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MUSEI. BOETI (PD): “SE TORINO CREDE ANCORA NELLA CULTURA, LA GIUNTA RITIRI I LICENZIAMENTI”

Il licenziamento di 28 dipendenti della Fondazione Torino Musei, tra cui tre del Museo Diffuso della Resistenza, è una notizia grave che ci riempie di amarezza e che risulta in netto contrasto con l’immagine di Torino nell’ultimo decennio, una città che ha saputo investire in cultura e turismo, reagendo alla crisi manifatturiera. Se l’attuale amministrazione comunale ritiene che la cultura rappresenti ancora un investimento, allora i 28 dipendenti non possono essere licenziati. Una soluzione può e deve trovarsi.

Nino BOETI

Vice Presidente Consiglio Regionale del Piemonte

Presidente Comitato Resistenza e Costituzione

Rifondazione organizza l’assemblea

Martedì 19 dicembre, ore 20,30 assemblea provinciale a Torino, auditorium Cecchi Point, Via Antonio Cecchi, 17

Abbiamo accettato la sfida! Costruiamo una lista popolare per le prossime elezioni politiche

Niente e nessuno potrà più fermarci. Siamo giovani e meno giovani, studenti, lavoratori e lavoratrici, disoccupati/e, precari, pensionati, cittadini italiani e immigrati che ogni giorno sono costretti a scontrarsi con politiche che hanno impoverito e reso più ingiusto il nostro paese e con esso la nostra esistenza. Ma oltre a ciò siamo anche quelli che oltre a non cedere alla rassegnazione vogliono dare una risposta di democrazia reale, di lotta, di cambiamento. Lavoriamo per unire tutti coloro che vogliono resistere a questa avanzante barbarie, invisibili per i media, ma presenti nella resistenza sui luoghi di lavoro, nelle lotte sociali, nei movimenti contro il razzismo, per la democrazia, i beni comuni, la giustizia sociale, la solidarietà, la pace. Che si batte, dopo averla difesa, per l’attuazione della Costituzione nata dalla Resistenza. Che si batte contro il pensiero unico neoliberista e le politiche di austerità che hanno devastato la condizione di esistenza di milioni e milioni di persone. In previsione delle prossime elezioni politiche abbiamo deciso di costruire una lista popolare che lavori, per l’oggi e per il domani, per un’alternativa di società in netta discontinuità con politiche sostanzialmente indistinguibili, siano esse di centrodestra, centrosinistra o M5S. Nostro obiettivo ridare “potere al popolo” contro i rituali di palazzo che vedono le stesse persone che hanno affossato le classi popolari di questo paese candidarsi – un vero e proprio paradosso – a rappresentarci. Domenica 17 dicembre a Roma ci sarà una grande assemblea per lanciare la lista. Lo stesso faremo a Torino, martedì 19 dicembre, ore 20,30, al Cecchi Point, 17 dando seguito alla prima affollata assemblea – ben oltre 200 persone – che abbiamo già tenuto. Adesso si parte per davvero! Partecipiamo numerosi alla seconda assemblea di Torino.

Potere al Popolo – Torino

Un tram chiamato desiderio

Il Sindaco Chiara Appendino ed il Presidente di GTT (Gruppo Trasporti Torinesi) non solo non reggono il confronto con i grandi Vivien Leigh e Marlon Brando, interpreti del famoso film, ma non so se riusciranno a reggere nemmeno quello ben più importante, per le sorti dell’azienda tramviaria, con i sindacati il prossimo 27 dicembre. L’incontro dovrebbe, forse, fare chiarezza sui conti e sul futuro di GTT. In questi ultimi anni il balletto di cifre sui conti e sul deficit di GTT è diventato sempre più pericoloso. Sono oltre 150 milioni i debiti complessivi, come si dice nei corridoi dei “palazzi” torinesi: ma quanti sono i crediti verso gli Enti locali? Il disallineamento (differenza tra i debiti ed i crediti ) verso e da Città , Regione e Città metropolitana, a quanto ammonta? Resterà pubblica, come sostengono il Sindaco e la sua maggioranza oppure entreranno i privati come propone la Regione? Queste sono le principali, ma non le sole domande che i quasi cinquemila dipendenti ed i torinesi si fanno. Personale che con scioperi e manifestazioni segnala la preoccupazione per il proprio futuro e per il ventilato, ma mai confermato, piano di “lacrime e sangue” che prevederebbe una riduzione dei livelli occupazionali di quasi cinquecento unità tra mancato turn over, licenziamenti ed esternalizzazioni per quasi il 20% dei chilometri serviti. Questo sarebbe il triste epilogo di un’azienda piegata ed occupata dai Partiti, spesso con consigli di amministrazione e manager inadeguati ed in qualche caso voraci. Con personale iperpoliticizzato e con alcuni aspetti deteriori della presenza sindacale. Per ora sono garantiti stipendi e tredicesime, mentre per il futuro si vedrà. Mercoledì ventisette dicembre, oltre che giorno di paga, vedremo se sarà anche il giorno della verità sui conti dell’azienda GTT, ma ancora di più sui suoi lavoratori e dei milioni di cittadini trasportati. E’ proprio il caso di dire “tessera alla mano e denaro contante”.

