LIFESTYLE- Pagina 250

Piatto dell’estate: il poke impazza tra i torinesi

+89% giugno su aprile. Sul podio avocado, salmone, edamame per un mix perfetto di freschezza e gusto che conquista tutti

 Bello, colorato e gustoso, con ingredienti freschi e personalizzabile in base ai propri gusti: queste le principali caratteristiche del poke, il piatto a base di pesce crudo di origine hawaiana che ha spopolato sulle coste californiane e che, grazie a Poke House, sta conquistando anche i palati dei torinesi. 

 

Poke mania: il food trend dell’estate

Vera e propria tendenza, secondo i dati delle piattaforme di delivery, il poke prosegue senza battute d’arresto la sua conquista dei gusti degli italiani, con un boom di ordini di +112% giugno su aprile, e dei torinesi (+89%) che lo posizionano al terzo posto nella classifica delle cucine più ordinate. 

 

Avocado, salmone ed edamame: i super ingredienti che hanno conquistato i torinesi

Se il poke è il piatto al quale i torinesi non riescono più a rinunciare, avocado, salmone, ed edamame sono gli ingredienti che li hanno fatti innamorare di Carlina House: l’insegna di Poke House di fronte l’imponente architettura di piazza Carlina, in via Santa Croce 2, inaugurata lo scorso 6 giugno. Nove poke su diecicontengono l’avocado, uno su due il salmone e sei gli edamame per un mix freschissimo di proteine, frutta e verdura a cui difficilmente si può resistere. Dagli omega-3 e antiossidanti del salmone, alle innumerevoli proprietà nutritive e “grassi buoni” dell’avocado, fino all’altro contenuto proteico degli edamame, gli ingredienti preferiti dai cittadini del capoluogo piemontese rappresentano a pieno il concept culinario di Poke House: dare vita a un piatto equilibrato nelle proprietà nutrizionali, e al tempo capace di sorprendere e viziare con sapori ogni volta inediti. 

 

I torinesi, largo ai creativi

Oltre il 75% dei poke è frutto della fantasia dei torinesi, che preferiscono creare la bowl secondo i propri gusti, dando vita così a combinazioni sempre uniche e diverse. Tra le ricette di Poke House invece spicca la Sunny Salmon, con il 48% delle preferenze, seguita dalla White Fish, ricetta estiva per eccellenza, con il 20%. 

 

Le proteine, star dei poke lover

Il salmone è di gran lunga la proteina più amata dai torinesi: presente nel 51% dei poke preparati da Poke House, che doppia il tonno, secondo in classifica con il 25% delle preferenze. Seguono il pollo (cotto per i non amanti del pesce) presente nel 10% delle bowle il branzino e l’insalata di granchio, entrambi con circa il 5%. La via vegana è ovviamente aperta, ma in quel caso ci si affida al seitan, presente in oltre il 4% delle ricette. Lo trovate diversamente invogliante? Provate ad aggiungere carote, cetrioli, patata dolce croccante, cocco, sesamo e insaporite con la salsa al mango e teriyaki per una poke bowl perfetta.

 

Un peccato di gola leggero e senza sensi di colpa

“Se è vero che le mode passano, ma i gusti restano, allora quello per il poke è forse una delle evoluzioni gastronomiche più importanti nel panorama culinario di oggi. Questo perché sono un piatto sano e gustoso, sempre originale grazie agli infiniti abbinamenti di ingredienti di qualità che lasciano ampio spazio alla fantasia e ai desideri del singolo, ma soprattutto equilibrato nelle proprietà nutrizionali. La sua versatilità e freschezza, e il basso apporto calorico lo rendono una delle ricette più in voga durante la bella stagione, capace di accontentare tutti. In poco più di un mese dall’apertura del nostro ristorante in Piazza Carlina, abbiamo infatti registrato un vero e proprio boom di richieste e la tendenza in vista dell’estate si prospetta ancora più in crescita”. – commentano Vittoria Zanetti eMatteo Pichi, co-founder di Poke House.

 

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Poke House – Californian soul, Hawaiian taste

Nato dal sogno di due amici – Matteo Pichi, classe 1986, e Vittoria Zanetti, classe 1991 – Poke House si propone di portare un angolo di California in città e di farlo attraverso un format giovane e innovativo: sia nell’offerta culinaria, con signature che si ispirano fedelmente alle ricette della West Coast, sia nello stile, attraverso un design che colpisce per l’intensità dei colori, la semplicità degli arredi dai materiali naturali, e la selezione di quadri che rievoca quelle atmosfere calde e accoglienti tipiche delle città californiane. Le poke bowl rivisitate in chiave californiana e arricchite da salse preparate rigorosamente in “House”, possono essere composte in autonomia oppure seguendo le ricette/signature.

I nuovi appuntamenti all’aperto di Eataly Lingotto

Grande Circo del Mercato, Oinos e Notte Bollicine in dehors e in terrazza

 

L’estate Eataliana prosegue con nuovi appuntamenti all’aperto da segnare in agenda: nel dehors di oltre 200 mq immerso nell’Orto Urbano di Torino Nizza Millefonti e nella terrazza di Sala dei Duecento al primo piano.

 

Venerdì 31 luglio ritorna il Grande Circo del Mercato tra i tavoli del dehors sul piazzale: dalle ore 19 una cena speciale con le proposte di straordinari artisti della cucina e con l’intrattenimento di artisti circensi. In menu alcuni dei cavalli di battaglia degli chef di Eataly: dalla pizza Gran Torino al fritto di mare, alla costata di razza Fassona Piemontese Presidio Slow Food de La Granda, alla padellata di linguine ai frutti di mare e poi le coppe gelato dell’Agrigelateria San Pè di Poirino, il tiramisù Eataly, il tris di mini cannoli di Marchese on Wheels e molto altro! In accompagnamento la ricca selezione di vini, birre e carta cocktail e i formati magnum selezionati

dall’Enoteca. Intrattenimento a cura dei Fratelli Ochner, con trampolieri, giocolieri e maghi.

