ECONOMIA E SOCIETA'- Pagina 663

Una notte per la ricerca

ricercatori-notte4ricercatori-notte2ricerastori-notteFino alle 24, la Notte dei Ricercatori è di scena in Piazza Castello, Via Roma e nel cortile del Rettorato dell’Università di Torino. In tutto 1000 ricercatrici e ricercatori con più di 100 attività, esperimenti, mostre, spettacoli e le aperture straordinarie di biblioteche, centri e musei universitari, per l’ appuntamento annuale all’insegna dello slogan “Coltiviamo insieme la ricerca”.

 

(foto: Antonello Preteroti)

AGRICOLTURA, RUFFINO: REGIONE ALLARGHI ASSEGNAZIONI SUPPLEMENTARI DI CARBURANTE

ruffino daniela“La Regione Piemonte ha dato e continua a dare una risposta parziale alle richieste promosse da Coldiretti e Confagricoltura di allargare il numero di Comuni che possono contare sulle assegnazioni supplementari di carburante ammesso ad agevolazione fiscali per le operazioni irrigue che la siccità ha reso necessarie. Ancora oggi mancano all’appello numerosi Comuni della Regione, lancio un appello affinchè si dia una copertura totale, evitando interventi a macchia di leopardo”. A lanciare la denuncia il vicepresidente del Consiglio regionale,Daniela Ruffino, che ha discusso un question time nell’ultima seduta dell’assise piemontese.agricoltura

Conclude l’azzurra: “Sono ingenti i danni subiti dagli agricoltori in questo ultimo anno, danni peraltro resi più pesanti dalla forte crisi economica che attraversa il nostro Paese e la nostra Regione. Credo quindi che la Giunta Chiamparino non possa limitare il proprio intervento inserendo un elenco ridotto di Comuni, è invece indispensabile integrare l’attuale elenco stilato il 12 settembre aggiornandolo agli ultimi eventi di siccità che hanno colpito e continuano a colpire le colture di vaste aree del Piemonte. Sono certa che si possa dare risposta adeguata alle organizzazioni degli agricoltori non lasciando nessuno indietro”.

Il ponte sullo stretto val bene un Sukuk

biancone-stretto2Come finanziare il Ponte sullo Stretto di Messina senza pesare sulla spesa pubblica e, in particolare, senza tagli in altri settori? Una possibile risposta viene dalla finanza islamica, dai Sukuk, simili, in sostanza, alle obbligazioni tradizionali garantite da attività, con la differenza che, invece di basarsi su un tasso di interesse, il ricavo per gli investitori deriva dall’affitto o vendita di attività tangibili, in primis beni immobili

Di Paolo Pietro Biancone*

Come finanziare il Ponte sullo Stretto di Messina senza pesare sulla spesa pubblica e, in particolare, senza tagli in altri settori? Una possibile risposta viene dalla finanza islamica, dai Sukuk, simili, in sostanza, alle obbligazioni tradizionali garantite da attività, con la differenza che, invece di basarsi su un tasso di interesse, il ricavo per gli investitori deriva dall’affitto o vendita di attività tangibili, in primis beni immobili. L’utilizzo della finanza di progetto islamica è la soluzione per riempire il divario tra domanda di infrastrutture e disponibile finanza. Lo dimostrano le best practice internazionali: la competitività dei sukuk sui mercati finanziari internazionali è stata provato già nel 2004 dall’emissione sul listino della Borsa di Lussemburgo di ijara-sukuk, per un controvalore complessivo di 100 milioni dollari, da parte del Lander tedesco Sassonia-Anhalt. L’attivo sottostante all’operazione (quello che, in sostanza, consentiva unabiancone-stretto “materializzazione” del titolo) era costituito da edifici di proprietà del Ministero delle Finanze tedesco, ceduti in gestione ad una società veicolo per cento anni in cambio del pagamento di un prezzo pari al valore dell’emissione. A sua volta la società veicolo ha, poi ceduto gli immobili in leasing al ministero per cinque anni, garantendo un flusso di denaro in grado di ripagare il rendimento dei titoli. L’emissione appena descritta, la nascita della Islamic Bank of Britain e altre iniziative del genere dimostrano comunque come, ormai, la finanza islamica stia diventando una realtà concreta, ben radicata anche nel sistema finanziario occidentale. Insomma un sistema in veloce evoluzione su cui l’Italia rischia di restare indietro. In Gran Bretagna, per esempio, già a più di venti istituti sono state concesse le islamic windows (in pratica uffici e sportelli ad hoc), con possibilità di creare conti correnti speciali che utilizzano la compartecipazione agli utili al posto della garanzia sul valore nominale del deposito attraverso i tassi di interesse.

