POLITICA- Pagina 584

L’eredità di don Sturzo a sessant’anni dalla morte

L’8 agosto 1959,  sessant’anni fa , moriva a Roma all’età di ottantasette anni don Luigi Sturzo, il cui   pensiero risulta quanto mai attuale.

Ci preme ricordare in questa occasione solo uno dei suoi tanti articoli, per darvi un piccolo assaggio delle sue idee sul Mezzogiorno e la politica italiana, sul programma del risorgimento meridionale.

“Lasciate che noi del meridione possiamo amministrarci da noi, da noi designare il nostro indirizzo finanziario, distribuire i nostri tributi, assumere le responsabilità delle nostre opere, trovare l’iniziativa dei rimedi ai nostri mali” scriveva.

Era il 1901 quando La Croce di Costantino pubblicò quest’articolo di Luigi Sturzo, fondatore del Partito popolare e meridionalista convinto che, solo attraverso lo sviluppo di un largo decentramento, il Mezzogiorno avrebbe potuto trovare la via del riscatto. Il forte senso geopolitico di Sturzo lo rese ben cosciente del carattere differenziato e composito delle regioni d’Italia.

“La regione in Italia è un fatto geografico, etnografico, economico e storico, che nessuno potrà mai negare. L’Italia è lunga e stretta, si allarga al nord lungo la catena alpina che la protegge e la incorona; si sviluppa nelle colline e pianure padane fino all’Adriatico; si stende verso il sud con la dorsale appenninica che la divide in zone adriatiche e tirrene, si va a bagnare nello Jonio, arriva con la Sicilia al mare africano, e con la Sardegna fronteggia a distanza le Baleari. La storia ci ha plasmati in mille modi, dando a ciascuna zona la sua caratteristica, la sua personalità, una e multipla allo stesso tempo”.

Va detto che Sturzo non rifiutò mai l’unità d’Italia che considerò sempre come un risultato positivo che doveva essere raggiunto prima, però questo non lo indusse a risparmiare delle critiche ai limiti dell’unificazione. E tanto per cominciare, per lui vi erano tante storie delle varie parti dell’Italia, più che una storia d’Italia. Le differenze tra Nord e Sud erano abissali nel momento dell’unificazione e queste non furono ridotte. Secondo Sturzo l’unità d’Italia fu soprattutto una occupazione ed una omogeneizzazione, un tentativo fallito di esportare al sud un modello del Nord. In definitiva si ebbe l’ “uniformità” piuttosto che l’ “unificazione”. Nel 1926 Sturzo parlava di “piemontesizzazione dell’Italia”, di “centralismo burocratico”, di stampo francese al posto del federalismo e/o regionalismo di stampo anglosassone.

Uno degli errori più gravi di quel tempo, i cui effetti deleteri si risentono ancora, fu l’esagerato criterio di unificazione che fu trasformato in quello di uniformità. (…) Tutto ciò fu detto piemontesizzazione dell’Italia”.

“Avevano voluto tagliare alle radici le tradizioni comunaliste e le vitalità regionali; avevano bandito dalla nuova vita ogni ricordo religioso-cattolico intimamente legato alle manifestazioni di pensiero, di tradizione e di arte italiana; avevano accentrato ogni vitalità nel governo e nel parlamento, che divenivano anche centro di intrighi e di affarismi; e non si accorsero di aver tolto una delle forze vitali del nuovo regno”.

E In un altro scritto riferisce che “L’Italia non poteva trovare una misura unica, che creasse una metropoli per tutta la sua lunga linea, dalle Alpi al Lilibeo: doveva imitare l’Inghilterra non la Francia, e dare dinamismo legislativo alle sue forze varie, non la forza statica dei suoi regolamenti”.

Rafforzato anche dalle esperienze di amministratore locale, l’autonomismo resta un punto nevralgico del pensiero politico di don Sturzo che nel 1921 a Venezia, in occasione del terzo congresso dei popolari, lancerà in modo compiuto l’idea di regione come ente con autonomia legislativa e finanziaria.