Osvaldo Napoli, Gtt: “Giunta di salvezza cittadina”

 La mancata firma del Bilancio consolidato da parte dei Revisori dei Conti fa accendere l’allarme rosso sulla salute delle finanze comunali. Non voglio credere che la città di Torino sia destinata al fallimento perché fra chi l’ha amministrata e chi ora la amministra è in atto una logorante campagna di accuse e di controaccuse. La vicenda GTT, con un buco di bilancio cresciuto nottetempo di 25 milioni, è in qualche modo emblematica. Il sindaco Appendino si dice contenta per non aver dato soddisfazione a chi la sollecitava a chiedere il pre-dissesto finanziario ma, a ben vedere, il pre-dissesto, senza interventi radicali e senza un cambio di passo dell’amministrazione, rimane un’opzione sempre in piedi. So di essere monotono, ma io continuo a non vedere alternative alla mia proposta di convocare un tavolo con tutte le forze politiche perché ciascuno si assuma precise e dirette responsabilità per arrivare a una giunta di “salvezza cittadina”. Ci sono le elezioni politiche alle porte, e i partiti sono tutti mobilitati per scambiarsi sguardi feroci nel mercato del consenso elettorale. Se così fosse, a pagarne il prezzo sarà Torino e i torinesi. Mai come in questa circostanza PD e M5s dovrebbero dare prova del loro attaccamento alla città mettendo da parte una rivalità che, al momento, ha portato solo danni a Torino. Forza Italia è un partito sempre più radicato nelle istituzioni perché è nelle istituzioni che si tutelano gli interessi generali.

 

 Osvaldo Napoli, capogruppo di Forza Italia al Comune

Studenti catalani sotto la Mole

Nei giorni scorsi il Movimento Universitario Piemontese ha incontrato gli studenti catalani presso il Campus Einaudi dell’Università degli studi di Torino, in seguito all’incontro promosso da un gruppo studentesco e ostacolato dall’Università stessa, perché ‘mancanti le informazioni sufficienti’. Il MUP è voluto intervenire per dare il proprio sostegno degli studenti catalani coinvolti, che pacificamente hanno esposto le loro ragioni davanti a un gruppo nutrito di universitari torinesi. Ha lasciato abbastanza perplessi che un tempio del sapere come può esserlo un’università, abbia negato un dibattito organizzato da studenti per studenti avvenuto tra l’altro, in modo del tutto pacifico e costruttivo. Il MUP ha ritenuto doveroso sottolineare come ora più che mai, le università debbano essere custodi e trasmettitrici di un sapere il più disinteressato possibile, oltre che svincolato da ideologie politiche: solo un sapere neutrale può portare a una conoscenza universale. “Abbiamo voluto essere presenti a questo incontro da una parte perché sosteniamo la causa catalana supportata dall’esito democratico del referendum e dal diritto internazionale, dall’altra perché difendiamo il diritto di espressione che dovrebbe essere alla base di ogni confronto sull’attualità. Per questo il nostro motto è ed è stato: ‘non condivido le tue idee, ma mi batterò fino alla morte affinché tu possa esprimerle'”: Queste le parole del portavoce del gruppo Alessio Ercoli.

Movimento Universitario Piemontese

Lavoratori in lotta denunciati dall’Embraco. Locatelli (Prc): basta angherie. I posti di lavoro non si toccano