I numeri parlano chiaro: fino a oggi i sukuk hanno movimentato 632 miliardi di dollari, finora le istituzioni che hanno utilizzato lo strumento sono 19, tra cui Hong Kong, Lussemburgo, Senegal, Sudafrica e Regno Unito Lo sviluppo della finanza islamica è anche condizionato dalla predisposizione di un quadro normativo favorevole, sia in termini fiscali che regolamentari (come il recepimento dei prodotti islamici nella definizione e regolamentazione dell’attività bancaria). Per tali motivi la Gran Bretagna, seguendo il principio “no obstacles, no special favors”, ha emendato il proprio sistema fiscale (ad esempio eliminando nel 2003 la doppia imposta di registro sui finanziamenti immobiliari) e ha stabilito standard specifici di coperture del capitale e di gestione del rischio per creare un ambiente favorevole all’introduzione della finanza islamica.

In Italia, l’introduzione della finanza islamica è agli esordi: gli strumenti di finanza islamica interessano, ma ci sono ancora ostacoli da superare. Il primo ostacolo è rappresentato dalle stesse banche: n tutte le banche europee, per esempio, applicano tassi di interesse sui prestiti concessi. Quelle islamiche invece, non prevedono alcuna forma di commissione su prestiti e mutui, né tanto meno sui sukuk. Altra questione, non meno importante, la condivisione dei rischi e dei profitti. Nel mondo islamico il consiglio di amministrazione di un istituto condivide i rischi e profitti con la clientela, che può nel secondo caso partecipare attivamente agli utili di una banca. Ancora, la finanza islamica non prevede il cosiddetto deposito a garanzia, con cui le banche italiane garantiscono per esempio i depositanti fino a 100.000 euro in caso di dissesto bancario.

Ma gli studi accademici, rivelano che gli ostacoli sono superabili: il Centro Studi sulla Finanza Islamica dell’Università di Toino (www.ercif.org) ha condotto uno studio scientifico, pubblicato sull’European Journal of Islamic Finance, che ha indagato sull’opportunità di usare i sukuk per finanziare le infrastrutture e se lo strumento è compatibile con le leggi italiane. Il risultato è favorevole: lo studio conclude che l’uso di finanza islamica può essere utilizzato per progetti infrastrutturali finanza utilizzando le leggi e i regolamenti vigenti in Italia. Lo studio dimostra scientificamente che la maggior parte dei Paesi europei, Italia compresa, non hanno leggi che sono in contrasto con la finanza islamica e conclude che la finanza islamica potrebbe essere utilizzata per finanziare progetti di infrastrutture utilizzando le leggi e i regolamenti esistenti.

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* professore ordinario di finanza islamica, direttore del Centro Studi sulla Finanza Islamica (www.ercif.org) e coordinatore del corso di dottorato in Business e Management dell’Università di Torino

Le aziende: tra sogno e realtà

 

Di Paolo Pietro Biancone*

 

