LIFESTYLE- Pagina 158

Storie di orti, giardini e parchi con Paolo Pejrone

Domenica 5 giugno

 Nel parco del Castello di Miradolo, tra laboratori e percorsi guidati  

 

 

Appuntamento in Giardino”, l’iniziativa di APGI – Associazione Parchi e Giardini d’Italia, con il patrocinio del Ministero della Cultura che si svolge in contemporanea in oltre 20 paesi europei in accordo con Rendez-vous aux jardins, al Castello di Miradolo (TO) ha due grandi protagonisti: l’architetto Paolo Pejrone, attorno a cui ruota la mostra “Oltre il Giardino. L’abbecedario di Paolo Pejrone” e il Parco, da vivere e scoprire attraverso i laboratori per famiglie e un percorso guidato con pic-nic tra collezioni di camelie e ortensie, bambù giganti e alberi monumentali.

Si parte alle 11 con il laboratorio di lettura e manualità a cura di Sandra Dema, autrice del libro interattivo “Respira piccolo albero… respira” (2013, Edizioni Gruppo Abele), che prevede la creazione del proprio piccolo albero con l’utilizzo di materiali di recupero. L’attività è gratuita, indicata per bambini dai 3 ai 5 anni.

Sempre alle 11, nell’ambito di AMClub di Abbonamento Musei, parte anche il percorso guidato alla scoperta del Parco del Castello di Miradolo e delle sue collezioni di camelie ed ortensie, che prosegue alla 15 a Piossasco, a Casa Lajolo con il suo giardino all’italiana su tre livelli. La visita è un vero e proprio viaggio attraverso la storia del giardino all’inglese ottocentesco e delle specie esotiche che popolano il Parco, con un passaggio nella Serra neogotica e un’immersione nel bosco di bambù giganti, passando per i 5 alberi monumentali. Al termine della visita è possibile pranzare con un pic-nic nel Parco con i cesti di Antica Pasticceria Castino.

Alle 15 laboratorio di lettura con passeggiata nel parco “Ho abbracciato un gigante”, a cura di Sandra Dema, per la fascia di età 6-11 anni.

Alle 16,30 l’ultimo appuntamento è l’incontro con l’architetto Paolo Pejrone per parlare di “Storie di orti, giardini e parchi: virtuose solitudini, lunghe pazienze, grandi e piccoli dubbi”. Introduce Paola Eynard, vicepresidente Fondazione Cosso; modera Roberto Galimberti, Avant-dernière pensée. L’incontro è anche l’occasione per visitare “Oltre il Giardino. L’abbecedario di Paolo Pejrone”, la mostra che segue il corso delle stagioni, che accompagna il trascorrere del tempo, che muta prospettive, colori, luci e ombre, come un giardino. Il progetto espositivo, infatti, è stato immaginato come un cammino ideale lungo un anno, fino al 26 giugno, dove le opere in mostra cambiano con il variare delle stagioni. In esposizione, opere di Andy Warhol, Giorgio Griffa, Lucio Fontana, Giovanni Frangi, Francesco Menzio, Arrigo Lora Totino, Gilberto Zorio, Umberto Baglioni, Paola Anziché, Robert Rauschenberg, Giuseppe Penone, Mario Merz, Giovanni Anselmo, Francesco Garnier Valletti, Piero Gilardi, che costruiscono un dialogo immaginario con le parole dell’architetto Paolo Pejrone intessendo riferimenti e suggestioni e suggerendo letture e possibili interpretazioni del percorso di visita per costruire un cammino, oltre il giardino. La mostra si sviluppa attorno al concetto di abbecedario: un “ABC” del giardino, in rigoroso dis-ordine alfabetico, secondo le parole e i pensieri di Paolo Pejrone, ma soprattutto una riflessione profonda e intima su temi come la luce, l’ambiente, la calma, i dubbi, le speranze, le sfide che il mondo contemporaneo offre al rapporto tra uomo e ambiente.

 

PROGRAMMA

Domenica 5 giugno

Ore 11 – Attività per famiglie: Respira piccolo albero… respira

Laboratorio di lettura e manualità, a cura di Sandra Dema

Età consigliata: 3-5 anni

Attività gratuita per i bambini, per gli accompagnatori l’attività è inclusa nel biglietto di ingresso al parco. Prenotazione obbligatoria: 0121 502761 prenotazioni@fondazionecosso.it

Ore 11 – Percorso guidato dal Castello di Miradolo a Casa Lajolo

Ritrovo al Castello di Miradolo alle ore 11, spostamento autonomo per Casa Lajolo di Piossasco con ritrovo alle ore 15. Iniziativa organizzata nell’ambito di AMClub di Abbonamento Musei.

Quota di partecipazione: 12 euro per le visite guidate. Ingresso gratuito ai due castelli con Abbonamento Musei Piemonte Valle d’Aosta.

Possibilità di acquistare un cesto pic-nic per la pausa pranzo: 14 euro adulti/10 euro bambini. Per il pic-nic pagamento in loco e prenotazione entro il 1 giugno.

Ore 15 – Attività per famiglie: Ho abbracciato un gigante

Laboratorio di lettura con passeggiata nel parco, a cura di Sandra Dema

Età consigliata: 6-11 anni

Costo: 8 euro. Per gli accompagnatori l’attività è inclusa nel biglietto di ingresso al parco. Prenotazione obbligatoria: 0121 502761 prenotazioni@fondazionecosso.it

Ore 16,30 – Incontro con Paolo Pejrone: Storie di orti, giardini e parchi: virtuose solitudini, lunghe pazienze, grandi e piccoli dubbi

Introduce Paola Eynard, vicepresidente Fondazione Cosso; modera Roberto Galimberti, Avant-dernière pensée

La prenotazione è obbligatoria per tutte le attività: 0121 502761 prenotazioni@fondazionecosso.it

 

PAOLO PEJRONE

Per Paolo Pejrone, nato a Torino nel 1941, l’amore per l’orto e per il giardino nasce da bambino, quando nella casa di Torino impara a conoscere le piante. Si laurea in Architettura al Politecnico di Torino con Carlo Mollino, tra i più noti architetti del secolo scorso e fotografo di talento.

Il suo universo è profondo, assolutamente originale: già dagli anni della formazione diventa allievo di Russel Page (1906 – 1985), uno dei più grandi paesaggisti inglesi del Novecento e, dopo qualche tempo, raggiunge lo studio di Roberto Burle Marx (1909 – 1994), a Rio de Janeiro, per collaborare con lo straordinario paesaggista pittore. Dal 1970 lavora come architetto di giardini in Italia, Francia, Svizzera, Arabia Saudita, Grecia, Inghilterra, Germania, Spagna, Belgio, Principato di Monaco e Austria. Dal 1972 collabora continuativamente, sul tema del giardino, con numerosi giornali, riviste d’opinione e specialistiche. Ha raccontato di giardini e orti felici attraverso numerosi libri editi da Feltrinelli, Mondadori, Einaudi. È fondatore e Presidente dell’Accademia Piemontese del Giardino ed è l’ideatore della mostra-mercato “Tre giorni per il Giardino” al Castello di Masino. Nel 2013 è stato insignito del titolo di “Chevalier de l’Ordre des Arts et des Lettres” dal Ministero della Cultura e Comunicazione di Francia.