Ma questo non gli impedisce di muovere dure critiche alla scarsa convinzione con cui la Costituzione del 1947 aveva riconosciuto le prerogative legislative regionali. In particolare il sacerdote siciliano polemizza per l’esclusione tra le materie di competenza regionale dell’industria e del commercio, settori cruciali per lo sviluppo sui quali soltanto la conoscenza del territorio delle istituzioni locali, secondo Sturzo, consente di pianificare efficaci politiche d’incentivo e di sostegno infrastrutturale senza mai cadere, però, nell’assistenzialismo pubblico.

La politica economica è, infatti, un aspetto fondamentale del regionalismo di don Sturzo. Il suo è insieme un federalismo storico, che vede nelle regioni italiane una realtà vivente e insopprimibile dell’Italia post-unitaria, ma anche un federalismo funzionale, proposto come soluzione pratica allo statalismo che attraverso le logiche assistenziali nutre i suoi apparati e affama il cittadino elettore e contribuente.

Nella sua concezione politica, la semplificazione amministrativa e legislativa sono elementi portanti in un disegno regionale dello stato, il cui obiettivo finale consiste nella sana gestione del denaro pubblico attraverso il controllo locale delle risorse e della leva fiscale. È questo uno dei punti più attuali del pensiero di Sturzo che riconosce la necessità di un federalismo fiscale, come passaggio indispensabile per assecondare lo sviluppo delle differenti realtà regionali.

È razionale e giusto, scrive nel 1901 sul Sole del mezzogiorno, che le regioni italiane abbiano finanza propria e propria amministrazione, secondo le diverse esigenze di ciascuna, e che la loro attività corrisponda alle loro forze, senza che queste forze vengano esaurite o sfruttate a vantaggio di altre regioni e a danno proprio”.

Un federalismo spinto quello sturziano che non nega tuttavia il principio di nazionalità che deve portare le regioni ad aiutarsi reciprocamente. Da liberista non esita a scagliarsi contro il capitalismo di stato che finanzia e sostiene le imprese nei settori più disparati col denaro pubblico, alterando in questo modo lo sviluppo di una forte e sana iniziativa privata.

Lo stato è infatti l’istituzione più lontana dai cittadini, cui tutti sentono di poter chiedere senza percepire nell’immediato le ripercussioni di una politica spendereccia; per lo stesso motivo lo stato è il centro di potere, dove meglio possono annidarsi le pratiche partitocratiche e le grandi lobby economiche.

Prima di tanti, Sturzo prevede insomma le conseguenze nefaste dell’assistenzialismo, la voragine del debito pubblico, la politica inflazionistica. Il decentramento amministrativo e finanziario, nel suo disegno, è allora l’antidoto agli sprechi persi nei meandri dei ministeri, ai buoni propositi, puntualmente disattesi, dei politici meridionali di fare fronte comune in Parlamento nell’interesse del sud.

Una lezione, questa di don Sturzo, che conserva quindi un’attualità impressionante e che oggi, che ancora si dibatte sul federalismo fiscale, sull’Unità d’Italia e sulle politiche del governo per gli incentivi al Sud, può rappresentare per il Mezzogiorno un invito al coraggio, a scommettere su se stesso.

Il Sud, dopo essere stato per decenni una palla al piede dell’economia nazionale, è oggi chiamato a diventare la frontiera di un’Italia ricca di potenzialità. In questo scenario, tale obiettivo può essere raggiunto sposando l’idea di un federalismo fiscale per il Sud.

Anziché invocare una maggiore redistribuzione a loro favore, la classe politica e l’opinione pubblica meridionale devono accettare la sfida della competizione tra territori e rinunciare allo status quo. Ma sono soprattutto due le “idee forti” di Sturzo per colmare il profondo divario fra Nord e Sud : porre il Mezzogiorno nella condizione di diventare il grande protagonista di una politica mediterranea e far crescere nei meridionali la convinzione che “La redenzione comincia da noi”, senza attendere che lo sviluppo del Sud possa venire solo dall’esterno.