 

Domenica 2 agosto dalle ore 19 ospite d’eccezione sarà lo chef del ristorante torinese Oinos, Daniele Eusebio, che porterà a Eataly Lingotto le sue proposte di pesce e in particolare il sushiliano, il fiore all’occhiello del menu, un sushi ripensato nella versione mediterranea con ingredienti tipici quali agrumi, olive, mandorle. In abbinamento i cocktail di Gin Mare Capri, nuova etichetta in esclusiva per Eataly della maison spagnola Vantaguard, pensati per l’occasione e creati da Carlotta Linzalata, la barlady del Lounge Bar di Mago Rabin già vincitrice dell’ottava edizione della competizione internazionale di mixology  Mediterranean Inspiration,  e dal bartender Samuel Donniacuo, attualmente bartender da EDIT-Torino e precedentemente al Piano35. I sapori e i profumi del Mediterraneo arrivano così nel dehors di Eataly, per una serata unica.

Giovedì 6 agosto ci si trasferisce invece nella Terrazza di Sala dei Duecento al primo piano, per Notte Bollicine. Un’ampia selezione di bolle sarà protagonista indiscussa di una degustazione eccezionale: oltre 25 etichette diverse, dall’Alta Langa al Metodo Classico, passando per Franciacorta, Blanc de Noir e molto altro. Un viaggio lungo l’Italia per scoprire i migliori produttori vitivinicoli, con la guida esperta dei Cantinieri di Eataly. Per gustarsi la serata, a disposizione un carnet da 6 calici (30 €), 3 calici (18 €), oltre alla singola degustazione (8 €). In abbinamento ai vini l’Executive Chef di Eataly Lingotto, Patrick Lisa, proporrà una selezione speciale di tapas, pensate per l’occasione.

Per maggiori informazioni e prenotazioni: www.eataly.it e 011 19506801

Eccola, la meglio gioventù di Barriera

Eccola, la meglio gioventù. Perlomeno un pezzo della meglio gioventù della Barriera di Milano anni 70 ed 80.

Circolo Risorgimento in piena Barriera rivitalizzato e reinventato, avamposto in terra di confine. Via Poggio e davanti, come legge del contrappasso la sede della Lega Nord. In fondo qualcosa in comune c’è, come Gipo Farassino, uomo di Barriera prima comunista e poi leghista.

Al circolo del Risorgimento c’era la 32^ sezione del PCI e storicamente sede dell Anpi e presidio di un antifascismo di vecchio stampo.

Bravi i ragazzi che gestiscono. Buona la cucina, qualcosa di più sulla qualità del vino sfuso si può fare. Eccoci qui, impossibile essere insensibile al richiamo di Laura Tori che nel circolo ha visto i natali, nel senso letterale del termine visto che 60 anni fa ne erano animatori madre e padre. Ma non solo Barriera. Flavia Bianchi e Claudio Malacrino architetti. Da più di 45 anni fidanzati e poi sposati con splendida famiglia e splendidi figli. E la passione per la politica e l’architettura.


L’assicuratore filosofo Elvio Balboni che ha fatto e testimoniato un pezzo di storia della Zona ovest, la Stalingrado di Torino. Appassionato di montagna e di Studi (appunto) filosofici e sociologici.

Davide Padroni funzionario e Presidente del Cna, grande capo degli studenti in zona centro del 1^ liceo artistico. Abitava in corso Palermo e lui la Barriera la “annusava ” tutti giorni. Le sorelle Pani talmente simili da assomigliarsi come gemelle. Mai una parola fuori luogo e mai un urlo, tra le animatrici della locale sezione. In ordine sparso. Riccardo Tecchiati, responsabile sicurezza in consiglio regionale del Piemonte, comunista doc.  Chissà se i leghisti sapessero che la loro sicurezza è in mano ad un “mangiatore di bambini”. Roberto Ferraris insegnante da Pinerolo, alias Sciampo per la fluttuante capigliatura di ieri e di oggi. Politicamente direi tra PD e Rifondazione.

Direi a metà. Claudio Mercandino giornalista a Repubblica partendo dall’Unità. Non incline al compromesso ha sbattuto la porta andando via da Repubblica diventando battitore libero. Mi è sempre stato simpatico.

Roberto Martin per 40 anni grande capo della coop Astra, felicemente in pensione. Ricordava quando quelli di Prima Linea lo minacciarono puntandogli una pistola. E li denunciò vivendo per un po’ sotto scorta del partito. Allora si facevano le cose sul serio. Non poteva mancare chi ha dedicato una vita al sindacato.

Serena Moriondo, dolcissima era e dolcissima è rimasta. Figlia d’arte nel sindacato  padre e madre ferventi ed attivisti) ha “vagato” da Torino, Rom , Asti tornado nella natia Torino.

Quando parla del figlio 20enne studente di Filosofia a Vercelli letteralmente si illumina. “Ammetto che questo sindacato mi ha un un po’ deluso e la pensione è vissuta con liberazione. Ma non mollo e continuo nell’impegnarmi”. In fondo Umberto Radin ora grande capo della categoria dei lavoratori del commercio.

Attivissimo durante il coronavirus per difendere la salute dei lavoratori dei supermercati. Ora alle prese con il normale il lavoro da casa. Intelligente ed arguto. Mi sfotte: “mi scavalcavi sempre a sinistra ed oggi vuoi l’esercito a presidio della Barriera. Io ci sono tornato e ci vivo benissimo”. Ed io replico : contenti voi che abitate in una “piccola Svizzera”, contenti tutti. Stimandoci siamo sempre stati due galli nello stesso pollaio.