INTERNET WEB

Tra il sogno e la realtà imprenditoriale ci sta di mezzo la vision. Non mancano casi noti di sogni imprenditoriali di successo che si sono intrecciati con quelli dei managers, dei lavoratori, dei sindacati e dei consumatori e hanno dato vita ad aziende leader nei loro settori. E’ il caso, a esempio, di Bill Gates, fondatore della Microsoft Corporation, che ha il suo sogno di imprenditore: “Un personal computer su ogni scrivania, e ogni computer con un software Microsoft installato“; oppure è il caso di Henry Ford (fondatore dell’omonima casa automobilistica) :”I cavalli dovranno sparire dalle nostre strade“. O ancora, imprenditori come Walt Disney: ”Rendere felici le persone“. Altri esempi di Vision sono quelli di altre aziende famose nel mondo. Nokia (produzione di telefonia mobile): “Mettendo in contatto le persone noi aiutiamo il soddisfacimento di un fondamentale bisogno umano di contatti e relazioni sociali. La Nokia costruisce ponti tra le persone – sia quando sono lontane che faccia-a-faccia – e colma il divario tra le persone e le infomazioni di cui hanno bisogno”. Sogni sì, ma anche vision aziendale: idee di imprenditori di successo si intrecciano con quelli dei managers, dei lavoratori, dei sindacati e dei consumatori e hanno dato vita ad aziende leader nei loro settori.Quando si parla di gestione aziendale si ritiene spesso, a torto, che questa consista solo e soprattutto nel management, ossia nel controllo di cose concrete: produrre ottenere risultati, gestire risorse, prendere decisioni. Tuttavia una gestione che possa definirsi strategica, e quindi lavori per il futuro, implica anche l’attenzione ad aspetti che solitamente vengono considerati   astratti o teorici. La Vision è parte della strategia d’impresa, svolge una funzione di comunicazione della strategia, rafforza l’identità dell’organizzazione, l’identificazione dei singoli membri con questa e agevola l’allineamento degli obiettivi individuali. Pertanto, per delineare correttamente la sua strategia aziendale l’imprenditore e i suo collaboratori dovranno in via preliminare analizzare e definire chiaramente la vision aziendale. Tradurre il sogno, l’energia, il motore, in concetti concreti e condivisi da tutti coloro che credono nell’azienda, i suoi portatori di interessi. La vision mette in evidenza cosa un’azienda vuole essere. Si concentra sul domani, fornisce dei chiari criteri di “decision making” ed è per questo immutabile nella storia di un’azienda. La vision aziendale diventa così la proiezione di uno scenario futuro che rispecchia gli ideali, i valori e le aspirazioni di chi fissa gli obiettivi e incentiva all’azione tutti coloro che operano all’interno dell’azienda. Senza una vision chiara e definita sarebbe difficile stabilire lo scopo dell’azienda, la rotta che essa intende seguire e i benefici che ne potranno derivare. Dopo avere definito la vision, la direzione dovrà porsi come obiettivo continuo da conseguire la sua   comunicazione e la sua condivisione con il personale dell’azienda. Per ciò è strategico che la vision diventi il “manifesto” dell’azienda in modo tale che riesca a spronare i membri dell’organizzazione e renderli orgogliosi di farne parte. La vìsion racconta dove arriverà la startup nel futuro prossimo; riguarda il futuro e serve a far capire dove si vuole arrivare nel tempo, quanto grandi ed importanti si vuole diventare. Spesso la vision contiene frasi di impatto, facili da ricordare e di effetto. A vision ha un duplice compito: spiegare al mercato cosa offre e dove intende arrivare, ma dall’altro lato deve essere la guida del team durante il percorso. Spesso il fallimento di aziende in fase iniziale, startup, è dovuto al fatto di essersi allontanato troppo dalla vision iniziale. In pratica, ogni team deve avere ben chiaro in mente la vision ed affrontare le scelte che si susseguono durante la vita della startup sempre avendo ben chiaro cosa offrono e dove vogliono arrivare.Ogni volta che si presenta una scelta importante, la bussola deve essere la vision e deve essere lo strumento di conferma di una scelta piuttosto che un’altra.

Siate affamati, siate folli, ma con vision!

*Professore Ordinario di Economia Aziendale

Presidente del Corso di Studi in Professioni Contabili

Università di Torino

 

La Pet Economy alla prova del mercato

Secondo le ultime stime, gli animali domestici sono circa 44 milioni, di cui 8 milioni di cani e 7 di gatti. La spesa per l’alimentazione si aggira intorno ai 1,6 miliardi

