ECONOMIA E SOCIETA'- Pagina 413

“Mettere in discussione i princìpi della sanità”

Se è vero che la salute è il bene più prezioso, tutelarla deve rappresentare la priorità assoluta. Nonostante la pandemia abbia reso evidenti i limiti e le criticità di una organizzazione sanitaria basata su principi che non mettono al centro i bisogni di cura e di assistenza dei cittadini, non si intravedono segnali di una seria messa in discussione di un sistema che ha fallito sotto molti aspetti. Limiti e criticità conosciuti già prima di questo evento che le ha rese di fatto visibili a tutti e non solo a chi ne è direttamente o indirettamente coinvolto tutti i giorni.

La politica della cosiddetta razionalizzazione e dei bilanci ha mostrato tutte le sue inefficienze sia da un punto di vista economico ma soprattutto dal punto di vista di quelli che sono i bisogni di salute della popolazione.

Meno costi con migliori servizi si è spesso trasformato in più costi, meno servizi e meno assistenza. I grandi accorpamenti delle aziende sanitarie, quelle dei mega dipartimenti, la chiusura e il ridimensionamento dei piccoli ospedali ne sono la testimonianza. Strutture di grandi dimensioni ingovernabili da chiunque, incapaci di rispondere ai bisogni ed alle necessità dei propri dipendenti per far fronte alle richieste di cura e di assistenza dei cittadini. Lasciati spesso soli , senza interlocutori e senza risposte a criticità mai affrontate e sempre più importanti. Dirigenti lontani dai problemi reali, quelli sul campo e sempre più incapaci di risolve problematiche che spesso neanche conoscono. Uno scaricabarile di responsabilità che alla fine non sono mai di nessuno. Organizzazioni che cambiano in continuazione buttando via ogni volta ciò che si era investito, spesso senza un perché. Nessuna identità con il territorio, sempre meno sinergica con il personale con un senso di frustrazione e demotivazione senza precedenti.

Non esistono piani per una efficace individuazione dei bisogni di cura e di assistenza a cui rispondere, tanto meno ormai nessuno è chiamato a proporle, ci si adegua. Gli obiettivi da raggiungere nessuno sa cosa sono e soprattutto quali sono.

Impossibile avere piani di azione pluriennali che possano poi determinare risposte efficaci ed efficienti ma solo azioni atte a ridurre i costi nell’immediato che invece di ridursi si moltiplicano inevitabilmente con il tempo.

La valorizzazione delle competenze del personale ma anche del pensiero oserei dire è quasi inesistente, non lo si considera erroneamente un investimento. Il personale è considerato una spesa , la prima sulla quale si tende a tagliare. La precarietà è diventata un modello da seguire, le esternalizzazioni pure.

Investimento in strutture di integrazione tra i servizi zero. Un tutti contro tutti, altro che collaborazione tra i servizi Ognuno viaggia per la propria strada, preservando il proprio budget sul quale è poi chiamato a rispondere con il paziente al centro che ne paga le conseguenze e il personale che arranca tra mille difficoltà.

Un ping pong tra linee politiche alle quali si è chiamati a rispondere e amministrative che pur di farlo mettono n ginocchio i servizi e gli operatori della sanità.

Ecco, facciamo pure partire un commissione per capire cosa è successo ma contestualmente sarebbe necessaria una per capire come cambiare perché se si fanno le stesse cose il risultato difficilmente potrà essere diverso. 

Francesco Coppolella

Segreteria Regionale NurSind Piemonte

Nomina del nuovo cda del Caat. Lazzarino confermato presidente

L’Assemblea dei Soci del CAAT, tenutasi in data 14 luglio 2020, ha visto la nomina del nuovo Consiglio di Amministrazione che rimarrà in carica per i prossimi tre anni, fino ad approvazione del bilancio 2022. Marco Lazzarino ( indicato dal Comune di Torino) è stato  riconfermato Presidente del CDA e Roberta Baima Poma ( indicata da Confesercerti ) riconfermata quale Consigliere.

Entrano inoltre a far parte per la prima volta del CDA di CAAT Stefano Cavaglia’ (Presidente dell’Associazione dei grossisti APGO), Ornella Cravero (indicata da Coldiretti) e Carmelo Bruno (indicato dalla Regione Piemonte).  Viva soddisfazione è stata espressa dal Presidente Marco Lazzarino per il rinnovo della fiducia che gli è stata accordata dai Soci.

