LIFESTYLE- Pagina 439

NESSUNA PRESENZA DI ZIKA, PER ORA, NELLE NOSTRE ZANZARE

zanzare 2I CONTROLLI SARANNO INTENSIFICATI

 

L’Istituto Zooprofilattico del Piemonte Liguria e Valle d’Aosta controlla da tempo le zanzare sul proprio territorio di competenza (Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta), per verificare la presenza di virus della famiglia Flaviviridae, a cui appartiene lo Zika. L’Istituto coordina il network operativo sanitario piemontese, sostenuto dalla Compagnia di San Paolo e nato dalla stretta collaborazione con l’Ospedale Amedeo di Savoia e il Seremi. In Italia sono ampiamente diffuse zanzare che possono potenzialmente trasmettere il virus, come la Aedes albopictus (meglio conosciuta come zanzara tigre), esiste pertanto il rischio che il virus trovi le condizioni ottimali per diffondersi. In vista della stagione estiva l’Istituto, in collaborazione con l’IPLA, ha quindi collocato delle trappole per la cattura di zanzare nei punti più a rischio per l’introduzione di specie e patogeni esotici: l’Aeroporto di Caselle, l’Aeroporto Levaldigi, porti ed aeroporti della Liguria e l’Ospedale Amedeo di Savoia di Torino. “Durante la scorsa stagione estiva – precisa Maria Caramelli, Direttore Generale dell’Istituto Zooprofilattico sono state analizzate per la ricerca di Flavivirus più di 4300 zanzare catturate da 17 trappole di cui 2 in Valle d’Aosta, 9 in Liguria e 6 in Piemonte e lo Zika non è mai stato rilevato”. Per intensificare la sorveglianza e individuare precocemente l’introduzione di specie esotiche di zanzara e virus esotici, verranno monitorati attivamente, grazie a specifici progetti di ricerca, altri siti a maggior rischio, quali ditte che si occupano di commercio e deposito di pneumatici usati e vivai. 

Megolo, il dovere della memoria

megolo2Sull’altura del Cortavolo, tra le balze e i boschi di castagno, hanno combattuto a viso aperto e sono caduti uomini con idee politiche diverse e di diversa estrazione sociale. Erano animati da un desiderio che li accomunava: dar vita ad  un progetto di riscatto della dignità nazionale

 

Domenica si celebra il 72° anniversario della battaglia di Megolo. Ad Omegna interverrà lo storico Gianni Oliva che, senza dubbio, saprà trovare le parole più appropriate per ricordare i dodici caduti del Cortavolo. Ma, quei fatti di sangue del 13 febbraio 1944, cosa sono in grado di trasmettere oggi? La battaglia di Megolo non è  riducibile ad uno dei tanti episodi nella fase d’avvio della lotta di Liberazione. Megolo e i suoi protagonisti – dal capitano Beltrami a Gaspare Pajetta , a tutti gli altri dieci – dopo più di sette decenni, non sono diventati muti. Si avverte che, in qualche modo, parlano ancora e che la loro voce riesce a raggiungerci  senza aver perso la sua forza. Megolo è stato il simbolo dell’unità ritrovata degli italiani contro il fascismo ed il nazismo.

 

Il primo episodio di scontro in campo aperto, per necessità e per scelta, tra i partigiani ed i tedeschi affiancati dalle brigate nere. Sull’altura delmegolo3 Cortavolo, tra le balze e i boschi di castagno, hanno combattuto a viso aperto e sono caduti uomini con idee politiche diverse e di diversa estrazione sociale. Erano animati da un desiderio che li accomunava: dar vita ad  un progetto di riscatto della dignità nazionale. Un progetto che passava attraverso la Resistenza al fascismo ed il  bisogno di riconquistare il bene più prezioso e per troppo tempo negato: la libertà. Libertà di costruire una democrazia nuova, di sviluppare un progetto di società più giusta, di coltivare un’idea di paese che non fosse più “ammanettato” dalla tirannide. Il segno indelebile di quella tragica vicenda  è racchiuso lì. Ed è un segno che non si usura col tempo.

