ECONOMIA E SOCIETA'- Pagina 474

La vita di un animale è paragonabile a un nostro fuggevole desiderio?

Il presidio che ha avuto luogo sabato 7 dicembre in Piazza Castello, organizzato dai movimenti Torino Animal Save e Climate Save, si è svolto pacificamente e in modo molto positivo grazie alla partecipazione di tutti i volontari.​


Diverse persone sono state colpite dalle testimonianze scritte, mostrando molta sensibilità verso quello che accade ogni giorno agli animali in tutto il mondo e, più nello specifico, per quello che è accaduto a Torino nel mattatoio di via Traves.​

Solitamente non si ha una consapevolezza vera e propria di ciò che subisce un animale prima di essere ucciso e di finire nel nostro piatto. Per quanto vogliamo pensare e sperare che l’animale provi il minor dolore possibile, il più delle volte, la realtà è ben diversa. Ma in mancanza d’informazione ci concediamo il beneficio del dubbio che ci crea conforto e ci porta a non porci troppe domande su ciò che avviene effettivamente all’interno di un macello. Quando però abbiamo la possibilita’ di sapere che le violenze inflitte agli animali sono state perpetrate in un luogo a noi vicino, qualcosa nella nostra consapevolezza cambia: emergono i primi interrogativi e, conseguentemente, la voglia di avere determinate informazioni a noi nascoste. Il macello di Torino è ancora attivo, sempre a pochi passi dalle nostre case, e per gli animali che hanno subito violenze non è stata fatta ancora giustizia.

Ricordiamo, inoltre, che anche ai veterinari non è stato riconosciuto il loro coraggio. Anzi, dopo le minacce e il rischio di un’eventuale perdita del posto di lavoro, la loro buona volontà è stata frenata e scoraggiata. Questo è proprio l’esempio di ciò che non deve assolutamente accadere, dal momento che i veterinari in queste strutture hanno il dovere di denunciare infrazioni e di controllare che i protocolli (seppur eticamente lontani dal nostro punto di vista) vengano pedissequamente rispettati. Gli animali non hanno voce, non hanno diritto di ribellarsi e, dunque, ripongono la loro fiducia in loro che sono gli unici a poter riferire quello che accade realmente in questi luoghi lontani dalle città e dagli occhi di tutti noi.

Per questo Torino Animal Save si propone da oggi come sportello per accogliere le denunce di coloro che hanno avuto modo di assistere a violenze inflitte agli animali. Potete segnalarci le vostre testimonianze inviando una mail a​ torinoanimalsave@gmail.com oppure scrivendo direttamente sulla nostra pagina Instagram@torinoanimalsave. È di estrema importanza riportare ogni singola infrazione affinché sia fatta giustizia in luoghi in cui gli animali vengono privati di ogni diritto fondamentale.

Questi luoghi che violano ogni diritto animale e privano l’essere umano della sua empatia non dovrebbero esistere nel 2019.
Quando facciamo la spesa entriamo in un seggio elettorale dove abbiamo la possibilità di scegliere il mondo che vogliamo.​
Il potere è nelle nostre mani. Possiamo fare la differenza.

Ringraziamo ancora chi si è unito al primo presidio, la vostra partecipazione e’ stata preziosa.
Invitiamo, dunque, a essere presenti ai prossimi presidi per poter incoraggiare sempre più veterinari a non astenersi dal segnalare abusi e ingiustizie e per poter riflettere insieme su tali tematiche che coinvolgono la vita di milioni di animali ogni giorno.

