POLITICA- Pagina 573

Migranti, Ruffino (FI): “Francia si assuma responsabilità”

Merita un plauso incondizionato l’iniziativa annunciata dal Capo della Polizia Franco Gabrielli di aprire molto presto un ufficio di frontiera a Bardonecchia, teatro, nel marzo scorso, dell’irruzione di gendarmi francesi alla ricerca di immigrati clandestini. L’iniziativa di Gabrielli punta a separare il ruolo del commissariato, che ha altre incombenze, da quelle specifiche dell’ufficio di frontiera.

Nello stesso tempo non si può non esprimere preoccupazione per un’iniziativa che denuncia di fatto l’assenza di ogni intesa con il governo francese sul tema dirompente dell’immigrazione. Di fatto, è come se tra Francia e Italia ci fosse un’interruzione, sia pure circoscritta nel territorio, degli accordi di Schengen. L’iniziativa di Gabrielli, e quindi del ministro Lamorgese, è un forte richiamo al governo di Parigi perché si assuma le sue responsabilità.

La Francia ha aderito, almeno sulla carta, alla ridistribuzione dei migranti richiedenti asilo e, in teoria, anche di quelli economici. Ora dia seguito alla sua disponibilità cominciando proprio dal rispetto della frontiera di Bardonecchia.

 

on. Daniela Ruffino, parlamentare piemontese di Forza Italia

 

 

Mode o culture politiche?

La politica italiana continua ad oscillare e mai come in questo momento è chiamata a sciogliere un nodo apparentemente inestricabile ma comunque molto semplice. E cioè, si tratta di capire – soprattutto sul versante della sinistra e del centro sinistra – se si vuole continuare ad inseguire le mode, sempre in agguato ma incerte sul loro destino, o se, al contrario, si ha il coraggio e la volontà di riscoprire e riaggiornare le tradizionali culture politiche per condizionare e orientare le scelte politiche decisive per il bene del nostro paese. Un bivio di fronte al quale prima o poi occorrerà scegliere una strada. Netta e chiara. Sotto questo versante il dibattito attorno alla prospettiva del movimento/partito delle “sardine” e’ quantomai importante e significativo. Innanzitutto perché le sardine, collocandosi nel campo della sinistra e dell’estrema sinistra, sono un interlocutore essenziale di questo campo politico. In secondo luogo perché, almeno per il momento, rifiutano di darsi una organizzazione di partito, con un pensiero definito e una cultura politica di riferimento. Ma, prima o poi, e come tutti sanno, si tratta di nodi che andranno sciolti. Fuorche’ si pensi di svolgere un ruolo puramente testimoniale ma politicamente impotente, com’è concretamente capitato per altri movimenti di piazza di sinistra del passato. Dai girotondini al popolo viola e via discorrendo.
Ma, al di là di questo elemento, quello che mi preme sottolineare e’ la scelta di fondo che, almeno per le forze e i partiti di centro sinistra, sono chiamate a fare nei prossimi mesi. E cioè, per capirci meglio, dobbiamo continuare ad inseguire tutte le mode che di volta in volta dominano la scena pubblica oppure c’e’ ancora la forza e la volontà di di tradurre, nella società contemporanea e non solo nei desideri di alcuni nostalgici, le storiche culture politiche?. Riformiste e costituzionali? Questa è la domanda di fondo, almeno a mio parere, per non trasformare definitivamente la politica in una sorta di politica liquida in una società già di per se’ liquida e cronicamente frammentata. Certo, senza nostalgie e senza limitarsi sempre e solo a rimpiangere ciò che ci ha preceduto. Ma la questione non si può non porre anche perché noi veniamo da una lunga stagione dove ha prevalso, irresponsabilmente, la cultura “dell’anno zero”. Ovvero, la volontà di azzerare tutto ciò che era riconducibile al passato. Dal “vaffaday” di Grillo con insulti a destra e a manca con l’obiettivo, sbandierato e dichiarato per anni, di radere al suolo tutto ciò che sapeva anche solo lontanamente di passato alla “rottamazione” di Renzi che, per un preciso disegno di potere, perseguiva l’obiettivo di cacciare politicamente tutti coloro che ostacolavano il suo progetto. Per non parlare di tutti i tentativi, prevalentemente a sinistra, di cavalcare la piazza per delegittimare gli attori politici presenti in quel momento. E, su questo versante, molto dipenderà da come concretamente il Partito democratico reagirà. Sotto il profilo politico e anche sotto il profilo culturale. E cioè, sarà decisivo sapere se questo partito vorrà riaffermare sino in fondo la sua cifra “plurale” o se, al contrario, si ridurrà ad inseguire la vulgata delle mode che, come tutti ben spaiamo, sono sempre aleatorie ed effimere. Come la concreta esperienza ci ha insegnato in questi ultimi anni. Ed è proprio qui che si inserisce attivamente il capitolo delle culture politiche. A cominciare dalla tradizione popolare e cattolico democratica a quella della sinistra riformista e democratica; da quella liberal democratica a quella ambientalista. Insomma, tocchera’ ai partiti, a cominciare proprio dal Partito democratico ma non solo, assumere una iniziativa politica concreta e netta. E cioè, se il profilo e l’identità di un partito, e quindi anche di una coalizione, viene appaltata di fatto alla piazza e ai sussulti quotidiani dell’opinione pubblica oppure se, al contrario, saranno il frutto di una elaborazione e di un progetto che partono dalle culture politiche e non solo dagli slogan propagandistici e demagogici del momento. E’ una scelta politica che si deve fare. Al di là della propaganda e delle battute ad effetto. E anche al di là del mito della piazza urlante.

