POLITICA- Pagina 559

“L’impegno ventennale dei radicali per la Tav”

TAV/Radicali/+Europa: approvazione mozione di Emma Bonino è ultimo atto di un impegno ventennale dei radicali piemontesi a favore del TAV. Boni: “Appendino è finita in un vicolo cieco”

Dichiarazione di Igor Boni (Direzione nazionale Radicali Italiani, Coordinatore Gruppo +Europa Torino):

“Con l’approvazione, fra le altre, della mozione SI TAV presentata da Emma Bonino si chiude il cerchio rappresentato dall’impegno ventennale dei radicali piemontesi a favore dell’opera, iniziato quando Emma Bonino era ancora commissaria europea, proseguito con le inequivoche prese di posizione dell’Associazione radicale Adelaide Aglietta e che ha avuto come sbocco naturale la presentazione alle recenti elezioni regionali della lista “+Europa  SI’ TAV”.

Un anno fa, la Lega ha firmato con il M5S un contratto di governo che prevedeva “di ridiscutere integralmente il progetto”. Siamo felici che Salvini abbia cambiato idea nel frattempo; è innegabile che non abbia rispettato i patti su un punto non marginale. Il M5S esce a pezzi da questa vicenda, sia a Roma con un Ministro, Toninelli che dovrebbe trovare la dignità di dimettersi, ma anche, e soprattutto, a Torino.

Ricordiamolo: è stata l’intera maggioranza grillina in Consiglio Comunale (Appendino consenziente) a cercare lo scontro sulla TAV, approvando la mozione consiliare NO TAV il 29 ottobre 2018, e ottenendo come risultato immediato la discesa in piazza (come sollecitato già l’estate scorsa da noi radicali) della “maggioranza silenziosa SI TAV” con le “madamine”; è stata l’intera maggioranza grillina in Consiglio Comunale (Appendino consenziente) a respingere la proposta di referendum consultivo sul TAV promossa da Radicali Italiani e da +Europa sia in Consiglio Comunale sia in Città Metropolitana; è stata la stessa maggioranza (con Appendino silente) a non muovere un dito, a non fare una dichiarazione a favore del referendum consultivo regionale proposto prima da noi e poi da Sergio Chiamparino (e alla fine negato da Matteo Salvini). Altro che partecipazione e democrazia diretta!

Chiara Appendino e tutta la sua maggioranza hanno perso uno scontro politico epocale, su una questione fondamentale per i 5Stelle finendo in un vicolo cieco dal quale è impossibile uscire”.

Se evapora anche l’ologramma Pd

Saliamo fino a Villadossola per andare a trovare ciò
che rimane del PD regionale.
Convocazione per la  relazione di Furia all’ Assemblea
Regionale. Tanta strada per trovare poco. Sia ben
chiaro, nessun giudizio di valore sui presenti. Anzi
grande rispetto per l’ abnegazione dei partecipanti.
Ma mi sa che, almeno questa volta, fanno la
differenza gli assenti. Renziani ed affini hanno deciso
di fare altro. Su una ventina tra parlamentari e senatori
4 o 5 presenti. L’ infaticabile Anna Rossomando, Vice
Presidente del Senato. Sicuramente encomiabile.
Come il Professore Andrea Giorgis. Arriva addirittura
Gianni Cuperlo. A quel punto capisco. La serata è stata voluta e gestita
dalla sinistra del partito. Un pullman organizzato da Torino
e la ( quasi ) totale assenza dei dirigenti torinesi.
Una volta si diceva che il Partito Pd era un ologramma.
Ora abbiamo le prove: l’ ologramma è evaporato. Come
gli elefanti o le balene sta cercando qualche posto
appartato per finire la propria esistenza. Esistenza
politica, s’ intende.
Sbaglierò, ma nel Pd c’ è aria di implosione. Grande
rispetto per chi ha affrontato un viaggio fin qui
per affermare le proprie idee Ma molte cose mi
sembrano affastellate. Tanto orgoglio ma poca
prospettiva. Iniziano con l’inno d Italia. Il contenuto
dei contenuti: come arginare l’avanzata delle destre in
Italia. Dotti ed articolati interventi. Fondamentalmente
spiazzati da Matteo Salvini, il primo segretario di
Partito e Ministro dell’Interno che dirige facendo il
Karaoke. Diciamocela tutta, ci spiazza davvero un po’ tutti. E
già molti parlano di democrazia troppo matura. Tra i
motivi  per cui questo periodo passerà alla Storia, quello di
Salvini che con il 17% fa quello che vuole e Giggino con
il 33% non conta nulla.