Sara e Francesco di Torino Animal Save

Artusi, dove crescono i professionisti della ristorazione

Dal Piemonte: Casale Monferrato

Open day dell’Istituto Alberghiero Artusi: l’unico alberghiero paritario del Piemonte
Il 70% dei diplomati lavora nel settore enogastronomico


Domenica 15 Dicembre tra le 10:00 e le 17:00 si svolgerà l’open day dell’Istituto Alberghiero Artusi, scuola
di eccellenza formativa nel settore enogastronomico, dal 1976.
Per l’occasione si potranno visitare l’istituto, i reparti di lavorazione ed il convitto, vedere gli allievi al lavoro,
parlare con i docenti, il preside e la vicepreside.
L’Istituto situato a Casale Monferrato (AL), è l’unico Istituto Alberghiero paritario del Piemonte.
Secondo il preside, Claudio Giani, sono numerosi i punti di forza: «l’istituto dispone di tre diversi laboratori
all’avanguardia: una cucina didattica, un laboratorio bar ed una sala ristorante didattica. I tre laboratori,
dotati di attrezzature innovative, complessivamente formano un ristorante didattico. Oltre alle esercitazioni
pratiche in sede, tutti gli allievi svolgono numerose attività formative all’esterno: dagli stage istituzionali
svolti generalmente in hotel 4 stelle, 5 stelle o 5 stelle lusso (per complessive 18 settimane nel triennio); al
progetto “L’Artusi va al mare” che consente anche agli allievi di prima e di seconda di fare pratica in un vero
ristorante per alcune settimane all’anno presso l’hotel Regina Mundi di Pietra Ligure, a numerose occasioni
di servizi di Catering & Banqueting svolti come eventi pubblici, fiere, servizi privati e altro. Tutto questo sotto
l’attenta guida e supervisione dei docenti di sala e di cucina, eccellenti professionisti del mondo della
ristorazione capaci di trasferire agli alunni gli aspetti teorici e tecnici, ma anche la passione e la professionalità
per emergere ed eccellere nel mondo del lavoro.»
Anche il progetto Eduscopio – uno studio della Fondazione Agnelli che incrocia ogni anno le informazioni del
Ministero dell’Istruzione e del Ministero del Lavoro – negli ultimi cinque anni ha evidenziato che l’Istituto
Artusi è sempre risultato il più efficace della provincia di Alessandria relativamente agli indici di inserimento
nel mondo del lavoro.

Per iscriversi all’open day è possibile andare sul sito dell’Istituto Artusi all’indirizzo
www.istitutoartusi.it/openday2019 o chiamare in segreteria allo 0142/73722.