 

Giorni e orari di apertura del Parco e della Mostra

Venerdì, sabato, domenica e lunedì ore 10/19 (ultimo ingresso ore 17)

Ingresso libero, prenotazione consigliata: 0121 502761 prenotazioni@fondazionecosso.it

La prenotazione è obbligatoria per le attività e le visite guidate

Tariffe: ingresso al parco con audioguida

Ingresso: 5 €

Gratuito: fino a 6 anni, Abbonamento Musei e Torino+Piemonte Card, Passaporto culturale

 

INFO

Castello di Miradolo, via Cardonata 2, San Secondo di Pinerolo (TO)

0121 502761 www.fondazionecosso.com

Turin Confidential Cosa succede a Torino: informazioni per chi arriva in città

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What’s on in Turin: events and attractions for tourists, occasional visitors and expats

June, what a lovely day to visit Turin! After the great success of the Eurovision Song Contest, the whole world has re-discovered Turin as a tourist destination. It happened with the 2006 Olympic Games, but thanks to Eurovision we have refreshed the world’s memory: we have a lot of museums, a vibrant cultural life, parks, and shopping centers so what are you waiting for?

Events

The Eurovision village has been so successful that the city has decided to maintain it as a venue for summer concerts and its website has become an official English source to check what the city has to offer. Well, together with this column.

June is also Pride Month. On June 18 a colorful parade will start from Porta Susa to Piazza Castello to celebrate diversity and human rights. Because LGBT rights are human rights. Let’s ketchup in Via Principe Eugenio at 4.30 pm.

And finally, free entertainment is provided by the crews of two movies. The city is, in fact, the set of the next Fast and Furious 10 with Jason Momoa, and 2Win, the story of the rivalry between Audi and Lancia. So, don’t get surprised if you see incredible vehicles chasing other cars.

But if you prefer something quieter, here are a few other ideas.

Art Galleries

Until Sunday 5 June, Galleria Pirra hosts the exhibition “Disantropica” with the photos of Gabriele Zago, an art director who lives and works in Turin. His works witness the lives of tribes in Papua New Guinea and their struggle with globalization.

From 8 June to 8 July, Luce Gallery presents the work of Caitlin Cherry, afro American painter, and sculptress.

Museums and Exhibitions

A new museum has opened in Town. Gallerie d’Italia is the new project of Banca Intesa San Paolo which displays its collection as well as temporary exhibitions at Palazzo Turinetti. Discover the impressive collection of pieces belonging to the Piedmontese Baroque together with the bank photo archive.

Gam is always worth a visit. First of all, because of the amazing World Press Photo, with the winning photos of the 65th annual press photo contest. But you can also enjoy A collection without borders, dedicated to international art pieces from the 1990s, as well as an exhibition dedicated to Flavio Favelli.

At Galleria Sabauda there is the unusual display of comics entitled “Ghosts and other mysteries”

Children will love it together with a visit to Mufant, the museum of fantasy and sci-fi.

Mao gives you the possibility to investigate the enchanting history of eastern art and opens a new exhibition entitled: The great void. From sound to image. While Palazzo Madama continues with its exhibition dedicated to Pompei.

Music

Fancy some music? How about having an aperitif at Blah Blah and then waiting for one of the many rock concerts?

Hiroshima Mon Amour also offers a rich program with gigs and dancing nights. Get back in shape as in July HMA will bring Skunk Anansie back to town.

And for a moment of little pleasure…

Turin has invented the “Happy Hour”. Sipping a Martini in one of the bars of Piazza San Carlo might give you a special view on the crashes and chasing of Fast and Furious. But if you choose a bar in Via Po or Piazza Vittorio and spot a blue Panda, that is me running late for work.

 

Lori Barozzino

Take a look at the last articles as many events are still taking place.

Lori is an interpreter and translator who lives in Turin. If you want to read more, here’s her blog.

La sesta edizione del Premio della Rosa Principessa Maria Letizia

Sabato 4 e domenica 5 giugno al Castello di Moncalieri

#moncaliericittanelverde

Non si era fermata neanche durante la pandemia, nella versione «Rose al Castello». Ora ritorna al gran completo il «Premio della Rosa Principessa Maria Letizia». La manifestazione florovivaistica e culturale dedicata alle rose si presenta sabato 4 e domenica 5 giugno con la sesta edizione nel Giardino delle Rose dell’imponente Residenza Sabauda del Castello di Moncalieri, parte del Patrimonio culturale UNESCO. Rose al Castello e le iniziative collegate sono organizzate dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo della Città di Moncalieri, coadiuvato dall’Associazione Culturale Kòres.

Presidente onorario della manifestazione è l’architetto di giardini e paesaggista Paolo Pejrone, mentre Madrina è Anna Peyron, vivaista specializzata in rose antiche, due nomi eccellenti della cultura del verde.

Come ormai tradizione, la manifestazione è aperta ad appassionati, floricultori e cittadini ad ingresso gratuito. Offre appuntamenti rivolti a ibridatori e giardinieri, lettori e musicofili, curiosi, estimatori del bello e amanti della natura, con appuntamenti e incontri adatti ai gusti più diversi, purché legati all’ambiente e alla bellezza.

 

Il Premio della Rosa è sempre più internazionale

Per vivaisti e ibridatori, momento centrale della due giorni è sicuramente il Premio della Rosa Principessa Maria Letizia, competizione che si fa di anno in anno più internazionale: l’edizione 2022 è infatti evento inserito nella EU Green Week 2022. Un patrocinio che era già stato assegnato a Moncalieri, unica città in Piemonte, nel 2021, con un evento dedicato al Parco Storico nel corso del quale era avvenuto un collegamento con Bruxelles). Il Premio 2022 vedrà la partecipazione di varietà di rose provenienti da Baden-Baden (città tedesca con cui Moncalieri è gemellata, e da cui proviene la giurata Nathalie Dautel), Inghilterra e Francia.

Presidente della giuria scientifica che assegnerà il Premio alla migliore nuova varietà ibrida di rosa è Marco DeVecchi, professore presso DISAFA dell’Università di Torino. Lo affiancano Piero Amerio, collezionista Roseto della SorpresaElena Del Santo, giornalista, Nathalie Dautel, fotografa ed esperta di giardini, Roseto di Baden Baden, Michela Mollia, scrittrice e rosaista.

Oltre al premio riservato ai nuovi ibridisi sono voluti dedicare quest’anno riconoscimenti anche ai vivaisti, che rendono il Giardino delle rose un tripudio di fiori, di profumi e di colori. Così un’altra giuria, composta da Marco De Vecchi (presidente), Alberto Testa, (Fondazione Albero Gemello) e Cristiana Ruspa, (architetto paesaggista Giardino Segreto) attribuirà un premio alla “Rosa più bella”, alla “Rosa più profumata” e al “Miglior allestimento”.

La premiazione avrà luogo nel Giardino delle Rose domenica 5 giugno alle ore 12.

Il Premio della Rosa è ispirato alla figura della principessa Maria Letizia Bonaparte di Savoia, nipote del re Vittorio Emanuele II, che istituì un concorso floreale in cui veniva selezionata e premiata la rosa più bella proprio al Castello di Moncalieri, cui fu assai legata e dove visse per un lungo periodo.

Due giornate per tutti

Rose al Castello è ormai una manifestazione di riferimento per gli operatori del settore, ma sua nota altrettanto caratteristica rimane l’attenzione per la cittadinanza, invitata a partecipare ad appuntamenti e iniziative legati dal tema conduttore delle rose e adatti ai gusti più diversi, dalle 10 alle 19 di sabato e domenica.

