LIFESTYLE- Pagina 14

Che Natale! … a Chieri”

E’ già al via il Natale chierese, fra luci, videomapping, il “villaggio di Babbo Natale” che poi passerà alla “Befana”, la pista di pattinaggio e tant’altro ancora

Dal 30 novembre al 6 gennaio 2025

Chieri (Torino)

Un cartellone ricco a non finire per la Festa di tutte le Feste. Durerà più di un mese il Natale chierese. Dunque “Che Natale! … a Chieri”. Dice bene il titolo di tutto il grandioso e piacevole ambaradan messo in piedi, per le Feste di quest’anno, dalla “Città di Chieri”, con il patrocinio di “Regione Piemonte”, “Città Metropolitana di Torino” e “MAB Unesco Collina Po”, in collaborazione con numerose Associazioni ed Istituzioni locali. Il via è già per il prossimo sabato 30 novembre (con inaugurazione alle 17 in piazza Cavour, con tanto di “dj set” e varia animazione), per arrivare fino a lunedì 6 gennaio 2025, all’“Epifania che tutte le feste si porta via”.

“Il ricco programma di iniziative che presentiamo – dicono il sindaco Alessandro Sicchiero e l’assessora alla Cultura, Eventi e Promozione del Territorio Antonella Giordanofarà vivere ai chieresi l’atmosfera che caratterizza questo periodo di feste, avvolgendo la nostra città in un abbraccio di colori ed emozioni. Tante le iniziative proposte dalle associazioni del territorio, che anche quest’anno animeranno la città: attività per grandi e piccini, concerti, mostre d’arte, spettacoli ed esibizioni di cori e musicisti del territorio … Un vero e proprio spettacolo che arricchirà il periodo natalizio e farà riscoprire sotto una nuova luce anche i monumenti di Chieri, l’arte che racchiudono e la storia che raccontano”.

Restiamo a sabato 30 novembre e sempre in piazza Cavour. Lì sarà allestito un magico “Villaggio di Babbo Natale”, dove divertirsi e giocare nei weekend con attività e laboratori (poi la “Baita di Babbo Natale” dal 6 gennaio si trasformerà nella “Casa della Befana”). Sempre piazza Cavour ospiterà una fantastica “pista per pattinaggio su ghiaccio” per imparare a pattinare o, per i già provetti, sperimentare divertenti acrobazie. E da domenica 15 dicembre torna l’“illuminazione mappata”(per i più fini, il “videomapping”) dei monumenti cittadini. L’Arco trionfale sarà rivestito da una nuova proiezione elegante e ricca di storia ispirata dai preziosi disegni conservati al “Museo del Tessile”; il Campanile del Duomo presenterà la proiezione degli splendidi affreschi della “Cappella Gallieri” e la “Pala Tana” del Battistero; sulla facciata della chiesa di San Guglielmo rivedremo le immagini tratte dal quadro del manierista chierese Francesco Fea, l’“Adorazione dei Magi”.

Fra le moltissime altre iniziative, segnaliamo ancora, per sommi capi, il “Calendario dell’Avvento” ( in via Vittorio Emanuele II ang. Piazza Umberto, ogni giorno dall’1 al 24 dicembre verrà aperta una casella dedicata a un valore da condividere e su cui ragionare in questo particolare periodo dell’anno); il “Presepe Vivente”, domenica 15 dicembre, ore 15/18,30 (in via Vittorio Emanuele, Mercatino di Natale degli hobbisti); “Adventum Incantum” (Musiche Sacre) e “Spettacoli ed esibizioni di cori e musicisti” del territorio in varie Chiese e noti “spazi ospitanti” del territorio. Da non perdere le proposte del “Natale in mostra” alla “Porta” e al “Museo del Tessile”, al “M.A.C. – Mostra Archeologica Chieri”, così come alla “StArt Gallery” e alla “Chieri Oggi” di “Palazzo Opesso” (in mostra artisti del Chierese); per finire con i “Mercati Straordinari” in via Palazzo di Città, i “Babbi Natale Itineranti”, “La Babband: la Streetband del Natale” (sabato 21 dicembre, dalle 15 alle 17, dal Complesso di San Filippo  alla Casa di Riposo Giovanni XXIII), la “Babbo Bike – Pedalata Solidale dei Babbo Natale” (domenica 15 dicembre, ritrovo 10,30 presso “Eden Bar”) e le tante iniziative del “Natale in Biblioteca” (Biblioteca Civica “Nicolò e Paola Francone, in via Vittorio Emanuele, 1).

