LIFESTYLE- Pagina 441

Quando la donna è "immaginata"

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Esposizione curata dal disegnatore Dino Aloi: attraverso 180 vignette d’epoca (pubblicate sui giornali e riviste italiane e francesi dal 1850 a oggi), l’immagine della donna appare in tutte le sfaccettature classiche usate nella satira

 

Fino al 3 maggio a Ceva (Cn) presso la Biblioteca civica in Via Pallavicino 11, sarà visitabile la mostra di vignette satiriche “La donna immaginata. L’immagine della donna”, promossa dalla Consulta femminile del Consiglio regionale del Piemonte e curata dal disegnatore Dino Aloi. “La donna immaginata. L’immagine della donna”, è una mostra in cui, attraverso 180 vignette d’epoca (pubblicate sui giornali e riviste italiane e francesi dal 1850 a oggi), l’immagine della donna appare in tutte le sfaccettature classiche usate nella satira sul genere femminile: dalla bellissima seducente ma automaticamente stupida, fino alla donna poco aggraziata, robusta o incapace, rendendo evidenti luoghi comuni che accompagnano le donne da sempre. L’esposizione con ingresso gratuito, osserverà i seguenti orari: martedì e venerdì 16-19, mercoledì e sabato 9-12.30.

(clomonte – www.cr.piemonte.it)

I primi passi della riforma dell’assistenza territoriale

LETTO OSPEDALE

Solo lo 0,73% dei ricoverati over 70 intraprende successivamente un percorso di assistenza domiciliare integrata e solo lo 0,19% usufruisce poi dell’ospedalizzazione a domicilio, il 54,2% viene ricoverato nelle residenze sanitarie assistenziali e il 7,3% viene destinato alla riabilitazione 

 

 

Dopo la riforma degli ospedali tocca all’assistenza territoriale. La Giunta regionale ha infatti dato il via libera il 13 aprile ad un documento messo a punto dagli assessori alla Sanità, Antonio Saitta, e alle Politiche sociali, Augusto Ferrari, sul quale parte il confronto con gli operatori del settore per arrivare entro giugno all’approvazione definitiva.“Abbiamo lavorato con pragmatismo – ha sostenuto Saitta illustrandone i contenuti al termine della riunione dell’esecutivo – guardando a quanto è stato fatto nelle altre Regioni. Partiremo con un rilancio dei distretti, che saranno ridotti di numero ma molto rafforzati nelle competenze. Saranno questi, che oggi sono 56 ma potrebbero scendere fino a 30, i veri responsabili del governo della rete territoriale. Qui si incontreranno Asl e Comuni dell’area, ovvero sanità e servizi sociali, integrati con il vasto mondo del volontariato. Ogni distretto avrà un bacino di utenza fra gli 80mila ed i 150mila abitanti e coinciderà con l’ambito territoriale del Consorzio socio-assistenziale, con deroghe ad hoc per aree montane e scarsamente abitate”.

 

Come ha poi illustrato Saitta, “il rilancio della rete passerà dalle Aggregazioni funzionali territoriali, gestite da gruppi di 15-20 medici di base, con infermieri e assistenti sociali. Saranno questi i veri punti di riferimento dei cittadini per tutto ciò che riguarda salute e assistenza, incluso l’accesso alle prestazioni specialistiche. Un altro punto di forza saranno le Unità complesse di cure primarie. Ogni distretto ne avrà al massimo due, saranno aperte 24 ore su 24 e vi si troveranno anche gli specialisti. Il progetto prevede anche un ridisegno delle strutture complesse territoriali. Oggi in Piemonte ce ne sono 543, di cui 257 amministrative e 286 sanitarie, dopo la riforma diventeranno al massimo 318”. Il rafforzamento dell’assistenza territoriale vuole essere una risposta alle situazioni di ospedalizzazione impropria e all’eccessivo ricorso ai pronto soccorso degli ospedali. Ogni anno in Piemonte i passaggi nei pronto soccorso sono 1.768.800, di cui il 90,54% sono codici bianchi e verdi, mentre solo il 10% comporta un ricovero. I ricoveri annuali, escluso il day hospital, sono 492.400, e oltre il 40% riguarda pazienti sopra i 70 anni.