Da menzionare tra i numerosi appuntamenti culturali c’è innanzitutto la tavola rotonda sulla mostra “Oltre il giardino, l’abbecedario di Paolo Pejrone” (presso il Castello di Miradolo) a cui partecipano, tra gli altri, Rosellina Archintofondatrice della casa editrice Archinto e Maria Luisa Cosso, presidente della Fondazione Cosso.

Vi si uniscono gli incontri tra rose, libri e poesia, in cui si parlerà, tra l’altro, di Orti botanici d’Europa con Cristina Archinto e Alessandra Valentinelli e di rose nella letteratura con Margherita Oggero e Enrica Melossi.

Ci saranno momenti dedicati al recupero di Parchi storici, in primis il Parco del Castello Reale di Moncalieri, del Parco del Flauto magico di Emanuele Luzzati a Santa Margherita Ligure e di nuovi spazi verdi, come l’avveniristico giardino pensile (il più alto d’Europa) realizzato sulla pista del Lingotto.

Per la musica, si va da un omaggio a De Andrè, con lo spettacolo Rose di Rame, alla musica raffinata di Armilla Ensemble.

Sarà presente inoltre la mostra fotografica di Cristina Archinto, fotografa del verde e del paesaggio.

In entrambe le giornate ci saranno, inoltre, momenti dedicati a bambini e ragazzi, insieme ad attività laboratoriali a tema ecologico per i più piccoli da svolgere con le famiglie.

L’apertura ufficiale della due giorni sarà sabato 4 alle ore 12, con il sindaco di Moncalieri Paolo Montagna e l’assessore alla Cultura Laura Pompeo.

Durante la manifestazione sarà effettuata una raccolta fondi a favore di FPRC di Candiolo (Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro), presso una postazione con operatori sanitari disponibili a dialogare con il pubblico sui temi della prevenzione e della cura.

La due giorni è a ingresso gratuito. Si svolgerà nel Giardino del Castello di Moncalieri anche in caso di pioggia.

Rose al Castello si inserisce tra le iniziative volute dall’amministrazione per promuovere l’immagine di “Moncalieri Città nel Verde”, in particolare valorizzando il Castello (patrimonio Unesco dal 1997) e il suo Parco, appena acquisito dalla Città e attualmente oggetto di un ampio progetto di recupero, che verrà presto aperto al pubblico. Proprio in quest’area sarà realizzato il futuro roseto dedicato proprio al Premio della Rosa, per ospitare le nuove varietà, mentre a fine 2021 è stato collocato a dimora un nuovo apiario, con la prospettiva di ricavarne miele derivato dalle essenze botaniche del parco. Il tutto grazie a un consolidato rapporto di partnership con il Dipartimento di Scienze Agrarie Disafa dell’Università di Torino e con il professor Marco Devecchi. Un percorso che a marzo ‘22 ha portato al varo del progetto MonVert, finanziato dal San Paolo con un contributo di 80.000 euro nell’ambito del bando Next Generation We e destinato a ridisegnare l’intero assetto del verde cittadino proprio a partire dal Parco Storico come “cuore” dell’intero sistema.

Di questa ampia proposta paesaggistica e culturale fanno anche parte i percorsi della collina (parte del sistema CollinaPo riserva della biosfera, MaB UNESCO dal 2016), la cerchia di antiche vigne, gli splendidi giardini e il parco fluviale, che impreziosiscono il panorama circostante, rendendo, insieme alla ricchezza architettonica del Centro Storico, la città di Moncalieri un vero polo di attrazione turistica.

Rose al Castello e le iniziative collegate sono organizzate dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo della Città di Moncalieri, coadiuvato dall’Associazione Culturale Kòres.

L’allestimento floro-vivaistico è curato dalla web gardener Simonetta Chiarugi.

Il Premio della rosa e Rose al Castello, per il luogo in cui si svolgono e la figura di Maria Letizia che li ispira, rappresentano la proposta culturale più strettamente legata all’immagine di Moncalieri e riconosciuta ben oltre l’ambito locale. La Principessa Maria Letizia Bonaparte Savoia, nipote del re Vittorio Emanuele II, era molto legata al Castello di Moncalieri, dove aveva istituito il concorso floreale in cui veniva selezionata e premiata la rosa più bella. La kermesse è dedicata proprio a lei ed è ospitata nella stessa cornice in cui è nata oltre un secolo fa: il Giardino delle Rose del Castello Reale – dichiara soddisfatta l’assessore alla Cultura e al Turismo Laura Pompeo – Stiamo raccogliendo i frutti di un lavoro iniziato nel 2015 con il progetto Moncalieri Città nel Verde, che guida e ispira ogni aspetto della nostra programmazione. Fiorile (quest’anno per la prima volta in doppia edizione, primaverile e autunnale) e il Premio della rosa vi giocano un ruolo chiave insieme al nostro convegno internazionale, i Dialoghi sul paesaggio, di cui è in calendario a luglio la settima edizione, interamente dedicata al cambiamento climatico”.

La sindrome di Dorian Gray

L’eccessiva preoccupazione di invecchiare può essere patologica e trasformarsi in un disturbo particolare: la sindrome di Dorian Gray

La sindrome di Dorian Gray si sviluppa in persone caratterizzate dall’essere eccessivamente preoccupate per il loro aspetto e, contestualmente, prive di eccessive difese nello scoprire in se stessi modificazioni strutturali e estetiche comuni a tutte le persone che raggiungono la condizione tipica della vecchiaia.

È stata descritta per la prima volta nel 2000 dal dottor B. Brosig della Justus Liebig University (Giessen, Germania), specialista in Psicoterapia e Psicodinamica che, nel definire tale sindrome, si è ispirato al celebre romanzo scritto da Oscar Wilde nel 1890, in cui si narra di un giovane che, avendo modo di ammirare il proprio aspetto in un ritratto realizzato magistralmente, prova l’intenso e struggente desiderio di non invecchiare, di restare giovane per l’eternità, volendo che la degenerazione senile riguardi la figura abilmente disegnata sulla tela e non più lui che, in virtù di tale artifizio, potrà rimanere giovane per sempre.

Il rammarico di essere costretti a invecchiare, la perdita della freschezza e della tonicità muscolare giovanile, è comune alla maggior parte delle persone ed è anche comprensibile; si tratta di un decadimento ineluttabile che, con il trascorrere del tempo, tende a manifestarsi sempre più con maggiore evidenza e contro cui, purtroppo, non si possono opporre se non che pochi provvedimenti.

Quant’è bella giovinezza, che si fugge tuttavia! chi vuol esser lieto, sia: di doman non c’è certezza“; il noto verso di Lorenzo il Magnifico, scritto nel 1490, descrive con mirabile sintesi, il disagio provato da sempre in tutte le generazioni, e invita con eleganza a non cadere in depressione per la decadente trasformazione del nostro misero corpo terreno.

Quando la preoccupazione diviene eccessiva, i medici parlano di Dismorfofobia, noto disturbo identificato con la sigla BDD (Body dysmorphic disorder), rappresentato da una preoccupazione significativa e insolita per qualche difetto percepito nelle proprie caratteristiche fisiche, siano queste reali o immaginarie.

I pazienti affetti dalla sindrome di Dorian Gray sono ossessionati dal voler mantenere il più giovanile possibile il loro aspetto e, sovente, assumono atteggiamenti tipici delle generazioni più giovani, cercando di assimilarsi a queste, comportandosi e vestendosi di conseguenza e in tale modo rallentano di molto la loro crescita emotiva continuando a comportarsi quasi come degli adolescenti.