Guai a ribellarsi al rischio di perdere il posto di lavoro. Se lo fai, se protesti, se manifesti ai cancelli dalla fabbrica vieni denunciato. Così ha fatto Embraco di Chieri (To), azienda produttrice di compressori per frigoriferi,  nei confronti dei lavoratori in lotta per difendere il proprio posto di lavoro. “Un atteggiamento vergognoso, una vera e propria angheria che merita una risposta ferma da parte di tutto il territorio” sostiene Ezio Locatelli, segretario provinciale di Rifondazione Comunista di Torino. L’azienda torinese, controllata da Whirlpool Corporation, una multinazionale statunitense particolarmente attiva in acquisizioni e dismissioni aziendali, ha da tempo dato segnali di disimpegno per quanto riguarda la tenuta produttiva e occupazionale in loco. Da qui la lotta a oltranza dei 537 lavoratrici e lavoratori che protestano, giustamente, contro il rifiuto aziendale di fornire risposte e garanzie riguardo le prospettive produttive e occupazionali. Oggi, a Roma, le lavoratrici e i lavoratori manifestano e chiedono che il governo si faccia carico di un intervento risolutivo. Dice Locatelli: “occorre segnare una svolta dopo troppe parole al vento. Fintanto che non ci sono impegni precisi sul piano occupazionale l’Embraco non può pensare di disporre liberamente del sito aziendale di Chieri. Non spetta solo ai lavoratori e alle lavoratrici, a cui va la solidarietà di Rifondazione Comunista, condurre la lotta in tal senso. Spetta a chi ha responsabilità politiche e istituzionali mandare un segnale chiaro e inequivocabile che l’Embraco non può pensare di fare e disfare a proprio piacimento un’azienda che peraltro non ha mancato in più occasioni di incassare una montagna di finanziamenti pubblici”.

Tre populismi a confronto

di Giorgio Merlo

La prossima campagna elettorale, come del resto tutte le campagne degli ultimi 25 anni, sara’ giocata piu’ sulla demonizzazione dell’avversario che non sulla centralita’ del proprio progetto di governo. Del resto, da quando la politica ha cessato di essere un confronto di merito ma solo e soltanto uno scontro tra “capi”, e’ persin scontato rilevare che il tanto declamato merito, o programma che dir si voglia, e’ destinato a passare in secondaria importanza. Ma, accanto a questa considerazione, non possiamo non rilevare che l’irruzione del cosiddetto “populismo” e’ destinato a segnare in profondita’ il cammino e forse lo stesso esito della ormai prossima campagna elettorale. Ora, come quasi tutti gli osservatori e i politologi rilevano quotidianamente, ci troviamo di fronte a 3 populismi. 3 populismi diversi m complementari d accomunati dalla concreta modalita’ del nuovo modo di far politica. Una modalita’ inaugurata in modo ufficiale nella campagna elettorale del 1994 dall’allora trionfante Berlusconi e poi seguita, seppur in modo meno forte, negli anni seguenti sino a diventare strutturale nell’attuale fase storica e politica italiana. Certo, l’approccio populista e’ la conseguenza diretta del profondo cambiamento dei partiti politici. Quando un partito, come ad esempio il Pd, si trasforma da “partito plurale” a “partito personale’, l’ormai famoso “Pdr”, e’ quasi naturale che cambi profondamente anche il messaggio e la modalita’ concreta con cui viene trasmesso quel messaggio elettorale. E’ un fatto quasi scontato, appunto. Ora, come dicevo all’inizio, ci troviamo di fronte a 3 populismi con cui si deve fare i conti. Diversi tra di loro ma accomunati dallo stesso modo di far politica. C’e’ quello piu’ scientifico del movimento 5 stelle e del suo fondatore Grillo. Una modalita’ politica che ha contrassegnato questo partito/movimento sin dalla sua nascita. Nessuna mediazione, nessun rapporto con l’articolazione della societa’ – i cosiddetti corpi intermedi – e soprattutto la delega totale al suo “capo” nella trasmissione del messaggio politico ed elettorale.

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Poi c’e’ la versione piu’ tradizionale e adesso anche un po’ piu’ istituzionale del centro destra a traino berlusconiano. Anche qui si tratta di una modalita’ politica che trae le sue origini culturali da un approccio sostanzialmente populista. La famosa, e ormai storica, “discesa in campo” del ’94 e l’identificazione del “capo” con il suo popolo e viceversa. E poi c’e’ il populismo renziano, quello “dell’uomo solo solo al comando”. Ultima versione del “partito personale” o del “partito del capo”. Un populismo che, come gli altri, si basa esclusivamente sulla centralita’ del capo partito e che vince o perde a seconda della popolarita’, della credibilita’ e della simpatia che sprigiona il capo. Appunto. Ecco perche’, di fronte 3 populismi – ripeto, diversi ma simili nella modalita’ concreta del far politica – che si fronteggeranno in vista della prossima campagna elettorale, non guasta se ci sono anche formazioni politiche che, pur facendo propaganda come tutti gli altri, cerca di riportare le lancette della politica attorno a parole d’ordine che nella nuova stagione populista sono quasi scomparse. O sono state momentaneamente archiviate dalla vulgata corrente. Penso, ad esempio, alla nuova formazione della sinistra democratica e di governo di Pietro Grasso, Liberi e Uguali”. Un modalita’ che cerca di riproporre un metodo imperniato sul rispetto dell’avversario, sul confronto programmatico e politico e, soprattutto, sul ruolo di guida del progetto politico rispetto alle capacita’ salvifiche e miracolistiche del “capo”. Forse e’ ancora possibile invertire la rotta. E anche da questa campagna elettorale possono partire segnali concreti e tangibili capaci di riscoprire una politica progettuale ragionata, pensata, elaborata e trasmessa educatamente ai cittadini. Sempre nel rispetto degli avversari e con l’obiettivo di ridurre le distanze tra il “paese reale” e il “paese legale”. Perche’, alla fine, forse, e’ consigliabile che in politica ritornino i “leader” facendo a meno per un po’ di tempo dei “capi”. Per dirla con Mino Martinazzoli.

