la successione di Chiamparino a Cota. Sul territorio regionale  vanno comunque al voto 57 Comuni. Tre di questi sono sopra i 15 mila abitanti: Moncalieri, Venaria e Valenza,  che rappresenteranno un test significativo dal punto di vista politico, soprattutto per verificare la tenuta del Pd e la possibile avanzata di Lega e M5S. In questi comuni si applica il doppio turno, potrebbe quindi verificarsi la possibilità di andare al ballottaggio il 14 giugno. Gli elettori chiamati alle urne sono circa 200 mila in tutto il Piemonte. Le operazioni di voto si svolgono  dalle 7 alle 23 e poi si terranno immediatamente gli scrutini. Non si vota il lunedì. Il più piccolo centro che va al voto è Carrega Ligure, nell’Alessandrino, con 84 abitanti e 27 candidati. Il più grand, invece, è Moncalieri, la quinta città della regione.

 

(Foto: il Torinese)

La ripresina? C'è e non c'è, dipende se la si guarda da sinistra o da destra

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IL GHINOTTO DELLA DOMENICA

In realtà, hanno ragione tutti e nessuno. Con le nuove norme, che prevedono un forte sconto nei contributi alle aziende che attivano nuovi contratti, queste hanno tutta la convenienza ad assumere i precari a tempo indeterminato. Ma se la ripresa, che si annuncia timida, non si consoliderà nell’arco di un triennio, potranno sempre licenziare, pagando un risarcimento inferiore ai vantaggi fiscali ottenuti

 

Ogni tanto anche il “parlamentino” piemontese riunito a Palazzo Lascaris prova a fare qualche discussione di alto respiro, imitando le più auliche sedi di Montecitorio o Palazzo Madama. E’ accaduto questa settimana con un Consiglio straordinario dedicato alle politiche del lavoro. L’interrogativo che si sono posti i consiglieri è lo stesso che aleggia a livello nazionale: il Jobs Act serve ad aumentare l’occupazione? Come sempre, in Italia, le risposte dipendono dal momentaneo schieramento in maggioranza oppure all’opposizione, secondo la regola aurea declinata da Ugo Cavallera, vecchio volpone della politica subalpina: cambia il sedere, cambia il parere. Così, l’assessora Pentenero si è trovata a difendere i dati occupazionali, con un più 11,7 % di assunzioni da gennaio ad aprile, con l’aumento dei contratti a tempo indeterminato addirittura del 54 % rispetto all’anno prima. Dall’altro Claudia Porchietto (Forza Italia) chiede di “ragionare insieme sulle prospettive future, costruire un percorso non fatto sulla contrapposizione ma sul dialogo costruttivo”. Insomma, accusa la Giunta di non avere né idee, né politiche attive, anche se poi la “ricetta” per dare più lavoro, soprattutto a giovani, non la conosce praticamente nessuno.

 

Le posizioni contrapposte sono soprattutto dettate da pregiudizi. Secondo i renziani il Jobs Act è la panacea di tutti i mali, secondo gli oppositori di centrodestra è una pannicello caldo, mentre per quelli di sinistra è un attentato ai diritti civili. In realtà, hanno ragione tutti e nessuno. Con le nuove norme, che prevedono un forte sconto nei contributi alle aziende che attivano nuovi contratti, queste hanno tutta la convenienza ad assumere i precari a tempo indeterminato. Ma se la ripresa, che si annuncia timida, non si consoliderà nell’arco di un triennio, potranno sempre licenziare, pagando un risarcimento inferiore ai vantaggi fiscali ottenuti. Il gioco di Renzi, se gli riesce, è di prendere al traino la ripresa esattamente come fa Tarzan con le liane… ma attenzione a non sbattere!

 

Anche nel comparto pubblico i problemi di lavoro non sono pochi. Nei giorni scorsi si è assistito, in rapida successione, alle proteste dei sindacati sanitari e di quelli delle Province. I primi, un po’ incomprensibilmente, hanno voluto creare una polemica proprio nel momento in cui la Giunta ha annunciato lo sblocco delle assunzioni, con 600 nuovi posti nel 2015 e 200 nel 2016. Manna dal cielo, verrebbe da dire, ma i sindacati contestano “il metodo usato e la mancanza di relazioni sindacali”, guadagnandosi il sarcastico commento di Sergio Chiamparino (“il nostro è l’unico paese dove i sindacati protestano anche quando si assume”).Ben altra considerazione meritano i “reietti” provinciali, finiti nel limbo della riforma Delrio, cioè della legge che ha sconvolto il quadro amministrativo italiano, degradando le amministrazioni provinciali a comitati di Comuni, tagliando selvaggiamente le risorse e imponendo di “smobilitare” la metà dei dipendenti, senza che si capisca bene dove andranno, cosa dovranno fare e, soprattutto, chi li pagherà.

