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Albero in piazza: meglio quest'anno, lo scorso o un abete vero?

alberonealbero natale castelloSulla pagina Facebook del “Torinese” abbiamo chiesto ai nostri lettori le loro preferenze sull’albero di Natale in piazza Castello: meglio quello di quest’anno o dello scorso?

 

Molto variegate le opinioni, con una preferenza per l’allestimento dello scorso anno. Ma in molti vorrebbero un abete vero e non di plastica. Ecco una selezione dei commenti apparsi in rete.

 

Simonetta Mardirossian Nessuno dei due. L’ albero deve essere un ALBERO

Valeria Baviero Io penso che siano belli tutti…., quello dell’anno scorso, quello di quest’anno e anche se ci fosse stato quello tradizionale. Penso però anche che per tanto che si faccia, gli ingrati rompi c……. Ci sono sempre!

Donata Giovanna Galliano Quello di questo anno mi convince di più, posso esprimere un desiderio: perché il prossimo anno non si torna alla tradizione, magari con pizzico di ecologia e tecnologia insieme.

Antonia Giusi Di Palermo Dove è finito quello dell’anno scorso..??? Dopo due anni di buio in piazza Rivoli hanno messo un alberello di Natale .. Peccato che si sono dimenticati di accenderlo!!!!

Manuela Mina Ogni albero ha il suo fascino…ogni albero ha un’anima …delle persone che l’hanno preparato

Catalano Anna Nessuno dei due meglio uno.vero ..come è il calendario e di una noia unica ..avevo gradito il presepe di due anni fa’ !!

Irene Conti Inverno: a natale ci vuole l’albero tradizionale vero perché è decisamente più bello!!!
Estate: fa caldo, è tutta colpa del riscaldamento globale! Sono stuf* della casta!!111!!!1! che rovina l’ambiente per i suoi vizi del cazzo!!

Gianinetto Renata Senza dubbio quello dello scorso anno, questo da spento non pare nemmeno un albero di Natale e da acceso è migliore, ma io preferisco la tradizionalità. Lo trovo piatto e molto più freddo

Claudia Iancu Preferisco un albero tradizionale che porta calore natalizio
Questo di quest anno non mi piace per niente

Marcella Siciliano Ogni anno é giusto cambiare. Trovo che ogni albero abbia il suo fascino!

Maria Antonietta Sampere Ma preferisco. l albero tradizionale di abete con le luci colorate e gli addobbi.!!!!!

Concetta Rigatuso Sono belli tutti e due, però quello dell’anno scorso a dei colori più appariscenti

Valentina Pirelli L’albero di Luci d’Artista è più originale di ogni altro pino verde con luci….l’abete vero con luci bianche è bello nei parchi della ns città…per esempio al Valentino sarebbe splendido!

Bruna Cima Sono belli tutti e due questo nuovo somiglia di più a tante candele vicine

Gianfranco Quagliotti Sono brutti tutti e due. Mettere un vero albero di Natale che certamente piace a TUTTI..!!!

Remo Ferrari l’ ultimo è sempre il più bello a prescindere gli altri sono già stati visti

Katia Sanguedolce Belli ognuno ha il proprio fascino! Personalmente io preferisco il rosso e il dorato…colori caldi!

Enrico Romano Quello di quest’anno!!!!

Mary Ioana Quello dell’anno scorso

Cinzia Lorenzetto Io li trovo entrambi “freddi”, non comunicano alcun “calore” natalizio…

Lorella Usai Uno vero da ripiantare dopo. ..con gli addobbi tradizionali e le lucine. …..

Donatella Corio Dell’anno scorso! L’ho visto ieri e devo dire che e’ proprio brutto!

Bruna Lisdero A me piace il tradizionale pino ,mio figlio preferisce questo (perché sacrificare un abete?) dice

Isabella Signetto Né uno né l’altro meglio il tradizionale

Maddalena Gordini Quello di quest’anno poi orrendo!!!

Maria Grazia Gino L’albero di quest’anno è più…favoloso!!!!

Cristina Cantelmi Per me quello dell’ anno scorso, decisamente!

Michela Vaccariello Quello dell’anno scorso questo lo trovo molto freddo! !!

Anna Malagnini Genti Quello dello scorso anno piu romantico

Gabriella Daghero Decisamente quelli dello scorso anno

Laura Mastelli Belli tutti e due. Quello dell’anno scorso era più naif

Paolo Massa riuscire ad esprimere un’opinione senza insultare ed essere volgari è impossibile per molti anche a natale!!!