 

Ma solo lo 0,73% dei ricoverati over 70 intraprende successivamente un percorso di assistenza domiciliare integrata e solo lo 0,19% usufruisce poi dell’ospedalizzazione a domicilio, il 54,2% viene ricoverato nelle residenze sanitarie assistenziali e il 7,3% viene destinato alla riabilitazione. “Questi dati – ha evidenziato Saitta – ci dicono che circa l’80% dei pazienti over 70 dopo il ricovero torna a casa. Abbiamo qui un’altra prova della debolezza della nostra rete territoriale. Persone anziane vengono ospedalizzate impropriamente, quando un’azione mirata di rafforzamento del territorio con prevenzione e cure domiciliari potrebbe avere grande efficacia curativa, facendo registrare un beneficio anche alle casse della sanità piemontese”.“Sarà anche possibile – ha rimarcato l’assessore Ferrari – superare l’eccesso di frammentazione e sovrapposizione che spesso caratterizza le prestazioni offerte, creando così un sistema più chiaro e trasparente che consentirà alle Asl ed ai servizi sociali di lavorare insieme”.

 

redazione – www.regione.piemonte.it

Con l'illusione del "vero amore" vengono raggirate da truffatori

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La storia tra il giovane ingegnere francese e la signora torinese sembra procedere a gonfie vele, fino a quando lui non comincia a tirar fuori un intervento chirurgico a cui si deve sottoporre ma che non viene coperto dalla sua assicurazione sanitaria. Da bravo e furbo truffatore non chiede esplicitamente i soldi ma fa in modo che sia Jolanda (ormai innamorata e pienamente fiduciosa) a imporgli di accettare il prestito

 

Un uomo colto e di bell’aspetto che in maniera apparentemente casuale era entrato a far parte dei suoi amici di Facebook. Francese, ingegnere, simpatico e dall’ affascinante oratoria; per Jolanda Bonino, signora torinese di mezz’età, sembrava essere arrivato finalmente “l’uomo dei sogni”. Purtroppo però, invece dell’ affascinante dolce metà con cui era pronta a coronare il suo sogno d’amore, la signora Jolanda si è trovata davanti un vero e proprio truffatore. L’uomo né francese né tanto meno ingegnere, si è rivelato essere un impostore proveniente dal centro Africa che dopo aver raggiunto l’obbiettivo di farla innamorare, è riuscito a raggirare la donna ottenendo una somma di denaro di quasi 800 euro.

 

Tutto è iniziato più di un anno fa quando tra i suoi contatti Facebook arriva la richiesta di amicizia da parte di un uomo più giovane e di bell’aspetto. Dopo poco tempo lui comincia a scriverle in chat, fornendo dettagli della propria vita che la signora Jolanda prudentemente controlla su internet e di cui trova conferma. Dopo un bel po’ di mesi iniziano sentirsi attraverso Skype in modo da potersi vedere : “Era un bell’uomo dalla carnagione bianca”- ha dichiarato la signora Jolanda – probabilmente ha usato uno di quei programmi per modificare la propria immagine durante le conversazioni video, o forse si è avvalso di un complice”. Insomma la storia tra il giovane ingegnere francese e la signora torinese sembra procedere a gonfie vele, fino a quando lui non comincia a tirar fuori un intervento chirurgico a cui si deve sottoporre ma che non viene coperto dalla sua assicurazione sanitaria. Da bravo e furbo truffatore non chiede esplicitamente i soldi ma fa in modo che sia Jolanda (ormai innamorata e pienamente fiduciosa) a imporgli di accettare il prestito. Ecco date le coordinate per la spedizione del denaro, ecco realizzata la truffa.

 

Dopo aver raccontato la sua storia e soprattutto denunciato il fatto in modo che altre donne come lei non finiscano nella rete di simili truffatori, la signora di Torino è stata contattata da centinaia di donne proveniente da tutta l’Italia. Molte non hanno ancora sporto denuncia ma hanno guardato con favore l’iniziativa di Jolanda di creare su Facebook, sulla scia di quanto avviene in Francia e Germania, il Comitato vittime cybercrime Piemonte. La polizia postale che sta indagando sul caso della signora Bonino, ha spiegato che truffe sentimentali di questo tipo sono diventate ormai un fenomeno piuttosto diffuso. Nei mesi scorsi, per esempio, la procura di Torino ha coordinato un’altra inchiesta molto simile a questa, riguardante una signora raggirata da un sedicente soldato statunitense. Non è la prima volta che sentiamo parlare di truffatori e persone disoneste, ma forse questa volta la notizia ci lascia con un po’ più di amaro in bocca perché in fin dei conti quando si parla di sentimenti ci sentiamo tutti un po’ più vulnerabili; forse in ognuno di noi rivive una piccola parte della signora Jolanda e di tutte quelle donne ingannate dalla speranzosa ricerca del “vero amore”.