Giorgio Merlo

Autonomia regionale, Pd: “Cirio stralci il tema scuola”

Da Palazzo Lascaris

DOMENICO RAVETTI (PD) “È ANCHE IL NOSTRO TESTO”

“E’ importante che la maggioranza di centrodestra non dia per scontata la rapida approvazione della delibera sull’autonomia differenziata. Il Gruppo del Partito Democratico ha, infatti, presentato emendamenti di merito che possono rendere migliore il testo che il Presidente Cirio dovrà sottoporre al Ministro Boccia. Fin dall’inizio della legislatura il nostro Gruppo si è impegnato per trovare il giusto metodo per discutere di autonomia: non in una Commissione nuova e specifica, la cui istituzione avrebbe dilatato i tempi, ma in I Commissione, approfondendo il tema in un Gruppo di lavoro. Questa scelta ci ha permesso di portare la delibera in aula entro l’anno” dichiara il Presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale Domenico Ravetti

“Oltre all’autonomia differenziata – precisa Ravetti – invito il Presidente Cirio a portare all’attenzione del Governo anche temi fondamentali per il nostro territorio come il federalismo municipale e il destino delle Province. Lo invito, inoltre, qualora non tutti i temi della delibera venissero accettati e il documento piemontese venisse modificato, a non fare di questa “diminutio” il pretesto dietro il quale nascondersi per non risolvere i problemi dei piemontesi”.

“Il centrodestra ha insistito molto sull’inserimento nel testo del tema della scuola, inserimento che ci vede contrari.  Si tratta di una materia che rappresenta per noi, ma anche per i costituzionalisti nodo critico e che, ricordiamo, il Governo gialloverde, nel luglio scorso, aveva soppresso dai documenti di Lombardia e Veneto, sottolineandone il profilo di incostituzionalità. Non pensiamo che al Piemonte potrà andare diversamente. Invitiamo, pertanto, la maggioranza a stralciare la materia dal testo” conclude Ravetti

Dieci sindaci per Torino

Mica stupidi quelli del centrodestra. In particolare il governatore Cirio. Cena ad alto livello, candidata in pectore l’oncologa Franca Fagioli