Piazza Fontana e il vaccino contro gli ideologismi

Di Pier Franco Quaglieni
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Il modo in cui si sta ricordando l’eccidio di piazza Fontana di 50 anni fa non mi piace. La ricostruzione “storica” di Paolo Mieli su Rai 3 ,ad esempio, appare faziosa e insieme ipocrita. Ma anche molti  articoli di giornale rivelano una incapacità di storicizzare eventi che, per altro, ebbero un impatto emotivo grandissimo che rivive ancora nei ricordi di chi ha vissuto quei giorni.
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Cinquant’anni  fa, quando seppi di quella  quella tragica notizia dalla radio in macchina, rimasi attonito e sconvolto. Ero molto impegnato con pochi amici per la inaugurazione della prima sede del Centro  Pannunzio in via Bava 27, non lontano da Palazzo Nuovo dove si erano trasferite le Facoltà Umanistiche. Ero in contatto con Alberto Ronchey, allora direttore de “La Stampa”, che aveva assicurato la sua presenza e soprattutto il suo appoggio ed ero in contatto con Arrigo Olivetti che aveva consentito l’apertura della sede. Rimasi attonito e sconvolto. All’improvviso smisi di pensare alla nuova sede in allestimento. La violenza brutale stava dando un colpo mortale non solo alla vita democratica,ma alla vita tout- court, alla vita di gente normale. La ferocia era tale che essa non mi consentì di fare altri ragionamenti.
Le violenze sessantottine e le stesse violenze dell’autunno caldo del ‘69 scomparivano di fronte a piazza Fontana . Cercai di farmi un’idea solo successivamente. Fu illuminante ciò che mi disse Ronchey in modo lucido e freddo. Piazza Fontana segnò la fine irrimediabile degli Anni 60, i migliori del secolo scorso. Anni di pace,lavoro,benessere diffuso, democrazia liberale. Iniziarono invece gli anni del terrore e della violenza senza fine e della faziosità senza limiti, quelli degli opposti estremismi, come li definì Spadolini.
Due giorni dopo  il 14 dicembre venne inaugurata la sede del Centro Pannunzio e il Questore di Torino, per l’interessamento di Olivetti consentì  la cerimonia, malgrado il divieto in tutta Italia di tenere manifestazioni. Fu un riconoscimento importante al nuovo Centro che si richiamava alla lezione di libertà, di tolleranza e di democrazia di Pannunzio. Toccò a me giovanissimo il discorso principale di quel  14 dicembre pannunziano  e parlai con il cuore gonfio di dolore e di sdegno ,dedicando quel giorno alle vittime di piazza Fontana. Mi sentii all’improvviso molto  più vecchio della mia età.
Certo, però, non pensai a stragi di Stato come di lì a poco si cominciò a parlare. Io continuai ad avere fiducia nello stato democratico e non credo di aver sbagliato.Sconfitto il terrorismo rosso e nero, riprendemmo la via della democrazia nella libertà. L’Italia seppe riprendersi. La Magistratura sulla tragedia di piazza Fontana non fu all’altezza, molti opinionisti scrissero cose ignobili come i firmatari del manifesto contro il commissario Calabresi, accusato della morte di Pinelli considerato inizialmente responsabile  della bomba di Milano . Furono anni difficili, durissimi, davvero di piombo.
Come ha scritto  Gianni Oliva  anni non solo di piombo, ma anche di tritolo nei quali il nero dei neo – fascisti si confuse con il rosso  dell’estremismo di sinistra. Fu compito dei democratici come Carlo Casalegno che pagò con la vita il suo coraggio, denunciare i responsabili senza distinzioni false ed ambigue. Guido Calogero nei primi anni 70 sosterrà incredibilmente che andava modificato il giudizio rispetto alle diverse violenze  in base al loro colore politico . Un errore in cui cadranno in molti . Un colloquio illuminante  con Ronchey e poi con Casalegno mi vaccinò rispetto agli ideologismi e mi indicò la strada da seguire .  La violenza andava combattuta a prescindere dalla sua matrice ideologica come male oscuro della democrazia e della stessa vita civile.

We.ca.re stimola l’innovazione sociale

Caucino: “Oggi presentiamo un vero e proprio circuito di idee per cambiare il sociale”

L’assessore alle Politiche della Famiglia, dei Bambini e della Casa, Sociale, Pari Opportunità, Chiara Caucino, è intervenuta, al collegio Carlo Alberto di Torino, alla presentazione del percorso di accompagnamento regionale dei 22 progetti elaborati per l’iniziativa “We.ca.re. 1”.

We.ca.re. (Welfare cantiere regionale) nasce per stimolare l’innovazione sociale, per creare risposte locali volte al benessere del territorio. I destinatari sono le fondazioni socio-assistenziali, il Terzo settore e le imprese che producono valore aggiunto dal punto di vista sociale.

“In che termini dobbiamo innovare? Condividere i lavori realizzati oggi – ha proseguito Caucino – significa dare un impulso e cercare una strategia a lungo termine. Si fa innovazione mettendo insieme le singole esperienze e le progettualità. Questo evento di lancio rappresenta il primo step di un percorso condiviso per un welfare sostenibile soprattutto in futuro. É un momento di scambio e confronto a cui sono lieta di partecipare perché nasce dalla volontà concreta della nostra Regione di dare un importante impulso alle realtà che operano nel sociale”.

Quattro le linee di intervento previste da We.ca.re.: sperimentazione di azioni innovative di welfare territoriale (finanziata con 6,4 milioni di euro); progetti di innovazione sociale per il Terzo settore (3,6 milioni di euro), promozione del welfare aziendale (4 milioni di euro) e rafforzamento di specifiche attività imprenditoriali (5 milioni di euro).

Le prime due misure hanno prodotto rispettivamente 22 e 33 progetti e, nel complesso, gli elaborati hanno generato la collaborazione di più di 250 organizzazioni territoriali.

Nel corso dell’incontro sono stati illustrati i lavori avviati che saranno poi monitorati e accompagnati nel loro percorso di realizzazione.