‘Sono particolarmente soddisfatto – dichiara il Presidente del CAAT Marco Lazzarino  –  del lavoro che è stato compiuto in questi ultimi tre anni dalla quadra uscente. La società è stata risanata sotto l’aspetto dei conti ed abbiamo inoltre posto le basi per un ulteriore sviluppo del CAAT e per il suo rafforzamento quale polo agroalimentare di eccellenza assoluta nel panorama nazionale. Sono state inoltre gettate solide fondamenta che permetteranno di raggiungere numerosi traguardi negli anni a venire, nei quali ci attende ancora un importante lavoro da compiere per il consolidamento e lo sviluppo completo di tutte le potenzialità del Centro Agroalimentare di Torino”.

“Desidero in particolare – aggiunge il Presidente Marco Lazzarino – ringraziare i consiglieri uscenti Paolo Odette e Edoardo Ramondo che, grazie alla loro profonda conoscenza del settore e all’interno dell’impegno da loro profuso, hanno offerto, nel corso di questi anni, un contributo fondamentale alla Società, operando con spirito costantemente costruttivo e collaborativo. Porgo inoltre il mio benvenuto ai nuovi consiglieri Ornella Cravero e Carmelo Bruno. Con entrambi confido di instaurare un forte rapporto di fiducia e di collaborazione, avendo sempre quale faro lo sviluppo del nostro Centro, dal quale dipendono il lavoro e il sostentamento di migliaia di famiglie”.

“Mi fa inoltre particolarmente piacere – aggiunge il Presidente del CAAT Marco Lazzarino – che la Regione Piemonte abbia indicato un proprio rappresentante all’interno del Consiglio di Amministrazione del CAAT ed auspico che questa presenza possa preludere ad una rinnovata attenzione da parte della Regione Piemonte nei confronti di ciò che costituisce un polo strategico per tutto il territorio regionale. Il CAAT persegue, infatti, un interesse di carattere generale e svolge un ruolo di straordinaria importanza nei confronti della comunità”.

“Nel corso dell’emergenza Covid – precisa il Presidente del CAAT Marco Lazzarino – il Centro Agroalimentare di Torino ha dato, infatti, prova del suo ruolo fondamentale nell’ambito della filiera agroalimentare, continuando sempre ad operare e garantendo la fornitura costante di prodotti agroalimentari freschi, ed ha espresso nei fatti una concreta solidarietà nei confronti delle fasce sociali maggiormente colpite, attraverso consistenti donazioni di prodotti agroalimentari.

Il settore agroalimentare stesso si è  rivelato essere uno dei comparti maggiormente resilienti nel periodo dell’emergenza sanitaria e della crisi che abbiamo attraversato; ci siamo, infatti, tutti resi conto di quanto questo settore pesi da un punto di vista economico e occupazionale e quale risorsa fondamentale possa costituire per il nostro territorio regionale”.

“Il mio auspicio – conclude il Presidente Marco Lazzarino – è  rivolto al fatto che il nuovo CDA possa lavorare a stretto contatto e con il convinto e pieno supporto dei Soci pubblici, in modo da accrescere ulteriormente il ruolo del settore agroalimentare, fornendo un contributo fondamentale all’economia piemontese. Ricordo, infatti, come il ruolo fondamentale dei Centri Agroalimentari  italiani ( riuniti nell’Associazione nazionale Italmercati ) abbia ricevuto il riconoscimento a livello delle istituzioni europee, con le quali si è instaurato un dialogo costante. Proprio queste istituzioni stanno valutando i modi attraverso i quali poter supportare uno sviluppo ulteriore dei nostri centri, che rappresentano un’ossatura fondamentale nella rete logistica a livello europeo, al pari di porti ed interporti”.

Qual è lo stato di salute dei laghi piemontesi?

Dei sette punti monitorati sul Lago Maggiore, due risultano “fortemente inquinati” ed uno “inquinato”. I dati sulle microplastiche nel Lago Maggiore

Legambiente: ““La scarsa qualità delle acque del lago  è una criticità nota e segnalata da oltre dieci anni e purtroppo è ancora irrisolta. Inaccettabile che ancora esistono situazioni di grave inquinamento con sversamenti maleodoranti nel lago da parte di sfioratori o immissari”

Qui la mappa interattiva del monitoraggio, con i punti di campionamento e i risultati delle analisi

Sono stati sette i punti monitorati quest’anno dalla Goletta sulle sponde Piemontesi del Lago Maggiore: quattro sono risultati nei limiti di legge, uno è stato giudicato “inquinato”, mentre gli altri due “fortemente inquinati”.

Nel mirino ci sono sempre canali e foci, i principali veicoli con cui l’inquinamento microbiologico, causato da cattiva depurazione o scarichi illegali, arriva nei laghi.

