La distanza si riduce con il Master universitario in Marketing, Sales & Digital Communication e quello in Marketing, Sales & Management dell’Industria Alimentare

Avvicinare sempre di più il mondo della formazione universitaria alle aziende. È quello che da anni si propone l’ Università di Torino, con la promozione di Master quali quello universitario di primo livello in Marketing, Sales & Digital Communication, giunto quest’anno alla sua sesta edizione ( con inizio il 22 novembre prossimo), e che vede tra i propri partner l’ Ascom, Atlec, la Camera di Commercio di Torino e il Cdvm (Club Dirigenti Vendite e Marketing) dell’Unione Industriale di Torino. Si tratta di un Master organizzato dall’ Università degli Studi di Torino, nella sua sede di corso Unione Sovietica 218 bis, diretto da Anna Claudia Pellicelli del Dipartimento di Management, Professore di Marketing Strategico, Marketing Internazionale, Branding, Economia e Direzione delle Imprese. “Si tratta di un’offerta formativa – spiega uno dei partecipanti all’ultima edizione del Master, Alessandro De Carolis, ora Marketing & Events Manager presso Villa Balbiano a Andezeno – che si fonda su basi pratiche e si propone di ridurre la distanza tra la fase di apprendimento e quella professionale, per consentire ai giovani partecipanti di inserirsi e operare con successo in importanti realtà imprenditoriali, sia di carattere nazionale sia internazionale. Sponsor e partner aziendali contribuiscono attivamente alla didattica con casi e testimonianze, contest internazionali e anche premi di studio per studenti particolarmente meritevoli”.
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Il Master prevede lezioni in aula, affiancate a attività outdoor, business game, seminari e visite aziendali, oltre a un corso universitario di Specializzazione in Retail Management, con sede a Barcellona, oggi una delle città più dinamiche e globali a livello non solo europeo nel campo del retail. Stage da 4 a 6 mesi consentono poi agli studenti del Master di svolgere attività di primo inserimento lavorativo, in diverse aree aziendali in Italia e all’estero. Da quest’anno i partner consolidati del settore alimentare dell’Unione Industriale di Torino hanno poi progettato, in collaborazione con l’ateneo torinese, un secondo Master specifico per il settore alimentare, che avrà inizio il 22 novembre prossimo, sempre presso la sede dell’Università degli Studi di Torino, in corso Unione Sovietica 218 Bis. Il Master in Marketing, Sales & Management dell’Industria Alimentare ha come suo obiettivo primario la formazione di figure manageriali in campo alimentare. Sono partner del Master le eccellenze del made in Italy, che contribuiscono a una partecipazione attiva alla didattica con testimonianze, case studied, workshop e project in field. Una particolare attenzione sarà riservata a materie come il marketing internazionale, il trade marketing, il tema degli acquisti e vendite, finanza e controllo, supply chain management, labelling e digital marketing, nonché la materia di business agreement, dato il moltiplicarsi delle normative europee in materia di diritto agroalimentare. Nel corso del Master è anche previsto il corso di Specializzazione in Food & Beverage Management a Barcellona.
Mara Martellotta
“ll notaio – spiega Remo Morone, notaio torinese presso lo studio Morone, di antiche tradizioni – si pone come un elemento di collegamento tra il cittadino e le istituzioni”
dell’acquisto di un immobile.” “Imparzialità e terzietà – aggiunge Remo Morone – devono rimanere caratteristiche peculiari del notariato e sono proprio queste a collocarlo in un’area in certo modo “pubblicistica”. Il futuro del notariato, secondo me, sarà quello di una più stretta collaborazione con altre figure professionali, quali avvocati, commercialisti e geometri. Con gli avvocati è auspicabile una collaborazione nell’ambito dell’attività stragiudiziale degli stessi, nella stipula dei contratti e nelle operazioni commerciali e societarie ; con i geometri nell’ambito dell’approfondimento delle tematiche urbanistiche e edilizie, prima della stipula dei contratti immobiliari. Sempre in tema di contrattazione immobiliare, aggiungerei che dal notaio, ritengo sia indispensabile recarsi fin da subito, ad esempio, per specificare le spese condominiali straordinarie, in caso di frazionamenti preventivi, o per scegliere la migliore intestazione di un bene da parte del soggetto acquirente. Consiglio, quando si decide di acquistare un bene immobiliare, di affiancare sin dal primo momento all’agenzia immobiliare la figura notarile a scopo preventivo di mediazione. Il notaio può infine diventare figura anche estremamente preziosa nel caso di acquisto di beni mobili, quando è opportuna una figura super partes, in situazioni di particolare conflittualità “. Come si dice, allora, “tanto più notaio, tanto meno giudice”; ed è un auspicio che mai come oggi è attuale.