Carla Prone Brutti ambedue…un albero è un albero.. Troppo oriente…

Caterina Rita Morabito Quello dello scorso anno era più armonico. Questo è troppo stilizzato

Giuliano Maghini come lampadario è un po’ troppo vistoso…

Domenica Mangialardi A me piacciono tutti e due ! Si dovrebbe fare anche il presepe !

Giorgio Ricciardelli Quest’ ano ( scritto volutamente con una n sola)….

Lina Pompilio Sarà d’effetto acceso, .ma secondo me, un abete tradizionale con tante luci sarebbe meglio!

 

Le vetrine di Natale sul "Torinese"

vetrina natalenatale Paideia ChristmasGrande successo per i nostri mini-clip postati sulla pagina Fb del giornale. Inviateci le vostre foto e i video con le vetrine natalizie più belle

 

Miniclip di qualche secondo con le riprese delle vetrine di Torino addobbate per il Natale. I video postati sulla pagina Facebook del nostro giornale sono visionati da migliaia di persone. Inviateci le vostre foto e i video con le vetrine natalizie più belle, li pubblicheremo sul “Torinese”!

Rotary Torino Superga per Cute Project Onlus

rotaryCute Project ha come obiettivo la formazione teorica e pratica del personale sanitario nei Paesi in via di sviluppo nell’ambito della chirurgia plastica ricostruttiva, con un orientamento specifico rivolto alle ustioni e ai loro esiti. La Onlus persegue questo obiettivo attraverso lo svolgimento di missioni umanitarie a carattere formativo

 

Il Rotary Club Torino Superga organizza una serata di beneficenza al Turet il 18 dicembre per Cute Project Onlus Lo spirito rotariano a favore di un’associazione no profit di medici che promuove lo sviluppo della chirurgia plastica per la cura delle ustioni nei Paesi in via di sviluppo

 

Il Rotary e le iniziative di beneficenza in ambito medicale. Un binomio da tempo collaudato che si rinnova quest’anno in occasione dell’importante appuntamento della Cena natalizia organizzata dal  Rotary Club Torino Superga in favore di Cute Project Onlus, aperta anche a amici e parenti. L’appuntamento è per venerdì 18 dicembre al Turet di piazza Solferino 23, con due formule diverse, l’apericena dalle 20.30 a 35 euro e l’ingresso dalle 22 comprensivo di brindisi con panettone a 20 euro. In tale occasione verrà presentato il libro che Cute Project Onlus sta creando per la prevenzione delle ustioni rivolto alla prima infanzia in tutto il mondo. Nei giorni scorsi il Rotary Torino Superga ha promosso l’attività della Onlus organizzando un banchetto di raccolta fondi a Torino in via Lagrange 1.

 

Cute Project ha come obiettivo la formazione teorica e pratica del personale sanitario nei Paesi in via di sviluppo nell’ambito della chirurgia plastica ricostruttiva, con un orientamento specifico rivolto alle ustioni e ai loro esiti. La Onlus persegue questo obiettivo attraverso lo svolgimento di missioni umanitarie a carattere formativo con il coinvolgimento diretto di medici e altre figure locali, mediante lezioni teoriche e pratiche in sala operatoria, per consentire al personale sanitario locale di diventare autonomo. Si occupa anche dell’istituzione di borse di studio in Italia rivolte al personale sanitario nei Paesi in via di sviluppo, per completare il processo di acquisizione delle competenze specifiche. Per fare tutto ciò Cute Project Onlus si avvale di donazioni da parte di privati, fondazioni e enti sensibili agli obiettivi indicati. Il personale sanitario e non, che opera all’interno della Onlus, non percepisce alcun compenso.

 

Mara Martellotta

Il Giubileo di Francesco nella diocesi di Torino: Porte Sante in Duomo e al Cottolengo

duomo fioriduomo fiori 2papa reale2“Il passaggio della Porta Santa offre al pellegrino la speciale grazia dell’Indulgenza plenaria, alla condizione che il singolo fedele celebri il sacramento della Penitenza e dell’Eucaristia, reciti la professione di fede (il Credo), dica una preghiera secondo le intenzioni del Papa”

 

Sulla scia del pontefice domenica 13 dicembre  mons. Cesare Nosiglia ha aperto la prima Porta Santa sotto la Mole,  nella Cattedrale di Torino. Invece, domenica 20 dicembre la solenne celebrazione si sposta al Cottolengo, per l’apertura della seconda porta.

