POLITICA- Pagina 96

Merlo: Cirio e Lorusso, ‘coesione istituzionale’. No a chi pratica la radicalizzazione

“È di tutta evidenza che di fronte alle grandi sfide che attendono Torino e il Piemonte la cosiddetta
‘coesione istituzionale’ tra il Sindaco della città capoluogo Stefano Lorusso e il Presidente della
Regione Alberto Cirio non solo è necessaria ma è addirittura indispensabile. Pena l’indebolimento
complessivo delle istituzioni da un lato e dell’intero territorio dall’altro.
Dal rilancio di una seria e credibile politica industriale al potenziamento delle grandi infrastrutture
e alla destinazione degli investimenti; dalla competitività/concorrenza con altri territori al
rafforzamento di una politica dei servizi a favore della persona e delle rispettive comunità locali.
Con il rispetto dovuto per la dialettica politica tra i vari partiti e il fisiologico confronto tra la
maggioranza e l’opposizione, è altrettanto evidente che chi teorizza, e pratica, la radicalizzazione
– anche violenta ed aggressiva – della lotta politica rischia semplicemente di non fare gli interessi
del nostro territorio. Anzi, li ostacola platealmente attraverso la logica pericolosa ed
antidemocratica della delegittimazione dell’avversario/nemico politico.
Ecco perchè, sia a destra, ma soprattutto nell’alleanza che vede riunite tutte le sinistre, si devono
rassegnare e prendere atto che senza una convinta e costruttiva ‘coesione istituzionale’ Torino e il
Piemonte saranno più deboli e meno competitivi. Per questo Lorusso e Cirio si stanno muovendo
bene e con un atteggiamento politico ed istituzionale responsabile ed intelligente”.

Giorgio Merlo, Dirigente nazionale Tempi Nuovi Popolari Uniti.

Legge elettorale, due modelli per un cittadino protagonista

LO SCENARIO POLITICO di Giorgio Merlo

Era così un tempo e resta così oggi. E sarà così anche domani. Ovvero, la legge elettorale – per quanto riguarda le dinamiche politiche – resta ”la madre di tutte le riforme”. Lo ricordava già Carlo Donat-Cattin in tempi non sospetti durante la lunga stagione della prima repubblica. Non si stancava di ripetere, lo statista piemontese, che “la presenza politica e culturale organizzata ed autonoma dei cattolici era nata con la proporzionale e sarebbe definitivamente finita con l’abolizione e il superamento della proporzionale”. E così è stato, quando ormai Donat-Cattin non era più tra di noi. Lo ha ricordato, per chi lo avesse dimenticato, nei giorni scorsi l’ineffabile Achille Occhetto in una intervista al Corriere della Sera. Dice l’ex leader comunista che la stagione post tangentopoli è stata molto importante, nonchè decisiva, perchè ha segnato “la fine dell’unità politica dei cattolici” e quindi della Democrazia Cristiana e, al contempo, ha certificato l’avvio “del bipolarismo tra destra e sinistra nel nostro paese cancellando definitivamente il centro”. Due risultati che gli ex e i post comunisti attendevano da decenni e che, finalmente, dopo il 1994 si sono concretamente avverati.
Ma, per non ripercorrere un passato persin troppo noto e conosciuto per essere ulteriormente approfondito, almeno su due elementi possiamo quasi tutti concordare se vogliamo restituire un giusto protagonismo ai cittadini/elettori nella scelta della classe dirigente politica. E questo lo possiamo dire a maggior ragione proprio adesso quando si discute, al di là del furore ideologico del neo “Fronte Popolare”, del futuro assetto istituzionale del nostro paese.
E, al riguardo, sono due le soluzioni concrete che permettono ai cittadini un rinnovato protagonismo, al di là della intera cornice della legge elettorale. E cioè, o le preferenze multiple come avveniva nella prima repubblica – perché la preferenza unica ha introdotto una pesante corruzione elettorale da un lato e ha innescato una violenta e spietata conflittualità all’interno dei rispettivi partiti dall’altro – oppure il ritorno dei collegi uninominali come prevedeva il cosiddetto “mattarellum”, ma senza alcuna lista bloccata. Sono questi, concretamente, i due modelli che garantiscono ai cittadini di potersi scegliere la classe dirigente parlamentare senza limitarsi a ratificare decisioni assunte da altri. Cioè dai capi partito. E questo, per tornare alle riflessioni di Donat-Cattin, è anche l’unico modo per cercare di fermare l’onda dei “partiti personali” e “dei partiti del capo”. Perchè quando la classe dirigente non viene più “nominata” ma viene “eletta” i partiti personali cessano d’incanto per ridare spazio e manovra ai partiti democratici, collegiali e liberali al proprio interno.
Ecco perchè il dibattito sul sistema elettorale, al di là delle tante chiacchiere sul modello istituzionale, non può più tardare. Perchè, e lo ripetiamo ancora una volta, dietro alla elezione dei futuri parlamentari in discussione c’è anche e soprattutto il radicale cambiamento del profilo organizzativo dei partiti. Ovvero, da partiti personali e del capo come sono oggi a partiti democratici e costituzionali. Com’erano, semplicemente e senza tante rivoluzioni frontiste, nella prima repubblica. E lo dico senza tentazioni o regressioni nostalgiche ma solo per un atto di realismo e di onestà intellettuale.