Credo, e spero, che chi non ho citato non se ne abbia a male. Non credo proprio, anche in considerazione del bel clima che si respirava. Di nostalgia sicuramente.

Ma non di quelle laceranti ed angoscianti, preludio alla tragedia.

Siamo stati la meglio gioventù non solo per quello che eravamo ma anche, se non sopratutto, per quello che siano diventati. Respiravo un senso di complessivo appagamento. Sicuramente non ci si ritrova in questo presente. Sicuramente non lo si accetta.

Contemporaneamente non si vuole, o non si può mollare. Non si può e non si vuole portare il cervello all’ammasso.

Superati i 60 si continua nel leggere, studiare, sapere, confrontarsi come in passato, con la maggiore maturità del caso. Sempre al netto degli errori fatti.

Ci mancherebbe altro, viceversa saremmo stati perfetti, e la perfezione non è di questa terra.

Non eravamo perfetti e non lo siamo manco ora, come non lo saremo mai. Ci univa la politica e l’ idea di cambiare. Noi siamo cambiati, probabilmente in meglio. Siamo cambiati perché era nelle cose, siamo cambiati per necessità e possibilità.

Siamo cambiati in meglio per i nostri cari e, possibilmente, un po’ per noi stessi. Qualcuno disse dopo la Bolognina che  non sapevamo che cosa volevamo essere, ma sapevamo che cosa non potevamo più essere: quello che eravamo stati. Sono passati trent’anni. Sembra che siano passati secoli. Ma noi siamo ancora qui. Non è poco.

Ritrovarsi è d’obbligo. Non tanto e non solo per quello che eravamo, ma anche per quello che siamo diventati.

 

Patrizio Tosetto

Il 26 luglio torna il Pranzo in silenzio

Nella magica cornice del Giardino delle Rose al Castello di Moncalieri

Domenica 26 luglio alle ore 12.30, al Giardino delle Rose del Castello di Moncalieri (TO), torna in scena il Pranzo in silenzio di Play with Food – La scena del cibo e Le Sillabe. L’appuntamento è in collaborazione con il Comune di Moncalieri. Il pranzo sarà preparato dai Cuochivolanti, con i vini di Osteria Enoteca Rabezzana.

Pranzo in silenzio è un evento immersivo e suggestivo, un’azione collettiva che mette insieme performancedanzacucinameditazione. Un momento sospeso in cui performer e spettatori condividono cibo, pensieri e sensazioni, nel più completo silenzio, alla scoperta di un modo diverso di comunicare. Un ritrovarsi che assume un significato ancora più forte, dopo l’esperienza del lockdown e del distanziamento sociale.

Dalle note di regia di Fabio Castello: “Mangiare in silenzio per cibare corpo e anima.

Un momento in cui le parole lasciano spazio al silenzio e il silenzio diventa la parola.

Mangiare in silenzio è esercizio di consapevolezza del cibo che si mangia e del come si mangia.

L’uomo cerca il silenzio ma lo teme anche: è faticoso liberarsi dagli strumenti tecnologici che li portano a essere sempre connessi. Chi riesce a sperimentare il silenzio scopre una dimensione ‘igienica’, ‘terapeutica’. Mangiare insieme è una vera e propria meditazione con la quale si può entrare in contatto profondo con il cibo e con le persone che sono a tavola con noi. Il corpo diventa protagonista, il corpo riunisce ciò che lo spazio e il tempo hanno separato soprattutto in questo tempo dove i corpi ancora non si possono abbracciare. Mangiare in silenzio ci aiuterà a sperimentare un nuovo modo di stare insieme utilizzando altri sensi come lo sguardo, l’udito e il gusto. Un modo diverso di vivere il pasto in piena armonia con il corpo e con la mente rispettando le misure attualmente previste.”

L’appuntamento fa parte anche del calendario di anteprime del festival Play with Food – La scena del cibo, la cui IX edizione, che sarà l’occasione di festeggiare il decimo compleanno, è prevista dal 28 settembre al 4 ottobre a Torino.

“Con piacere Moncalieri Experience, il nostro cartellone culturale, include per il secondo anno il Pranzo in silenzio – esprime la propria soddisfazione l’assessore alla Cultura Laura Pompeo – Una proposta di alto livello in cui i protagonisti sono il cibo, il corpo che se ne nutre e lo stare insieme. Un modo particolarmente efficace, dopo i mesi di lockdown, per celebrare il diffuso desiderio di socialità, di riavvicinamento tra le persone ovviamente nel rispetto delle procedure e modalità ancora vigenti per il contenimento del virus. Alcune cose non cambiano: l’esperienza culturale fondamentale rimane quella che si svolge in presenza e il nostro compito è contribuire per suo tramite a far crescere una comunità coesa”.

Note pratiche: si comunica che l’evento sarà eseguito nel rispetto delle misure attualmente in vigore per la prevenzione della diffusione del virus Covid-19. A tal proposito, vi informiamo che la partecipazione è limitata a un massimo di 30 persone, che sarà garantita la distanza minima di almeno 1 metro tra i partecipanti, che le pratiche proposte sono individuali e si svolgono all’aria aperta e che verrà fornito spray igienizzante per le mani. Si invitano gli interessati a non partecipare qualora avessero una temperatura corporea superiore ai 37,5 gradi centigradi, o manifestassero altri sintomi influenzali. Si ricorda che in ottemperanza alle misure in vigore è necessario fornire nominativo e recapito di ogni singolo spettatore, e che tali dati verranno conservati dall’organizzatore per 14 gg per consentire la tracciabilità dei partecipanti.