Un aspetto da non sottovalutare in questa sindrome è che i pazienti, per ostacolare il processo d’invecchiamento, possono commettere azioni in grado di risultare pericolose per la loro salute, dedicando una gran parte del tempo alla ricerca che spazia dai più svariati prodotti cosmetici fino alla ricerca di specialisti di chirurgia plastica capaci di rimodellare il loro fisico e, in particolare, il volto, in modo da poter recuperare la bellezza ormai sfiorita. Tipico è l’abuso dell’utilizzo di Botox che, specie se somministrato da persone inesperte consultate per lo più con la speranza di risparmiare, possono avere effetti devastanti.

Il problema di fondo di questa sindrome è il rifiuto di se stessi; una persona con questa sindrome non può accettarsi così com’è; è un paziente in grado di accettarsi solo costringendosi ad essere ciò che la società vuole che sia, o meglio è un individuo che pensa di non essere all’altezza di ciò che la società richiede alla sua figura, non rispondente secondo la propria visione distorta, ad una condizione ottimale di bellezza.

E’ ben radicato nella sua mente il concetto che la propria forma del corpo o del viso siano fattori decisivi per il proprio progetto di vita. Nella nostra società, purtroppo, questo può essere vero in parte. Lo sviluppo della superficialità è responsabile del fatto che sempre più aziende utilizzano queste variabili come elementi di accettazione o promozione professionale.

Indubbiamente vi è in questi soggetti una buona dose di narcisismo; il narcisista è una persona ossessionata da ss stesso, che presta pochissima attenzione agli altri: lui o lei deve essere ammirato, sempre.

Il narcisista esagera le sue conquiste e le sue capacità, è ossessionato dal potere, si sente attaccato se non è ammirato, reagisce in modo esagerato se viene criticato, può trasformarsi in una persona presuntuosa e superba.

Per nostra sfortuna la società in cui ci troviamo a vivere è vittima di una certa superficialità, derivante dall’ossessione imposta in particolare da alcuni spot pubblicitari, che tentano di imporre modelli in cui vengono sottolineati per lo più solo meriti esteriori, derivanti dalla bellezza e da un malinteso senso del successo, inteso come accumulazione di ricchezza e beni personali. E, forse, potrebbe essere possibile che buona parte dei disagi delle nostre società dipendano proprio da questo modo di approcciare il mondo da parte di persone, molte delle quali inconsciamente affette dalla sindrome di Dorian Grey, che soffrono di un narcisismo patologico, in accordo con la tesi del drammaturgo e premio Nobel T.S. Elliot il quale sosteneva che “la maggior parte dei problemi del mondo sono dovuti a persone che vogliono essere importanti”. In altre parole, narcisisti.

Rodolfo Alessandro Neri

Una cipolla dolce e digeribile diventa Presidio Slow Food

A Drubiaglio, nella piemontese Valle di Susa

Il progetto di tutela dell’ortaggio, da tempo segnalato sull’Arca del Gusto, coinvolge nove produttori e l’amministrazione comunale di Avigliana (To)

La Dora Riparia come il Nilo, la Valle di Susa come la valle del fiume più lungo del mondo. Che cosa ci spinge a fare un paragone così azzardato? La storia dietro all’ultimo Presidio Slow Food, in ordine di tempo, a venire lanciato: quello della cipolla bionda piatta di Drubiaglio, frazione di Avigliana, comune della Valle di Susa in Piemonte. A venirci in soccorso, spiegando che cosa accomuna due territori così distanti come l’Egitto e quest’area del Piemonte, è Roberto Sambo, responsabile regionale dei Presìdi Slow Food: «Drubiaglio si trova sulla sponda sinistra della Dora Riparia, cioè dall’altra parte rispetto a dove sorge l’abitato di Avigliana, e la differenza nella tipologia del terreno è significativa. Fino a una cinquantina d’anni fa, le campagne di Drubiaglio venivano fertilizzate (oltre che dalla consueta concimazione organica effettuata dai contadini) anche per effetto dei periodici straripamenti della Dora Riparia e del torrente Messa. Le esondazioni, infatti, hanno a mano a mano arricchito il suolo di limo, proprio come accaduto lungo il corso del Nilo, rendendo il terreno non solo fertile ma anche soffice». Oggi, grazie alle arginature, i torrenti non straripano più, ma il suolo continua a rivelarsi un prezioso alleato dell’agricoltura.

 

Terreni fertili e storie di confine

Non avendo precisi riferimenti storici, è difficile datare l’inizio della coltivazione della cipolla nel territorio di Avigliana, ma non è inverosimile immaginare che si tratti di un’abitudine diffusa già ai tempi della dominazione romana. «Tra i romani, la cipolla era un ortaggio molto noto e apprezzato – prosegue Sambo – e a Drubiaglio sono stati rinvenuti resti archeologici dell’antica Statio ad Fines Coti. In sostanza, qui vi era una stazione adibita alla riscossione dei dazi sulle merci che, provenienti dalla Francia, attraversavano le Alpi per raggiungere l’Italia. In Valle di Susa, vero e proprio crocevia di questi commerci, si svilupparono così microeconomie territoriali fiorenti, tra le quali quella relativa alla produzione delle cipolle».

Certo, non era sufficiente che genti e prodotti passassero da Avigliana per far sì che i prodotti della terra avessero successo: occorreva che fossero buoni, validi e soddisfacenti. La cipolla di Drubiaglio, evidentemente, queste caratteristiche le aveva. E le conserva ancora oggi: «Io la chiamo la cipolla delle due D, nel senso che è dolce e digeribile» racconta Antonella Doni, referente Slow Food del Presidio e promotrice del progetto.

Cipolla di Drubiaglio © Valerie Ganio Vecchiolino

La cipolla con gli amaretti?

«Diventare Presidio Slow Food è un riconoscimento al valore del prodotto e alla storia di un territorio – prosegue Doni –. In quest’area, che nell’Ottocento era troppo lontana da Torino per diventare un bacino agricolo della città, lavorare la terra è sempre stata un’abitudine diffusa, tanto che molte famiglie coltivavano la cipolla di Drubiaglio per il consumo famigliare». Ed è proprio in questo modo, grazie cioè alla saggezza dei contadini locali e alla capacità di trasmettere questo sapere, che il seme si è tramandato di generazione in generazione. Seme, aggiunge il referente dei produttori che aderiscono al Presidio Fabio Porcari, che pare aver trovato nel terreno di Drubiaglio l’unico l’habitat ideale per essere prodotto: «Sebbene la pianta cresca bene anche nella bassa Valle di Susa e in Val Sangone, i tanti tentativi di riprodurre in quei luoghi il seme non hanno mai dato risultati ottimali».

E in cucina? La cipolla si presta benissimo a essere cucinata ripiena: «La si può consumare cruda, ma è al forno che dà il meglio di sé. Ha un diametro di 7-8 centimetri ed è così dolce che non occorre preparare un ripieno sostanzioso che contrasti il sapore tipico delle cipolle – aggiunge Porcari –. Pensate infatti che molte persone, qui, non utilizzano la carne per riempirle, e aggiungono anche l’amaretto all’impasto!».

