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“Fiera Nazionale di San Martino” A Chieri, la 45^ edizione

In mostra i grandi valori della tradizione agricola promuovendo le eccellenze gastronomiche del Chierese – Carmagnolese

Dal 10 al 14 novembre

Chieri (Torino)

Saranno cinque giorni intensi dedicati alla promozione del territorio e delle sue più peculiari risorse: non solo dal punto di vista della cultura enogastronomica, ma anche sotto l’aspetto del paesaggio, della storia e della sostenibilità. Da venerdì 10 a martedì 14 novembre, la Città di Chieri ospiterà, come da tradizione, la “Fiera Nazionale di San Martino”: 45^ edizione dedicata al Santo originario della Pannonia (l’attuale Ungheria, Sabaria, 316 circa – Candes Saint-Martin, 397) , vescovo e militare romano, fra i fondatori del monachesimo in Occidente e fra i primi Santi non martiri proclamati dalla Chiesa cattolica, che esercitò il suo ministero nella Gallia del tardo impero romano.


Ad  aprire la manifestazione, come lo scorso anno, saranno le musiche dal repertorio “tradizional-popolare” dei “Musicanti di Riva presso Chieri”, che venerdì 10 novembre,alle 21, in “Sala Conceria” (via Conceria, 2) proporranno i loro “quadri teatral-musicali” in lingua piemontese (ingresso libero)per poi animare anche il pomeriggio disabato 11 novembre alla “Chiesa di San Filippo” (via Vittorio Emanuele II). Sempre nella giornata di sabato sarà presentata la ricerca sulla “Religiosità Popolare”, un lavoro che ha coinvolto diverse amministrazioni del “Distretto del Cibo Chierese-Carmagnolese” e varie Associazioni del territorio.

Dopo l’inaugurazione ufficiale – sabato 11 novembre, ore 15, in piazza Cavour, alla presenza delle Istituzioni locali – molte saranno, anzi tutto, le occasioni per gustare la “cucina locale”: dal “Pala Bagnacaoda” alle “cucine di strada” e di “tradizione locale” , dagli stand delle varie Pro Loco al “Piatto di San Martino”, che sarà proposto dai ristoratori per promuovere i prodotti d’eccellenza del “Distretto del Cibo”. In Piazza Umberto sarà possibile degustare il “Freisa” e i vini della collina torinese, grazie all’“expertise” del “Consorzio di Tutela e Valorizzazione delle DOC Freisa di Chieri e dei vini della Collina Torinese”. Ma non di sole leccornie per il palato vivrà la Festa. Tante e per tutti i gusti le iniziative messe in agenda. Alcuni esempi: le attività gratuite proposte dalle migliori “Fattorie Didattiche” presenti sulla centrale Via Vittorio Emanuele II e i “Laboratori di “CAMST” (Gruppo leader nei servizi di ristorazione collettiva), così come la visita al “Museo Diffuso della Vita Contadina” a cura dell’Associazione “La barca nel bosco”. Si potrà anche partecipare a passeggiate, biciclettate, degustazioni evisite guidate alla scoperta di Chieri e del suo contado, trasformando i chieresi e i non chieresi in turisti pronti a stupirsi delle bellezze e dei sapori che caratterizzano i luoghi. Fiori all’occhiello del programma saranno ancorala “Mostra Mercato” delle eccellenze agro-alimentari piemontesi e italiane, la “Fiera Agricola” con esposizione di piccoli animali da cortile e di macchine agricole curata dalla “Pro Chieri”, il tradizionale “Mercatone” della domenica e del martedì ed il Luna Park per grandi e piccini in Piazzale Quarini. Autentica “novità” di quest’anno – che va ad affiancarsi a concerti, convegni, animazione itinerante, visite guidate e tour alla scoperta della Città – sarà il “WELCOME CHIERI”, un itinerario che consente di entrare nel cuore della città, tra storia, miti, leggende e luoghi da non perdere, scoprendo le numerose Chiese di notevole pregio, tra le quali la “Cappella Gallieri” (finita di costruire probabilmente dall’architetto Bernardo da Venezia nel 1437) all’interno del Duomo, oltre a svelare tracce della “storia ebraica” della Città e a degustare specialità tipiche (necessario prenotarsisu www.turismoturino.org ).