 

Simona Pili Stella

Lunedì 15 aprile 1912, l’affondamento del Titanic

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Delle 2.223 persone a bordo (equipaggio compreso), ne sopravvissero 705; gli altri, in gran parte, persero la vita per assideramento, causato dalla prolungata permanenza nell’acqua a zero gradi. Dalle 02.15 il destino del Titanic prese una piega irreversibile: sommerso per metà dall’acqua, lo scafo si spezzò in due e cinque minuti più tardi s’inabissò anche la poppa

 

 La prima classe costa mille lire,la seconda cento,la terza dolore e spavento;e puzza di sudore dal boccaporto,e odore di mare morto…E gira, gira, gira l’elica,e gira, gira che piove e nevica per noi ragazzi di terza classe che per non morire si va in America”. Così nel 1982, Francesco De Gregori, nel suo ottavo album “Titanic, parlava della nota nave passeggeri britannica affondata per la collisione con un iceberg per proporre una metafora dell’umanità che, divisa in classi, si dirige verso il disastro. Tutto accadde, nella storia vera e sventurata del Titanic, nella notte tra domenica 14 e lunedì 15 aprile 1912 , con l’impatto tremendo e il conseguente drammatico affondamento avvenuto nelle prime ore del15 aprile. Una scena apocalittica: l’iceberg come uno spettro bianco nel buio della notte, il violento impatto e l’avanzata incontenibile dell’acqua. Erano le 23.40 e il supertransatlantico, salpato il 10 aprile da Southampton per il suo primo viaggio, si trovava quattrocento miglia a sudest della costa di Cape Race (isola di Terranova, “Newfoundland” in inglese, territorio del Canada). E’ lì che si scontrò con un enorme iceberg: la vedetta Frederick Fleet l’avvistò solo quando era ormai a cinquecento metri di distanza («Iceberg di prua, signore!», gridò), e il primo ufficiale William M.Murdoch ordinò: «Tutto a dritta. Indietro a tutta forza».

 

Ma era tardi e la repentina virata a sinistra si rivelò inutile. Trentasette secondi dopo l’avvistamento avvenne l’urto a prua, sulla fiancata destra della nave, più di un terzo dei sedici compartimenti stagni rimasero danneggiati, a sei metri di profondità l’acqua incominciò a filtrare nella nave che trasportava oltre duemila passeggeri. In poche ore quello che si credeva un colosso inaffondabile si spaccò in due, inabissandosi per sempre sul fondo dell’oceano. Fu un colpo terribile al mito dell’infallibilità del progresso e s’infranse il sogno della Belle Époque. La costruzione del Titanic rappresentò il guanto di sfida lanciato dalla compagnia navale britannica White Star Line ai rivali della Cunard Line, che in quegli anni dominavano le rotte oceaniche con i transatlantici Lusitania e Mauretania. La nuova nave, completata in tre anni nei cantieri Harland and Wolff di Belfast e costata 7.5 milioni di dollari (equivalenti a 167 milioni di dollari di oggi), si estendeva in lunghezza per 269 m e in larghezza per 28 m, con una stazza complessiva di 46.328 tonnellate. Dotata di un motore a vapore, alimentato da 29 caldaie, venne salutata come un “gioiello di tecnologia e di sicurezza”, al punto da ritenerla “praticamente inaffondabile”. Come viaggio inaugurale venne stabilita la rotta da Southampton a New York, via Cherbourg e Queenstown. Preceduto nel nome dalla sigla RMS (che indicava la funzione di servizio postale), il Titanic iniziò il suo viaggio mercoledì 10 aprile 1912. A bordo 1.423 passeggeri più 800 unità di equipaggio agli ordini del capitano Edward John Smith. Le cabine erano divise in tre classi ( come sintetizza bene la canzone di De Gregori). Nella prima, la più lussuosa e il cui biglietto costava 4.350 dollari (83mila dollari di oggi), si accomodarono esponenti dell’aristocrazia e dell’alta borghesia dell’epoca, come il milionario Jacob Astor IV e l’industriale Benjamin Guggenheim (fratello del titolare dell’omonima fondazione d’arte).