L’ ospitante è Pippo Calandra. Sindacalista operaio e presidente della Fondazione del Verbano Cusio Ossola,

nonché presidente di Edificatrice, alloggi in affitto.

Anche queste zone sono  emblema di tutto e dell’incontrario di tutto.
Fino a trent’ anni fa votavano compatti PCI, ora la
lega è al 40%. Insomma, normale amministrazione.
Siamo tutti di sinistra e vogliamo essere di sinistra.
Tranne Canalis che concentra il suo intervento sullo
smantellamento dello Stato sociale.
Lei l’unica catto dem presente. Chiude come il
Bolero di Ravel Gianni Cuperlo.
Come al solito affascinante. Uomo di grande cultura.
In attesa delle politiche anticipate per un suo ritorno
in Parlamento. Racconta, ragiona soprattutto
insiste: a problemi complessi si debbono dare
risposte complesse.
Ma tutto, mi pare, sta all interno dell’esperienza della
sinistra e in particolare dei comunisti italiani. Bene ma
è un pezzo del PD. L altro? Appunto: non c’ è, anche
perché ha in testa altro. Mi sembrano due separati
in casa. Viene in mente il film la Guerra dei Roses.
Dove un grande e povero ed idilliaco amore diventa
un drammatico e mortale tentativo di separazione.
Continuando nel bisticciare si porteranno dietro con
la loro morte la distruzione della loro casa. Vero,
verissimo, è pur sempre un film. Ma mi sa che può
essere un allegoria di ciò che sta capitando nel Pd.

Patrizio Tosetto

Dal Senato sì alla Tav, M5S evoca crisi di governo

AGGIORNAMENTO: e’ stata bocciata in Aula al Senato la mozione M5S No Tav, sono invece passate tutte le altre mozioni a favore dell’opera.

Polemici i 5 Stelle che ora parlano di crisi di governo. La capogruppo in Regione Piemonte , Francesca Frediani, ha lanciato l’hashtag #tuttiacasa

“La seduta del Senato ha dimostrato in maniera assolutamente evidente che il governo non ha più una maggioranza – scrive in una nota il segretario del Pd Nicola Zingaretti –. Il premier Conte si rechi immediatamente al Quirinale dal presidente Mattarella per riferire della situazione di crisi che si è creata”.

 

***

Questa mattina

Sei le mozioni sulla Tav presentate al Senato calendarizzate oggi in  Aula.

Tutti i testi saranno messi in votazione. Sono solo due mozioni sono contrarie alla Torino-Lione:  quella presentata dal M5S, che impegna il Parlamento a rivedere l’opera e  quella a prima firma Loredana De Petris (LeU) e che impegna il governo a non procedere alla realizzazione della Tav. A favore della Torino – Lione invece le mozioni presentate da Pd, da Emma Bonino, da FdI e da FI.

Rifiuti, Piemonte nel Cuore: “Tassa doppia per i cittadini”

La sala comunale di Burolo ospita mercoledì 7 agosto, alle ore 21, l’incontro sul tema ‘Con la fusione forzata dei consorzi rifiuti raddoppia la tassa dei cittadini’, organizzato dall’Associazione Piemonte nel cuore. Introduce il sindaco di Burolo Franco Cominetto, intervengono Giuliano Balzola ed Elisabetta Piccoli, rispettivamente, assessore alla sostenibilità ambientale e al bilancio del Comune di Ivrea, Massimo Ottogalli, sindaco di Settimo Rottaro, e Gian Luca Vignale, fondatore di Piemonte nel cuore. Le conclusioni verranno tratte da Angelo Dago, presidente della Commissione regionale Ambiente della Lega Salvini. Piemonte nel cuore ha già depositato in moltissimi comuni un ordine del giorno nel quale si chiede al presidente Cirio, all’assessore all’ambiente, al presidente del Consiglio regionale Allasia ed al presidente della commissione ambiente di Palazzo Lascaris di prorogare l’entrata in vigore della legge regionale 1 del 2019 per provvedere ad una sua successiva modifica radicale. Ultimo comune in ordine di tempo è stato Parella, nell’Eporediese, dove il documento è stato depositato dal capogruppo di Progetto Parella MPP (Movimento Progetto Piemonte) Bruno Tegano.

