Pochi i concorsi, lento l’iter di sostituzione degli effettivi non più in attività: queste sono due delle cause dell’attuale situazione di esiguità degli organici. In Consiglio Regionale del Piemonte un Question Time per chiedere alla Giunta di farsi parte attiva con il Governo per la risoluzione di questa criticità.
Un numero adeguato di Vigili del Fuoco sul territorio è un elemento fondamentale per garantire la sicurezza dei cittadini: gli organici risultano invece a oggi, come confermato anche da fonti stampa, carenti di almeno 400 effettivi. Gli stessi dati numerici dimostrano la necessità e l’urgenza di garantire organici quantitativamente adeguati: soltanto a Torino e provincia (territorio che può contare su 700 unità tra effettivi e funzionari), da gennaio 2023 sono stati effettuati oltre 22mila interventi, soprattutto per incendi (oltre 8mila interventi), per soccorso a persone sole (6.500 interventi) e per incidenti stradali (1.700 interventi). Non è più sostenibile poter contare soltanto sulla dedizione e sull’impegno dei Volontari e sul ricorso agli straordinari: in Consiglio Regionale, con un Question Time chiedo come la Giunta intenda adoperarsi presso il Governo e presso tutte le sedi istituzionali opportune affinché si ponga rimedio a questa criticità.
Silvio Magliano – Presidente Gruppo Consiliare Moderati, Consiglio Regionale del Piemonte.
“La spudoratezza ideologica degli attivisti di Exctinction Rebellion, che questa mattina hanno interrotto la messa al Duomo di Torino, ha oltrepassato ogni limite della convivenza democratica. Siamo, purtroppo, dinnanzi ad azioni estemporanee e inutili, oltre che aggressive, condotte da chi è alla ricerca di visibilità personale e non lotta certo per un ideale: lo dimostra il fatto stesso che l’azione di questa mattina arriva dopo le parole di Papa Francesco, inviate alla Cop28 di Dubai, che richiamavano tutti a una maggiore attenzione in tema di sfide ambientali. Amici e nemici, per Exctintion Rebellion, finiscono inesorabilmente, e senza distinzione, nel tritacarne della protesta ideologica e della lotta dogmatica. Non c’è l’ambiente, purtroppo, al centro di queste provocazioni di natura meramente propagandistica: per quanto ci riguarda, come fatto alla Cop28 di Dubai dalla stessa Presidente Meloni, non possiamo che ribadire con forza, la necessità di lavorare, certo con sempre maggio impegno, ad una transizione ecologica, non ideologica, perseguendo una sostenibilità ambientale ragionevole che non comprometta la sfera economica e sociale”. Ad affermarlo Paola Ambrogio, Senatore di Fratelli d’Italia.
Ho concluso in questi giorni l’ultimo mio libro dal titolo “La sinistra sociale”. Una esperienza, quella della sinistra sociale cattolica, straordinaria non solo per la sua cinquantennale presenza nella Democrazia Cristiana ma anche, e soprattutto, per la sua capacità di incidere nell’intera politica italiana. E anche nell’area cattolica e nel variegato e complesso mondo sociale. Ma, per fermarsi ad un punto specifico, c’è un aspetto che ricorre con insistenza in tutta l’elaborazione politica e culturale della sinistra sociale di ispirazione cristiana. Una riflessione che può essere riassunta con le parole secche di Carlo Donat-Cattin in un celebre convegno della corrente di Forze Nuove a Saint-Vincent all’inizio degli anni ‘80. E cioè, “Noi cattolici popolari, cattolici sociali e cristiani democratici siamo nati e ci siamo grazie alla proporzionale. Ma noi cattolici popolari e sociali siamo certamente destinati a scomparire se venisse a mancare la proporzionale”. Era una riflessione che precedeva, come ovvio, l’avvento del maggioritario e dello stesso referendum sulla preferenza unica ma che già delineava, con rara coerenza e chiarezza, che il destino e la stessa prospettiva del cattolicesimo popolare e sociale nel nostro paese erano purtroppo segnati se veniva azzerato lo strumento essenziale che ne garantiva la presenza nella cittadella politica italiana. E così è stato, malgrado la buona volontà, la determinazione e il coraggio manifestati da molti leader democratico cristiani e cattolico popolari come Franco Marini, Gerardo Bianco, Guido Bodrato, Sandro Fontana e lo stesso Ciriaco De Mita. L’eclissi della proporzionale, letta e disegnata come il regno della corruzione, della spartizione, della frammentazione e della polverizzazione del quadro politico ha fatto il resto. Dopodiché, la stabilità dei governi non è affatto migliorata. Anzi. La corruzione politica non è scomparsa. La semplificazione della geografia politica non c’è stata perchè, per dirla con una felice espressione dello storico Pietro Scoppol, si è man mano “proporzionalizzato il maggioritario” e si è incrementato, di conseguenza, il numero dei partiti e dei movimenti politici. L’unico effetto che si è, purtroppo, realizzato, è stato quello di liquidare la presenza e il ruolo dei cattolici popolari e sociali nella vita pubblica italiana. Cioè, per tornare all’inizio di questa riflessione, si è puntualmente verificato quello che Donat-Cattin e con lui molti altri leader popolari e democratici cristiani, avevano paventato già sin dalla metà degli anni ‘80. Perchè, essendo dei leader che possedevano il talento e il carisma di anticipare quello che poi sarebbe concretamente avvenuto nella politica italiana, avevano colto che il vento maggioritario e maldestramente nuovista che iniziava a soffiare avrebbe spazzato definitivamente la storica esperienza della Democrazia Cristiana attraverso la liquidazione della proporzionale. Ecco perchè, alla vigilia del decollo del dibattito sulla futura riforma istituzionale e costituzionale, forse è opportuno che i cattolici popolari e sociali – e non, come ovvio e scontato, i “cattolici indipendenti di sinistra” – oltre a rivendicare la necessità che i cittadini tornino ad eleggersi i propri rappresentanti alla Camera e al Senato, riflettano anche sull’opportunità e sulla valenza del sistema elettorale proporzionale. Semprechè si creda ancora nei partiti che esprimono una visione della società frutto e conseguenza di una precisa cultura politica e non in grigi ed insignificanti cartelli elettorali o nei docili strumenti partito nelle mani del capo politico di turno.