LIFESTYLE- Pagina 218

Il 14 parte il Maggio Rivolese

TurismOvest organizza un mese ricco di eventi: si parte il 14 e 15 maggio con il Festival del Benessere e Olistico

Sabato 14 previsto un maxischermo in piazza I Portici per assistere all’Eurovision. Domenica 22 Festival dell’Arte e dell’Artigianato

Maggio è un mese ricco di eventi per Rivoli che si appresta a vivere alcuni weekend organizzati da TurismOvest con la volontà di abbinare alla visita della città percorsi artistici e gastronomici, con proposte legate al benessere e tante idee per divertirsi, adatte a tutta la famiglia.

La Città di Rivoli punta sul Turismo offrendo iniziative alla cittadinanza e ai turisti che verranno sul nostro territorio – spiega il Vicesindaco di Rivoli Laura Adduce -. Proposte di qualità, alla portata di tutti! Una serie di appuntamenti per il mese di maggio che uniscono arte, enogastronomia, benessere e tanto divertimento! Inoltre, in occasione degli Eurovision, abbiamo deciso di installare in Piazza Portici un maxi-schermo che darà la possibilità di vivere a pieno l’esperienza del Contest e di trascorrere una serata in compagnia e all’insegna della musica!”.

Weekend 14-15 maggio 2022

Il “Maggio Rivolese” si apre il weekend del 14 maggio e 15 maggio con il “Festival del Benessere e Olistico“, un gradito ritorno dopo la prima edizione del 2019. Corso Francia e corso Susa ospiteranno, dalle 10 alle 19, l’evento che coinvolgerà numerose realtà olistiche del territorio e vedrà l’intervento di una cinquantina di espositori, in grado di regalare ai visitatori una ricca panoramica legata al mondo del benessere. Un’occasione per conoscere meglio, sperimentare e avvicinarsi a discipline orientali come lo Yoga, lo Shiatsu, la Bioenergetica, la Cromoterapia, le Arti Marziali, la Floriterapia, oltre a tecniche di massaggio e pratiche di riequilibrio energetico, per coccolarsi ed entrare in contatto con il proprio corpo in un percorso affascinante per prendere l’occasione al volo e visitare Rivoli. Saranno presenti le Campane Tibetane, i Gong e i Tamburi sciamanici. Sono previsti inoltre, in entrambe le giornate, attività ricreative e di prova aperte al pubblico, oltre a conferenze di approfondimento sulle tematiche del Festival.

La due giorni sarà accompagnata in piazza Martiri da un angolo dedicato al buon cibo, con un mini street food per godersi il weekend nel migliore dei modi (sabato e domenica, dalle 10 alle 24. Sabato sera, inoltre, previsti musica e dj set).

Sempre in Piazza Martiri ci sarà la partenza del trenino Rivolzonzo con il giro turistico della città di Rivoli: sarà attivo sabato 14 maggio dalle 16 alle 19 e domenica 15 maggio dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19.

Previsti, inoltre, giochi gonfiabili dedicati ai bambini in piazza I Portici, dalle 10 alle 24.

Spazio anche alla musica: in occasione del festival musicale internazionale Eurovision Song Contest che quest’anno si svolgerà a Torino, la città di Rivoli ha deciso di installare un maxi schermo in piazza I Portici per assistere alla serata finale in programma proprio sabato 14 maggio dalle 21 (previsti posti a sedere).

Intanto continua il Concorso Balconi Fioriti al quale possono partecipare tutti i cittadini attraverso l’allestimento floreale dei loro balconi, ma anche di davanzali e terrazzi, abbellendo così la città e le sue vie. Le iscrizioni termineranno il 10 maggio e le premiazioni avverranno a giugno. Gli interessati possono partecipare presentando apposita domanda a TurismOvest (regolamento e modulistica disponibile su www.turismovest.it).

Dettagli:

PROGRAMMA ATTIVITÀ RICREATIVE E DI PROVA RIVOLTE AL PUBBLICO

Sabato 14 maggio
Ore 10.30 Yoga tradizionale Sara Meli
Ore 11.00 Meditazione guidata con Decodifica Luisa Pagano
Ore 16.00 Postural Pilates Elisa e Alessia
Ore 17.00 Canto Mantra Hare Krisna
Ore 17.00 Mandala creativi per Bambini
Ore 18.00 Danza del Ventre con i Tamburi Jasmin
Domenica 15 maggio
Ore 10.30 Lo Yoga dei Chakra Antonella Saulle e Monica Azzarro
Ore 16.00 Meditaizone sui Chakra del cuore con i Cristalli Moy e Soy
Ore 17.00 Yoga della risata Jessica nota
Ore 18.00 Krya Kundalini Yoga Senia Passarella

PROGRAMMA CONFERENZE (Moderatore: Beppe Castiglione)
Sabato 14 maggio
Ore 11.00 -Yoga e Meditazione: come approcciarsi e quali sono i benefici. Antonella Saulle e Monica Azzarro

Ore 11.30 -Naturopatia: ritrovare benessere e serenità dopo la pandemia. Istituto Nemi
Ore 12.00 -Percorso Detox: disintossicare il corpo con rimedi naturali. Laura Brero
Ore 12.30 -Cos’è l’Astrologia Vedica? Anna Maria Toscano

Ore 15.30 -Aromatouch Sonoro con gli Oli Essenziali e Campane Tibetane. Valentina Cuozzo
Ore 16.00 -Benessere Consapevole. Daniela Bertaglia e Carlo Catucci

Ore 16.30 -Cromoterapia, come influiscono i colori nella nostra vita. Marisa di Bartolo
Ore 17.00 -Quello che i ragazzi non dicono di. Nan Cooseman
Ore 17.30 – 100 Anni da giovane: suggerimenti di benessere. Carlo Maggio
Ore 18.00 -Crea Tutta un’altra Vita. Jessica Nota
Ore 18.30 -Il corpo energetico e le sue funzioni. Stefania Giuliani
Ore 19.00 -Viaggio nella Vibrazione con Tamburi, campane sciamane e sfera vibrazionale HBE. Mara Martini&Cecilia&Rita
Domenica 15 maggio
Ore 11.00 -La via del Subconscio, ottieni il massimo dal tuo corpo e dalla tua mente. Martino Flawoo
Ore 11.30 -Alimentazione e Ketogenesi Maria. Caramiello & Stefania Colotti
Ore 12.00 -La Via della Consapevolezza e del Risveglio. Angela Piparo
Ore 12.30 -Astrologia: i segni zodiacali tra luci e ombre. Fulvia Canaletti
Ore 15.30 -Fai del cibo la Tua Forza! Sonia Tronci
Ore 16.00 -Ben detto, ben fatto! Comunicare meglio per vivere meglio. Manlio Mattia
Ore 16.30 -Il Linguaggio dei Sintomi. Valentina Russo
Ore 17.00 -Tocco Armonico. Enzo D’Antoni
Ore 17.30 -Come gestire le emozioni. Arianna Garrone
Ore 18.00 -Sbloccati e raggiungi i tuoi Obiettivi. Valentina Actis

Weekend 20-21-22 maggio 2022

Il “Maggio Rivolese” continuerà il 22 maggio con il Festival dell’Arte e dell’Artigianato in corso Francia e corso Susa. Una novità nel panorama di eventi di Rivoli che porterà in città prodotti di medio antiquariato, artigianato, fumetti e collezionismo, oltre ad oggettistica, modellismo e vinili. La manifestazione, organizzata da Turismovest in collaborazione con le associazioni Ledarta Eventi e GoArt Factory, prevede anche momenti di solidarietà, momenti dedicati all’educazione ambientale, una scuola di danza e una palestra con esibizioni all’aperto per completare una giornata particolarmente ricca. A contorno dell’evento ci sarà anche intrattenimento musicale a cura di DJ LEO, con repertorio di brani a tema e sfilata di costumi d’epoca a cura dei gruppi storici I Principi di Piemonte e Alla Corte del Re.