Massimo Iaretti

Merlo: nasce ‘Rete Comune, Sindaci al centro’. Rete Bianca in campo

“Dopo la costituzione delle giunte comunali, all’indomani delle recenti amministrative dello scorso
26 maggio, e alla vigilia del Congresso Nazionale dell’Anci, nasce l’Associazione ‘Rete comune,
Sindaci al centro’.

Una associazione nazionale di amministratori locali, che affianca l’azione politica
e culturale di Rete Bianca, e che conta la presenza di Sindaci, assessori e consiglieri comunali di
area popolare e democratica ma aperta a tutte le istanze culturali ed ideali che hanno come
obiettivo prioritario quello di valorizzare il ruolo, la funzione e la stessa ‘mission’ delle autonomie
locali.
Un associazione che punta a far sì che il dibattito che precede il rinnovo dei vertici dell’Anci non si
riduca ad un fatto burocratico e protocollare sul tema del rilancio delle autonomie locali ma sappia,
al contrario, essere un momento che qualifica una concezione che individua nei comuni lo snodo
decisivo per dare credibilità alle istituzioni, qualità alla democrazia, senso alla partecipazione e
stimolo all’autogoverno locale e che è anche finalizzato a rivitalizzare l’Anci.
Una associazione che sarà guidata da Sindaci e amministratori locali, soprattutto espressione di
quelle comunità che rappresentano il nerbo centrale del nostro ordinamento democratico – cioè i
piccoli e medi comuni – e che avrà come principale obiettivo quello di evitare che l’ideologia
centralistica si consolidi nella politica italiana, malgrado i vari pronunciamenti propagandistici
contrari e alternativi a quella impostazione.
Una Associazione, comunque sia, che oggi conta già l’adesione di un centinaio di sindaci e di
moltissimi assessori e consiglieri comunali e che affonda le sue radici culturali ed ideali nel
popolarismo di ispirazione sturziana che individua proprio nei comuni la ‘palestra democratica’ per
eccellenza del nostro ordinamento statuale.
Ho avuto l’incarico, dal coordinamento nazionale di Rete Bianca, di gestire la fase politica ed
organizzativa di questa Associazione di amministratori locali. Una iniziativa che rientra a pieno
titolo nella tradizione e nella cultura del miglior cattolicesimo democratico e popolare del nostro
paese”.
Giorgio Merlo, coordinamento nazionale Rete Bianca.