È questa in sintesi la fotografia scattata nella tappa piemontese lungo le sponde del lago Maggiore da un team di tecnici e volontari di Goletta dei Laghi, la campagna di Legambiente dedicata al monitoraggio ed all’informazione sullo stato di salute dei bacini lacustri italiani. A parlarne, nel corso di una conferenza stampa tenuta stamane presso l’incubatoio ittico di Solcio di Lesa , sono stati Massimiliano Caligara, Presidente circolo Legambiente Gli Amici del Lago, il sindaco di Lesa, Aloma Rezzaro, e altri sindaci e assessori delle amministrazioni comunali del comuni rivieraschi, oltre ai rappresentanti di Arpa Piemonte e del CNR-Irsa di Verbania e le cooperative dei pescatori professionisti.

 

Con due punti fortemente inquinati, Arona si conferma città maglia nera della sponda piemontese del Verbano”, ha dichiarato Massimiliano Caligara, Presidente circolo Legambiente Gli Amici del Lago. “La scarsa qualità delle acque del lago – ha continuato Caligara – è una criticità nota e segnalata da oltre dieci anni e purtroppo è ancora irrisolta. Per cittadine lacustri come Arona e Stresa che basano la loro economia sull’offerta turistica, le acque pulite sono un presupposto minimale ed è inaccettabile che ancora esistono situazioni di grave inquinamento con sversamenti maleodoranti nel lago da parte di sfioratori o immissari. I parametri oggettivi di qualità ambientale del territorio devono essere prioritari, non solo per le politiche di promozione del turismo ma anche e soprattutto per il benessere e la salute dei cittadini residenti.”

Nel rispetto delle restrizioni per il distanziamento fisico imposte dalla pandemia, la 15esima edizione di Goletta dei Laghi quest’anno sta vivendo di una formula inedita all’insegna della partecipazione attiva dei cittadini, con più spazio a citizen science e territorialità. La missione di Goletta dei Laghi resta però sempre quella di non abbassare la guardia sulla qualità delle acque e rilevare le principali fonti di criticità per gli ecosistemi lacustri: gli scarichi non depurati e inquinanti, la cementificazione delle coste, la captazione delle acque, l’incuria e l’emergenza rifiuti, in particolare l’invasione della plastica, che non riguarda soltanto mari e oceani, ma anche fiumi e laghi.

Partner di Goletta dei Laghi 2020 sono CONOU, Consorzio Nazionale per la Gestione, Raccolta e Trattamento degli Oli Minerali Usati, e Novamont, azienda leader a livello internazionale nel settore delle bioplastiche e dei biochemicals. Media partner della campagna è invece La Nuova ecologia

I DETTAGLI DELLE ANALISI MICROBIOLOGICHE SUL LAGO MAGGIORE

È bene ricordare che il monitoraggio di Legambiente non vuole sostituirsi ai controlli ufficiali, ma punta a scovare le criticità ancora presenti nei sistemi depurativi per porre rimedio all’inquinamento dei nostri laghi, prendendo prevalentemente in considerazione i punti scelti in base al “maggior rischio” presunto di inquinamento, individuati dalle segnalazioni dei circoli di Legambiente e degli stessi cittadini attraverso il servizio SOS Goletta. Foci di fiumi e torrenti, scarichi e piccoli canali che spesso troviamo lungo le sponde dei nostri laghi, rappresentano i veicoli principali di contaminazione batterica dovuta alla insufficiente depurazione dei reflui urbani o agli scarichi illegali che, attraverso i corsi d’acqua, arrivano nei bacini lacustri. Il monitoraggio delle acque in Piemonte è stato eseguito gli scorsi 25 e 30 giugno dai volontari dell’associazione.

I parametri indagati sono microbiologici (Enterococchi intestinali, Escherichia coli) e vengono considerati come “inquinati” i campioni in cui almeno uno dei due parametri supera il valore limite previsto dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010) e “fortemente inquinati” quelli in cui i limiti vengono superati per più del doppio del valore normativo.

Sul Lago Maggiore continuano ad essere “fortemente inquinati, il punto alla Foce del torrente Vevera, presso il lido in via De Gasperi nel comune di Arona in provincia di Novara – segnale di una cronicità che va avanti irrisolta da più di dieci anni – e quello, sempre ad Arona, presso il Largo caduti Nassirya (sfioratore rio S.Luigi).

Inquinato il punto presso lo sfioratore Largo Marconi a Stresa (VCO), gli scorsi due anni dentro i limiti di legge.