E non finisce qui!

Nella settimana della “Fiera”, il “Museo del Tessile” chierese darà a tutti,  venerdì 10 novembredalle 15 alle 18, la possibilità di accesso gratuito per presentare le nuove “stazioni tattili” con campionari realizzati da Lisa Fontana, giovane “textile artist”, lavorando sulle  cassettiere di pregio appartenute al “Museo Egizio” di Torino,donate alla “Fondazione Chierese per il Tessile e per il Museo del Tessile” dai “Musei Reali” ed ora impiegate quali “stazioni tattili”, con campioni tessuti a mano impiegando filati naturali di lino, canapa, bambù, ortica, ma anche vari tipi di seta e fibre eco-sostenibili di nuova generazione prodotte dalla “Lenzing”.  Grazie ai fondi regionali pervenuti sono state poste in opera anche altre migliorie tese a facilitare l’accessibilità del “Museo del Tessile”, come il rinnovato, dallo scenografo Claudio Zucca, portone al civico 6 di via Santa Chiara e l’ingresso, oggetto di interventi mirati anti-barriere architettoniche in via Giovanni Demaria, da parte del restauratore Bruno Eterno.

Programma completo della “Fiera” su: www.comune.chieri.to.it

g.m.

Nelle foto: “Fiera Nazionale di San Martino” immagini di repertorio

Una domenica nel parco del castello di Miradolo

 Con una guida di eccezione, Paola Eynard, vicepresidente della Fondazione Cosso

 

Domenica 12 novembre prossimo alle 11 si terrà una visita guidata nel parco del castello di Miradolo con Paola Eynard, una passeggiata guidata all’aperto in compagnia della vicepresidente della Fondazione Cosso, alla scoperta del luogo con i suoi oltre 1700 esemplari di alberi di diversa dimensione e pregio, e di grande importanza storico-botanica, tra cui cinque monumentali che, al castello di Miradolo, vengono curati e custoditi con passione.

Dimora di origini settecentesche dagli anni Venti dell’Ottocento il castello e il parco vivono la loro epoca d’oro grazie a Babet, ovvero Maria Luisa Ferrero della Marmora, sposa del marchese Maurizio Massel, donna di grande intraprendenza e volontà, amante della botanica e fattrice dell’impianto paesaggistico del parco.

Una vicenda tutta al femminile che giunge ai nostri giorni con la Fondazione Cosso, che ha dato vita alla storia di una vera e propria rinascita. Dal 2008 il parco è stato interessato da importanti interventi di restauro e valorizzazione per far rivivere quel giardino all’inglese, romantico e libero di esprimersi, progettato per accogliere gli ospiti dell’antica dimora.

Alle ore 16 è in programma una visita guidata riservata ai possessori della Tessera Torino Abbonamenti della mostra dedicata a Irma Blank “Tra segno e silenzio”, alla scoperta delle opere dell’artista a lungo dimenticata e scomparsa da pochi mesi, che ha trasformato la scrittura in segno.

Castello di Miradolo, via Cordonata 2, San Secondo di Pinerolo.

Domenica 12 dicembre visita guidata nel parco a cura di Paola Eynard, vicepresidente della Fondazione Cosso.

Info e prenotazioni : 0121502761.

MARA MARTELLOTTA

Chisone e Germanasca “Valli del gusto” premiate da Slow Food

La cucina come mezzo di rilancio del turismo montano

Primo riconoscimento per queste montagne grazie alla Foresteria di Massello, inserita nelle “Osterie d’Italia”

Arriva un riconoscimento da Slow Food per le Valli Germanasca e Chisone.  Nell’edizione 2024 della guida “Osterie d’Italia” compare infatti, per la prima volta, la Foresteria di Massello, che si trova proprio all’ingresso di Massello, 59 abitanti e 1188 metri d’altitudine. La guida valorizza ed elegge i locali che si distinguono per cucina, ma anche accoglienza autentica e ricerca e promozione del territorio ed è un prezioso riconoscimento che premia il grande sforzo che si sta facendo in quest’area del Pinerolese.