Vito Piepoli

Il Paese dei due Matteo (Salvini e Renzi) e dei separati in casa

<<Tutti per uno e uno per tutti>>, Il motto dei tre moschettieri che poi in realtà erano quattro non si addice all’Italia.

La riprova è di nuovo la tragicomica di questi giorni. Ovviamente anche le pietre avevano già capito che non c’era armonia nel governo, prima un passo avanti e poi due indietro, con l’Italia ferma su tutto, dai Termovalorizzatori e l’immondizia che si manda persino in Germania e Olanda alla Tav del Piemonte, ma anche al Consorzio della Tap (gasdotto lungo 800 chilometri che da Kipoi arriverà fino in provincia di Lecce) che dovrebbe portare il gas dalla Russia in Italia, al Terzo Valico, all’Ilva che costa all’Italia due percentuali di Pil (Prodotto interno lordo).

Il giorno dopo lo strappo nella maggioranza giallo-verde, il futuro del governo sembra ormai segnato, ma si fa ancora manfrina o si gioca al gioco delle tre carte.

Il premier Giuseppe Conte, scuro in volto, ha annullato la conferenza stampa e si è recato al Quirinale per un colloquio con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Mentre diversi esponenti del Movimento 5 stelle ribadiscono la volontà di andare avanti con l’esecutivo, Luigi di Maio sostiene di non aver paura del voto, ma che prima di andarvi vorrebbe votare la riduzione dei parlamentari.

Alla Lega continuano ad arrivare richieste di un cambio di passo nel governo, sostituendo alcuni ministri, per far ripartire l’Italia.

Intanto come al solito siamo in campagna elettorale e chi sta fuori, dalla Carola Rackete alla tedesca presidente della Commissione Ursula Gertrud von der Leyen,         si giovano della nostra debolezza perché noi italiani le cose non le facciamo mai insieme, per il benessere del Paese, ma gli uni contro gli altri e il gioco di squadra non lo sappiamo fare.

Sarà per questo che anche nel calcio facciamo magre figure!

 

Tommaso Lo Russo

Il Pd interviene a proposito della riunione di Giunta sulla Tav

Riceviamo e pubblichiamo le dichiarazioni del Consigliere regionale Diego Sarno e del Presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale Domenico Ravetti 

 

 “La TAV ha scatenato la crisi di governo nazionale e auspichiamo che questa non produca ulteriori rallentamenti. La TAV è ormai un’opera ineludibile per l’Europa, per l’Italia e per il Piemonte.” ha affermato il Consigliere regionale Pd Diego Sarno, presente alla Giunta aperta sul tema.

“Come gruppo consiliare del Partito Democratico – ha proseguito il Presidente del Gruppo Domenico Ravetti – saremo, coerentemente con il livello nazionale e parlamentare, a sostegno di ogni passo formale per velocizzare le deliberazioni che riguardano le compensazioni per i comuni della val Susa”

“Dobbiamo, altresì, continuare a vigilare sul percorso formale della gestione degli appalti per garantire trasparenza, legalità e per far sì che quest’opera rappresenti un’occasione di lavoro per lavoratori e aziende del Piemonte” ha concluso Diego Sarno.

Autonomia in Consiglio a settembre

Dall’ufficio stampa di Palazzo Lascaris

Il 2 settembre la Conferenza dei capigruppo si riunirà dopo la pausa estiva e nei giorni seguenti la prima Commissione inizierà l’esame della partita dedicata all’Autonomia differenziata.

Intanto il presidente del Consiglio regionale, Stefano Allasia, porterà in Ufficio di presidenza le proposte di modifica del Regolamento necessarie all’istituzione delle Commissioni permanenti sull’Autonomia e sulla legalità e il contrasto dei fenomeni mafiosi. L’istituzione delle due Commissioni permanenti era stata richiesta da un ordine del giorno approvato dall’Aula il primo agosto.

