“Sulla legalizzazione di Askatasuna, ritengo che la richiesta di confronto con le sigle sindacali di Polizia sia una mossa tardiva e spregiudicata: un incontro che avrebbe relegato i sindacati di Polizia a meri spettatori di una decisione già presa, peraltro al termine di mesi di trattative sottotraccia, è quantomeno una clamorosa caduta di stile, non volendo pensare alla provocazione”. Ad affermarlo Paola Ambrogio, Senatore di Fratelli d’Italia.
“La questione – continua Roberto Ravello, dirigente regionale di Fratelli d’Italia – è molto semplice: chi fino ad oggi ha difeso fieramente e coraggiosamente le Istituzioni dalle scorribande di violenti, anarchici e antagonisti ha passivamente appreso e subito la decisione del Comune di Torino di legalizzare quella fucina di odio che è, da sempre, Askatasuna. Credo che non ci potesse essere reazione diversa: esprimo comprensione, vicinanza e profonda condivisione rispetto alla scelta di alcune sigle di declinare, a giochi fatti, un invito dall’amaro retrogusto di beffa”.
Puntuale come sempre, in prossimità delle elezioni, spunta il tema del voto fuorisede.
L’Italia è l’unico Paese in Europa (ad eccezione di Malta e Cipro) a non permettere a circa 5 milioni di cittadini di poter votare nel luogo in cui vivono per studio o lavoro. Una speranza sembra essere apparsa nell’estate scorsa, quando il 4 luglio è stato approvato alla Camera con 159 favorevoli, 84 astenuti, e nessun voto contrario, la proposta di legge “Voto Dove Vivo”. Questa prevede di disciplinare il voto per i fuorisede e rimodulare le tariffe agevolate previste per i servizi di trasporto a favore degli elettori che si recano nel comune di residenza. Il Governo ha 18 mesi di tempo per disciplinare il decreto legislativo ma L’ideale sarebbe sbloccare l’iter legislativo entro il 15 di febbraio, perché oltre non ci sarebbero più i tempi tecnici per assicurare il voto alle Europee del 6 9 giugno.
Insomma le speranze per noi fuori sede di poter votare lontani da casa sembrano minime.
Ma quanto costa far votare a casa e fuori sede?
Da un’analisi degli effetti finanziari svolta nel 2019 del Governo, si denota che nel periodo 2010-2018 sono stati concessi 1.685.757 viaggi per una spesa complessiva di 31.9002.720 euro, con un costo pro capite di 23 euro. Il costo pro capite nel periodo 2004-2009 era di €20,15, si rileva quindi un aumento di costi del 15%.
Il voto è un diritto, esercitarlo è un dovere. Ma se non viene tutelato il primo, come può un cittadino assicurare il secondo?
“Il voto è personale ed uguale, libero e segreto, il suo esercizio è dovere civico” ribadisce l’articolo 48 della Costituzione.
Azione ha proposto di istituire il voto fuorisede tramite una proposta di legge di Giulia Pastorella, che ha ribadito il suo impegno alle elezioni politiche del 2022, proponendo il rimborso agli studenti per i viaggi al luogo di residenza.”
Oggi Azione, con l’intervento di Carlo Calenda chiede nuovamente a gran voce di compiere questo grande passo avanti per il nostro paese.
Quanto tempo ancora dovremo aspettare vedere riconosciuto un nostro diritto fondamentale? Il voto dei fuorisede porterebbe forza e vitalità alla nostra democrazia, che mancano da tempo, (il tasso di affluenza alle europee è passato dal 64,4% nel 2009 a 54,5% nel 2019).
Come narrava Roberto Benigni in un suo famoso monologo esistono due nemici della Costituzione: l’indifferenza alla politica e non andare a votare. Una democrazia può affermarsi solo grazie al consenso dei cittadini, e questo i vari governi (di ogni colore politico) avrebbero dovuto capirlo già da tempo.
Pierluigi Cusano (Azione Torino Under 30)
Ieri sera, 31 gennaio, la sezione della Lega Salvini di Torino ha organizzato la “Passeggiata per la Sicurezza” in Circoscrizione 2 volta a sottolineare il degrado della zona e a sensibilizzare gli amministratori del comune ad occuparsi con maggiore incisivita’ dei problemi presenti nel quartiere.
L’accusa rivolta alla Giunta guidata dal sindaco Lo Russo e’ quella di aver abbandonato le periferie, mentre mostra attenzione al dialogo verso i facinorosi dei centri sociali come Askatasuna.