“Abbiamo già vinto una grande sfida – ha concluso Caucino – quella di essere riusciti a produrre un Piemonte sociale vincente attraverso questi progetti che hanno riscontrato un’ottima risposta territoriale, un Piemonte quindi ricco di nuove idee e soprattutto proiettato al futuro. Sto lavorando proprio in questa direzione, con l’obiettivo di creare sinergie e confronto tra operatori, attraverso la realizzazione degli Stati generali del Sociale previsti per il prossimo autunno”.

L’assessore scrive a Greta: “Stiamo facendo moltissimo per il clima”

«Sono felice che Greta Thumberg venga a Torino e in Piemonte. Stiamo facendo moltissimo per il clima del nostro territorio attraverso misure strutturali. Il 2020 sarà infatti l’anno della svolta, quando finalmente applicheremo il piano strategico da 180 milioni di euro attraverso 47 misure mirate a migliorare la qualità dell’aria».

Così l’assessore regionale all’Ambiente Matteo Marnati manda un messaggio a Greta Thumberg, la leader degli attivisti di Fridays For Future in visita, domani, a Torino. «Vorrei che tu sapessi, comunque, che non è ancora sufficiente ciò che stiamo facendo. Infatti vogliamo sviluppare la tecnologia dell’idrogeno partendo dai treni per poi estenderlo a tutto il sistema della mobilità e al riscaldamento. Un grande obiettivo che vedrà il Piemonte attivo e protagonista per la lotta ai cambiamenti climatici e che possa essere da esempio per le altre regioni. Mi auguro che tu possa apprezzare il nostro impegno».

Raccolta differenziata: Torino si ferma al 46%

EcoForum 2019: il Piemonte fra luci e (troppe) ombre

In Piemonte solo quattro Comuni su dieci raggiungono il 65% di raccolta differenziata previsto per legge. Sono 44 i Comuni “Rifiuti Free” che producono meno di 75 kg/abitante anno. “È necessario puntare forte su una conversione green del tessuto economico, verso un Green New Deal ed una vera Economia Circolare”

A distanza di 7 anni dalla data in cui si sarebbe dovuto raggiungere il 65% di raccolta differenziata per legge, il Piemonte si ferma ad un modesto 61,2%, con la città di Torino (46%) e la Provincia di Alessandria (53%) a rallentare la corsa regionale verso il rispetto delle norme di legge. Solo 44 i Comuni Rifiuti Free, ovvero che hanno una produzione di rifiuti inferiore ai 75Kg/abitante all’anno e una raccolta differenziata superiore al 65%.
Sono i dati che emergono dal dossier Comuni Ricicloni Piemonte 2019 presentato ieri a Torino da Legambiente nel corso della terza edizione dell’EcoForum per l’Economia Circolare del Piemonte, appuntamento dedicato all’approfondimento e al confronto sui temi della corretta gestione dei rifiuti e delle buone pratiche di economia circolare a cui hanno preso parte rappresentanti delle istituzioni, università, mondo imprenditoriale e singoli cittadini.

“La strada individuata dal Piano Regionale Gestione Rifiuti, ovvero raccolta porta a porta e tariffazione puntuale, è quella che ha garantito le migliori performances a livello locale e nazionale. Occorre però un cambio di marcia, che garantisca risultati migliori in tempi rapidi – dichiara Giorgio Prino, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta – La corretta gestione dei rifiuti, a valle di una decisa azione di prevenzione e riduzione, è un tassello fondamentale per una conversione ecologica del tessuto economico regionale, per l’implementazione di un Green New Deal e, in ultimo, per la creazione di una vera Economia Circolare. La nostra Regione è ancora indietro rispetto agli obiettivi di legge e si muove troppo lentamente, ma la crescita costante è comunque un indicatore positivo. E come spesso accade il mondo civile si muove più velocemente delle Istituzioni. Ne sono esempio le aziende, le università e le associazioni che oggi abbiamo raccolto attorno a questo tavolo, in rappresentanza di un tessuto socio-economico vivo e fertile alla Green Economy”.