Una nuova offerta politica, senza lamentele

Una regola fondamentale nella politica e’ sempre stata quella di non lamentarsi se i tuoi avversari vincono – o stravincono – e tu nel frattempo stai fermo. Fuor di metafora, e’ perfettamente inutile lanciare strali quotidiani contro la Lega e il suo capo Salvini se poi, nel frattempo, ci si limita solo ad insultarlo e ad attaccarlo tutti i giorni e tutto il giorno come ormai ci ha abituato il Pd. Con l’aggravante che, essendo quel partito un soggetto politico strutturato per bande organizzate in perenne conflitto l’una contro l’altra, anche sul tema della richiesta delle dimissioni di Salvini abbiamo assistito ad una sceneggiata squallida e persin imbarazzante. Ma, al di là del Pd e delle sue ormai quotidiane goffaggini, quello che adesso e’ necessario mettere in campo – senza più rinvii inconcludenti, misteriosi ed inspiegabili – e’ una forza politica e culturale che sia in grado anche e soprattutto di intercettare quel consenso che sta veleggiando in forme sempre più impetuose proprio verso la Lega di Salvini.
E questo per almeno 3 ragioni di fondo.
Innanzitutto la fine politica di Forza Italia. Al di là delle piroette del suo padre fondatore, e’ indubbio che la sostanziale archiviazione politica di una esperienza politica che nel bene o nel male ha comunque sempre giocato un ruolo importante e significativo nel campo moderato e liberale del nostro paese, scongela un consenso che non può essere frettolosamente liquidato. E a nulla valgono, come quasi tutti sanno, i mille equilibrismi a cui assistiamo in questi giorni. Quando si chiude una esperienza politica, soprattutto se frutto di un partito personale/padronale, e’ del tutto evidente che qualsiasi replica è destinata a cadere nel vuoto.
In secondo luogo l’auspicata e desiderata deriva a sinistra del Pd di Zingaretti. Certo, come ricordavo poc’anzi, e’ persin imbarazzante commentare le performance quotidiane di un partito che riesce a dividersi e a lacerarsi anche su come chiedere le dimissioni, seppur grottesche e spuntate, da ministro del capo della Lega Salvini. Per non soffermarsi sulle gesta di Scalfarotto, di Orfini e dell’ineffabile Del Rio. Ma, al di là dei singoli, e’ del tutto evidente che un partito che ha come ragione sociale quella di rilanciare l’esperienza del Pds, e’ alquanto buffo che tutto ciò avvenga in un quadro di permanente e perenne conflittualità al suo interno dove persistono visioni e prospettive politiche diverse se non alternative. Comunque sia, l’avvento del Pd/Pds lascia nuovamente aperto un vuoto politico e un consenso crescente di un elettorato senza più rappresentanza alcuna.
In ultimo, senza una forza politica che sappia reinserire nella dialettica politica contemporanea una esigenza di vero confronto e di autentico riformismo senza scivolare nella sempre più insopportabile radicalizzazione della lotta politica, sarebbe la stessa democrazia italiana ad uscirne sempre più indebolita e vulnerabile. Uno scenario da “opposti estremismi” non può essere la cornice ideale per ridare slancio, credibilita’ ed autorevolezza alla politica, qualità alla nostra democrazia e forza al pensiero e all’approccio riformista.
Ecco perché si rende, adesso, necessaria la presenza di una forza politica riformista, democratica, plurale e che non assecondi il processo estremista e radicale dell’attuale lotta politica. Una forza politica che sappia, soprattutto, recuperare quei mondi vitali e quelle fette di elettorato che oggi sono sempre più sfiduciati e che non si riconoscono affatto nell’attuale geografia politica italiana. E che, quindi, o si rifugiano stancamente nell’astensionismo o votano altrettanto stancamente i partiti esistenti. Verrebbe da dire, recuperando un vecchio slogan del passato, “se non ora quando?”.


Giorgio Merlo

Sanità, PD: “E’ finito il tempo degli annunci”

  “Un Consiglio regionale straordinario per fare chiarezza”

“Leggo sugli organi di informazione che l’Assessore Icardi avrebbe “strigliato” i direttori delle Aziende Sanitarie, chiedendo loro “una potente sterzata nei costi, con una riduzione delle spese, pena il rischio di precipitare in un nuovo “Piano di rientro”. E’ dall’insediamento della Giunta Cirio che sentiamo soltanto critiche, slogan e battute senza, in realtà, riuscire a sapere quali saranno le politiche del centrodestra in materia di sanità” ha spiegato il portavoce Pd in Commissione Sanità Raffaele Gallo.

“Sono d’accordo con l’Assessore Icardi – ha proseguito Gallo – sul fatto che si debba perseguire l’efficienza, tuttavia ritengo che i risultati si possano ottenere soltanto nel tempo, mettendo in atto riforme che spettano al Governo regionale di centrodestra dal quale attendiamo una programmazione”.

“Non riteniamo accettabile ogni giorno ascoltare numeri diversi – ha affermato il Presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale Domenico Ravetti – Non solo il Consiglio, ma anche i cittadini piemontesi hanno diritto a conoscere in che modo la Giunta Cirio intende effettuare gli invocati tagli e/o risparmi. Anche sulla sanità, come su qualsiasi altra materia, finora non ci è dato sapere che cosa la Giunta Cirio intende concretamente fare. Per questo chiederemo la convocazione di un Consiglio straordinario sui conti della sanità, affinché vengano spiegate le scelte che si intendono adottare”.

“L’analisi dello stato di salute dei conti della sanità piemontese – ha concluso il vicepresidente della Commissione Sanità, Domenico Rossi – non può esaurirsi ai bilanci di previsione. Per questo abbiamo chiesto anche in commissione il consuntivo trimestrale e lo storico degli anni passati, sia sui preventivi che sui consuntivi, per valutare le dinamiche e gli equilibri tra i due bilanci: l’Assessore ci ha assicurato che ci sarebbero stati consegnati, ma per adesso ancora nulla. Vorremmo tanto andare in vacanza con i documenti in mano, visto che sono già nelle disponibilità dell’Assessore, in modo tale da poterli studiare ed essere preparati per il Consiglio straordinario”.