 

Nella seconda, al prezzo di 60 dollari, presero posto gli appartenenti alla classe media. L’ultima si riempì di emigranti che con un biglietto da 32 dollari andavano incontro a una nuova vita nel continente americano. L’evento, abbastanza clamoroso, venne seguito con interesse dalla stampa e dall’opinione pubblica. Nella fretta di partire nei tempi previsti (sempre una cattiva consigliera, la fretta..)  e per alcuni cambi negli ufficiali avvenuti all’ultimo momento, vennero dimenticati i binocoli, costringendo i marinai di vedetta a svolgere a occhio nudo la loro attività. Un elemento che si rivelò fatale nel corso degli eventi. A ciò si unì una smodata frenesia di raggiungere la destinazione nel più breve tempo possibile, che portò a mantenere i motori costantemente al massimo. La velocità non fu ridotta nemmeno dopo la segnalazione fatta pervenire al capitano Smith, nella tarda mattinata di domenica 14 aprile: il messaggio avvertiva della presenza di ghiaccio a 400 km sulla rotta del Titanic. Circa dieci ore più tardi,nel buio fitto di una notte senza luna, le vedette avvistarono  l’iceberg quando ormai era di fronte alla nave. Una distanza che, alla velocità di crociera di 20 nodi (circa 37 km/h), impediva qualsiasi tentativo di evitare l’impatto. Alle 00.27, quando si comprese che la prua del Titanic stava lentamente affondando, venne lanciato un SOS dal marconista Jack Phillips, raccolto dal piroscafo Carpathia, distante 58 miglia dal luogo dell’impatto. La fase delle operazioni di salvataggio fu drammatica! Le scialuppe a disposizione erano soltanto sedici e ognuna poteva contenere fino a 60 persone. Per inesperienza e cattivo coordinamento tra loro, gli ufficiali ne fecero salire in molti casi un numero inferiore, riducendo ulteriormente la quota di passeggeri destinati a salvarsi.

 

Delle 2.223 persone a bordo (equipaggio compreso), ne sopravvissero 705; gli altri, in gran parte, persero la vita per assideramento, causato dalla prolungata permanenza nell’acqua a zero gradi. Dalle 02.15 il destino del Titanic prese una piega irreversibile: sommerso per metà dall’acqua, lo scafo si spezzò in due e cinque minuti più tardi s’inabissò anche la poppa. Nei giorni immediatamente successivi la notizia del disastro scioccò il mondo, creando le premesse per una profonda riflessione sull’episodio che portò alla convocazione della prima conferenza sulla sicurezza delle persone in mare. Le vittime italiane accertate furono 34, in gran parte camerieri residenti in Inghilterra. Il 10 giugno 2001, una domenica, ad Isernia, in Molise, morì Antonio Martinelli. Aveva ottantanove anni ed era ritenuto l’ultimo sopravvissuto del disastro del Titanic. Nato a Boston agli inizi del 1912, ancora in fasce era stato portato in Italia, a Sesto Campano, dalla madre la quale aveva poi deciso di tornare negli Stati Uniti. Il nipote Alessandro raccontò: “Lui parlava volentieri della tragedia del Titanic, raccontava spesso di quella notte della quale aveva saputo tutto, nei minimi dettagli, grazie ai racconti della madre, scomparsa nel 1972, con la quale viaggiava e che riuscì a salvarsi con il suo piccolo Tony. Io e mia madre ci siamo salvati – ripeteva sempre – perché gli ufficiali ordinarono di far salire sulle scialuppe di salvataggio prima le madri con i bambini più piccoli”. Così, l’ultima voce si spense e a “parlare” sono rimaste le migliaia di oggetti: piatti, vasellame, documenti, vestiti ma anche pezzi del leggendario transatlantico, compresa la campana della nave. Ma il Titanic non sarà mai recuperabile. Si consumerà, a poco a poco, nel silenzio dell’oceano.