 

megolo1Non diventa opaco, non sbiadisce. Le storie  del “Capitano” e dei suoi undici compagni di resistenza ci parlano ancora oggi, a distanza di decenni, perché furono capaci di mettersi in gioco, e di perdere la propria vita, per difendere l’ideale di libertà e di giustizia persi nell’oscurità della seconda guerra mondiale. Certi uomini sono quello che i tempi richiedono. Si battono, a volte muoiono, per cose che prima di tutto riguardano loro stessi. Compiono scelte estreme, per il senso dell’ingiustizia provata sulla pelle, per elementare e sacrosanta volontà di riscatto. Megolo parla ancora  perché  oggigiorno quel bisogno di unità ( nella responsabilità), di cambiamento ( democratico, inclusivo), di giustizia ( sociale, economica ) e d’uguaglianza ( nelle opportunità, davanti alle regole di tutti e  per tutti) è terribilmente attuale. Il nostro paese – prescindendo dalle opinioni , dalle fedi politiche e dai credi diversi – ha  bisogno di questo. E il dovere della memoria può aiutare a trovare le parole, i gesti e le giuste azioni per provare – una volta di più –  a rendere migliore e più giusta quest’Italia.

 

Marco Travaglini

All’Erba “Doppio sogno” da Schnitzler, un tradimento solo fantasticato

DOPPIO SOGNO TEATROTratto da un racconto breve scritto nel 1925, già preso a prestito da Stanley Kubrick per l’ultima sua opera (datata 1999), “Eyes Wide Shut”, interpretata da Nicole Kidman e Tom Cruise, la commedia è ambientata in una Vienna piena di neve eppure caldissima

 

Il regista Giancarlo Marinelli così spiega la nascita del progetto: “Dopo il grande successo delle due stagioni di repliche di “Elephant Man”, cercavo un testo che possedesse una caratteristica: darmi la possibilità, come drammaturgo e come regista, di creare personaggi multipli per i miei attori; un testo che fosse già teatro multiplo. Dove la storia fosse tante storie; dove la verità fosse tante verità; e dove, finalmente l’amore, la morte, il senso di colpa, il peccato e il riscatto, affiorassero prepotentemente tutti insieme”. Così è nato Doppio sogno, che debutta stasera all’Erba (repliche sino a domenica). Tratto da un racconto breve di Arthur Schnitzler, scritto nel 1925, già preso a prestito da Stanley Kubrick per l’ultima sua opera (datata 1999), “Eyes Wide Shut”, interpretata da Nicole Kidman e Tom Cruise, la commedia è ambientata in una Vienna piena di neve eppure caldissima. Il protagonista riceve un giorno la confessione della moglie Albertine, il ricordo dell’estate passata, la presenza di un giovane uomo sulla spiaggia, “se mi avesse chiamato non avrei potuto oppormi, sarei stata pronta a sacrificare te, la nostra bambina, il nostro futuro…”. Un tradimento solo fantasticato, che fa breccia dolorosamente nella vita di una coppia, di un uomo e di una donna che si ritroveranno come smarriti ma altresì innamorati più di prima. Il testo è ancora l’occasione, sottolinea Marinelli, per raccontare i crimini, anche solo della fantasia, che attentano ogni giorno alla felicità della coppia, per mettere in scena la follia di quanti sono convinti che il dolore che subiamo altro non sia che la meritata punizione per l’abbandono e il tradimento di chi ha scelto di appartenerci per sempre. Con le scene curate da Andrea Bianchi e le musiche di Roberto Fia, in palcoscenico Ruben Rigillo, Caterina Murino (ex Bond girl di “Casino Royal” a fianco di Daniel Craig), Ivana Monti nelle vesti di una possessiva quanto saggia figura materna e Rosario Coppolino.

 

(el. ra.)

Dal fondo nazionale boccata d'ossigeno da 80 milioni per la Sanità piemontese

molinette2“Il Governo – dice l’assessore – inserirà l’accordo nel decreto milleproroghe e con le risorse aggiuntive faremo fronte tra l’altro ai nuovi livelli essenziali di assistenza che il Ministero della Salute approverà entro febbraio”.