Alla camminata in solidarieta’ degli abitanti di Mirafiori presenti molti esponenti del Carroccio, l’eurodeputata Gianna Gancia, il Presidente del Consiglio regionale Stefano Allasia, il consigliere Andrea Cerutti e la senatrice Marzia Casolati.
CV
1 febbraio 2024 – “Ho presentato un ordine del giorno che impegna la Giunta regionale a attivarsi per avviare, nella nostra regione, un piano terapeutico omogeneo per il trattamento della patologia ulcerativa cutanea e, altresì, per implementare le reti specialistiche e strutturate e l’attività di screening sulla popolazione allo scopo di far conoscere maggiormente e curare tempestivamente questa patologia invalidante” spiega il Presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale Raffaele Gallo.
“L’atto di indirizzo – prosegue l’esponente dem – prevede, inoltre, che vengano realizzate campagne di informazione, coinvolgendo i presidi ambulatoriali e ospedalieri, con team multidisciplinari. Si stima che il problema delle ulcere cutanee, in Italia interessi oltre mezzo milione di persone e siano 600 mila i nuclei familiari direttamente coinvolti nell’assistenza e nella gestione dei pazienti”.
“Gli studi epidemiologici sono, purtroppo, ancora relativamente pochi e l’entità numerica delle persone affette è, pertanto, sottostimata. Sarebbe importante un approccio condiviso della malattia per consentire un’adeguata risposta di carattere clinico e organizzativo-assistenziale, correlate alla patologia. Data l’importanza del tema, auspico che il mio ordine del giorno venga approvato in tempi rapidi e con il voto positivo di tutte le forze politiche per avviare, con urgenza, un piano terapeutico omogeneo e efficace” conclude Gallo.
Accogliamo come buona notizia il fatto che i Percorsi di Salute Diagnostico Terapeutici Assistenziali (PSDTA) in materia di fibromialgia siano prossimi a essere completati e validati, come assicurato dalla Giunta rispondendo, poco fa in Aula, al mio Question Time sul tema. Sarà questo uno dei primi compiti dell’Osservatorio Regionale sulla Fibromialgia, che sarà istituito entro i prossimi 90 giorni. Auspichiamo inoltre che il Gruppo di Lavoro sia al più presto convocato dopo l’ultima riunione dello scorso settembre e che il documento finale recepisca le indicazioni delle Associazioni. Oggi si segna un passo importante dopo l’approvazione, il mese scorso, della Legge sulla Fibromialgia. Sono quasi due milioni le italiane e gli italiani con fibromialgia. La sindrome colpisce soprattutto le donne (9 casi su 10). Dolore muscolo-scheletrico cronico diffuso, astenia, stanchezza, disturbi del sonno, problemi dell’alvo, problemi dell’area cognitiva (memoria, attenzione, rallentamento dei tempi di reazione, alterazione delle funzioni esecutive), ansia, depressione, attacchi di panico sono tra i sintomi più diffusi. La fibromialgia, che pure può osservarsi in ogni fascia d’età, compare nella maggior parte dei casi tra i 35 e i 60 anni. Sono in aumento i casi fra gli adolescenti. Questa sindrome compromette, nei casi più gravi, le attività quotidiane e professionali.
Silvio Magliano – Presidente Gruppo Consiliare Moderati, Consiglio Regionale del Piemonte.
La recente decisione della Giunta comunale di Torino di procedere con la legalizzazione del centro sociale Askatasuna ha suscitato preoccupazione all’interno della Lega, come espresso dal Segretario cittadino Fabio Tassone. Sebbene riconoscendo le problematiche legate all’occupazione abusiva e agli episodi di violenza associati a Askatasuna, Tassone enfatizza la necessità di un dibattito ponderato e costruttivo che coinvolga la comunità, senza alimentare divisioni o sentimenti di contrapposizione.
Tassone ha dichiarato: “La questione Askatasuna è senza dubbio delicata e richiede un approccio misurato. È imperativo che questo tema venga affrontato nelle sedi appropriate, con il coinvolgimento attivo dei cittadini torinesi. Dobbiamo evitare di fomentare inutili tensioni che potrebbero creare ostacoli alla tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza. È fondamentale che la discussione su Askatasuna avvenga a livello di Consiglio comunale, dove tutte le voci possano essere ascoltate in un contesto di rispetto reciproco.”