 

LE PAROLE DELL’ARCIVESCOVO DI TORINO

 

«Apriremo due porte Sante: Domenica 13 dicembre, nel pomeriggio alle ore 15,30 si è aperta a Torino in Cattedrale la Porta Santa del Giubileo, attraverso la quale, durante l’anno, passeranno tanti pellegrini ogni sabato pomeriggio (ragazzi e giovani cresimandi) e ogni domenica pomeriggio (le Unità pastorali, suddivise per distretto). Passata la Porta Santa si celebrerà in Cattedrale una Liturgia della Parola sulla misericordia e si avrà la possibilità di accedere al sacramento della Riconciliazione. Saranno anche promossi pellegrinaggi per disabili e malati, come per la Sindone. D’intesa con la Sovrintendenza si provvederà ad attrezzare la Cattedrale con un adeguato scivolo per permettere a tutti di passare la Porta Santa.

 

Ricordo che il passaggio della Porta Santa offre al pellegrino la speciale grazia dell’Indulgenza plenaria, alla condizione che il singolo fedele celebri il sacramento della Penitenza e dell’Eucaristia, reciti la professione di fede (il Credo), dica una preghiera secondo le intenzioni del Papa. Il Papa invita poi in modo speciale a riflettere sulle e compiere le opere di misericordia verso il prossimo. Tali opere sono corporali e spirituali. Le prime: dare da mangiare a chi ha fame; da bere a chi ha sete; vestire chi è nudo; accogliere gli stranieri e i senza tetto; visitare i malati; visitare i carcerati; seppellire i morti. Le seconde: consigliare i dubbiosi; insegnare agli ignoranti; ammonire i peccatori; consolare gli afflitti; perdonare le offese; sopportare pazientemente le persone moleste; pregare Dio per i vivi e per i morti.

 

L’indulgenza plenaria è applicabile come suffragio anche per i propri defunti.

 

Domenica 20 dicembre alle ore 12,30 si aprirà una seconda Porta Santa. Sarà quella in-terna della chiesa del Cottolengo, alla Piccola casa della Divina Provvidenza, dove ogni giorno più di 500 persone vanno alla mensa, centinaia al Centro di ascolto, molti disabili trovano acco-glienza nei vari gruppi diurni di ospitalità, oltre a tutti gli anziani che dimorano nelle diverse case di accoglienza. In esso ha sede anche il grande Ospedale e diverse realtà rivolte a minori e famiglie. Questa iniziativa al Cottolengo vuole sottolineare che una Porta Santa da passare per avere la salvezza, per il cristiano ma anche per ogni uomo e donna di buona volontà, è quella dei poveri: essi ci introducono alla vera vita in Gesù Cristo, ci fanno da guida verso il nostro Signore e ci comunicano il suo amore più grande.

Dopo quest’apertura seguirà alle 13 un momento conviviale con la partecipazione dei po-veri e delle personalità del nostro territorio in ambito istituzionale, economico e finanziario, cul-turale, sociale e del volontariato. Vogliamo che si attivi una conoscenza diretta e un incontro fraterno con i poveri, nell’ascoltarli e dialogare con loro allo stesso tavolo, per scoprire quanto grande sia la loro umanità e i valori di cui sono ricchi e possono offrire a tutti. Anche questo fa parte delle opere di misericordia che il Giubileo ci invita a compiere*.
 
Infine, il 9 aprile 2016 la Diocesi ha promosso un pellegrinaggio a Roma per ringraziare Papa Francesco della sua visita a Torino e celebrare l’Anno Santo in San Pietro, sulle tombe dei martiri. L’udienza col Papa è fissata per le ore 11. Seguirà il passaggio della Porta Santa della basilica vaticana, nella quale alle ore 15 celebreremo la Santa Messa. L’Opera diocesana pellegrinaggi ha promosso diversi itinerari per favorire quanti intendono partecipare. Le parrocchie possono essere il punto di riferimento più immediato per prenotarsi”.

 

(Foto: il Torinese)

SANONANI XMAS HAPPY HOUR

sanonani2 bimbisanonani22L’obiettivo è aiutare i bimbi soli e le famiglie in difficoltà nell’area di Kathmandu, dove la maggior parte dei nepalesi lotta ogni giorno per sopravvivere, senza casa, senza cibo e in condizioni sanitarie drammatiche, che si sono ulteriormente aggravate in seguito all’ultimo terremoto

 

Si terrà mercoledì 16 dicembre, presso la Plurimax (Via Stampatori 21), il primo SANONANI XMAS HAPPY HOUR: un brindisi natalizio un po’ diverso dal solito, che ha il merito di unire il tradizionale rito dello scambio di auguri a un momento di riflessione più profonda sul progetto di Sanonani Onlus, che ha visto la luce all’inizio del 2015 grazie a Barbara Luboz, Marco Camandona, Adriano Favre, Maria Laura Bornaz, Lara Dulicchio, Paola Denarier, Andrea Bo e Fausta Bo.