Questo è quanto è emerso nella Conferenza dei capigruppo convocata questa mattina a Palazzo Lascaris.

Nel corso della seduta il presidente della Giunta regionale, Alberto Cirio, ha annunciato che venerdì 9 agosto l’Esecutivo approverà una  proposta di autonomia differenziata per integrare quella approvata lo scorso anno dall’Assemblea. Si tratta di una delibera aperta per consentire la più ampia discussione in Consiglio e, sulla base del confronto, la Giunta formulerà un documento definitivo da portare all’approvazione dell’Aula e quindi a Roma. Lo scopo è procedere entro l’autunno per riuscire ad inserire il Piemonte all’interno del gruppo di Regioni – Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna – che ha iniziato la discussione con il Governo.

abruno ctagliani

Cirio annulla la Giunta in trasferta a Chiomonte per timore di disordini

La giunta regionale si sarebbe dovuta spostare per un giorno, oggi,  venerdì,  a Chiomonte, Comune sede del cantiere della Torino-Lione per fare il punto  sullo stato dei lavori  e per discutere delle compensazioni che porteranno benefici alla zona. Alla riunione allargata erano stati invitati  i sindaci dei 17 Comuni coinvolti nel progetto della Torino-Lione che hanno siglato il “Patto per il territorio” e le “madamine” Si Tav. Visto il clima politico delicato e le possibili contestazioni annunciate dai No Tav, l’appuntamento è saltato e la riunione della Giunta si terrà a Torino. Anche se il governatore Cirio andrà in visita al cantiere di Chiomonte

Ezio Locatelli (Prc-Se): “Costruire l’opposizione sociale e politica”

Riceviamo e pubblichiamo
“Il Tav e le nefandezze del governo si possono sconfiggere”
Col 33% elettorale il M5S era il primo partito italiano in grado di dettare  l’agenda politica. In grado di impedire il Tav in Valsusa, i decreti sicurezza infami che sono stati approvati in Parlamento e tante altre porcherie convertite in legge. Non l’hanno fatto in ragione di un’alleanza di governo indecente, contro natura che ha concesso tutto a un personaggio da operetta, pericoloso, prone ai poteri forti similmente ad alcuni figuri del passato. Che succede adesso? Il governo cade, non cade? Per il momento il governo non cade. Mentre i 5 Stelle cadenti restano pateticamente aggrappati al governo (“il pronunciamento parlamentare non deve mettere in discussione il governo”) il capo della Lega decide di alzare la posta e di cucinare ancora per un po’, a fuoco lento, i rintronati soci di governo. Un gioco al massacro, privo di una opposizione parlamentare reale, giocato sulla pelle dei cittadini. Scrive oggi un’editorialista:”adesso la Tav è un’opera irreversibile”. Non è vero, non c’è nulla di irreversibile. Non è irreversibile la Tav, non è irreversibile l’ascesa di un blocco reazionario. Si tratta solo di costruire una opposizione sociale e politica degna di questo nome che metta insieme, senza chiusure e settarismi, movimenti e forze antiliberiste, antagoniste, antifasciste impegnate contro ogni forma di degrado e sfruttamento dell’uomo, della donna e della natura.
Ezio Locatelli 

“L’impegno ventennale dei radicali per la Tav”

TAV/Radicali/+Europa: approvazione mozione di Emma Bonino è ultimo atto di un impegno ventennale dei radicali piemontesi a favore del TAV. Boni: “Appendino è finita in un vicolo cieco”

Dichiarazione di Igor Boni (Direzione nazionale Radicali Italiani, Coordinatore Gruppo +Europa Torino):

“Con l’approvazione, fra le altre, della mozione SI TAV presentata da Emma Bonino si chiude il cerchio rappresentato dall’impegno ventennale dei radicali piemontesi a favore dell’opera, iniziato quando Emma Bonino era ancora commissaria europea, proseguito con le inequivoche prese di posizione dell’Associazione radicale Adelaide Aglietta e che ha avuto come sbocco naturale la presentazione alle recenti elezioni regionali della lista “+Europa  SI’ TAV”.

