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La macchina vaccinale del Piemonte in azione anche durante le festività: oltre 16 mila dosi tra Natale e santo Stefano

16.315 VACCINI TRA IERI E L’ALTROIERI CONTRO IL COVID, TRA CUI 13.669 TERZE DOSI

Neanche a Natale e Santo Stefano la macchina vaccinale del Piemonte si è fermata: sono 16.315 le persone comunicate all’Unità di Crisi della Regione Piemonte che tra il 25 e il 26 hanno ricevuto il vaccino contro il Covid. A 1.235 è stata somministrata la prima dose, a 1.411 la seconda, a 13.669 la terza.

Dall’inizio della campagna si è proceduto all’inoculazione di 7.794.068 dosi, di cui 3.090.166 come seconde e 1.268.295 come terze, corrispondenti al 98% di 7.951.680 finora disponibili in Piemonte.

AGGIORNAMENTO DEL PIANO VACCINALE

Dopo la riunione convocata il 24 dicembre con i direttori generali, ieri nuova riunione in collegamento tra il presidente della Regione Alberto Cirio, l’assessore alla Sanità Luigi Genesio Icardi e i commissari e tecnici dell’Unità di crisi per fare il punto sull’aggiornamento della campagna vaccinale alla luce delle nuove disposizioni normative e in vista della visita domani in Piemonte del generale Figliuolo.

Sono circa 375 mila gli appuntamenti per le terze dosi da riprogrammare da qui alla fine di gennaio, in linea con la nuova scadenza del green pass a 6 mesi decisa dal Governo a partire dal 1° febbraio. A questi si sommano le 700 mila convocazioni che erano già state programmate per la somministrazione della terza dose nell’arco delle prossime settimane e circa 200 mila appuntamenti per coloro che devono ricevere il richiamo della seconda dose, oltre alle nuove prime dosi. In totale, in base alle nuove disposizioni nazionali, saranno quindi oltre 1,3 milioni i vaccini da somministrare in Piemonte da qui alla fine di gennaio, grazie ad un immediato aggiornamento del piano organizzativo che prevederà una maggiore integrazione e potenziamento tra Asl, Aso e territorio, con il supporto dei medici di famiglia e delle farmacie. A questo si aggiungerà un ulteriore impulso alla vaccinazione dei bambini in collaborazione con i pediatri di libera scelta.

Il bollettino Covid di lunedì 27 dicembre

COVID PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 16:30

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato 4.611 nuovi casi di persone risultate positive al Covid-19 (di cui 3.877 dopo test antigenico), pari al 9,1% di 50.868 tamponi eseguiti, di cui 44.693 antigenici. Dei 4.611 nuovi casi gli asintomatici sono 3.344 (72,5 %).

I casi sono così ripartiti: 3.640 screening, 766 contatti di caso, 205 con indagine in corso.

Il totale dei casi positivi diventa 458.177, così suddivisi su base provinciale: 37.215 Alessandria, 22.068 Asti, 14.875 Biella, 64.887 Cuneo, 35.407 Novara, 243.014 Torino, 16.175 Vercelli, 16.834 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1.952 residenti fuori regione ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 5.750 sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati non in terapia intensiva sono 1058 (+63 rispetto a ieri).

I ricoverati in terapia intensiva sono 89 (+3 rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 41.004

I tamponi diagnostici finora processati sono 11.425.546 (+ 50.868 rispetto a ieri), di cui 2.677.716risultati negativi.

I DECESSI DIVENTANO 12.010

Tredici decessi di persone positive al test del Covid-19, due di oggi, sono stati comunicati dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale diventa quindi 12.010 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia:1.598 Alessandria, 731Asti, 445 Biella, 1.484 Cuneo, 962 Novara, 5.740 Torino, 554 Vercelli, 380 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 116 residenti fuori regione ma deceduti in Piemonte.

404.016 GUARITI

I pazienti guariti diventano complessivamente 404.016 (+ 1367 rispetto a ieri), così suddivisi su base provinciale: 32.412 Alessandria, 19.648 Asti, 12.923 Biella, 57.683 Cuneo, 31.747 Novara, 215.192 Torino, 14.646 Vercelli, 15.002 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1.589 extraregione e 2.994 in fase di definizione.

