POLITICA- Pagina 217

Giachino, una commissione per accelerare le infrastrutture

Per accelerare la costruzione delle Infrastrutture il Ministro SALVINI costituisca una Commissione tra MIT e Mondo dei trasporti e della logistica i più interessati alla conclusione dei lavori.

A margine dei dibattiti in corso a Verona a LET EXPO, l’ex sottosegretario ai trasporti Bartolomeo GIACHINO attualmente presidente di SAIMARE spa, a proposito dell’impegno del Ministro SALVINI a sbloccare infrastrutture ferme o lente ha suggerito al Governo di dar via ad una Commissione mista tra Ministero Infrastrutture e Trasporti e rappresentanti delle aziende di trasporto e di logistica che sono i più interessati a far viaggiare merci e produzioni il più celermente possibile.
Commenta Giachino: “Ora che con le grandi Manifestazioni SITAV è stata sconfitta la stagione dei NO a Tutto occorre procedere celermente.
La carenza nelle Infrastrutture ci è costata negli ultimi vent’anni almeno 10 punti di PIL e la perdita di tanti posti di lavoro.
Se la TAV fosse già completata Torino, il Piemonte e il Paese sarebbero cresciuti di più e si sarebbero create almeno diecimila posti di lavoro stabili e non a tempo parziale in più.
Una Task force di questo tipo a livello regionale , senza oneri per lo Stato, sveltirebbe i lavori e riaprirebbe   i cassetti dove rimangono ferme , per tempi inaccettabili , le pratiche alcune ventennali a partire dalla TAV alla Asti Cuneo, dalla Gronda di Genova alla Jonica sino alle autostrade siciliane.
Questa Task force sarebbe la garanzia affinché  le opere del PNRR procedano nei tempi previsti”.

De Mita e Merlo: Popolari, plurali ma distinti dalla sinistra di Schlein e dalla destra

“Tra i meriti delle vicende politiche degli ultimi mesi c’è quello della fine del tempo degli equivoci.

All’orizzonte si stagliano due novità: un processo di costruzione di una destra conservatrice, con
tutti i suoi tratti ideologici e, specularmente, un progetto di realizzazione di una sinistra radicale,
libertaria e massimalista, che tenta così di recuperare almeno elettoralmente il grillismo.

Si tratta di due prospettive pure tiepidamente disponibili a raccogliere la partecipazione di
espressioni del centro o del mondo popolare, non più però attorno ad una base di composizione
delle diversità, come è stato al tempo delle coalizioni della seconda repubblica, ma come
adesione ad una prospettiva che per la sua novità, come nel caso della Schlein, implica la rinuncia
alla propria provenienza.

Il popolarismo non ha proprietari. È sempre stato un mondo culturale articolato e plurale. Ma non
ha nemmeno il tratto dell’ubiquità e dell’ambiguità.

E questo per la semplice ragione che una cultura politica che sia tale esige di una autonomia di
iniziativa e di organizzazione, altrimenti diventa un’altra cosa; diventa, cioè, un pretesto.

Le culture politiche che restano aggrappate a piccole patrie sbiadiscono nell’irrilevanza e invece,
e al contario, noi vorremmo che il popolarismo, per la sua forza di impatto sulla realtà, riemerga
con la forza di cambiamento che gli appartiene, ben superiore alla capacità di rappresentazione
degli interpreti di questi ultimi tempi.

Tutti i tentativi sono legittimi nella misura in cui concorrono a perseguire l’interesse generale in
nome di categorie di valori; ma non tutti i tentativi possono avere lo stesso nome e la medesima
cifra culturale.

Semmai, ed è questo l’aspetto positivo ed incoraggiante, è in corso a livello nazionale un
processo di ‘ricomposizione’ politica ed organizzativa di quest’area che era, e resta, importante e
decisiva per la stessa prospettiva democratica e riformista del nostro paese. Una ‘ricomposizione’
che coltiva l’obiettivo di ricostruire un centro dinamico e riformista attraverso la riscoperta di
quella ‘politica di centro’ che ha caratterizzato le migliori stagioni del cattolicesimo popolare italiano”.