 

Sanonani – che in nepalese significa “piccolo bambino” – nasce con l’obiettivo di aiutare i bimbi soli e le famiglie in difficoltà nell’area di Kathmandu, dove la maggior parte dei nepalesi lotta ogni giorno per sopravvivere, senza casa, senza cibo e in condizioni sanitarie drammatiche, che si sono ulteriormente aggravate in seguito all’ultimo terremoto che ha flagellato la regione.  Non si tratta solo di belle parole; in pochi mesi, infatti, questa Onlus si è messa in moto, e sta realizzando il sogno della “Sanonani House”: una vera e propria casa famiglia dove i più bisognosi potranno trovare un pasto caldo, un letto e tutto il sostegno necessario.

 

Ovviamente mettere in piedi un progetto di questa entità non è facile, perché oltre ai contributi economici, che certo sono fondamentali, fin da subito è stato chiaro il bisogno di competenze specifiche, come muratori, imbianchini, elettricisti e chiunque fosse in grado di dare un aiuto concreto per realizzare l’edificio. Per questo, a partire dal mese di settembre, in quella che presto diventerà la casa famiglia, si alternano volontari che, con grande entusiasmo e determinazione, mettono a disposizione la loro professionalità e, soprattutto, la loro buona volontà.

 

Tra coloro che hanno preso parte ai lavori, c’è Giovanni Pollino, ideatore del SANONANI XMAS HAPPY HOUR: “Sono venuto a conoscenza di questa realtà grazie a uno dei fondatori di Sanonani, e a ottobre ho deciso di partire, come forma di restituzione del debito di gratitudine nei confronti delle cose che la vita mi ha regalato. È stata un’esperienza incredibile, che sicuramente rifarò, perché mi ha arricchito moltissimo. Non ci si può rendere conto di quale situazione vivano i nepalesi finché non la si tocca con mano; per questo penso che sia importante diffondere il progetto, perché aiutare Sanonani, anche solo con un piccolo contributo, significa iniziare a costruire un futuro per molti bimbi e per le loro famiglie!”.

 

Da qui, l’idea di questo Christmas Party un po’ fuori dagli schemi che, assicura Pollino, sarà solo il primo di una lunga serie di eventi volti a far conoscere e sostenere Sanonani. Stay tuned e… Namasté!

 

Claudia Caci

 

In cammino verso l’Uomo

consiglio lascarisLe comunità religiose e le istanze della società civile di Torino e del Piemonte si confrontano per un comune impegno sulla solidarietà e l’accoglienza, per un tavolo interreligioso sulla famiglia e per un modello educativo rivolto ai giovani

 

Eventi crudeli stanno dando forma ai nostri incubi, incarnando una disumanità di cui siamo inorriditi. Ma in nome di quale umanità la combatteremo? Il problema è che la minaccia esterna è tanto maggiore quanto lo è la fragilità interna. Il pericolo infatti è nel venir meno dei moventi non utilitaristici, nella crisi della famiglia e dell’educazione, nell’incertezza degli scopi che orientano la vita. Non vinceremo il male che è fuori di noi se non affrontandolo innanzitutto in noi. È nelle radici umane di sempre il fondamento di una comunità futura. Le comunità religiose e le istanze della società civile di Torino e del Piemonte si confrontano per un comune impegno sulla solidarietà e l’accoglienza, per un tavolo interreligioso sulla famiglia e per un modello educativo rivolto ai giovani.

 

In cammino verso l’Uomo è il titolo del convegno che si terrà mercoledì a Palazzo Lascaris, promosso dal Comitato per i Diritti umani del Consiglio regionale. . Ecco il programma:

 

 Saluti di Mauro Laus, presidente del Consiglio Regionale e del Comitato per i Diritti Umani. Introduce Giampiero Leo, vicepresidente del Comitato per i Diritti Umani e coordinatore del Movimento “Noi siamo con Voi”, Modera Claudio Giuseppe Torrero, Interdependence e Religions for peace.

 

Intervengono Esponenti della Comunità Ebraica, della Chiesa Cattolica, delle Chiese Riformate tradizionali (Valdesi, Battisti, Luterani), delle Chiese Evangeliche, della Chiesa Ortodossa, della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, dei Centri Islamici, delle Comunità Bahai, Buddhista e Induista; di associazioni giovanili, femminili, educative, per la pace, di tutela della famiglia, di solidarietà sociale.