A casa di Giuseppe Lavazza con la presenza di
Claudia Porchietto. Non c è che dire. Se la notizia è filtrata vuol dire due cose.
Qualcuno non è d’ accordo o stanno maturando i tempi per le elezioni anche a Torino. Chiaretta
è molto ma molto stanca e non lo manda a dire. Non vuole deludere il babbo che ha molta
fiducia in Lei. Magari passa il treno con le politiche per Roma. La nostra Chiara Appendino ha
talmente voglia di cambiare aria che anche noi , che le vogliamo bene , facciamo il tifo perché
avvenga. Inaspettatamente chi spariglia è Matteo Salvini. Propone cinque punti di accordo
per salvare l’Italia. A ruota Giogetti che vede bene un governo di salute pubblica con Mario
Draghi. Interessante proposta. Ammetto che Matteo Salvini e’ più simpatico quando fa il moderato.
Folgorato sulla via di Damasco sull’ Europa? Non so, sicuramente preoccupato che il banco Italia
salti. Non si vedono altre vie  d’uscita. Sicuramente Di Maio si opporrà perché non c’ è un
posto per lui.
La sinistra sbrindellata mai con Salvini. Sicuramente superare i rancori del passato non sarà
facile ma è necessario. Ci si è messa anche la vicenda della Banca Popolare di Bari. Come al
solito i pentastellati fanno ciò che hanno contestato al PD di Renzi. Ed anche qui un pentastellato
onorevole pugliese ha il padre nel cda dell’ Istituto commissariato da Banca d Italia. Giggino
chiede polemicamente dove era Banca d’ Italia, che prontamente presenta una relazione al
Presidente del Consiglio che (dettaglio) è pugliese. Conte molto stanco e sull ‘orlo di una crisi
di nervi. Diversi Ministri lo accusano di aver tenuto nascosta la vicenda della Banca pugliese.
Dimostrazione pratica che un uomo non è valido per tutte le stagioni. E le sardine straripano.
Roma e tutta l’ Italia non bastano . Europa e persino Londra. Piccolo scivolone nell’ essersi riuniti in
un centro sociale occupato. Loro che vogliono legalità. Magari è solo un peccatuccio. Silenzio
del PD e Matteo Renzi ringaluzzito chiede le scuse dei pentastellati. Con un sospetto: a casa
di Verdini si sono detti anche questo, i due Mattei: Conte a casa, meglio Draghi. Se poi Draghi
ci stesse, difficile dire di no. Zingaretti tace ( forse ) frastornato. Tutto ‘sto can can per poi
mandare a casa Conte che , del resto, manco lo voleva. Bastava dirlo prima, si sapeva
già tutto. No? Si sapeva che il paese è sull’ orlo del crac e che senza l’ aiuto di qualcuno ( Europa )
non ce la possiamo fare. Sembrava che il PD dovesse volare ma mi sembra decisamente
impantanato.
Come a Torino dove ci sono una decina di candidati. Elenchiamoli cercando di ricoedarli tutti.
Enzo La volta. Capo gruppo Stefano Lo Russo , prof. Andrea Giorgis, Mauro Laus senatore della
repubblica e la accorta e vigile avvocato Anna Rossomando, vice Presidente del Senato. Ora c’ è
anche un altro fenomeno: taluni altolocati della politica hanno la doppia tessera. Articolo Uno
e PD. Tra questi serpeggia il nome di De Giuli, rampollo della casata dei De Giuli nobili dell’
edilizia tra i promotori della candidatura ed elezione di Valentino Castellani. O Alberto La Barbera
manager della cultura tra Torino Venezia e Matera. Come poi dimenticare la Christillin, che dopo
un innamoramento pentastellato per Chiaretta ritorna nell’ alveo Fiat- centro sinistra
e il Sergione ( Chiamparino) che sornione si sta divertendo il Regione. In fondo sempre vigile
Italia Viva che con la Fregolent dice: a tempo debito diremo la nostra.
Per concludere, giusto per gradire  Mister preferenze in Regione il chirurgo di fama mondiale
Salizzoni.
Auguri cari al PD: magari  uscite fuori dal marasma in cui vi siete cacciati.
Torino come Roma, novità all’ orizzonte. E ammettiamo di essere molto curiosi di come si
svolgeranno gli eventi.

 

Patrizio Tosetto

Napoli (FI): “Salvezza nazionale anche con il Pd?”

Ogni iniziativa che apra al dialogo è da salutare come benvenuta, e benvenuta è la suggestione salviniana di un comitato di salvezza nazionale. Qual è la traduzione concreta di questa formula? Per governare non basta un comitato, ci vuole un governo “di salvezza nazionale”. Un governo può essere di “salvezza nazionale” senza comprendere il PD e il M5s? E Forza Italia, il mio partito, canta sulla base dello spartito di Salvini, per cui fino a ieri era “mai un governo con il PD” e oggi dobbiamo dire sì a un governo anche con il PD?

Quando si parla dell’identità di un partito si parla della sua capacità di elaborare un’autonoma strategia politica, e su questa base aprirsi al dialogo con gli alleati e al confronto con gli avversari. Senza dover aspettare il permesso di Salvini o di Meloni. Chi volesse ridurre il confronto interno a Forza Italia a un infantile diktat “o dentro o fuori”, sappia che non fa il bene di Forza Italia perché vorrebbe trasformarla in una caserma e le caserme, si sa, non sono fatte per attirare il voto delle persone libere. Stiamo sulle cose: per esempio, l’amico Giorgetti rilanciando la proposta di Salvini non esclude un governo guidato da Draghi. Pensa davvero che l’ex presidente della BCE sia una personalità da bruciare per un governo elettorale che fa poche cose prima di tornare alle urne?