Inoltre, Tassone esprime preoccupazione riguardo alle iniziative come il referendum, considerate da alcuni come strumenti di speculazione elettorale: “Ricorrere al referendum per una questione così complessa e delicata come quella di Askatasuna non dovrebbe essere la prima scelta. Questo strumento, sebbene democratico, può rischiare di diventare un mezzo per fini speculativi-elettorali anziché una reale soluzione al problema. Prima di prendere decisioni così radicali, è essenziale esplorare tutte le vie di dialogo e confronto all’interno del Consiglio comunale.”
Il Segretario cittadino della Lega invita la Giunta comunale e tutte le parti interessate a considerare un approccio più equilibrato e inclusivo, che possa garantire la sicurezza e il benessere di tutti i cittadini torinesi.
Torino Under 30 in Azione sul caso Askatasuna
DA ASSOCIAZIONE A DELINQUERE A BENE COMUNE ?
“Esprimiamo biasimo sulla delibera di giunta che avvia un percorso di millantata riconversione dell’immobile occupato dal centro sociale, di fatto condonando trent’anni di violenze e degrado.”
Ma cosa si può dire di Askatasuna nel 2024? La Cassazione ha confermato lo scorso 26 dicembre quanto già stabilito dal Tribunale di Sorveglianza di Torino circa i caratteri di lotta armata e preordinata provocazione di contrasti con le forze dell’ordine per gli attacchi ai cantieri Tav con lanci di petardi, bombe carta e artifici pirotecnici utilizzati come armi. Sarebbe proprio “la stabile struttura organizzativa” dell’ingombrante fabbricato – ormai rosso appassito dal tempo – a rappresentare il mezzo per realizzare i fini del notoriamente plurigiudicato nucleo operativo.
Askatasuna come essere mutaforma, irrompe ramificando nei contesti mediaticamente più esposti del panorama torinese. L’Università, vivaio di proseliti, zampilla di testimonianze che smascherano i propositi tumultuosi e disgregativi del centro sociale. Giacomo Pellicciaro, rappresentante degli studenti di Ateneo, già da tempo condanna la recrudescenza dei toni raggiunti che ritiene determinata dalle persistenti intromissioni di Askatasuna da sé o sotto mentite spoglie. Immediato è il riferimento alle innumerevoli associazioni collettiviste create ad hoc per quietare la smania di consenso del centro sociale come altrettanto innumerevoli sono gli episodi di violenza registrati cui lo stesso si è reso protagonista. Il 7 dicembre scorso è arrivata la condanna a 8 mesi di reclusione per sedici antagonisti per aver occupato nel maggio di due anni prima l’aula studio C1 presso il Campus Luigi Einaudi. Sempre a dicembre nella stessa cornice, questa volta il 5, in concomitanza di un volantinaggio di una lista di estrema destra, Askatasuna, servendosi di una chat comune, chiama alla riscossa un centinaio di attivisti scrupolosamente irregimentati, esperti nell’olimpionica disciplina del lancio di uova e bottiglie (rigorosamente in vetro) contro gli agenti in tenuta. Il tutto corredato da un sentito auspicio di “un’Università libera da militarizzazione e fascismo”.
Non si può proprio riempire, con tali spregiudicate semantiche, il nuovo patto di collaborazione incardinato ai sensi dell’art. 8 del Regolamento per il governo dei beni comuni urbani nella città di Torino: si tratta in questo patto (tra l’altro approvato senza il patrocinio degli allora consiglieri Pd, oggi in giunta) di “azioni di rigenerazione”, “ruolo e reciproci impegni”, “obiettivi di cura e gestione”; definiti e limitati nel successivo art. 9 da “interventi che devono comunque garantire la destinazione pubblica e comune de bene”. Ed ex-multis, l’ultimo comma secondo cui la durata del patto di collaborazione non supera i cinque anni. Diciotto pagine di Regolamento riesumate dalla Giunta per “legalizzare” l’operato degli antagonisti, risuonano come “atto gravissimo” alle orecchie di Luca Pantanella, che, continua, ignora “le migliaia di cittadini e commercianti che hanno subito abusi, soprusi, violenze e danneggiamenti.” Quindi ci troveremo di nuovo a parlare di Askatasuna nel 2029: anno in cui è anche prevista la conclusione dei lavori del tunnel Tav … parleremo nuovamente anche di questo? Boja fauss!