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di Paolo Pietro Biancone

Gli animali domestici tra business e valore sociale. Secondo le ultime stime, gli animali domestici sono circa 44 milioni, di cui 8 milioni di cani e 7 di gatti. La spesa per l’alimentazione si aggira intorno ai 1,6 miliardi, mentre quella per medicinali e prodotti igienici è stimata sui 465 milioni. Più del 43% delle famiglie italiane ospita almeno un animale, il 9% ne accoglie 2, il 4% tre, il 7% più di tre. La spesa mensile per la cura degli animali è di circa 50 euro al mese. Una situazione che registra un bisogno importante: l’animale domestico è sempre più parte integrante delle famiglie italiane. D’altronde, soddisfa bisogni di affetto, ma anche di cura (ne è un esempio la pet terapy), di sicurezza e altro ancora. Le aziende e il territorio sono allertate sul fenomeno; tanti sono, infatti, i bisogni connessi da soddisfare:  dal cibo alla salute, all’accoglienza turistica, all’assistenza per brevi periodi. Un business interessante e con ampie prospettive di crescita. La passione per gli animali e per tutto ciò che li riguarda può essere fonte di ispirazione imprenditoriale e può sfociare in nuove interessanti start up con valide prospettive di gradimento del mercato. Anche le aziende pubbliche locali fanno i conti con la Pet Economy,  riconoscendo il valore sociale degli animali domestici, si occupano di offrire servizi di assistenza.  Si stima che la spesa complessiva annua di assistenza agli animali da parte dei Comuni sia pari a 250 milioni di euro e gli investimenti pubblici in merito sono destinati ad aumentare. La Città di Torino dispone di due canili municipali: il Canile Rifugio di strada Cuorgnè 139 destinato ad accogliere cani e gatti abbandonati in attesa di adozione e il Canile Sanitario di via Germagnano n° 11 che accoglie tutti i cani vaganti, randagi o i gatti bisognosi di cure, trovati sul territorio cittadino. Così come Asti è tra le prime città in classifica per l’assistenza ai gatti randagi. Anche l’impegno delle risorse pubbliche è destinato a crescere, in proporzione al crescente riconoscimento del valore sociale degli animali per la cittadinanza. Anche questo è innovazione.

L’occupazione in agricoltura è in piena espansione

AGRICOL SAN GIORGIOC’è un settore in Piemonte che, nonostante la crisi economica, appare in continua espansione dal punto di vista dell’occupazione: l’agricoltura. Nel corso della congiuntura economica negativa avviatasi alla fine 2008, le assunzioni nel settore, infatti, si sono mosse in controtendenza, mostrando una crescita lineare, con gli avviamenti passati dalle 32.700 unità del 2008 alle 44.000 unità nel 2015 (+ 34,5%).

Sono le cifre fornite dall’assessora regionale al Lavoro, Gianna Pentenero, durante l’intervento svolto durante il convegno “Stati generali della formazione nell’agroalimentare. Le nuove opportunità per l’agricoltura del futuro”, organizzato il 23 settembre nell’ambito di Terra Madre Salone del Gusto dall’Istituto tecnico agroalimentare del Piemonte in collaborazione con la Rete nazionale degli Istituti agrari, l’Università di Scienze gastronomiche di Pollenzo e la rete degli Its Agroalimentari.

“Nel medesimo periodo – ha aggiunto Pentenero per dare meglio conto del fenomeno – i movimenti complessivi hanno segnato invece una flessione di quasi 50.000 unità (-8% circa). E nel primo semestre 2016, quando, per varie ragioni, i flussi occupazionali sono tornati a ridursi, il ramo agricolo ha continuato il suo trend espansivo, con una crescita dei movimenti registrati del 6,6% (+ 1.321 unità). L’agricoltura dunque si qualifica, sotto questo profilo, come settore dinamico con potenzialità di natura anticiclica, che va progressivamente aumentando il suo peso sul totale delle assunzioni, salito dal 5% al 7,5% tra il 2008 e il 2015. Un fenomeno favorito dai processi di riqualificazione e diversificazione delle colture e delle produzioni, ma anche dalla maggiore sensibilità dei consumatori verso la qualità dei prodotti agricoli, e dalla crescente appetibilità che il settore esercita nei confronti agricolturadei giovani, proprio per la natura green delle attività che vi si svolgono”.

