POLITICA- Pagina 3

Giovani Democratici Torino Nord, Beatrice Miroglio nuova Segretaria

Cambio al vertice della Giovanile del Partito Democratico nella cintura nord di Torino. Nella serata di mercoledì 19 novembre, presso la sede del Partito Democratico di Borgaro, si è tenuto il secondo congresso del Circolo Giovani Democratici Torino Nord. L’assemblea, molto partecipata, ha visto l’elezione all’unanimità di Beatrice Miroglio come nuova Segretaria del Circolo, precedentemente guidato da Andrea Borello di Caselle.

Beatrice Miroglio, borgarese, già Vicesegretaria del Circolo e Vicesegretaria nella federazione provinciale, è una giovane donna di grande esperienza politica e impegno civile. Laureanda in Gurisprudenza, negli ultimi anni si è occupata in prima linea di diritti civili e sociali, diritto al fine vita e lavoro dignitoso, contribuendo in modo determinante alle attività dei Giovani Democratici sul territorio, collaborando con associazioni ed istituzioni con proposte ed iniziative.

«Beatrice non è stata solo la mia Vicesegretaria – ha dichiarato il Segretario uscente Andrea Borello – ma una parte complementare ed essenziale di tutto il percorso politico del nostro circolo. In tre anni abbiamo costruito dal nulla una realtà oggi tra le più grandi della provincia e della Regione. Abbiamo insistito su tutto il territorio con eventi, banchetti, presidi e campagne, crescendo in numeri, responsabilità e credibilità. Ora Beatrice saprà portarci ancora più lontano».

La serata è stata arricchita da numerosi interventi, tra cui quello della capogruppo del PD in Consiglio Regionale Gianna Pentenero, che ha sottolineato l’importanza del protagonismo giovanile nella politica e nelle istituzioni, riconoscendo al Circolo Torino Nord il ruolo di presidio attivo e innovativo sul territorio.

La neo-eletta Segretaria, Beatrice Miroglio, ha ringraziato il Circolo per la fiducia e ha ribadito l’impegno a proseguire il lavoro avviato, rafforzando la partecipazione, la presenza sul territorio e la capacità dei Giovani Democratici di essere punto di riferimento per la comunità. «Fare politica nella Giovanile del Partito Democratico vuol dire anche fare comunità, costruire un luogo in cui tutti e tutte si sentano accolti e siano liberi di esprimere la loro opinione, con l’obiettivo di crescere sia a livello personale, sia a livello politico».

Più di trenta ragazze e ragazzi hanno preso parte all’assemblea, riempiendo la sala e dando vita a un dibattito ricco di proposte sulle iniziative future, sia locali sia nazionali. Un segnale concreto della vitalità e della centralità della militanza giovanile, oggi più che mai decisiva per costruire una politica capace di parlare al presente e al futuro.
I Giovani Democratici Torino Nord Insistono sul territorio tra Venaria e Gassino, passando per Borgaro, Caselle, Cirié, Leinì, Mappano, Settimo, Volpiano e San Mauro.
Circolo Giovani Democratici Torino Nord

La questione sociale e la lezione di Donat-Cattin e di Marini

LO SCENARIO POLITICO  di Giorgio Merlo

La questione sociale in Italia esiste di nuovo. Ad essere sinceri, non è mai scomparsa. I dati e i
numeri lo evidenziano e, purtroppo, anche le concrete condizioni di vita di ampi settori della
pubblica opinione lo confermano. Ma, al di là della burocratica presa d’atto di questa sempre
nuova emergenza, il nodo di fondo è come dare una risposta politica a questa situazione. E, su
questo versante, le risposte sono sostanzialmente sempre e solo tre.

Ci sono coloro che si limitano a fotografare la situazione. Denunciano, attaccano, si scontrano
con i presunti responsabili di questa emergenza – di norma sono sempre i soliti nemici politici – e
si limitano, appunto, a declinare un comportamento testimoniale e, al tempo stesso, dissacratorio.
Sono i cosiddetti opinionisti da salotto, i conduttori dei talk televisivi, i commentatori con contratti
da favola stipulati con i rispettivi editori. Insomma, i ricchi, quelli veri però, che difendono i poveri.
Verrebbe da dire, patetici e anche ridicoli.