I 44  Comuni Rifiuti Free sono :

Vignone (VB), Barone Canavese (TO), Vespolate (NO), Mezzomerico        (NO), Varallo Pombia           (NO), Pombia (NO), Pecetto di Valenza (AL), Divignano (NO), Borgo Ticino (NO), Oleggio Castello (NO), Pino Torinese (TO), Vinchio (AT), Vogogna (VB), Riva presso Chieri (TO), Castelletto Monferrato (AL), Briga Novarese (NO), Cavaglio d’Agogna (NO), Cavaglietto (NO), Cambiano (TO), Camo (CN), Gargallo (NO), Poirino (TO), Cantarana (AT), Pavarolo (TO), Bogogno (NO), Baldissero Torinese (TO), Armeno (NO), Belveglio (AT), Villafranca d’Asti (AT), Tornaco (NO), Comignago (NO), Cossato (BI), Corsione (AT), Mombercelli (AT), Arizzano (VB), Azzano d’Asti (AT), Mongardino (AT), San Paolo Solbrito (AT), Vaglio Serra (AT), Valfenera (AT), Camagna al Frinco (AT), Soglio (AT), Vigliano d’Asti (AT). Legambiente li ha premiati nel corso dell’EcoForum ed ha sottolineato come i risultati in questi Comuni siano stati ottenuti con ricette diverse ma con un denominatore comune: la responsabilizzazione dei cittadini attraverso una raccolta domiciliare porta a porta, un’informazione e sensibilizzazione continua ed efficace e con politiche anche tariffarie che premiano il cittadino virtuoso.

La maggior parte dei Rifiuti Free sono piccoli comuni – con la positiva eccezione di Cossato (BI) e Poirino (TO), comuni con più di 10.000 abitanti che si confermano virtuosi – ma buoni risultati di raccolta differenziata si possono trovare anche tra i grandi comuni capoluogo di provincia come Novara (72,7% di RD), Asti (69,2%), Cuneo (72,4%), Biella (78,1%), Vercelli (70,3%) e Verbania (77%).

Seguendo le variazioni normative a livello comunitario e nazionale Legambiente ha negli ultimi anni modificato i criteri di valutazione dei vincitori per poter fornire ai Comuni uno stimolo a raggiungere risultati sempre più ambiziosi. A determinare la classifica non sono più solo i livelli di raccolta differenziata raggiunti (criterio minimo per entrare nella valutazione è il raggiungimento del 65% di RD) ma anche le politiche di riduzione della quantità di rifiuto destinata a smaltimento, in accordo con il nuovo pacchetto europeo sull’economia circolare. Obiettivo minimo per entrare a far parte dei Comuni Rifiuti Free di Legambiente è dunque la soglia di produzione di 75 kg/ab/anno di secco residuo prodotto (che comprende il secco residuo e la parte di ingombranti non riciclata).

Nel corso dell’EcoForum sono state presentate alcune delle migliori esperienze piemontesi in tema di economia circolare. Tra queste RI-Generation, progetto che nasce dalla collaborazione fra il fondatore del Sermig, Ernesto Olivero, e l’imprenditore torinese Giorgio Bertolino, titolare della Astelav di Vinovo (TO), azienda leader nella distribuzione di ricambi per elettrodomestici, che hanno deciso di promuovere insieme il recupero e la vendita di lavatrici e lavastoviglie rigenerate offrendo al tempo stesso un’opportunità di lavoro a persone in difficoltà.
Ma anche Barricalla, il principale impianto di smaltimento in Italia per i rifiuti speciali, pericolosi e non pericolosi, situata alle porte di Torino, a Collegno, un impianto-modello preso a esempio dagli addetti ai lavori del settore. Sono poi state presentate le attività del gruppo Unieco Ambiente, impegnato nella gestione, trattamento, intermediazione di rifiuti speciali, nella bonifica e messa in sicurezza di siti inquinati. ReLife Group, la holding costituita insieme alle 7 aziende del Gruppo Benfante, realtà leader nel mercato nazionale del recupero di carta e cartone che ha dato vita ad un ripensamento radicale dei tradizionali impianti di selezione, inserendo più automazione nel processo di estrazione delle frazioni estranee e nella valorizzazione di singole componenti. Sempre operativi nel settore carta, la Cartiera Pirinoli, recentemente insignita del premio “Ambientalista dell’anno”, salvata dal fallimento dai suoi operai nel 2015 e dedita alla produzione di carta riciclata. Il Politecnico di Torino  che riduce e monitora i consumi di plastica in tutte le sue sedi con il progetto My PoliTO Bottle e l’associazione studentesca GreenTO che con Plastic Free Movida promuove l’utilizzo di bicchieri lavabili attraverso una piattaforma che ne centralizza la gestione.