Per info e programma dettagliato: Comune di Chieri, via Palazzo di Città 10; tel. 011/94281 o www.comune.chieri.to.it

g.m.

Nelle foto: Locandina “Che Natale! … a Chieri”, videomapping del “Campanile del Duomo” e della Chiesa di “San Guglielmo”

I Nocciolini di Chivasso protagonisti di un francobollo celebrativo

I nocciolini di Chivasso, simbolo dell’eccellenza sul territorio, saranno protagonisti di un francobollo celebrativo che verrà emesso il 10 settembre 2025 nell’ambito del programma delle carte valori approvato dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Con tre soli ingredienti, zucchero, albume e nocciole, e appena un grammo di peso, il nocciolino di Chivasso aggrega cultura, storia, commercio e enogastronomia, in un territorio che sta dimostrando una gran voglia di crescere.

La decisione, annunciata dal Sottosegretario di Stato Fausta Bergamotto, pone l’accento sull’importanza dei tributi filatelici come veicolo di promozione del patrimonio culturale, naturale e produttivo italiano.

“Il programma 2025 intende valorizzare i valori sociali, le eccellenze culturali e il made in Italy – ha dichiarato il Sottosegretario – per rappresentare un’Italia sempre più protagonista a livello internazionale “.

Il francobollo dedicato ai nocciolini di Chivasso si inserisce in un programma filatelico che celebra figure, eventi e marchi illustri, tra cui il 550esimo anniversario della nascita di Michelangelo Buonarroti, la canzone italiana, le aziende centenarie e ultracentenarie, e momenti storici come la liberazione d’Italia.

La proposta si includere il dolce più piccolo al mondo tra le eccellenze italiane da celebrare anche con un francobollo speciale è stata avanzata da Ascom Confcommercio Torino e Provincia.

“ La scelta del Ministero di accogliere la nostra segnalazione – sottolinea la presidente Maria Luisa Coppa – rende omaggio ai quasi due secoli di storia dei Nocciolini, ai 120 anni dal deposito del brevetto e ai 30 anni dalla festa dei Nocciolini, ideata da Ascom nel 1995.

Questo francobollo è un simbolo del legame tra tradizione e territorio e qualità, caratteristiche che rendono il Made in Italy unico al mondo.

Il presidente di Ascom Chivasso, Carlo Nicosia, ha espresso grande soddisfazione. “Il francobollo rappresenta un riconoscimento non solo per il nostro dolce tipico, ma anche per un settore, quello della pasticceria piemontese, di grande livello e per gli stessi imprenditori chivassesi che custodiscono questa tradizione. La storia dei nocciolini, nata nel laboratorio Giovanni Podio nel 1810 e ufficializzata con il brevetto del 1904, prosegue oggi grazie al lavoro appassionato di Pasticceria Bonfante, Dolce Canavese, Fontana, Pasticceria Piccoli, produttori associati Ascom.

I quattro produttori hanno accolto con entusiasmo la notizia sottolineando il valore storico e culturale che il francobollo porterà alla città e al prodotto simbolo della tradizione pasticcera di Chivasso.

