Nuove adesioni all’Intergruppo parlamentare per i diritti degli animali, presieduto dall’on. Michela Vittoria Brambilla. Ne entrano a far parte tre deputati: l’ex sottosegretario alla Giustizia on. Cosimo Ferri, l’on. Lucia Ciampi (Pd) e l’on. Rosa Alba Testamento (M5S). L’Intergruppo, che ha lo scopo di promuovere la tutela degli animali e dei loro diritti attraverso l’attività legislativa, di indirizzo politico e di sindacato ispettivo, conta già diverse decine di componenti di tutti i gruppi parlamentari, determinati a dare risposte alle istanze di milioni di italiani che amano gli animali e vogliono vederli rispettati.Tra i temi prioritari individuati durante le prime due sedute, in vista della ripresa a settembre, l’inasprimento delle sanzioni penali per maltrattamento e uccisione di animali, il riconoscimento degli animali come “esseri senzienti” e il conseguente adeguamento anche del codice civile, la riduzione dell’Iva sugli alimenti per animali e sulle cure veterinarie, il prezzo dei farmaci destinati agli animali, norme sull’accesso degli animali d’affezione nei luoghi pubblici e aperti al pubblico.
Nel Consiglio regionale di martedì l’Assessore alla Sanità, Antonio Saitta, ha risposto all’interrogazione a risposta immediata presentata dal Presidente del Gruppo consiliare del Movimento nazionale, Gian Luca Vignale, relativamente alle assunzioni fatte in Sanità nel 2017 e nel primo semestre del 2018.
Da tali dati emerge in modo inequivocabile come il sistema sanitario piemontese negli ultimi 18 mesi abbia perso più di 450 operatori sanitari. A fronte, infatti, di 3093 assunzioni vi sono 3527 cessazioni dal lavoro (quiescenze, dimissioni, trasferimenti etc.) per un saldo negativo di 434 dipendenti. “Nonostante da molti mesi l’Assessore Saitta -dichiara Gian Luca Vignale- vanti le assunzioni come un importante risultato raggiunto da questa amministrazione e ancora negli ultimi giorni abbia bollato come polemiche sterili coloro che lamentavano una situazione di carenza di personale sempre più insostenibile, la verità è purtroppo un’altra: negli ospedali e sul territorio il numero di operatori sanitari è drasticamente diminuito”. “Da settimane –continua Vignale- l’Assessore Saitta giustifica l’assenza di personale sufficiente appigliandosi ai tetti di spesa che la legge dello Stato pone relativamente al budget da utilizzare per il personale, ben sapendo che si potrebbero fare oltre 500 nuove assunzioni a legge vigente e allora cosa aspetta?” “Quasi 500 dipendenti in meno – denuncia Vignale – significano aumento delle liste d’attesa, meno produzione sanitaria, un’ insostenibile mole di lavoro per chi opera in sanità. Insomma l’ennesimo esempio di una gestione totalmente fallimentare fatta solo di annunci”. “Sarebbe interessante sapere -conclude Vignale – senza nuovo personale come pensa Saitta di far funzionare oltre ospedali e servizi territoriali anche le Case della salute che settimanalmente inaugura o come ritiene di potenziare i servizi territoriali e la figura dell’infermiere di Comunità. Insomma ciò che viene vantato come un importante risultato è l’ennesimo taglio alla sanità pubblica senza il quale nel 2017 il Bilancio della Sanità sarebbe stato in deficit.
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I NUMERI DELLE ASSUNZIONI E DEI PENSIONAMENTI.
PENSIONAMENTI: Nel 2017 = 2.246. Nel 2018 = 1.281 per un totale di 3.527 operatori che non lavorano più nel Servizio sanitario regionale.
ASSUNZIONI: Nel 2017 = 1.909. Nel 2018 = 1.184 per un totale di 3.093 nuovi operatori.
Per un saldo passivo di 434 dipendenti.