La politica torinese ricorda Angelo Burzi

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Il Natale del mondo politico torinese è stato turbato dal suicidio dell’ex assessore e consigliere regionale Angelo Burzi

Fu tra i fondatori di Forza Italia in Piemonte e assessore al Bilancio ai tempi del Governatore Enzo Ghigo. Ecco alcuni commenti di esponenti politici torinesi.

Enzo Ghigo, Presidente della Regione Piemonte dal 1995 al 2000: “Provo un profondo dolore per la scomparsa di Angelo. Politico di razza, autentico liberale, persona dalle grandi intuizioni. Il suo contributo nella fondazione di Forza Italia, così come nei miei anni di Presidente del Piemonte è stato determinante nel creare un modello di governo regionale virtuoso che, ancora oggi, ci viene riconosciuto anche dagli avversari politici. Rapportarsi con lui, come con tutte le persone di viva intelligenza è stato, a volte, sì impegnativo, ma sempre costruttivo e stimolante: molte delle sue idee e proposte poi da me accolte e realizzate hanno lasciato un segno positivo per la comunità piemontese. Da uomo orgoglioso qual era, è stata sicuramente per lui dolorosa la vicenda giudiziaria che lo ha coinvolto in un periodo storico in cui, con indubbie storture commesse da alcuni, anche molti politici retti e onesti sono stati travolti, convinti in buona fede, secondo le regole allora vigenti, di non aver mai commesso illeciti. Sono vicino ai suoi cari e lo ricordo con grande stima e affetto”.

Il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo: “Ho appreso con grande dispiacere della tragica scomparsa di Angelo Burzi. È stata una persona con la quale era sempre intenso il dialogo ed il confronto politico. Era un punto di riferimento per l’area liberale, come assessore, consigliere regionale e promotore del dibattito politico cittadino”.

 “Angelo era intelligente e soprattutto di grande onestà e rettitudine. Ha vissuto con profonda ingiustizia Rimborsopoli, sulla quale credo sia ora necessario un approfondimento. In questi anni ho cercato di stargli accanto, ma ciascuno reagisce a modo proprio. Angelo non si dava pace della ingiustizia con cui è stata gestita quella vicenda, una delle pagine più incredibili della recente storia giudiziaria”. Così l’ex governatore del Piemonte Roberto Cota.

Franco Maria Botta, già assessore regionale all’Urbanistica, collega di Burzi in Giunta regionale: “Caro Angelo, un uomo intelligente e colto come te ha vissuto le vicende giudiziarie di questi ultimi anni come una profonda ingiustizia. Nel giorno di Natale hai compiuto un atto estremo di protesta per affermare la tua innocenza e smuovere le coscienze. Mi inchino e prego per te”.

«Ho saputo della tragica scomparsa di Angelo Burzi. Sono vicina ai familiari, ed a chi gli è stato vicino in questi anni. A loro esprimo sentite condoglianze ed i sentimenti del più profondo cordoglio», commenta la vice Ministro dell’Economia e delle Finanze, Laura Castelli.

“Siamo uniti nel dolore per la tragica scomparsa di Angelo Burzi. È stato e resterà per sempre un punto di riferimento per l’area liberale che compone il nostro partito. Non è solo stato solo uno dei fondatori di Forza Italia a livello locale ma anche il primo e l’unico a creare al suo interno una scuola di formazione politica degna di questo nome. Con lui non sprecavi mai tempo e avevi sempre  qualche cosa da imparare. In un’epoca di mediocrazia e superficialitá, con Angelo ogni tua certezza era sempre messa in discussione, perchè ti insegnava che ogni scelta, azione, dichiarazione deve essere il frutto di serio studio e approfondimento. Era un uomo d’altri tempi, una persona perbene, un coraggioso testone idealista. E proprio per il profondo rispetto delle sue idee e convinzioni non c’è più, starà a noi difenderle e tramutarle in azione politica”. Ad affermarlo in una nota Marco Fontana, coordinatore cittadino di Forza Italia a Torino.

“La terribile morte di Angelo Burzi avvenuta la notte di Natale ci lascia sgomenti. Con lui scompare uno dei protagonisti della storia politica piemontese degli ultimi decenni. Vorrei esprimere pubblicamente ai suoi familiari le mie condoglianze e la mia vicinanza in un momento così tragico”, dichiara Silvia Fregolent, deputata di Italia Viva.