Giuseppe De Mita e Giorgio Merlo, dirigenti nazionali Pop- Popolari in rete.

Magnani Noya sindaca di Torino, donna sola, socialista non pentita

IL COMMENTO  Di Pier Franco Quaglieni
Ho partecipato volentieri all’inaugurazione in via della Consolata del giardino  intitolato a Maria Magnani Noya, prima donna sindaco di Torino, parlamentare italiana ed europea  del PSI, il partito a cui aderì dopo una militanza nel partito radicale di Pannunzio e di Villabruna, una eredità che Maria riconobbe nel Centro Pannunzio che frequento’ assiduamente. Era una donna inflessibile ed onesta, capace e generosa. Tornando in taxi dalla cerimonia,  mi è capitato di imbattermi in un taxista che, intuendo da dove arrivassi, mi ha detto brutalmente   che la Magnani Noya era stata una “ladrona”. Avrei voluto scendere dal taxi, ma poi  ho scelto di spiegare al giustiziere forse grillino che, se dei ladri ci furono per lo stadio  delle Alpi del ‘90, essi  furono altri, non certo lei che, tra il resto,  era  un grande avvocato che non ebbe mai bisogno della politica per vivere agiatamente. Ho apprezzato tutti gli interventi anche di persone estranee, se non avversarie del socialismo riformista. Come sindaco  Maria non riuscì a far ripartire la Metropolitana che le giunte rosse avevano bloccato in modo sciagurato. Troppi dissidi e personalismi dividevano la giunta da lei presieduta  che pure portò  conclusione il piano regolatore ed avviò opere importanti.
Sembra che avesse detto che era stata scelta come sindaco “anche“ perché donna:  Maria si augurava a ragione  che quell’anche fosse cancellato
Dopo una  lunga militanza nella sinistra del PSI, divenne una craxiana convinta e io la ricordo quando insieme a Stefania Craxi e a Giorgio Cavallo  commemorai Bettino  morto da poco. La Presidente del Consiglio Comunale Maria Grazia Grippo ha tenuto il discorso più bello perché ispirato al più autentico spirito istituzionale. La Grippo ha detto che Maria si ispirava ad una città civile, l’aggettivo amato da Bobbio. Poco civili sono stati i sindaci di Torino suoi successori  non intervenuti alla inaugurazione.  Valentino Castellani, il sindaco migliore che abbia avuto la città e che riscuote sempre l’applauso dei torinesi, non ha mancato di presenziare in terza fila. Qualche presente ha voluto esibire un garofano rosso. Se l’avessi avuto, l’avrei  messo anch’io, pur se non essendo mai mai stato del PSI,  anche se spesso ho votato per i socialisti, in primis per Magnani Noya. Ho conosciuto bene Maria  e ho constatato con dolore che, malgrado il successo professionale e politico, fosse una donna molto sola. Una sera,  accompagnandola a casa a piedi , mi accennò alla sua situazione che la affliggeva profondamente. Una donna  inflessibile, ma fragile.  Fu l’unica volta in cui ci scambiammo delle confidenze personali che mi  rivelarono la sua grandezza d’animo.

Pd, Ruffino (Azione): “No ad alleanze ideologiche”

Dichiarazione dell’on. Daniela Ruffino (Azione)

     Tratti comuni di strada con il Pd sono possibili e auspicabili, come per esempio sul salario minimo garantito o sulla sanità pubblica. Azione non potrà mai fare, però, alleanze nel segno dell’ideologia, né col Pd né con altri soggetti. Significherebbe venir meno alla nostra impostazione di fondo di forza riformista, liberale e popolare, votata quindi a trovare soluzioni e risposte pragmatiche sui problemi del Paese. Pragmatismo e concretezza da non confondere con l’indifferenza ai valori liberali e popolari. La libertà della persona come la libertà d’impresa sono i cardini della nostra azione politica, al pari della lotta a ogni suggestione assistenzialista. Su questi temi il Pd deve recuperare un ritardo storico, mimetizzato negli ultimi anni solo per l’esercizio della responsabilità di governo ma rimasto immutato nella sostanza.

