POLITICA- Pagina 292

Osvaldo Napoli: Torino merita il Centro Intelligenza Artificiale

Dichiarazione dell’on. Osvaldo Napoli (Azione), parlamentare piemontese:

     C’è una legge del Parlamento a cui il governo deve dare seguito. Quella legge prevede che sia insediato a Torino il Centro per l’intelligenza artificiale. Lo sa il ministro Messa, lo sa il sindaco Lo Russo, lo sanno i torinesi. Quindi si tratta di chiarire uno spiacevole equivoco. Sono certo che il sindaco vigilerà perché tutto sia chiarito.

Panza (Lega) – Autonomia idroelettrica: confermata nel DDL Concorrenza la regionalizzazione

Concessioni delle grandi derivazioni idroelettriche

La riassegnazione delle concessioni delle grandi derivazioni idroelettriche non verrà modificata dal DDL Concorrenza. I beni costituenti quelle che vengono definite le “opere bagnate” infatti passeranno senza compenso in proprietà alle Regioni o alle Province Autonome, che potranno poi procedere a riassegnarne l’utilizzo, non la proprietà che rimane in capo alle regioni, andando a stipulare nuovi contratti di concessione. Questo permetterà di rivedere i contratti di concessione siglati nel passato, alcuni anche 70 anni fa, con gli operatori idroelettrici.
I nuovi contratti di concessione saranno una straordinaria occasione di sviluppo – dichiara l’europarlamentare Alessandro Panza, responsabile delle politiche per le aree montane della Lega –  che porterà risorse e benefici ai territori dove sono allocati i grandi impianti delle centrali idroelettriche. Consentiranno un’equa remunerazione all’operatore che si aggiudicherà la concessione per il periodo previsto, da 30 fino a 50 anni, e saranno improntati alla tutela dei territori, agli investimenti sugli impianti e alla gestione coordinata delle risorse idriche, conciliando i diversi interessi legati agli impianti e ai territori, passando dallo sviluppo degli impianti alla fruizione della montagna, dalla gestione dei livelli dei laghi alle necessità dell’irrigazione.
Doveroso il ringraziamento al senatore Paolo Ripamonti, relatore del provvedimento al Senato, in un grande lavoro della Lega che ha concretamente tutelato i territori e che con questo provvedimento dà un impulso significativo anche a quel concetto di autonomia che tanto ci è caro – conclude Panza.
Così in una nota l’europarlamentare Alessandro Panza,  responsabile delle politiche per le aree montane della Lega

Tagli Iveco, Costanzo: Orlando si attivi

“SI ADOPERI PERCHE’ VENGANO INGLOBATI IN IVECO CON CLAUSOLA SOCIALE”

“Da settimane gli operai di Meridiana, cooperativa cui Iveco ha appaltato la logistica, scendono in piazza e scioperano contro il licenziamento collettivo di 40 lavoratori. Il motivo è che Iveco ha optato per l’internalizzazione delle attività di Meridiana e ora vuole lasciare a casa chi per anni ha contribuito a portare avanti il gruppo. Trovo inspiegabile e vergognoso che Iveco – che produce veicoli industriali e bellici sta vivendo un periodo roseo, anche grazie al conflitto in Ucraina decida di lasciare a casa numerosi operai specializzati e di lunga esperienza. Per questo ho depositato un’interrogazione al Ministro Orlando: batta un colpo e per una volta si faccia sentire. I lavoratori devono essere immediatamente inglobati in Iveco attraverso la clausola sociale che favorisce la stabilità occupazionale del personale impiegato”. Così in una nota la deputata Jessica Costanzo (Italexit).

Pd: taglio ferrovie, l’assessore riferisca

Il consigliere regionale Alberto AVETTA: “Il Piemonte continua a ridurre i km su ferro. Tagliare una corsa in treno non è risparmio, è un danno per l’ambiente e per la qualità della vita.”