Il bollettino Covid di domenica 26 dicembre

COVID PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 16

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato 1.523 nuovi casi di persone risultate positive al Covid-19 (di cui 695 dopo test antigenico), pari all’11,9% di 12.822 tamponi eseguiti, di cui 6.630 antigenici. Dei 1.523 nuovi casi gli asintomatici sono 1.014 (66,6%).

I casi sono così ripartiti: 759 screening, 565 contatti di caso, 199 con indagine in corso.

Il totale dei casi positivi diventa 453.566, così suddivisi su base provinciale: 36.615 Alessandria, 21.844 Asti, 14.667 Biella, 64.279 Cuneo, 35.052 Novara, 240.941 Torino, 16.054 Vercelli, 16.669 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1.917 residenti fuori regione ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 5.528 sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati non in terapia intensiva sono 995 (+62 rispetto a ieri).

I ricoverati in terapia intensiva sono 86 (+6 rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 37.839

I tamponi diagnostici finora processati sono 11.374.678 (+12.822 rispetto a ieri), di cui 2.668.699 risultati negativi.

I DECESSI DIVENTANO 11.997

Due decessi di persone positive al test del Covid-19, uno di oggi, sono stati comunicati dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale diventa quindi 11.997 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia:1.597 Alessandria, 731 Asti, 445 Biella, 1.481 Cuneo, 962 Novara, 5.733 Torino, 553 Vercelli, 380 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 115 residenti fuori regione ma deceduti in Piemonte.

402.649 GUARITI

I pazienti guariti diventano complessivamente 402.649 (+753 rispetto a ieri), così suddivisi su base provinciale: 32.334 Alessandria, 19.574 Asti, 12.797 Biella, 57.734 Cuneo, 31.6490 Novara, 214.474 Torino, 14.635 Vercelli, 14.907 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1.588 extraregione e 2.966 in fase di definizione.

Addio ad Angelo Burzi, l’ingegnere. Fu fondatore di Forza Italia e assessore di Enzo Ghigo

Dolore e stupore nel mondo politico piemontese per la scomparsa di Angelo Burzi, ex assessore regionale, suicidatosi nella notte.

I carabinieri stanno svolgendo accertamenti: si è tolto la vita con una pistola regolarmente denunciata.

 

Torinese, classe1948, ingegnere, dirigente d’azienda e imprenditore. Fu con Enzo Ghigo nel 1993 tra i fondatori del movimento Forza Italia in Piemonte, di cui è stato coordinatore per la provincia di Torino dal 1994 al ’95. Eletto nel 1995 in Consiglio regionale nella lista maggioritaria, è stato capogruppo di Forza Italia fino al ’96 e poi presidente della Commissione speciale per la revisione dello Statuto regionale. Nella VII legislatura è stato assessore regionale al Bilancio e Finanze nella Giunta Ghigo. Nei giorni scorsi era stato condannato per la vicenda dei rimborsi della Regione, insieme con altri esponenti politici.

 

Terapie intensive, 80 per cento dei ricoveri pazienti non vaccinati

Dai dati aggiornati a ieri  in Piemonte quasi l’80% dei pazienti ricoverati per Covid in terapia intensiva non sono vaccinati.

In particolare, dei 74 ricoveri attuali 56 riguardano pazienti non vaccinati (33 uomini e 23 donne), altri 18 sono invece pazienti vaccinati (15 uomini e 3 donne), ma con un quadro clinico serio per patologie pregresse.

Torino e il Natale: breve storia della festa più attesa dell’anno, tra dolci, affetti e censure

Arriva sempre, il Natale, arriva baldanzoso e ormai in costante anticipo sui nostri piani.

Sono passata dal centro in questi giorni, frettolosa come la folla torinese riversa per le vie, mi sono lasciata trasportare dalla corrente degli acquisti, dentro e fuori i negozi, ingurgitata dalla fiumana sorridente e sregolata. In via Roma c’era un chiosco di caldarroste, il profumo inebriava il vociare festoso, ho sorriso guardando l’uomo che quasi scompariva sotto la giacca voluminosa, ho desiderato una piccola e calda tregua da sbucciare, ma non si può arrestare il passo nella ressa, chi si ferma è perduto.