L’Europa dovrà essere “piemonteisa”

Caro Direttore,

Ho letto nei giorni scorsi sul Torinese le critiche di un lettore all’impostazione attuale della commemorazione al colle dell’Assietta.
Vorrei ricordare che nel 1968 fu la Compania di Brande’ dei poeti in lingua piemontese a dare vita prima alla Festa del Piemont a Graglia e poi alla rievocazione fra val Chisone e val Susa della battaglia che conservo’ al Piemonte la sua indipendenza.
Queste due iniziative furono organizzate soprattutto con l’intento di valorizzare lingua, cultura e tradizioni della “Patria cita” e mal si conciliano con parate militariste o esibizioni retoriche e fuori luogo.
Poiché so che gli organizzatori delle celebrazioni odierne sono persone per bene e oneste spero che nei prossimi anni vorranno tornare ai valori di fraternità alpina e montanara degli inizi.
L’Europa unita di domani dovrà essere quella delle Regioni, Piemonteisa compresa.
Grazie per l’ospitalità e cordiali saluti
Roberto Gremmo 
Union Piemonteisa

Tempi di politica efferata

Luisa Bernardini è una brava persona. Presidente della Circoscrizione  Santa Rita Mirafiori.  Ma ha un grave difetto: è amica dell’ex consigliere regionale Stara.  Quello per capirci del tagliaerba, ex rifondazione, ex comunisti italiani.  Ex lista Bresso inciampato nella rimborsopoli. Uno che magari si piega ma non si spezza. Ora tra andate e ritorni dal PD continua a gestire dietro le quinte. All’inizio per Luisa tutto a posto e tutto sotto controllo.  Anzi, Stara era per lei un valore aggiunto.  A tal punto che per farle posto  Novello ha dovuto trasmigrare a Borgo Vittoria. Nelle circoscrizioni poco o nulla dicono i pentastellati.  Nessun presidente e tante loro gatte da pelare. Stara ha contribuito alla vittoria di Furia a segretario Regionale . Con la Canalis vice segretaria piemontese  e consigliere regionale amica e sodale di Stefano Lepri ora vuole la testa della Bernardini perché vuole sostituirla con uno o una dei suoi.  Questioni di potere,  che poi non si capisce quale potere sia. Ma si sa che uno  stipendio fa comodo a tutti. Ricapitolando, il PD invece di organizzarsi per l’opposizione si organizza per dividersi anche le briciole. Oserei dire: complimentoni.  Sembrerebbe altra musica nelle assemblee elettive. Assisto alla seduta del consiglio comunale di Biella.  Qui le opposizioni danno tante sberle alla maggioranza leghista di Corradino. Sberle politiche, s’intende. Civilmente esposte.  Il Sindaco si difende e poi sorridente e nervosetto gira tra i banchi della sua maggioranza per sincerarsi della salute politica dei suoi. Che escono dal confronto con l’opposizione discretamente ammaccati. Le accuse: non siete proprio capaci e siete solo in grado di chattare  tutto il tempo.  Risposte: tentiamo di capirci qualcosa, dateci tempo. Consiglio Regionale.  Altro teatro ma la commedia che si recita è simile. Oggetto del contendere il trasferimento del Suk a Torino. Minoranza: ora che avete fondi regionali nazionali e comunali per trasferirlo, bloccate tutto? Non ci siete proprio.  Risposta balbettante.  Una giovane consigliera della Lega per sottolineare la competenza dell assessore al commercio aggettivizza: è efferata. Risatina di contorno. Accidenti, il livello si è decisamente abbassato. Tiene botta Maurizio Marrone. Presentatore della mozione anti Suk. Coriaceo e lucidissimo dimostra di conoscere la materia. Insaccando due piccioni con una fava.  Mettere in difficoltà la sua assessora Poggi ed incassare il si’dei pentastellati. Per lui un capolavoro.  Voleva fare l’assessore  ma la lobby del Biellese glielo ha impedito.  Intanto si affaccia in sala Corradino.  E tutto ritorna, Fratelli d’Italia e Lega stanno facendo massa critica. Meloni e Salvini docet. Ed il PD? Si sforza tanto ma da solo non va da nessuna parte.  A Biella i più garbatamente aggressivi sono gli epigoni di Gentile che manda la figlia come osservatrice.  E a Torino il demiurgo Marco Grimaldi che notoriamente non è del PD. Con Chiampa sornione che scuotendo la testa sottolinea: ne vedremo delle belle.  Mi divertirò un sacco. Mister preferenze Salizzoni attentissimo (forse) tra se’ e se’ pensa: più facile fare il chirurgo che stare qui. Appunto, ne vedremo delle belle. Per ora pochissime certezze.  La solita: pd diviso e masochista.  L’altra: una nuova classe dirigente della destra, che per ora si chiede dove è arrivata.
Patrizio Tosetto