 

«Questo riconoscimento alla Foresteria Massello è sicuramente condiviso con orgoglio dal Consorzio turistico Pinerolese e Valli e deve essere uno stimolo per tutti coloro che in diverse forme offrono accoglienza – dice Rossana Turina, la presidente del Consorzio turistico Pinerolese e Valli, realtà che a maggio ha festeggiato due anni di vita ed è nata per promuovere quest’area della provincia torinese – La cucina è fondamentale, ma ancor di più la professionalità dell’accogliere: tutt’altro che banale e che dovrebbe diventare materia di studio nelle scuole di formazione di settore».

 

A pagina 82 della guida Slow Food, compare la Foresteria gestita, da una dozzina d’anni, da Loredana Fancoli, valtellinese trapiantata in questi valli. Un salto dalle montagne della Lombardia a quelle piemontesi dietro a un sorriso e la voglia di aprirsi al turismo e all’innovazione.

La guida, in particolare, premia l’offerta di selvaggina della Foresteria: arriva da filiera controllata e si trasforma in portate sfiziose che sanno andare oltre alla canonica proposta della cucina di montagna, dal carpaccio di cervo al timo serpillo al patè di camoscio alla tagliatelle della casa con ragù di selvaggina. «I secondi sono un trionfo di carni», si legge nel volume che menziona il filetto di daino in crosta di robatà e il filetto di cinghiale con mele caramellate.

 

In cantina soprattutto rossi piemontesi, vini del territorio pinerolese: Autin, Dellerba, Scuola Malva Arnaldi, vini eroici locali come il Ramiè di Pomaretto e un assortimento di vini valtellinesi Rainoldi. La birra è rigorosamente artigianale e locale: Beba di Villar Perosa.

 

«La cucina, si caratterizza come uno degli elementi che stanno riportando in auge il turismo montano nelle Alpi occidentali: una serie di piatti originali che mantengono uno stretto legame con la terra e le consuetudini culinarie locali anche e soprattutto nel reperimento delle materie prime a km zero» dice Loredana Fancoli che sottolinea come verdure, formaggi, salumi  e carne siano di produzione locale.

 

Va detto che la Foresteria ha già altri riconoscimenti. Uno è il marchio di qualità YES Hotel della Camera di Commercio di Torino, unica struttura nel Pinerolese ad averlo. Un’attenzione alla accessibilità è data invece dall’adesione a Turismabile.

 

La menzione è un riconoscimento anche per Massello che punta sempre di più a essere una meta turistica grazie alla rete sentieristica, a bellezze naturali come la maestosa cascata del Pis, simbolo del paese a quota circa 2.000 metri d’altitudine,  e  la vetta del Bric Ghinivert (3037 m), ma anche a percorsi per mtb e la rete ecomuseale. La guida non manca di fare riferimento alle montagne qui intorno, terre di resistenza valdese.

 

Martini Cocktail Experience, perché è un’ottima idea regalo natalizia

Da pochi giorni si è concluso ottobre, il mese delle “zucche”, immergendoci cosi nell’atmosfera del mese di novembre, il penultimo capitolo dell’anno, e questo sta a significare l’inizio del momento più festoso dell’anno: quello delle feste natalizie!

Per tutti gli italiani questo momento sta a significare che è arrivato il momento di pensare agli addobbi natalizi, ai “famigerati” regali di Natale e perché no, anche a ritagliarsi dei momenti con i propri amici e cari facendo attività ed esperienze gioiose.

Ma a proposito di esperienze e regali del Natale, un’ottima idea in merito si trova tra le mura della storica Casa Martini, a Pessione, fondata più di 100 anni fa, e che da allora non ha mai smesso di raccontare la gloriosa storia del brand Martini & Rossi, con tutti i suoi tesori in “bottiglia” e non, documentazioni, vecchi spot pubblicitari, lettere e molto altro.

Casa Martini, oltre ad offrire una visita all’interno della propria dimora, da molto tempo dà la possibilità ai suoi visitatori di immergersi anche in esperienze dai gusti squisiti degli aperitivi Martini. Queste esperienze sono tutte consultabili sul sito web dell’azienda.

Se stai cercando un regalo originale da fare o desideri vivere una stupenda esperienza di gruppo/coppia durante il periodo di Natale, perché non pensare alla Martini Cocktail Experience?