 

Marco Travaglini

"Ciao amore mio", su Fb l'addio alla fidanzata morta cadendo da cavallo

CAVALLO EQUITAZIONE

Intanto i carabinieri hanno effettuato un nuovo sopralluogo nel centro ippico in cui è accaduto il tragico fatto

 

“Ciao amore mio, questa volta tu e Furfante, come ti piaceva chiamarlo, me l’avete fatta grossa”. L’agenzia Ansa riporta parte del saluto lungo e commovente  che Alessandro posta su Facebook per l’ultimo saluto alla fidanzata, Sabrina Manganaro, la giovane di 25 anni morta ieri nel torinese schiacciata dal peso del suo cavallo che l’ha travolta nel corso di una gara di equitazione nel canavese. Intanto i carabinieri hanno effettuato un nuovo sopralluogo nel centro ippico in cui è accaduto il tragico fatto.

VertebrArt, una mostra per collegare chi si occupa di sanità

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L’allestimento, realizzato con il patrocinio del Consiglio regionale e visitabile fino al 20 aprile, è frutto della collaborazione tra chirurghi della Vertebral Equipe di Torino e artisti che hanno elaborato strumenti medici con stoffe colorate messe a disposizione dalla sartoria Orlando Furioso

 

Creare un ideale collegamento con le istituzioni che si occupano di Sanità in Piemonte. È lo scopo della mostra VertebrArt, presentata a Palazzo Lascaris dall’Associazione VertebrArt di Torino.L’allestimento, realizzato con il patrocinio del Consiglio regionale e visitabile fino al 20 aprile, è frutto della collaborazione tra chirurghi della Vertebral Equipe di Torino e artisti che hanno elaborato strumenti medici con stoffe colorate messe a disposizione dalla sartoria Orlando Furioso, da anni impegnata in un percorso riabilitativo per donne con difficoltà psichiche.

 

“La mostra – ha dichiaro Mauro Laus, presidente del Consiglio regionale – rappresenta un passo verso un approccio biopsicosociale, che coniuga, nei pazienti affetti da dolore cronico, lo studio della patologia insieme agli aspetti psicologici e sociali. Un metodo innovativo che permette ai malati di interagire con medici in grado di supportarli nella gestione personale del dolore stesso. È importante sottolineare – ha concluso Laus – la sensibilità e l’attenzione che la nostra Istituzione da sempre dedica a questi temi così delicati”.

 

“L’installazione che oggi possiamo ammirare nell’ingresso di Palazzo Lascaris – ha affermato Davide Caldo, presidente di VertebrArt – sarà itinerante in numerose sedi di associazioni cittadine, proprio per testimoniare il coinvolgimento, sempre maggiore, delle forze culturali attive sul territorio piemontese”.Le opere si ispirano allo Yarn bombing, una tecnica di street art e mirano a testimoniare il ruolo determinante dei fattori biologici, psichici e sociali nei pazienti con dolore cronico sottoposti a chirurgia. I pezzi che compongono la collezione sono stati ospitati separatamente, nei mesi scorsi, in diverse location torinesi aperte al pubblico e vengono ora riunite in un’installazione che richiama le vicende della pittrice Frida Kahlo, che a seguito di un incidente subì diverse lesioni e fratture vertebrali. Plauso all’iniziativa, che coniuga cultura e medicina, è stato inoltre espresso da Nino Boeti, vicepresidente del Consiglio regionale e Daniele Valle (Pd), presenti all’inaugurazione.

 

(Daniela Roselli – www.cr.piemonte.it)

Fassino ha un Piano: investire per far crescere la nuova Torino

TORINO INGRESSO

castello piazzaeuropa torino castellofassino tvE’ prevista anche una Food commission, per  promuovere la cultura del cibo e del gusto, e  la costituzione di un’agenzia dello sviluppo per attrarre sul territorio gli investimenti esteri

 

La Torino del 2025, ne è convinto il sindaco Piero Fassino sarà una città in cui “vale la pena investire, intraprendere, lavorare e studiare, in una parola la città delle opportunità”. E’ il senso del terzo piano strategico della città, un’agenda di appuntamenti orienati al futuro, presentato al Museo dell’Automobile. Le parole d’ordine sono iniziativa e cambiamento,  per una città che cercherà di promuovere l’innovazione e lo sviluppo, nell’intento di competere con l’economia globale. Sono 29  i progetti contenuti nel piano definito dal Comune in collaborazione con Torino strategica e Torino internazionale. Particolare attenzione sarà riservata al lavoro, allo sviluppo economico e alla governance metropolitana. E’ prevista anche una Food commission, per  promuovere la cultura del cibo e del gusto, e  la costituzione di un’agenzia dello sviluppo per attrarre sul territorio gli investimenti esteri.