La domanda di lavoro dipendente stagionale nel settore primario coinvolge prevalentemente cittadini stranieri con una quota del 45% di lavoratori con meno di 35 anni, e una netta maggioranza di uomini. Le assunzioni si concentrano in alcune aree particolarmente vocate: le province di Asti e Cuneo, dove nel Saluzzese si arriva al 50% di movimenti nel settore sul totale, i bacini di Acqui Terme, di Vercelli e Pinerolo, la fascia della provincia di Torino confinante con il Cuneese. Gli avviamenti, inoltre, hanno una durata media di oltre quattro mesi, configurandosi come occasioni di lavoro relativamente strutturate, con una prevalenza di braccianti e assimilati.

Caratteristica tipica dell’agricoltura è quella di poter contare su una filiera “allungata” che coinvolge l’industria di trasformazione, il commercio, il comparto turistico e della ristorazione. Anche in questo caso è evidente la natura anticiclica delle attività. Nel settore della trasformazione alimentare, il volume di assunzioni è rimasto pressoché invariato negli anni di crisi, oscillando intorno alle 15-16.000 unità annue, con una crescita a 18.700 avviamenti al lavoro nel 2015.

“L’agricoltura – ha concluso Pentenero – fornisce occasioni di lavoro importanti, soprattutto per i giovani, occasioni che la Regione sostiene con convinzione grazie al sistema della formazione professionale. Ad oggi sono 35 le figure professionali del settore agroalimentare formate in Piemonte, grazie a oltre 200 percorsi formativi di vario livello, da quelli finalizzati all’ottenimento delle qualifiche per l’obbligo di istruzione e per il conseguimento del diploma professionale, ai percorsi per adulti disoccupati o occupati, passando per l’alta formazione, grazie agli Its, Istituti tecnici superiori che offrono percorsi biennali alternativi o complementari a quelli universitari, con percentuali di inserimento nel mondo del lavoro molto alte”.

Mara Anastasia-www.regione.piemonte.it

 

Il rischio come opportunità

Rappresenta un nuovo e indispensabile approccio gestionale, inteso come il processo attraverso il quale gli enti pubblici e privati gestiscono il rischio inerente alle proprie attività

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Paolo Pietro Biancone*

 

Imparare a gestire il rischio si può. La globalizzazione dei mercati ha influenzato i consumi, la produzione industriale e il benessere sociale, soprattutto nei Paesi ad economia avanzata. La creazione di valore è diventata sempre più difficile e le imprese devono confrontarsi con nuovi e mutevoli rischi, frutto di questo nuovo contesto competitivo. Tale nuovo scenario economico, caratterizzato dall’incertezza, ha costretto le imprese ad affrontare con più attenzione la gestione dei rischi. Inoltre, i cambiamenti in termini di competitività hanno incentivato lo sviluppo e l’adozione di nuovi approcci nella gestione del rischio al fine di migliorare le performances aziendali e la creazione di valore.

Il Risk Management rappresenta un nuovo e indispensabile approccio gestionale, inteso come il processo attraverso il quale gli enti pubblici e privati gestiscono il rischio inerente alle proprie attività. Le declinazioni del rischio sono innumerevoli, legate ad aspetti   giuridici, economici, sociali e anche reputazionali. È, quindi, necessario analizzare se e come i sistemi manageriali siano in grado di supportare le proprie aziende nell’evitare gli effetti negativi connessi a questi rischi. Risulta poi fondamentale discutere di come i modelli innovativi di gestione del rischio abbiano contribuito alla definizione di nuovi obiettivi. È indispensabile condurre un’analisi giuridica in modo da indirizzare adeguatamente tutti i prevedibili effetti generati dall’ampliamento del campo di applicazione del Risk Management. Esperti e studiosi internazionali di Risk Management si sono incontrati negli scorsi giorni a Torino in un convegno organizzato dal Dipartimento di Management dell’Università di Torino per mettere sul tavolo di lavoro recenti progressi conseguiti nella misurazione e nella gestione dell’esposizione al rischio, ponendosi come obiettivo lo sviluppo di strumenti efficaci e di soluzioni innovative per la sua gestione.