 

«Tutto tace sul nuovo contratto di servizio con Trenitalia. Più volte rinviata, l’entrata in vigore è stata annunciata per luglio, ma, ad oggi, non solo non ci sono conferme, ma c’è il fondato timore che il nuovo accordo cristallizzerà il taglio del 20% del servizio ferroviario regionale. Una preoccupazione evidenziata con forza dai comitati dei pendolari piemontesi auditi questa mattina in II Commissione, che hanno illustrato con precisione le tante criticità del trasporto ferroviario regionale più volte denunciate. Dal momento che l’assessore Marco Gabusi aveva indicato al 1 luglio come data di entrata in vigore del contratto, gli chiederò di riferire in Commissione per capire quali linee saranno tagliate nel caso venga confermato il taglio del 20% del servizio ferroviario regionale». Lo afferma il vice Presidente della Commissione Trasporti e consigliere regionale del Pd Alberto AVETTA, commentando l’audizione dei comitati dei pendolari, che si è svolta stamane a Palazzo Lascaris. I pendolari hanno segnalato i tagli delle corse e la riduzione dei treni sulle linee Torino-Chivasso-Milano, Torino-Ivrea-Aosta, Limone-Torino-Cuneo, Santhià-Biella-Novara, Asti-Acqui Terme, Alessandria-Casale-Chivasso, oltre ai tagli sulle corse del fine settimana. «È chiaro che se si dovesse confermare il taglio del 20% e non migliorare il servizio, sarà impensabile ridurre il traffico privato, migliorare la qualità dell’aria e contrastare lo spopolamento delle aree perifericheaggiunge ancora il consigliere Alberto AVETTA-La Giunta Cirio pensa che una corsa tagliata sia solo un risparmio di spesa: è profondamente sbagliato. Tagliare una corsa in treno significa fare un danno diretto alla nostra qualità di vita, sia in termini ambientali e sanitari sia sotto l’aspetto sociale. Il trasporto collettivo su ferro è il più sostenibile. Non a caso l’Europa ha destinato risorse mai viste per favorire lo sviluppo delle ferrovie. E il Piemonte che fa? Ci sono solo 5 regioni in cui i km su ferro sono diminuiti: una di queste è il Piemonte. Dobbiamo invertire questa tendenza. Su tutto questo l’assessore Gabusi deve venire a discutere in Commissione».

Rdc: Ruffino (Azione) “sosteniamo chi e’ in difficolta’ con occupazione duratura”

“Del reddito di cittadinanza non c’e’ nulla da migliorare bisogna solo abolirlo perche’ la misura, cosi come e’ stata concepita, ha dimostrato di essere inutile. Non ha stimolato la gente a trovare lavoro, confermando anche l’inutilita’ dei navigator che dovevano trovare occupazione a chi percepiva il reddito, ed ha permesso ai soliti furbi, troppi, tra cui tanti delinquenti, di prendere del denaro senza che avessero i requisiti richiesti”. Dichiara in una nota la deputata di Azione, Daniela Ruffino. “Noi siamo d’accordo a sostenere chi è in difficoltà ma costruendo le opportunità per una occupazione reale e duratura, su questo si deve concentrare il governo Draghi in questa parte finale della legislatura. Non si possono mettere in conto al governo le difficoltà politiche di Conte che cosi pensa di sviare l’attenzione dalle sempre più evidenti tragicità dei 5 Stelle, sperando cosi di non andare sotto il 10% alle prossime elezioni politiche”, conclude.