 

E’ il terzo piano strategico dopo quelli del 2000 e del 2006 per dare “al territorio una nuova occasione di sviluppo”, come ha detto l’ex sindaco Valentino Castellani vicepresidente dell’associazione Torino internazionale. Il terzo piano strategico è stato predispostoin due anni e mezzo nel corso di 150 incontri, con 230 enti coinvolti e oltre 500 persone mobilitate. Il progetto non punta solo sulla città ma su tutti i 38 Comuni dell’area metropolitana. La spina dorsale del piano nella sua fase preparatoria, le due commissioni tematiche: sviluppo economico e territorio metropolitano, formate dai principali 100 stakeholder torinesi, scelti per indicare i temi prioritari e selezionare  progetti dell’agenda metropolitana  fino al 2025. Otto gruppi di lavoro tematici (investimenti, capitale umano, PA e impresa, attrattività locale, qualità dello spazio urbano, infrastruttura verde, poli di sviluppo, mobilità) hanno coinvolto duecento persone, scelte per elaborare i progetti strategici. Tre i tavoli di visione (Torino Città Internazionale, Torino Città del Cibo, Torino Città dell’Università) mirati a definire i progetti di Torino Metropoli 2025.

 

Il giovane Allioni, botanico di Sua Maestà

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allioniALLA SCOPERTA DEI NOMI DI VIE E PIAZZE

Ancora giovanissimo, nel 1756 venne nominato membro dell’Accademia Reale di Madrid, mentre nel 1757 fu il primo aderente alla Società privata torinese, fondata in quell’anno dal conte Saluzzo, da Lagrange, e da Cigna e trasformata in seguito, nel 1783, nella Reale Accademia delle scienze, di cui Allioni fu il primo tesoriere sino al 1801

 

Continuando con il nostro piccolo ritaglio dedicato alle vie di Torino, quest’oggi parleremo di Via Carlo Allioni, situata a due passi da Piazza Statuto e perpendicolare a Via del Carmine e via San Domenico. La via comprende principalmente condomini ed uffici.

 

Carlo Ludovico Allioni nacque a Torino il 23 settembre 1728 da Stefano Benedetto, medico consulente del re Vittorio Amedeo II e da Margherita Ponte. Nel 1747 a soli diciannove anni, conseguì la Laurea in Medicina nella facoltà di Torino e sempre nello stesso anno venne ammesso al Collegio dei Medici; si dedicò così all’esercizio della professione medica, ottenendo addirittura la carica di protometico del re Vittorio Amedeo III di Savoia. Ben presto però la sua passione si riversò sulle Scienze Naturali ed in particolare sullo studio delle scienze vegetali; il suo nome viene infatti ricordato soprattutto per i suoi studi ed i suoi lavori nel campo della botanica.

 

Nel 1755, a soli ventisette anni, pubblicò il “Rariorum Pedemontii stirpium”, risultato dei suoi primi studi sistematici della vegetazione del territorio sabaudo piemontese, nel quale riportò anche essenze vegetali ancora sconosciute ai botanici di quel tempo. I suoi primi studi gli procurarono tanta fama da essere nominato, ancora giovanissimo, membro di parecchie accademie scientifiche: ad esempio nel 1756 venne nominato membro dell’Accademia Reale di Madrid, mentre nel 1757 fu il primo aderente alla Società privata torinese, fondata in quell’anno dal conte Saluzzo, da Lagrange, e da Cigna e trasformata in seguito, nel 1783, nella Reale Accademia delle scienze, di cui Allioni fu il primo tesoriere sino al 1801.

 

Nel 1760 venne nominato professore straordinario di Botanica all’Università di Torino, proponendo, tra i primi, il sistema di nomenclatura binomialeideato da Linneo in “Species plantarum” (1753). Assiduo sostenitore delle teorie del grande scienziato, con il quale intrattenne una fitta corrispondenza, venne addirittura soprannominato il “Linneo piemontese”. Negli anni a seguire si dedicò con passione all’insegnamento dando vigoroso impulso all’Orto botanico che, sotto la sua direzione, arricchì la sua flora da 1206 specie a oltre 4500; per questa sua capacità organizzativa, nel 1777, venne nominato direttore del Museo torinese. La sua opera più importante fu la “Flora Pedemontana sive enumeratio methodica stirpium indigenarum Pedemontii”, pubblicata nel 1785 e nella quale descrisse le virtù medicinali di 2.813 specie di piante del territorio piemontese, di cui 237 nuove specie. Tale trattato, considerato ancora oggi una delle più importanti opere floristiche in Europa e la più importante in Piemonte, gli consentì di raggiungere una fama internazionale.