 

Osvaldo Napoli, Forza Italia

Le vignette di Mellana

Spesso l’idea che passa pe’ la mente

è eguale a ‘na gran bolla di sapone.

L’acchiappi, strigni, guardi e nun c’è gnente.

Trilussa

Regione: autonomia differenziata, da martedì la discussione

Da martedì sarà l’Aula di Palazzo Lascaris a occuparsi della proposta di deliberazione sulla richiesta di autonomia differenziata con cui il Piemonte andrà al confronto con il governo, in modo che il provvedimento venga licenziato dal Consiglio regionale entro natale. E’ l’accordo tra maggioranza e minoranza, confermato anche nell’incontro politico avvenuto nei giorni scorsi tra il presidente della Giunta Alberto Cirio e i consiglieri della prima Commissione, in cui si è anche discusso del merito degli emendamenti presentati, oltre una settantina.

Nel suo successivo intervento nella Commissione presieduta da Carlo Riva VercellottiCirio ha parlato di “un confronto improntato al buon senso. Rivendico l’aver deciso di incardinarci su un lavoro già fatto, visto che un pezzo di strada era già stato percorso dalla precedente amministrazione. Ma allo stesso tempo era fondamentale per noi implementarlo, perché l’approccio fino ad allora era stato troppo timido. Per questo è stato importante il gruppo di lavoro, che ha portato a risultati utili in tempi brevi. Una parte degli emendamenti della minoranza sono stati accettati”, ha aggiunto il presidente della Regione, “non escludo che possa avvenire anche per altri emendamenti nei prossimi giorni”.

Il presidente ha ringraziato il M5s per l’emendamento sul benessere animale e ha voluto sottolineare che l’autonomia differenziata vuole comunque garantire “l’unità giuridica ed economica del paese e i livelli essenziali delle prestazioni erogate ai cittadini”. “Se l’autonomia che chiediamo fosse già attiva, di fronte ai recenti eventi calamitosi avremmo potuto intervenire subito con le necessarie azioni sul territorio”, ha aggiunto.

Per Alberto Preioni (Lega) “l’autonomia è un percorso lungo e complesso, ma più si avvicinano i centri di potere ai cittadini e maggiore è l’efficienza, la trasparenza, il controllo. Questo è un dato che viene confermato dalla realtà. Lavoriamo tutti per portare davanti al ministro Boccia una proposta seria e utile per la nostra regione”.

Nel dibattito Pd e M5s hanno ribadito la disponibilità a concludere lunedì i lavori di Commissione, anche ritirando parte o tutti gli emendamenti per poi ripresentarli in aula. A dividere maggioranza e minoranza è soprattutto il tema della scuola, con le funzioni che il documento chiede che vengano trasferite alla Regione sul reclutamento degli insegnanti.

Domenico Ravetti (Pd) ha ricordato che “l’autonomia differenziata è utile, il Piemonte ha bisogno di strumenti e azioni specifici, come per il dissesto idrogeologico, i trasporti o le reti di collegamento. Ma ci sono parti della proposta della maggioranza che non ci convincono, sulla scuola abbiamo posizioni diverse: non vediamo come il problema dei vuoti negli organici del personale possa essere risolto con un reclutamento regionale, in presenza di una normativa anche contrattuale nazionale che lo regola”.

Francesca Frediani (M5s) ha ribadito il ruolo del suo gruppo: “Abbiamo affrontato il tema con serietà e approfondimento, senza pregiudizi. Ad esempio, siamo favorevoli a ciò che aiuta a valorizzare i nostri beni artistici e culturali. Ma non nascondiamo la nostra forte contrarietà sul tema della scuola, non vogliamo mettere in discussione un elemento fondante del nostro Paese”.

A loro ha risposto Riccardo Lanzo (Lega): “La proposta è aperta, non abbiamo problemi a rivederla per migliorarla, ma sul tema dell’istruzione la nostra posizione resta quella: vogliamo il reclutamento su base regionale per renderlo più efficiente, penso si possa fare senza dimenticare il quadro normativo nazionale, vogliamo risolvere un problema.“

Popolare di Bari, Ruffino (FI): “Spettacolo deplorevole”

È uno spettacolo deplorevole quello sulla Banca Popolare di Bari mandato in scena da governo e maggioranza nelle ultime 24 ore. Deplorevole e insieme drammatico perché conferma il livello di irresponsabilità a cui si spingono le forze di maggioranza pronte a imbastire il gioco dello scaricabarile quando in ballo sono i risparmi di decine di migliaia di italiani.