 

Una vera e propria boccata d’ossigeno per il Piemonte che,  quest’anno,  avrà 80 milioni in più da impiegare per la sanità. Tra debiti pregressi e prospettive incerte non sarà molto, ma a caval donato…A permetterlo è il riparto del fondo nazionale 2016, approvato il 4 febbraio dalla Conferenza delle Regioni, che passa da 107 miliardi e 302 milioni a 108 miliardi e 440 milioni.

 

“Le Regioni – commenta l’assessore alla Sanità, Antonio Saitta – hanno lavorato bene e concordato un riparto del fondo sanitario in tempi rapidissimi, come da anni non capitava. E sapere le risorse sui cui contare a inizio febbraio significa poter programmare. Daremo così certezze alle nostre aziende sanitarie, e non appena saremo fuori dal piano di rientro volteremo davvero pagina”.

 

“Il Governo – aggiunge – inserirà l’accordo nel decreto milleproroghe e con le risorse aggiuntive faremo fronte tra l’altro ai nuovi livelli essenziali di assistenza che il Ministero della Salute approverà entro febbraio”.

 

(Foto: il Torinese)

Che tempo fa a Moncenisio?

MoncenisioGrazie alla collaborazione tra la Società meteorologica italiana, presieduta da Luca Mercalli, Csp – Torino ed Edf (Electricitè de France) e l’Ambasciata di Francia a Roma è stata installata una web cam per osservare in tempo reale l’altezza della neve

Con i suoi trentasei residenti Moncenisio è il più piccolo comune non solo della Città Metropolitana di Torino, ma anche d’Italia. Eppure il suo nome ha tanti collegamenti con la storia anche recente del Ducato e Regno di Sardegna prima e dello Stato unitario poi, non fosse altro per  confini con Novalesa e la sua storica abbazia e quelli con la Repubblica Francese. E proprio in territorio di Francia sorge a quota duemila la diga del Moncenisio, assegnata interamente ai cugini d’Oltralpe dopo la fine della seconda guerra mondiale, a seguito dei trattati di pace del 1947. Data la sua altitudine il Lago vanta una lunga serie giornaliera di misure di spessore nevoso che ha avuto inizio nel lontano 1039 e si è interrotta nel 2014. Ora, grazie alla collaborazione tra la Società meteorologica italiana, presieduta da Luca Mercalli, Csp – Torino ed Edf (Electricitè de France) e l’Ambasciata di Francia a Roma è stata installata una web cam per osservare in tempo reale l’altezza della neve su un’asta nivometrica, ripristinando così la continuità dei dati.

 

Massimo Iaretti

 
Webcam e dettagli del progetto:
http://www.nimbus.it/moncalieri/moncenisio/moncenisio.asp

Automotoretrò cresce ma non invecchia

automotoretroPurtroppo, da quest’anno, le auto e le m­oto storiche avranno delle spese in più. ­A causa di questo balzell­o tutta l’economia turistica verrà penal­izzata

 

“Automotoretrò malgrado l’età continua a­ crescere e non invecchia ancora”, così ­Alberto Gianoglio ha concluso il suo int­ervento di presentazione alla conferenza­ stampa della 34° edizione. Sala delle Colonne affollata per la conf­erenza stampa. Presenti Alberto Gianogli­o (automotoracing), Giuseppe Gianoglio (­automotoretrò), avv. Alberto Loi (presid­ente Asi) e il presidente Lingotto Fiere­. Il calendario degli eventi in programma ­nei tre giorni di manifestazione sarà da­vvero ricco: dalle celebrazioni per i 70­ anni della Vespa, degli 80 anni della T­opolino, dei 50 anni della Alfa Romeo Du­etto, agli incontri dedicati agli appass­ionati di veicoli da corsa ed elaborazio­ni. Sarà esposta, per la prima volta, pa­rte della celebre collezione Bertone rec­entemente acquistata dall’ASI. Purtroppo, da quest’anno, le auto e le m­oto storiche avranno delle spese in più.­ L’avv. Loi si è soffermato sul problema­ ribadendo che a causa di questo balzell­o tutta l’economia turistica verrà penal­izzata poichè ci saranno molte meno moto­ e auto storiche in circolazione. Inoltre “sembra” che si stiano facendo p­ressioni per spostare la sede Asi a Roma­. “Può darsi che a Torino esistano forze c­entrifughe che vogliano portare ASI a Ro­ma, ma le radici della meccanica e del m­otorismo sono nate qui e sarebbe un’incongruenza staccare l’ASI da Torino” ha r­ibadito il presidente nazionale Asi.