Si tratta di una lezione di mixologia con i bartender esperti di Martini, pronti ad insegnare come preparare alcuni dei cocktail più iconici della famosa marca italiana di vermouth e vino spumante.

Durante la nostra esperienza, la tutor ed esperta mixology Francesca Vajra, ci ha accompagnato in questo viaggio “frizzante”, facendoci scoprire, in maniera simpatica e coinvolgente, la storia dell’aperitivo e i segreti dei Martini.

Francesca mentre componevamo i nostri drink, ci ha rivelato che l’aperitivo ha dato le sue radici al mondo in tempi molto antichi, ossia, ai tempi dell’Impero Romano!

I nostri antenati dell’Eterna Roma, amavano molto concedersi un’ora di bevute di vino, raccontandosi aneddoti sulla giornata! Vi ricorda qualcosa di moderno?

Ma non solo: il concetto di aperitivo sembrerebbe essere stato introdotto dalla nobile Caterina De Medici durante la sua permanenza alla corte di Francia nel Rinascimento.

Ma non sveleremo nient’altro in merito a queste storie incredibili!

La Martini Cocktail Experience è un’esperienza didattica e interattiva, durante la quale si potranno apprendere le tecniche per preparare i cocktail, i trucchi e le ricette, e cimentarsi nella miscelazione dei cocktail. Potrai scegliere tra tre cocktail: il nuovo Martini Fiero&Tonic, lo storico Americano e l’iconico Negroni. Al termine della lezione, potrai degustare i tuoi cocktail.

La Martini Cocktail Experience è un regalo perfetto per gli appassionati di cocktail, per i curiosi, per i romantici, per i colleghi, per gli amici, per i familiari. Insomma, per tutti quelli che vogliono vivere un momento di felicità e condivisione, all’insegna del buon gusto e della tradizione italiana.

La Martini Cocktail Experience ha un costo di 35 euro a persona e una durata di un’ora. Puoi acquistare i biglietti online sul sito di Martini o contattare Casa Martini per richieste speciali o personalizzate.

Regalare la Martini Cocktail Experience, è una grande idea per fare felice chi ami con un’esperienza unica e divertente!

Cristina Taverniti

Ricordiamo a noi stessi di non perdere mai la curiosità

LIBERAMENTE  di Monica Chiusano

Proviamo ad osservare   le stelle da una terrazza straniera… esse sembrano addirittura più grandi delle nostre. Ci accorgiamo di sorridere, rammentando   la bellezza delle diversità del mondo …
Certo, non sempre possiamo condividere usanze e costumi di civiltà differenti.
Alcune ci spaventano, altre rendono dubbia la nostra fiducia, altre ci affascinano, altre ancora incentivano la nostra annunciata avventura, o addirittura la celano…e magari chissà, trasformano il nostro pensiero in qualcosa di prezioso o persino di terribile.
Ma una cosa non dobbiamo mai dimenticare, prima ancora di osare troppa sicurezza nel giudizio:  l’intelletto dell’essere non deve seguire le masse, ma al contrario identificarsi nel proprio pensiero, il più intelligente e positivo.
Tutto il resto disegnerà per noi il destino più idoneo, ricordando sempre a noi stessi  di non perdere mai una cosa essenziale: la “curiosità”!
Essa può divenire indispensabile perché capace di farci davvero pensare nella delicata capacità di poter distinguere prima ancora di invadere e danneggiare ciò che in realtà neppure conosciamo esistere.

Dalla mazurca a Mozart, Garazzino regala musica ai passanti

DAL PIEMONTE / Capita spesso d’incontrare tra le vie della città artisti di strada in particolare suonatori che ci donano un po’ d’allegria.

Si tratta a volte di veri artisti che, non avendo ancora ottenuto un lavoro sicuro, si adattano a questo ruolo da non considerare umiliante poiché è un modo di esprimere le proprie capacità e trovare riscontro in chi ama la musica.