“Il Piemonte ha una nuova legge che riconosce e sostiene gli Ecomusei, un patrimonio importante per la nostra regione, la cui “missione” è quella di valorizzare il territorio con l’elaborazione di una visione per il suo futuro, favorendo la partecipazione e il coinvolgimento degli abitanti, sviluppando attività di ricerca, traducendo le ricerche in strumenti di divulgazione e approfondimento, recuperando gli ambienti di vita e di lavoro ereditati, valorizzando i caratteri del patrimonio antropico, industriale e linguistico piemontese” ha spiegato laConsigliera regionale del Partito Democratico Valentina Caputo, firmataria della legge, approvato il 31 luglio dal Consiglio regionale.“Questa legge – ha proseguito la Consigliera Caputo – è il risultato di un lungo e proficuo lavoro, portato avanti, coinvolgendo e collaborando con la Rete degli ecomusei piemontesi, partendo dalle esperienze che hanno maturato in questi anni di attività ecomuseale. Gli ecomusei sono realtà virtuali che hanno generato anche delle microeconomie. La nuova normativa prevede che il riconoscimento di queste importanti realtà avvenga attraverso l’esperienza locale e documentabile degli enti locali, delle associazioni, delle fondazioni e di altri organismi di natura pubblica o privata, formalmente costituiti e senza scopo di lucro, che operano nell’ambito territoriale dell’ecomuseo. Sarà la Giunta regionale che, con un proprio regolamento, adottato entro 180 giorni dall’approvazione di questa legge, stabilirà criteri e requisiti minimi per il riconoscimento degli ecomusei”.“Il Piemonte è stata la prima regione italiana a dotarsi nel 1995 di una legge sugli Ecomusei – ha conclusoValentina Caputo – Oggi, ancora una volta, siamo i primi ad approvare una nuova legge che riconosce e sostiene questo importante patrimonio culturale. Agli Ecomusei riconosciuti verranno concessi contributi per sostenere le loro attività di gestione, di sviluppo e di valorizzazione. La norma finanziaria stanzia quasi 1,3 milioni di euro”.
Per l’unità del “civismo” piemontese
Appello di Rete Bianca alle forze civiche del Piemonte
“Il voto del 4 marzo scorso ha modificato profondamente gli equilibri politici del nostro paese. È nata una nuova maggioranza di governo; sono saltati, forse definitivamente, i profili politici dei partiti tradizionali ma, al contempo, e’ ancora profonda la sfiducia dei cittadini nei confronti della politica e delle stesse istituzioni democratiche. Ora, anche in vista delle elezioni regionali piemontesi del 2019, e’ indispensabile – soprattutto per una realtà sociale e politica come quella piemontese – promuovere una alleanza del “civismo piemontese” nelle sue multiformi espressioni. Il civismo amministrativo con le sue liste civiche disseminate in tutto il territorio; il civismo culturale cattolico e laico; il civismo territoriale con le associazioni e i mondi vitali sfiduciati dai partiti ma ansiosi di partecipare ad una rinnovata attività politica ed amministrativa. Superando la tradizionale distinzione tra centro destra e centro sinistra – oggi quantomai in crisi e senza un preciso baricentro politico, culturale e programmatico – va avviata da settembre la “ricomposizione” di questo giacimento di energie, di impegno, di cultura, di radicamento territoriale e di espressività sociale e culturale. Rete Bianca, nata per ricomporre l’area del cattolicesimo politico italiano in vista di un rinnovato protagonismo politico a livello nazionale dei cattolici democratici e popolari, e’ disponibile – ovviamente con l’apporto di altre esperienze che già lavorano concretamente sul territorio da anni – a favorire questa ricomposizione del civismo piemontese in vista delle elezioni del 2019. Senza primogeniture e senza condizionare l’approdo politico finale di questa operazione. Un processo, comunque sia, necessario per ridare qualità alla politica, autorevolezza alla futura classe dirigente e per dare forza e peso ad una rinnovata rappresentatività territoriale. Per questi motivi, semplici ma importanti, e’ sempre più indispensabile promuovere la ricomposizione del civismo piemontese e favorirne un suo effettivo rilancio politico ed amministrativo”.
Giorgio Merlo
Mauro Carmagnola
Giampiero Leo.
Cinque giorni per festeggiare la Lega Piemont
Nell’alessandrino a Capriata d’Orba, dal 1° al 5 agosto, si terrà la Festa Nazionale della Lega Piemont. Ospiti importantissimi e temi all’ordine del giorno, per parlare del presente e del futuro del Piemonte
Cinque giorni importanti per festeggiare la Lega Piemont: si terrà a Capriata d’Orba, dal 1° al 5 agosto, la festa nazionale della Lega Piemont. Un’iniziativa ricca di appuntamenti e di dibattiti interessanti, che coinvolgeranno militanti e ospiti illustri, in una cornice – quella delle Cantine Produttori Insieme – davvero d’eccellenza.La festa inizierà mercoledì 1° agosto, alle 18.30, con l’inaugurazione alla presenza dei consiglieri regionali della Lega Piemont, e poi, dalle 21, con l’intervento di Gianfranco Cuttica di Revigliasco, sindaco di Alessandria, e di Alessandro Canelli, sindaco di Novara. Il giorno dopo, giovedì 2 agosto, dalle 21, avrà luogo un importante dibattito sull’immigrazione. Alla presenza dei parlamentari della Lega Piemont, il dibattito sarà l’occasione anche per l’intervento della professoressa Anna Bono e di Marco Zacchera, che presenteranno i propri libri. A moderare l’incontro, il giornalista Ettore Grassano.
