Su Asti-Cuneo il ministro Toninelli mente sapendo di mentire. La project review – come sanno al Ministero dei Trasporti – è già stata fatta dal precedente Governo, che ha cambiato il progetto originario, che prevedeva la costruzione di un tunnel sotto la collina di Verduno, optando per una soluzione superficiale molto meno costosa. Per finanziare quest’opera i Governi della scorsa legislatura hanno convenuto con l’Unione europea un sistema di proroga quadriennale della concessione della Torino-Milano con contestuale avvio di gara pubblica (qui la grande novità) per il rinnovo della concessione sulla Torino-Milano e sistema tangenziale torinese. Prendiamo atto che il sistema di proroga della concessione, pensato dai governi di centrosinistra, non é ritenuto congruo dal nuovo Governo del Cambiamento (in peggio). Bene, é loro diritto. Al Partito Democratico non interessa – come abbiamo già detto – chi completerà l’autostrada Asti-Cuneo, ma solo che questa venga completata. Chiediamo, però, di conoscere con quali modalità, tempi e fonti di finanziamento il ministro Toninelli intenda realizzare l’opera. Il ministro deve smettere di guardare solo nello specchietto retrovisore, criticando i predecessori, ma deve dire ai piemontesi cosa intende fare.
Apprezziamo il suggerimento dato dall’ex ministro Enrico Costa, che chiede ai concessionari che realizzino gratis l’opera. Da ministro dei precedenti governi di centrosinistra non era riuscito a far costruire l’opera gratis dagli attuali concessionari, ci auguriamo abbia maggior fortuna oggi, da parlamentare di opposizione. Se però, disgraziatamente, il gruppo Gavio non dovesse accettare il suggerimento dell’on. Costa, allora diventa indispensabile conoscere gli intendimenti del ministro Toninelli, una risposta ad alcuni semplici quesiti: in quali tempi sarà completata la Asti-Cuneo? Con quale procedura? Con quale fonte di finanziamento? Se il Ministro riuscirà a trovare soluzioni migliori, dal punto di vista dei costi e dei tempi, di quelle a cui si era giunti dopo un lavoro quinquennale di Governo nazionale e regionale, saremo i primi a dargliene merito. Ma per ora il ministro si conferma, ancora una volta, reticente.
L’autunno tiepido della politica torinese
I cattolici e l’immigrazione
I LIBERALI PIEMONTESI DEL PLI CON SALVINI
Il Segretario Regionale piemontese del Partito Liberale Italiano, Luca D’Alessio, esprime la più viva soddisfazione per la soluzione adottata dal ministro Salvini e dal Governo italiano per la vicenda delicata della nave Diciotti, grazie anche alla collaborazione di paesi inaspettati, quali Albania e Irlanda, e all’importante intervento della Chiesa Italiana. Con rammarico e delusione apprendiamo che l’Europa ha perso un’altra occasione per essere Unione Europa. Nello stesso tempo i liberali piemontesi del PLI rimangono sconcertati, come tanti italiani, che proprio nel momento tanto auspicato della soluzione della vicenda, lo stesso Ministro Salvini e il capo gabinetto del ministero vengano indagati dalla magistratura. Siamo solidali con il Ministro dell’Interno e, anche in Piemonte come in Parlamento, facciamo nostro il motto del non mollare, avanti con il cambiamento.
Luca D’Alessio
Segretario Regionale PLI Piemonte
“GIORDANA, BENTORNATO NELLA REALTÀ DEI TORINESI”
Osvaldo Napoli, capogruppo al Comune, e Daniela Ruffino, deputati di Forza Italia intervengono sulle esternazioni dell’ex braccio destro della sindaca di Torino, critiche su M5S e sul governo della città
Le parole di Paolo Giordana, ex capo di gabinetto del sindaco Appendino, sul M5s e sui suoi leader, nazionali e torinesi, lasciano un retrogusto amaro. Il primo pensiero che viene è per lo sfogo di un dirigente pubblico che si è sentito tradito nella sua missione, lasciato solo e abbandonato, dal movimento e dal sindaco. Lo sfogo di Giordana va oltre il risentimento pur comprensibile, perché si trasforma in un atto d’accusa lucido e analitico, impietoso fino all’acrimonia nei giudizi che da sul vice premier Di Maio e sul sindaco Appendino.