Nei limiti di legge invece il punto alla Foce del Torrente Erno nel Comune di Lesa (NO), quello alla foce del rio Arlasca tra i Comuni di Dormelletto e Arona, gli scorsi due anni “fortemente inquinato”, e i due nel Comune di Verbania (VCO) presso la foce San Bernardino e del fiume Toce.

I prelievi e le analisi di Goletta dei Laghi vengono eseguiti da tecnici e volontari di Legambiente. L’ufficio scientifico dell’associazione si è occupato della loro formazione e del loro coordinamento, individuando laboratori certificati sul territorio. I campioni per le analisi microbiologiche sono prelevati in barattoli sterili e conservati in frigorifero fino al momento dell’analisi, che avviene lo stesso giorno di campionamento o comunque entro le 24 ore dal prelievo. I parametri indagati sono microbiologici (enterococchi intestinali, escherichia coli).

 

 

LEGENDA

Facendo riferimento ai valori limite previsti dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010) i giudizi si esprimono sulla base dello schema seguente:

INQUINATO: Enterococchi Intestinali maggiore di 500 UFC/100ml e/o Escherichia Coli maggiore di 1000 UFC/100ml

FORTEMENTE INQUINATO: Enterococchi Intestinali maggiore di 1000 UFC/100ml e/o Escherichia Coli maggiore di 2000 UFC/100ml

Anche per l’edizione 2020 il CONOU, Consorzio Nazionale per la Gestione, Raccolta e Trattamento degli Oli Minerali Usati, affianca, in qualità di partner principale, le campagne estive di Legambiente, Goletta dei Laghi e Goletta Verde. Nel 2019 il CONOU ha provveduto in Lombardia alla raccolta di 44.562 tonnellate di olio lubrificante usato. L’olio minerale usato è un rifiuto pericoloso che, se smaltito impropriamente, può determinare gravi effetti inquinanti. Se gestito e rigenerato correttamente, può divenire una risorsa preziosa che torna a nuova vita sotto forma di basi lubrificanti.

«Preservare l’integrità degli ecosistemi acquatici è un obiettivo centrale per il CONOU, impegnato da 36 anni ad evitare che un rifiuto pericoloso come l’olio lubrificante usato possa danneggiare i nostri mari e laghi. Basti pensare che, dall’inizio della sua attività, il Consorzio ha salvato dall’inquinamento una superficie grande due volte il mar Mediterraneo” dichiara Paolo Tomasi, Presidente del CONOU.

IL MONITORAGGIO RELATIVO ALLE MICROPLASTICHE

La conferenza stampa di oggi è stata anche l’occasione per presentare i dati relativi al monitoraggio della presenza di microplastiche nelle acque dei laghi realizzato   anche nell’edizione 2019 grazie alla collaborazione con ENEA e IRSA/CNR. Dallo scorso anno è stato introdotto anche il campionamento in colonna d’acqua, per stimare la presenza di microplastiche fino a 50 m di profonditàNel 2019 nel Lago Maggiore sono stati prelevati 9 campioni in 6 aree del lago (3 punti con replica). La media rilevata è pari a   605.638 particelle per chilometro quadrato di superficie. In colonna d’acqua è stato rilevato un dato medio di 1,99 particelle per metro cubo di acqua filtrata.


Inoltre tre laghi – Garda, Trasimeno e Bracciano – saranno al centro del progetto Blue Lakes che ha l’obiettivo di prevenire e ridurre l’inquinamento da microplastiche nei laghi, coinvolgendo partner scientifici, associazioni, autorità competenti e istituzioni. Il partenariato è coordinato da Legambiente e completato da Arpa Umbria, Autorità di Bacino dell’Appennino Centrale, Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), Università Politecnica delle Marche, Global Nature Fund e Fondazione Internazionale del Lago di Costanza in Germania.

Altruismo femminista

FRECCIATE   «Non sei una femminista se sei all’apice del potere, lo sei se ci fai arrivare le altre», dice Michela Murgia al Corriere Torino.

L’ARCIERE

Coronavirus, trend verso la normalità. Ma non bisogna abbassare la guardia

Il Piemonte oggi è nella normalità relativamente all’emergenza sanitaria ma non bisogna abbassare la guardia, anzi, occorre sempre tenere alta l’attenzione.

E’ quanto emerge dall’intervista con Chiara Pasqualini, referente del Seremi, a significare Servizio di riferimento regionale di Epidemiologia per la sorveglianza, la prevenzione ed il controllo delle malattie infettive, che da febbraio, ogni giorno, ha per prima il polso della situazione, raccogliendo i dati dai vari servizi provinciali e poi diffondendone le risultanze attraverso l’ufficio stampa della Giunta regionale.