La seconda categoria sono coloro – di norma i populisti, i massimalisti e gli estremisti – che
pensano di risolvere i problemi che sono innescati dalla questione sociale attraverso gli strumenti,
logori e diversamente clientelari, dell’assistenzialismo e del pauperismo. Lo abbiamo anche
sperimentato recentemente con i populisti dei 5 stelle quando erano al governo del paese. Bonus,
sussidi, regalie varie sintetizzati dall’ormai famoso e celebre “reddito di cittadinanza” che si può
estendere, sempre secondo il verbo populista e demagogico, anche nelle singole regioni. Ecco, si
tratta di un modello politico e culturale – o sub culturale – che non risolve affatto i problemi dei ceti
popolari e dei ceti meno abbienti ma, semplicemente, li tampona momentaneamente attraverso la
“politica delle mance”. Gratuite, senza controlli e deresponsabilizzante. Radicalmente
incompatibile con qualsiasi cultura dello sviluppo, della crescita e anche, e soprattutto, di una
vera e credibile politica delle redistribuzione della ricchezza e socialmente avanzata.

Infine, e resta questa la strategia più seria e più credibile per affrontare i problemi della questione
sociale, c’è il metodo scelto e praticato storicamente dalla sinistra sociale di ispirazione cristiana.
Cioè da uomini e donne della sinistra sociale della Dc, e da alcuni partiti succeduti alla Dc, che
legavano la questione sociale alla necessità di elaborare un progetto politico capace di aggredire
alla radice i problemi derivanti da quella piaga. Cioè far sì, per dirla con una felice espressione del
leader storico di questo filone di pensiero, e cioè Carlo Donat-Cattin, che “l’istanza sociale diventi
Stato”, da un lato, e che, dall’altro, “la politica sociale diventi un elemento costitutivo della politica
di sviluppo e di crescita per l’intero paese”. Ovvero, l’esatto contrario della ricetta populista e
massimalista legata esclusivamente alla stanca ed inerziale riproposizione della deriva
assistenziale e pauperista. Che non risolve affatto i problemi ma, molto semplicemente, li sposta
più in avanti a danno dell’erario pubblico e delle future generazioni.

Per queste ragioni, semplici ma oggettive, la ricetta della sinistra sociale della Dc di Carlo DonatCattin,

di Franco Marini, di Guido Bodrato, di Sandro Fontana, di Ermanno Gorrieri e di molti altri
uomini e donne di quella tradizione, continua ad essere un faro che illumina l’iniziativa politica di
chi vuole affrontare il dramma della questione sociale con le armi della politica e non solo con la
deriva populista, demagogica e qualunquista.

Stellantis, Grimaldi (AVS): vera ripartenza con lavoro precario e senza piano industriale?

“Udite udite, dopo anni di calo occupazionale, annunci a vuoto e richieste inascoltate, finalmente Stellantis assume dei lavoratori a Mirafiori: 400 operai per il lancio della nuova Fiat 500 ibrida e il rilancio della produzione promesso. Peccato che saranno pressoché tutti contratti interinali, affidati a quattro agenzie. Possiamo parlare di ripartenza con lavoro precario e un piano industriale ancora assente? Lo chiediamo direttamente ai vertici dell’azienda” – lo dichiara il Vicecapogruppo di AVS alla Camera, Marco Grimaldi.

Oltre 80 milioni sul patrimonio regionale e 105 per gli Enti locali

In prima Commissione Bilancio, presieduta in Consiglio regionale da Debora Biglia, l’assessore Gianluca Vignale ha relazionato sugli oltre 80 milioni di euro per il patrimonio regionale e nuovi interventi per sviluppo, coesione e semplificazione, relativi al Defr e al Bilancio di previsione finanziario 2026-2028 e i 105 per gli Enti locali.
Vignale ha descritto nel dettaglio un articolato programma di interventi “dedicati alla valorizzazione del patrimonio regionale, alla rigenerazione urbana, allo sviluppo territoriale, alla semplificazione amministrativa e al potenziamento del personale”.