Il Natale è arrivato anche per i torinesi, per chi era già preparato e per chi invece è già in ritardo, il Natale è giunto per chi lo aspettava dall’anno scorso e per chi invece non vede l’ora che finisca.
Dopo aver annaspato nella corrente delle compere, armata di pacchetti e pacchettini, finalmente sono riuscita a rifugiarmi al Torino, ho ordinato un caffè con panna e ho osservato i miei vicini sconosciuti. L’interno elegante dello storico bar cittadino risplende delle decorazioni natalizie, palline rubiconde e brillantate si inerpicano sul mancorrente della scala interna, complici le ghirlande che si allungano come edere sinuose. Scambio un rapido sorriso con i tavolini a fianco, non ci conosciamo ma condividiamo questo prezioso momento dell’anno, un caloroso sospiro di pausa dalla quotidianità e per un attimo gli ostacoli ci paiono superabili. Mentre affondo il cucchiaino nella panna mi accorgo che ormai fuori è sera, le luminarie natalizie si accendono all’improvviso, e l’aria si tinge di colori al neon. Il Natale è arrivato anche a Torino. Le installazioni artistiche fanno ormai parte del paesaggio, le vetrine sono incorniciate da decorazioni sfavillanti, esse riluccicano negli occhi delle fanciulle e incupiscono gli sventurati accompagnatori, che temono di dover entrare nell’ennesimo negozio.
In piazza Vittorio troneggia l’appuntito albero della discordia, l’abete “i-tec” non sconfinfera l’intera cittadinanza, ma comunque fa festa e tutti, per un motivo o per un altro, lo utilizziamo come sfondo per il “selfie” di quest’anno. Anche stavolta la nostra bella città non si fa cogliere impreparata, e invita i suoi torinesi a partecipare a feste ed eventi, consiglia spettacoli, film e mostre, propone attività da svolgere insieme o in solitaria, affinché il periodo di vacanza non deluda nessuno. Il mio caffè è ormai finito, la panna sul fondo della tazzina mi impedisce di giocare a fare l’indovina. È ormai tempo di andare, cari concittadini, bisogna tornare a casa, prima che arrivino i nostri cari, e nascondere i regali appena acquistati negli armadi, per poi posizionarli sotto l’albero a tempo debito.
Mi rituffo nella bolgia in festa e penso:

Arriva sempre, per fortuna, il Natale. Arriva, e noi lo dobbiamo solo accogliere. C’è chi faceva il conto alla rovescia già da Ferragosto. I “social” pullulano di vignette e immagini inneggianti l’imminente festa che si passa “con i tuoi”. Eccolo dunque il giorno tanto atteso dai bambini, ma anche dai più grandi, quel giorno che la Coca-Cola ha tinto di rosso araldico e che assicura abbuffate spropositate in compagnia di amici e familiari. C’è chi lo ama particolarmente questo Natale e chi – come me – fa più la parte del Grinch e bofonchia e guarda di sottecchi chi invece eccede nell’ilarità. In ogni caso nessuno può esimersi dal lieto evento: tra il 24 e il 25 dicembre le case si faranno più calde per l’affetto dei parenti e le luci rimarranno accese a lungo, il buio della notte sarà giusto sufficiente per fa sì che Babbo Natale distribuisca i regali a tutti i bimbi buoni. Eppure abbiamo rischiato, cari lettori, che questa celebrazione venisse se non censurata, quanto meno livellata verso un grado basso d’importanza e svuotata della sua componente essenziale: l’augurio del “Buon Natale”. Ribadisco, mi sento il Grinch in questo periodo dell’anno, le persone che mi stanno accanto lo possono confermare, tuttavia anche se preferisco altre festività, ho trovato doveroso schierarmi dalla parte del termine “Natale”, perché si sa, le parole non sono mai “solo” parole. Esse nascondono significati e principi, esplicano i dettami morali che rendono l’uomo “cosa bella”, parafrasando Menandro. E se fatico ad abituarmi al tran-tran familiare del 24 e del 25 dicembre, non posso accettare che i miei giovani studenti crescano in una società che impedisca loro di conoscere a fondo le proprie tradizioni, che non li educhi al confronto e alla condivisione e che, al contrario, subdolamente li inganni, in nome di una omologazione priva di diritti e identità.
Per fortuna il provvedimento a cui mi riferisco non è stato approvato, ma il solo fatto che se ne sia parlato seriamente mi rende guardinga.
Ecco, cari lettori, perché mi soffermo su questo argomento, per difendere il Natale, per farne comprendere la bellezza e la complessità e, soprattutto, per sottolineare che se censuriamo quella che è la celebrazione degli affetti per eccellenza, allora come possiamo pretendere di educare i più giovani ad essere dei buoni cittadini?
“Quando comunichiamo possiamo inconsciamente finire per ricadere nell’uso di forme note di linguaggio che ritraggono chiunque si discosti da uno standard privilegiato come fosse in svantaggio o qualcosa di “altro””. Questo si legge nel documento a uso interno “Linee guida della Commissione europea per la comunicazione inclusiva”; parole più che giuste e condivisibili, fino a quando il principio non diventa ossessione e l’inclusione non trasmuta in censura.