E’  il caso di Silvano Garazzino, nato a Castagnole Lanze nel 1964, il cui “Teatro all’aperto” è costituito dalla zona presso piazza Castello e via Roma a Casale Monferrato. Diplomato presso il Conservatorio Statale Vivaldi di Alessandria in flauto traverso, ha proseguito gli studi con il grande Severino Gazzelloni, è stato primo flauto presso l’orchestra civica di strumenti a fiato del comune di Milano, ha partecipato a diverse trasmissioni della Rai.

Gli piace ricordare, essendo legato alla cultura langarola, che a Santo Stefano Belbo ha frequentato Pinolo Scaglione, suonatore di clarino nelle fiere paesane, divenuto famoso perché coprotagonista della “Luna e i falò” di Cesare Pavese che lo riteneva rappresentante del proprio mondo mitico dell’infanzia. Anche Garazzino a volte è nostalgico ma prevale il piacere di suonare che scaccia la tristezza e trasmette ai passanti spensieratezza con allegri valzer e mazurche.

Quando però si cimenta magistralmente in musica colta che, da polistrumentista, interpreta con fisarmonica, flauto, saxofono, chitarra, ci trasporta al di sopra della quotidianità; ci immerge in una sfera magica e spirituale con brani di Mozart, Beehtoven, con gli adagi di Albinoni, Benedetto Marcello, e del concerto di Aranjuez di Rodrigo. Recentemente è stato promosso un suo video per partecipare a “Tu si que vales” a Canale 5.

Giuliana Romano Bussola

 

(Nelle foto piccole Garazzino con Alessandro Meluzzi e Giuliana Romano Bussola)

A Torino presentazione del libro “L’evoluzione delle donne”

IL SAGGIO DI MARIA RITA MOTTOLA

Un lungo viaggio che conduce a una domanda che è anche la domanda da cui è possibile partire: siamo giunti al punto di non ritorno? L’atmosfera che si respira negli ultimi mesi non lascia spazio a dubbi. Stiamo attraversando un guado, andando verso un oltre. Sta a noi scegliere in che direzione andare, se fermarci per pensare e progettare il futuro, affrontarlo a testa alta ma insensatamente, o analizzare con onestà ciò che è stato e ciò che siamo, ciascuno e tutti, per affrontare una sfida che sconcerta e spaventa, emoziona e sprona a procedere, a non fermarsi, a costruire un mondo nuovo, vero e vitale. Questa sfida non può essere affrontata da soli e men che mai uomini contro donne armati, e viceversa. Solo insieme con umile consapevolezza, vestiti di coraggio e determinazione, forti della conoscenza di storia e pensiero filosofico, armati degli strumenti del diritto e della scienza potremmo procedere, insieme verso la cima della montagna.
Il saggio  è un viaggio e un percorso personale di ricerca e studio offerto a donne desiderose di comprendere e di lottare con e per le altre e gli altri, senza voltarsi indietro e senza prescindere da ciò che è stato; suggerito a uomini audaci e impazienti di riacquistare un ruolo decisivo nella creazione della società in cui vivono, capaci di costruire senza prevaricazioni e senza arroganza. Spunti di riflessione, brani di testi e saggi, giurisprudenza e sociologia, pensiero filosofico e religioso, raccontando si intrecciano e si intersecano a formare una ragnatela che tutto collega. Il puzzle piano, piano si perfeziona e l’immagine si fa più nitida e chiara. Non vuole essere la fine di un lungo e complesso lavoro ma un inizio e una provocazione per i lettori. Una agorà, un luogo di incontro e confronto.
Una premessa (Per chi, perché e come Incontri Letture Ricerche) e 14 capitoli.
Suddiviso in Parti (sei) a loro volta suddivise in capitoli e alla fine di ogni capitolo un paragrafo “Tiriamo le fila” che fa il punto per riassumere e preparare la lettura successiva.
Gli argomenti PARTE I La politica; PARTE II La famiglia; PARTE III La cosmesi dei diritti; PARTE IV La salute; PARTE V l’evoluzione e il progresso; PARTE VI DonnaDonne.