Ciriaco De Mita, un faro che continua a illuminare

 

La scomparsa di Ciriaco De Mita, dell’amico e Presidente Ciriaco, è una di quelle notizie che non avremmo mai voluto sentire e ascoltare. Per un motivo molto semplice, anzi persin banale. Perchè, per chi come me e quelli della mia generazione, hanno maturato e coltivato la passione e la militanza politica a fine anni settanta e nei primi anni ottanta, Ciriaco è sempre stato un leader da ascoltare, da cui si imparava sempre e con cui ci si confrontava. Seppur con difficoltà e qualche timore reverenziale. Con De Mita ho sempre avuto un rapporto diretto e anche aperto: durante la mia lunga presenza nel Movimento Giovanile Dc a livello nazionale e poi in Parlamento e nelle chiacchierate sporadiche degli ultimi anni. E questo avvenne per un motivo preciso, che prescindeva dalla mia persona. Il motivo vero era che Ciriaco sapeva che ero stato “l’ultimo” allievo di Carlo Donat-Cattin, suo grande oppositore politico e, al contempo, suo grande amico personale. E non perdeva occasione per spiegarmi e spiegare nei vari capannelli che si formavano attorno a lui gli “errori” politici della sinistra sociale di Forze Nuove, malgrado l’intelligenza politica e il coraggio di Donat-Cattin, nel giudicare e nell’affrontare il “rinnovamento” del partito che lui, Ciriaco, aveva impresso al partito durante gli anni della sua segreteria nazionale.
Ma, al di là di questa digressione personale, è indubbio che De Mita incarnava emblematicamente tutte quelle qualità che fanno di un politico un leader e uno statista. E cioè, intelligenza politica, capacità di guida, una precisa e definita cultura poltiica, coraggio e un consenso reale nel partito e, soprattutto, nella società di riferimento.
Rileggere il magistero politico, culturale ed istituzionale di Ciriaco De Mita sarà un preciso compito di tutti coloro che continuano ad avere a cuore il popolarismo di matrice sturziana, la strategia degasperiana e il pensiero moroteo. “Senza un pensiero è inutile l’impegno politico” amava ripetere con ossessione negli ultimi tempi. Perchè, forse, si rendeva conto che la politica stessa era sempre più dissociata dal pensiero e dalla cultura al punto che la politica si riduce a solo pragmatismo avaloriale, a trasformismo politico e ad opportunismo parlamentare. Ma quello che sarà interessante rileggere, almeno per noi cattolici popolari e cattolici democratici, è indagare sul percorso politico e culturale di De Mita dopo la fine della Democrazia Cristiana e il decollo di una stagione all’insegna della personalizzazione della politica, della spettacolarizzazione e della sostanziale assenza di riferimenti ideali e culturali. Un percorso che ha evidenziato la difficoltà del pensiero popolare e cristiano democratico a trovare una reale e nuova cittadinanza attiva nella cittadella politica italiana. Eppure Ciriaco, testardamente, e giustamente, sino alla fine ci ha raccomandati a non indebolire, a non emarginare e, soprattutto, a non archiviare quella tradizione culturale e politica – il popolarismo cristianamente ispirato, appunto – che resta l’unica a conservare una bruciante attualità e una altrettanto moderna contemporaneità nel panorama politico italiano ed europeo.
E da De Mita, dunque, si riparte. Per questo Ciriaco resta un faro che continua ad illuminarci e a cui dobbiamo continuare a guardare. Contro il “nulla della politica” per dirla con Martinazzoli e per la costruzione reale ed autentica del “bene comune”.

Giorgio Merlo

Edoardo Calleri di Sala e la Dc piemontese

27 maggio 2022 – Ore 17:30 Polo del ‘900, Via del Carmine 14, Sala ‘900

Ingresso in Sala ‘900 con prenotazione obbligatoria
registrandosi al seguente
 link

L’evento sarà trasmesso anche in diretta streaming
sul canale Facebook e sul sito della Fondazione

www.fondazionedonatcattin.it

Per partecipare agli eventi che si svolgono al chiuso è obbligatorio
l’utilizzo della mascherina Ffp2

Edoardo Calleri di Sala è stato uno degli esponenti più importanti della Democrazia Cristiana piemontese. Leader della componente moderata del partito (i cosiddetti “dorotei”), è stato Sindaco di Moncalieri, Presidente della Cassa di Risparmio di Torino e dell’Italcasse, segretario regionale della DC ed infine Presidente della Regione Piemonte. Nel lavoro che la Fondazione Carlo Donat-Cattin ha avviato per lo studio del cattolicesimo politico piemontese, nelle sue diversità e complessità, la sua figura assume un rilievo significativo. Sarà possibile approfondirne il ruolo attraverso l’Archivio, che la famiglia ha messo a disposizione della Fondazione. L’incontro, che avviene nel decennale della scomparsa, sarà un primo momento di confronto per impostare l’attività di studio e ricerca sulle “carte Calleri”.