I giudizi di Giordana non possono essere liquidati con un’alzata di spalle. La sua descrizione del deserto politico e morale in cui annaspa il governo nazionale, e trasferibile, secondo Giordana, all’amministrazione di Torino ci regala uno spaccato inquietante ma non inedito del mondo grillino, intriso di ipocrisie e piccole convenienze personali, con la predicazione retorica della meritocrazia che non vale per la selezione dei dirigenti Cinquestelle ma viene pretesa agli altri.
A Giordana possiamo dire: bentornato nella realtà dei torinesi! Uscito dal mondo virtuale della piattaforma Rousseau e del blog, Giordana ha scelto di atterrare nella realtà. Un atterraggio non proprio soft, ma proprio per questo più significativo. La sua testimonianza sul grillismo si aggiunge a quella di altri grillini “pentiti”, pensiamo al sindaco di Parma, Pizzarotti. Gli italiani e i torinesi confidano di vedere altri esponenti dei Cinquestelle che scelgano la fuga dal virtuale per tornare nel mondo reale.
On. Osvaldo Napoli
On. Daniela Ruffino
(foto in alto: CittAgora Comune di Torino)
Boeti: “Il blocco della nave è incostituzionale”
“L’articolo 10 della Costituzione recita: “Lo straniero, al quale sia impedito nel suo Paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche, garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge.” E’ incredibile il fatto che degli stranieri cui la Costituzione riconosce il diritto di essere accolti nel nostro Paese non possano esercitare tale diritto malgrado si trovino su una nave italiana. Credo che il Governo italiano debba usare buon senso in una situazione come questa e “liberare” gli stranieri che oggi si trovano sulla nave Diciotti”, così il presidente del Consiglio regionale e presidente del Comitato Diritti Umani, Nino Boeti, sulla vicenda della nave ferma al porto di Catania.
Chiampa chiama ma Forza Italia risponde picche
Il presidente Sergio Chiamparino popone per le prossime regionali una alleanza trasversale, “che vada al di là dei simboli di partiti per la rinascita del Piemonte”. Il governatore chiama a raccolta imprenditori, rappresentanti del mondo sociale e accademico per ” mettersi attorno a un tavolo e decidere i temi strategici per il Piemonte come la Tav, la ricerca, la casa, gli asili nido. Io ci sono, pronto a fare il mio dovere”. Un appello a Forza Italia? Forse, ma gli azzurri lo respingono al mittente: “Un appello totalmente anacronistico. Non sono bastati i danni e i fallimenti accumulati in questi ultimi quattro anni e mezzo? I piemontesi non sono autolesionisti. Ormai il presidente Chiamparino appare sempre di più un pugile suonato che si aggrappa disperatamente all’avversario per non finire K.O.. Un giorno dice di non volersi candidare, l’altro dichiara l’esatto opposto. E’ palese come voglia coprire i fallimenti suoi e del Partito Democratico”. Ad affermarlo il senatore di Forza Italia Gilberto Pichetto, coordinatore regionale del partito. Prosegue l’esponente piemontese di Forza Italia: “E’ chiaro che la nostra collocazione resta fermamente nel centrodestra e auspichiamo che tutte le espressioni civiche di centrodestra che governano unitamente a Lega e Fratelli d’Italia molte realtà piemontesi si aggreghino il prossimo anno in una grande coalizione per spazzare via questi anni bui del Piemonte”. Chiamparino sostiene che non ha intenzione di fare “un ‘En marche’ macroniano in bagna cauda. Quello che ho in mente, soprattutto quello che serve oggi al Piemonte, è sparigliare lo schieramento tripolare della attuale fase politica”.