Maria Rita Mottola si racconta

Nata a Novara vivo per 40 anni a Vercelli, ove ho rivestito la carica di Vicesindaco, anni ’90. Avvocato Cassazionista, ora vivo a Moncalvo con mio marito Giancarlo e con lui condivido la passione per la bellezza. La nostra Onlus culturale gestisce un bel museo della nostra città, sollecita l’amore per bellezza e arte nei giovani, pubblica quale casa editrice. Parte attiva di molte associazioni, Italia Nostra (faccio parte del gruppo nazionale legale); Lions Club (gruppo di studio nazionale affido familiare); socio onorario FIRST e Contrajus; socio fondatore Sipcp,  Anziani terzo millennio, Persona&Danno (editing sin dagli albori), DM coordinatore per Piemonte e Valle d’Aosta. Nata professionalmente come giuslavorista ho trovato sulla mia strada il prof. Paolo Cendon ed è stato facile convertirmi, per credo religioso e familiare, al sostegno e cura dei soggetti fragili. Esercito a Vercelli, Casale ed Asti, sono mediatore sin dagli esordi dell’istituto, gestore della crisi, AdS. Ho pubblicato monografie ed opere collettanee e trattati,  relatrice a convegni e tavole rotonde, ne ho curato la realizzazione. Scrivo anche per diletto, ma questa è un’altra storia. Amo la giustizia e la ribellione ad ogni sopruso è la mia cifra culturale. Ciò è pericoloso ma io non ho paura.

Il libro sarà presentato a Torino martedì al Circolo dei Lettori ↘️

Le vaccinazioni del cane

IL TORINESE… CON LA CODA

Negli ultimi anni le vaccinazioni sono diventate argomento molto dibattuto, spesso se ne parla, ma a volte non se ne conoscono realmente tutti gli aspetti.

Noi oggi vogliamo occuparci delle vaccinazioni del cane.

Tralasciando l’aspetto tecnico, capiamo per quali malattie si vaccinano i nostri cani, quali sono altamente consigliate e quali meno.

Partiamo dal fatto che le vaccinazioni non sono obbligatorie, a meno che non si parli di obblighi di legge per quelle vaccinazioni, come la rabbia, che possono rappresentare un problema di salute pubblica. 

I vaccini li classifichiamo in vaccini core, caldamente consigliati, che proteggono da malattie molto pericolose e spesso mortali. Si vaccina quindi per parvovirosi, epatite infettiva e cimurro. Spesso nel preparato vaccinare per queste tre malattie si trova anche il vaccino della parainfluenza canina.

Esistono poi i vaccini cosiddetti non core, ovvero quei vaccini che si somministrano al cane a seconda del reali rischio dell’animale di contrare quella malattia.

Tra questi, la vaccinazione per Bordetella bronchiseptica, patogeno responsabile, insieme ad altri, di una forma respiratoria particolarmente presente negli ambienti sovraffollati, il cui vaccino non ha comunque un’efficacia molto elevata.

Tra le altre vaccinazioni non core, quella per babesiosi, borreliosi, o malattia di Lyme, herpesvirus canino e dermatofitosi.

Esistono poi delle vaccinazioni cosiddette circumstanziali, ovvero che dipendono dalle aree geografiche in cui il cane vive. Tra queste la vaccinazione per la leptospirosi, per la leishmaniosi  e per la rabbia.

Questa ultima, come accennato in precedenza, è obbligatoria nel momento in cui il cane si sposta da uno stato ad un altro. 

In futuro parleremo degli obblighi di legge per viaggiare con i nostri cani.

Quando vaccinare?

Le linee guida internazionali delle vaccinazioni nei cuccioli prevedono la somministrazione della prima vaccinazione ( cimurro, parvovirosi, epatite) a 8-10 settimane, dopo 3-4 settimane si aggiunge la leptospirosi e si ripete a 16 settimane.

In alternativa si può iniziare a 6 settimane con vaccinazione solo per parvovirus, quindi a 9 settimane parvovirus, cimurro ed epatite, a 12 settimane con aggiunta di leptospirosi, il tutto da ripetere a 16 settimane.

Queste tempistiche sono legate al fatto che, nel cucciolo, gli anticorpi di origine materna possono andare a interferire con la vaccinazione, ma non sapendo esattamente il momento in cui questi non sono più presenti a livello ematico, si è studiato un protocollo che prevede vaccinazioni multiple.

Nel cane adulto, se si vaccina per la prima volta, si eseguono due somministrazioni vaccinali, a distanza di 3-4 settimane.