 

Dall’Arca del Gusto al Presidio, passando per la De.C.O. e l’impegno comunale

La cipolla bionda piatta di Drubiaglio, appena divenuta Presidio, è da tempo in orbita Slow Food: faceva infatti già parte dell’Arca del Gusto, il registro sul quale l’associazione della Chiocciola segnala prodotti, razze animali, varietà vegetali e tradizioni gastronomiche a rischio scomparsa. Quello dell’ortaggio valsusino è un esempio virtuoso di come, anche grazie all’impegno delle amministrazioni locali, sia possibile far rivivere una coltura che, negli ultimi decenni, era stata confinata alle piccole quantità degli orti locali e messa in disparte in favore della più semplice coltivazione di mais. Già nel 2016, infatti, il Comune di Avigliana aveva istituito un marchio De.C.O. (Denominazione Comunale di Origine) dedicato alla cipolla di Drubiaglio, coinvolgendo gli stessi nove produttori che oggi aderiscono al Presidio e che da tempo si sono dotati di un disciplinare che vieta l’utilizzo di pesticidi, diserbanti e concimi chimici.

«Finalmente siamo riusciti a raggiungere l’obiettivo che questa amministrazione si era prefissata già prima della pandemia di Covid-19 – conclude Fiorenza Arisio, assessore all’Agricoltura del Comune di Avigliana –. Creare un Presidio Slow Food è un’ottima occasione per poter promuovere un’agricoltura più sana, perché rispettosa del territorio e priva di pesticidi. E poi c’è il tema del consumo di acqua: le risorse idriche saranno sempre più scarse e il fatto di poter coltivare prodotti che non necessitano di tanta acqua, come invece richiede il mais, è un aspetto importante da tenere in considerazione».

Tutta mia la città: storie cucite a mano

Spettacoliincontrivisite guidateeventi di socialitàda giugno a settembre a Moncalieri con “Tutta mia la città” sarà una vera estate formato famiglia. I nove appuntamenti e la seconda edizione del festival Open-T concluderanno, infatti, la programmazione “fuori dalla scuola” di Storie cucite a mano, progetto nazionale triennale selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile che coinvolge anche Roma e Lecce. L’ingresso è libero con prenotazione consigliata su Eventbrite. Info e programma moncalieri@storiecuciteamano.it – 3342188797 – percorsiconibambini.it/storiecuciteamano.

Domenica 5 giugno dalle 9:30 per la Giornata mondiale dell’ambiente tutte le realtà che abitano il Parco Le Vallere organizzano una camminata alla scoperta della riserva naturale. Durante la passeggiata sarà possibile sperimentare tanti “passi diversi”, conoscersi e salutarsi con un aperitivo offerto da Pro Loco Moncalieri. Non mancheranno varie attività: Passeggiamo e … puliamo!, Walk in balance, Fitwalking, Alla scoperta della vegetazione del Parco!, Passeggiata Pedagogica. La giornata è organizzata grazie alla collaborazione tra Ente Parco del Po Piemontese, Unione dei Comuni di Moncalieri, Trofarello, La Loggia, Comune di Moncalieri, Associazione Donna Tea, AMaR Piemonte Onlus, Casa Zoe, Centro Studi Sereno Regis, Educazione Progetto, Pro Loco Moncalieri. Prenotazione consigliata su Eventbrite.

Cresce l’attesa per la seconda edizione di Open-T, Festival di teatro e lettura per bambini e ragazzi ideato, diretto artisticamente e organizzato dall’Associazione Teatrulla che dal 17 al 25 settembre proporrà due week end con spettacoli e incontri/laboratori con autori e compagnie proveniente dal Piemonte e dal resto d’Italia. Per prepararsi al festival, Storie cucite a mano ospiterà due interessanti appuntamenti. Il primo sabato 11 giugno dalle 17:30 nel Parco Le Vallere con “Bosco in delivery“, un percorso animato a cura del Bosco delle Meraviglie. Bambine e i bambini saranno accompagnati su un sentiero attrezzato dove incontreranno personaggi fantastici, leggendari, mitologici e della storia locale. Un bosco animato da folletti, alberi parlanti, orchi, lupi mannari, elfi, streghe, cavalieri e fate con i quali i partecipanti costruiranno l’intero percorso, modificando di volta in volta l’esito dell’incontro successivo grazie agli strumenti di cui saranno dotati: mantello dell’invisibilità, pozioni magiche, spade e scudi. Nell’ultima, tappa su una grande radura, l’esperienza acquisita nell’intero viaggio permetterà di scoprire il trionfo del bene e della forza della verità.

Domenica 12 giugno alle 18:30 nel Salone Ovale del Polifunzionale Don P. G. Ferrero in Via Santa Maria 27 bis spazio a “Come from away“, una serata dedicata al musical con i SOS – Singers on stage. L’esperienza, che unisce l’attività corale alla messa in scena teatrale, nasce nel 2015 sotto la direzione artistica del Maestro Paolo Zaltron. Negli anni, SOS partecipa a numerosi concerti, manifestazioni a Torino e nel resto dell’Italia, sviluppando diverse collaborazioni con realtà corali e teatrali, oltre che con diversi professionisti del settore. Caratteristica unica del gruppo, che può vantare cantanti, attori e performer di ogni età, è la miscela originale tra un’attività impostata inizialmente con la cura della ricerca sonora tipica dell’attività corale, e la successiva messa in scena dei brani con un lavoro di ricerca registica ed emotiva, portando in vita con una nuova ottica musical classici e moderni, scelti per fare risaltare l’aspetto corale e con una attenzione particolare alla narrativa dei brani di repertorio.

Venerdì 24 giugno alle 20 in Piazza Vittorio Emanuele II, nell’ambito di MySummer della Città di Moncalieri, il progetto proporrà “Storie in piazza: animazione per famiglie” (info e programma completo mymoncalieri.it).

Domenica 26 Giugno alle 10:30 tutte e tutti in Gita al Centro Visita dell’Area Faunistica Uomini e lupi di Entracque, in provincia di Cuneo con possibilità di trasferimento in pullman con partenza alle 8:15 dalla Biblioteca Civica Arduino a Moncalieri. Il Centro si compone di due sezioni complementari. Il Centro visita, in Entracque paese, propone un percorso di scoperta, dedicato al mito del lupo. All’interno dell’Area faunistica in località Casermette, un percorso multimediale introduce in modo appassionante alla biologia del lupo. Un ampio recinto ospita alcuni animali non più in grado di vivere in natura, che è possibile osservare dalle torrette d’avvistamento. Il Centro Uomini e Lupi è gestito dalla Cooperativa Montagne del Mare.

Sabato 9 luglio alle 16 il secondo appuntamento con Aspettando Open-T accoglierà l’esperienza del “Circo Luce“. Il progetto artistico nasce da un’idea di Luciano Strasio, marionettista, falegname ed educatore: quella di usare la propria bici come mezzo di trasporto da città a città e come luogo di spettacolo. Montando e smontando un piccolo châpiteau/tendone da circo cucito intorno alla bicicletta e posizionando su questa una scatola adornata da tante coppie di fori.

Domenica 17 Luglio alle 10:30, Storie Cucite a mano, in collaborazione con il progetto Ip Ip Urrà, proporrà una Gita ai Giardini della Venaria Reale e al fantacasino. La Reggia fu concepita come luogo di loisir, gioco e divertimento, un aspetto dell’antica vita di corte che trovava la sua maggiore rappresentazione proprio nei Giardini, in particolare nel Tempio di Diana di cui oggi rimangono solo le fondamenta. Il Fantacasino, l’attrazione del Boschetto dei giochi pensata per le famiglie e un pubblico di ogni età ideata da Massimiliano Colangelo, trae ispirazione proprio dalle forme e dalle proporzioni del Tempio di Diana, riproponendone in chiave moderna il ruolo di locus ludi dei Giardini.