Le europee e i cattolici democratici
Piemonte, 2 nodi per il centro sinistra
Nel maggio del 2019 si rinnova il parlamentino della Regione Piemonte. Un appuntamento politico, come per tutte le regioni italiane, che assume da sempre una particolare importanza. Ma per il Piemonte questa scadenza e’ doppiamente importante. Per una ragione molto semplice. Il Piemonte e’ l’ultima regione del Nord che e’ ancora nelle mani del centro sinistra a trazione Pd. Guidata, sino ad oggi, da un esponente pragmatico e determinato come Sergio Chiamparino. Ma le elezioni del 2019, come ci dicono ormai tutti i sondaggi, possono ribaltare tranquillamente l’attuale situazione. Ora, per evitare di rincorrere gli avvenimenti, sono almeno 2 gli ingredienti fondamentali che sono indispensabili a ciò che resta della coalizione di centro sinistra per poter competere con gli altri raggruppamenti. Qualunque essi siano. Innanzitutto serve una coalizione. Ovvero una vera e solida alleanza di governo. Politico ed elettorale. E quindi fare l’esatto contrario di ciò che hanno teorizzato e perseguito il Pd renziano e tutti i suoi tifosi – oggi solo in minima parte pentiti – per lunghi 4 anni alla guida del partito. Ossia, la “vocazione maggioritaria” del partito, la negazione in sostanza di qualunque alleanza se non inventata a tavolino – come è puntualmente avvenuto con il voto politico del 4 marzo scorso – , l’isolamento in cui si è trovato il Pd rispetto al resto del quadro politico italiano e, infine, la rottura con buona parte di quei “mondi vitali” che hanno rappresentato per molti anni il serbatoio elettorale e storico di quel partito o schieramento politico. E cioè, senza ricostruire una vera alleanza politica, civica e aperta alla società civile, ciò che resta del centro sinistra può tranquillamente salutare ogni potessi di vittoria alle prossime elezioni regionali. In secondo luogo la figura del candidato a Presidente. E questo non per individuare o esaltare il “capo”. Prassi ormai comune in tutti i partiti italiani, tanto di governo quanto di opposizione. Ma perché la figura del Presidente, soprattutto nella prossima competizione elettorale, assume una importanza decisiva ai fini della guida di Palazzo Lascaris. Ora, sotto questo versante, e’ avvenuto un fenomeno curioso, per non definire goliardico. Appena il Presidente uscente Sergio Chiamparino ha annunciato tempo fa, a sorpresa, la sua non ricandidatura – forse perché si candida alle prossime elezioni europee – e’ partita, come da copione avviene nell’attuale Pd, una sfilza di autocandidature da restare basiti. Autocandidature, com’è evidente credo quasi a tutti, dettate da logiche di equilibri di potere all’interno dello scacchiere delle mille coprenti del Pd subalpino da un lato e da legittime ambizioni di potere personale dall’altro. Autocandidature che, va pur aggiunto, appartengono prevalentemente, se non esclusivamente, al campo dei professionisti della politica. Ma, comunque sia, tutte autocandidature che non rappresentano alcun “valore aggiunto” ai fini della competizione elettorale con altri schieramenti. Ecco perché, almeno ai fini della individuazione del profilo e del nome del candidato a presidente e’ ancora indispensabile il ruolo e l’apporto che può dare Sergio Chiamparino. E questo sia per l’autorevolezza dell’attuale Presidente e sia per l’esperienza accumulata in questi ultimi anni di governo della Regione. Comunque sia, alleanza politica da ricostruire dalle fondamenta, senza arroganza e senza presunzione di chicchessia e un candidato a Presidente, autorevole e rappresentativo e possibilmente al di fuori dei soliti professionisti della politica, sono i due veri e grandi obiettivi da perseguire per il futuro centro sinistra. Il resto lo si vedrà cammin facendo.