Un momento toccante e di rilievo sarà l’inaugurazione, domenica alle 16 in Piazza Martiridell’Albero artistico dedicato a Michele Ruffino, ragazzo di Rivoli vittima di bullismo. La realizzazione artistica sarà curata dall’artista Osvaldo Neirotti che giovedì 19 maggio inizierà i lavori che proseguiranno, in orario 10-19 circa, fino a domenica 22 maggio, giorno dell’inaugurazione. Durante l’evento l’associazione MikiBoys venderà alcuni alberelli artistici per raccogliere fondi a favore di iniziative per combattere il bullismo.

Da venerdì 20 a domenica 22 maggio, inoltre, piazza Martiri ospiterà la Festa della Birra, un grande street food con possibilità di degustazione per godere al meglio delle giornate di primavera (orario 10-24).

Sempre in Piazza Martiri si trova la partenza del trenino Rivolzonzo con il giro turistico della città di Rivoli che sarà attivo sabato 21 maggio dalle 16 alle 19 e domenica 22 maggio dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19.

Previsti, inoltre, giochi gonfiabili dedicati ai bambini in piazza I Portici, dalle 10 alle 24.

Dettagli:

OPERA DEDICATA A MICHELE RUFFINO

L’opera racconterà le difficoltà di chi subisce soprusi attraverso una spirale che isola la vittima come se percorresse una strada solitaria e tormentata. Fuori dalla spirale ci sarà il nome di Michele, trasparente fatto soltanto di corteccia, su uno sfondo bianco che rappresenta l’innocenza di un ragazzo di 17 anni. Nella spirale azzurra la scritta “loro”, quasi a voler simboleggiare che spesso i vari “loro” non hanno né un nome né conseguenze. L’azzurro rappresenta anche l’acqua come elemento di vita, anche come uno dei colori maggiormente usati da Michele nei suoi cieli e mari dipinti su quadretti.

Un’opera dalla valenza anche ambientale: l’idea è quella di proteggere l’albero con lo stesso principio che usano le città di molti Paesi europei, riproponendo le usanze dei nonni nelle campagne quando usavano la calce per proteggere gli alberi dai parassiti. I materiali usati per l’albero saranno realizzati con la calce con aggiunta di elementi naturali e successivamente verrà decorata anche la panchina adiacente utilizzando colori acrilici all’acqua.

Tappa d’onore alla Reggia di Venaria con le eccellenze enogastronomiche

Eurovision Song Contest Torino 2022

Le delegazioni e i giornalisti ospiti di Torino e del Piemonte accolti alla Citroniera con una selezione di prodotti e vini tipici regionali

Pronto all’importante sfida dell’Eurovision Song Contest, il Piemonte ha riservato un’accoglienza speciale – nel nostro più autentico spirito di ospitalità – al prestigioso parterre internazionale di circa 1.000 persone tra delegazioni, organizzatori e autorità  che hanno preso parte alla cena di gala allestita all’interno della Citroniera della Reggia di Venaria domenica 8 maggio 2022.

I maestosi e scenografici spazi della Residenza Reale patrimonio UNESCO sono stati teatro di un’esperienza di alta enogastronomia offerta  grazie ad una selezione del patrimonio enogastronomico regionale, rappresentata da prodotti tipici impareggiabili: il Riso DOP di Baraggia Biellese e Vercellese, unica Denominazione di Origine Protetta italiana del cereale, fornito dal Consorzio di Tutela della DOP Riso di Baraggia Biellese e Vercellese;

la carne di Fassone di Razza Piemontese, razza autoctona meglio rappresentata sul territorio italiano e magistrale protagonista di piatti tipici del Piemonte, dalla battura al coltello al vitello tonnato, dalla carne all’albese a sontuosi brasati e bolliti misti, fornita dal Consorzio: Coalvi – Consorzio di Tutela della Razza Piemontese e Asprocarne Piemonte S.C.C, e il Gorgonzola del Consorzio di tutela del formaggio Gorgonzola DOP.

Il tutto accompagnato dalla superba selezione di vini, rinomati e apprezzati a livello internazionale per le loro qualità e caratteristiche organolettiche uniche, capaci di esaltare la cucina internazionale e trasmettere un’esperienza multi-sensoriale che parla di paesaggio, storie e persone.

Una carrellata di prima caratura in calice, che gli ospiti hanno potuto degustare grazie alle preziose collaborazioni con la rete dei Consorzi Agro-alimentari e Vitivinicoli del Piemonte: prodotti che valorizzano appieno la storia e la ricchezza enogastronomica della regione e la consacrano meta prediletta degli intenditori internazionali e punto di riferimento della cultura enogastronomica italiana nel mondo.

La foto di Vincenzo Solano

Magnifica Torino / I tendoni di Eurovision al Parco del Valentino e uno stendardo della rassegna esposto davanti al Monte dei Cappuccini 

Torna “Peonie in fiore”

Dal 14 al 16 maggio i Vivai delle Commande aprono al pubblico per la spettacolare fioritura di oltre 5 mila piante di peonie

Mille nuove piante in più dall’ultima edizione

 

Dalle 10 alle 19, ingresso gratuito

Vivai delle Commande – Frazione Tuninetti di Carmagnola (Torino)

Torna per la XX edizione l’incredibile fioritura di peonie ai Vivai delle Commande di Carmagnola. Da vent’anni appuntamento fisso per gli amanti della “regina dei fiori”, “PEONIE IN FIORE” si terrà dal 14 al 16 maggio dalle ore 10 alle 19, con ingresso gratuito. La tenuta, gestita con professionalità e passione da Carlo Salvi Del Pero, si trasformerà in un grande caleidoscopio di colori. Si potranno ammirare oltre 5 mila piante di peonie, erbacee, arbustive ed intersezionali, mille esemplari in più rispetto all’ultima edizione, di oltre cento differenti specie. Le piante sono tutte acquistabili in vaso o ordinabili a radice nuda per l’autunno.

Numerose le novità anche per gli appassionati delle Hosta, le piante erbacee perenni e rustiche da sempre coprotagoniste della manifestazione. Ai Vivai delle Commande sono coltivate oltre 50 varietà, da quelle con foglie piccolissime non più lunghe di 3 cm, ad altre con foglie che superano i 50 cm.

“Peonie in Fiore nasce dall’idea di mostrare al pubblico come coltiviamo le piante di peonia in pieno campo – dice Carlo Salvi Del Pero – con il fine di riprodurre e moltiplicare le migliori varietà di queste splendide piante, frutto del paziente e tenace lavoro di ibridatori di tutto il mondo. Tra queste segnaliamo una novità di ibrido intersezionale (che unisce le caratteristiche delle peonie erbacee e arbustive) ‘Sonoma Amethyst’, particolarmente adatta alla coltivazione in vaso e in giardino, dai grandi fiori semidoppi color lavanda, frutto della ricerca svolta in California da Irene Tolomeo, appassionata giardiniera e ibridatrice di peonie che ha creato decine di nuove varietà ormai vendute in tutto il mondo”.

Le piante più richieste sono sicuramente le peonie erbacee, per le dimensioni più contenute e la versatilità alle diverse condizioni di coltivazione: sono piante di grande adattabilità, non particolarmente difficili da coltivare, sopportano bene anche gli inverni più rigidi e vivono in quasi tutti i terreni, con preferenza per quelli non troppo leggeri ed alcalini.

Tra i numerosi espositori che fanno da corollario alla manifestazione, Fattipomodorituoi con oltre 150 varietà di piante di pomodoro in vaso per tutti i gusti e per tutti i palati, lo Zafferano di Pralormo, lo zafferano biologico che nasce alle porte del Roero, le erbe officinali del Vivaio Fratelli GramagliaL’Ancienne Maison du the con una scelta di the per un momento di gioia e armonia per il palato e la Val Cenasco Organic Farm con i suoi prodotti da agricoltura biologica.