INFORMAZIONI

dove: Giardino delle Rose, Castello di Moncalieri (TO)

quando: domenica 26 Luglio 2020 alle ore 12.30

posto unico: 18 euro

Spettacolo a posti limitati (max 30 persone)
Prenotazione obbligatoria a: prenota@playwithfood.it indicando nomecognome e recapito telefonico di ogni singolo partecipante.

Anno zero. Stupidario post covid-19

Ridere. Per non piangere. E per non scendere in strada con un fucile a pompa. Che non possiedo. Perché non siamo negli States, dove, in Michigan, alla notizia ventilata di un lock down all’acqua di rose, i buoni cittadini sono scesi in strada con le semiautomatiche… O in Serbia, dove hanno fatto irruzione in Parlamento. E il Presidente si è dovuto rimangiare i nuovi provvedimenti restrittivi e arbitrari…

Siamo in Italia, purtroppo. La patria della Commedia e della farsa, soprattutto. Atellane e fescennini. Plauto e Goldoni. Non Marlowe o Lope de Vega…

Quindi, non ci resta che ridere. E per ridere, amaro, basta guardarsi intorno…
Signora in pizzeria. All’aperto. Mascherina griffata e guanti di lattice. Taglia una fetta di pizza, la porta alla bocca, solleva appena la mascherina, introduce il boccone, abbassa la mascherina, mastica , ingurgita… Poi ricomincia…

Anziano gentiluomo in spiaggia riservata ai nudisti. Cappello di paglia, occhiali da sole. Guanti e mascherina. Null’altro. Pudenda, cascanti, alla brezza marina …

Monopattinista capelli al vento, niente casco. Ma guanti sì. E, naturalmente, mascherina…

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Anno Zero. Stupidario post Covid 19

Nella ristorazione, l’umiltà dell’esperienza

C’è un locale dove si passa dal gusto, alla cultura e all’arte, saltando ora di qua ora di là, sia che si tratti di opere di cucina, che di pittura o di altra creatività ? Sì, al bianco Alexander Museum Palace Hotel di Pesaro (come in foto).

 

Esiste un luogo dove l’arte dell’accoglienza trova il perfetto connubio con l’arte visuale e creativa: è l’Alexander Museum Palace Hotel, unico nel suo genere per il suo valore artistico. Solo all’Alexander Museum si può vivere una vacanza nell’arte, raffinata ed elegante fatta di cultura immerso in un suggestivo scenario con il mare a pochi passi.

 

L’Alexander Museum Palace è l’unica struttura italiana nella top 10 dei più prestigiosi hotel europei di design ed è stata dichiarata “Opera non trasportabile” alla Biennale di Venezia del 2011.

 

Orbene, il suo proprietario, il conte Alessandro Marcucci Pinoli di Valfesina, in arte Nani, eclettico imprenditore, artista, operatore turistico e chi più ne ha più ne metta, che ha creato il primo hotel-museo aperto del mondo, offrendo spazi per un susseguirsi di mostre d’arte e eventi tutto l’anno di cui bisognerebbe fare tanti articoli a parte, in questi giorni ha rilasciato delle dichiarazioni in merito alla situazione che si sta vivendo nel settore alberghiero e della ristorazione e in generale.

 

“Io parlo cicero pro domo sua – riferisce il conte che in genere non le manda a dire –  parlo di una cosa che mi tocca personalmente, perché ho sei ristoranti con tantissimi collaboratori e il viceministro (Laura Castelli) ha dato il consiglio favoloso ai ristoratori di “cambiar mestiere”. Io ho approfondito, ho sentito tutte le sue interviste, ho letto tutti i giornali, e anche se alcuni per difenderla, obiettano che ha detto altro, basterebbero già solo queste due parole per screditare anche tutto il resto. Quando ero assistente all’università, un professore aveva sentito una studentessa che aveva detto una castroneria paurosa e l’aveva mandata via dicendole che neanche se restava lì un mese per cercare di recuperare avrebbe potuto riporvi rimedio a quello che aveva detto. L’ha detta talmente grossa che basta quello che ha detto per dimostrare che non ha capito nulla”.

 

Intanto si nota la presunzione: una giovane ragazza che dà un consiglio a centinaia di migliaia di ristoratori in Italia, che devono cambiare lavoro, a quale titolo lo dà, “chi è lei?” dice Nani.

 

Un consiglio poi dato a ristoratori di cui molti sono nel settore da quaranta/cinquanta anni e sono anche famosi. Ben il 14% del pil è dato dalla ristorazione in Italia – ricorda – ed è un punto importante del turismo italiano, visto che si viene Italia per le bellezze e per la gastronomia.

 

Intanto secondo il conte, non è vero che le abitudini siano cambiate, è una cosa contingente, dovuta ai tre mesi di chiusura e alla conseguente crisi, per cui la gente non esce ancora per come dovrebbe, alcuni hanno ancora paura, altri non hanno i soldi ed è ovvio quindi che vi sia una grande crisi della ristorazione, ma non è che questa non ha futuro.

 

Finito questo momento, la gente per forza di cose tornerà nei ristoranti, perché si tratta di un modo di vita di secoli, in tutto il mondo.

 

È un modo conviviale per incontrarsi, per parlare, per stare insieme, quindi il ristorante è una cosa importantissima.

 

Inoltre fa osservare, che in casa diminuisce il numero di quelli che cucinano, e quindi il ristorante diventa sempre più importante. “Le giovani non sono come le vecchie nonne che stavano giorni in cucina a fare i manicaretti, e allora prendono al massimo le scatolette o i surgelati e li mettono nel fornetto, ma quando uno ha voglia di mangiare qualcosa di buono va al ristorante e ci andrà sempre, quindi cosa doveva fare un governo in questo momento di crisi, doveva cercare di aiutare i ristoratori a fare il contrario, non a chiudere e cambiar mestiere, ma a sopravvivere, a resistere a questa pandemia anche sociale, anche economica, dandogli degli sgravi fiscali, dei contributi, in modo che poi si possano riprendere quanto prima”.