Venerdì 3 agosto, a partire dalle 21, si affronterà, in compagnia del Ministro per gli affari regionali e le autonomie, l’onorevole Erika Stefani, il tema di Piemonte e Autonomia, mentre sabato 4 agosto il dibattito – sempre con inizio alle ore 21 – verterà sui temi dell’agricoltura e del turismo, futuro del Piemonte, in compagnia del Ministro all’Agricoltura, Gianmarco Centinaio e Paolo Massobrio. Ospite della serata anche l’onorevole Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. La festa si concluderà domenica 5 agosto: a partire dalle ore 20, con l’intervento dell’onorevole Riccardo Molinari, Capogruppo alla Camera per la Lega – Salvini Premier e Segretario Nazionale Lega Piemonte, e del senatore Matteo Salvini, vice Premier e Ministro dell’Interno, segretario federale. “Sarà una festa ambiziosa – commenta l’onorevole Riccardo Molinari – organizzata su cinque giorni, con approfondimenti politici di grande rilievo e ben tre ministri ospiti, fra cui Matteo Salvini. Sarà il coronamento di un percorso lungo e faticoso, che ha visto la Lega passo dopo passo, elezione dopo elezione, arrivare al Governo del Paese. È proprio quando si governa che diventa ancora più importante stare in mezzo alla gente per confrontarsi coi cittadini, noi questo lo abbiamo sempre fatto e continuiamo a farlo perché la presenza sul territorio resta la principale forza della Lega”. Un appuntamento imperdibile, in cui i momenti di riflessione e dibattito, con nomi autorevoli del panorama politico italiano, si alterneranno a quelli di musica e festa. tutdurat della festa sarà inoltre presente il servizio ristoro.
La recente polemica tra il capo della Lega Salvini e Famiglia Cristiana non e’ la sola che costella il confronto, articolato è difficile, tra il mondo cattolico e la nuova maggioranza di governo. Certo, questo è stata la più eclatante perché ha investito direttamente il vice Premier e un organo di stampa importante per il prestigio della testata e per l’autorevolezza delle tesi sostenute. Ma, al di là di questa polemica, quello che emerge in modo sempre più evidente da questo scambio di opinioni non è tanto la virulenza del confronto quanto l’assenza di un interlocutore politico che sappia interpretare, laicamente, una ispirazione, una cultura, un modo d’essere che in questi anni si sono pericolosamente seppur inconsapevolmente eclissati nella dialettica politica italiana. Perché se è positivo, nonché corretto, che la stampa cattolica nelle sue multiformi espressioni partecipi al dibattito sulle principali scelte politiche della maggioranza di governo di turno, e’ altrettanto importante per i cattolici riscoprire una partecipazione politica diretta, attiva, consapevole e incisiva. Del resto, e’ noto a tutti – e ormai lo diciamo da tempo, ma lo dicono anche tutti i principali osservatori delle cose politiche italiane – che questa presenza politica e culturale nei partiti tradizionali si è del tutto affievolita ed è radicalmente inespressiva sotto il profilo della progettualità e dell’incidenza politica.
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Tramontati i partiti plurali come il Partito democratico e Forza Italia, ridotti al lumicino e all’insignificanza le varie sigle elettorali come l’Udc, l’unico compito a cui i cattolici popolari e democratici debbono assolvere oggi è quello di attrezzare ed affinare una rinnovata presenza politica organizzata e diffusa territorialmente. Non ci sono più alternative realisticamente percorribili a questa prospettiva. Il tempo della testimonianza, delle divisioni pretestuose ed impotenti, della delega alla gerarchia per affrontare e cercare di risolvere i problemi sul tappeto appartengono ad una stagione che ormai è alle nostre spalle. È francamente imbarazzante, nonché singolare, continuare ad assistere ad un confronto tra le nuove formazioni politiche populiste, o di destra o di sinistra e il mondo cattolico senza la presenza di uno strumento politico pertinente, cioè un partito di quest’area culturale. È’ inutile continuare ad aggirare l’ostacolo. La priorità politica, dopo il voto del 4 marzo e dopo i pronunciamenti e le scelte concrete del governo pentaleghista, richiedono una rinnovata presenza cattolico democratica e popolare nello scenario politico italiano. Una presenza facilitata anche da un patrimonio culturale, politico, sociale e forse anche etico che affonda le radici in quel cattolicesimo politico che per troppi anni e’ stato sottovalutato o ritenuto ormai un pezzo di antiquariato. E proprio la rilettura di uno dei caposaldi di questo pensiero, e cioè il popolarismo di Luigi Sturzo, a cent’anni dal famoso “appello ai liberi e forti” può e deve rappresentare uno stimolo potente per recuperarlo e declinarlo nella società contemporanea. Sarebbe curioso, infatti, se in un clima di ritorno delle identità politiche e culturali solo il pensiero cattolico popolare brillasse per la sua assenza ed inconsistenza. Ci troveremmo in una situazione dove l’assenza dalla politica dei cattolici non avviene per una imposizione della gerarchia, ma per manifesta incapacità del laicato. Ecco perché, adesso, e’ opportuno esserci.