qualche euro al giorno. Ovviamente chi ha un occhio attento sa che la realtà non è proprio così come quella che appare, visto che, come è emerso anche dai media, vista la criticità del fenomeno, in molti centri di accoglienza queste persone, delle quali una parte è composta da riconosciuti profughi e da una restante di cercatori di fortuna, sono effettivamente costrette a soggiornare in strutture sovrappopolate, senza un numero di docce adeguato e, in alcuni casi, mal nutriti, oggetto di una feroce speculazione da parte di chi li gestisce in termini convenzionati con l’amministrazione pubblica. Molte di queste donne entrano nel racket della prostituzione, mentre gli uomini presenziano costantemente tutti i bar cittadini nell’intento di questuare la carità nell’insofferenza dei titolari dei pubblici esercizi e dei loro clienti. Chiaramente il fenomeno, nella sua complessità, non poteva che venir politicizzato dalle parti, spesso anche in termini invasivi e violenti, cercando di inserire la polemica in situazioni che hanno, in realtà, prettamente origine da violazione del diritto sia da parte delle Prefetture nella collocazione dei migranti in strutture troppo spesso non a norma, secondo i criteri di abitabilità tramite bandi di gara confezionati con urgenza e dei quali, pur essendo atti pubblici a pena di nullità, si fa molta fatica a entrarne in possesso o addirittura in visione, da parte delle cooperative, nei termini di ospitalità delle persone a loro affidate, in ultimo ai richiedenti asilo che, in molti casi, probabilmente vivendo
situazioni di forte stress, turbano la quiete pubblica con schiamazzi nei migliori dei casi.
omicidi di cristiani accusati falsamente di blasfemia, si fa più allarmante il problema delle conversioni forzate, dal cristianesimo alla religione islamica. Ogni anno sono migliaia i cristiani obbligati ad abbracciare l’Islam in cambio della falsa promessa di essere rimessi in libertà e tra questi ci sono molti detenuti di fede cristiana. Le comunità cristiane protestano per le case bruciate e per i maltrattamenti a cui sono sottoposti i cristiani che sposano donne musulmane. I capi religiosi cristiani hanno chiesto alle autorità locali di prendere provvedimenti contro un procuratore che ha confessato di aver spinto prigionieri cristiani ad abbandonare la loro fede per abbracciare l’Islam. La stampa pakistana ha diffuso la notizia, riportata da Asia News, che un giudice ha condotto una quarantina di prigionieri cristiani in tribunale a Lahore, nella provincia del Punjab, dichiarando di potere garantire la loro liberazione se si fossero convertiti alla religione islamica. I cristiani sono stati arrestati per aver linciato due musulmani sospettati di aver avuto legami con i due terroristi talebani che a marzo attaccarono alcune chiese in città. Ogni anno, secondo le organizzazioni pakistane per i diritti umani, almeno mille donne cristiane e indù sono costrette a convertirsi e a sposare uomini musulmani. In base ai dati dell’ultimo “Rapporto sulle minoranze religiose in Pakistan” della Commissione nazionale giustizia e pace della Conferenza episcopale pakistana, cinque cristiani si sono convertiti all’Islam nel 2014. L’unica provincia pakistana che ha approvato una legge contro le conversioni religiose forzate è il Sindh.
il 95% sono musulmani, i cristiani sono appena il 3, gli indù meno del 2%. Le donne cristiane che in Pakistan ogni anno vengono rapite e costrette alla conversione forzata sono almeno settecento. La maggior parte dei casi si registra nel Punjab dove l’estremismo islamico è molto forte. Una suora cattolica che in Punjab aiuta le vittime delle conversioni forzate, ha raccontato all’Agenzia Fides che riceve una segnalazione ogni settimana. Secondo la religiosa, il fenomeno è in crescita per diverse ragioni: “le donne sono considerate merce senza valore e, se appartengono a minoranze religiose, sono doppiamente schiavizzate”. Inoltre “la crisi economica e la povertà spingono molte persone a cercare un rifugio nella fede, e la conversione di un nuovo fedele all’islam è considerata un merito per il paradiso”. I cattolici pakistani sono più di un milione, pari all’1% della popolazione totale. Nel 2004 la chiesa locale contava 204 sacerdoti. È organizzata in due arcidiocesi, quattro diocesi e un vicariato apostolico. La Costituzione del Pakistan discrimina i cittadini in base alla religione professata e fornisce un trattamento preferenziale ai musulmani mentre l’articolo 2 della Costituzione dichiara l’islam “la religione di Stato in Pakistan” e il Corano e la Sunna “la legge suprema e la fonte di guida nella promulgazione delle leggi, L’’articolo 260 della Costituzione distingue i “musulmani” dai “non-musulmani” incoraggiando la discriminazione sulla base della religione. I passi più importanti verso l’islamizzazione del Paese sono stati fatti dal presidente Zia-ul Haq (in carica dal 1977 al 1988), il quale ha introdotto una serie di leggi islamiche e ha dato vita a un sistema giudiziario per rivedere tutte le leggi esistenti. 
Lunedì 30 ottobre alle ore 17,30 nella Sala di Palazzo Cisterna a Torino
alle emozioni e convinzioni personali. Ciò in un contesto caratterizzato da una rete internet di comunicazione globale in cui tutti possono partecipare e esprimere le loro opinioni. L’idea di democrazia che emerge da questo contesto si riassume in una considerazione molto semplice: la “post-verità” costituisce un momento di mobilitazione di massa con pochi precedenti. Ogni utente del web esprime la propria verità, con una libertà che tecnicamente è sovrana rispetto a ogni altra istanza. Può esserci una democrazia senza verità condivisa? Quali possono essere i caratteri della democrazia nell’epoca della post-verità? 


Il grande progetto del Parco della Salute di Torino si sta delinenando