Coordinamento Torino Under 30 in Azione
“Che vi fossero da sempre connivenze tra la sinistra torinese e gli anarco-insurrezionalisti dei Centri Sociali non era un segreto, d’altronde la presenza di consiglieri di maggioranza e le testimonianze di vicinanza di Assessori alle manifestazioni degli anarchici di Askatasuna, non sono mai mancate. Ma, dichiarare un centro sociale occupato da decenni, che la Cassazione ha definito mosso da propositi di lotta armata attraverso la preordinata provocazione di contrasti con le forze dell’ordine, è un passo che va oltre la normale e corretta amministrazione della Città”, così Claudio Desirò, Segretario di Italia Liberale e Popolare, commenta la decisione del Comune di Torino.
“Istituzionalizzare i violenti, nascondendosi dietro presunti valori culturali legati all’antifascismo, è un insulto verso tutti coloro che credono nei valori della Democrazia e della Costituzione“, aggiunge Desirò.
“L’Amministrazione Lo Russo ha scelto il campo dell’illegalità e della violenza, di coloro che imbrattano la città e la devastano ad ogni occasione, che aggrediscono le forze dell’ordine e che teorizzano la lotta armata alle Istituzioni “, continua Desirò.
“Una scelta che non può passare inosservata contro la quale Italia Liberale e Popolare sosterrà le iniziative che verranno promosse e messe in campo a difesa della legalità, della libertà e della stessa Città di Torino“, conclude Desirò.
Autonomia differenziata: “La scuola in pericolo”
La proposta normativa elaborata dal ministro per gli Affari regionali, Roberto Calderoli, mira a mettere in pratica quanto stabilito nel terzo comma dell’articolo 116 della Costituzione. In conformità con tale disposizione, mediante un accordo tra lo Stato e la regione interessata, le regioni a statuto ordinario possono ottenere, su richiesta, specifiche forme e condizioni di autonomia in 23 settori. Si includono, dunque, anche quelle materie percepite come delicate e complesse nell’ottica di un’autonomia regionale, sia dal punto di vista politico, sia da quello economico-sociale.Salute e Istruzione sembrerebbero essere i principali soggetti delle prossime discussioni politiche. In particolare, l’articolo 8 del disegno di legge impone l’esclusione di “nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”, mentre l’articolo 9 prevede il “previo riconoscimento delle risorse allo scopo destinabili” e l’implementazione di “misure perequative e di promozione dello sviluppo economico, della coesione e della solidarietà sociale”. Questi punti sollevano molti interrogativi riguardo alle implicazioni finanziarie e alla distribuzione delle risorse in relazione all’autonomia differenziata.
Sembrerebbe, quindi, che la Scuola sia nuovamente vittima di normative altamente verticali, pressanti dal punto di vista giuridico, quasi inutili dal punto di vista educativo. Ciò che manca al Governo è una visione più ampia della Scuola, centrata su studi pedagogici e non su visioni aziendalistiche. Potremmo persino avere venti sistemi scolastici diversi l’uno dall’altro e questo è un pericolo che sembra diventare sempre più concreto poiché alle Regioni verrebbe conferita la potestà legislativa sull’intera questione. A questo proposito, viene riportata di seguito una breve intervista con un insegnante di Lingua, Letteratura e Civiltà Francese di una scuola di Torino, trasferitosi qui dalla Sicilia per lavoro, che ha preferito mantenere l’anonimato.
Professore, innanzitutto grazie per aver accettato. Partiamo subito dalla sua storia come insegnante: da quanto tempo lavora qui a Torino?
“Sono arrivato a Torino quasi dieci anni fa, in un assolato giorno di fine settembre del 2014, per svolgere la mia prima supplenza da docente precario in una scuola superiore del capoluogo piemontese. Ricordo ancora il mio arrivo in questa splendida città, carico di aspettative e di sogni per un futuro lavorativo stabile che oggi, posso dire, ha una sua compiuta realizzazione. Giungevo dal profondo Sud, dopo anni di studio intenso tra le facoltà di Lingue di Palermo e di Roma. Non posso nascondere il dispiacere e anche la rabbia, nell’aver dovuto – mio malgrado – recidere il legame quasi ancestrale con la mia terra d’origine, i miei affetti e la mia gente. Sono e sarò sempre grato a questa città che ho trovato accogliente, culturalmente stimolante e che ho scelto convintamente come mio luogo stabile di residenza”.
Una sua opinione generale su questo governo?