Per gli appassionati del mondo agricolo, è tutto da scoprire il mini museo della meccanizzazione agricola di Felice Lupo e non mancheranno le attrezzature per il giardinaggio della Ferramenta Sandrone.

Nella perfetta ambientazione della tenuta Salvi Del Pero, spiccheranno i disegni, ritratti e illustrazioni realizzati a mano con matite colorate e grafite di Magali de Maistre, gli olii, acquerelli e litografie di Mariarosa Gaude e gli originali bijoux di fiori realizzati a mano da Moi di Margherita Gualco.

I laboratori per bambini e ragazzi saranno a cura della Scuola Steiner Wardorf ‘Associazione Crescendo’, mentre per una piacevole pausa golosa ci sarà il catering della Pasticceria Molineris.

Il posteggio è organizzato dall’Associazione Amici Paideia a cui si potranno destinare offerte per finanziare l’attività della Fondazione Paideia Onlus.

Per info e informazioni: www.peonie.it e i canali Facebook e Instagram Vivai delle Commande

Perché non va dimenticato il professor Giuseppe Calligaris

E’ possibile che l’essere umano, in determinate condizioni, possa riuscire a collegare la propria coscienza con una dimensione superiore, una coscienza universale in cui è contenuta tutta la Conoscenza, potendo avere in tale modo l’accesso a capacità che ai nostri occhi potrebbero apparire miracolose?

E se questa ipotesi fosse semplicemente il frutto di fantasie infantili? Il sospetto è legittimo, eppure tale capacità è riferita in antichi manuali ormai rintracciabili in alcune polverose biblioteche, testi in cui sono contenute indicazioni per raggiungere aperture mentali che potrebbero avvalorare una simile ipotesi. Eppure sappiamo di personaggi visionari che hanno saputo mostrarci una via con le loro intuizioni, menti avanzate capaci, sembrerebbe, di anticipare il futuro come Leonardo da Vinci, per citare uno scienziato universalmente conosciuto che, in unepoca ormai molto lontana da noi, aveva in qualche modo “visto” apparecchi volanti, il paracadute, carri semoventi e terribili macchine da guerra. Si può affermare che, in qualche modo, sia stato in grado di osservare e descrivere il futuro ai suoi contemporanei. In tempi assai più recenti, altri scienziati le cui vite sono altrettanto ben documentate, hanno lasciato studi da cui si evince che forse,all’uomo, sono date possibilità tali da consentirgli di travalicare l’ordinario e limitato stato di coscienza in cui trascorriamo la nostra vita.

In realtà queste affermazioni non sono concetti privi di fondamento, ma rappresentano quanto si desume dagli studi di un medico, il dottor Giuseppe Calligaris, nato nel 1876 e laureatosi a Bologna nel 1901 con una tesi innovativa il cui titolo: “Il pensiero che guarisce”, già a quell’epoca, aveva destato grande meraviglia in più di un cattedratico. Dopo aver ottenuto a sua volta la libera docenza, nel 1909 venne nominato segretario del primo Congresso di Neurologia e con il padre fondò una clinica privata a Udine. Fu anche capitano medico durante la prima Guerra mondiale.

In seguito ai suoi studi e alle sue pubblicazioni acquisì fama mondiale con un lavoro fondamentale per gli studiosi di fisiologia, riguardante il sistema motorio extrapiramidale. Un lavoro talmente innovativo al punto che il suo maestro, il professor Mingozzini, celebre neurologo, gli propose la cattedra di neurofisiologia a Roma, che il Calligaris rifiutò, probabilmente estraneo ai giochi di potere dell’università, teneva troppo ai suoi studi che aveva intenzione di coltivare ed approfondire.

Le sue osservazioni l’avevano infatti portato a accorgersi che il corpo umano è percorso da un fitto reticolo costituito da linee longitudinali sempre rettilinee, sia longitudinali sia trasversali, che si incrociano ad angolo retto determinando la possibilità di individuare punti ben precisi sulla cute, con una suggestiva analogia con le mappe cutanee utilizzate in agopuntura.

Secondo le sue osservazioni questo loro incrociarsi al pari di assi cartesiani, offrirebbe la possibilità di individuare punti la cui stimolazione determina effetti differenti, come aree di anestesia e iperestesia nell’organismo. Le linee, secondo Calligaris, sonoidentificabili con facilità. Per trovarle si deve utilizzare  uno spillo innestato a un conduttore percorso da una leggera corrente d’induzione, utilizzando di nuovo un sistema simile a quello in uso nell’agopuntura cinese, pur essendo diversi i punti che debbono essere stimolati. Ma non basta. Il Calligaris cominciò ad accorgersi, emozionandosi non poco, che la stimolazione di determinate aree, da lui definite placche, dava luogo a strane sensazioni che più di un paziente cominciò a riferirgli. Una donna in cura da lui gli disse che la stimolazione di una determinata placca su cui stava agendo il medico, le causava la visione di scene a distanza. Costei si comportava dunque da chiaroveggente, riferendo di vedere ad occhi chiusi alcuni eventi che si stavano verificando ben lontano dal luogo in cui si trovava, e di cui non poteva essere a conoscenza. Non solo: alcuni pazienti riferirono di acquisire la capacità di captare gli altrui pensieri; una telepatia a comando, ottenibile con la stimolazione di alcuni punti cutanei ben precisi. In pratica Calligaris cominciò ad affermare di avere scoperto la possibilità che ogni individuo, trattato secondo il suo metodo di stimolazione delle placche cutanee, avrebbe potuto disporre di poteri paranormali.

Parlò di “Autoscopia”, ovvero della capacità di autodiagnosticare malattie con visione paranormale degli organi malati e degli agenti patogeni, e di “Eteroscopia”, descrivendo la possibilità di fare diagnosi con i medesimi criteri, al di là di ogni distanza. Sostenne di avere la possibilità di sviluppare facoltà telepatiche assai marcate, ovvero la capacità di collegarsi con persone lontane e osservare cosa succede in una stanza, senza essere presenti, parlò anche della capacità, da parte del soggetto “trattato”, di vedere l’aura.

Una scoperta simile avrebbe aperto strade nuove riguardo la conoscenza delle infinite possibilità offerte all’uomo, la medicina stessa ne sarebbe stata completamente rivoluzionata. Ecco che allora sarebbero giustificate le cronache che parlano degli oracoli dei secoli passati di grandi veggenti, dotati di capacità fuoridell’ordinario.

Calligaris aveva scoperto che, con una continua e leggerapressione su diversi punti del corpo umano, si generavano non solo le familiari sensazioni fisiche come il caldo/freddo, il solletico, il prurito, la salivazione, i dolori e altre sensazioni, ma anche alcune sensazioni emotive e era possibile sperimentare fenomeni di pertinenza della metafisica, tra questi la distorsione del tempo e lo spostamento nello spazio in dimensioni cosmiche.

Questo spinse al massimo il suo entusiasmo. Annunciò le sue scoperte nel corso di alcuni convegni, convinto di trovare ampi consensi e suscitare entusiasmo di fronte a tanta meraviglia.  Fece numerosi tentativi volti a incuriosire la classe medica, pubblicizzando come meglio poteva le sue osservazioni.

Purtroppo, male gliene incolse. La delusione cui andò incontro fu tremenda. Convinto di essere gratificato dalla condivisione della sua scoperta, si trovò di fronte allo scetticismo dei colleghi che dapprima minimizzarono, poi alcuni illustri personaggi del mondo medico cominciarono pubblicamente a respingere le sue teorie.  In un primo tempo i detrattori tennero un basso profilo, poi presero ad accusarlo sempre più apertamente di essere un ciarlatano, di voler affermare solo bizzarrie, macchiandosi della grave colpa di voler confutare la scienza medica da loro ritenuta collaudata e esatta, senza possibilità alcuna di essere modificata nei suoiassunti  principali.