 

Che poi i ristoratori, si adattino ai tempi è logico, sono persone che hanno un’esperienza enorme  “non come lei, facciamo il mio caso, ero famoso per i buffet, ero sempre pieno per i buffet, ora sono proibiti, mi sono inventato dei lunch o dinner box, in modo che con una spesa minima riesca a dare il massimo della qualità. Ho un rapporto qualità/prezzo favoloso, mi dicono, e questo lo riferisco per dire che ci siamo adeguati, adesso faccio questi box che sono come negli aerei di prima classe, con prodotti locali cucinati dai miei chef, in cui c’è un primo, un secondo con contorno e un dolce o una frutta, che cambiano ogni giorno e c’è uno di pesce ed uno di carne, uno freddo ed uno caldo”.

 

Ma ci sono tante altre novità inventate dal geniale conte, che non stiamo a dire. Ora poi ha reso disponibile per le consumazioni ai tavoli, anche la terrazza panoramica dell’hotel, a circa 25 metri di altezza, vista mare, con un panorama mozzafiato da Rimini ad Ancona, al monte Conero e perfino alla Dalmazia, un sogno tra cielo e mare, all’insegna del benessere.

 

E continuando Nani dice:”In questo modo avevo sopratutto l’interesse di non licenziare il mio personale. Lo stato aveva promesso la cassa integrazione in deroga, non l’ha data, l’abbiamo data noi datori per cui i ristoratori andrebbero encomiati non perseguitati o invitati a cambiar mestiere” .

 

Inoltre quando si dice cambiate mestiere, non si tiene conto dei diritti dei lavoratori, di cui ci si riempie la bocca soltanto, ma poi al dunque, dei lavoratori, evidentemente, non gliene importa niente a nessuno.

 

“Vi immaginate, pensano di chiudere i ristoranti, ma se chiudono, vuol dire milioni di lavoratori a spasso. Ci sono i cuochi, un cuoco dopo tanti anni di lavoro cosa va a fare? il calzolaio? Ci sono gli aiutocuochi, i pizzaioli, i lavapiatti, i camerieri, le donne delle pulizie e poi tutto l’indotto, i manutentori, le lavanderie e così via, allora come si fa a dire una cosa così sciocca ed infantile, cioè che devono cambiare lavoro ?!”

Vito Piepoli

Caffe’, hotel, liquorerie e cioccolaterie: ecco i magnifici 22 locali storici

Templi del cioccolato e della pasticceria, ma anche caffè, hotel, ristoranti e liquorerie.

In Piemonte sono 22 i luoghi-icona del gusto e dell’ospitalità inseriti nella 44^ Guida ai “Locali storici d’Italia”, il volume – gratuito e disponibile da lunedì 27 luglio, anche in versione app con geolocalizzazione – che raccoglie 213 locali simbolo del nostro Paese in un’edizione 2020 dedicata mixology.

E proprio a Torino l’arte del miscelare trova interpretazioni in grado di stupire, come la signature del bartender Marco Torre del Ristorante del Cambio, 6 cocktail dedicati ai principali musei della città, fatti con ingredienti del passato per ripercorrere sorseggiandole le epoche delle sale museali, magari seduti al tavolo preferito di Camillo Benso, conte di Cavour. Per chi ama i grandi classici invece, il must è l’Americano del Grand Hotel Sitea, dove nel ’35 si esibì Louis Armstrong, arrivato a portare il jazz nella patria di Verdi e di Rossini. Spostandosi dal capoluogo, l’alchimia nel bicchiere si incrocia al Bar caffè pasticceria Grigolon di Mondovì (Cn) dove è stato inventato il Rakikò, amaro a base di erbe e china che si serve con aggiunta di seltz. Una volta la bottiglia da un litro che lo conteneva riportava in etichetta la filastrocca della vispa Teresa.

Per Enrico Magenes, presidente dell’Associazione Locali storici d’Italia: “La guida è un viaggio nel tempo tra le pietre miliari del turismo culturale nel nostro Paese, un tour tra i pionieri dello stile e del gusto made in Italy che raccontano, concretamente, la nostra storia”. Un itinerario da Nord a Sud senza dimenticare ricette segrete e tradizioni di famiglia, ma anche i consueti aneddoti sui personaggi storici e le frequentazioni più famose e curiose, nazionali e internazionali. È il caso dell’Hotel des Iles Borromées di Stresa (Vb), caro a Hernest Hemingway, che qui aveva trascorso la convalescenza per una ferita di guerra nel 1918, ma anche del Caffè Fiorio di Torino, ritrovo di conservatori irriducibili nel periodo del Risorgimento, che conserva l’eco di riunioni clandestine e tranelli. È qui infatti, che nel 1821 si tentò di convincere l’inserviente dello speziale di corte ad avvelenare Re Carlo Alberto di Savoia, ma è anche qui che è stato inventato il primo gelato ‘da passeggio’ servito nel cono. E sempre in città si trovano anche i più piccoli locali storici del mondo, Al Bicerin (altra tappa prediletta di Cavour) e Mulassano. Questo e molto altro nelle storie dei locali piemontesi iscritti all’Associazione Locali storici, un ente senza scopo di lucro patrocinato dal ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo. Oltre ad avere almeno 70 anni di storia, alberghi, ristoranti, pasticcerie-confetterie-caffè letterari e fiaschetterie segnalati dalla Guida, devono conservare ambienti e arredi originali (o comunque che testimonino le origini del locale), ma anche presentare cimeli, ricordi e documentazione storica sugli avvenimenti e sugli ospiti illustri.