Credo sia arrivato il momento di smettere di seguire il flusso consumistico e incessante di questo sistema che non ci lascia il tempo di pensare, credo sia il caso di fermarci e osservare la piega che il mondo sta prendendo, credo che quest’anno sarebbe cosa “buona e giusta” chiedere a Babbo Natale di distribuire un po’ di buon senso.
All’interno della suddetta indicazione vi sono diversi esempi di atteggiamenti “politicamente corretti” da adottare per non ferire la sensibilità di questi famigerati “altri”. Si legge, ad esempio, di non utilizzare il termine “colonizzazione”, poiché impregnato di “connotazioni negative”, oppure si sconsiglia di chiamare i nascituri con nomi riconducibili ad una religione specifica, come “Maria” o “Giovanni”.Da tali suggerimenti possiamo evincere allarmanti soluzioni: anziché perdere tempo a spiegare e contestualizzare il fenomeno del Colonialismo, presto cancelleremo tale capitolo dai libri di storia, perché ormai il nostro editore è il Signor Buonismo; allo stesso modo chiameremo i nostri pargoli “Sharon”, “Chantal”, “Bryan” e “Kevin”, così li salveremo dall’oscurantismo religioso, sacrificandoli alla Grande Madre Patria della Cultura Filoamericana. Sempre in tale guida si legge che sarebbe non opportuno utilizzare espressioni come “Buon Natale”, poiché i “non cristiani” potrebbero risentirsene, e dunque si invitano i gentili lettori a emulare l’atteggiamento anglosassone del “season’s greetings”, ossia portare “auguri di stagione”. Questo ultimo appunto seguirebbe la disposizione degli atti ufficiali europei che considera a tutti gli effetti la parola “Natale” sconveniente. La pochezza intellettuale di tali provvedimenti si commenta da sola e non tiene conto delle origini di tale celebrazione relegata alla cristianità, le quali affondano nel paganesimo più ancestrale e negli usi e costumi dell’Antica Roma, punto di riferimento indiscutibile per la nostra civiltà occidentale. Tutta questa smodata attenzione alla sensibilità altrui mi fa venire in mente quando il Concilio di Trento, nel 1564, giudicò “scandalosi” i nudi di Michelangelo nella Cappella Sistina, condannando poi di riflesso il povero Daniele da Volterra a passare alla storia come “il Braghettone”. Esempio eccessivamente datato? Eccone un altro: 2016, a seguito della visita presso la Capitale italiana del presidente iraniano Hassan Rouhani, diversi nudi romani all’interno dei musei Capitolini (Roma) vengono nascosti dietro nivee scatole di cartone. Non voglio proporvi – per il momento- una rabbiosa storia della censura della cultura, rischierei di scivolare nell’utilizzo di espressioni non adeguate al periodo: dopo tutto è Natale, dobbiamo sforzarci di essere più buoni. E superiori a certe scempiaggini.