Mara Martellotta

Museo illusioni tra arte e scienza, la riapertura

Arrivano LE TRE GREAT ILLUSIONS

Palazzo Barolo

Via delle Orfane 7/A

Il 7 e l’8 dicembre dalle 10 alle 19

Adrenalina, Energia, Paura, Arte, Scienza, Tecnologia, Sogno: in esclusiva per Il Museo delle Illusioni Ottiche fra Arte e Scienza, a Palazzo Barolo Torino , via delle Orfane 7/A, ARRIVANO LE TRE GREAT ILLUSIONS (G.I.). Non coinvolgono solo la mente, ma anche il corpo, i battiti del nostro cuore e le reti neuronali dei nostri sogni. Una delle principali funzioni dell’attività onirica è quella di aiutare a pensare fuori dagli schemi e fra le scorie trovare una perla, un’Emozione. LE TRE GREAT ILLUSIONS non hanno struttura narrativa, non sono solo giochi percettivi da decifrare per riscoprire un ordine, una soluzione o il falso che c’è in quel che sembra vero… no, propongono un’avventura diversa da vivere sfidando il tempo mettendo in campo il default-mode-network, una rete di aree e connessioni cerebrali che entrano in funzione ogni volta che siamo in modalità emozioni estreme.

La prima è Vortex ci inghiotte con impeto appassionante mentre camminiamo su ponte in sospensione e – catturandoci in una galleria di luci e forme liquide che ruotano iper-veloci intoro a loro stesse – ci invita a ripetere mille e mille volte l’esperienza. Cosa lascia: perdita dell’orientamento e dei punti di riferimento. Rivoluzione creativa, voglia di cambiare e neutralizzare i nostri incubi.

La seconda è Grattacielo ci tiene sospesi all’ultimo piano sul punto di scivolare sulla Quinta Strada e poi voilà precipitiamo nel traffico di New York senza che la velocità di caduta provochi alcun dramma: nessun effetto “sfracellamento”. Possiamo continuare integri la nostra passeggiata: Cosa lascia: Energia, Voglia di nuove sfide.

La terza è il Pozzo ci invita ad andare verso il fondo Giù, sempre più Giù per percorrere l’Infinito e incontrare i nostri desideri. Cosa lascia: tanta paura, ma anche la consapevolezza che è il nostro cervello a inventarsi la storia, tante storie. Un sogno lucido che può durare quanto i giorni della nostra vita. Ma noi siamo più forti dei nostri sogni.

Provare, sperimentare e, poi, dopo l’esperienza scrivere un diario per avere le idee più chiare sul nostro QE, Quoziente Emozionale.

Martini, un mondo di vermouth. Una mostra a Pessione

La storia della Casa Martini rivive in una mostra nella grande fabbrica di Vermouth a Pessione, frazione di Chieri. Dieci pannelli illustrano 160 anni di storie uscite dagli archivi che ricostruiscono il lungo cammino della Martini dal 1864 ai giorni nostri. Furono l’imprenditore Alessandro Martini, Teofilo Sola e Luigi Rossi a fondare la Martini &Rossi a Torino nel 1863 ma scelsero Pessione, vicino a Torino, per fondare il nuovo stabilimento. Nel 1993 Martini & Rossi entrò nel gruppo della famiglia Bacardi e oggi produce oltre 200 milioni di bottiglie l’anno inviate in un centinaio di Paesi.
In vetrina a Pessione si possono vedere documenti dell’archivio storico Martini &Rossi con centinaia di fascicoli, registri, prodotti, immagini, oggetti sulla storia dell’azienda e del marchio, aneddoti, curiosità e informazioni. C’è tutta la storia dell’azienda, da quando mosse i primi passi a Torino, in quegli anni capitale del Regno d’Italia, per poi finire a Pessione per motivi “strategici”, un borgo vicino al capoluogo e alla ferrovia con la possibilità di espandere gli impianti. “Martini&Rossi, sottolineano i promotori dell’iniziativa, si trasformò ben presto in una fabbrica-famiglia diventando un punto di riferimento per il territorio chierese”. Alla fine dell’Ottocento la Martini aprì a Buenos Aires la prima delle sedi estere diventando, alcuni anni dopo, la più grande fabbrica di vermouth del mondo. All’inizio del Novecento produceva 20 milioni di litri all’anno e il vermouth Martini diventò il più venduto in America. Nel 1961 fu aperto il Museo Martini di storia dell’enologia e la Terrazza Martini. La mostra “Martini a Pessione, 160 anni di storie dagli archivi” è aperta al pubblico nella piazzetta di Casa Martini fino al 31 dicembre. Per visitare il Museo Martini, aperto dal giovedì al lunedì con orario 11-19, è obbligatoria la prenotazione.         Filippo Re