Una festa che parla piemontese

Il 19 luglio del 1747 si svolgeva presso il colle dell’Assietta una sanguinosa battaglia tra le truppe austro-piemontesi e quelle francesi. 

Un evento entrato nella leggenda e nell’immaginario collettivo di ogni piemontese, tant’è che presso quei luoghi vi si celebra ogni anno, appunto, la festa del Piemonte: la battaglia dell’Assietta.

Quel giorno, al colle dell’Assietta, tra la Val Susa e la ValChisone, 7500 soldati sardo-piemontesi fermarono l’invasione dell’esercito francese, di gran lunga superiore per uomini e armamenti.

La battaglia dell’Assietta è carica di suggestioni simboliche e ancestrali. La caparbietà delle truppe piemontesi nel mantenere la posizione gli valse il soprannome di “bogianen“, che poi è stato esteso a tutti i piemontesi. Per non parlare dell’espressione ‘bastian contrari’… tutte espressioni che sono rimaste vive ancora oggi.

La ‘festa del Piemonte’ si svolge da una cinquantina d’anni a questa parte, la terza domenica di luglio, per celebrarel’anniversario dell’epico scontro.
Si tratta, è bene sottolinearlo, di una festa che non ha alcuna connotazione politica, ma che, fin da subito, è stato la meta preferita di molti autonomisti. Gente che non vedeva l’ora di scarpinare fino ai 2500 metri del colle, portandosi dietro il drapo‘ (così si chiama la nostra bandiera), per assistere alla Messa sul campo in lingua piemontese e alla rievocazione della battaglia.

Così almeno per un giorno tra un piatto di polenta e una conviviale bicchierata si riscopriva –dicono i vecchi autonomisti piemontesi – un comune senso di identità e di appartenenza.
E chissà se è proprio per questo che ad un certo punto l’organizzazione della festa ha cambiato registro. 

Negli ultimi anni la festa era assolutamente militarizzata, piena di Carabinieri e Polizia (con tanto di unità cinofile), presenza ovunque di italici tricolori e figuranti in costume storico che cantavano il “Fratelli d’Italia” e “La Canzone del Piave”.

Che saranno anche belle cose (per la carità), ma non c’entrano nulla con quella rievocazione storica. Nel 1747 infatti non esisteva alcuna nazione (o stato?) italiana, e la battaglia dell’Assietta è stata combattuta per salvare l’indipendenza del Piemonte, e non dell’Italia. E’ una festa che riguarda un periodo pre-unitario, quindi è assurdo colorarla di connotati ‘nazionalisti’ e ‘patriottardi’ italiani.
Sia come sia, la festa ha gradualmente perso di interesse. Addirittura lo scorso anno non ha neanche avuto luogo. E di anno in anno si percepisce minore partecipazione e minore entusiasmo, rispetto a una volta.

Ci chiediamo allora: come mai rovinare la nostra festa che, piaccia o no, è la festa di NOI piemontesi, e non la si può allargare ad italiani, europei e cittadini del mondo? Perché manipolare i fatti storici? Perché non viene suonato l’inno nazionale piemontese di allora ‘La marche de Savoye’? perchèil drapò che viene issato è sempre più piccolo e all’ombra del tricolore? Perché la messa e i discorsi ufficiali non vengono esposti in lingua piemontese?

 

Emiliano Racca

Comitato autonomia Piemont