Gli venne così intimato di rientrare nel più breve tempo possibile nei ranghi. Gli fu chiesto di abiurare pubblicamente le sue affermazioni, cosa che Calligaris non fece mai. Non volle, fino all’ultimo dei suoi giorni, piegarsi all’aggressiva ignoranza che rifiutava qualsivoglia forma di dialogo e respingeva le numerose richieste di tentare almeno una sperimentazione. Isolato al punto di dover abbandonare ogni incarico, ridotto in gravi difficoltà economiche, sopraffatto dal dolore causato dalla ferocia di un ambiente in cui credeva, il 31 Marzo del 1944,all’età di 68 anni,  morì lasciando le conclusioni frutto del suo genio in un gran numero di libri, snobbati dal sedicente colto ambiente accademico, evidentemente turbato da risultati talmente clamorosi che fecero sorgere il dubbio in superficiali esaminatori che il ricercatore non fosse più mentalmente integro.

Perché parlare oggi di Giuseppe Calligaris? Perché è un esempio di quanto poco lungimirante possa essere una certa categoria di studiosi, che rifiuta la novità fosse anche solo per partito preso, incapace di aprirsi al nuovo, al “diverso” inteso nel senso più ampio del termine, perché incapace di capirlo.  

Giuseppe Calligaris fu un medico, uno studioso che dedicò la sua vita allo studio delle misteriose placche presenti nella pelle dell’uomo, una barriera da lui descritta come un vero e proprio confine tra il corpo fisico e i corpi sottili. Una separazione tra la dimensione materiale e i mondi metafisici. Calligaris descrisse, primo fra i medici dell’epoca moderna, particolari canali energetici utili per la scoperta delle facoltà latenti di ogni individuo, come la telepatia e la premonizione. Un uomo di scienza, un cittadino italiano dei primi anni del Novecento che pagò carissima la sua fame di conoscenza e di cui, purtroppo si parla poco, ma del quale non se ne è persa la memoria

Le opere del professor Calligaris, per nostra fortuna, non sono andate perdute. Sono tutt’ora studiate profondamente da parte di scienziati stranieri di ben più larghe vedute, soprattutto appartenenti alla scuola russa e a quella americana. Costoro si dimostrano desiderosi di sperimentare l’eventuale affidabilità delle sue teorie e delle sue esperienze oggi di nuovo recuperate anche da noi e che, in taluni casi, alcune di queste hanno dovuto essere tradotte di nuovo nella nostra lingua per evitare che un potenziale patrimonio di idee innovative, per lo meno fino a prova contraria, potesse essere sepolto da una ingiustificata indifferenza.

È possibile che l’uomo possegga, ancora ben occultati, un’infinità di poteri di cui ad oggi non conosce i limiti. Questi non sono un patrocinio per pochi fortunati a cui sono stati offerti, ma forse davvero accessibili con gli opportuni accorgimenti e tecniche. Il rifiutare a priori simili possibilità è filosoficamente errato. Fino a quando si avrà timore di studiare a fondo materie non convenzionali, forse l’uomo sarà impossibilitato a vedere oltre la barriera imposta da sistemi ottusi e ripiegati su se stessi, che impediscono agli individui volenterosi di progredire e evolvere in maniera più rapida.

Rodolfo Alessandro Neri

“Sua maestà l’asparago: unico, come il nostro territorio”

Cascine Piemontesi promuove il prodotto d’eccellenza  di Santena e delle Terre del Pianalto

 

La stagione degli asparagi è iniziata. Quest’anno l’avvio di campagna è stato ritardato a causa del freddo primaverile che ha rallentato lo sviluppo dei germogli in pieno campo; la raccolta è iniziata in questi giorni e si protrarrà almeno fino alla prima decade di giugno.

 

Attualmente è iniziata la raccolta dei turioni (è definita con questo termine la parte degli asparagi che consumiamo) nei principali areali di produzione, che trovano nel territorio del Santenese e del Pianalto di Poirino la loro terra d’elezione.

L’andamento siccitoso della stagione – spiegano I tecnici di Confagricoltura – farà sì che la produzione sia inferiore alla media delle annate precedenti; la qualità in compenso si presenta ottima.

Il consorzio Cascine Piemontesi, in collaborazione con Confagricoltura Torino, ha organizzato una campagna promozionale per la valorizzazione dell’asparago di Santena e delle terre del Pianalto, riconosciuto quale Pat – prodotto agroalimentare tradizionale del Piemonte.

Per illustrare le caratteristiche dell’asparago e diffonderne la conoscenza al pubblico dei consumatori Cascine Piemontesi ha realizzato la produzione di tre videoclip, che illustrano il territorio, le tecniche di coltivazione e l’utilizzo del prodotto in cucina.

 

In Italia la superficie destinata alla coltivazione dell’asparago è di circa 9.500 ettari (elaborazioni Confagricoltura su dati Istat) concentrati soprattutto in Puglia, Veneto, Emilia-Romagna e Piemonte.

 

Attualmente in Piemonte si coltivano oltre 260 ettari di asparagi; le imprese agricole impegnate nella coltivazione sono circa 640. La superficie coltivata è in aumento: nel 2010 erano 346 le aziende produttrici di asparagi, con 180 ettari di superficie. Il principale territorio di produzione è il Torinese, con oltre 90 ettari, seguito da Cuneo con 73 ettari e Vercelli con 71 ettari.

 

La domanda di prodotto da parte dei consumatori, dopo il freno dovuto alla pandemia, è in aumento per tutte le varietà di asparago: verdi, bianchi.

 

La coltivazione dell’asparago in Piemonte esprime le sue caratteristiche d’eccellenza in un territorio molto particolare, il Pianalto, ereditato dal pleistocene come risultato di processi ecologici lontani nel tempo. Comprende un altopiano argilloso di circa 400 chilometri quadrati che collega città quali Chieri, Santena, Poirino, Pralormo, fino a Montà d’Alba.

In tempi antichi il Pianalto era attraversato da un fiume, ma circa diecimila anni fa una serie di movimenti tellurici sollevò l’intera area, facendone mutare il corso. Il fiume lasciò così uno strato di argilla formata da micro-minerali che rendono il terreno molto compatto e in grado di trattenere gli elementi nutritivi. Questa particolare fertilità rende l’intera area del Pianalto famosa per la produzione di ortaggi, eccellenze dell’orticoltura del Piemonte, tra cui l’asparago spicca per le sue qualità e il sapore caratteristico che gli viene conferito proprio dalle peculiarità pedologiche delle “terre rosse” del Pianalto.

 

L’asparago di Santena e delle Terre del Pianalto è considerato il re degli ortaggi, riconosciuto dal 1999 quale PAT (Prodotto Agroalimentare Tradizionale), storicamente legato a Camillo Benso, conte di Cavour che lo definì senza riserve la “sorgente della prosperità di Santena”. Le particolarità pedologiche del terreno che risulta formato dal 60% di sabbia e una percentuale minima di calcare e buona permeabilità, assicurano le proprietà organolettiche tipiche dell’asparago di questa terra.

 

Le cultivar sono riconducibili agli ecotipi Marte, Eros, Gijmlin ottenuti da ricerche e studi effettuati in Italia ed in Europa e a un ecotipo locale chiamato “asparago santenese” legato ad una selezione di Precoce d’Argenteuil ottenuta negli anni ’50-’60 sul territorio interessato.

 

L’asparago di Santena e delle Terre del Pianalto è verde con sfumature violacee; i turioni hanno l’apice appuntito grazie al terreno ricco, alla maturazione fuori serra e all’utilizzo di concimi organici. L’asparago di Santena e delle Terre del Pianalto si caratterizza per un sapore dolce e delicato. Ha una lunghezza media di 22 cm e la parte colorata comprende circa il 65% della lunghezza totale.