 

Francesco Valente
(Foto: Automotoretrò)

Come vincere l'ansia da separazione a quattro zampe

coscarelli cane2“TU PORTI LU O LUI PORTA TE !?”
 Consigli cinofili di Enrico Coscarelli
 
Passati primi giorni , in cui dobbiamo cercare di stare con lui il più possibile per farlo sentire a suo agio, dobbiamo cominciare a lasciarlo a casa da solo, all’inizio  per breve tempo

Buongiorno carissimi lettori, come preannunciato oggi trattiamo il problema  dell’ansia da separazione. E’ senza dubbio un tema molto discusso, numerosi clienti mi contattano proprio per questo, e le frasi sono sempre le stess: “ il cane abbaia e ulula a non finire” , “il cucciolo distrugge mobili ed oggetti”, sono innumerevoli i disastri che il nostro amico a quattro zampe può provocare per l’ansia da separazione.

Si parte dai dispetti fino ad arrivare a vere e proprie ansie, come  la produzione di bave e la disperazione totale nel non vederci tornare. Comecane dog tutte le cose che hanno a che fare con il nostro fedele amico, bisogna affrontarle gradualmente,  e iniziando da  cucciolo il risultato è più facile  da raggiungere.  Come fare? Passati primi giorni , in cui dobbiamo cercare di stare con lui il più possibile per farlo sentire a suo agio, dobbiamo cominciare a lasciarlo a casa da solo, all’inizio  per breve tempo.

E’ consigliabile lasciarlo in spazi “piccoli”, dove non c’è nulla a portata di bocca, (da parte nostra per non farlo gironzolare per tutta la casa liberamente, con il rischio che compia azioni che, non essendoci, non siamo in grado di premiare o punire ), agli occhi suoi perché più lo spazio e piccolo meno sono le responsabilità, quindi diminuiamo la sollecitazione del suo stress; mi raccomando, senza giochi a disposizione, all’inizio si può lasciare solo qualche snack da sgranocchiare come passatempo.

Quando torniamo a casa, il cane in genere fa salti di gioia, sembra che non ci veda da una vita, è un amore, e noi cediamo di fronte a tutto questo, coricandoci e riempendolo di coccole. Lo so che è difficile, ma bisogna resistere ad una reazione del genere, per il suo bene, e anche per il vostro! Perché i cuccioli crescono, e l’esuberanza di un cucciolone di 30 chili potrebbe essere  fastidiosa, soprattutto per gli ospiti che verranno a trovarvi. Quindi cosa fare? Non è facile, ma quando il cane crescerà sono certo che mi ringrazierete. Dovete entrare in casa fingendo che non ci sia nessuno, preparare un bocconcino, e quando si calma, o si siede, o si sdraia,  glielo date, dopodiché lo potete chiamare e potete fargli coccole a volontà.

cane giocoUna cosa molto importante è la consegna del bocconcino quando rientrate:  solitamente noi siamo più impazienti di loro , non vediamo l’ora di darglielo per poter giocare, ed iniziamo a dare comandi affinchè si calmi prima: seduto!  Terra ! fai il bravo , ecc.. tratteniamoci, facciamogli usare la testa, in questo modo non avremo una cane da comandare a bacchetta, bensì uno che sa ragionare e farà le cose perché saprà cosa sarà giusto e cosa sarà sbagliato.