Venerdì 29 Luglio alle 18:30 nel Cortile del Polifunzionale Don P.G. Ferrero da non perdere la Cena di mezza estate per condividere una serata di divertimento e socialità.

Dopo la pausa di agosto, sabato 17 e 24 settembre al Parco Le Vallere domenica 18 e 25 settembre al Polifunzionale Don P.G. Ferrero in scena gli spettacoli della seconda edizione del festival Open-T.

Venerdì 23 settembre alle 15 sempre il Polifunzionale ospiterà “Storie cucite a mano: tre anni di scuola, famiglie e cultura“, un convegno di chiusura del progetto Storie cucite a mano con la partecipazione di tutti i partner di MoncalieriRoma e Lecce e altri ospiti. Grazie al progetto di contrasto alla povertà educativa, prevenzione del disagio e promozione del benessere per bambine e bambini tra i 5 e i 14 anni e per le loro famiglie, dal 2019 nelle tre città si sperimentano interventi innovativi per dare vita a un modello inedito di intervento per la costruzione di comunità educanti, fondato sull’alleanza tra scuole, associazioni, istituzioni, organizzazioni, sistema dei servizi e singoli cittadini.

Moncalieri, il progetto Storie Cucite a Mano – coordinato dalla Cooperativa Sociale Educazione Progetto di Torino (capofila), dall’Associazione 21 luglio di Roma e da Fermenti Lattici di Lecce, con il monitoraggio della Fondazione Emanuela Zancan e la comunicazione a cura della Cooperativa Coolclub – coinvolge l’Amministrazione Comunale di Moncalieri e l’Unione dei Comuni di Moncalieri, Trofarello e La Loggia, l’associazione Teatrulla, la Cooperativa Sociale P.G. Frassati e l’Istituto Comprensivo Statale “Santa Maria”, che – insieme allo “Stomeo – Zimbalo” di Lecce e al “Giovanni Palombini” di Roma – ospita la sperimentazione delle équipe ad alta densità educativa che affiancano i docenti nel loro compito. Nelle altre città Storie cucite a mano ha tra i partner anche ABCittà società cooperativa sociale onlus, Associazione Garofoli/Nexus, Digiconsum, Fondazione per l’educazione finanziaria e al risparmio, In.F.O.L Innovazione formazione orientamento e lavoro, Comune di Lecce, Casa Circondariale “Borgo San Nicola” di Lecce, Principio Attivo Teatro, PSY Psicologia e Psicoterapia cognitiva integrata.

Il progetto Storie cucite a mano è stato selezionato da Con i bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile che nasce da un’intesa tra le Fondazioni di origine bancaria rappresentate da Acri, il Forum Nazionale del Terzo Settore e il Governo. Sostiene interventi finalizzati a rimuovere gli ostacoli di natura economica, sociale e culturale che impediscono la piena fruizione dei processi educativi da parte dei minori. Per attuare i programmi del Fondo, a giugno 2016 è nata l’impresa sociale Con i Bambini, organizzazione senza scopo di lucro interamente partecipata dalla Fondazione CON IL SUD. Info su www.conibambini.org.

Storie cucite a mano – Moncalieri
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Hermès: un mito, una tradizione con lo sguardo al futuro

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A Torino l’incontro con gli artigiani e i savoir-faire sostenibili di Hermès

In un luogo di fascino e di accoglienza, alle OGR,  Officine Grandi Riparazioni, in quello spazio ricco di suggestione, di memoria, di pietre che raccontano un’importante storia tutta torinese è stato ospitato dal 19 al 29 Maggio uno dei marchi più famosi e conosciuti al mondo, la Maison Hèrmes, dando la possibilità ai visitatori di vivere un tempo singolare e sicuramente straordinario, accanto agli artigiani che operano in prima persona per la produzione unica ed irripetibile, poiché interamente  prodotta a mano, dei tanti differenti manufatti  che le boutiques presenti nei vari Paesi offrono all’attenzione della loro clientela.

Hermès in the making, incontro con gli artigiani e i savoirfaire sostenibili di Hermès” è il titolo accattivante di questo evento, di quanto si è incontrato e vissuto a Torino in questi giorni all’insegna della bellezza, della creatività ad altissimo livello, della presenza di materiali di grande qualità, fino alla fantasia di forme, colori e materie prime. I visitatori hanno così avuto l’opportunità di fare un viaggio alla scoperta della realizzazione pratica e manuale di oggetti spesso considerati irraggiungibili ma pur sempre presenti nei desideri e nei sogni di chi si lascia affascinare dalla bellezza e dalla storia di quanto la Maison francese continua ad offrire ormaida generazioni. Era il 1837, anno della fondazione, e Parigi fu testimone degli inizi di questo storico brand con la lavorazione del cuoio, in un laboratorio aperto da Thierry  Hermès nella capitale francese. I cavalli erano il mezzo di trasporto in voga, mezzo che lasciò poi il posto all’auto e quindi dalle selle, dai finimenti si passò alla produzione di valigerie, di borse da viaggio senza mai tralasciare comunque le produzioni precedenti, includendo quindi altri mestieri, altri territori, altre mete.


Nel 1880 suo figlio trasferisce la sede al famosissimo 24 Faubourg Saint Honoré e da allora si sono avvicendate sei generazioni di artigiani. Entrando negli spazi riservati all’evento ci si trova calati in grandi ambienti semibui con ampie volte che un sapiente restauro ha reso oltreché agibile e fruibile anche di grande impatto visivo, in cui tutta l’attenzione è catturata dagli stand illuminati dove è possibile fare la diretta conoscenza con gli artigiani vivendo per un tempo accanto a loro che, con dovizia di particolari e di pazienza ma anche con la ben visibile passione al mestiere, dimostrano fattivamente l’esecuzione passo dopo passo del manufatto che fa parte ormai della loro vita.

Ognuno di loro è proveniente dalla regione francese che più di ogni altra è in grado di offrire il meglio per la continuazione della produzione e della tradizione di un determinato settore. Accompagnati dal profumo tipico e pregnante del cuoio, si viene accolti dai maestri sellai con creazioni storiche e metodologie secolari, con la dimostrazione del loro tipico “ punto sellaio ” ed ogni sella è studiata per il confort del cavallo e del cavaliere e deve durare nel tempo. Si passa alla pittura su porcellana, con provenienza dalla loro sede di Limoges. Vasellame, piatti di varie misure e forme prendono vita sotto i lunghi ed affusolati pennelli di attenti artigiani che con grande abilità trasferiscono la bellezza e l’unicità del disegno ed infine del colore su questa antica materia prodotta in Francia. Qui si viene catturati dalla grande abilità di chi conosce un’arte antichissima che grazie all’introduzione del caolino nell’impasto, portato nel Settecento dalla Cina in Europa, è assurta ad una luminosità che i colori di Hermès ed i suoi disegni rendono spettacolare.