Giorgio Merlo, “Il Centro dopo il populismo”

In libreria dal 24 febbraio

Prefazione di Elena Bonetti

Esponente di spicco del cattolicesimo politico e
sociale del nostro paese, Giorgio Merlo evidenzia in
modo plastico la necessità, nel sistema politico
italiano, di riscoprire la categoria del Centro e, nello
specifico, l’importanza di rideclinare una concreta e
credibile “politica di centro”. E questo perché dopo la
stagione del populismo dominata dal verbo grillino, la
politica deve ritornare protagonista. E, con la politica, i
suoi istituti più rappresentativi. Ovvero, i partiti
popolari e democratici, le rispettive culture politiche e,
soprattutto, una classe dirigente autorevole,
competente e realmente rappresentativa a livello
sociale e culturale. Insomma, tasselli di un mosaico che
sono stati letteralmente spazzati dopo l’irrompere del
populismo antipolitico, qualunquista e demagogico.
La riscoperta della politica, però, richiede anche e
soprattutto la necessità di superare definitivamente
quel “bipolarismo selvaggio” che ha dominato in
modo incontrastato la dialettica democratica del
nostro paese in questi ultimi anni.

Una contrapposizione che, fatta salva la democrazia dell’alternanza tra i vari schieramenti politici,
rischia di corrodere lo stesso tessuto della nostra democrazia, esposta alla continua e permanente
delegittimazione dell’avversario politico se non addirittura del nemico. Ora, riscoprire la “cultura
di centro” nel nostro paese non significa compiere una operazione nostalgica o, peggio ancora, di
natura puramente conservatrice o consociativa. Al contrario, come emerge chiaramente dal libro,
si tratta di introdurre nel concreto confronto politico quegli elementi che storicamente hanno
caratterizzato le stagioni migliori della democrazia italiana. E cioè, dalla cultura di governo alla
cultura della mediazione, dal senso dello Stato al rispetto degli avversari politici, dal ruolo dei corpi
intermedi alla valorizzazione del pluralismo, dall’autorevolezza della classe dirigente politica ed
amministrativa al valore della competenza, dalla rappresentanza di interessi sociali e culturali
all’importanza della ricetta riformista.

Insomma, elementi decisivi che storicamente contraddistinguono la “buona politica” e che il
nostro paese ha sperimentato in molte fasi della sua storia democratica. Del passato recente e
meno recente. E, come spiega l’autore nel libro, la cultura più titolata per declinare una vera ed
autentica “politica di centro” nel nostro paese resta quella riconducibile alla tradizione del
cattolicesimo politico e sociale. E questo non solo perché in Italia quando si parla o si evoca il
Centro si pensa subito all’impegno politico dei cattolici ma anche, e soprattutto, perché non
possono essere l’attuale destra e sinistra a svolgere adeguatamente quel ruolo politico, culturale e
di governo.

Purché, come ripete l’autore, i cattolici popolari e sociali escano dall’attuale irrilevanza politica
ed organizzativa e ritrovino, al più presto, la voglia e le ragioni per ritornare protagonisti nello
scenario pubblico italiano. Come lo sono stati i grandi “maestri” e “testimoni” del passato. Una
storia, cioè, che non si può ridurre a giocare un ruolo puramente ornamentale e marginale nella
cittadella politica italiana. Per la qualità della democrazia e la credibilità delle nostre istituzioni.
GIORGIO MERLO è giornalista professionista.