Quello che mi piacerebbe fare è, se me lo permettete, raccontarvi qualcosa di più riguardo a questa festività dibattuta e bistrattata, tanto antica quanto complessa, le cui simbologie si sovrappongono nel tempo, eppure sopravvivono, nella meravigliosa banalità dei gesti che tutt’oggi ancora compiamo, in questo preciso momento dell’anno.Non vi è una tradizione autorevole circa la data dell’istituzione del Natale, anche se si ritiene che le origini della festa vadano ricercate nell’antica Roma, quando, a partire dal III secolo, si celebrava, proprio il 25 dicembre, il natale del “Sole invitto”. In un secondo momento, i cristiani sovrappongono al culto pagano la nascita del “vero sole”, Cristo. In meno di un secolo, tale tradizione si diffonde in tutta la cristianità ed è adottata anche nelle Chiese Orientali. Al Natale è collegato il ciclo dell’anno liturgico, comprendente il periodo di preparazione, l’Avvento, il tempo effettivo del Natale – dal 24 dicembre al 5 gennaio – e, infine, l’Epifania, che va dal 6 al 13 gennaio. La festa di Natale si prolunga, secondo il rito cristiano, per otto giorni, quest’ultimo – il 1 gennaio – prende il nome di “Festum sanctae Dei Genetricis Mariae in octava Domini”. A livello popolare sopravvivono usanze e simbologie assai antiche, precedenti e annesse alle celebrazioni romane, legate al culto del solstizio d’inverno, quali il ceppo, l’accensione di fuochi e falò, l’addobbare un albero, generalmente un abete – il famigerato Albero di Natale – lo scambio di auguri e regali, soprattutto rivolti ai più piccoli e la costruzione del presepe, usanza tipica dell’Europa centro-settentrionale.
Va da sé, l’importantissimo compito di rendere felici i bambini è affidato a Sanctus Nicolaus, che parte da Bari e arriva in tutto il Mondo, disseminando gioia e risate bonarie. L’azione del donare affonda le radici nella celebrazione romana dei Saturnalia, ma si rifà anche all’episodio dei Magi, che portarono come presente a Gesù oro, incenso e mirra; non di meno il dogma cristiano stabilisce nel dare e nel ricevere doni il principio strutturale di quel preciso avvenimento, la nascita di Cristo, ricorrente ma unico: i Magi e il genere umano ricevono il dono di Dio mediante la rinnovata partecipazione dell’uomo alla vita divina.
Una vera e propria documentazione riguardo al Natale non c’è, ma quel che è certo è la natura magica di tale periodo. Le feste di Natale durano 13 giorni, decorso che deriva dall’intervallo che si crea affiancando i metodi di misurazione del tempo utilizzati dagli antichi: i cicli lunari e quelli solari. Tali calendarizzazioni hanno diversa durata e differiscono proprio di circa 13 giorni. Si crea così un tempo magico, in cui il mondo dei vivi e quello dei defunti si toccano. Tale momento si collega al 21 dicembre, il giorno più breve dell’anno, individuato dagli antichi come Solstizio d’Inverno.

In un periodo evolutivo in cui il genere umano è accomunato da una visione mistica e ritualistica del mondo, non stupisce che quasi tutti i popoli festeggiassero il solstizio con cerimonie il cui elemento centrale era il fuoco. Un fuoco che divampa nella notte più lunga dell’anno, illuminado gli alberi spogli e la terra arida, fiamme che sconfiggono la paura delle tenebre.
Roghi propiziatori che diventano luce, luce che diventa l’ancestrale simbologia della rinascita, la transizione tra il buio e la morte del vecchio anno e l’inizio della nuova stagione, segnato dall’incessante allungarsi dei giorni, fino al culminare nel Solstizio d’Estate (21 giugno).
Oggi, il “ritorno alla luce” non è più costituito dall’ardere di grossi ceppi, ma dall’accensione delle luminarie per le vie delle città, nonché dalle piccole e numerose lampadine che contribuiscono ad abbellire il nostro albero di Natale, elemento tradizionale derivante dal culto degli alberi, tipico dei popoli del Nord Europa, mescolatosi con i rituali dei falò e dei grossi ceppi.
Tali usanze vanno a confluire, con il passare del tempo, nelle feste pagane che i romani celebrano in onore di Saturno, i “Saturnalia”. Durante il periodo imperiale tali festività si svolgono tra il 17 e il 23 dicembre, sette giorni in cui si interrompono i lavori nei campi e persino schiavi e contadini possono godere di un periodo di riposo dalle fatiche quotidiane. I nobili invece si cimentano in banchetti pantagruelici, occasioni per far visita a parenti e amici e per scambiarsi l’augurio “ Saturnalia”, accompagnato da regali simbolici detti “strenne”.
Non è il rigore e la compostezza che caratterizza questi convivi, come dimostra l’iniziativa di Gaio Fannio Strabone, il quale nel 161 a.C. propone la “Lex Fannia”, con cui è fissato un limite di spesa (100 assi) per allestire tali banchetti.