 

Tutta una serie di servizi, dalla manutenzione di una vasta rete stradale al mantenimento delle scuole superiori, sono ormai a forte rischio. Manca persino la benzina per i decespugliatori e i pochi cantonieri superstiti tagliano l’erba con la falce, come nell’800. Anche il quotidiano espressione della gauche caviar ha dedicato due ampi servizi al drammatico problema di chi vorrebbe, partendo dalla regal Torino, recarsi a godere i paesaggi e l’enogastronomia delle Langhe, patrimonio Unesco, ma deve affrontare strade collassate, interrotte da frane e degne di un rally africano. La Lega delle Autonomie ha già detto che per attuare la Delrio “ci vogliono risorse”: ma la riforma non è stata fatta per risparmiare? E del resto persino Piero Fassino, che non pare propriamente portato ad ammettere i priori errori, ha detto che forse con le Province si è sbagliato. Gli errori dei medici li coprono le fosse, quelli dei politici?

 

(Foto: il Torinese)

 

Ghinotto

Passione su due ruote, il Giro d'Italia sotto la Mole va a Contador

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Traffico bloccato sulla piazza Solferino dalla tarda mattinata di sabato 30 maggio alla sera inoltrata di domenica 31 maggio. Sul percorso di gara, traffico bloccato dalle ore 11.30 alle ore 12.30 circa di domenica 31 maggio

 

AGGIORNAMENTO Alberto Contador arriva vincitora da Torino all’arrivo di corso Sempione a Milano, conquistando la seconda maglia rosa di una carriera brillante. Ha dovuto vedersaela con  rivali agguerriti, Aru e Landa, rispettivamente secondo e terzo sul podio milanese che hanno tentato invano di detronizzarlo, con un’azione impegnativa sullo sterrato del Colle delle Finestre.

 

Giovedì scorso prima tappa del Giro d’Italia 2015 in Piemonte, con l’arrivo a Verbania. Un vero e proprio assaggio di ciò che succederà nei prossimi giorni. Dopo una nuova tappa con partenza da Gravellona Toce e arrivo a Cervinia, oggi il clou con il percorso Saint Vincent -Sestriere dopo il passaggio sul Colle delle Finestre, salita molto impegnativa e sterrata. Domani la  tappa numero 21 con la Torino – Milano di 185 chilometri: l’appuntamento è in piazza ASolferino alle 12,30. Gli amanti delle due ruote, potranno ammirare i loro campioni in una giornata che sarà anche dedicata all’Epo e a Torino capitale europea dello sport. In attesa della Milano – Superga che si terrà il 27 giugno.

 

INFO VIABILITA’

 

Sabato 30 maggio il Giro d’Italia toccherà Torino nella zona adiacente lo Juventus Stadium. Dalle ore 12 circa alle ore 15.30 circa saranno chiuse: strada Altessano verso Venaria, via Druento, corso Scirea, via Traves e sarà chiusa la rotatoria di ingresso a Borgaro Torinese in direzione strada 501 verso la Reggia di Venaria Reale. Domenica 31 Maggio la tappa conclusiva del 98° Giro d’Italia partirà da Torino. Il ritrovo dei corridori è previsto in piazza Solferino da dove, in tarda mattinata, si sposteranno per la passerella verso Settimo Torinese, dove verrà data ufficialmente la partenza. Il percorso di avvicinamento a Settimo è il seguente: piazza Solferino, corso Re Umberto, corso Vittorio Emanuele, ponte Umberto I, corso Moncalieri, corso Casale, ponte Regina Margherita, corso Tortona, corso Novara, via Bologna, strada Settimo, Settimo Torinese. Traffico bloccato sulla piazza Solferino dalla tarda mattinata di sabato 30 maggio alla sera inoltrata di domenica 31 maggio. Sul percorso di gara, traffico bloccato dalle ore 11.30 alle ore 12.30 circa di domenica 31 maggio. Nei giorni immediatamente precedenti la tappa queste informazioni potrebbero variare. I mezzi pubblici subiranno variazioni di percorso: disponibile l’elenco delle deviazioni sul sito GTT. Per la presenza del Giro in piazza Solferino, il “Mercato delle eccellenze eno-gastronomiche del Piemonte” della Coldiretti si svolgerà in Piazza Palazzo di Città.