Aumenti per trasporti e rifiuti. Intervista ad Andrea Russi (M5S)

Consigliere comunale, capogruppo a Palazzo Civico del Movimento 5 stelle  
Abbiamo tutti avuto modo di leggere, nelle ultime settimane, le notizie relative ai vari aumenti in tema trasporti e rifiuti.
Abbiamo così intervistato una fra le voci del consiglio comunale di Torino più altisonanti che si sono espresse in merito , Andrea Russi, in rappresentanza del Movimento 5 Stelle.

1. Alla vigilia dell’estate, si prevede un afflusso turistico rilevante e abbiamo appreso  la notizia della chiusura, per lavori di manutenzione, della metropolitana. Non sembra un po’ un paradosso? 

Una Città che vuole davvero aprirsi al turismo anche nei mesi in cui, storicamente, ha sempre visto un minor afflusso di visitatori non può chiudere la metropolitana ad agosto, per la seconda estate consecutiva, è irrispettoso.

Oltre a dare un pessimo servizio ai tanti turisti che scelgono Torino come meta per le proprie vacanze, si creano notevoli disservizi ai tanti cittadini che ad agosto lavorano e a coloro che devono raggiungere la zona ospedali.

Durante la consueta diretta Radio del martedì, il Sindaco ha dichiarato, che la Metro1 di Torino dispone di una “tecnologia vecchia di quasi 30 anni”. A onor del vero, le prime 3 linee di metropolitana di Milano furono inaugurate nel 1964 la prima, nel 1969 la seconda, e nel 1990 la terza, eppure non si riscontrano mai fermi di 1 mese intero  per 2 estati consecutive.

Quand’è che Lo Russo dirà la verità sul fermo della Metro1 e sui ritardi per il prolungamento per Cascine Vica?

Il sospetto è che dietro alle dichiarazioni sulla necessità di fare dei lavori si nasconda una certa incapacità gestionale. Mai vista in nessuna città al mondo la metro chiusa per ferie. E hanno pure aumentato i biglietti.

2. Dal 1 luglio, infatti, è scattato l’aumento delle tariffe per il trasporto pubblico. Può spiegarci i reali motivi a fronte di un servizio definito dai passeggeri ‘inefficiente’? 

L’aumento del costo del biglietto GTT è l’ennesimo salasso per i torinesi da parte di una giunta che in meno di tre anni ha aumentato tutte le tasse che avrebbe potuto aumentare.
Non si può e non si deve chiedere ai torinesi questo ulteriore sacrificio economico senza prima migliorare la qualità del servizio offerto che, al momento, appare scadente ed è oggetto di quotidiane segnalazioni, dai ricorrenti ritardi nei passaggi dei bus e dei tram, ai bus sovraffollati, alle scale mobili che non funzionano, alle macchinette per il pagamento digitale a bordo spesso fuori servizio.