 

Nel 1781, a causa della sua salute cagionevole e della precoce e progressiva perdita della vista, dovette abbandonare la cattedra universitaria ma conservò la direzione del Museo fino alla sua morte. Durante il corso della sua vita, si concentrò e si dedicò anche ad altri campi delle Scienze Naturali, interessandosi alla Zoologia, alla Geologia e allo studio dei fossili: mise insieme una raccolta di oltre 6.000 campioni tra minerali, rocce, fossili e preparati zoologici e una collezione entomologica costituita da circa 4.200 insetti. Morì a Torino il 30 luglio 1804 e purtroppo, dopo la sua scomparsa, la maggior parte di questo materiale venne venduto ed andò smarrito.

 

Simona Pili Stella

Psychiatric Circus in piazza d'Armi tra risate e paura

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Il nuovo spettacolo di circo-teatro della famiglia Bellucci-Medini: un evento terrificante, dissacrante e divertente

 

Un cast internazionale di acrobati, fachiri, pagliacci presenterà numeri tecnicamente difficilissimi, costruiti con una chiave ironica e insieme inquietante. Artisti di altissimo livello saranno in scena con un gioco di incastri tra acrobatica al suolo e al trampolino, verticalismo, fachirismo, contorsionismo, manipolazione, fantasismo e folle comicità per regalare agli spettatori risate di puro terrore.

 

Uno spettacolo di nouveau cirque ambientato negli anni Cinquanta che racconta la vita all’interno del manicomio cattolico di Bergen, gestito da Padre Josef, dottore e direttore, e dalle sue fedeli suore. Psichiatric Circus è un circo-teatro che si ispira alle suggestioni del Cirque du Soleil, ma con tinte più forti. E’ un evento psicotico, un viaggio nella follia, un luogo in cui il senso delle cose è totalmente capovolto.

 

“E’ uno spettacolo dalle tinte forti che racconta, con il filtro dell’arte, quello che purtroppo è realmente accaduto nei manicomi” spiega il regista Daniele Volpin, “ma il nostro obiettivo non è la riflessione profonda, non sarebbe la nostra competenza. Il nostro obiettivo è coinvolgere il pubblico e soprattutto divertire”.

 

Traendo ispirazione dai più celebri horror della storia del cinema e da serie TV come American Horror Story, e unendo questi spunti alla creatività e alla libertà, a volte dissacrante, del circo e del teatro, Psychiatric Circus si propone al pubblico italiano ed europeo come una novità assoluta, che andrà in tour nelle principali città: per ora confermate Padova, Mestre e Torino. Tanta interazione con il pubblico, per un evento ricco di colpi di scena, divertente e unico. Per i suoi contenuti forti, lo spettacolo è sconsigliato ai minori di 14 anni.

 

TORINO, PIAZZA D’ARMI, DAL 27 MARZO AL 19 APRILE

Spettacoli feriali ore 21.30; venerdì e sabato, ore 17.30 e 21.30; domenica 17.30 e 20.30. 

Riposo: martedì. VIDEO TRAILER: http://youtu.be/3JJrBV2KOgQ 

BIGLIETTI disponibili in prevendita su www.psychiatricircus.com  e direttamente alla cassa prima degli spettacoli.

In aumento i tumori, è (anche) colpa del sesso orale

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I tumori della testa e del collo in Italia rappresentano il 5% di tutti i tumori maligni

 

Il Papilloma virus è la causa del 36% dei tumori dell’orofaringe in Itala e il sesso orale è una delle cause principali. E’ uno dei temi della 1/a Giornata nazionale della Prevenzione dell’Associazione Otorinolaringologi Ospedalieri che si è tenuta alle Molinette. I tumori della testa e del collo in Italia rappresentano il 5% di tutti i tumori maligni.

 

(Foto: il Torinese)