“L’ITALIA AL VARCO: TRA POPULISMI E PROPOSTE CONCRETE”

Nuovo appuntamento dell’Associazione Nuova Generazione: incontro con il Professor Luca Ricolfi (Università degli Studi di  Torino) al Teatro Alfa di via Casalborgone 16/I (ore 21.00) sul presente  e sul futuro dell’Italia.

Quale futuro (politico, ma non soltanto politico) per l’Italia? Se ne  discuterà martedì 12 dicembre (ore 21.00) con il Professor Luca Ricolfi,  sociologo e docente di Analisi dei Dati presso l’Università degli Studi  di Torino. Il nuovo incontro promosso dall’Associazione Nuova  Generazione per il Bene Comune ha un titolo significativo e pregnante,  “L’Italia al varco: tra populismi e proposte concrete”. L’appuntamento è  al Teatro Alfa di via Casalborgone 16/I. Porteranno i loro saluti Silvio Magliano, Consigliere del Comune di  Torino e della Città Metropolitana, e Giampiero Leo, Vice Presidente del  Comitato Regionale per i Diritti Umani nonché Consigliere d’Indirizzo  della Fondazione CRT. Modereranno l’incontro Bruno Foresi e Giulio Calabrese, Vice Presidenti  dell’Associazione Nuova Generazione per il Bene Comune. Al termine  dell’incontro è previsto un piccolo rinfresco per gli auguri di Natale.

Serata a ingresso libero previa prenotazione tramite il seguente modulo:
https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSeWoyaBvsinJhAVfUenuCYKM7T9-1MZFTl3wI_xXXdGH632ng/viewform.

Campo nomadi, le reazioni politiche

L’assessore all’Ambiente del Comune di Torino, Alberto Unia:

“Non esistono soluzioni semplici né immediate a problemi complessi, ma a differenza di chi oggi cerca la polemica strumentale dopo aver fatto finta di niente per anni, sottovalutando il problema, questa amministrazione ha dimostrato con i fatti di voler superare i campi rom nell’interesse del quartiere, dei cittadini e di tutto il territorio”.

 Osvaldo Napoli, capogruppo di Forza Italia al Comune:

 L’ennesima aggressione partita dal campo nomadi di via Germagnano contro un operaio di Amiat segnala, dopo analoghi precedenti episodi, l’urgenza per la giunta Cinquestelle di assumere una soluzione radicale sulla presenza di quel campo. Invocare un intervento del prefetto e una vigilanza rafforzata delle forze dell’ordine, come chiede la M5s, è senz’altro utile ma certo non risolutivo. La soluzione può venire soltanto da un’assunzione di responsabilità piena da parte della Giunta comunale, l’unico organo titolato per dare una risposta amministrativa. 

 
Silvio Magliano, capogruppo Moderati:
  
L’obiettivo dichiarato ai quattro venti in campagna elettorale era il superamento dei Campi Nomadi. La realtà dopo un anno e mezzo di Amministrazione Cinque Stelle sono le sassaiole che feriscono le Guardie Giurate, come appena successo in via Germagnano. Non è un caso. La realtà dei Campi Rom della nostra città è la perfetta, plastica fotografia degli effetti che si producono quando un problema è sottovalutato o ignorato per anni. 
 
Baracche, cumuli di immondizia, l’odore acre dei fumi tossici che persiste nell’aria rappresentano una situazione indegna di un paese civile. Ma la Giunta non affronta il problema: il senso di impunità si diffonde, i comportamenti violenti e delinquenziali aumentano di conseguenza, in un circolo vizioso che non si interrompe. Ed è significativo che Amiat abbia dovuto affidarsi, per provare a contenere i rischi per sé e per i propri dipendenti, a un servizio di vigilanza privato. 
 
Le responsabilità della politica sono palesi, sia da parte delle precedenti Amministrazioni sia da parte dell’attuale (quali le misure messe in atto, a parte un regolamento che è la brutta copia del precedente?). Le conseguenze sono evidenti in termini di degrado e mancanza di sicurezza. Questa Giunta ammetta almeno, pubblicamente ed esplicitamente, che non sarà in grado di superare i Campi Nomadi entro il proprio mandato, come troppo precipitosamente promesso.