 

Mercoledì 16 dicembre 2015 ore 17.30 – 19,30 Consiglio regionale del Piemonte Palazzo Lascaris Via Alfieri n. 15 – Torino

 

Rotary Club Torino Lagrange: Un sorriso per i bambini del Regina Margherita

rotary l3regina_margheritaSolidarietà e azioni concrete sul territorio

 

Il Rotary Club Torino Lagrange, la nuova realtà rotariana della zona Torinese nata lo scorso luglio dalla volontà di 30 giovani Soci Fondatori ha deciso di impegnarsi in una nuova iniziativa – “Un sorriso per i bambini del Regina Margherita“. Nella giornata di sabato 12 dicembre una delegazione del Club consegnerà dei doni ai bambini del reparto di Oncoematologia pediatrica dell’Ospedale Regina Margherita di Torino, alla presenza di alcuni importanti esponenti della struttura.

 

L’ospedale Regina Margherita, con la presenza di tutte le specialità mediche, chirurgiche e diagnostiche è centro di riferimento per neonati, bambini e adolescenti per le patologie più complesse, rare e croniche. Fornisce prestazioni di alta specializzazione pediatrica, in considerazione della presenza delle specialità quali l’onco-ematologia e il centro trapianti cellule staminali, la cardiologia interventistica e la cardiochirurgia, la neurochirurgia, il centro trapianti di rene e cuore, il centro grandi ustionati, la chirurgia neonatale.

 

 Jonathan Bessone, Presidente del Rotary Club Torino Lagrange: “il nostro Club vuole essere vicino, in questo periodo di festa, ai bambini che soffrono e che purtroppo dovranno trascorrere il Natale in ospedale. Speriamo di regalare loro, assieme all’augurio di una pronta guarigione, un sorriso e qualche momento di gioia”.

 

Per ulteriori informazioni: www.rotarytorinolagrange

Il Comitato PINHUB alla sua prima uscita pubblica

Scenari. La costruzione creativa di prospettive per l’ex Caserma Bochard di Pinerolo

 

pinhubPOLLIOTTOIl Comitato PINHUB – Laboratorio di Immaginari, organizza un convegno per sabato 12 dicembre dalle 9,30 alle 13 presso il Teatro del Lavoro di Pinerolo, con un obiettivo preciso: mettere in relazione il Pinerolese con le strategie politiche e di riorganizzazione a scala più ampia, per ipotizzare strade di riqualificazione e di riuso dell’area Bochard.

 

Un incontro per entrare nella prospettiva del Piano Strategico Metropolitano, in fase di costruzione, e identificare le opportunità che si aprono per il Pinerolese, comprendere tipi e natura dei processi che connettono la metropoli con i territori rurali e montani (metro-montagna) e confrontarsi con altre esperienze e con le sollecitazioni dei partecipanti per delineare il percorso di lavoro che il Comitato PinHub intende promuovere.

 

L’incontro si articolerà nei seguenti momenti:

 

H  9,30             Registrazione dei partecipanti

 

H 10,00            Saluti della Presidente del Comitato PinHub: Patrizia Polliotto

                        Introduzione di Claudia Galetto, Comitato PinHub

 

H 10,15            Verso il piano strategico della Città Metropolitana: quale il contributo dei territori?

Francesco Brizio, Sindaco di Ciriè e Consigliere allo Sviluppo economico, Attività produttive, Lavoro, Formazione professionale, Città Metropolitana di Torino

           

Tra metropoli e montagna: quale prospettiva costruire?

Carlo Alberto Barbieri, Professore di Urbanistica del Politecnico di Torino, Dipartimento Inter-ateneo di Scienze, Progetto e Politiche del Territorio (DIST), Presidente INU Piemonte e Valle d’Aosta

           

Il riuso e la rivitalizzazione di contenitori urbani in Italia: i principali elementi di criticità e i fattori di successo

Damiano Aliprandi, Fondazione Fitzcarraldo, Torino

 

H 11,45            Confronto con i relatori. Coordina Bruno Manghi, Comitato PinHub

 

H 12,45            L’agenda del Comitato, Goffredo Le Donne, Comitato PinHub

 

H 13,00            Christian Milone e la Trattoria Zappatori “a 360 gradi… in viaggio tra tradizione e innovazione”, momento conviviale

 

Il convegno metterà in relazione e a confronto temi rilevanti per lo sviluppo del territorio grazie alla partecipazione di soggetti competenti che accompagneranno questa prima fase di ragionamento sull’ex caserma Bochard, verso un processo di ripensamento creativo e condiviso.

 

Con l’Atto di Indirizzo del 21 aprile 2015, l’Amministrazione Comunale di Pinerolo ha individuato il progetto “Bochard” quale “opportunità per costruire una idea di città e di territorio possibili e per ragionare, a scala adeguata, sulle priorità da affrontare”. A tale proposito, si specifica che il progetto si deve “spendere in chiave territoriale e in logica metropolitana (…) deve saper interagire con altre iniziative presenti nel capoluogo e nell’area metropolitana, nonché relazionarsi ai bisogni e alle proposte che possono venire da tutto il Pinerolese.”