Dottoressa, ad oggi, quale è la situazione, aggiornata di qualche settimana dal nostro ultimo colloquio ?

Siamo nella normalità, vediamo un trend che continua a decrescere e siamo a basso rischio

Eppure qualche giorno fa ci sono stati alcuni ricoveri in terapia intensiva ?

E’ possibile che si tratti di casi positivi al tampone che necessitano di ricovero in terapia intensiva per altre cause. In ogni caso ogni variazione va osservata basandosi su un periodo più lungo e non sulla singola giornata.

Per quanto riguarda il Piemonte possiamo essere ottimisti ?

Possiamo essere ottimisti ma con cautela. Il sistema sanitario adesso è pronto, il monitoraggio c’è, occorre anche che continui l’impegno della popolazione sia nell’attuazione delle misure, sia nella segnalazione dei sintomi, anche sfumati.

In che senso ?

E’ importante che con sintomatologie, anche sfumate, ad esempio un raffreddore, si limitino il più possibile le frequentazioni, e lo  si segnali al medico di famiglia in modo che questi possa raccogliere le anamnesi ed i sintomi riferiti. Ovviamente non è detto che in presenza di un raffreddore si sia in presenza di un caso di Covid-19 ma è meglio, è più prudente fare questo passaggio per prudenza e rispetto degli altri.

Il Piemonte è a rischio per i ‘contagi di ritorno’ ?

Il rischio dei contagi di ritorno c’è anche in Piemonte come nelle altre regioni derivato da turisti, pendolari. Occorre essere attenti.

Nel mondo assistiamo ad un’accelerazione dei contagi. Cosa si può dire per l’Italia ?

Che non ci sono elementi eclatanti, che non si deve abbassare la guardia, ma possiamo avere un cauto ottimismo.

 I casi sono per lo più asintomatici o paucisintomatici, sono diminuiti i casi gravi, si può dire che il virus ha perso di potenza ?

Effettivamente ci sono casi meno gravi rispetto a qualche mese fa, i fattori sono diversi dal periodo di quarantena, all’applicazione delle misure di distanziamento sociale, ad una maggiore capacità di intervento del sistema sanitario. Occorre capire se le eventuali mutazioni del virus hanno comportato o meno delle modifiche nella patogenità e nella virulenza, ma al momento non ci sono pareri unanimi nella comunità scientifica. In ogni caso la prudenza è sempre d’obbligo.

Leggendo i report giornalieri, oltre al dato delle terapie intensive e degli ospedalizzati, c’è anche quello delle persone in isolamento domiciliare che è in forte discesa ?

Certamente e, come si vede dai pazienti in attesa del secondo tempone negativo, tenderà ad abbassarsi ulteriormente giorno dopo giorno.

Per il futuro …

Lo ribadisco, tenere alta la guardia e l’attenzione, il virus non è sparito, continua a circolare.

Massimo Iaretti

Chieri: giovani, come state?

601 chieresi under 35 hanno risposto ad un questionario di ascolto sulla pandemia e gli sviluppi futuri della città

Un sondaggio rivolto ai giovani cittadini chieresi under 35, per sapere come hanno vissuto l’emergenza sanitaria con le relative restrizioni, e per conoscere le loro idee sugli sviluppi futuri della città.

Giovani, come state?” è il focus promosso dall’assessorato alle politiche giovanili del Comune di Chieri, in collaborazione con la Consulta Giovanile, con lo scopo di ‘sondare’ il vissuto dei giovani chieresi (si tratti studenti delle scuole superiori, universitari o lavoratori) ed elaborare nuove progettualità e soluzioni in risposta alle loro esigenze.

Un questionario di ascolto, articolato in sei sezioni,  rivolto a tutti coloro che abitano a Chieri e che hanno un’età compresa tra i 15 e i 35 anni.

Sono 601 le ragazze (63,2%) e i ragazzi (36,2%) che hanno aderito all’iniziativa: l’81,7% vive a Chieri il 18,3% nelle frazioni di Chieri; il 98% è di cittadinanza italiana (1 % Rumena 0,5 % Moldava 0,5 % Marocchina), come livello di istruzione prevalgono l’università e le scuole superiori.

Il 94,2 % ha trascorso la quarantena in famiglia, l’2,5% ha passato la quarantena da solo.

In cima all’elenco delle principali difficoltà riscontrate dai giovani in questi mesi di lockdown c’è la lontananza dalle persone care (56,3%), seguita dalla limitazione delle attività di benessere personale (46,7%), al terzo posto la difficoltà legata alla didattica a distanza (32,2%) (a differenza dello smart working che viene percepito come difficoltà solo dal 7,2% dei giovani.)