Se a fronte di questi disagi i cittadini sono sempre meno propensi ad utilizzare il mezzo pubblico per spostarsi, qualsiasi aumento tariffario costituirebbe un ulteriore incentivo ad usare l’auto, aumentando congestioni ed inquinamenti ed andando in direzione contraria agli obiettivi climatici oggi ineludibili.

Ci auguriamo che l’annuncio di questi aumenti non venga utilizzato come alibi per proporre nuovamente la privatizzazione dell’azienda.

3. Sempre in tema di aumenti, anche la tassa sui rifiuti domestici – la Tari – ne è soggetta. Il motivo, secondo lei?  

Sono tante le strade che si sarebbero dovute percorrere, prima di arrivare all’aumento sulla TARI del 6,67%

In primis si sarebbe dovuto proseguire il percorso virtuoso che ha portato, nel quinquennio precedente all’amministrazione Lo Russo, ad un forte incremento della percentuale di raccolta differenziata, dal 42,8% al 53,3%.

Ricordiamo infatti che ogni rifiuto riciclato rappresenta un guadagno, mentre ogni rifiuto incenerito rappresenta un costo.

Dal 2016 la progressione annuale è stata infatti del  +2%, +1,3%, +1,7%, +2,8%, +2,8%. Fondamentali, per raggiungere questo risultato, sono state le ecoisole.

Poi si è insediata la Giunta Lo Russo e la raccolta differenziata ha subito un fortissimo rallentamento, fermandosi al 54,4%, nel 2022, ed è notizia recente che l’inceneritore del Gerbido brucerà più rifiuto, grazie ad un’ulteriore linea di incenerimento.

Non si è fatto praticamente nulla nemmeno su altri fronti: premialità per i cittadini e le attività virtuose, introduzione della tariffazione puntuale, educazione al riciclo, accertamenti fiscali, progetti con i consorzi dei rifiuti, ridefinizione del contratto di servizio con Amiat.
C’erano tutte le condizioni per evitare questo aumento.

4. Il movimento 5 stelle come si pone di fronte a queste iniziative del Comune di Torino? 

Ovviamente siamo contrari a questi aumenti, anche perchè a nostro giudizio non è stato fatto abbastanza per evitarli e gli stipendi dei torinesi non hanno subito alcun adeguamento all’inflazione.

Per quanto riguarda la Tari, per esempio, ci sono attività di ristorazione che pagheranno migliaia di euro in più in seguito a questo aumento.

Confesercenti ha calcolato che per ogni 100 mq un ristorante pagherà 235 euro in più rispetto all’anno precedente, un bar 118 euro in più, così come i ristoranti che, attualmente, pagano già 10mila euro l’anno.

CHIARA VANNINI

Dl Agricoltura. Ruffino (Az): fiducia immotivata, non risolve principali criticità

“Questo decreto ha la caratteristica di un omnibus in miniatura. Ci troviamo di tutto: dall’agricoltura alla pesca, dai vigili del fuoco alle aree di crisi piuttosto che la ex Ilva. L’apposizione della fiducia è assolutamente immotivata. Si conferma poi un problema di rapporti tra esecutivo e Parlamento: il Parlamento avrebbe il compito di legiferare ma ormai non svolge più questa funzione, ridotto al ruolo di passacarte, con anche gli ordini del giorno stravolti. L’imbarazzo è forte in tutti i gruppi, pure in quelli di maggioranza”. Lo ha detto Daniela Ruffino, deputata di Azione-Per, annunciando il voto contrario del Gruppo alla questione di fiducia posta dal Governo sul Dl Agricoltura. “Nel merito – ha aggiunto – il provvedimento prevede grandi opere contro la siccità ma solo per alcune regioni: Emilia Romagna, Lazio, Piemonte, Lombardia, Trentino Alto Adige e Veneto. Manca una strategia idrica nazionale per la ricerca di soluzioni in termini di ottimizzazione e gestione della risorsa idrica. Mancano le azioni meno costose e più velocemente realizzabili, come la costruzione di vasche di accumulo dell’acqua piovana. Manca una tutela reale delle piccole imprese, quelle che combattono contro la brucellosi, la xylella, la peste suina, alle prese con una burocrazia che porta via loro tempo e risorse. Mancano controlli contro la piaga del caporalato, lo sfruttamento, l’assenza di tutele, e per il rilancio di un’agricoltura etica e solidale. Insomma – ha concluso Ruffino – si conferma l’assenza di strategia nel governo con un provvedimento che non risolve le principali criticità”.