Polliotto (Unc): “Come comportarsi se la merce acquistata sul web arriva danneggiata”

 

I consigli della Presidente dell’Unione Nazionale Consumatori Piemonte.

L’arrivo del pacco danneggiato è purtroppo un inconveniente sempre possibile quando si acquista online. Ad aggravare il disservizio è il fastidioso rimbalzo di responsabilità tra venditore e corriere che spesso si innesca a tutto svantaggio del consumatore.

Un primo consiglio per evitare problemi riguarda il momento dell’acquisto: rivolgetevi a venditori affidabili che garantiscano all’acquirente delle chiare procedure da seguire in caso di danni. Una volta tenuto conto di questo, però, può comunque capitare che un nostro ordine online arrivi a casa danneggiato. Questi sono i consigli di UNC: “Se possibile, aprire il pacco davanti al corriere, così da segnalare eventuali danni all’imballaggio o al contenuto già nella bolla di consegna; se non è possibile aprire il pacco alla presenza del corriere, documentate la fase di disimballaggio con foto e video, così da dimostrare che l’eventuale non integrità dell’ordine non dipende da voi; esiste la possibilità di “accettare con riserva” una consegna, è un diritto del consumatore che permette di verificare l’integrità dell’oggetto ordinato anche in un secondo momento. Quest’ipotesi torna utile quando, ad esempio, ritiriamo un pacco presso l’ufficio postale;

 non appena constatate il danno contattate il venditore, che dovrà rispondere dei problemi al pacco anche nel caso in cui siano stati causati dal corriere”, spiega Patrizia Polliotto, avvocato, fondatore e presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori. “Secondo il Codice del Consumo il venditore è sempre responsabile di eventuali problemi relativi all’ordine fino al momento in cui l’acquirente non ne entra materialmente in possesso. Questo è un importante strumento per il consumatore, che deve essere quindi tutelato anche in caso di danno arrecato dal corriere o di danno non immediatamente riconoscibile al momento della consegna.  L’unica eccezione a quanto detto si presenta nel momento in cui il compratore scelga direttamente il corriere dal quale vuole che venga effettuata la consegna: in questo caso, la responsabilità per la perdita o il danneggiamento del pacco passa al cliente. Se invece la scelta del corriere è una possibilità data dal venditore, la responsabilità resterà comunque in carico a quest’ultimo”, chiosa il noto legale torinese.

Per queste e altre esigenze è possibile contattare dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 18 lo sportello del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori, con sede a Torino in Via Roma 366 ed a Pinerolo, in Viale Cavalieri d’Italia n. 14, al numero 0115611800 oppure scrivendo una mail a uncpiemonte@gmail.com, o visitando il sito www.uncpiemonte.it compilando l’apposito format.

Dissapore presenta la classifica del panettone e pandoro artigianale migliore

Sabato 30 novembre allo Spazio Fare del Mercato Centrale

 

Anche quest’anno Dissapore presenta la nuova edizione della prestigiosa classifica del panettone e pandoro artigianale, l’appuntamento editoriale più atteso dell’anno, che coinvolge non soltanto centinaia di migliaia di lettori, ma anche tutti gli addetti ai lavori che ruotano intorno al mondo dei lievitati.