 

Seppur per un breve periodo, durante i festeggiamenti l’ordine sociale viene sovvertito, costituendo una sorta di “mondo alla rovescia”; è eletto un “princeps”, inizialmente una figura caricaturale della classe nobile, su cui poi prevale la connotazione religiosa. Ed ecco che tale individuo, che indossa una maschera buffa e un vestito rosso, è la personificazione di Saturno, divinità infera, preposta alla custodia delle anime dei defunti ma anche protettore delle campagne e dei raccolti. I romani credono che in tale periodo le divinità del sottosuolo vaghino per la terra arida e secca, era quindi necessario offrire loro doni e organizzare festeggiamenti per indurli a ritornare nell’Aldilà e favorire la ricomparsa della stagione estiva.
È sempre in epoca romana che il 25 dicembre inizia a delinearsi come giorno peculiare, ma vediamo come mai e perché.
È il caso di dirlo, “diamo a Cesare quel che è di Cesare”. È proprio il celebre stratega Giulio Cesare che, non pago di aver “tratto il dado”, di aver oltrepassato il Rubicone e dato il via alla seconda guerra civile, decide, nel I secolo a.C. di riformare il calendario. Il compito viene affidato, grazie al suggerimento della bellissima Cleopatra, a Sosigene di Alessandria, celebre astronomo egizio. Viene così stabilito il “calendario giuliano” secondo il quale il solstizio d’inverno, detto “bruma”, cade proprio il 25 dicembre, giornata dedicata alla festa del “Natalis Solis Invicti”, celebrazione associata alla rinascita di Apollo, dio del sole.Il tempo passa e Roma in duecento anni diventa un Impero. L’Oriente entra in contatto con l’Occidente, nuove tradizioni e religioni si mescolano con quelle originali, e tra gli dei che riscuotono larga eco vi è Mitra, particolare divinità solare, la cui celebrazione avviene il 25 dicembre.
Il mitraismo è un’antica religione ellenistica, basata sulla venerazione di Mithras, di derivazione persiana e zoroastriana. Piace ai romani la concezione misteriosofica del culto, basata sull’idea dell’esistenza dell’anima e sulla sua possibilità di pervenire attraverso le sfere planetarie all’“aeternitas”. La commemorazione del dio Mitra si sovrappone e si mescola alle festività precedenti, portando sorvolabili differenze a livello di organizzazione di culto ma non modifica la simbologia alla base dell’avvenimento, che rimane legata alla rinascita del Sole nel giorno più breve dell’anno. Successivamente assistiamo alla diffusione del Cristianesimo. Come sappiamo, le vecchie abitudini sono dure a cancellarsi, così i Cristiani utilizzano il saggio stratagemma di sovrapporre le proprie usanze a quelle antecedenti: ed ecco che da una parte, là dove vi erano i templi eretti in onore delle divinità ora sorgono grandiose chiese dedicate al Dio Unico, dall’altra vengono sanciti legami indissolubili tra antico e odierno, tra pagano e cristiano, costituendo una matassa di tradizioni e vicende indistricabili.

Non c’è da stupirsi che il piccolo Gesù, la luce che porta alla verità e scaccia l’ignoranza del politeismo, nasca proprio in questo giorno, quando la Natura si prepara a fiorire nuovamente e il sole pare “ri-nascere”. Le Sacre Scritture, tuttavia, non forniscono indicazioni troppo precise a proposito della nascita del Redentore, nonostante ciò, durante il pontificato di Giulio I, viene stabilito che la nascita di Cristo avviene proprio il 25 dicembre; Papa Leone Magno, un secolo dopo, riconferma tale ricorrenza; nel 529 Giustiniano dichiara ufficialmente tale giornata festività dell’Impero.
Anche da un punto di vista artistico tale informazione viene presa per buona, come dimostra il primo presepe, risalente al 1223 e inscenante la prodigiosa nascita: la rappresentazione è ambientata nella notte di Natale, all’interno di una grotta, precisamente presso il Santuario di Greggio (nel Lazio). Ad oggi tale ricorrenza è accettata dalle Chiese Occidentali e dalla maggior parte delle Chiese Ortodosse. Ed eccoci arrivati al termine di questa breve storia del Natale. Una festa antica, ancestrale, potente, volta alla celebrazione della Luce, della Rinascita, segnata dalla convivialità e dallo scambio di doni, da sempre occasione di condivisione e vicinanza per tutti gli uomini. Dite, cari burocrati, cosa c’è di non inclusivo in tale ricorrenza? E chi potrebbe offendere, di preciso, questa giornata, durante la quale si sta vicini ad amici e parenti e si aspetta insieme il risveglio della natura? Festività e tradizioni non sono solo frammenti di carta evidenziata sul calendario, ma occasioni per meditare sui significati, spesso dimenticati, che motivano tali ricorrenze. Ancora una volta, è attraverso lo studio e la conoscenza che si ottengono il rispetto e l’accettazione degli individui e delle diverse culture che contraddistinguono i popoli.
Come possiamo pretendere di convivere fianco a fianco senza accettare reciprocamente le diversità che ci rendono unici?
Così ha commentato il cardinale Pietro Parolin la scampata censura del Natale: “la tendenza purtroppo è quella di omologare tutto, non sapendo rispettare le giuste differenze, alla fine si rischia di distruggere la persona”. Ma vi ho ho già rubato troppo tempo, gentili lettori, è ora che vi lasci andare a festeggiare con i vostri cari. Buon Natale, dunque e che “Dio ci benedica tutti quanti!” (Dickens, “Christmas Carol”).