Tra le province piemontesi è Torino la provincia che ne conta il maggior numero (15 di cui 13 soltanto nel capoluogo), seguita da Cuneo (4), Alessandria (2) e Verbania (1).

 

Cascine aperte a Rivoli e Buttigliera Alta

Sabato 25 luglio. Occasione per conoscere il territorio: iscrizioni entro giovedì 23 luglio

Vivere la città, trascorrere del tempo all’aria aperta, provare mezzi di trasporto alternativi, scoprire le bellezze del territorio. Il Consorzio TurismOvest, in collaborazione con i Comuni di Rivoli e Buttigliera Alta, propone una serie di iniziative pensate per trascorrere, in totale sicurezza, qualche ora di svago in questa anomala estate: una preziosa occasione per visitare il territorio, conoscere le cascine e le loro eccellenze, vivere l’antico borgo di Rivoli a piedi o a bordo di un segway. Tante idee green per vivere l’estate, anche per chi deciderà di rimanere in città.

Tra queste iniziative sabato 25 luglio ci sarà la possibilità di visitare alcune cascine di Rivoli e Buttigliera Alta, in totale sicurezza. Iscrizioni entro il 23 luglio, ecco il dettaglio. Di seguito anche le restanti iniziative.

Sabato 25 luglio

CASCINE APERTE A RIVOLI

Il pubblico potrà visitare una o più Cascine di Rivoli che saranno appositamente aperte al pubblico in orario 10-13 e 16-20 previo prenotazione obbligatoria entro giovedì 23/07/2020 a TURISMOVEST (tel. 011/9561043 in orario 9-12 o mail contact@turimovest.it).

Presentarsi in Azienda provvisti di mascherina di protezione. Durante la visita sarà richiesto il mantenimento delle distanze di sicurezza tra i visitatori.

Ogni visita, della durata di circa un’ora l’una (max 15 persone a gruppo), sarà gestita dal personale interno di ogni Azienda che racconterà storia e dettagli tecnici di ogni realtà.

Possibilità di acquisto di prodotti tipici presso i punti vendita aziendali.

Le Cascine aperte, selezionate grazie alla collaborazione di Coldiretti Rivoli, saranno le seguenti:

Az. Agricola Scaglia, ad indirizzo cerealicolo e zootecnico, Via Artigianelli 71/7, Rivoli

Az. Agricola Roggero, ad indirizzo apistico, Str. Vicinale Pioi 20, Rivoli

Az. Agricola Mussino, ad indirizzo orticolo, via Collegno 9, Rivoli

Az. Agricola Votta, ad indirizzo cerealicolo e zootecnico, Strada Molinetti 64/10, Rivoli

Sabato 25 luglio

CASCINA RANVERSO A BUTTIGLIERA ALTA

Una particolare Cascina di Buttigliera Alta ovvero Cascina Ranverso, (Soc. Agricola e Agriturismo ad indirizzo zootecnico, caseario, agrituristico) in Strada degli Abay 36 a Buttigliera Alta apre per le visite al pubblico in orario 10-13 e 16-19 previo prenotazione obbligatoria entro giovedì 23/07/2020 a TURISMOVEST (tel. 011/9561043 in orario 9-12 o mail contact@turimovest.it).

Presentarsi in Cascina provvisti di mascherina di protezione. Durante la visita sarà richiesto il mantenimento delle distanze di sicurezza tra i visitatori.

Ogni visita, della durata di circa un’ora l’una (max 15 persone a gruppo), sarà gestita dal personale interno di ogni Azienda che racconterà storia e dettagli tecnici di ogni realtà.

Possibilità di acquisto di prodotti tipici presso il punto vendita aziendale.

Sabato 1° agosto

PER L’ANTICO BORGO DI RIVOLI

Passeggiata di 1,5 ore circa tra antiche strade e splendidi palazzi alla scoperta del centro storico di Rivoli fino alla sua sommità per godere di un panorama a perdita d’occhio (max 15 persone a gruppo accompagnati da una guida professionista). Partenza dal Punto Info di Piazza Martiri della Libertà, presentarsi con almeno 10 minuti di anticipo rispetto all’orario di partenza scelto. Presentarsi nell’area della partenza provvisti di mascherina di protezione. Durante la visita sarà richiesto il mantenimento delle distanze di sicurezza tra i visitatori. Prenotazione obbligatoria con pagamento anticipato entro giovedì 30/07/2020 a TURISMOVEST (tel. 011/9561043 in orario 9-12 o mail contact@turimovest.it) ad una delle seguenti opzioni di orario (max 15 persone a gruppo):

1° giro dalle ore 9,30 alle 11 circa

2° giro dalle ore 11,30 alle 13 circa

3° giro dalle ore 16,30 alle 18 circa

4° giro dalle ore 18,30 alle 20 circa

5° giro dalle ore 21 alle 22,30 circa

Costo a persona: 8 euro. Gratuito per i bambini fino ai 6 anni compiuti, biglietto ridotto 4 euro dai 7 ai 12 anni compiuti. La tariffa include: giro a piedi con guida professionista (non sono previsti ingressi all’interno dei monumenti).

Possibilità di abbinamento visita all’interno del Castello di Rivoli, da richiedere al momento della prenotazione con costo a parte.