 

Le pene ridotte al processo Thyssen scontentano familiari delle vittime e imputati

TRIBUNALE 1

“Ci aspettavamo una riduzione della pena più consistente. Purtroppo invece è quasi impercettibile. E questo ci lascia insoddisfatti”,  spiega all’Ansa  dopo la sentenza l’avvocato difensore di Harald Espenhahn

 

I familiari delle sette vittime del rogo della Thyssen hanno protestato in aula: i sei imputati del processo Thyssekrupp si sono visti ridurre (in realtà non di molto) le pene per decisione della corte d’assile d’appello di Torino. Per l’ad  dell’azienda, Harald Espenhahn, la pena passa da dieci a nove anni e otto mesi. Il processo era stato deciso dalla Cassazione, nell’aprile 2014, per ricalcolare le condanne  agli imputati per l’incendio che nel 2007 uccise sette operai. Le pene variano fra i sette anni e sei mesi e i sei anni e otto mesi. Comprensibile la contrarietà dei parenti delle vittime,  che si sono fermati nel corridoio al piano interrato del Palagiustizia per protestare.  “Vergogna”, “E’ uno schifo”, hanno gridato alcuni dei presenti. “Ci aspettavamo una riduzione della pena più consistente. Purtroppo invece è quasi impercettibile. E questo ci lascia insoddisfatti”, spiega all’Ansa  dopo la sentenza l’avvocato Ezio Audisio, difensore di Harald Espenhahn.

 

(Foto: il Torinese)

Salone del Libro, Picchioni mezz'ora in procura: "Uno tsunami ma sono sereno"

SALONE 111Il presidente è stato accompagnato dagli avvocati Giampaolo e Valentina Zancan

 

“Non mi aspettavo un’accoglienza così grande” ha detto il presidente della Fondazione del Salone del Libro, Rolando Picchioni, ai numerosi giornalisti e fotografi che lo attendevano davanti al Tribunale di Torino. E’ iniziato ieri , in tarda mattinata, l’interrogatorio richiesto dallo stesso patron di Librolandia, indagato per peculato, negli uffici della Procura di Torino, per un presunto giro di fatture false. Picchioni è stato accompagnato dagli avvocati Giampaolo e Valentina Zancan. E’ durato 40 minuti il colloquio negli uffici del pm Gianfranco Colace. Per l’avvocato Zancan  “si tratta di una accusa inverosimile, per poche migliaia di euro”, “E’ stato uno tsunami sulla mia vita – ha commentato Picchioni  all’Ansa – ma sono sereno”.

“La Canzone di Rolando”: bufera sull’uomo che ha reso grande LibrolandiaPICCHIONI

il Torinese, sabato 23 maggio 2015

 

Il Salone del Libro è una delle poche iniziative – forse l’unica – a superare l’esame della decenza e della convenienza economica. Si può ironizzare, infantilmente peraltro, su un navigatore politico che ha attraversato partiti e coalizioni diverse negli ultimi 60 anni, ogni volta rendendo omaggio (con il suo stile e i suoi modi, avvolgenti, democristiani) al dante causa di turno, senza peraltro mai inciampare nei classici infortuni di carriera, ma intanto i risultati sono questi

 

Rolando Picchioni, lo sa tutta Torino, non è un uomo facile. Non lo è mai stato: i suoi ex colleghi di partito della Dc ancora ne raccontano con gusto le colorite intemerate nel corso delle riunioni di segreteria di via Carlo Alberto. Un carattere ulteriormente indurito da una formazione culturale e una provenienza che fanno di lui una specie di reliquia – ingombrante perché pensante e loquente – di un sistema di valori, di regole e di usanze di cui l’attuale classe dirigente non è in grado di apprezzare il valore. Picchioni è anche riuscito a coronare una tormentata quanto soddisfacente carriera politica realizzando un sogno alla portata di pochi fortunati: quello restare sotto i riflettori ( Tayllerand nel primo Ottocento teorizzò le motivazioni psicologiche alla base della passione politica) occupandosi di libri e di cultura, la sua passione, raccogliendo riconoscimenti a piene mani, senza troppo mescolarsi con le volgarità e i rischi caratteristici di questa insopportabile Terza Repubblica.