Matteo Renzi cerca la sua vendetta contro i grillini, che lo crocifissero ai tempi della vicenda Banca Etruria. Il ministro degli Esteri Di Maio si improvvisa alter ego di Roberto Gualtieri e chiede la nazionalizzazione della Popolare di Bari come contropartita dell’impegno finanziario dello Stato. Due prese di posizioni frutto di uno spirito di ripicca indegno di chi deve governare la settima potenza industriale al mondo. Il presidente Conte si sbrighi prima che venga giù tutto: il salvataggio della banca pugliese è interesse dell’Italia e non solo dei pugliesi. Un suggerimento a chi strepita ancora contro il Mes: quel meccanismo contiene un Fondo di risoluzione per le crisi bancarie. Banche in difficoltà, come si vede, non sono solo tedesche o francesi. Meglio per tutti e per l’Italia se la politica torna a toni più riflessivi e misurati.

 

Daniela Ruffino deputata di Forza Italia

Radicali contro il crocifisso in Consiglio regionale

Riceviamo e pubblichiamo
“NEL SOLCO DI SCELTE DI QUESTA MAGGIORANZA CHE UTILIZZA ISTITUZIONI A SUO USO E CONSUMO”
Dichiarazione di igor Boni (Presidente nazionale di Radicali Italiani):
“In Piemonte abbiamo una maggioranza consiliare e una Giunta regionale che usano le istituzioni a fini propri. Dopo lo striscione vergognoso su Bibbiano appeso al Palazzo della Giunta, dopo la lettera che chiedeva a Mattarella di sciogliere le Camere contro la nostra Costituzione, dopo l’invito anti-laico alle scuole piemontesi a fare presepe e albero di Natale per favorire l’integrazione, dopo la richiesta di licenziamento di Silvio Viale che annunciava di fare quanto previsto dalla legge  e dalla sentenza dell’Alta Corte, ora dobbiamo sorbirci l’affissione del crocifisso nell’aula del Consiglio.
Sono stati 6 mesi di sfruttamento continuativo delle Istituzioni a proprio uso e consumo, contro i principi di laicità dello Stato e contro la logica. Mentre con una mano si brandiscono i simboli religiosi come armi politiche con l’altra mano, con i decreti sicurezza e il virus venefico dell’odio, si distrugge qualsiasi principio di religiosità, di carità cristiana, di accoglienza, di pietà, di amore e di compassione”.

Sardine: dialogo sì, cappello no

“Aperti al dialogo con la politica? Sì, ma nessuno tenti di metterci il cappello”
.
In riferimento all’articolo comparso sulla cronaca cittadina de La Stampa a pag. 41, ci teniamo a dire che, in effetti, abbiamo parlato telefonicamente con Marco Grimaldi che ci ha anticipato il contenuto di un post che avrebbe voluto pubblicare sul gruppo 6000 Sardine Torino.
Il post è poi stato approvato e quindi regolarmente pubblicato in pagina, esattamente come avviene a tutti i messaggi che ci arrivano e che si rivelano costruttivi e utili alla discussione. Nella manifestazione del 10 abbiamo affermato con chiarezza l’esigenza che si torni a una politica costruttiva e di dialogo, in grado di rappresentare effettivamente le persone. Il messaggio di Grimaldi è stato pubblicato in quest’ottica, così come verrà pubblicato e preso nella giusta considerazione qualunque altro segnale che ci giungerà da altre forze politiche che il movimento giudichi democratiche e propositive. Chi vorrà “costruire ponti” ci vedrà disponibili a testarne la serietà e la solidità. Ci teniamo però a chiarire che attualmente non vi è alcun discorso aperto con alcuna forza politica e in nessun caso ci sarà, almeno sin dopo la manifestazione nazionale del 14. Esiste invece, coerentemente con quanto detto sin dall’inizio, la volontà di raccogliere segnali di dialogo da parte della politica, segnali rivolti alle persone e a una buona politica, non alle Sardine in quanto movimento. Siamo strumento e non soggetto.
Per le Sardine
Paolo Ranzani