Gianna Pentenero presidente del Gruppo Pd

 I neoeletti Consiglieri regionali del Partito Democratico, nella riunione svoltasi ieri, hanno indicato come Presidente del Gruppo la candidata alla Presidenza della Regione Gianna Pentenero.

“Il ruolo che mi è stato affidato – commenta Gianna Pentenero – è la prosecuzione dell’impegno che ho profuso in campagna elettorale. Ringrazio i colleghi per avermi, ancora una volta, accordato la loro fiducia. Il Partito Democratico porterà avanti un’opposizione seria, responsabile e inflessibile e attraverso proposte alternative e concrete costruirà nei prossimi cinque anni le basi per tornare al governo della Regione”.

“Un sincero in bocca al lupo a Gianna Pentenero per il suo nuovo incarico di Presidente del Gruppo consiliare del PD. I piemontesi si aspettano da tutti noi un’opposizione intransigente e costruttiva a partire dai temi che hanno caratterizzato il lavoro degli ultimi anni e la campagna elettorale come la difesa della sanità pubblica” dichiara il Segretario Regionale del Partito Democratico, Domenico Rossi.

“Con Gianna, le colleghe e i colleghi consiglieri – aggiunge Rossi – ci sarà un lavoro comune che terrà insieme le attività del gruppo e quelle del partito nelle istituzioni e sul territorio. Insieme alle altre forze di opposizione abbiamo il compito e sentiamo fortemente la responsabilità di costruire un’alternativa che torni a governare la nostra regione”.

Giachino: “Tutta Torino appoggi Urso sul rilancio dell’auto”

“Chi vuole stare in mezzo tra Tavares e Urso fa un danno a Torino e al Paese.
 
Molto bello l’intervento del Ministro dello Sviluppo Economico Urso alla manifestazione del 125* anniversario della nascita della FIAT che ha giustamente ricordato quanto il Paese sia stato unito attorno al rilancio della FIAT nel dopoguerra.
Dal Sindaco Peyron al Presidente della Provincia Grosso , tutta Torino e tutto il Paese fece la sua parte perché il Paese ripartisse dopo le distruzioni della guerra. Attorno alla FIAT , la fabbrica delle fabbriche, nacquero tante aziende dell’indotto e grazie alle autostrade e ai trafori autostradali ci fu il boom economico e l’aumento del benessere. Gli operai del cuneese o del Sud poterono far studiare i propri figli ed erano in grado di acquistare l’auto che producevano.
Torino divenne la capitale industriale del Paese.
Non aver difeso l’industria dell’auto e’ stato un errore grave, delle amministrazioni comunali di Torino, non aver fatto nulla di fronte al calo della produzione di auto dal 1.900.000 dell’epoca Ghidella, l’ultimo grande manager del settore , alle 460.000 vetture prodotte in Italia lo scorso anno ha rappresentato un caso di distruzione industriale unico in Europa.
Ora con i soldi del fondo Giorgetti nato da una mia iniziativa sfociata nella Mozione Molinari, la grande scelta del Governo Meloni di usare quei fondi per riportare la produzione a 1 milione di auto l’anno, salvando così l’indotto.
Ecco perché Torino, dal sindacato al Comune , dai partiti alla Chiesa dovrebbero sostenere il Piano del Ministro Urso, l’unico che può rilanciare Mirafiori e tutto il settore auto come abbiamo fatto per la TAV.
 