Parco Berlinguer, Ravinale e Grimaldi (SE): Si dia corso all’intitolazione 

 

“Ho chiesto al Presidente del Consiglio comunale di dare corso all’intitolazione del Parco Dora a Enrico Berlinguer, già stata autorizzata dalla Commissione Toponomastica nel 2013 e deliberata dalla Giunta Comunale nel 2014. Proprio oggi ricorre il centenario della nascita del politico e segretario del Partito Comunista Italiano che è stato una delle figure chiave dell’evoluzione civile e democratica di questo Paese. L’area Vitali – la zona centrale del Parco Dora dove sorgeva lo stabilimento delle Ferriere Fiat – è un luogo simbolo del lavoro, da un lato, e della riconversione e restituzione all’arte, alla cultura e alla cittadinanza delle aree industriali dismesse, dall’altro” – dichiara la Capogruppo in Consiglio comunale di Sinistra Ecologista, Alice Ravinale.

“Quella di far diventare ‘Parco Enrico Berlinguer’ l’area posta nell’esoscheletro dello strippaggio fu una delle ultime proposte che – come primo firmatario insieme a tanti colleghi e colleghe –  chiesi e ottenni in sede di Commissione Toponomastica” – prosegue il Capogruppo in Regione di Liberi Uguali Verdi ed esponente di Sinistra Ecologista, Marco Grimaldi. – “È un atto a cui tengo molto perché, come scrivemmo allora nella delibera, Berlinguer ‘merita un’intitolazione adeguata al suo profilo’ di uomo e leader politico impegnato ogni giorno per costruire ‘una società che rispettasse tutte le libertà meno una: quella di sfruttare il lavoro di altri esseri umani’, ma anche perché ‘nel Parco Dora si realizzerebbe una felice saldatura fra la storia che quel luogo rappresenta e la figura di un eminente dirigente del movimento operaio’”.

“Chi conosce la storia della nostra città avrà in mente le immagini di uno dei momenti più emozionanti e drammatici” – concludono Grimaldi e Ravinale: – “nel 1980, durante il duro conflitto dei 35 giorni di lotta ai cancelli di Mirafiori, quando Berlinguer fu circondato dal calore di migliaia di operai e persone accalcate davanti alla Fiat, cariche di speranza in un futuro più giusto”.

I cento anni di Enrico Berlinguer

/

Un secolo fa nasceva a Sassari Enrico Berlinguer. Il 25 maggio del 1922 era un giovedì e in Italia il fascismo si preparava alla presa del potere imponendo con la forza la dittatura del regime. Il padre era l’avvocato Mario Berlinguer, antifascista e discendente da una famiglia nobile, ufficiale durante la Grande guerra e in seguito, dopo la Liberazione, esponente del Partito d’Azione e a lungo parlamentare socialista.  