Significativo è stato inoltre il senso di solitudine (28,5%), la paura del contagio (27,8%), la mancanza di spazi individuali adeguati in casa (26,2 %) e la presenza di conflitti e tensioni in casa (22,7 %). La maggior parte dei giovani ha trovato conforto nella sua rete di relazioni di prossimità rimanendo in contatto con amici e familiari (86,8%), con colleghi (10%) e vicini di casa (7,3%).

Le cose che sono mancate di più: il contatto umano e fisico (82,8%) stare all’aria aperta a contatto con la natura (65,2%) frequentare locali, bar, ristoranti (54,5%).

Interessante il fatto che mentre durante la fase acuta della pandemia il 12,8% era molto preoccupato e il 53,2% abbastanza preoccupato, nella fase 2 l’abbastanza preoccupato scende al 23.2%, coloro che sono poco preoccupati risultano il 61,7% e il 12,8% si dichiara per nulla preoccupato.

Quasi tutti i giovani hanno proseguito il loro percorso formativo con la modalità di didattica a distanza (però il 34,3% ammette un minor impegno rispetto a prima), solo il 2,7% ha interrotto la sua attività di studio a causa Covid-19.

Dal questionario si rileva infine che circa il 24,7% degli interrogati ha interrotto la sua attività lavorativa ma questa riprenderà a breve e il 6,2% ha perso il lavoro.

Circa le modalità con cui i giovani si sono informati in questo periodo di emergenza, prevalgono i social network (FB e IG) al 26%.

Circa le sfide del futuro a Chieri, sono considerate come prioritarie 1) le misure di sostegno economico e di attivazione del credito per le microimprese e il commercio; 2) l’attivazione di progetti per la qualità dell’ambiente, il clima, la salute e la mobilità sostenibile; 3) la riqualificazione e vivibilità dello spazio pubblico e riattivazione di spazi dismessi o sottoutilizzati.

Tra i temi indicati come quelli che stanno maggiormente a cuore, emergono lo sviluppo e la manutenzione di percorsi percorribili con mezzi di trasporto ecologici, la realizzazione di un cinema per attirare i giovani di Chieri e dintorni,  la cura delle aree verdi pubbliche, la promozione di eventi culturali di rilievo destinati ai giovani, il completamento dell’area sportiva di San Silvestro.

Alla domanda “saresti disponibile a partecipare ad incontri di progettazione collaborativa o ad attività di volontariato con il Comune di Chieri?” il 46.9% afferma di non avere tempo, 36.2% dichiara di essere disposto a mettersi in gioco in prima persona.

“L’obiettivo del questionario era quello di  arrivare in modo capillare a tutti i giovani del territorio per capirne il vissuto  – commenta l’assessore alle politiche giovanili Paolo RAINATO Un’iniziativa complementare al progetto ‘Chieri partecipa’, che ha consentito di far emergere le priorità sulle quali questa fascia di età chiede alla città di concentrarsi per dare risposte alle loro esigenze. Sorprende, però, che vengano indicate come sfide future o priorità temi sui quali l’amministrazione ha già investito, o su cui comunque sono presenti delle progettualità. Esiste quindi una narrazione parallela della città di tipo generazionale, che questo sondaggio ha consentito di far emergere. La survey ha dato modo di far esprimere un buon numero di giovani che risiedono nella nostra città, proponendo anche temi nuovi che fanno riferimento ad esperienze di altre città d’Italia ed europee. Il prossimo passo sarà quello di presentare alla Giunta i risultati, dando loro la possibilità di rispondere punto su punto a quelle che sono le suggestioni emerse. L’elaborato finale del sondaggio è sicuramente importante, e servirà da stimolo e da bussola per le politiche che decideremo di adottare nei prossimi anni”.

“Noi curdi stiamo morendo”

Gli F16 con la mezzaluna martellano pesantemente da settimane la zona nei dintorni di Zakho a caccia dei guerriglieri curdi del Pkk. Nel Kurdistan iracheno, a pochi chilometri dal confine settentrionale tra l’Iraq e la Turchia, piovono ogni giorno centinaia di bombe e tante famiglie curde, come quella di Firat, vivono nel terrore. Zakho, 200.000 abitanti, in maggioranza curdi e cristiani caldei, è la città del Patriarca caldeo Louis Sako.