 

Almeno fino a ieri, quando la Guardia di Finanza, su mandato della Procura – cui va riconosciuto il senso di  responsabilità di non aver ceduto alla tentazione di finire in prima pagina a spese dell’onorabilità di Torino – ha perquisito gli uffici della Fondazione per il Salone del Libro, alla ricerca di prove a sostegno delle accuse mosse a Picchioni, cui viene contestato il reato di peculato attraverso un giro di false fatture. Ora, tutto può essere: viviamo in tempi in cui è difficile fidarsi della propria madre. E siamo certi che la Procura continuerà sulla sua linea di responsabilità, accelerando al massimo le attività di riscontro delle ipotesi di reato, visto che il Salone attraversa un delicato momento di transizione verso una nuova gestione. A maggior ragione è difficile credere che una figura di riconosciuto profilo istituzionale e di abilità manovriera come Picchioni, avendo compiuto i suoi 79 anni ben portati, possa aver ceduto alla tentazione di intascarsi qualche denaro non suo, concludendo una carriera esemplare nell’ignominia del ladro di polli. Dopo tutto, come abbiamo già ricordato, Picchioni ha saputo risollevare il Salone del Libro da una situazione non brillante, di bilanci e di governabilità. Si è persa la memoria che il Salone è stato a lungo in bilico e che gli Enti Locali soci sono stati a un passo dal chiuderlo,alla fine degli anni ’90, anche per sgombrare il campo da ombre legate a una gestione originaria poco trasparente e dannosa per le casse pubbliche.

 

Nel panorama cialtrone della cultura sovvenzionata caratteristico di Torino, dove ogni assessore che è passato – con poche eccezioni – ha voluto costruirsi un monumento proprio, costituendo fondazioni,  inaugurando rassegne, assumendo personale e sistemando gli amici nei consigli di amministrazione, il Salone del Libro è una delle poche iniziative – forse l’unica – a superare l’esame della decenza e della convenienza economica. Si può ironizzare, infantilmente peraltro, su un navigatore politico che ha attraversato partiti e coalizioni diverse negli ultimi 60 anni, ogni volta rendendo omaggio (con il suo stile e i suoi modi, avvolgenti, democristiani) al dante causa di turno, senza peraltro mai inciampare nei classici infortuni di carriera, ma intanto i risultati sono questi. Perciò, salvo smentita per tabulas, farei meno fatica a credere che Rolando Picchioni abbia commesso una rapina o sia un trafficante di droga, che vedermelo a falsificare fatture.

 

fv

    

Arabia Saudita a Librolandia, le "Iron ladies": abbiamo scherzato

ARABIA-SAUDITACerto, la scelta fa saltare sulla sedia: perchè Picchioni e Ferrero hanno scelto l’Arabia Saudita, non esattamente Paese leader in fatto di libertà di stampa e di industria editoriale? Gusto della sfida o ricerca della provocazione?

 

Il nuovo tandem alla guida del Salone del Libro, Giovanna Milella e Giulia Cogoli, ha deciso di aprire la propria gestione all’insegna della polemica e dell’approssimazione: in un’intervista, la nuova Presidente ha annunciato l’intenzione di azzerare l’edizione del 2016, che vedrebbe come Paese ospite l’Arabia Saudita, “bisogna pensarci bene: di fronte a un Paese che non garantisce quelle libertà a cui molto teniamo in Occidente“, ha dichiarato ai giornali. Salvo poi fare clamorosa marcia indietro al primo sopracciglio alzato dell’Assessore comunale alla Cultura Maurizio Braccialarghe, in rappresentanza del Sindaco di Torino, che è quello che decide su queste materie a norma di statuto e a norma di buon senso, trattandosi di una scelta con forti implicazioni politiche.