La madre, Mariuccia Loriga, era cugina della madre di Francesco Cossiga e figlia del medico igienista Giovanni Loriga, un sassarese di Osilo che si occupò delle condizioni mediche e sociali dei lavoratori specializzandosi nello studio della medicina del lavoro tanto da venire considerato uno dei padri della disciplina. Nella città più estesa della Sardegna, nel nord-ovest dell’isola dei Quattro Mori, trascorse infanzia e adolescenza, frequentando il liceo classico Azuni e iscrivendosi a 18 anni, nel 1940, alla facoltà di Giurisprudenza. A metà agosto del 1943 si iscrisse al Pci clandestino ricevendo la tessera nella serra del comunista pistoiese Renato Bianchi. Il ventunenne Berlinguer costituì e divenne segretario del circolo giovanile comunista che, alla fine di quell’anno, contava una cinquantina di aderenti tra giovani operai e studenti. In una Sardegna sempre più povera e  affamata, nel gennaio del 1944, il futuro segretario generale del Pci e i militanti del movimento giovanile comunista parteciparono attivamente ai cosiddetti moti del pane di Sassari, rivendicando la distribuzione di generi alimentari, in particolare pane, pasta olio. Arrestato, Berlinguer rimase in prigione quattro mesi, fino al 25 aprile di quell’anno. Il rapporto di polizia scrisse che “il B., seguendo la nota prassi comunista, si è chiuso in un assoluto mutismo”. A settembre si trasferì a Roma con la famiglia e successivamente a Milano dove lavorò nel Fronte della gioventù, il movimento politico fondato da Eugenio Curiel per coordinare l’arcipelago delle organizzazioni giovanili antifasciste. La sua carriera politica nel Pci iniziò nel gennaio del 1948, quando a ventisei anni entrò nella direzione del partito e meno di un anno dopo diventò segretario generale della FGCI, la Federazione giovanile comunista. Nel corso dei trentacinque anni che seguirono la sua vita, il pensiero e l’azione si intrecciarono con la storia della nazione.

Compromesso storico, austerità, eurocomunismo, questione morale sono termini del lessico berlingueriano che danno la misura dell’importanza del suo ruolo nella storia della sinistra non solo italiana. Enrico Berlinguer morì l’11 giugno del 1984 a Padova, durante un comizio elettorale per il rinnovo del parlamento europeo. Aveva solo sessantadue anni. Le immagini che restano nella memoria, per lo più in bianco e nero, ci rimandano il suo viso scavato, il corpo minuto. Una velata malinconia nello sguardo, il timbro di una voce antica. Quella stessa voce che proponeva con lucidità una visione del mondo nuova; la necessità di osare scelte più avanzate, di cambiamento, dove impegnare i destini di un popolo che si diceva comunista ma di un tipo del tutto originale, italiano e democratico, innervato nella Costituzione repubblicana. Sembrava un uomo fragile e delicato, Enrico Berlinguer. Gentile, riluttante, pacato, colto. Uomo di unità, affezionato alle speranze dei giovani, schivo e apparentemente inadatto alla leadership al punto che, come qualcuno disse, stava male prima di ogni incontro televisivo. Un uomo, secondo Alfredo Reichlin (scomparso nel marzo del 2017, con il quale ebbi l’onore di lavorare quand’era direttore de L’Unità, glorioso giornale che ora non c’è più) che per conformazione fisica e psicologica “poteva fare il bibliotecario”, ma che si dimostrò un eccezionale e insostituibile “capo di un popolo”. La folla che lo salutò in occasione dei funerali per le strade del centro di Roma fu la testimonianza più evidente dell’amore che il popolo italiano provava per questo uomo gracile e forte allo stesso tempo, partito dalla Sardegna non per fare la “carriera politica” ma per “impegnarsi nella politica”. Tra quei drammatici fotogrammi che accompagnano i suoi ultimi istanti in piazza della Frutta ce n’è uno, quasi impercettibile a un osservatore poco attento: quello del suo ultimo sorriso alla folla, dopo aver pronunciato le sue ultime parole “...lavorate tutti, casa per casa, azienda per azienda, strada per strada, dialogando con i cittadini”.