Durante l’EcoForum è stato presentato il progetto ECCO, Economie Circolari di COmunità , coordinato da Legambiente e finanziato dal ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. L’obiettivo di ECCO è diminuire la produzione di rifiuti e incentivare i cittadini ad adottare stili di vita sostenibili, formare i giovani verso i green jobs e stimolare l’imprenditoria giovanile nel settore dell’economia circolare. Il tutto dando alle attività una forte valenza di carattere sociale grazie al coinvolgimento di persone socialmente deboli e coinvolgendo disoccupati e neet.

La prima conferenza sul cambiamento climatico

“Come possiamo salvare il pianeta con azioni forti e semplici”

PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI

 Riceviamo e pubblichiamo

 

I giovani di Fridays for Future Torino e dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai insieme per invitare la cittadinanza alla prima conferenza sul tema del cambiamento climatico.

La conferenza avrà luogo venerdì 13 dicembre 2019 dalle ore 19,30 alle 21,30 presso il Centro Culturale della Soka Gakkai in Corso Bramante 58/9 a Torino.

Durante la conferenza interverranno il Professor Angelo Tartaglia del Politecnico di Torino e Elena Costa rappresentante di FFF di Torino. Parteciperanno come uditori diversi leader della nostra città.

L’evento nasce dalla volontà di mettere in atto “L’appello alla Resilienza e alla speranza” che Adolfo Perez Esquivel, attivista per i diritti umani e Premio Nobel per la Pace, e Daisaku Ikeda, leader buddista mondiale, hanno consegnato ai giovani di tutto il mondo a Roma il 6 giugno 2018.

Siamo assolutamente certi che, se i giovani sapranno unirsi, potranno trovare soluzioni per percorrere insieme nuove strade di convivenza, di resilienza e di speranza.”

“Se faranno questo, potranno costruire un prezioso patrimonio universale dell’umanità e un mondo nuovo giusto e solidale.”

Fridays for Future fa proprie le parole di Greta Thunberg “Quello che facciamo o non facciamo in questo momento condizionerà tutta la mia vita, le vite dei miei figli e dei miei nipoti. E quello che facciamo non facciamo adesso, io e la mia generazione non potremo correggerlo in futuro.”

(La nostra casa è in fiamme, di Greta Thunberg)

Ripartono i lavori per la Torino -Lione

In Valle di Susa riprendono i lavori per la Tav


Infatti il cda di Telt, società italo-francese incaricata di realizzare e successivamente  di gestire la nuova ferrovia ad Alta Velocità, autorizza oggi la firma del contratto per costruire le “nicchie” della galleria della Maddalena. Il dg di Telt, Mario Virano, a margine della Conferenza Intergovernativa riunitasi a Torino dopo un anno dice che  “Il cantiere di Chiomonte sta seguendo il calendario previsto e i lavori del tunnel di base in Italia partiranno nel 2021”.

Indennità di disoccupazione over 50

Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori

La Naspi over 50 è un’indennità di disoccupazione che viene riservata ai lavoratori dipendenti, che hanno superato i cinquant’anni di età e hanno involontariamente perso il loro lavoro. Non tutti sanno però come accedere a questo ammortizzatore sociale: ecco di che cosa si tratta, quali sono i requisiti necessari per ottenerla, qual è la documentazione da produrre e molte altre informazioni utili. Con Naspi si intende la Nuova prestazione di Assicurazione Sociale per l’Impiego ed è, a tutti gli effetti, un ammortizzatore sociale entrato in vigore nel 2015 con il Jobs Act.