Oltre 80 milioni per il patrimonio regionale
Grazie all’impiego coordinato di fondi FSC, PSC e POC, la Regione ha avviato numerosi interventi di sviluppo locale finalizzati a incrementare la fruizione e il valore culturale dei beni regionali. Tra i principali progetti in corso nel triennio 2026-2028 si segnalano:
•    Tenuta Val Casotto (Garessio): adeguamenti infrastrutturali e restauro della Cappella Reale – 4,8 milioni €.
•    Borgo Castello – Parco La Mandria (Venaria): recupero della Manica “Torre dell’Orologio” – 9,7 milioni €.
•    Villa San Remigio (Verbania): riqualificazione dei giardini – 6,58 milioni €.
•    Parco naturale di Stupinigi: miglioramento della fruibilità – 3,2 milioni €.
•    Museo di Scienze Naturali: rifunzionalizzazione aree didattiche – 4 milioni €.

Programma Operativo Complementare: restauri, riqualificazioni e nuovi servizi
Il POC finanzia ulteriori interventi strategici sul territorio, tra cui:
•    Podere San Umberto (Stupinigi): ricostruzione tettoia – 530 mila €.
•    Tenuta Cannona (Carpeneto): restauro e valorizzazione – 4 milioni €.
•    Giardino Botanico Rea: rifacimento serre e riqualificazione edifici – 3,6 milioni €.
•    Castello di Miasino: riqualificazione architettonica e impiantistica – 2 milioni €.
•    Valorizzazioni culturali e turistiche nell’area dell’ex colonia Broglia, dell’area Agogna e del Galoppatoio La Marmora (Venaria).

Rigenerazione urbana: interventi strategici con Accordo di Coesione
Tra i progetti finanziati con FSC nell’ambito dell’Accordo di Coesione Piemonte 2021-2027 emergono:
•    Ex sede Giudici di Pace, Torino – 10 milioni € per rigenerazione e riqualificazione dell’immobile.
•    Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso, Buttigliera Alta – 5,5 milioni €.
•    Palazzo Cisterna, Biella – 12 milioni € per la rifunzionalizzazione come HUB delle PA locali.

Valorizzazione del patrimonio ferroviario
La Regione avvia il progetto del Museo Ferroviario Diffuso Piemontese, con interventi sulle stazioni della Torino-Ceres, della Canavesana e sull’ex Stazione Porta Milano (4,2 milioni €) e Stazione Dora (700 mila €). Il 2026 sarà l’anno della progettazione e degli allestimenti, inclusi percorsi museali itineranti e treni storici su tratte turistiche.

Sviluppo e coesione: 105 milioni per gli enti locali
Nel 2026 vengono messi a terra 105 milioni di euro, di cui 5 milioni di premialità, che coinvolgono 805 Comuni, 24 aree territoriali omogenee e 841 interventi finanziati.
Nel 2025 tutti i Comuni hanno concluso la fase di progettazione.

Semplificazione amministrativa e innovazione
Nel 2025 la Regione ha avviato un percorso di standardizzazione della modulistica edilizia (Permesso di costruire, SCIA, CILA), una nuova normativa sulla semplificazione e una task force “1.000 Esperti per il Piemonte” dedicata alla riduzione dei tempi e alla facilitazione delle procedure.

Personale
Prosegue la riorganizzazione dell’Amministrazione regionale, con nuove assunzioni e il completamento delle nomine di direttori, dirigenti ed EQ.
Nel quadriennio 2025-2028 sono previste 323 assunzioni e 317 cessazioni, con una spesa complessiva di 243 milioni € e un totale di 2.779 unità in servizio.