“Noi curdi stiamo morendo, la Turchia ci bombarda, distrugge ogni valore di libertà, di democrazia, di laicità, calpesta i diritti umani della nostra gente. L’Europa e l’Occidente chiudono gli occhi e non fanno nulla per fermare i massacri in corso nel nord dell’Iraq”. Sul volto di Firat Ak, portavoce della comunità curda in Piemonte (circa 250 persone, in gran parte studenti), trapelano rassegnazione, rabbia e voglia di un riscatto impossibile.

Il conflitto tra turchi e curdi non nasce certo oggi ma si trascina da decenni con decine di migliaia di morti. Lui è fuggito in tempo in Italia ma la sua famiglia è terrorizzata dalle bombe turche che si abbattono sui guerriglieri del Pkk curdo che si rifugiano nel Kurdistan iracheno. Ma, a saltare in aria, spesso non sono solo i curdi, considerati “terroristi” da Ankara, ma centinaia di civili curdi, cristiani e yazidi che vivono nell’area presa di mira dai raid aerei turchi. “Oggi una potenza della Nato bombarda il mio territorio, aggiunge Firat, la casa della mia famiglia, i turchi odiano l’identità curda e ci eliminano nel silenzio del mondo e domani si ripeterà la stessa tragedia”. I curdi sono morti per noi contro l’Isis e anche questa volta sono stati traditi e dimenticati. Il Piemonte si mobilita per frenare i piani di conquista neo-ottomani del sultano Erdogan, sempre più presidente-padrone della Turchia. La Rete del Kurdistan Piemonte, il Comitato interconfessionale “Noi siamo con voi” di Giampiero Leo e il “Coordinamento contro le guerre e le atomiche” di Paolo Candelari hanno promosso un incontro, moderato dalla giornalista Laura Schrader, presso il “Polo del 900” per fare il punto sulla brutale repressione degli oppositori in Turchia e sulla situazione nel nord dell’Iraq, dove continuano i bombardamenti turchi su aree popolate da curdi, cristiani e yazidi. I curdi del Piemonte chiedono la liberazione dei prigionieri politici in Turchia e il rispetto della libertà di opinione per quanto riguarda i parlamentari curdi del Partito Democratico Popolare (Hdp) e dei sindaci eletti in Kurdistan. Alla comunità internazionale si chiede inoltre di fermare i bombardamenti e la penetrazione militare turca nel nord Iraq che colpisce villaggi cristiani e yazidi e di condannare l’invasione turca della Siria del Nord. A causa della pandemia, ha affermato Firat Ak, la Turchia ha liberato 90.000 detenuti, alcuni per reati molto gravi, ma ha lasciato in carcere 50.000 prigionieri accusati solo di criticare il governo tra cui parlamentari, giornalisti, accademici e studenti, sindaci e artisti, ignorando ogni norma di prevenzione e di igiene con il chiaro intento di decimarli. Il rappresentante curdo-piemontese ha sottolineato le continue violazioni dei diritti umani compiute in Turchia dove il governo si è trasformato in un regime intollerante verso le “voci critiche” interne, nei confronti delle minoranze, imperialista e aggressivo all’esterno, poiché Erdogan porta avanti una politica da califfo neo ottomano. L’aggressione condotta contro le minoranze e in particolare contro quella curda rappresenta un elemento destabilizzante per tutta la regione mediorientale nonché una vergogna per l’Occidente, l’Europa e la Nato che permettono ad Ankara di agire in questo modo”. Leo e Candelari hanno illustrato i motivi del totale appoggio alla causa curda da parte dei movimenti che rappresentano. Giampiero Leo ha fatto notare che la “realpolitik” invece di salvare i popoli li uccide e che l’indifferenza dell’Unione Europea verso la Turchia che calpesta i diritti umani verso i curdi e le altre minoranze accolte generosamente in quei territori è ingiustificabile. Candelari ha ricordato il controverso e discusso golpe del 15 luglio 2016 usato da Erdogan per comandare il Paese con il pugno di ferro, gli oltre 150.000 dipendenti pubblici licenziati negli ultimi quattro anni e i tanti sindaci curdi finiti in galera da un giorno all’altro. Nel nord dell’Iraq le incursioni aeree hanno come obiettivo postazioni del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) in territorio iracheno. La Turchia colpisce i suoi nemici ovunque, interviene militarmente quando vuole nel Kurdistan iracheno senza informare le autorità di Baghdad e nemmeno quelle della regione autonoma curda e il medesimo comportamento viene adottato in Siria e in Libia. I combattenti curdi del Pkk si nascondono tra le montagne del Kurdistan per sfuggire ai raid turchi e da qui, prossimi alla frontiera, si preparano per colpire basi militari e caserme di polizia in territorio turco. Il governo iracheno non ha la forza, né militare, né politica, per opporsi allo strapotere turco. Tutto quello che può fare è convocare l’ambasciatore turco a Baghdad e protestare per l’intricata situazione nel nord del Paese ma ciò non può certo bloccare l’escalation militare. Il contesto bellico odierno ricorda quanto avvenne tra gli anni Ottanta e Novanta quando le azioni militari di Ankara contro i curdi del Pkk distrussero centinaia di villaggi cristiani assiri-caldei nel nord Iraq e nell’Anatolia sud-orientale. Le operazioni andranno avanti, secondo il diplomatico turco nella capitale irachena, fino a quando i guerriglieri curdi non saranno sconfitti ma sta di fatto che anche negli ultimi raid dei caccia dell’aviazione turca sono stati colpiti alcuni villaggi cristiani e un cimitero caldeo alle porte di Zakho. “Siamo sconvolti dal fatto che per le nostre autorità, ha osservato Giampiero Leo, vicepresidente del Comitato per i diritti umani della Regione Piemonte, per l’opinione pubblica occidentale e anche per gran parte dell’informazione, sembra non valere nulla la vita di bambini, donne e uomini, curdi, armeni, yazidi, cristiani che cadono vittime dei bombardamenti o delle feroci milizie jihadiste filo-turche”. A gridare nuovamente la loro disperazione al mondo sono anche gli yazidi, la minoranza religiosa in gran parte annientata dalla ferocia e dal fanatismo islamista di Al Baghdadi. Per colpire le basi dei curdi i turchi finiscono per bombardare anche il monte Sinjar, sacro agli Yazidi, al confine tra Iraq, Siria e Turchia. Gli yazidi, minoranza di lingua curda, non musulmana, furono duramente perseguitati dall’Isis negli anni scorsi, centinaia di migliaia fecero in tempo a fuggire nel Kurdistan ma decine di migliaia vennero uccisi dai tagliagole del califfo e tanti altri furono ridotti in schiavitù. Yazidi “abbandonati del tutto dalla comunità internazionale di fronte a genocidi, schiavitù sessuale e sei anni di forzati sfollamenti” come scrisse Nadia Murad, irachena yazida, attivista per i diritti umani, due anni fa.premio Nobel per la Pace e vittima a sua volta delle atrocità dei miliziani neri di Al Baghdadi. Firat Ak lancia un appello al mondo politico: “Si indaghi sui massacri e si faccia giustizia. Noi curdi chiediamo aiuto a tutte le forze politiche e a tutte le istituzioni perchè venga costituita una Commissione internazionale sui crimini compiuti dal governo e dall’esercito turco sia in patria che nei territori esterni aggrediti”.