Un anno fa, la Lega ha firmato con il M5S un contratto di governo che prevedeva “di ridiscutere integralmente il progetto”. Siamo felici che Salvini abbia cambiato idea nel frattempo; è innegabile che non abbia rispettato i patti su un punto non marginale. Il M5S esce a pezzi da questa vicenda, sia a Roma con un Ministro, Toninelli che dovrebbe trovare la dignità di dimettersi, ma anche, e soprattutto, a Torino.

Ricordiamolo: è stata l’intera maggioranza grillina in Consiglio Comunale (Appendino consenziente) a cercare lo scontro sulla TAV, approvando la mozione consiliare NO TAV il 29 ottobre 2018, e ottenendo come risultato immediato la discesa in piazza (come sollecitato già l’estate scorsa da noi radicali) della “maggioranza silenziosa SI TAV” con le “madamine”; è stata l’intera maggioranza grillina in Consiglio Comunale (Appendino consenziente) a respingere la proposta di referendum consultivo sul TAV promossa da Radicali Italiani e da +Europa sia in Consiglio Comunale sia in Città Metropolitana; è stata la stessa maggioranza (con Appendino silente) a non muovere un dito, a non fare una dichiarazione a favore del referendum consultivo regionale proposto prima da noi e poi da Sergio Chiamparino (e alla fine negato da Matteo Salvini). Altro che partecipazione e democrazia diretta!

Chiara Appendino e tutta la sua maggioranza hanno perso uno scontro politico epocale, su una questione fondamentale per i 5Stelle finendo in un vicolo cieco dal quale è impossibile uscire”.

Se evapora anche l’ologramma Pd

Saliamo fino a Villadossola per andare a trovare ciò
che rimane del PD regionale.
Convocazione per la  relazione di Furia all’ Assemblea
Regionale. Tanta strada per trovare poco. Sia ben
chiaro, nessun giudizio di valore sui presenti. Anzi
grande rispetto per l’ abnegazione dei partecipanti.
Ma mi sa che, almeno questa volta, fanno la
differenza gli assenti. Renziani ed affini hanno deciso
di fare altro. Su una ventina tra parlamentari e senatori
4 o 5 presenti. L’ infaticabile Anna Rossomando, Vice
Presidente del Senato. Sicuramente encomiabile.
Come il Professore Andrea Giorgis. Arriva addirittura
Gianni Cuperlo. A quel punto capisco. La serata è stata voluta e gestita
dalla sinistra del partito. Un pullman organizzato da Torino
e la ( quasi ) totale assenza dei dirigenti torinesi.
Una volta si diceva che il Partito Pd era un ologramma.
Ora abbiamo le prove: l’ ologramma è evaporato. Come
gli elefanti o le balene sta cercando qualche posto
appartato per finire la propria esistenza. Esistenza
politica, s’ intende.
Sbaglierò, ma nel Pd c’ è aria di implosione. Grande
rispetto per chi ha affrontato un viaggio fin qui
per affermare le proprie idee Ma molte cose mi
sembrano affastellate. Tanto orgoglio ma poca
prospettiva. Iniziano con l’inno d Italia. Il contenuto
dei contenuti: come arginare l’avanzata delle destre in
Italia. Dotti ed articolati interventi. Fondamentalmente
spiazzati da Matteo Salvini, il primo segretario di
Partito e Ministro dell’Interno che dirige facendo il
Karaoke. Diciamocela tutta, ci spiazza davvero un po’ tutti. E
già molti parlano di democrazia troppo matura. Tra i
motivi  per cui questo periodo passerà alla Storia, quello di
Salvini che con il 17% fa quello che vuole e Giggino con
il 33% non conta nulla.

L’ ospitante è Pippo Calandra. Sindacalista operaio e presidente della Fondazione del Verbano Cusio Ossola,

nonché presidente di Edificatrice, alloggi in affitto.