 

È stato amministratore comunale e provinciale a Torino dal
1985 al 1996. Parlamentare del Ppi, dell’Ulivo e del Pd dal 1996 al 2013, è stato Vicepresidente della
Commissione Vigilanza Rai. Ha ricoperto vari incarichi locali e nazionali nella DC, nel Ppi, nella Margherita e
nel Pd. Attualmente è Sindaco di Pragelato e Consigliere Nazionale ANCI. È autore di numerosi volumi tra
cui: Settegiorni, una rivista anticonformista; Renzi e la classe dirigente; La sinistra sociale. Storia,
testimonianze, eredità; Cattolici senza partito; Sandro Fontana, l’anticonformista Popolare; Politica,
competenza e classe dirigente; Franco Marini, il Popolare. Collabora con varie testate e riviste nazionali per
riaffermare la presenza politica e culturale dei cattolici democratici e del popolarismo di ispirazione
cristiana.

Collana: Il crogiolo
Formato: 15×21
Pagine: 160
Prezzo: € 16,00

Ambrogio (Fdi): “Legambiente, giù le mani dalla montagna!”

NICHILISMO AMBIENTALISTA DESERTIFICA PIU’ DEL CLIMA: TECNOLOGIA E CICLO CHIUSO NEVE, NO DECRESCITA INFELICE
“Le posizioni di Legambiente sul turismo invernale, emerse dal dossier presentato a Torino, con
tanto di patrocinio della Città Metropolitana, hanno l’amaro sapore di nichilismo ambientalista: la
politica dei ‘no’ desertifica più del clima, giù le mani dalla montagna!”.
Così Paola Ambrogio, Senatrice di Fratelli d’Italia e Consigliere Comunale di Torino, che aggiunge:
“Fa specie, ma non è una novità, che a parlare di gestione consapevole della risorsa idrica siano
gli stessi che si sono opposti, nel tempo, ai bacini montani di accumulo, agli investimenti privati per
calmierare gli sprechi della rete idrica e alla pulizia degli alvei fluviali, che ora avrebbe favorito il
minimo deflusso vitale. La verità è che l’ambi
entalismo tradizionale è finito in un cortocircuito
ideologico che, di fatto, lo rende poco credibile”.
“La sfida non è definire cosa si può o non si può fare, ma capire come si può fare meglio e in modo
sostenibile. In tal senso, occorre favorire il rin
novamento tecnologico degli impianti di risalita e di
innevamento, privilegiando soluzioni meno energivore, e la nascita di un ciclo chiuso della neve in grado di autoalimentarsi: non credo che una stazione sciistica che accumuli autonomamente l’acqua necessaria all’innevamento e utilizzi energia rinnovabile debba essere demonizzata. La montagna e le comunità montane hanno dato tanto: ora è il momento di sostenerle, non di ucciderle
definitivamente”.

8 marzo, la minoranza in Regione: “Fdi si infastidisce per gli interventi delle consigliere”

 La festa della donna in Consiglio regionale è stata festeggiata tra insulti, umiliazioni e dileggio nei riguardi delle Consigliere dei partiti di minoranza.

Durante le prime determinazioni della proposta di legge di modifica dello Statuto della Regione in settima commissione consiliare, il Presidente del gruppo di Fratelli d’Italia, Paolo Bongioanni, prima se ne è andato mentre la Presidente Frediani gli stava rivolgendo delle domande, poi ha apostrofato la presidente Disabato con le parole “Fatti furba”, fino a minacciare di querela la Vice Presidente Canalis.

Insomma, a Fratelli d’Italia sembra che gli interventi delle colleghe di sesso femminile creino fastidio e giustifichino maleducazione ed esternazioni ingiuriose.

Chissà cosa ne pensa la Presidente Meloni, che sostiene di aver promosso un modello di potere femminile.

A giudicare dalla seduta odierna questo modello non è stato interiorizzato dai rappresentanti del suo partito.

Monica Canalis

Sarah Disabato

Francesca Frediani

Silvana Accossato

Il Consiglio regionale condanna le violenze anarchiche

L’Aula di Palazzo Lascaris condanna le violenze e le devastazioni della manifestazione di sabato scorso a Torino.