Sono intervenuti per chiarimenti Alice Ravinale (Avs) Gianna Pentenero, Fabio Isnardi, Emanuela Verzella (Pd). In particolare, rispondendo a Ravinale, Vignale ha illustrato uno stanziamento di circa 1.8 milioni per completare il parcheggio adiacente il palazzo unico, che avrà circa 2mila posti auto a disposizione dei dipendenti e anche della cittadinanza e che potrà diventare importante, vista la posizione di snodo tra rete viaria, ferroviaria e metropolitana.

Bartoli: “Un OdG per il Metodo Feldenkrais per i bambini con paralisi cerebrale”

Torino, 20 novembre 2025 – Il Consigliere Sergio Bartoli (Lista Civica Cirio Presidente PML), Presidente della V Commissione – Ambiente, ha presentato un Ordine del Giorno collegato alla Delibera di approvazione del Piano Socio-Sanitario Regionale che inserisce nel documento la sperimentazione di innovazioni terapeutiche per ampliare l’offerta di servizi per i bambini con paralisi cerebrale e la concessione di contributi per le spese non coperte dal fondo sanitario regionale sostenute da persone con disabilità psicofisiche residenti nella Regione Piemonte che si avvalgono del Metodo Feldenkrais® quale trattamento riabilitativo debitamente certificato.

Il Metodo Feldenkrais® è un processo educativo che utilizza il movimento per migliorare le possibilità neuromotorie dell’essere umano. Il metodo punta a rafforzare o creare nuove connessioni nel cervello, sfruttando la sua plasticità per compensare i danni esistenti e facilitando la scoperta di nuovi movimenti a partire dalle abilità già esistenti.

“Grazie al Metodo Feldenkrais® – commenta Sergio Bartoli – possiamo offrire nuove opportunità a bambini che hanno gravose difficoltà a compiere le azioni più elementari della quotidianità e nuove speranze alle loro famiglie, costrette a gestire una condizione davvero penalizzante. Compito delle Istituzioni è anche vigilare su nuovi approcci, in particolare su quelli che prevedono un approccio olistico, e sostenerne la diffusione, qualora se ne riscontri l’efficacia”.

“Il Metodo Feldenkrais® può essere un concreto sostegno – conclude Bartoli –, tanto per i bambini con paralisi spastica, il 2 per mille della popolazione, con un impatto economico quantificabile intorno ai 100mila euro all’anno per ciascun bambino, quanto per le altre patologie, tra cui la SLA, su cui questo approccio può risultare significativo”.

Consiglieri regionali PD e GD Torino: Semestre filtro trovata propagandistica

“Servono interventi strutturali e urgenti contro la crisi della formazione sanitaria universitaria e del Servizio Sanitario Nazionale”

 

20.11.2025 – In occasione del primo appello d’esame del semestre filtro di Medicina, i Giovani Democratici di Torino hanno presentato una mozione al Consiglio Regionale del Piemonte per chiedere un intervento urgente contro la crisi della formazione sanitaria universitaria e del Servizio Sanitario Nazionale.

 Il cosiddetto semestre filtro è la prova definitiva dell’improvvisazione e dell’incompetenza con cui il Ministero dell’Università sta affrontando la crisi della formazione sanitariaUna riforma confusa, inutile e dannosa: una farsa. Non risolve nulla, non cura nulla, non cambia nulla. E soprattutto non affronta il problema vero: la mancanza drammatica di medici specialisti e di infermieri nel Servizio Sanitario Nazionale. La ministra Bernini ha venduto l’abolizione del numero chiuso come una rivoluzione epocale, ma oggi – proprio oggi – migliaia di studenti sono ancora a Lingotto Fiere a fare il test di medicina. Non ha abolito niente. Ha solo illuso un’intera generazione con slogan vuoti e spot da campagna social. Il risultato? Caos, disuguaglianze e una selezione ancora più ingiusta. Servono, invece, incentivi forti per trattenere i professionisti nel pubblico, che oggi è svuotato mentre il privato recluta a condizioni migliori. Servono infermieri: in Italia ne mancano 65mila, e i corsi all’università restano con posti vacanti perché la professione è stata abbandonata, lasciata senza tutele, senza dignità e senza retribuzioni adeguate. Di tutto questo la ministra non sembra minimamente consapevole. Continua a sventolare come un trionfo le poche centinaia di posti in più a Medicina inseriti quest’anno, ma è un inganno: nella migliore delle ipotesi quei posti si tradurranno in poche centinaia di specialisti tra dieci anni, quando il fabbisogno sarà già drasticamente calato e il trend si sarà invertito” commenta Giosuè Del Peschio, rappresentante Sanità dei Giovani Democratici di Torino.