 

Gli asparagi vengono confezionati in mazzetti e commercializzati con la base del turione bianca dovuta alla tecnica di coltivazione con baulatura del terreno e ai metodi di raccolta che prevedono l’utilizzo di un tipico coltello che consente di tagliare l’asparago senza traumatizzare la zampa (con il termine “zampa” si intende la parte che rimane nel terreno e che fruttificherà nuovamente). Il segreto per apprezzarne la bontà, come suggeriva Cavour, è il consumo entro poche ore dal raccolto o al massimo entro due giorni.

Sono un centinaio le attività agricole che hanno già aderito a Cascine Piemontesi; per oltre il 50% sono situate nelle Langhe e nell’Albese, ma è in crescita il numero delle aziende delle zone del Monregalese, Saluzzese, Saviglianese, Cuneese, Torinese e Astigiano.

Aderiscono a Cascine Piemontesi allevatori e apicoltori, produttori di ortofrutta, castagne, cereali e di altre coltivazioni agricole, del comparto lattiero caseario, corilicolo e vitivinicolo.

 

https://www.cascinepiemontesi.it/

 

La Drogheria di Langa. Quando la volontà supera le aspettative!

Una storia di tenacia e virtù quella di Stefania Garelli, proprietaria del Ristorante a Bossolasco :

LA DROGHERIA DI LANGA

Un locale che soddisfa non solo il gusto ma anche spirito e anima.

La Drogheria di Langa , ristorante in Bossolasco, un ridente comune della provincia di Cuneo nellalta Langa.

Questo un luogo che rammenta i sapori di un tempo antico, dove unicità, energia, estro, originalità e ospitalità regnano incontaminati come nelle fermate di una locomotiva a vapore, capace di ospitare i suoi viaggiatori verso una meta  che racconta il valore delle sorprese e dellincanto.

A 800 mt. di altitudine la Drogheria di Langa è un locale che crea sintonie.

Ricorda il gusto di un vecchio bistrot francese, attraversato però anche  da ospiti inglesi, americani e non solo,  che lasciano la loro orma.

Il tutto accompagnato da selezioni musicali raffinate e ricercate, a volte persino rappresentate da veri e propri concerti in live  che si mischiano con profumi e sapori altrettanto variegati.

La boiserie in legno color verde acqua , le tappezzerie dautore come gli affreschi sul soffitto, le ceramiche deliziosamente scelte nei mercati di una Francia ricercata e retrò, i tessuti delle sue tovaglie accuratamente selezionati, i ricami sui bicchieri di antichi vetri ricercati, i mobili restaurati con originalità, il calore di due camini e il profumo delle sue rose, accompagnano lospite di questo ristoro in un mondo davvero tutto da scoprire, dove regna una raffinatezza unica, mai clonata.

Ma la storia più sorprendente è proprio quella della sua proprietaria e del suo compagno Fabrizio, noto design di moda e di arredi da interno.

Anni fa fecero entrambi un cambio di vita davvero sorprendente, radicale.

Arrivavano dalla  crema della città di Torino, da ambiti diametralmente opposti a quello della ristorazione, ma scelsero comunque di intraprendere questa grande avventura, dando quindi corpo ad un sogno, con laiuto delle loro grandiesperienze, di lustro e di bellezza.

La Drogheria di Langasolo qualche anno fa veniva rappresentata da un vecchio casolare sulla strada principale di Bossolasco e oggi diviene invece una vera e propria meta di piacere e delizia. Un luogo segnalato ormai su tutte le guide slow-food più conosciute e meta per gli amanti del gourmet di qualità, coloro che amano collezionare sul taccuino dei loro memorandum  indirizzi preziosi  da non scordare mai.

La cucina di Stefania, conserva ancora i sapori della nonna arrangiati con contaminazioni dallo stile colorato e accattivante, quasi sexy.

Oggi non è solo un ristorante ma anche un ritrovo salottiero capace di ospitare tutti i bisogni del suo pubblico. Si parte al mattino con una colazione esplosiva che offre pane croccante, crostate, biscotti , croissant di quinoa  fatti in casa, arricchiti da marmellate artigianali.

Per il pranzo e la cena le proposte sono svariate;  Partono dalla carne, macellata dal padre di Stefania che vanta di essere un macellaio dallesperienza consolidata e dalla validità delle sue carni davvero pregiate e accuratamente selezionate, provenienti da piccoli allevamenti del territorio (la tagliata infatti è la sua specialità).

Ma non solo, anche le portate di pesce hanno un loro perché .

Il tutto  accompagnato da verdure solo di stagione raccolte dai contadini nellorto.

La tendenza è ovviamente quella di mantenere un menù tutto piemontese, o meglio langarolo, anche se loriginalità di Stefania crea una commistione davvero unica.

La cura dei vini, sia per gli aperitivi che per i pasti, appare eccellente. Le etichette sono svariate e ricercate.

Inoltre, allinterno del ristorante, potrete ritrovare alimenti  straordinari del territorio, e persino una gamma assai particolare di prodotti di nicchia, come ad esempio eaux de toilettes e profumi per ambiente dalle fragranze particolari e oggetti altrettanto curiosi  da acquistare, che in qualche modo si accompagnano molto bene a tutto il contesto.

Ma non finisce qui.

Bossolasco è una meta non così lontana per i torinesi ma per coloro che arrivano dallestero, diventa difficile andare fino li senza poi avere un luogo dove dormire di altrettanta piacevolezza.

Stefania e Fabrizio creano quindi una boutique hotel nel cuore di Langa , a pochissimi passi dalla Drogheria di Langa:  La piazzetta degli Artisti5 suite una diversa dallaltra, uniche nel loro genere.


Anche qui, stesso concetto : eleganza, stile, raffinatezza
, originalità e accoglienza impeccabili.

Fabrizio Danna, dona lincomparabile affinità elettiva che lo rappresenta, alla sua maestria per il  design, da lui  maturata negli anni di successo trascorsi nel mondo dellalta moda e dellarredamento di interni.

La sua originalità, come quella sua infinita capacità di trasformare il nulla in un  fascino irresistibile, conferisce ai suoi ospiti un tocco di vera magnificenza.

Gran parate degli arredi della Piazzetta degli Artisti sono stati costruiti con un estro artigianale davvero impeccabile.

Nulla è buttato al casodalla carta da parati, ai materiali per pareti e pavimenti, al particolare di arredo per il bagno, alla smussatura delicata ma artistica dei davanzali che dannograzia non solo allo spazio ma anche allo sguardo incantato di chi sa coglierne loriginalità e la cura.

In questo piccolo angolo di paradiso lui si ispira alla storia di Bossolasco, che da anni ospita pittori di ogni genere, dai più allavanguardia ai più neofiti, rappresentando come tema principale larte e le sue sfaccettature più estrose.

Un debutto volto davvero al successo quello di Stefania e Fabrizio, una miscela magica capace di cogliere e soddisfare un gusto internazionale volto alla meraviglia di uno status che vuole semplicemente far divenire bello ciò che ha le qualità per diventarlo.

Qualcuno mi sussurra che tutto questo è solo linizio per BossolascoStefania e Fabrizio nascondono nel cassetto altri progetti e altre sorprese davvero sorprendenti, ma per ora è ancora un segreto che scopriremo solo seguendoli.

Il turismo langarolo si arricchirà anche grazie alla loro capacità di osare e di rischiare, nel rispetto di un luogo unico, dominato dalla bellezza delle colline e sotto un cielo dai colori meravigliosi, costellatodi nuvole che si lasciano guidare dal vento.