In quel sorriso  è racchiusa l’anima di Berlinguer. La bellezza di chi ha scelto di occuparsi in maniera disinteressata degli altri; di avere uno scopo nella vita che va oltre se stessi. In quel sorriso è racchiuso un manifesto politico, troppo in fretta archiviato dopo la sua morte e troppo strumentalmente rispolverato per esigenze di propaganda. Il sorriso di un uomo che è ancora tra noi perché le sue intuizioni politiche e culturali avevano scavato nel profondo della crisi italiana, ne avevano tirato fuori i nervi scoperti attraverso i quali si poteva vedere il futuro della nostra società e dell’Europa. Un uomo fatto passare per un conservatore e che, all’opposto, sapeva leggere con visionaria lucidità il cambiamento in corso, cercando di proporre una via d’uscita democratica, non populista. Berlinguer riuscì ad affrontare un tema ostico e da molti mal digerito come l’austerità che non aveva nulla a che vedere con le ricette neoliberiste e monetarie ma con l’idea di affrontare il tema dei consumi e della produzione all’interno di una società più giusta, sobria, solidale, democratica, attraverso una migliore distribuzione dei redditi e una condivisa responsabilità tra le classi che esistevano (e che esistono) ancora. Un discorso che affascinò il cattolicesimo progressista e che confermò quella diversità dei comunisti italiani che si fondava non certo sulla purezza ideologica ma sull’appartenenza a una comunità e a un’idea della politica basata su una visione morale (e non moralista) intesa come servizio, studio, avanzamento e lotta democratica. Si dirà che il mondo è cambiato, è più veloce, ha altre esigenze, e che sono stati commessi tanti errori lungo il cammino. Non c’è nulla di più vero. Gi stessi che sostengono queste tesi spesso argomentano le loro analisi con la denuncia su come il nostro paese sia cambiato in peggio, per la crisi e per lo spazio esiguo che hanno le giovani generazioni, per l’assenza di futuro.

Forse è cambiato in peggio anche perché, invece di contrastare alcune derive, le abbiamo assecondate; perché si è stati troppo indulgenti nello sposare parole d’ordine, modi di essere, ideologie che non appartengono a una parte che si propone di essere la parte dei più deboli; perché così tanto impegnati a ricercare il futuro si è pensato, più volte in questi anni, di trovarlo gettando via le lezioni del passato. Ecco perché, senza nostalgie ma con il senso dell’attualità, riemerge potente l’insegnamento di Berlinguer. Perché non basta un tweet per “riempire la propria vita”, ma occorre riscoprire il pensiero lungo, quello che invita a guardare al mondo con realismo e creatività, innovazione e obiettivi proiettati nel futuro. Quel “pensiero lungo” che non è ideologia arrugginita né fuga dalla realtà, manca molto alla politica di oggi. E Berlinguer qui pensieri lunghi li cercava nelle suggestioni che arrivavano dall’ambientalismo, dal pacifismo, dai movimenti delle donne. Con il sorriso di chi diceva: “Noi siamo convinti che il mondo, anche questo terribile, intricato mondo di oggi può essere conosciuto, interpretato, trasformato, e messo al servizio dell’uomo, del suo benessere, della sua felicità. La lotta per questo obiettivo è una prova che può riempire degnamente una vita”. Parole dette con un sorriso, dolce e determinato. Parole di Enrico Berlinguer.

Marco Travaglini

 

Città della Salute, costi in aumento

DAL CONSIGLIO REGIONALE

L’aumento dei costi edili si ripercuote sulle gare per le Città della Salute di Torino e Novara. Nel corso dell’informativa in quarta Commissione sullo stato di avanzamento dei lavori per realizzare le due strutture, l’assessore regionale alla Sanità ha spiegato che si sta lavorando con Anac per trovare un meccanismo che consenta di rivedere i prezzi, evitando che le gare vadano deserte. La Regione ha predisposto un emendamento per chiedere l’estensione delle procedure di revisione dei prezzi anche per le gare in corso prima del 27 gennaio e, in attesa che venga recepito, l’Azienda Città della Salute di Torino ha prorogato di tre mesi i termini per le ditte che entro fine maggio avrebbero dovuto presentare il progetto definitivo, in modo che i lavori possano comunque essere affidati entro fine anno, come da cronoprogramma.

Sempre per la Città della Salute di Torino – ha aggiunto l’assessore – dal settembre scorso procedono i lavori di bonifica del lotto 1, su cui sorgerà l’Ospedale. Se non ci saranno intoppi, tale operazione si concluderà entro la fine dell’estate.