Presenti anche i Consiglieri regionali del PD Daniele Valle, Gianna Pentenero, Nadia Conticelli Simona Paonessa che hanno appunto presentato una mozione in Consiglio regionale chiedendo un intervento urgente contro la crisi della formazione sanitaria universitaria e del Servizio Sanitario Nazionale “Noi chiediamo ciò che è puro buonsenso – commentano i Consiglieri PD –ossia abolire il semestre filtro, ripristinare i fondi tagliati all’università, programmare con lungimiranza fabbisogni e specializzazioni, finanziare il SSN almeno al 7,5% del PIL, ridare dignità al lavoro degli infermieri e di tutte le professioni sanitarie. Il Consiglio Regionale del Piemonte deve farsi carico di questa battaglia e portarla al Governo. La ministra ascolti finalmente studenti, docenti, professionisti e sindacati, invece di inseguire slogan. La sanità italiana non ha bisogno di propaganda: ha bisogno di soluzioni, competenza e coraggio”.

Continua il Consigliere regionale PD Mauro Salizzoni: “Spesso sentiamo parlare di “emergenza” in sanità, ma siamo di fronte a una vera e propria trasformazione strutturale che mette alla prova la tenuta del sistema e l’universalismo delle cure sancito dall’articolo 32 della Costituzione. Un sistema che forza scelte professionali al prezioso capitale umano del comparto sanitario: stiamo, infatti, osservando un numero rilevante di medici che decide di lasciare l’ospedale pubblico. Le stime ci dicono che nel solo 2024 circa 7.000 medici ospedalieri hanno dato le dimissioni e, se estendiamo lo sguardo agli ultimi 18 mesi, il numero sale a 8.000 dirigenti. Per chi resta nel sistema, anche le prospettive di crescita sono limitate: solo il 12% raggiunge il ruolo di primario e tra questi le donne sono appena il 2%. Paradossalmente, guardando al futuro remoto, rischiamo il problema opposto: con l’aumento degli accessi all’università, le proiezioni indicano un possibile surplus di oltre 220.000 medici tra il 2025 e il 2040.  A questo fenomeno si somma il fattore demografico. Nel 2025 è infatti previsto il pensionamento di 14.918 medici. Fortunatamente questo numero scenderà progressivamente, arrivando a 8.674 nel 2031 e a 4.864 nel 2040, ma nell’immediato la coincidenza tra uscite volontarie e pensionamenti crea una sfida complessa per la gestione dei reparti.

E’ fondamentale per la tenuta del sistema – conclude Salizzoni – ridurre il divario con l’Europa e ridare valore al capitale umano della nostra sanità, non con slogan, ma con politiche serie e strutturate condivise con chi, in prima linea, vive quotidianamente le sfide del nostro sistema sanitario”.

 

Daniele Valle, Vicepresidente Commissione Sanità

Mauro Salizzoni, Portavoce Commissione Sanità

Gianna Pentenero, Presidente del Gruppo PD in Consiglio regionale

Nadia Conticelli, Consigliera regionale

Simona Paonessa, Consigliera regionale

Giovani Democratici Torino

L’esempio detestabile di Amato, il dottor Sottile, ritorna?