Arrivati a questo aumentiamo prima i tempi e poi gli spazi in cui può stare in nostra assenza. Io sono per vivere il cane in tutto e per tutto, ma purtroppo, come in tutte le cose, si va da un eccesso all’altro, troppe volte il cane viene strumentalizzato e portato in ambienti in cui noi abbiamo piacere ad averlo con noi, ma la verità è che starebbe meglio a casa a riposare nella sua confortevole cuccia. Dimenticavo un ultimo aspetto in merito, mi capita di sentirlo frequentemente, la televisione o la radio accesa, mi può star bene per un cucciolo le prime volte, ma non assolutamente da farla diventare un abitudine, teniamo sempre presente quali sono le sue origini e quali erano le loro usanze.

Alla prossima puntata con il taboo trasportino.

Enrico Coscarelli

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“Un tormentato dopoguerra”. L’esodo giuliano-dalmata nei cinegiornali d’epoca

dalmati emigazioneUtilizzando come lente di ingrandimento le immagini dei cinegiornali del tempo, la serata del 10 febbraio intende approfondire le vicende dell’esodo giuliano‐dalmata e del confine orientale d’Italia

 

“Un tormentato dopoguerra”. L’esodo giuliano-dalmata nei cinegiornali”. Con questo titolo, mercoledì 10 febbraio, alle 20,15, al Cinema Massimo Tre di via Verdi a Torino, verranno proiettati documenti storici per il Giorno del Ricordo. L’iniziativa è promossa dall’Archivio nazionale cinematografico della Resistenza, l’Archivio nazionale cinema d’impresa, la Fondazione Vera Nocentini, l’Istituto piemontese per la storia della Resistenza in collaborazione con il Museo nazionale del cinema, l’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, la Città Metropolitana di Torino e il Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio regionale piemontese. Alla serata interverranno Nino Boeti, Vice Presidente del Consiglio Regionale del Piemonte;Antonio Vatta, Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia;Paola Olivetti, Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza;Marcella Filippa, Fondazione Vera Nocentini;Sergio Toffetti,Archivio Nazionale Cinema d’Impresa. Utilizzando come lente di ingrandimento le immagini dei cinegiornali del tempo, la serata intende approfondire le vicende dell’esodo giuliano‐dalmata e del confine orientale d’Italia. Una pagina della storia italiana inserita nel tormentato dopoguerra europeo, segnato da trattati di pace e spostamenti forzati di popolazione. Intrecciando realtà e propaganda i cinegiornali fissano i riflessi e le sfumature dell’esodo connettendo le partenze e gli arrivi degli esuli, e il loro difficile inserimento nella complessa realtà dell’Italia del dopoguerra. Le sequenze, frutto di un montaggio di filmati provenienti dal prezioso patrimonio dell’Istituto Luce e dell’Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza, dedicano particolare attenzione alla Questione di Trieste che scuoterà la storia nazionale fino al 1954, quando, dopo la firma del Memorandum di Londra, la città giuliana torna definitivamente a far parte del territorio italiano.

 

Marco Travaglini

 

Ridere fa dimagrire: si bruciano calorie!

DI LEI RIDERE COPPIAAnche la scienza conferma che ridere fa bene alla salute ed aumenta il nostro benessere e la forma fisica, perché si bruciano calorie

 

Ridere fa dimagrire e non è uno scherzo, infatti si bruciano calorie. Questa notizia è sta confermata dalla scienza. Eminenti scienziati e ricercatori inglesi, dopo avere effettuato vari studi con spettatori di programmi televisivi comici, hanno evidenziato che una risata intensa riesce a bruciare fino a 120 calorie orarie.

 

La direttrice Helen Pilcher, che ha coordinato il gruppo di ricercatori e lo studio svolto, ha dichiarato che ridendo intensamente si muove un notevole numero di muscoli ed il loro sforzo porta a bruciare molte calorie. Non solo, se si ride si ha la possibilità di ossigenare il sangue, eliminando tossine, che sono causa di varie patologie.

 

La quantità di calorie bruciate in un’ora di divertimento intenso, in cui la risata è intensa, porta allo stesso risultato di mezz’ora di sollevamento pesi, uno sport, come siamo a conoscenza non esattamente facile e molto impegnativo. Analogamente una casalinga che sistema la casa per tre quarti d’ora, brucia le stesse calorie.