Circa 80 ricerche scientifiche, 30 relatori di fama internazionali, rappresentanti del mondo aziendale e accademico hanno animato il dibattito su reputazione, responsabilità sociale, rischio fiscale, rischio tecnologico, rischio per le aziende pubbliche e private, rischio per le aziende sanitarie. E si è arrivati a una conclusione condivisa: si tratta di un tema di vitale importanza: per creare valore e cogliere le opportunità del business è necessaria la presenza costante, all’interno del sistema decisionale e di controllo delle organizzazioni, di competenze e attività dedicate. Con una importate precisazione: è errato pensare che il rischio sia solo negativo (downside risk). L’innovazione e la capacità di cambiamento sono per definizione portatori di rischio ma sono, allo stesso tempo, generatori di opportunità in grado di creare valore per l’impresa (upside risk). Assumere una valenza esclusivamente negativa del rischio potrebbe portare all’immobilismo decisionale e al non cogliere e al non costruire determinate occasioni che, nel tempo invece, potrebbero rivelarsi di successo. Di conseguenza, è errato pensare che evitare il rischio sia per definizione una strategia vincente.

 

*Professore ordinario di Economia Aziendale dell’Università di Torino

(Foto: il Torinese)

 

Israele, una democrazia sotto assedio

 GERUSALEMMELa presentazione del libro del professor Ugo Volli

Lunedì 26 settembre,  alle ore 18,  nella sala “Pininfarina” del Centro “Pannunzio”, via Maria Vittoria 35 H a Torino, avrà luogo  la  presentazione del libro “ISRAELE, DIARIO DI UN ASSEDIO” (ed. Proedi), di Ugo Volli.

Si tratta della cronaca puntuale di come terrorismo, politica internazionale e media collaborino a combattere la sola democrazia del Medio Oriente. L’autore è Ordinario di Semiotica del testo all’Università di Torino. Con lui colloquieranno Giovanni Leghissa, docente di Epistemologia delle Scienze umane  presso il Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’Educazione, all’Università di Torino, e Dario Peirone, docente di Economia e Gestione delle imprese presso il Dipartimento di Economia e Statistica “Cognetti de’ Martiis” dell’Università di Torino, nonché Presidente dell’Associazione Italia-Israele di Torino. Seguirà un dibattito.

 

Ehi tu! Hai midollo?

midolloDa questo fine settimana e fino al primo ottobre, in 16 piazze piemontesi torna l’evento Ehi tu! Hai midollo? a fianco di ADMO Piemonte nell’ambito della prima settimana nazionale Match it now per la donazione del midollo osseo e cellule staminali emopoietiche.

Si tratta di un evento innovativo, che ha permesso di avvicinare molti giovani al tema della donazione di midollo osseo, abbattendo i muri della disinformazione e producendo risultati concreti: in 5 edizioni di “Ehi tu! Hai midollo?” sono stati reclutati a livello nazionale, circa 19.500 potenziali donatori. Numeri che significano una concreta possibilità di vita per le numerose persone – quasi 1000 giovani ogni anno, solo in Italia – colpite da malattie once-ematologiche come la leucemia, che hanno bisogno di un trapianto di cellule staminali progenitrici del sangue, e che non hanno la fortuna di trovare un familiare compatibile per la donazione.

L’evento si rivolge in particolare ai ragazzi tra 18 e i 35 anni, range entro cui ci si può iscrivere al Registro Nazionale Italiano dei potenziali donatori, che in piazza incontreranno i volontari a disposizione per fornire informazioni sulla donazione e il personale medico per l’iscrizione tramite tampone buccale/prelievo di sangue.

A Torino l’iniziativa è in piazza Vittorio Veneto, sabato 24 settembre (dalle 10 a mezzanotte) e domenica 25 settembre (dalle 15 alle 20). L’elenco completo delle piazze è al seguente link: http://www.admopiemonte.org/index.php/component/content/article/2-non-categorizzato/123-match-it-now.html

Franceschini: “Il ministero resterà nel Salone del Libro di Torino”

Ifranceschinil nuovo salone del libro milanese è ” di natura prettamente commerciale” dice il ministro Dario Franceschini all’Ansa e il Ministero dei Beni Culturali “non vi parteciperà”. Mentre  a Torino “Il Salone  dovrà puntare soprattutto sulla promozione della letteratura e vogliamo continuare a lavorare su questo aspetto”. Franceschini ha confermato che il  Mibact resterà  nella Fondazione per il Libro e “discuteremo con Torino come la manifestazione possa  essere legata alla promozione della lettura, la nostra missione,  che garantisca e giustifichi la nostra presenza”.