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni

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Nei giorni in cui l’estrema sinistra resuscita patrimoniali e salassi fiscali di ogni tipo, è utile non dimenticare il precedente di Giuliano Amato che, nominato presidente del Consiglio da Scalfaro nel 1992, l’ 11 luglio varò, all’insaputa del governatore della banca d’Italia Ciampi e in parte persino dal Consiglio dei ministri, un decreto – legge nel quale retroattivamente il 9 luglio, nottetempo, sanciva il prelievo forzoso del 6 per mille su tutti i depositi bancari degli Italiani. Fu un episodio che suscitò proteste, ma non tali da far vacillare Amato al governo. Protestò Ciampi , ma i due ministri Raffaele Costa e Gianfranco Ciaurro  e i tre sottosegretari liberali  nel governo non aprirono bocca e neppure il PLI  che incominciò a spegnersi perché aveva tradito in modo clamoroso la sua storica funzione di difesa  del risparmio come aveva indicato Einaudi. Capii da quel silenzio che non c’erano più  i liberali, ma sedicenti sostenitori di un  equivoco lib – lab, nel quale il lab aveva preso il sopravvento. Ma in effetti i liberali restarono in silenzio perché temevano di essere allontanati dal governo. Forse il presidente  Amato- ad essere generosi – volle superare il fiscalismo della destra storica, ma non è  certo passato alla storia come il nuovo Quintino Sella, ma semmai come l’esponente di un radicalismo socialista e giacobino. Non a caso la sua provenienza era quella del PSIUP di Vecchietti e Basso, i cosiddetti carristi. Scelse un momento già di vacanza, un fine settimana in cui tanti italiani erano al mare. Chi scrive nei giorni precedenti ebbe  versata sul conto  corrente la somma di Btp appena scaduti e che pensavo di rinnovare il lunedì successivo. Fu un  errore che mi provocò un  danno notevole. La retroattività in una norma fiscale in particolare rivelava un che di truffaldino e aumentò la totale sfiducia dei cittadini nei confronti dello Stato  in piena Tangentopoli. Rivelò una visione machiavellica, non certo machiavelliana, della politica di Amato  che Forattini rappresentò bene, definendola una “rapina storica” su Panorama. Amato era un topolino  che veniva rappresentato con la maschera del “ladro” dall’umorista più serio di tutti i politici messi insieme. Amato fece dell’altro: aumentò l’età pensionabile e impose una patrimoniale sulle imprese, introdusse i ticket sanitari e la tassa sul medico di famiglia e un’imposta straordinaria sugli immobili pari al 3 per mille della rendita catastale rivalutat . Solo il prelievo sui conti correnti e l’imposta straordinaria  sulle imprese fruttò 11.500 miliardi. Non va dimenticato che con il governo Amato venne approvato il piano di privatizzazione di Iri, Enel ed Eni motivo di grandi svendite non solo per far cassa, ma anche per fare gli interessi di alcuni personaggi della casta. Amato fu poi il presidente del Consiglio di una finanziaria  da 93 mila miliardi di lire. Molti di questi provvedimenti non ebbero effetti positivi  sull’economia italiana. E’ mai possibile che una pagina nefasta di storia sia stata dimenticata e sia permesso a Landini – uno con il diploma della scuola  media inferiore rispetto al professorone Amato – di evocare scenari così nefasti senza che nessuno smascheri il demagogismo piazzaiolo del capo della GGIL? Amato lo conobbi nell’82 a Torino quando voleva convincere Mario Soldati che sarebbe stato eletto senatore. Era una bugia, ma fui soltanto  io a dire a Mario la verità. Amato fu risentito della mia sincerità. Lo ritrovai  tanti anni dopo in un convegno a Roma come moderatore, ma non potei prescindere  nel mio intimo dal ricordo dello scippo subito nel 1992. Parlammo e discutemmo amabilmente per quasi due ore, ma quell’episodio resta in me come esempio di una politica che non esito a definire laida perché fatta da uomini non sprovveduti come il Landini di oggi.