La classifica nasce da un rigoroso processo di valutazione sensoriale a cura di redattori ed esperti del settore. Quest’anno il panel di degustazione, che si tiene a porte chiuse a partire dal 22 novembre, è caratterizzato come sempre dall’assaggio alla cieca, per garantire imparzialità e rigore nella selezione dei migliori lievitati natalizi. Il gruppo dei lievitati partecipanti alla classifica è formato da panettoni classificati negli anni precedenti con l’aggiunta di nuove realtà gastronomiche scelte tra i panificatori ed i pasticceri i cui lievitati sono stati assaggiati e valutati positivamente durante tutto l’anno.

Oltre 150 lievitati, già fruttosdi una lunga e accurata selezione in tutta Italia, verranno giudicati da un esclusivi panel, composto dai redattori di Dissapore.com con più competenti in materia. Il gruppo verrà guidato da Stefania Pompele, analista sensoriale, e da Chiara Cavalleris, direttore della testata. Insieme a loro parteciperanno i redattori Elena Bellusci, Massimo De Marco, Dario De Marco e Rossella Neri.

L’evento di premiazione si terrà sabato 30 novembre presso lo Spazio Fare del Mercato Centrale di Torino, al secondo piano, dalle 10 in poi e sarà aperto anche al pubblico. È un’occasione imperdibile per appassionati e professionisti, che avranno la possibilità di vivere un’esperienza immersiva e conoscere le eccellenze italiane dei lievitati artigianali.

Per la prima volta i risultati della classifica verranno svelati simultaneamente online e in diretta durante l’evento, offrendo a tutti i presenti e al pubblico online di scoprire in tempo reale i pasticceri e le creazioni premiate. Il programma si estenderà dalle 11 alle 17 e sarà ricco di workshop, tasting e interventi di esperti del settore.

Mara Martellotta

Assaggiate le linguine che sanno di mare

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Un primo dal sapore tipicamente mediterraneo, saporito, economico e pronto in pochi minuti. Le acciughe, fonte di preziosissime sostanze nutritive, sono le protagoniste di questo piatto, abbinate alla croccantezza dei pinoli e dei pistacchi non deluderanno i palati piu’ esigenti.
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Ingredienti
160gr. di pasta Linguine
4 filetti di acciughe sott’olio
½ spicchio di aglio
1 cucchiaio di pinoli
1 cucchiaio di pistacchi di Bronte
1 piccolo peperoncino
1 cucchiaio di concentrato di pomodoro
1 mazzetto di prezzemolo
Olio evo q.b.
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Lavare il prezzemolo, asciugarlo, tritarlo grossolanamente con la mezzaluna insieme all’aglio, al peperoncino, due filetti di acciuga, i pinoli ed i pistacchi. Cuocere la pasta in acqua poco salata. In una larga padella scaldare due cucchiai di olio con i rimanenti filetti di acciuga, lasciarli sciogliere e poi, aggiungere il concentrato di pomodoro, mescolare bene. Scolare la pasta nella padella, aggiungere il pesto di acciughe diluito con mezzo mestolino di acqua di cottura, amalgamare il tutto e servire subito.

Paperita Patty

La Gilera di Brunello… pardon, del Partito

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La Gilera 300 Bicilindrica del 1958, tenuta come un gioiello, era di proprietà del Partito. Brunello l’aveva in uso per svolgere la sua attività d’ispettore de L’Unità nelle varie edicole del Piemonte nord orientale, della Valle d’Aosta e della Lomellina pavese.  Una “bestia” rossonera da un quintale e mezzo a serbatoio asciutto, capace di fare trenta chilometri con un litro e di schiaffargli in faccia il vento marciando a centoventi all’ora. Brunello ne era l’orgoglioso affidatario e l’accudiva prestandole tutte le attenzioni. Il suo era un lavoro duro, sfiancante. In sella alla Gilera, macinando chilometri su strade polverose e sconnesse, costeggiando campi e risaie, attraversando borgate contadine e paesini minuscoli e sperduti, abbarbicati sui monti. Quando pioveva, e accadeva spesso, la moto e il suo autista si trasformavano in statue di fango ma niente, in nessuna stagione e con qualsiasi tempo, poteva interrompere la “missione” per conto del Partito e del giornale “fondato da Antonio Gramsci”. Brunello, in missione , si agghindava con la sua “tenuta da viaggio”.