Alessia Cagnotto

 

Covid, il bollettino di sabato 25 dicembre

COVID PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 16

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato 3.756 nuovi casi di persone risultate positive al Covid-19 (di cui 2.395 dopo test antigenico), pari al 6,2% di 60.530 tamponi eseguiti, di cui 48.701 antigenici. Dei 3.756 nuovi casi gli asintomatici sono 2.699 (71,9%).

I casi sono così ripartiti: 2.452 screening, 980 contatti di caso, 324 con indagine in corso.

Il totale dei casi positivi diventa 452.043, così suddivisi su base provinciale: 36.406 Alessandria, 21.767 Asti, 14.620 Biella, 64.132 Cuneo, 34.972 Novara, 240.176 Torino, 16.011 Vercelli, 16.595 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1.908 residenti fuori regione ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 5.456 sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati non in terapia intensiva sono 933 (+ 27 rispetto a ieri).

I ricoverati in terapia intensiva sono 80 (+ 6 rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 37.139

I tamponi diagnostici finora processati sono 11. 361.856 (+ 60.530 rispetto a ieri), di cui 2.666.800 risultati negativi.

I DECESSI DIVENTANO 11.995

Quattro decessi di persone positive al test del Covid-19, nessuno di oggi, sono stati comunicati dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale diventa quindi 11.995 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia:1.597 Alessandria, 731Asti, 444 Biella, 1.481 Cuneo, 962 Novara, 5.732 Torino, 553 Vercelli, 380 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 115 residenti fuori regione ma deceduti in Piemonte.

401.896 GUARITI

I pazienti guariti diventano complessivamente 401.896 (+1.223 rispetto a ieri), così suddivisi su base provinciale: 32.269 Alessandria, 19.523 Asti, 12.781 Biella, 57.633 Cuneo, 31.597 Novara, 214.091 Torino, 14.620 Vercelli, 14.855 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1.587 extraregione e 2.940 in fase di definizione.

Multati e denunciati sul Frecciarossa: avevano Green pass intestato ad altri

Una multa  di 400 euro ciascuno e  denunciati per sostituzione di persona

E’ toccato a due passeggeri del Frecciarossa Parigi-Milano in sosta alla stazione di Torino Porta Susa. Viaggiavano con il green pass intestato ad altri. I veri titolari del certificato non erano presenti sul convoglio. Si è così verificato un ritardo di 15 minuti. Controlli saranno effettuati anche sui reali intestatari per verificare se fossero a conoscenza del “trucco”. Ad accorgersene è stato il capotreno che ha chiamato la polizia ferroviaria.

Smog alle stelle: tutti i diesel fermi eccetto gli Euro 6

Arpa, Agenzia regionale per l’ambiente ha confermato il livello Rosso del semaforo antismog per Torino e i 32 comuni contigui. Attivo anche il livello arancione con blocco  fino agli Euro diesel 4 per i comuni delle zone definite dal Protocollo operativo per l’attuazione delle misure urgenti antismog: sono 43 centri tra pianura e collina e i sette capoluoghi di provincia piemontesi.
Restano in vigore le misure dei giorni scorsi: sino a lunedì 27 dicembre – anche  Natale e Santo Stefano – non possono viaggiare  i veicoli diesel fino a Euro 5 compresi quelli con dispositivo Move In, ovvero circoleranno solo gli Euro diesel 6. Lunedì poi saranno ricontrollati i livelli di Pm10 e dai risultati si deciderà se proseguire o meno con i blocchi.