In tutti casi, dovrà essere fatto un richiamo vaccinale dopo un anno di tempo, quindi a seconda della vaccinazione e del singolo caso, il vostro veterinario vi consiglierà come procedere negli anni successivi.

E’ importante non sospendere la profilassi vaccinale, anche e soprattutto nell’età avanzata del vostro cane, in cui il suo sistema immunitario sarà più debole e quindi più soggetti a malattie.

 

Dott.ssa Federica Ferro
Dott. Stefano Bo

Nankurunaisa

Parola giapponese (なんくるないさ), ancora poco conosciuta,che può essere tradotta con “il tempo sistema tutto”. Attenzione, però: sarebbe lontano dal vero significato considerarlo come un invito ad abbandonarsi al fatalismo, all’atarassia perché, comunque, le cose andranno come devono andare.

Il senso corretto di questa frase è piuttosto quello che nulla succede mai per caso, che per tutto c’è un senso.

In Italia c’è un proverbio che dice “Non va mai male ad uno, senza che vada bene ad un altro” perché evidentemente da qualche parte si è voluto così.

Occorre, tuttavia, osservare l’evento dall’alto, nel suo insieme universale, anziché analizzarlo nelle sue componenti singole perché più lo scomponiamo e meno lo capiamo, meno ci rendiamo conto del tutto.

In altre parole, è un invito ad avere fiducia nell’esistenza, nel creato perché se le cose vanno così un motivo c’è: quante volte leggiamo di qualcuno che ha perso l’aereo, mandando così in fumo una trattativa miliardaria, salvo poi scoprire che l’aereo aveva un incidente e, grazie al ritardo, quella persona si è salvata?

Nella nostra quotidianità diamo troppo peso alle scelte individuali, come se fossero in grado di mutare il corso degli eventi; attenzione, però: non è necessario seguire la filosofia orientale, lostile di vita dei Paesi asiatici per imparare.

Anche la Bibbia lo insegna: in Romani 8,28 “Omnia in bonum”, Tutto è per il (nostro) bene, come pure in 1 Tessalonicesi 5:18 “In ogni cosa rendete grazia”.

E’ evidente che il nostro tentativo, ormai diventato prassi, di avere tutto sotto controllo sia evidentemente errato, che ciò che accade sia o solamente positivo o solamente negativo, che esistano solo il bianco ed il nero e non infinite sfumature di grigio ognuna delle quali con pari diritto di esistenza.

Con questo, però, non voglio dire che occorra arrendersi all’evidenza e lasciarsi portare dalla corrente in piena senza provare a nuotare o arrendersi proni agli eventi; così anche guardare troppo avanti, anziché voltarsi e guardarsi alle spalle rischia di farci perdere di vista l’obiettivo e fornirci una prospettiva errata.

Qualcuno ricorderà, a questo proposito, il discorso che Steve Jobstenne il 12 giugno 2005 all’Università di Stanford, utilizzando undisegno che acquista un senso solo quando si saranno uniti tutti i puntini che lo compongono: “[..] non potete sperare di unire i puntini guardando avanti, potete farlo solo guardandovi alle spalle: dovete quindi avere fiducia che i puntini che ora vi paiono senza senso possano in qualche modo unirsi nel futuro.”

Chi dice che “volere è potere” probabilmente sta ancora cercando di decollare agitando le braccia e dando la colpa al sovrappeso o di vivere un mese senza bere; in realtà il senso di nankurunaisa è ben più profondo: pensare alla natura come ad un qualcosa di perfettamente bilanciato, dove tutto ha un senso preciso e nulla è fuori posto. Quindi se da un lato c’è quel “volere è potere”, dal lato opposto troviamo l’immobilismo, la rassegnazione che il fato sia ineluttabile e, dunque, nulla si possa fare a nostro vantaggio.

Avete presente il rafting, lo sport dove una canoa viene condotta tra le rapide di un torrente? Ecco: momento per momento dobbiamo adeguarci alla corrente, ai massi, ai rischi che la navigazione comporta, senza la certezza che comunque arriveremo, ma senza avere paura, ogni momento, che qualcosa debba andare male.

Sergio Motta