Rispetto al progetto originario della Giunta precedente, è stato previsto che il Regina Margherita non entri a far parte del Parco della Salute di Torino e che i 100 posti previsti per l’area pediatrica vengano destinati all’area ostetrico-ginecologica senza aumento di costi e senza variare la gara in corso.

Un discorso a parte – ha sottolineato l’assessore – va fatto sul taglio dei 641 posti operato a suo tempo dalla precedente Amministrazione e che oggi impone una riflessione sull’offerta di cura complessiva, tenendo conto della necessità di assicurare a Torino e ai suoi cittadini un adeguato numero di posti letto per le patologie ad alta intensità che richiedono ospedalizzazione. Scenari che sono al vaglio della Cabina di regia, anche alla luce  delle incognite rappresentate dal costo finale della bonifica e del manufatto, ad affidamento avvenuto.

Per quanto riguarda Novara, ha poi spiegato l’assessore, dopo che le sette aziende concorrenti non hanno presentato offerte giudicando i massimali insostenibili, abbiamo chiesto all’Azienda di effettuare una revisione dei prezzi che è stata pari a 79 milioni. Il Ministero ha inoltre chiesto di aggiungere 20 milioni per eventuali imprevisti. L’aumento del prezzo per Novara è stato dunque di  99 milioni, per un totale di 419 milioni.  Rimane invariata la parte costruttiva  del progetto.

Il dibattito è stato aperto dal Pd, che ha sottolineato la necessità di procedere speditamente con entrambe le Città della Salute e l’importanza di programmare i posti letto per Torino anche alla luce del previsto rifacimento del Maria Vittoria e dell’Amedeo di Savoia e del futuro ospedale dell’Asl To5.

Luv ha chiesto che la Commissione effettui un sopralluogo ai cantieri della Città della Salute di Torino e ha insistito sulla necessità di privilegiare fonti ecocompatibili per l’approvvigionamento energetico.

Monviso ha sottolineato, soprattutto per Torino, la necessità di valutare la situazione delle vie, mentre il M5s ha evidenziato come, nel caso di Novara, il dimensionamento risalga a più di un decennio fa e che, se esso fosse più simile a quello dei nuovi nosocomi, si potrebbe forse pensare a qualche margine sui costi. Sul punto i tecnici dell’Assessorato hanno ribadito che i vincoli architettonici ed urbanistici previsti dal piano regolatore di Novara e storici del Parco della Battaglia hanno previsto un intervento diffuso orizzontalmente, incrementando spazi di collegamento.

La Lega si è dichiarata disponibile a fare quanto sarà necessario per contrarre al massimo le tempistiche affinché le due opere vedano la luce.

La Commissione ha poi iniziato le prime determinazioni sulla Proposta di legge 187, Riconoscimento delle attività di tatuaggio e dermopigmentazione, di cui è prima firmataria la capogruppo del M5s.

Il provvedimento intende disciplinare l’attività di tatuaggio e dermopigmentazione per garantire, soprattutto dal punto di vista sanitario, chi vi si sottopone. Si prevedono corsi formativi e di aggiornamento per gli operatori e ne viene normata l’attività. Alla Giunta regionale, acquisito il parere della Commissione, toccherà adottare il regolamento attuativo che individui, tra l’altro, i requisiti e i criteri di priorità per l’accesso a contributi per la realizzazione di tatuaggi con finalità mediche per ridurre il disagio psicologico delle persone che si sono sottoposte a interventi di asportazione e ricostruzione dell’areola mammaria. Si prevede, per quest’ultimo fine, lo stanziamento di 87,5 mila euro per il 2022 e di 175 mila per il 2023 e il 2024.

La Pdl viene ora inviata al Cal per il parere, mentre la consultazione dei soggetti interessati si svolgerà nella seduta di Commissione di lunedì 13 giugno. Relatori in Aula saranno per la maggioranza Fi e per la minoranza M5s, Pd e Luv.