Anche queste zone sono  emblema di tutto e dell’incontrario di tutto.
Fino a trent’ anni fa votavano compatti PCI, ora la
lega è al 40%. Insomma, normale amministrazione.
Siamo tutti di sinistra e vogliamo essere di sinistra.
Tranne Canalis che concentra il suo intervento sullo
smantellamento dello Stato sociale.
Lei l’unica catto dem presente. Chiude come il
Bolero di Ravel Gianni Cuperlo.
Come al solito affascinante. Uomo di grande cultura.
In attesa delle politiche anticipate per un suo ritorno
in Parlamento. Racconta, ragiona soprattutto
insiste: a problemi complessi si debbono dare
risposte complesse.
Ma tutto, mi pare, sta all interno dell’esperienza della
sinistra e in particolare dei comunisti italiani. Bene ma
è un pezzo del PD. L altro? Appunto: non c’ è, anche
perché ha in testa altro. Mi sembrano due separati
in casa. Viene in mente il film la Guerra dei Roses.
Dove un grande e povero ed idilliaco amore diventa
un drammatico e mortale tentativo di separazione.
Continuando nel bisticciare si porteranno dietro con
la loro morte la distruzione della loro casa. Vero,
verissimo, è pur sempre un film. Ma mi sa che può
essere un allegoria di ciò che sta capitando nel Pd.

Patrizio Tosetto

Dal Senato sì alla Tav, M5S evoca crisi di governo

AGGIORNAMENTO: e’ stata bocciata in Aula al Senato la mozione M5S No Tav, sono invece passate tutte le altre mozioni a favore dell’opera.

Polemici i 5 Stelle che ora parlano di crisi di governo. La capogruppo in Regione Piemonte , Francesca Frediani, ha lanciato l’hashtag #tuttiacasa

“La seduta del Senato ha dimostrato in maniera assolutamente evidente che il governo non ha più una maggioranza – scrive in una nota il segretario del Pd Nicola Zingaretti –. Il premier Conte si rechi immediatamente al Quirinale dal presidente Mattarella per riferire della situazione di crisi che si è creata”.

 

***

Questa mattina

Sei le mozioni sulla Tav presentate al Senato calendarizzate oggi in  Aula.

Tutti i testi saranno messi in votazione. Sono solo due mozioni sono contrarie alla Torino-Lione:  quella presentata dal M5S, che impegna il Parlamento a rivedere l’opera e  quella a prima firma Loredana De Petris (LeU) e che impegna il governo a non procedere alla realizzazione della Tav. A favore della Torino – Lione invece le mozioni presentate da Pd, da Emma Bonino, da FdI e da FI.

Rifiuti, Piemonte nel Cuore: “Tassa doppia per i cittadini”

La sala comunale di Burolo ospita mercoledì 7 agosto, alle ore 21, l’incontro sul tema ‘Con la fusione forzata dei consorzi rifiuti raddoppia la tassa dei cittadini’, organizzato dall’Associazione Piemonte nel cuore. Introduce il sindaco di Burolo Franco Cominetto, intervengono Giuliano Balzola ed Elisabetta Piccoli, rispettivamente, assessore alla sostenibilità ambientale e al bilancio del Comune di Ivrea, Massimo Ottogalli, sindaco di Settimo Rottaro, e Gian Luca Vignale, fondatore di Piemonte nel cuore. Le conclusioni verranno tratte da Angelo Dago, presidente della Commissione regionale Ambiente della Lega Salvini. Piemonte nel cuore ha già depositato in moltissimi comuni un ordine del giorno nel quale si chiede al presidente Cirio, all’assessore all’ambiente, al presidente del Consiglio regionale Allasia ed al presidente della commissione ambiente di Palazzo Lascaris di prorogare l’entrata in vigore della legge regionale 1 del 2019 per provvedere ad una sua successiva modifica radicale. Ultimo comune in ordine di tempo è stato Parella, nell’Eporediese, dove il documento è stato depositato dal capogruppo di Progetto Parella MPP (Movimento Progetto Piemonte) Bruno Tegano.

Massimo Iaretti