Mancavano solo loroper renderlo seducente,

Monica Chiusano

Drogheria di Langa – 66, via Umberto I – Bossolasco (CN)– Tel. 0173-793264

Bed & Breakfast : La Piazzetta degli Artisti – 4, corso Travaglio – Bossolasco (CN)

Tel.: 0173-328217

Prosciutto DOP e salame IGP a Cibus

Dal 3 al 6 maggio, il Consorzio di Tutela e Promozione del Crudo di Cuneo D.O.P. e il Consorzio di Tutela del Salame Piemonte I.G.P. parteciperanno congiuntamente a Parma alla 21° edizione di Cibus, una delle più importanti manifestazioni fieristiche al mondo nel campo del food. La scelta dei due Consorzi è stata quella di promuoversi congiuntamente con l’obiettivo di far conoscere e apprezzare il grande e diversificato patrimonio della salumeria piemontese. I due Consorzi di Tutela saranno presenti a Cibus, nell’ambito di uno stand comune, nel padiglione 02, stand I 037, dove racconteranno e presenteranno i prodotti e li proporranno in degustazione. “La nostra presenza congiunta a Cibus ha un valore particolare – spiegano Chiara Astesana e Daniele Veglio – rispettivamente presidente del Consorzio di Tutela e Promozione del Crudo di Cuneo e presidente del Consorzio di Tutela del Salame Piemonte – In primis, in un momento di congiuntura particolarmente difficile, vogliamo fare squadra, unire le forze per valorizzare le nostre produzioni. In secondo luogo, si vuole proporre i due salumi piemontesi, che vogliono farsi conoscere sempre più, in un ambito nazionale e internazionale superando la logica dei localismi e delle divisioni ma cercando di fare sistema per uscire dall’isolamento che spesso il Piemonte patisce”.

Vuoi superare la prova costume? Vai dallo psicologo

Emanuel Mian, psicologo e psicoterapeuta fra i maggiori esperti di comportamento alimentare, ci spiega come riconoscere e vincere la fame nervosa e perché, prima di andare dal dietologo, sarebbe opportuno consultare un esperto in “trappole mentali”.

 

 

Questo articolo è tutto sbagliato. Anzi, questo articolo non dovrebbe proprio esistere. Il motivo è semplice. Qui vi parlo di un libro intitolato: “Fuga dalla Bilancia: 10 minuti al giorno per vincere la fame nervosa” di Emanuel Mian, edito da Feltrinelli. È un libro fatto di consigli e suggerimenti ma che ha anche una regola ferrea, quella del Fight Club: non si parla di questo libro. Quella che potrebbe sembrare un’eccellente trovata pubblicitaria, ovvero facciamo finta di mantenere il segreto così tutti ne parlano, è in realtà una necessità. Chi inizia un percorso introspettivo che indaga perché mangia male, troppo o troppo poco, deve concentrarsi su sé stesso. E deve tenere a bada i sabotatori, quelli cioè che ti dicono: “ma chi te lo fa fare, ma dai mangia, ma prendine solo un pezzettino, ma che vuoi che sia”. O peggio quelli che ti consigliano diete lampo, beveroni magici o digiuni selvaggi.

Attenzione, questo non è un libro contro le diete. La perdita di peso è governata da un’equazione: devo consumare più di quanto assumo. Devo cioè creare un deficit calorico e, allo stesso tempo, dare al corpo tutti i nutrienti per poter funzionare correttamente. Ma se andare dal dietologo sembra un processo universalmente accettato, chissà perché non si considera mai di fare una tappa prima dallo psicologo, specie se esperto in comportamento alimentare.

 

Ho fatto due chiacchiere con il Dott. Mian. Non gli chiederò del libro, anzi non dirò nemmeno che l’ho letto.

 

Sbaglio o sono ancora pochi quelli che per dimagrire contattano uno psicologo?

 

In realtà lo psicologo non serve a dimagrire, ma può aiutare se ci sono dei meccanismi, come le trappole di cui parlo nel libro, che impediscono di farlo. Lo psicologo può aiutare a sbloccare tutto ciò che impedisce il dimagrimento.

 

E attenzione, chi non riesce a dimagrire magari cade in una o più trappole, dipende dal contesto. Un buon terapeuta deve comprendere le dinamiche che ostacolano il raggiungimento di un peso ragionevole. Il lavoro che si fa con lo psicologo non è tanto quello di perdere peso, ma imparare a volersi bene o credere in sé stessi. La perdita di peso avviene comunque grazie a un deficit calorico, e per quello ci vogliono dietologi e nutrizionisti che personalizzino l’apporto dei nutrienti.

 

Prima però di iniziare un percorso dimagrante, chiediamoci perché falliamo nelle diete, o non crediamo in noi stessi. Quando falliamo non manteniamo le promesse che ci facciamo. Come possiamo imparare a fidarci di noi stessi se questo avviene? Il trucco dovrebbe essere: non dimagrire per volerci bene ma volerci bene, credere in noi stessi, mangiare adeguatamente e in modo bilanciato.  Il peso sulla bilancia inizierà a scendere di conseguenza.

 

Molte persone non riescono a mantenere il peso perché non hanno cambiato alcuni atteggiamenti o non hanno affrontato la relazione con chi sta loro accanto. Bisogna lavorare anche su questo e nel libro ho proprio scritto un capitolo ad hoc cui sono molto affezionato (il n.3)

 

Per andare dallo psicologo devo stare male? Posso contattarla per una chiacchierata o devo per forza intraprendere un percorso?

 

Non devi stare male per andare dallo psicologo. Diciamo che se sto “male” vado dallo psicoterapeuta, ovvero lo specialista che si occupa delle psicopatologie e che si occupa della terapia specifica per portare la persona a gestire le proprie risorse e uscire dalla problematica.

 

Inoltre, quando ti rivolgi a uno psicologo, non fai una chiacchierata. Certo può sembrare uno scambio, e non devi per forza intraprendere un percorso. Devi discutere con il professionista e decidere insieme. Ma è il professionista che deve capire e tenere conto delle esigenze della persona che ha davanti.

 

Lo psicologo deve capire il problema, fare quello che si chiama “analisi della domanda”, e poi decidere se intraprendere un percorso. Bisogna capire quali soluzioni la persona ha tentato in passato e perché non hanno funzionato. Io cerco di capire che soluzioni i miei pazienti hanno cercato per risolvere un problema alimentare. Sono specializzato in disturbi legati al cibo e ho scritto questo libro che parla di fame nervosa proprio per aiutare quanti non riesco personalmente ad aiutare perché, per forza di cose, non posso essere ovunque.

 

Se ho capito bene, la fame nervosa non è considerata un disturbo alimentare come anoressia o bulimia. Ma può essere altrettanto pericolosa?

 

Si perché è più subdola. Molti mi chiedono la differenza tra fame nervosa e bulimia o Binge Eating (Sindrome da alimentazione incontrollata). Ebbene, la differenza sta nella frequenza. Se ho tanti episodi di fame nervosa ravvicinati nel tempo allora si può maggiormente sfociare in una probabile diagnosi di Binge Eating Disorder, ma ovviamente diagnosi e cura vanno gestiti in ambito clinico caso per caso.

 

Per quanto riguarda la fame nervosa, gli episodi in cui ci si abbuffa sono meno frequenti ma si tratta comunque di azioni spesso furtive. Si mangia anche se non si ha fame, magari di nascosto, per scappare da un’emozione o per noia, senso di vuoto o tristezza ma anche ansia e incertezza e subito dopo si è assaliti dai sensi di colpa. Ecco, pur non essendo in presenza di bulimia o Binge, tutto ciò deve far “drizzare le antenne”.

 

Smettere di fumare è più semplice che smettere di abbuffarsi. Perché puoi eliminare subito e completamente ciò che ti crea dipendenza, ovvero le sigarette. Ma se hai una dipendenza da cibo, se ti alimenti male e in modo incontrollato, non puoi curarti eliminando gli alimenti.