E poi si passa alla lavorazione della tipica borsa Kelly, con la scelta del pellame nelle sue tante tonalità, come anche dei guanti con la “ ganterie Hermès presente nella regione del Limousin, che vanta una tradizione che affonda le sue radici nel Medioevo ed infine i maestri orologiai che, sotto gli occhi attenti del pubblico trasferiscono la loro precisione e la loro maestria ai piccoli componenti visibili alla lente di ingrandimento, per riuscire a fissare gli ingranaggi del tempo nei preziosi orologi Hermès. Va detto che la scelta attenta dei materiali e l’etica della Maison così come ogni processo di lavorazione, a differenza di quanto viviamo abitualmente, rende ogni oggetto ideato e costruito per durare nel tempo, nato dalla filosofia che non deve essere buttato ma riparato, amato e non trascurato ed anche tramandato alle generazioni successive.


Proprio perché la materia è corruttibile e facilmente lesionabile Hermès ha da sempre pensato ad offrire alla sua clientelala possibilità di  portare a riparare ciò che necessita di essere rimesso a nuova vita, consegnandolo nelle mani di esperti restauratori che lavorano in questo settore. Ma un angolo parrebbe in particolare essere un’attrazione irresistibile per il pubblico femminile. Si tratta infatti dell’area dedicata alla manifattura dei famosissimi, singolari foulard di Hermès, sogno di tantissime donne di ogni età. Qui si viene catturati dalla grande abilità di chi conosce un’arte antichissima, la lavorazione della seta con il fascino del bozzolo e della sua millenaria storia.  Si viene accolti dal cordialissimo ed elegante Monsieur Kamel Hamadou che con una bravura ed una pazienza uniche spiega con dovizia di particolari l’intera catena della realizzazione della pittura su seta dei mitici carre’ Hermès.

 

E’ il Direttore della Comunicazione divisione seta della Maison a Lione, con trentacinque anni di esperienza e tanta intramontabile e contagiosa passione. E’ proprio a Lione che si concentra il mondo Hermès della seta. I colori, pastosi e brillanti sono allineati in attesa che colui che darà vita al foulard dimostrativo diventi operativo e trasfonda su seta la sua abilità e la bellezza dei disegni ideati dai disegnatori e dagli incisori della Casa. Lui è Thierry  Quattrociocchi, la cui famiglia è originaria di Frosinone ma da generazioni naturalizzato francese. Anch’egli è da trentacinque anni al servizio dell’arte e della bellezza dell’universo Hermès ma anche della precisione e della tecnica della stampa serigrafica. Mentre con la massima concentrazione inizia la sequenza di colori accompagnata dalla spiegazione interessante del Direttore, che non può che indossare una stupenda cravatta della Casa, dopo circa un’ora di lavoro, appare il carré Hermès in tutta la sua bellezza grazie ad un processo di stampa detto “ alla lionese “. La complessità del disegno e il numero dei colori impiegati varia a seconda dell’estro e della fantasia del disegnatore. Gli artigiani studiano per anni questa tecnica fino a diventare così esperti che Monsieur Thierry ha appuntato al petto, per l’evento torinese, un’ onorificenza che viene rilasciata unicamente agli artigiani stampatori, migliori operai di Francia. Si comprende subito che ciò che lega questo piccolo esercito di artigiani di altissimo livello, è lo spirito di appartenenza che li congiunge alla Casa e tra di loro con un orgoglio tangibile che è soprattutto passione, amore per il proprio mestiere antico di secoli, visibile e presente in tutto il percorso in ognuno di loro.


Si tratta di lavori di équipe, nati dai disegnatori e passati nelle mani sapienti di artigiani appassionati, quasi legati da un sottile, serico fil rouge, tradotto poi in quello di alta qualità dei loro foulard. Undici maestri del mestiere per dieci mestieri che, per il tempo dell’evento, hanno fatto il loro ingresso in questi spazi torinesi con ciò che di più prezioso li ha accompagnati sin qui nella personale vita lavorativa: è la loro cassetta degli attrezzi, unica e di grande valore perché viene consegnata ad ognuno al loro ingresso alla Maison , quando dal primo giorno entrano a far parte di un mondo di eccellenza, di tutela e sviluppo delle tradizioni nel rispetto dell’ambiente. Una vita la loro che si può comprendere solo osservandola da vicino, proprio come è avvenuto in occasione di questo evento che ha dato l’opportunità a molti visitatori di sperimentarla e di viverla accanto a loro .                                                                                    

                                                                                      Patrizia Foresto

Netflix del turismo enogastronomico: si chiama Neh Experience 

Lo hanno definito il Netflix del turismo. Si chiama Neh Experience ed è la start up legata ai tour enogastronomici ideata dagli Under 30 torinesi Carlo AbrateMatteo Jaretti Sodano ed Emanuele Sega.

Il progetto nasce sulla base dell’esperienza maturata da Piedmont Food, la pagina Instagram nata nel 2018 per volere di Emanuele Sega volta a promuovere l’enogastronomia piemontese. “Ci siamo ritrovati tutti a Torino durante la pandemia – spiegano i tre soci – dopo diversi anni trascorsi all’estero: siamo compagni di scuola e abbiamo sempre avuto una passione comune per questo settore; visti i problemi in cui il mondo della ristorazione si è imbattuto in seguito alla crisi pandemica abbiamo deciso di realizzare qualcosa che sia di aiuto per il settore e che porti valore al cliente finale”.

Queste le premesse per la nascita della start up che è stata ideata nel luglio del 2021: la piattaforma è andata online nel dicembre dello scorso anno, ma è solo nella primavera del 2022 che è stato previsto il lancio e l’effettiva operatività del sistema. Il valore aggiunto è quello di fare rete utilizzando il web e i social media, proponendo pacchetti esperienziali che possano essere costruiti dall’utente finale in modo tailor made.

Nei primi sei mesi di attività Neh Experience ha coinvolto un business angel esterno che ha acquisito il 6% del valore potenziale del progetto che si aggira sul milione di euro: “La nostra piattaforma – spiegano i soci – è un sistema di acquisto e prenotazione che aggrega in un unico portale servizi come quelli offerti da Air B&B, Booking e The Fork, ma tutto è stato sviluppato internamente per rendere il più personalizzabile possibile la piattaforma in base alle diverse esigenze dei nostri partner”.

Le experience passano dal settore enogastronomico al mondo dell’hôtellerie, fino ad arrivare alla realizzazione di eventi che siano in grado di valorizzare le proposte e i partner dell’iniziativa: “A noi spetta la selezione delle migliori realtà e l’ideazione di pacchetti che comprendano anche attività ludiche e di scoperta del territorio – aggiungono i tre soci – ma ogni scelta può essere implementata in base ai gusti del singolo utente che verrà guidato nella personalizzazione delle esperienze attraverso l’intelligenza artificiale”.

Attualmente hanno aderito al network una cinquantina di realtà che offrono un centinaio di attività tra Torino, Langhe e Monferrato, ma Neh Experience sta lavorando affinché per l’autunno il progetto esperienziale possa offrire attività anche nel nord Piemonte e sulle montagne. Le experience si suddividono in tre fasce di prezzo: sotto i 50 euro; tra i 50 e i 100 euro; sopra i 100 euro e propongono dalla degustazione in cantina al giro in mongolfiera.

Una curiosità: il nome Neh si rifà all’intercalare tipico piemontese e vuole essere non solo un omaggio all’esclamazione più simpatica del dialetto locale, ma vuole anche testimoniare il senso di appartenenza dell’intero progetto al territorio di origine e alla cultura locale.