 

salone conferenzaNeanche il tempo di capire dove sia il suo ufficio, che la nuova Presidente è stata colta da un attacco della “sindrome Mogherini” (dal nome della Commissaria UE agli affari Esteri). La scelta dell’Arabia Saudita come Paese ospite del Salone torinese è al centro di serrate trattative che durano da quasi tre anni, non certo segrete perchè per loro natura richiedono il coinvolgimento di una moltitudine di soggetti istituzionali, compresi rispettivi governi e diplomazie. Tre anni in cui il dominus della manifestazione, un Sindaco di Torino che il caso vuole sia particolarmente interessato agli Affari Internazionali, non ha ritenuto di sollevare il problema. Un silenzio che suona come una conferma alla scelta di Picchioni e Ferrero.

 

Ma c’è di più e di peggio. A chi non sia colto dall’affanno della notorietà a mezzo spiccia polemica di stampa, sarebbe venuto in mente di fare due rapide riflessioni sul Paese incriminato, dove fra l’altro operano attualmente 60 aziende italiane. Insomma: il vostro petrolio sì, la vostra cultura no. Un Paese che non può piacere, ma che nondimeno ha investito in Italia 10 milioni di Euro nel 2013, ultimo anno riportato nel rapporto della Farnesina. Un Paese con cui abbiamo relazioni dall’immediato dopoguerra, che ha espresso (insieme a Sudan, Iran e Libia Gheddafi-style) il suo rappresentante presso la Commissione Diritti Umani dell’Onu. Un Paese, infine, guidato da una monarchia che ha fatto proprio il rigido wahabismo islamico dal 1744 e che non è cambiato molto da quando ha conquistato l’indipendenza dagli Ottomani, cioè un secolo fa.

 

SALONE 569Certo, la scelta fa saltare sulla sedia: perchè Picchioni e Ferrero hanno scelto l’Arabia Saudita, non esattamente Paese leader in fatto di libertà di stampa e di industria editoriale? Gusto della sfida o ricerca della provocazione? Ma perciò stesso ancora maggiore è la curiosità nel vedere cosa ci proporranno i Sauditi, dopo che quest’anno ci siamo pasciuti con Schiller, Goethe, Hoelderlin, Nietzsche e Brecht, ammanniti generosamente dalla Germania,  Paese che ha il più grande mercato editoriale dell’UE. Insomma, le nuove “Iron Ladies” del Salone non hanno capito che non tutte possono essere Alto Rappresentante UE, Ministro degli Esteri o Laura Boldrini. Presidente e Direttore del Salone, in attesa di rivendicare un seggio da senatore a vita come premio di consolazione, facciano il loro mestiere, che attendiamo tutti fiduciosi. Possibilmente, senza altre alzate di ingegno che creano imbarazzi e confusione. 

 

fv

Arrestato il rapinatore seriale della taglia, aveva accoltellato una donna

POLIZIA CROCETTA

E’ un senegalese di 25 anni,  ritenuto responsabile di alcune rapine avvenute nei giorni scorsi

 

E’ stato finalmente arrestato (in piazza carlo felice) l’uomo che terrorizzava le ragazze e le signore che attraversavano le vie del centro cittadino. E’ un senegalese di 25 anni,  ritenuto responsabile di alcune rapine avvenute nei giorni scorsi  il bandito che, armato di coltello, ha anche ferito una donna che scendeva le scale della metropolitana alla fermata Bernini. Il sindacato Ugl Polizia aveva proposto una taglia di 300 euro nei suoi confronti, suscitando un dibattito sui media. Gli  agenti chiedevano collaborazione ai cittadini, che erano stati invitati a segnalare tutti i dettagli utili alle indagini. Si calcola siano molti i crimini a firma del rapinatore seriale. Sul caso di cronaca riproponiamo ai lettori un nostro commento pubblicato nei giorni scorsi sul “Torinese”.