Lo ha fatto con l’approvazione, a larghissima maggioranza, di due ordini del giorno: il primo, proposto dal presidente Stefano Allasia, condanna fermamente i fatti, chiede che la Giunta si costituisca parte civile e – con una modifica sollecitata da Diego Sarno (Pd) – che eventuali risarcimenti vengano destinati agli esercizi commerciali colpiti.
Il secondo, a prima firma Paolo Bongioanni (Fdi), si unisce alla condanna degli episodi e alle richieste di risarcimento, esprime solidarietà agli agenti di polizia feriti, impegna la Giunta a concertare con Ministero dell’Interno e prefettura maggiori controlli alle frontiere e rafforzare la cooperazione con Europol e Interpol per lo scambio di informazioni sui soggetti a rischio.
“Sabato si è esagerato, non è tollerabile ciò che è successo. Si è devastata una parte di città. E questo scempio deve essere condannato da parte di tutti, senza distinzioni e divisioni. È doveroso dare la nostra più ampia solidarietà alle forze dell’ordine e agli operatori commerciali. Chiediamo l’applicazione della disciplina che impedisca preventivamente lo svolgersi di manifestazioni che minano tutti i criteri di sicurezza per la città ed i cittadini”, ha spiegato Allasia, intervenuto nel dibattito in qualità di consigliere della Lega.
Per Silvio Magliano (Moderati) “dobbiamo essere tutti compatti nel dire che la libertà di espressione è sacrosanta fino a quando non sfocia nella violenza. È stata violata anche l’integrità di un simbolo della misericordia come il Santuario della Consolata. Abbiamo chiesto di immaginare un fondo che sostenga chi ha subito danni”.
“Dobbiamo avere il coraggio di constatare che qualcosa non ha funzionato nella gestione della manifestazione – ha sottolineato Mauro Fava (Fi) – le proteste erano attese e per questo era necessario prevenire e non intervenire a cose accadute. Molti fermati sono già in libertà, mandando un messaggio negativo alle forze dell’ordine che si trovano sole. C’è bisogno di una risposta forte”.
“Condanniamo fermamente quanto successo – ha spiegato Sarno – ma se parliamo di ‘parte buona’, va ricordato che diverse forze politiche sono mancate nella piazza in risposta alle violenze al liceo di Firenze di natura squadriste e neo fasciste. Su valori fondativi della nostra Repubblica, come l’antifascismo, non possono esserci divisioni e non ci può essere vicinanza a corrente alternata”. Dal Pd arriva anche l’appello di Sergio Chiamparino: “Sarebbe importante dare un segnale unanime di voto, al di là delle diverse analisi sui fatti, non ci possono essere distinguo”.
Critica su alcuni aspetti la consigliera Francesca Frediani (M40 – Up): “Vediamo la tendenza a criminalizzare ogni movimento di protesta anche pacifica. I fatti di sabato devono essere condannati, esprimiamo solidarietà a commercianti e cittadini, ma in questi atti ci sono richieste che non sono competenza della Regione, sono strumentali e non condivisibili nella loro finalità”.
“Mi unisco alla ferma condanna – ha dichiarato Giorgio Bertola (Europa Verde) – sono contrario a qualsiasi forma di violenza, anche politica, gli episodi di Torino e di Firenze sono ugualmente gravi. Ho dubbi sulle richieste di questi due atti, su quanto viene richiesto alla Giunta e sulla competenza in materia di cooperazione con le forze dell’ordine”.
Il capogruppo della Lega, Alberto Preioni ha sottolineato “il nostro voto compatto, a Torino sono successi atti criminali e i criminali devono andare in galera, non sono rivoluzionari ma delinquenti. Abbiamo visto la partecipazione dei soliti noti dei centri sociali. Confermiamo la nostra vicinanza ai cittadini onesti e chiediamo lo sgombero dei centri di illegalità”.
“Colgo l’occasione per condannare i gravi episodi e manifestare solidarietà alle forze dell’ordine e a chi ha subito danni – ha spiegato Silvana Accossato (Luv) – ma lo spirito di questo dibattito e l’epilogo della discussione dimostrano il retroterra culturale degli estensori e mi spingono a non condividere questi odg”.
In conclusione l’assessore alla Sicurezza, Fabrizio Ricca, ha confermato la solidarietà alle donne e agli uomini delle forze dell’ordine e ai commercianti che hanno subito danni ingenti e ha annunciato la richiesta al ministro di vietare questo tipo di manifestazioni, che si trasformano in guerriglie urbane.