Domenica 9 agosto

SCOPRI RIVOLI SUL SEGWAY

Un tour di 1,5 ore circa a bordo di un mezzo a “due ruote” giovane e innovativo; l’occasione per ammirare le bellezze di Rivoli, descritte da una guida turistica anch’essa dotata di Segway (max 15 persone a gruppo). Partenza dal Punto Info di Piazza Martiri della Libertà, presentarsi con almeno 15 minuti di anticipo rispetto all’orario di partenza scelto. Presentarsi nell’area della partenza provvisti di mascherina di protezione e preferibilmente anche di guanti. Durante la visita sarà richiesto il mantenimento delle distanze di sicurezza tra i visitatori. Prenotazione obbligatoria, con pagamento anticipato, entro giovedì 6/08/2020 a TURISMOVEST (tel. 011/9561043 in orario 9-12 o mail contact@turimovest.it ) ad una delle seguenti opzioni di orario (max 15 persone a gruppo):

1° giro dalle ore 9,30 alle 11 circa

2° giro dalle ore 11,30 alle 13 circa

3° giro dalle ore 16,30 alle 18 circa

4° giro dalle ore 18,30 alle 20 circa

Costo a persona: 35 euro

La tariffa include: noleggio del segway con caschetto, guida professionista (eventuale impermeabile usa e getta in caso di lieve pioggia)

Limitazione all’utilizzo del segway: dai 16 anni in su (i minorenni devono essere accompagnati da un genitore) e per tutti max 120 Kg. Sconsigliato in gravidanza. Consigliato abbigliamento comodo e scarpe sportive.

Possibilità di abbinamento visita all’interno del Castello di Rivoli, da richiedere al momento della prenotazione con costo a parte.

PER INFORMAZIONI

TurismOvest Consorzio per la promozione e lo sviluppo turistico della città di Rivoli

Via F.lli Piol 8, Rivoli (TO)

tel. 011/956.10.43 (orario 9-12)

e-mail: contact@turismovest.it

sito: www.turismovest.it 

Il Toret: piccolo, verde simbolo di Torino

Oltre Torino. Storie, miti, leggende del torinese dimenticato

Torino e l’acqua

 

Le storie spesso iniziano là dove la Storia finisce.

Il fil rouge di questa serie di articoli su Torino vuole essere l’acqua. L’acqua in tutte le sue accezioni e con i suoi significati altri, l’acqua come elemento essenziale per la sopravvivenza del pianeta e di tutto l’ecosistema ma anche come simbolo di purificazione e come immagine magico-esoterica.

1. Torino e i suoi fiumi
2. La Fontana dei Dodici Mesi tra mito e storia
3. La Fontana Angelica tra bellezza e magia
4. La Fontana dell’Aiuola Balbo e il Risorgimento
5. La Fontana Nereide e l’antichità ritrovata
6. La Fontana del Monumento al Traforo del Frejus: angeli o diavoli?
7. La Fontana Luminosa di Italia ’61 in ricordo dell’Unità d’Italia
8. La Fontana del Parco della Tesoriera e il suo fantasma
9. La Fontana Igloo: Mario Merz interpreta l’acqua
10. Il Toret piccolo, verde simbolo di Torino

10. Il Toret piccolo, verde simbolo di Torino

In dialetto significa “piccolo toro”, “toretto”, in senso traslato la parola viene comunemente usata per indicare la tipica fontanella pubblica della città di Torino, che è diventata nel tempo una celebre caratteristica dell’arredo urbano.  La fontana è una fusione in ghisa a forma di parallelepipedo chiuso da una volta semicilindrica, dipinta in un caratteristico colore verde bottiglia, la cannella di erogazione posta sul fronte è costituita da una piccola testa di toro dalla cui bocca sgorga l’acqua. L’animale richiama il simbolo di Torino, il toro rampante presente anche nelle insegne ufficiali.

In effetti il nome antico di Torino, “Augusta Taurinorum”, indica la città del popolo dei Taurini, che vollero così chiamarsi in nome di una leggendaria lotta tra un terribile drago e un possente toro (“taurus” in latino) che, dopo aver sconfitto il drago, muore per le ferite subite.  Chiarite le origini etimologiche dell’animale simbolo di Torino, precisiamo che la fontanella del “toret” è dotata anche di una griglia semicircolare munita di una conca centrale per l’abbeveraggio degli amici a quattro zampe.

Secondo quanto scritto nei documenti conservati nell’archivio storico di Torino, il primo progetto per l’installazione dei toret in città risale al 1854. Nel 1868 sulle pagine della Rivista Contemporanea, si legge un articolo intitolato “La condotta dell’acqua potabile ed il municipio di Torino. Cenni storico-statistici”, in cui viene fatto riferimento alle “piccole fontane che le numerose teste di toro perennemente stanno versando nei vari punti della città”. Da subito i torinesi si affezionano alle fontanelle. Negli anni Trenta del secolo scorso i toret erano ormai numerosi per le strade e per le piazze di della nostra città, in particolar modo vicino alle aree mercatali, lungo i grandi viali e nei giardini pubblici.

A produrli è stata la Fonderia Pinerolese di Frossasco. Prima che venissero costruite le piccole fontanelle in ghisa, si preferivano utilizzare dei modelli in pietra, oggi presenti nelle grandi aree auliche dei giardini monumentali e in collina. Ad oggi si contano complessivamente 800 toret sparsi per le vie della città. E pare che più il numero aumenti, più l’affetto dei torinesi si faccia più forte. L’acqua inizialmente proveniva dall’acquedotto del Pian della Mussa, oggi, invece, la rete idrica dei toret è alimentata dalla rete dell’acquedotto civico, che miscela l’acqua di sorgente a quella attinta dalle falde sotterranee e a una frazione sanitarizzata dell’acqua del fiume Po.