La più “completa” era quella invernale: doppia maglia di lana, copia di giornale (ovviamente, l’Unità) per riparare il petto dall’aria, maglione pesante, giaccone di cuoio, doppio paio di pantaloni, ginocchiere da portiere e, a riparare la testa, casco e occhialoni. Con la bella stagione, l’armamentario restava più o meno lo stesso, calando però in stratificazione. In uno scenario politico dominato dai governi di centrosinistra e segnato dal “miracolo economico”, nel marzo del 1962, L’Unità aveva unificato le direzioni di Roma e Milano, affidando ad un unico direttore, Mario Alicata, la conduzione del giornale. Al suo fianco, come condirettori, lavoravano  Aldo Tortorella per l’edizione settentrionale e Luigi Pintor per quella del Centro-Sud.Il giornale era migliorato anche in qualità, apparendo più vivace e scorrevole, con articoli meno lunghi e un linguaggio meno complicato, con foto più grandi e numerose. Insomma, piaceva e si vendeva bene. Dopotutto era l’unica vera voce dell’opposizione in un paese impegnato a vivere la fase più intensa  di trasformazione economica, sociale e culturale della sua storia. Il lavoro dell’ispettore era molto importante. Al pari di chi “confezionava” il quotidiano, dai giornalisti e stenografi ai linotipisti e tipografi,l’ispettore aveva il compito delicatissimo di vigilare sull’andamento delle vendite, controllando i resi e l’organizzazione delle diffusioni straordinarie. Era lui che doveva adottare tutti gli accorgimenti necessari a promuovere L’Unità e consolidarne il ruolo di giornale popolare. Il rapporto con gli edicolanti diventava strategico e Brunello, nella categoria ,aveva molti amici. Durante la Resistenza non furono pochi i giornalai che svolsero attività antifascista, soprattutto nelle grandi città, diffondendo la stampa clandestina delle organizzazioni democratiche, pur essendo sottoposti a fortissime pressioni poliziesche. E negli anni del dopoguerra, quei legami erano rimasti improntati ad una forte umanità. Quando arrivava, oltre alla cordialità dei rapporti e un bicchiere di vino in compagnia, non mancava mai di portare con se qualche regalino per i figli più piccoli dei giornalai.Un modellino d’aereo di cartone, un libro di storie, qualche numero speciale de “ Il Pioniere dell’Unità”, supplemento del quuotidiano che usciva al giovedì. Le storie a fumetti del giornale curato da Marcello Argilli, soprattutto quelle di Atomino e Chiodino, suscitavano un grande interesse. Così come le filastrocche raccolte sotto la sigla “Il juke box di Gianni Rodari”.L’arrivo di Brunello, come si può facilmente immaginare, era un evento. E per  L’Unità, anche da parte di coloro che la pensavano diversamente, c’era – il più delle volte – un occhio d’attenzione, un certo riguardo. Così, tra un giro e l’altro, si consolidavano amicizie e si allargava l’influenza del quotidiano del più grande partito comunista dell’Occidente. Quando transitava nel vercellese, poi, era festa grande. Soprattutto all’inizio dell’estate, nel tempo della monda del riso. Ogni anno, per la campagna risicola, migliaia di donne si riversavano nella bassa vercellese  così come nel novarese e in Lomellina dove la mano d’opera locale non era sufficiente. Le mondine arrivavano dall’Emilia, dal mantovano, dal Veneto. Accanto a loro si recavano alla monda anche le donne delle baragge e delle zone collinari che raggiungevano le cascine della bassa viaggiando sui carri o a piedi.Era un lavoro durissimo, sfibrante e malpagato ma l’alternativa era una gran miseria e quel lavoro stagionale, con i piedi a bagno nell’acqua di risaia e la schiena curva per ore e ore sotto il sole,  rappresentava l’unica possibilità di portare a casa qualche soldo per la pagnotta o la polenta.Brunello, originario di quelle parti, prima di diventare funzionario del Partito e Ispettore de L’Unità, appena finita la guerra e la lotta partigiana, aveva svolto per alcuni anni l’incarico di sindacalista della Federbraccianti. Tra le mondariso era conosciuto e apprezzato per l’impegno a tutela dei loro diritti.Quando passava su quelle strade, con la sua rombante Gilera, sentiva la nostalgia per quel mondo che pare uno specchio capovolto, dove l’ azzurro del cielo si riflette nelle acque delle risaie. Avvertiva anche l’affetto di chi non l’aveva dimenticato e , scorgendolo sulla strada, non mancava d’indirizzargli un saluto.Ma in quel fine inverno del 1963, sui campi vuoti e gelati, c’erano solo solitudine impastata con una nebbia tanto fitta che si poteva tagliare con il coltello. L’aria era ghiacciata e viaggiare in moto non era uno scherzo. Nemmeno per i comunisti di provata fede.Fu all’entrata di Arborio, provenendo dal lungo rettilineo di Ghislarengo che la ruota anteriore della moto scivolò su una  lastra di ghiaccio, perdendo aderenza. Brunello venne disarcionato ma non mollò il manubrio della Gilera e , tra gli sguardi attoniti dei pochi passanti e di qualche avventore dell’osteria dei “Mulini”, percorse tutto il centro del paese strisciando attaccato alla moto impazzita. Nessuno osò fiatare davanti a quello spettacolo di scintille, stridore e smadonnamenti da venerdì sera in osteria. Al termine della lunga “scivolata”, Brunello s’alzò, controllò la moto rimettendola in piedi e raddrizzando alla belle e meglio il manubrio. La “tenuta” invernale aveva limitato i danni fisici e anche la Gilera non subì troppe ingiurie dalla caduta. Ben peggio sarebbe stato se Brunello avesse deciso di scindere il suo destino da quello della rombante motocicletta che, con ogni probabilità, si sarebbe sfracellata contro qualche muro. I primi soccorritori, preso atto che di danni gravi non ve ne fossero,chiesero a Brunello la ragione della scelta di non mollare la presa della moto. Lui, dolorante ma composto, rispose che delle proprie cose si poteva decidere cosa farne ma con i beni  di tutti, come nel caso della moto del Partito, non si scherzava. “Vanno tutelati, cribbio. Sempre e comunque”, bofonchiò a denti stretti l’ispettore de L’Unità, riprendendo la strada con un l’intento di portare a termine la sua missione.