Per ricevere questo sussidio, che viene erogato su base mensile, i destinatari devono essere lavoratori dipendenti, apprendisti, dipendenti a tempo determinato impiegati nella Pubblica Amministrazione, personale artistico sottoposto ad un rapporto di lavoro subordinato e infine
soci di cooperativa che siano sempre sottoposti ad un rapporto di lavoro subordinato.

Dopo aver verificato di far parte di una di queste categorie, bisogna conoscere i requisiti necessari per ottenere la disoccupazione ordinaria over 50: dimostrare lo stato di disoccupazione involontaria, non dipendente perciò da cause volontarie dello stesso lavoratore; aver maturato 13 settimane di contribuzione nell’arco degli ultimi 4 anni; aver raggiunto almeno 30 giorni di lavoro nell’anno appena trascorso, indipendentemente dalla durata oraria delle giornate lavorative.

La Naspi, indipendentemente dalla variabile dell’età del lavoratore, viene erogata fino a 2 anni; per i lavoratori precari, la durata prevista è di 6 mesi. Dopo aver verificato di possedere i requisiti, bisogna presentare la domanda all’Inps attraverso il sito online entro 68 giorni dall’avvenuto termine del rapporto di lavoro.

A Quincinetto la prima “panchina della gentilezza”

Il colore viola

Il viola è stato identificato dall’Associazione Cor et Amor, che coordina la Rete Nazionale degli Assessori alla Gentilezza e dall’assessore alla gentilezza di Quincinetto Erina Patti, come colore della gentilezza perché a livello psichico rappresenta il colore della trasformazione e della ricerca costante di un nuovo stato e di nuovi equilibri.

La panchina della gentilezza

Identificabile col colore viola, ha una funzione simbolica e decorativa ed anche attiva. Ė stata pensata da Erina Patti, Assessore alla Gentilezza di Quincinetto, per favorire il dialogo tra i cittadini e l’instaurarsi di relazioni. La panchina della gentilezza può essere singola, oppure proposta appaiata, in questo caso la posizione è frontale e libera da tavoli.

Cosa si può fare sulla panchina della gentilezza

A spiegarlo sono i bambini della scuola primaria Albina Buat di Quncinetto, che durante un laboratorio hanno verniciato di viola le due panchine della Gentilezza del proprio Comune e successivamente, dopo essersi consultati, suddivisi in  gruppi, hanno proposto, mimando, diverse azioni che si possono compiere sedendosi sulla panchina: abbracciarsi, perdonare, lasciare il posto a chi si è fatto male, ritrovarsi, fare un regalo, suonare, ritmare, darsi appuntamento, leggere, sorridere.

L’inaugurazione

La prima panchina della gentilezza è stata inaugurata il 7 Dicembre scorso nel parco giochi di Quincinetto dall’Assessore alla Gentilezza locale Erina Patti, alla presenza di altri Assessori alla Gentilezza del territorio: Margherita Maina di Salerano C.se, Paola Suquet di Samone, Chiara Mazza di Candia C.se. Durante l’inaugurazione i musicisti della Filarmonica Aurora di Quincinetto suonando, le bambine del coro di voci bianche cantando, Cristina Zoppo insegnante di musica leggendo un racconto di Rodari ed alcune signore dell’Auser dialogando, hanno mostrato l’uso gentile della panchina viola. Sulla panchina della gentilezza è stata riportata la targhetta “Sediamoci per stare bene insieme”.

La Rete Nazionale degli Assessori alla Gentilezza

Il coordinatore Luca Nardi, presente all’inaugurazione, ha apprezzato sin da subito l’idea dell’Assessore alla Gentilezza Erina Patti, sostenendola.  L’azione proposta a Quincinetto é stata condivisa con tutti gli attuali 71 Assessori alla Gentilezza nominati in Italia. L’auspicio è che la panchina della gentilezza possa essere riproposta in altri Comuni Italiani ed anche oltre confine.