 

Il Comitato PINHUB è nato con lo scopo di “sostenere la prima fase del percorso, dedicata principalmente alla costruzione dell’idea complessiva del progetto”. Come passaggio iniziale di un impegno biennale e come momento di presentazione il Comitato ha scelto di aprirsi agli scenari che oggi si stanno delineando a scala metropolitana. Per conoscerli, approfondirli e connetterli ai bisogni ed alle opportunità di Pinerolo e del nostro territorio. Le vocazioni ed il futuro utilizzo dell’area Bochard potranno scaturire dall’attivazione di energie/persone con idee, competenze e risorse e dalla ri-composizione creativa di questo sforzo collettivo.

 

«Motore dell’iniziativa è l’amore per il Pinerolese. – Commenta la presidente Patrizia Polliotto (nella foto) – Il nostro obiettivo è contribuire con un apporto concreto, di chi ha una visione anche esterna, ad un ripensamento della funzione di questa parte di Piemonte. Per realizzarlo, intendiamo mettere a fattor comune esperienze di successo in casi analoghi e proposte del territorio, attraendo le forze vive e le energie presenti, nonché le potenzialità inespresse, partendo da un patrimonio inestimabile: un tessuto socio-economico sano ed improntato ai valori del lavoro e del senso del dovere, anche se indubbiamente provato da questi anni di crisi economica».

 

 

Aspetti organizzativi

 

Per informazioni  scrivere a comitatopinhub@gmail.com

 

La partecipazione al momento conviviale c/o Trattoria Zappatori prevede un costo di € 20,00.

 

Come si vive a Mosul, nella roccaforte del sedicente “Stato Islamico”?

I racconti sono da brivido e ci proiettano indietro di molti secoli, quando si viveva tra barbarie e atrocità senza fine. Se sgarri, ti bastonano ovunque tu sia, in casa, in strada, in un locale, ti raggiungono ovunque in pochi minuti, anche in una grande città di due milioni di abitanti. I malcapitati di Mosul stavano probabilmente meglio quando l’antica Ninive era la capitale del celebre regno assiro

Come si vive a Mosul, nella roccaforte dei jihadisti del sedicente “Stato Islamico”? Parlatene con qualche esule iracheno che vive in Italia e che ha familiari e amici laggiù, nel nord Irak. I racconti sono da brivido e ci proiettano indietro di molti secoli, quando si viveva tra barbarie e atrocità senza fine. Se sgarri, ti bastonano ovunque tu sia, in casa, in strada, in un locale, ti raggiungono ovunque in pochi minuti, anche in una grande città di due milioni di abitanti. I malcapitati di Mosul stavano probabilmente meglio quando l’antica Ninive era la capitale del celebre regno assiro. O almeno non si correvano i pericoli che si corrono oggi, ogni giorno, nelle vie di questa metropoli. Dopo aver distrutto siti archeologici, statue, monumenti e simboli del passato, ora si terrorizza la gente, seguendola dal mattino alla sera. Di notte è meglio barricarsi in cantina e non accedere la luce. Testimone indiretto di ciò che avviene a Mosul è Younis Tawfik, nato a Mosul ma cittadino torinese ormai da 36 anni. Scrittore musulmano, poeta e intellettuale molto noto in Italia, Younis parla al telefono con i suoi parenti rimasti a Mosul che oggi, di fatto, sono prigionieri dei tagliagole dell’Isis, come tutti gli altri che non obbediscono agli ordini del Califfo. “I miei cari sono in pratica agli arresti nella loro città occupata dai soldati dell’Isis, afferma il direttore del Centro culturale italo-arabo Dar al-Hikma, è difficile uscirne e scappare, le strade sono pattugliate giorno e notte.

Dappertutto sventolano le bandiere nere dello “Stato islamico” che occupò Mosul il 10 giugno 2014 cacciando dalla città decine di migliaia di cristiani. “Io ho paura, come ne avete voi in Europa in questo periodo, e temo soprattutto per la mia famiglia ogni qualvolta parlo e scrivo libri contro i fondamentalisti islamici”. Younis Tawfik lasciò l’Iraq nell’estate del 1979 poco dopo l’arrivo al potere di Saddam Hussein e sbarcò in Italia dove tuttora vive. Ha studiato e si è laureato a Torino, ha insegnato in alcune Università italiane e poi si è messo a scrivere romanzi e saggi di successo. Già ai tempi di Saddam, un altro dittatore, alleato dell’Occidente e che forse oggi siamo costretti, nonostante tutto, a rimpiangere, Younis non si sentiva molto tranquillo lontano da casa e temeva per i famigliari ma adesso con i jihadisti dell’Isis le cose sono peggiorate. In realtà non è una vita molto facile, né per lui né per i suoi amici e parenti che vivono nelle regioni controllate dai nuovi invasori. Suo fratello, di religione cristiana, è stato ucciso nel 2008 dai terroristi islamici e lo stesso Tawfik non è ben visto dai fondamentalisti per la sua attività di scrittore e insegnante in un Paese occidentale. In questi giorni la famiglia di Younis è stata nuovamente presa di mira dai combattenti estremisti a Mosul. “Hanno bloccato l’auto di mio fratello per le strade della città, l’hanno buttato fuori dalla macchina e l’hanno frustato davanti a tutti, 15-16 frustate.