L’importanza di questo piccolo simbolo verde è tale che dal 2010 i toret appaiono a fianco della Mole Antonelliana e del gianduiotto nella gamma dei gadget studiati dal comune di Torino, in collaborazione con alcune aziende locali per promuovere l’immagine della città.  I torinesi sono molto legati ai toret, che riconoscono come un simbolo della città subalpina. Ricordiamo che il sindaco Castellani festeggiò la propria elezione dissetandosi con l’acqua di un toret e in questo atto fu ripreso dalle telecamere Rai del telegiornale regionale.

La proposta di alcuni artisti di ridipingere le fontanelle, alterandone i colori, ha suscitato grande dissenso tra la cittadinanza, ed è stata respinta oltre che dalla maggioranza delle persone comuni anche da alcuni artisti come Ugo Nespolo e Luigi Mainolfi. Parimenti, quando era stato proposto di sostituire le fontanelle delle principali piazze di Torino con dei nuovi modelli in pietra, la vicenda si era conclusa in una bufera di critiche e lettere di protesta, tanto che l’allora soprintendente ai beni architettonici Luisa Papotti si era vista costretta a comunicare ufficialmente a mezzo stampa che la soprintendenza non aveva nulla a che spartire con la proposta civica.

Nel pieno della polemica La Stampa lanciò un instant poll in rete con il quale chiedeva ai cittadini di esprimersi sulla questione: ben 7000 persone parteciparono alla votazione con il risultato che il 96% dei votanti voleva mantenere i tradizionali toret intatti.Memori degli avvenimenti passati, sia Piero Fassino che Michele Coppola si espressero a favore del mantenimento dei toret tradizionali ed entrambi hanno impiegato le fontanelle come strumenti della propria campagna elettorale. Tra i torinesi è diffuso il piacevole scherzo che consiste nell’invitare un forestiero a bere al “toro verde”, lasciando intendere che si tratti di un locale rinomato, quando in realtà è un invito a bere alla fontanella pubblica e, soprattutto, gratuita.

Nella nuova era digitale il toret si impone anche nel web. Nel 2011 nasce un’applicazione per iPhone che consente di geolocalizzare le fontanelle e capire quella più vicina alla posizione di ricerca.
Dal 2012 i torinesi possono adottare moralmente un toret ed inviare fotografie o racconti ad esso collegati ad un apposito sito internet, creato da Mauro Allietta con il patrocinio di SMAT, Città di Torino e Regione Piemonte.

I miti per i torinesi sembrano quasi un vizio, ed essi paiono volerli mettere anche là dove non c’è niente da dire, ma per chi è abituato ad avere sempre storie da raccontare ogni scusa è buona. La tradizione storica che vede l’acquedotto del Pian della Mussa come l’iniziale fornitore di acqua delle fontanelle è all’origine della leggenda metropolitana secondo cui il toret di piazza Rivoli sia rimasto l’unico a erogare ancora la stessa acqua del Pian della Mussa. Alcune storie a furia di essere raccontate diventano vere: in effetti pare che ancora adesso (come nel secolo scorso) numerose persone, munite di taniche e bottiglioni, si rechino alla fontanella per far scorta di “acqua buona”.

Alessia Cagnotto

 

Anche il nostro giornale, “Il Torinese”, ha scelto il toret verde come proprio simbolo, in omaggio a Torino

 

Un pic nic al castello di Marchierù

DOMENICA 26 LUGLIO LA DIMORA STORICA NEL BORGO SOAVE APRE LE PORTE PER LA VISITA E UN ADORABILE PICNIC. Riconosciuto come bene di interesse storico e parte dell’itinerario delle Dimore Storiche del Pinerolese, il Castello di Marchierù, a Villafranca Piemonte, domenica 26 luglio prossimo aprirà  le sue porte per una visita speciale arricchita da un delizioso  picnic.

Saranno i gentilissimi  padroni di casa, appartenenti alla famiglia che lo occupa dal 1220, ad accompagnare i visitatori nelle belle sale ammobiliate, nell’incantevole Cappella gentilizia, nelle scuderie settecentesche e nel parco ottocentesco. Racconteranno la storia e le storie che si sono succedute all’interno di questa dimora che nacque come fortificazione dalle caratteristiche difensive. Vi narreranno dei personaggi che l’hanno abitata lasciando tracce di nobiltà ma anche di vita quotidiana, vi racconteranno come l’austero Marchierù è divenuto una  piacevole ed elegante residenza familiare.

Ad arricchire la giornata ci sarà un gradevole intermezzocon un menù speciale in cestino ideato dal maestro di cucina Massimo Agù che sarà gustato all’interno del parco adagiati all’ombra su un plaid tra le meravigliose rose colorate e gli altri angoli fioriti e verdeggianti che decorano il Castello.  

Una giornata speciale, una esperienza unica in un luogo magico immerso nella storia e nella quiete. 

In caso di maltempo, l’apertura avverrà egualmente e le delizie del Maestro Agù saranno servite nelle scuderie del Castello.

Nel parco saranno a disposizione dei visitatori prodotti agricoli locali con il   ” Banchetto dei sapori di Borgo Soave”.

Per informazioni sui costi dei biglietti, il menù e per laprenotazione, gentilmente richiesta:

picnic al 3405266980 entro sabato 25 luglio fino ad esaurimento disponibilità

visita al Castello al 3394105153 – segreteria@castellodimarchieru.it  

Obbligatoria la mascherina protettiva

I plaid con due cuscini, inclusi nel biglietto insieme al cestino in caso di partecipazione al picnic, saranno posizionati in modo da assicurare le distanze previste dalla legge in vigore.

Biglietto picnic visita guidata: adulti € 30. Bimbi fino a 10 anni € 15 

Visita guidata adulti € 8 bambini meno di 10 anni gratisPassport Dimore Storiche Pinerolesi, Torino o Piemonte Card € 5.

Maria La Barbera