 

Quando ridiamo infatti si cotraggono non solo i muscoli del viso, ma anche gli addominali, allo stesso modo degli esercizi fisici. Naturalmente questa notizia non ci deve fare eliminare la palestra o il movimento fisico, di cui conosciamo tutti i benefici, ma se associamo anche qualche oretta di buone e salutari risate, ne goderemo i risultati. In presenza di una sana alimentazione , servono ottanta ore di risata intensa, per perdere un chiletto.

 

E’ chiaro che non possiamo ridere ottanta ore continuamente, ma se consideriamoil tempo nell’arco di un anno, otteniamo che ci bastano venti minuti di risate al giorno, per perdere in media un chilogrammo all’anno. Naturalmente seguendo un sano stile di vita e muovendosi anche solo per una passeggiata al giorno all’aria aperta. Giorno dopo giorno i minuti si sommano e possiamo quindi ottenere il risultato voluto, prendendo in considerazione tutti i metodi.

 

Vedendo una serie televisiva comica e ridendo insieme agli amici, anche il nostro corpo ne risentirà positivamente. Le nostre nonne ripetevano all’infinito che “il riso fa buon sangue” e certamente non alludevano all’alimento, ma alle risate. Una buona ossigenazione al sangue e ridere porta anche questo beneficio, fa in modo che tutti gli organi e gli apparati del nostro organismo migliorino la loro funzionalità e di conseguenza tutto il corpo stia bene.

 

www.dilei.it

La tenacia di Elvira

Nata nel 1887, era figlia di un ingegnere, dipendente delle Ferrovie e di una contadina. Appena conseguito il diploma di maestra elementare, preferì lasciare Roma – era cresciuta tra la Capitale e Torino – per insegnare  a Taino, il piccolo paese lombardo sulle pendici collinari della sponda “magra” del lago Maggiore

 

elvira pajetta1Il 13 settembre del 1963, si spegneva Elvira Berrini, “mamma Pajetta”.Lo stesso giorno di settembre in cui, 25 anni  fa,cessava di vivere anche il maggiore dei suoi figli, Giancarlo. Elvira, nata nel 1887, era figlia di un ingegnere, dipendente delle Ferrovie e di una contadina. Appena conseguito il diploma di maestra elementare, preferì lasciare Roma – era cresciuta tra la Capitale e Torino – per insegnare  a Taino, il piccolo paese lombardo sulle pendici collinari della sponda “magra” del lago Maggiore,  di cui la famiglia era originaria. Quando si trasferì a Torino, dove sposò l’avvocato Carlo Pajetta, insegnò nel popolare e operaio Borgo San Paolo, il “borgo rosso”. Qui divenne amica e compagna di lotta di Camilla Ravera e qui nacquero i suoi primi due figli,  Gian Carlo e Giuliano. Il terzo e ultimo, Gaspare, nato a Taino il 27 giugno del 1925, morì giovanissimo in combattimento contro i nazifascismi  a Megolo, in Val d’Ossola,  il 13 febbraio 1944. elvira pajetta comune2

 

Arrestata col marito per l’impegno politico dei figli maggiori ed esonerata perciò dall’insegnamento, “mamma Pajetta” (come sarebbe stata affettuosamente chiamata nel secondo dopoguerra), fu tra le animatrici a Torino del “Soccorso rosso” e fece spesso la spola con la Francia, quando Giuliano vi si era rifugiato. Neppure la dolorosa perdita di Gaspare la indusse a desistere dalla lotta elvira pajetta3antifascista. Dopo la Liberazione, Elvira fu consigliere al Comune di Torino e assessore alla Pubblica Istruzione. Attivissima nel suo partito, il Pci,  e nell’Unione Donne Italiane, presidente dell’Istituto piemontese per la storia del movimento di Liberazione, fu sicuramente tra le donne più popolari del Piemonte nel secondo dopoguerra. Colpita da un grave male, lo combatté vanamente per due anni e, alla sua morte, venne sepolta nella stessa tomba che il giovane Gaspare divideva con l’amico Aldo Carletti, nel piccolo cimitero di Megolo. Nello stesso luogo all’ombra del Cortavolo dove, nel tempo, l’intera famiglia Pajetta si è riunita per sempre.

 

Marco Travaglini