L’aula ha inoltre approvato gli odg
– n. 937 “Eliminazione del Cancro alla Cervice – HPV” presentato da Alessandro Stecco (Lega)
– n. 924 “Proposta direttiva Unione Europea obbligo per tutti gli immobili residenziali del raggiungimento classe energetica E entro il 2030” presentato da Allasia
– n. 939 “L’importanza della nomina dei componenti della Commissione Piano Regionale AIDS (PRAIDS)” presentato da Magliano
– n. 752 “Promozione di attività ed iniziative di comunicazione per una cultura che condanni ogni forma di violenza nei confronti dei lavoratori della sanità” presentato da Andrea Cane (Lega)

fmalagnino

Parco 5 laghi Ivrea, Avetta (Pd): “Bene le rassicurazioni ma non si perda tempo”

Il consigliere regionale: “Ci auguriamo venga rispettato il crono-programma.”

«Ieri a Palazzo Lascaris il vicepresidente della Regione Piemonte Fabio Carosso, rispondendo ad un mio Question time relativo al progetto del parco nell’area dei 5 laghi eporediesi, ha fornito rassicurazioni al riguardo: il disegno di legge che istituirà il parco entro qualche settimana sarà portato al voto del Consiglio regionale e i problemi sollevati dalla Coldiretti sarebbero stati superati. Si tratta di un’ottima notizia. Dopo l’approvazione del disegno di legge da parte della Giunta nell’estate del 2022 non erano stati fatti altri passi in avanti. Questa inerzia ha suscitato preoccupazioni tra gli amministratori locali e anche da parte della Città Metropolitana di Torino, in vista del bilancio preventivo 2023. Ora ci auguriamo davvero che venga rispettato il crono-programma illustrato dall’assessore Carosso e si possa finalmente assistere al “parto” dei 5 laghi. La gestazione è stata assai lunga ed è giunta l’ora di far vedere la luce ad un progetto atteso da tempo e che potrà avere significative ricadute turistiche. Continueremo a monitorare con attenzione l’evoluzione del tutto». 

Marin e Preioni (Lega): “espropriazione e asservimento di pubblica utilità, tempi più brevi”

MENO BUROCRAZIA PER I COMUNI

“Così si potranno risparmiare fino a 20 milioni di euro all’anno in tutto Piemonte”

Approvata la proposta di legge numero 141 in materia di espropriazioni per pubblica utilità presentata dal presidente della commissione regionale Urbanistica, il leghista Valter Marin.

“Questa legge – ricorda Marin – prende spunto dalla mia esperienza di sindaco, quando ho toccato con mano con stupore i costi e le lungaggini burocratiche connesse alle procedure di asservimenti di opere pubbliche o di espropriazioni per pubblica utilità. Con il voto di oggi si ridurranno i tempi delle procedure, sempre nel rispetto delle norme nazionali, anche inserendo la possibile notifica del procedimento tramite Pec in sostituzione della classica notifica da ufficiale giudiziario. Questo comporta circa due terzi di costi in meno per i Comuni piemontesi rispetto a quanto previsto dalle precedenti normative”.

“Se tutte le amministrazioni della nostra regione avessero anche un solo procedimento all’anno per un esproprio o un asservimento – aggiunge il capogruppo regionale della Lega Salvini Piemonte Alberto Preioni – questa legge produrrebbe un risparmio medio di 20mila euro per ogni Comune, pari a oltre 20 milioni di euro per tutto il Piemonte. Un provvedimento, quello del collega Marin, nel perfetto spirito della Lega: meno burocrazia uguale meno spesa, ovvero più risorse recuperate e reinvestite per il benessere delle nostre comunità”.