Mino Giachino 
Responsabile piemontese trasporti di FDI

Autonomia, lettera della Regione alla Meloni

Il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, e l’assessore regionale all’Autonomia, Enrico Bussalino, hanno firmato oggi la lettera indirizzata al presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni, e al ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli, in cui si chiede la riapertura di un dialogo costruttivo e proficuo, avviato dal Piemonte già dal 2018, sul tema dell’Autonomia differenziata per la Regione Piemonte.

Un passo decisivo per il Piemonte, nell’ottica di migliorare l’efficienza amministrativa e rispondere in maniera più efficace alle esigenze dei cittadini e delle imprese.

“L’autonomia regionale rappresenta una sfida importante – sottolinea l’assessore Enrico Bussalino -. Immaginiamo l’autonomia come un mezzo per migliorare i processi amministrativi e snellire gli iter burocratici, che spesso rappresentano un ostacolo per i cittadini e le imprese. Siamo convinti che un dialogo costruttivo con il Governo possa portare a risultati concreti e benefici per tutta la comunità.”

La lettera invita anche alla costituzione di un tavolo negoziale per discutere le modalità di attuazione e le tempistiche della riforma, con particolare attenzione alle materie in cui non è prevista la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni (LEP), in conformità con la legge recentemente approvata.

Kiev, Desirò: “Silenzio assordante delle sinistre”

Se da un lato, nonostante le mai celate posizioni filorusse leghiste, l’attuale Esecutivo continua a tenere il punto fermo nel sostegno all’Ucraina, con la Presidente del Consiglio Meloni che si augura un maggior impegno della Nato, dal lato delle opposizioni del centrosinistra populista perdura l’atteggiamento ambiguo, tanto che nessuna voce autorevole dei partiti di quell’area ha preso una posizione netta di condanna contro l’atto criminale che ha portato al vergognoso attacco dell’ospedale pediatrico di Kiev”, così Claudio DesiròSegretario di Italia Liberale e Popolare, commenta il silenzio assordante del centrosinistra.

“Nonostante il centrodestra al Governo abbia sempre votato compatto a favore degli aiuti all’Ucraina, da due anni la sinistra parlamentare narra di una maggioranza divisa sul confitto russo-ucraino, quando è proprio il centrosinistra a dividersi ad ogni occasione, tra le astensioni del pd ed i voti contrari di cinque stelle e sinistra radicale“, aggiunge Desirò.

“Anche davanti alle immagini di bimbi colpiti deliberatamente dal satrapo russo, il centrosinistra tace o quasi: ad eccezione di un post generico sul profilo Instagram del gruppo degli Eurodeputati PD e di un’ancora più striminzito articolo sul blog Pentastellato, il silenzio è assordante e l’imbarazzo dovrebbe essere crescente”, continua Desirò.

“Questa è l’ulteriore dimostrazione della narrazione distopica di un centrosinistra in crisi di valori ed idee: in 24 ore ha gridato allo scandalo per la nascita di un gruppo parlamentare europeo, “i patrioti”, definendolo un favore a Putin, ma parallelamente non proferisce parola di condanna quando lo stesso leader russo commette deliberatamente un atto, definito anche dall’ONU, come crimine di guerra”, conclude Desirò.

Giachino: “La Tav anche per i passeggeri”

Intervenga su Macron e in Europa la Presidente Meloni
A proposito della richiesta francese di dedicare la TAV solo alle merci l’ex sottosegretario ai trasporti Giachino chiede alla Meloni di intervenire su Macron. Per un futuro Green occorre ridurre traffico passeggeri e merci su gomma e trasferirlo su rotaia. La TAV portando merci e Passeggeri rilancerà logistica e turismo dei territori attraversati.
Le Alpi per l’Italia sono una priorità. Dalle Alpi passano 2/3 delle nostre esportazioni e tanto PIL. Troppo importante per le ricadute sulla nostra economia e per un futuro green, spostare il 50% del traffico merci e passeggeri dalla strada alla rotaia. I ritardi sono costati miliardi di PIL alla economia torinese e valsusina. Questa posizione francese va contestata al massimo livello e immediatamente perché non danneggia solo la nostra economia ma anche quella europea.
Mino GIACHINO 
SITAV SILAVORO 
Responsabile piemontese trasporti e logistica FDI