Cosa aveva fatto di male? La bambina piangeva e la madre, per consolarla, ha abbassato il velo sul viso e a questo punto si è scatenata la furia selvaggia di questa gente. Un gruppo di miliziani si è accanito su mio fratello. È andata ancora bene, ma queste sono cose normali, accadono tutti i giorni. Vivere sotto un tale califfato che in realtà è un’organizzazione criminale è sempre più difficile, anche per i musulmani che non la pensano come loro”. I cristiani ne sanno qualcosa, cacciati da Mosul e dintorni quando le bandiere nere sono entrate in città un anno e mezzo fa, proprio loro che avrebbero più diritto dei musulmani a vivere in queste terre poiché sono arrivati molto prima dell’Islam. “Attenti all’Isis, si sfoga lo scrittore iracheno, questi sono meglio organizzati e più abili di Al Qaeda, usano alla perfezione i social network e tutti gli altri mezzi di comunicazione, conoscono molte lingue e trasformano i loro kamikaze in miti per trovare nuovi seguaci e ammiratori”. Per saperne di più sul tema, sta per essere pubblicato il nuovo libro di Tawfik che, nel titolo, “Il nuovo stato islamico. Industria della morte”, Bompiani editore, sintetizza in modo crudo e lampante il pensiero dell’autore nei confronti dei terroristi islamici.

Filippo Re

La Porta Santa di Aleppo, un segno di speranza contro la violenza

bibliotecaria di AleppoCittadella di AleppoAntonietta Bahar, 39 anni, nata in Venezuela da genitori siriani, vive e lavora ad Aleppo come bibliotecaria, da oltre 30 anni. Ogni giorno rischia la vita per andare al lavoro ma ci racconta che dalla sua città non se ne vuole proprio andare

 

É un segno di speranza nella città martire. Il 13 dicembre, pochi giorni dopo l’inizio del Giubileo della Misericordia voluto dal Papa, tra le macerie di Aleppo verrà aperta una Porta Santa e altre due verranno aperte a Damasco e a Latakia. Accadrà nella chiesa che porta il nome del Pontefice, la chiesa di San Francesco, che alla fine di ottobre era stata colpita dai miliziani dell’Isis. Una bomba squarciò il tetto dell’edificio dove era in corso la Messa. Per miracolo non ci fu nessun morto, solo qualche ferito ma ad Aleppo continua la battaglia decisiva per le sorti del conflitto, tra l’esercito regolare e i gruppi jihadisti della galassia anti-Assad, in particolare Isis e Al Nusra. Gli aleppini continuano a fuggire e da 4 milioni di abitanti la popolazione è calata a meno di due milioni mentre i cristiani sono scesi da 200.000 a 90.000 che in gran parte vivono nei quartieri controllati dall’esercito governativo. Antonietta Bahar, 39 anni, nata in Venezuela da genitori siriani, vive e lavora ad Aleppo da oltre 30 anni. Ogni giorno rischia la vita per andare al lavoro ma ci racconta che dalla sua città non se ne vuole proprio andare.

 