 

FAR CREDERE CHE QUESTO SIA UN PAESE DOVE IL CITTADINO SI DIFENDE DA SE’ E’ FUORVIANTE E PERICOLOSO. SOPRATTUTTO SE LA PROPOSTA VIENE DA UN SINDACATO DI POLIZIA

Sicurezza, la taglia sul rapinatore: ma l’Italia non è l’America

Negli Stati Uniti un qualsiasi cittadino, esattamente come succede nei film western, può essere nominato sul campo “vicesceriffo”, con tutte le qualifiche di agente delle forze dell’ordine: nelle città di provincia ci sono armerie e caserme destinate proprio a queste occasioni. E non dimentichiamo che il privato cittadino, che assiste a un crimine commesso in flagranza, può fare uso della forza e operare il “citizen arrest”, costringendo fisicamente il perpetratore fino all’arrivo della polizia

 

Siamo arrivati alla taglia: il sindacato di polizia UGL ha promesso 300 Euro per informazioni utili alla cattura del rapinatore seriale che colpisce nella zona tra Corso Vittorio e Corso Racconigi. Le vittime hanno già fornito un identikit preciso: si tratterebbe di un nordafricano sulla trentina, alto circa 1.75, armato di coltello. Per fortuna al lavoro ci sono già investigatori e agenti sul territorio, mentre i loro colleghi stampano volantini. La brutta notizia, appunto,  è che un sindacato di poliziotti se ne esca con l’idea di una taglia, cioè uno strumento utilizzato in quelle società – come quella americana – in cui per tradizione compiti di difesa e di polizia fanno parte dei diritti/doveri del cittadino. Dando in qualche modo l’idea che da noi si possa fare lo stesso: non è così. I cacciatori di taglie negli Stati Uniti sono migliaia, una figura ben presente nella cultura pop: Dog, un vero cacciatore di taglie, è protagonista di un reality che è arrivato alla nona serie; e il simpatico Gerald Butler deve braccare la moglie – un evasore fiscale – nella commedia di successo nota in Italia con il titolo: “Il cacciatore di ex”. Ma gli Stati Uniti sono anche il Paese con il più alto indice di armi da fuoco per abitante (88%); il Paese in cui le leggi “stand your ground” consentono di abbattere senza troppi complimenti un presunto rapinatore che si introduce in casa vostra (da noi un orefice che, all’ennesima rapina, ferisca l’aggressore, viene processato per tentato omicidio); è il Paese in cui la larga disponibilità di armi ai privati (circa 300 milioni di pezzi in circolazione) e l’ampia licenza di difendersi in proprio produce il numero record di 33mila morti da arma da fuoco nell’ultimo anno censito. Ultimo ma non ultimo, negli Stati Uniti un qualsiasi cittadino, esattamente come succede nei film western, può essere nominato sul campo “vicesceriffo”, con tutte le qualifiche di agente delle forze dell’ordine: nelle città di provincia ci sono armerie e caserme destinate proprio a queste occasioni. E non dimentichiamo che il privato cittadino, che assiste a un crimine commesso in flagranza, può fare uso della forza e operare il “citizen arrest”, costringendo fisicamente il perpetratore fino all’arrivo della polizia. Quindi, cari sindacalisti di polizia, è chiaro il significato provocatorio dell’iniziativa, ma è troppo alto il rischio di mandare messaggi sbagliati a cittadini già troppo esposti a un mondo pericoloso, disordinato e disfunzionale. Questo è un Paese in cui l’ordinamento assegna compiti esclusivi di sicurezza e il monopolio della forza a tutela dell’ordine pubblico ai corpi di polizia dello Stato. L’iniziativa della taglia è del tutto fuori contesto, semina confusione, e ricorda certi siparietti nelle nostre aule di giustizia, dove ingenui imputati, imbottiti di cattiva televisione, si rivolgono al magistrato chiamandolo “Vostro Onore” e appellandosi al Quinto Emendamento. La cittadinanza è impaurita, dalla crisi oltre che dalla criminalità, e anche dalla criminalità generata dalla crisi (aumento dei delitti contro la persona, delle truffe, del crimine di strada). Da persone che vestono una divisa – con tutti i loro diritti di svolgere attività sindacale – forse ci si aspetterebbe maggiore serietà. Se si vuole davvero cambiare la gestione della sicurezza ci sono gli strumenti appositi, che non sono i talk-show in cui si mettono in parata le miserie, il crimine e le inquietudini della cittadinanza, ma sono il diritto di voto e un Parlamento che faccia leggi diverse.