CHI SIAMO

Carlo Abrate ha una laurea magistrale in Ingegneria Matematica ed è dottorando in intelligenza artificiale; Matteo Jaretti Sodano è laureato in Ingegneria Produzione Industriale e Innovazione Tecnologica e ha un master in Management e Production System; Emanuele Sega ha studiato come perito elettronico ed ha esperienze dall’Europa al Canada e all’Australia nella gestione ristorativa. Nell’ambito di Neh Experience i tre soci si sono suddivisi i ruoli tra gestione contabile, tecnologica e commerciale; in tutto lavorano al progetto una decina di giovani per il 60 % donne.

Per maggiori informazioni www.nehexperience.com

Just Eat ha celebrato l’Hamburge Day!

A TORINO +11% DI ORDINI, CON OLTRE 15MILA KG DI HAMBURGER NEL 2021

In occasione dell’Hamburger Day 2022, Just Eat presenta i dati relativi agli ordini sulla piattaforma, che rivelano una grande passione degli italiani per il panino più famoso del mondo.

  • L’hamburger è tra le cucine più ordinate in Italia, seconda solo alla pizza
  • Torino al quarto posto tra le città con più ordini
  • Nel 2021 sono stati ordinati in Italia oltre 336.000 kg di hamburger, +14% rispetto al 2020.
  • L’hamburger classico è il preferito dagli italiani, ma non mancano varianti alternative.
  • Le patatine fritte sono il contorno per eccellenza.

Una leggenda metropolitana narra che il cuoco tedesco Otto Kuasw provò un giorno a togliere una salsiccia dal suo involucro, appiattendola e friggendola nel burro. La pietanza che ne venne fuori pare fosse perfetta da gustare tra due fette di pane: e così, si racconta, nacque l’hamburger, uno dei piatti più gustosi e amati da grandi e piccini di tutto il mondo.

Just Eat (www.justeat.it), app leader per ordinare online cibo a domicilio in tutta Italia e nel mondo, e parte di Just Eat Takeaway.com, leader mondiale nel mercato della consegna di cibo a domicilio, celebra questa iconica pietanza in occasione dell’Hamburger Day 2022, analizzando le preferenze e i gusti degli italiani in relazione all’amatissimo panino e alle sue varianti.

Dall’analisi di Just Eat, si evince che il trend sulle ordinazioni di hamburger è in netta crescita rispetto al 2020: solo nel 2021 sono stati ordinati in Italia oltre 336.000 kg di hamburger, pari al +14% rispetto al 2020. E il trend non sembra arrestarsi: nei primi mesi del 2022, sono già stati ordinati oltre 95.000 kg di hamburger! La popolarità di questo piatto e’ anche provata dal fatto che l’hamburger si trova al secondo posto tra le cucine più ordinate in Italia, preceduta solo dalla pizza.

Gli hamburger più amati

 

Ma quali sono le tipologie di hamburger preferite dagli italiani? Al primo posto, l’intramontabile Hamburger classico, seguito dal Cheeseburger, per gli amanti della golosa aggiunta di formaggio. La medaglia di bronzo è aggiudicata dall’opzione Componi il tuo hamburger, per tutti i buongustai che non rinunciano al proprio tocco creativo! Seguono il Bacon Burger, con il croccante bacon ad accompagnare il sapore della carne, e il Chicken Burger, per chi preferisce la carne bianca e una panatura croccante.

Un’altra variante molto amata dagli italiani su Just Eat è quella dell’hamburger con carne Made in Italy: dalla chianina alla fassona, passando per la scottona, gli italiani amano la ricetta internazionale ma non rinunciano alla qualità nostrana.

Infine, nel 2021 sono emerse anche alcune varianti non tradizionali, create con ingredienti alternativi: nel 2021 sono stati ordinati infatti ben 567 kg di Avocado Burger e 189 kg di Tomino Burger. Scelta ideale per chi non preferisce la carne ma non resiste al fascino del panino per eccellenza!

Italiani sempre più green, anche nella scelta dell’hamburger

 

Oltre alle varianti con avocado e tomino, Just Eat ha registrato un aumento di ordini di hamburger vegetariani o vegani pari al +26%. Queste varianti sono composte non solo da sostituti della carne, ma anche da hamburger creati con proteine vegetali, quali per esempio ceci o lenticchie, oppure mix di deliziose verdure, come zucchine, broccoli, patate e… cipolla!

Il dato conferma le evidenze raccolte da Just Eat in occasione del Veganuary a gennaio 2022, dove si evince che 2 italiani su 3 hanno ridotto il consumo di carne e pesce nel 2021. Inoltre, il 14% della popolazione si dichiarava propenso ad abbracciare il regime di dieta vegana durante il 2022.

A dimostrare ulteriormente l’amore di tutti gli italiani per l’hamburger, il piatto vegano più ordinato durante il 2021 è stato proprio l’hamburger vegano: irresistibile in tutte le salse!

Il contorno, per una coccola a 360 gradi

 

Quando immaginiamo un piatto di hamburger, è impossibile visualizzare solo un panino: il contorno infatti non può mancare! Il side per eccellenza e il più ordinato su Just Eat sono ovviamente le patatine fritte, seguite dagli anelli di cipolla. A seguire, gli italiani amano abbinare all’hamburger anche chicken nuggetschicken wingsmozzarella sticks e le deliziose olive ascolane.

Le città più ghiotte di hamburger: Torino al quarto posto

 

Per quantificare la golosità degli italiani, ecco le 10 città che hanno ordinato piu’ hamburger nel 2021.

  1. Roma (oltre 59 mila chili ordinati)
  2. Genova (oltre 31 mila chili ordinati)
  3. Bologna (oltre 19 mila chili ordinati)
  4. Torino (oltre 15 mila chili ordinati)
  5. Milano (oltre 12 mila chili ordinati)
  6. Napoli (oltre 8 mila chili ordinati)
  7. Trieste (oltre 6 mila chili ordinati)
  8. Padova (oltre 5 mila chili ordinati)
  9. Firenze (oltre 4 mila chili ordinati)
  10. Palermo (oltre 4 mila chili ordinati)

Torino, che nel 2020 si trovava al quinto posto della classifica e che nel 2021 ha aumentato gli ordini di hamburger del +11%.

I periodi e i momenti preferiti per ordinare

Non c’è propriamente una stagione preferita per ordinare un bell’hamburger, come si evince proprio dalla classifica dei mesi che hanno registrato maggiori ordini di hamburger nel 2021:

  1. Gennaio
  2. Marzo
  3. Aprile
  4. Febbraio
  5. Maggio
  6. Ottobre
  7. Giugno
  8. Dicembre
  9. Settembre
  10. Luglio
  11. Novembre
  12. Agosto

Per quanto riguarda i momenti preferiti dagli italiani per ordinare, vince il weekend: il sabato è il giorno preferito per gustare un hamburger in tutta Italia, soprattutto nella città di Napoli, dove nel weekend si registra un terzo degli ordini di hamburger dell’intera settimana!

Just Eat svela anche che gli italiani sembrano preferire gustare un hamburger da soli (59% degli ordini) rispetto che in compagnia (41% degli ordini).

Piccole curiosità

 

In provincia di Torino, a maggio 2021, un utente ha fatto l’ordine con piu’ hamburger dell’anno, ordinando ben 15 hamburger di tipologie diverse: l’ordine conteneva infatti panini con carni più tradizionali, come fassona, angus e pollo ma anche cinghiale e addirittura canguro! L’ordine di hamburger più costoso registrato su Just Eat nel 2021 ammontava a ben 612€. In entrambi i casi, si è trattato probabilmente di una bella e gustosa – e costosa! – serata tra amici.