Lavoro nella Biblioteca Spirituale, l’unica rimasta aperta al pubblico ad Aleppo, solo parte time, perché prima della guerra lavoravo in una scuola, ma ora non più, é stata chiusa essendo fuori città, in una zona pericolosa. Non nego che sono paurosa, da quando esco di casa fino al ritorno dal lavoro, non riesco a superare la paura e abituarmi ai rumori delle bombe e dei razzi, ma la volontà di sfidare la morte é più forte, sfido la morte con il mio lavoro. Nonostante la paura ci accompagni ormai quotidianamente, in una città colpita dal terrorismo, questo terrorismo non ha impedito alla città di continuare a vivere in modo incredibile: passiamo le giornate ascoltando i rumori della guerra, un razzo lanciato dai gruppi armati potrebbe cadere vicino a noi, allora partono le telefonate, e dopo che ognuno si accerta che stanno tutti bene, il lavoro riprende, fino a risentire un altro razzo, e si cerca di scoprire dove potrebbe essere caduto. Insomma, siamo diventati esperti di razzi e colpi di mortaio. Alcuni sono potenti e fanno danni e vittime, altri rumori ci assicurano che l’aviazione dell’esercito siriano sta bombardando le basi dei terroristi. Vivo in centro che spesso è l’obbiettivo dei razzi dei terroristi che causano subito morti e feriti, poi ne arriva un altro con il suo carico di morte e dopo i soccorsi, la gente tenta, ripulendo le strade, di superare questo orrore e continuare la propria vita. Tutto riprende in modo normale e nella stessa via colpita dai terroristi, vedi la gente affollata, mercati e negozi aperti, traffico e macchine come prima. La sera, la città riprende a vivere, i locali e i bar sono affollati di gente che ama la vita e sfida la guerra e il terrore, una tazza di caffè con un amico per dimenticare la fatica della giornata, ragazzi e ragazze insieme per non vedere i loro sogni cancellati dalla guerra, famiglie che provano a passare un pò di tempo con i propri bambini, per mantenerli allegri, mentre il fine settimana celebriamo, come avveniva prima del conflitto, i matrimoni. É strano ma c’è ancora qualcuno che si sposa in questi tempi, è un quadro surreale, é la sfida alla morte degli abitanti di Aleppo, la vita deve continuare e l’amore é più forte della guerra.

 

 Com’è Aleppo dopo 5 anni di guerra civile? Alcuni quartieri sono ancora in piedi? La storica Cittadella esiste ancora?

Aleppo è la città più antica al mondo, dopo cinque anni ha perso tanto, molte vittime e tanta distruzione, ha sofferto tanto, ma resiste ancora confermando che é una città che ama la vita, nonostante manchino i requisiti basilari di una vita umana dignitosa, come accade in tutto il mondo: l’acqua, la corrente elettrica, il gas, la benzina, il cibo. I gruppi armati tentano in tutti i modi di piegarla con il loro terrorismo senza riuscirci, uccidono con i loro razzi tutti i giorni nel nome dell’Islam, ci privano dell’acqua potabile e del cibo, distruggono la storia e il patrimonio della città, e malgrado tutto ciò, gli aleppini possiedono forza, resistenza e fede senza paragone, che li aiuta a superare l’orrore di questa maledetta guerra, certi che dopo tanta sofferenza e resistenza arriveranno giorni migliori. Alcuni quartieri sono completamente distrutti, altri invece sono in piedi, ma in ogni caso, il terrorismo minaccia ancora la città, e non c’è più zona sicura, finchè l’esercito siriano non riprende il totale controllo di Aleppo. La Cittadella é ancora intatta, nonostante i gruppi armati abbiano tentato diverse volte di colpirla, scavando tunnel e lanciando razzi, tentano di colpirci distruggendo il simbolo della città, ma la Cittadella di Aleppo resiste come i suoi cittadini.

 

 In città c’è bisogno di tutto. É un’emergenza umanitaria di grandi proporzioni e arriva anche il freddo…

Viviamo un’emergenza umanitaria continua. Povertà, bisogni, insicurezza, fame. Le condizioni di vita della gente sono molto precarie, tanti hanno abbandonato tutto, altri hanno perso tutto. Ognuno di noi ha perso qualcosa in questa guerra. Tanti hanno perso il lavoro, rimasti senza reddito, mentre la maggior parte della gente vive con i sussidi delle organizzazioni umanitarie e con gli aiuti del governo, che malgrado le sanzioni e l’embargo, continua a pagare gli stipendi e a sostenere le famiglie bisognose. Diverse famiglie hanno perso le proprie case e sono sfollati in altre città siriane o immigrate in altri Paesi. Tanti di noi hanno perso parenti, famigliari e cari, militari caduti nei combattimenti contro i terroristi, vittime civili di razzi e colpi di mortaio e di attentati terroristici. 

 

 Si avvicina Natale, sarà un altro Natale di guerra. Rimarrà ad Aleppo?

Resterò ad Aleppo, dove passerò il Natale, con la mia città, gli aleppini celebreranno le festività con la speranza che domani sarà migliore.  Io personalmente sto partecipando ad un mostra di lavori artistici e artigianali che si terra nella nostra biblioteca, alla quale partecipano con i loro lavori una trentina di donne. Un messaggio di speranza dalle donne siriane, creative e coraggiose malgrado tutte le difficoltà. Sono certa che alla fine il male sarà sconfitto e la speranza trionferà, anche se non subito, cosi ritornerà a risplendere la Siria, e Aleppo, la mia amata città, sarà di nuovo sana e salva e ancora più bella di prima.

 

Filippo Re