 

In più il cibo ci fa stare bene, ci fornisce l’energia per vivere. Ma se non riesci a fermarti quando sei sazio, devi capire cosa provoca certi comportamenti.  I motivi sono tanti. Ci sono persone che non riescono a fermarsi davanti a un quadratino di cioccolata che in pochi secondi diventa un’intera barretta divorata come se avessi inserito il pilota automatico. Non fai in tempo a renderti conto che l’hai divorata. Il cioccolato fa bene e ci fa star bene, ma se esagero ecco che capisco di aver perso il controllo e mi sento un fallito. A questo punto il peso aumenta e tu non sei più un individuo ma finisci per considerarti un numero sulla bilancia.

 

La fame nervosa può essere pericolosa non solo per quanto velocemente riempiamo lo stomaco o per la quantità di cibo. Il problema appare anche per le limitazioni sociali, quando una persona rinuncia a uscire con gli amici perché si sente gonfia, quando rinuncia a farsi abbracciare o a vestirsi in estate con abiti leggeri per la percezione di sentirsi “grassa”.

 

Così cadi in un loop senza fine: non esci per la vergogna, stai a casa, a casa ti annoi, mangi ed ecco che ti senti un fallito e alla prossima occasione decidi ancora una volta di stare a casa. Molte persone non parlano, stanno in silenzio e non sanno come spezzare quello che sembra un brutto incantesimo. È importante comunicare, trovare la forza di parlarne.

 

E poi si parla di disturbi alimentari “gravi” mai di semplice fame nervosa.

 

Non mi piace parlare di disturbi gravi e non gravi, ma riconosco che anche i giornalisti spesso parlano di grandi obesi, di persone affette da anoressia ma non di persone che si abbuffano e basta. Solo chi c’è passato ne parla. Io ho scritto un libro perché bisogna fare luce su abitudini silenti, limitanti e dunque pericolose tanto quanto altri disturbi più noti. Non immagini quanti leggono il mio libro e poi mi scrivono dicendomi che sembra parlare di loro e questo non può che farmi piacere.

 

 

La pandemia ha influito sui disturbi legati al cibo?

 

Tantissimo. Ha abbassato l’età e allargato la forbice di chi soffre di disturbi alimentari, che sono comunque disturbi con una forte componente legata all’ansia. La pandemia ha portato dubbi, incertezze, angosce. Ecco che le persone chiuse in casa sono andate a cercare riparo nel cibo, nell’alcool perché era ciò che poteva essere più gestibile in quel momento.

 

Anche stare tanto in famiglia non ha giovato. Pensa ai ragazzi così tanto a contatto coi genitori. Se sei un adolescente, sei in DAD, vedi i tuoi genitori che sono spaesati, impauriti ed incerti… ecco che inizi a buttarti sull’unica cosa che ti dà conforto: il cibo o magari il controllo ossessivo rispetto al corpo.

 

Dal mio osservatorio, mi occupo quasi esclusivamente di problemi legati al cibo e con la pandemia i pediatri ci hanno inviato bambini con diagnosi precoci che di solito emergono nell’adolescenza.  In poche parole, la pandemia ha amplificato e anticipato dinamiche che forse si sarebbero verificate più tardi o non verificate proprio. O magari sarebbero comparse con meno forza e veemenza.

 

Lei dice che una dieta è destinata a fallire se prima non cambio l’approccio nell’affrontarla. Ma quindi tutti possono dimagrire?

 

Dipende. Si può raggiungere un peso ragionevole se non ci sono altre patologie che ostacolano il dimagrimento. E questo sarà il medico a valutarlo.

Bisogna approcciare il dimagrimento da più punti di vista. Intanto devo farmi seguire da un esperto che mi prescriva una dieta sostenibile, ovvero un tipo di alimentazione che mi accompagnerà tutta la vita e che si modificherà negli anni ma che non sarà un perenne sacrificio; parlo di una dieta che mi aiuti ad affrontare squilibri/modifiche ormonali, cambi di stile di vita o periodi come la menopausa e l’andropausa.

 

L’approccio deve essere multidisciplinare, quindi diffidate da personal trainer che vi danno diete se non sono titolati a farlo, magari mascherati da “consigli nutrizionali”. Ma cercate anche nutrizionisti che abbiano esperienza comprovata e che non inneschino invece una corsa al dimagrimento peggiorando il quadro. Non si devono infatti escludere un alimento o alcuni macronutrienti come i carboidrati per lunghi periodi, tanto per fare un esempio.

Non si deve soffrire la fame e bisogna lavorare sul mindset ovvero sull’atteggiamento. Ecco, il mio libro non fornisce una dieta ma aiuta a capire qual è l’atteggiamento che mi porta a perdere peso e ad avere un rapporto sano col cibo.

 

Io aiuto chi si rivolge a me a capire perché vuole dimagrire. Non bisogna mai dire “voglio perdere peso” perché alla mente non piace perdere. E non bisogna nemmeno pensare di dimagrire per piacersi di più e volersi bene. Bisogna fare un cambio di rotta: prima iniziamo a volerci bene e poi arriverà il dimagrimento.

 

Aggiungo una cosa, anzi due. Bisogna anche studiare l’ambiente familiare e capire se ci sono le premesse per perdere peso. A volte non mi limito a curare una persona, prendo in carico l’intero nucleo familiare.

 

E l’ultima?

 

L’entusiasmo. Bisogna capire quanto desideri perdere peso per poi intraprendere un percorso con costanza ed entusiasmo.

 

 

Fuga dalla Bilancia, di Emanuel Mian si snoda tra riflessioni, chiarimenti e tecniche per affrontare la fame nervosa. Ed è un libro da assaporare lentamente e senza interferenze esterne, da qui il consiglio di non parlarne con nessuno. Alla fine, ma solo alla fine, se ti è stato d’aiuto, l’autore invita a consigliarlo ad amici e conoscenti. Se hai letto fino qui, puoi contattare il Dott. Mian che è molto attivo su Instagram o tramite il suo sito web, nonché un’area riservata con accesso esclusivo per chi ha letto il libro, dove ci sono approfondimenti ed aggiornamenti.

 

Io però non vi ho detto niente e voi non avete mai letto questo articolo.

Loredana Barozzino

Il mistero del sogno e l’inconscio collettivo di Jung

L’alchimista può ricevere in sogno l’indicazione principale per iniziare l’Opera, così raccontano i Maestri di questa antica Tradizione. Il sogno può dunque aprire la nostra mente a dimensioni sconosciute e essere considerato dunque “rivelatore”?Nessuno ha la certezza che questo sia possibile, ma alcuni indizi possono farci sospettare che tale fenomeno possa, sia pure in condizioni speciali, verificarsi.

Prima di proseguire nella intrigante supposizione, è però necessario interrogarsi su cosa siano i sogni e il sonno che permette il loro apparire alla coscienza.