Il presidente del Coni Giovanni Malagò ha opportunamente invitato per lunedì prossimo i sindaci delle città che si candidano a ospitare le Olimpiadi invernali 2026, e con loro i vertici delle rispettive Regioni. La candidatura di Torino arriva sul tavolo del Coni dopo un percorso che più tribolato non poteva essere, attraversato da polemiche e divisioni politiche che hanno avuto il loro epicentro nell’ambiguità del M5s e nella difficoltà del sindaco Appendino di portare a sintesi le diverse posizioni. Il primo agosto, quando sarà fatta la scelta definitiva della città italiana, Torino dovrà confidare molto nella saggezza del presidente del Coni. Non possiamo che fare nostro l’auspicio formulato l’altro giorno dallo stesso Malagò quando ha detto che ci sarà sicuramente un vincitore ma importante è che non ci siano vinti. Ecco un bell’esempio di realismo e di concretezza, che dovrebbe piacere ai sindaci della Via Lattea. Sono i Comuni delle Valli olimpiche, infatti, quelli che rischiano di pagare il prezzo più alto in caso di esclusione di Torino. Vogliamo credere, e auspicare, che alla fine la saggezza del Coni e del suo presidente sapranno evitare che rimangano degli sconfitti sul campo. Chi non potrà uscire vincitore è sicuramente la giunta di Torino e il suo sindaco.
Osvaldo Napoli e Daniela Ruffino, deputati di Forza Italia
La fine di un’era
La morte di Sergio Marchionne ha segnato definitivamente la fine di un’era . L’era in cui la Fiat e la famiglia Agnelli “regnavano ” su Torino. Una città nella città , con l’apice negli anni ’60 e ’70 del secolo scorso, con le sue regole, la sua “mutua” la MALF ( mutua aziendale lavoratori Fiat) , i suoi ambulatori, asili, colonie estive e montane , case per i lavoratori, i suoi candidati alle elezioni , compreso i fratelli Umberto, candidato Senatore eletto, e Giovanni Senatore a vita. La frase più famosa di quell’era : “quello che va bene alla Fiat va bene all’Italia” e , sottinteso, prima ancora a Torino. L’allentarsi del legame è avvenuto lentamente , fisiologicamente con la morte dei fratelli Giovanni ed Umberto, e tragicamente con la scomparsa di Edoardo ed ancora di più di Giovanni Alberto “Giovannino” l’ erede destinato a guidare la FIAT. E poi ancora le crisi industriali, la riduzione dei dipendenti, i licenziamenti , la marcia dei quarantamila. Vi fu un ultimo sussulto una sorta di contributo a Torino di Giovanni, Gianni, Agnelli , “l’avvocato” ad indicare e trovare una nuova via , una nuova vocazione , con il suo impegno , determinante, per l’assegnazione dei XX giochi olimpici invernali del 2006. Giochi che contribuirono a cambiare e rilanciare Torino. Tre anni prima , nel gennaio del 2003, la morte di Giovanni Agnelli con il “tributo”per giorni dei torinesi alla sua salma al Lingotto. Quasi come per un Re. Ora poco più di dieci anni dopo la scomparsa di Sergio Marchionne avviene a distanza nel silenzio , quasi un distacco, della città ed in coincidenza con una nuova avventura olimpica invernale che se andrà bene, ma non penso proprio, vedrà Torino, ancora una volta ed in modo umiliante, comprimaria di Milano. Questo parallelismo con la morte del “capo” della FIAT e dei giochi olimpici invernali rappresenta e fotografa meglio e più di tante analisi la fine di un’era ed il declino della città di Torino.