 

fv

 

 

Boccata di ossigeno per la sanità con 600 nuovi posti oggi e 200 tra un anno

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Decisa anche la programmazione per il 2015 delle procedure aggregate e centralizzate degli acquisti di beni e servizi

 

Il presidente della Regione, Sergio Chiamparino lo aveva annunciato la socrsa settimana, ma il tormentone teneva banco da mesi. E le assunzioni in sanità di cui si è tanto parlato, ora si faranno davvero.  Una delibera presentata dall’assessore Antonio Saitta consente alle aziende sanitarie piemontesi di provvedere a 600 assunzioni di personale del ruolo sanitario ed operatore socio-sanitario, con lo scopo di contribuire al miglioramento dei tempi di attesa per le attività chirurgiche ed ambulatoriali. Dopo aver verificato i carichi di lavoro in pronto soccorso e triage, osservazione breve intensiva e letti di semintensiva, le singole aziende devono utilizzare le graduatorie aperte dei concorsi effettuati e possono ricorrere anche a quelle di altre Asr: entro il mese di giugno molti contratti potranno così già essere firmati. Oltre a sbloccare un turn over fermo di fatto dal 2011, quando era scattata la procedura di rientro dal debito sanitario, la delibera prevede anche la possibilità di ulteriori 200 assunzioni nel 2016. Decisa anche la programmazione per il 2015 delle procedure aggregate e centralizzate degli acquisti di beni e servizi delle aziende sanitarie, che nel giro di un anno sono già arrivare al 27% del totale consentendo notevoli risparmi.

Salone tutto in rosa con Milella e Cogoli proposte da Fassino e Chiamparino

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salone conferenza 2salone 667Nell’incontro tra Comune e Regione si e’ anche parlato di un’integrazione tra Salone del libro,Circolo dei Lettori e altre istituzioni torinesi e piemontesi dedicate al libro

 

Giovanna Milella presidente del Salone e Giulia Cogoli direttore: all’assemblea dei soci della Fondazione del Libro verrà portata questa proposta, come emerge dall’incontro di oggi tra il presidente della Regione, Sergio Chiamparino, il sindaco Fassino, gli assessori  alla cultura di Regione e Comune, Parigi e Braccialarghe. Nell’incontro si e’ anche parlato di un’integrazione tra Salone del libro,Circolo dei Lettori e altre istituzioni torinesi e piemontesi dedicate al libro. Intanto, il vecchio leone Rolando Picchioni, presidente uscente della Fondazione , non ha intenzione di dimettersi, perlomeno dal cda del Salone. L’avviso di garanzia per peculato consegnatogli  proprio alla vigilia del rinnovo dei vertici della prestigiosa istituzione culturale puzza in effetti di bruciato. Anzi, di invidie e cattiverie non sopite. Si terrà intanto nei prossimi giorni l’interrogatorio di Picchioni, accusato di presunte fatture false. Si presenterà ai pm Andrea Beconi e Gianfranco Colace, su richiesta degli avvocati Gian Paolo e Valentina Zancan, presentatisi  in procura per chiedere l’interrogatorio del loro assistito. L’avvocato Zancan ha definito l’indagine “del tutto priva di fondamento”.

 

(Foto: il Torinese)

 

 

Tornano a casa gli attivisti torinesi della carovana di aiuti in Siria

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Il gruppo, di cui facevano parte nove attivisti, aveva portato 55 chili di farmaci e 8mila euro

 

Dovrebbero tornare in Italia martedì i due attivisti vicini al mondo dei centri sociali, arrestati giovedì dalla polizia turca mentre stavano tornando da una missione umanitaria  a Kobane, la città  siriana accerchiata dall’Isis. I due, che avevano preso parte alla ‘Carovana per il Rojava’, che ha portato aiuti alla popolazione della città curda, hanno detto: “Non ci pentiamo di nulla, e saremo a Malpensa martedì”. Il gruppo, di cui facevano parte nove attivisti, aveva portato 55 chili di farmaci e 8mila euro per ricostruire l’ospedale cittadino: “La Turchia impedisce qualsiasi passaggio di aiuti alla popolazione – ha dichiarato a Repubblica uno dei promotori torinesi dell’iniziativa – Sia all’andata che al ritorno è stato necessario attraversare illegalmente il confine e i militari turchi hanno sparato un colpo di pistola e arrestato i due italiani e un ragazzo curdo che è stato picchiato a bastonate, privato delle scarpe e fatto rientrare dal lato del Rojava e colpito a pietrate”.