“Dopo una certa vis polemica che non ho mai incanalato in parole e atteggiamenti violenti e che ha caratterizzato gli anni della mia giovinezza, adesso sono in una fase della vita in cui prima di dare giudizi definitivi, osservo con molta attenzione idee, programmi e conseguenti scelte. Posso però dire che ciò che sempre di più noto nella politica di oggi, senza incappare nel timore di essere tacciato di qualunquismo, è la progressiva perdita, spero non definitiva, di valori etici e morali altissimi e universali: l’accoglienza, lo spirito di servizio, il senso di giustizia, la totale mancanza di interessi personali, il rispetto di scelte cosiddette non tradizionali, la pacatezza. Molti di questi valori sono incarnati dalle parole della nostra Costituzione che ritengo, a partire dagli anni novanta del ventesimo secolo, sempre più in pericolo. Probabilmente, in noi italiani si sta sempre più sbiadendo la caratura etica e morale dei padri costituenti. Ci si trova a fare i conti con una politica che ha sempre di più l’abitudine di alzare la voce, in un frastuono generale che non risolve di certo i problemi, ma che astutamente confonde i piani per orientare l’opinione pubblica in pericolose direzioni di cui la Storia ha inequivocabilmente già mostrato l’assurdità. Figure di politici come Giorgio La Pira, siciliano come me, o Giuseppe Dossetti, che ha poi scelto la via del monachesimo, sono ormai impensabili, ahimè”.
E per quanto riguarda il Ministro dell’Istruzione Valditara, che opinione ha finora rispetto al suo operato?
“Credo che il dicastero dell’Istruzione e del Merito sia uno dei più difficili da gestire. Sulla scuola ogni governo, di sinistra, di destra e di unità nazionale, ha legiferato e ha fatto sentire concretamente i segni della sua azione politica con il pernicioso risultato che essa risente di scelte diverse, talvolta anche contraddittorie e diametralmente opposte. In altre parole, sulla scuola e sulla cultura più in generale, è mancata e spero non manchi anche oggi una visione non improntata all’ottica dell’hic et nunc ma più lungimirante e che guardi al futuro con un approccio di tipo veramente olistico. Dalla scuola delle “Tre I” di morattiana memoria alla cosiddetta “Buona scuola” di renziana ispirazione per arrivare all’annunciata e in via di attuazione riforma dell’istruzione tecnico-professionale dell’attuale ministro, on. Valditara, la scuola sta vivendo negli ultimi vent’anni un vero e proprio terremoto con continue scosse di assestamento che non accennano a diminuire. Vorrei che i politici si confrontassero concretamente con i professionisti che nella scuola lavorano ogni giorno affinché si trovino le soluzioni più adeguate al fine di dare risposte alle reali esigenze delle studentesse e degli studenti che, insieme al Sapere, rappresentano il bene supremo della scuola e della nostra società del futuro. Se a quanto detto si aggiungono anche gli standard europei a cui occorre giustamente conformarsi, si capisce quanto sia complicata la gestione del sistema scolastico del nostro tempo”.
Veniamo ora al dunque: il disegno di legge Calderoli sembra essere il nuovo soggetto di polemiche e diatribe politiche di oggi, quali sono le sue opinioni riguardo l’autonomia differenziata?
“Rispondo in maniera molto breve. La Costituzione prevede che alcune materie siano di competenza delle regioni. La riforma del Titolo V della Costituzione, la cosiddetta Legge Costituzionale n. 3 del 18 ottobre 2001, l’ha attuata pienamente. Occorrerebbe partire da questo punto: questa legge ha realmente migliorato il nostro Paese? Se mi limito a pensare alla situazione della sanità in alcune regioni, la risposta non può che essere sconsolata. Non condivido l’idea di un’eccessiva centralizzazione dello Stato ma al contempo temo che alcune spinte centrifughe potrebbero riacutizzarsi. Penso anche “all’inanismo” di pirandelliana memoria che sembra un termine attuale nel descrivere certa classe politica. Con una scuola differenziata su base regionale, che senso avrebbero poi certe indagini oggi condotte a livello nazionale o le attività di prestigiosi enti di ricerca? Penso ad esempio alle prove I.N.V.A.L.S.I. o alle attività di ricerca educative svolte da I.N.D.I.R.E. Sono quesiti a cui i politici dovranno dare risposte reali, non elusive. Per quanto riguarda l’istruzione, credo poi che aumenterebbero i divari qualitativi tra le diverse aree del Paese con effetti deflagranti anche in settori fondamentali per il benessere economico del nostro Paese”.
Davide Scaglione Liberi! Piemonte