Marco Travaglini

Un anno di Open, spazio aperto di diversità

A un anno dalla sua apertura in corso Stati Uniti a Torino, “Open – Fondazione Time2” fa i conti con il suo primo bilancio e i progetti futuri

Cifre notevoli e incoraggianti per i suoi primi 365 giorni di attività: quasi 3mila persone accolte20 laboratori realizzati, 494 ore di formazione e una buona ventina di eventi promossi. Sono i numeri presentati nei giorni scorsi da “Open”, lo spazio aperto di “diversità” (incentrato sulla ricerca e lo sviluppo di “pratiche educative e di cittadinanza” per le persone “con disabilità e non” su basi di uguaglianza e pari opportunità), che “Fondazione Time2” ha creato un anno fa a Torino, dopo l’apertura nel 2022 di “Casa Mistral” a Oulx, in Valsusa.

Lo spazio di “Open”, grazie ai laboratori proposti, agli eventi organizzati e alla disponibilità di spazi liberi e fruibili come l’aula studio, le zone di svago interne ed esterne e la caffetteria, si è distinto in questo anno “come punto di riferimento per le persone giovani del quartiere, del territorio cittadino e metropolitano” ed ha contribuito alla crescita delle attività della “Fondazione” dando concretezza alla sua mission e ampliando il numero delle persone coinvolte di quasi il 50% rispetto all’anno precedente.