Il sogno è principalmente una storia, una serie di immagini che la nostra mente crea mentre siamo addormentati, la possibilità di ricreare nella nostra mente situazioni che siamo in grado di percepire come reali, tanto da poterne essere intristiti, spaventati o, al contrario, capaci di regalarci gioia e serenità. Una manifestazione che si verifica durante il sonno, dunque, uno stato fisiologico irrinunciabile, di cui non conosciamo ancora tutti i dettagli, una condizione che occupa circa un terzo della nostra vita, di importanza vitale per l’essere umano e non solo. Tentare di definire cosa sia il sonno si è rivelato, sin dall’inizio degli studi su tale materia, molto complicato; sappiamo per certo che il sonno è un periodo in cui, a un osservatore esterno, il dormiente appare in stato di incoscienza, mentre in realtà il cervello rimane molto attivo. La fisiologia ha permesso, infatti, di rilevare nelle cellule cerebrali una intensa attività biologica in cui è possibile elaborare risposte a quesiti rimasti irrisolti durante il giorno. Un problema da cui si era angustiati trova, come per incanto, la soluzione al risveglio successivo: “la notte porta consiglio non è soltanto un modo dire, ma in questa frase si cela una verità positiva, accertata in innumerevoli casi. Un sonno tranquillo, adeguato e soddisfacente, aiuta inoltre le persone a rimanere in salute e in un ottimale equilibrio psichico. E’ appurato, ormai da tempo, che durante il sonno si ha una intensa attività cerebrale in cui sono riconoscibili cinque fasi; ognuna è importante per assicurare il completo riposo della mente e del corpo. Alcune fasi sono necessarie per sentirsi rilassati ed energici il giorno dopo, mentre altre fasi permettono di memorizzare quanto appreso durante il giorno e a dare origine ai ricordi. La più importante fra queste è la fase cosiddetta REM (rapid eye movement), poiché in quest’ultima si verificano i sogni. La mancanza di sonno, o un sonno agitato tale da non consentire un adeguato riposo, aumentail rischio di scompensi nel fisico, come l’aumento della pressionee una maggiore facilità all’insorgenza di malattie cardiache. Un buon sonno è uno dei tre pilastri fondamentali per godere di una buona salute, oltre a una dieta equilibrata e un regolare esercizio fisico, e i parametri che sono stati individuati per tentare di definire cosa sia “un buon sonno”, sono essenzialmenterappresentati, in primo luogo, dalla durata, che dovrebbe essere compresa fra le sette e le nove ore al giorno. Ridurre il sonno, anche solo di un’ora, può rendere più difficile la concentrazione il giorno successivo e ridurre il tempo di reazione. Oggi è accettato da tutti gli specialisti che un sonno insufficiente rende anche assai più probabile correre dei rischi e prendere decisioni sbagliate. Un sonno breve può rendere una persona facilmente irritabile e contribuire a problemi di relazione, soprattutto nei bambini e negli adolescenti, che sono più esposti all’eventualità di sviluppare comportamenti ansiosi e scivolare gradualmente in uno stato depressivo. Inoltre, durante il sonno, il corpo produce ormoni che aiutano i bambini a crescere e, nel corso della vita, aiutano a produrre massa muscolare, a combattere le malattie e a riparare i danni al corpo.

La seconda condizione, capace di garantire un sonno efficace per la ripresa ottimale delle funzioni fisiologiche al risveglio, è la continuità; senza di questa i soggetti che subiscono numerosi risvegli, avvertono una notevole stanchezza e appaiono facilmente irritabili. La terza, la più difficile da definire, è la profondità del sonno, ovvero, la condizione in grado di isolare il più possibile una persona dal mondo esterno, permettendo all’organismo di esercitare in modo ottimale le molteplici funzioni che, oggi,sappiamo avvenire durante il riposo notturno, fra queste la più misteriosa, quella del sognare. La teoria scientifica oggi più accettata è che i sogni rappresentino un meccanismo essenzialeper consolidare i ricordi e rafforzare le connessioni neurali che utilizziamo di più, scartando quelle che non sono utili.

Secondo questa teoria, i ricordi si formano in due fasi. La prima è la codifica dei ricordi, che avviene mentre siamo svegli e il nostro cervello riceve informazioni dai sensi; le informazioni che riceviamo durante il giorno sono molte; queste, nella maggior parte dei casi, vengono fissate debolmente e pertanto i ricordi che formiamo sono fragili e di breve durata.

Secondo tale teoria, il consolidamento dei ricordi avviene durante le fasi del sonno profondo e del sonno REM. In ogni caso, nonostante le conquiste tecnologiche che ci permettono di studiare da un punto di vista squisitamente meccanico le teorie della formazione dei sogni, mediante l’utilizzo di macchinari complessi e assai evoluti, quali TAC, Risonanza Magnetica, PET e così via,non hanno ancora fornito i dati utili a rispondere alla domanda che le persona curiose si pongono  da sempre, ovvero: dove va a finire la nostra coscienza quando dormiamo?

Quesito intrigante interrogativo, di pertinenza non solo medica, ma anche filosofica, è l’arcano principale del nostro essere costretti a dormire. Quante volte sarà capitato a tutti noi di provare un senso di smarrimento al risveglio, ripensando a un sogno occorso pochi attimi prima di riaprire gli occhi per affrontare un nuovo giorno, oppure ci si è domandati quale possa essere il significato dell’aver vissuto situazioni incomprensibili alla nostra mente razionale, tanto assurde da riuscire a farci sorridere, oppure spaventarci, a seconda delle circostanze che si è appena terminato di vivere in una dimensione che avvertiamo ben vicina a noi, ma di cui fatichiamo a fare nostra la sua esistenza?  

Durante i sogni può succedere di incontrare persone conosciute, oppure perfetti sconosciuti con cui si intrattengono conversazioni sui più svariati argomenti, ci si può trovare da soli o in compagnia di amici o di sconosciuti e spostarsi con loro, condividendone gli eventi e le situazioni fino al risveglio, quando si resterà perplessi nel domandarsi dove si fosse diretti e perché.

Carl Gustav Jung parlò di inconscio collettivo per definire la struttura della psiche dell’intera umanità, uno spazio inconscio la cui estensione potrebbe comprendere e accomunare tutta la popolazione del pianeta.

E se questo spazio inconscio fosse un luogo in cui ognuno può avere accesso quando sogna?

Anche a costo di ricevere critiche feroci, osando avanzare una ipotesi forse meno fantasiosa di quanto si possa credere, è forse possibile azzardare l’ipotesi della esistenza di “un luogo di incontro collettivo a livello inconscio”, comune all’intera umanità?

La nostra psiche, durante il sogno, può forse incontrare e interagire con persone che, abbandonato il corpo fisico, nel sonno potrebbero disporre della facoltà di ritrovarsi nella medesima dimensione eterica, priva di tutto ciò che nella vita “reale” frena le potenzialità dell’individuo, come capita a chi vive ignaro di questo aspetto della sua esistenza, al pari della maggior parte di noi.

Ipotesi di cui ci parlavano già studiosi del passato, consci di una composizione più complessa dell’essere umano, non limitata solo all’involucro fisico, ma costituita anche da altri corpi invisibili, percepibili a quanti, in quegli istanti, stanno utilizzando il loro corpo spirituale, nel rispetto della regola che ogni corpo può essere utilizzato solo al livello in cui si trova.

Il corpo fisico vedrà e potrà interagire solo con altri corpi fisici; i corpi spirituali potranno rapportarsi solo con quelli incontrati nel mondo spirituale che, forse, raggiungiamo durante il sonno.

Tale teoria, che spiega almeno in parte il “sogno lucido”, presuppone che la nostra vita possa dunque essere assai più ricca di quanto avvertiamo comunemente, essendo ipotizzabile un territorio in cui, forse, sia possibile trasferirci quando si cade addormentati.

Un ambiente percorribile talvolta nel sonno, che rimane ancora tutto da scoprire.

Alla luce di questa visione basata su teorie risalenti a tempi assai lontani da quelli della nostra evoluta, ma fragile civiltà, è forse possibile che le nostre vite si incontrino non solo su di un piano terreno, ma anche in una dimensione “altra”, raggiungibile quando apparentemente incoscienti, abbiamo la possibilità di trasferirci in mondi sconosciuti. Per questo motivo, d’ora in poi, varrà forse la pena ricordare bene quel che accade quando i nostri sogni ci appaiono assurdi e per lo più incomprensibili, anche se si sono impressi nella nostra mente come se avessimo davvero viaggiato nella vita reale, riuscendo a apprezzare la bellezza di luoghi a noi sconosciuti, assaporandone profumi portati dal vento, che avvertivamo carezzarci il volto mentre discutevamo amabilmente con uno sconosciuto, intento ad  illustrarci qualcosa a cui, forse, avremmo dovuto prestare più attenzione perché, stando così le cose, è possibile che quell’individuo potesse essere un Maestro,venuto a trovarci per offrirci insegnamenti che noi non siamo stati, almeno in quel momento, in grado di cogliere, perché incapaci di riconoscerlo come tale.

Rodolfo Alessandro Neri