 

Dicono Manuela e Antonella Lavazza, fondatrici, presidente e vicepresidente di “Fondazione Time2”“ ‘Open’ si propone come luogo di trasformazione culturale. Per poter proseguire in questo percorso è fondamentale però creare una rete d’intervento che veda l’azione di enti pubblici, Enti del Terzo Settore, aziende e della società tutta. Solo così ‘Open’ potrà diventare, per davvero, spazio aperto di diversità, luogo di protagonismo giovanile atto a costruire possibilità di piena cittadinanza per giovani ‘con e senza disabilità’. Quella cittadinanza che, per noi, vuole essere possibilità di attraversare liberamente gli spazi pubblici, accedere al lavoro, scegliere dove e con chi vivere. Perché senza cittadinanza, non esiste una vera età adulta”.

Concetti e una filosofia di vita piena, in cui le sorelle Lavazza, eredi della nota famiglia di imprenditori del Caffè, credono fermamente e che hanno posto quali vere pietre miliari alla base delle attività di “Open”hub di protagonismo giovanile che,  nel corso di questo anno ha proposto attività sempre diverse, dagli eventi ai laboratori, fino ai corsi di formazione. Negli spazi di corso Stati Uniti, a Torino, sono stati organizzati e sono ancora attivi “laboratori di fotografia”“illustrazione”“doppiaggio”“teatro” e “podcasting”. Ma anche di “cinema” e, proprio alla settima arte, è stato dedicato nel corso del 2024 un “CineClub”.

La vivibilità degli spazi accessibili, come la “sala studio” e la “caffetteria”, hanno favorito inoltre l’incontro e la partecipazione. Mentre la proposta di percorsi educativi, con circa 500 ore di formazione, ha creato empowerment e dato il via a percorsi di emancipazione personale. L’organizzazione di eventi come presentazioni, workshoptalk e concerti ha creato veri momenti di integrazione e confronto.

Molte di queste attività hanno visto anche il dialogo tra la “Fondazione Time2” e i soggetti più prossimi come scuole secondarie superioriUniversitàresidenze universitarie e altri centri di protagonismo e offerta giovanile.

Tante, dunque, le attività messe in piedi e avviate. Ora è tempo di mettere piede sull’acceleratore. Per guardare al “futuro”.

Sottolinea, in proposito, Samuele Pigoni, segretario generale di “Time2”: “Ci piacerebbe nel prossimo futuro poter mettere quello che sappiamo fare al servizio della costruzione di progetti personalizzati per giovani con disabilità, lavorando al fianco dei servizi sociali e delle reti formali e informali. Allo stesso tempo ci piacerebbe sviluppare sempre di più il lavoro di formazione che abbiamo iniziato con le aziende e le organizzazioni. Sulla base di questi sviluppi Open sarà sempre di più lo spazio attraversato da chiunque abbia a cuore questi temi e le istanze per una città aperta e accessibile”. 

Ed è in questa ottica di crescita e di ampliamento del dialogo, con la piena volontà di “fare rete” e accrescere le possibilità che il campo può offrire, che nascerà nel 2025 il “primo Festival” organizzato da “Fondazione Time2”. Con la partecipazione di grandi ospiti del panorama nazionale, “Prima Persona Plurale” sarà il primo Festival italiano dedicato alla “Vita Indipendente” e si terrà a Torino negli spazi di “Open” (corso Stati Uniti 62/b) dal 5 al 7 maggio 2025. E’ una promessa. Annotarsi titolo e data.

Per info: “Open – Fondazione Time2”, corso Stati Uniti, 62/b; tel. 011/786545 o www.fondazionetime2.it

Gianni Milani

Nelle foto: Interno aula, “Laboratorio  di Illustrazione” e “Laboratorio Teatrale”