Filippo Re
dal settimanale “la Voce e il Tempo”

Una Regione allo specchio

“Piemonte cinquant’anni” è la rappresentazione di mezzo secolo di vita della nostra Regione attraverso più di 200 fotografie in bianco e nero e a colori. Un percorso lungo e complesso che ha scavalcato non solo il Secolo Breve ma addirittura la svolta del Millennio.

“Sfogliando le pagine di questo catalogo – afferma il Presidente del Consiglio regionale Stefano Allasia nella presentazione – è legittimo provare un senso di orgoglio per essere cittadini della nostra regione. Le immagini testimoniano episodi cruciali della storia degli ultimi cinque decenni. Questo percorso, talvolta drammatico talvolta più sereno, rimane tuttavia lontano da intenti celebrativi o autoreferenziali, mirando piuttosto a sviluppare nel lettore una doverosa riflessione sull’identità regionale, che deve attingere alla propria memoria passata per affrontare con determinazione, fiducia e senso di appartenenza comunitario le sfide del presente e del futuro”.

In occasione delle celebrazioni del cinquantenario il Consiglio regionale del Piemonte, con il sostegno della Fondazione CRT, ha promosso la realizzazione di una mostra e di un catalogo fotografico, che l’agenzia Ansa ha curato a partire dai materiali iconografici provenienti dagli archivi storici istituzionali. Il percorso si snoda idealmente attraverso i primi 15 articoli dello Statuto regionale che contengono i suoi principi fondamentali.

“La storia della Fondazione CRT si è sempre intrecciata con quella della Regione Piemonte, accompagnando ogni giorno la vita dei cittadini in molti ambiti: cultura, welfare, ambiente, lavoro, ricerca, innovazione, formazione”, afferma il Presidente della Fondazione CRT Giovanni Quaglia.

“Il volume propone un racconto iconografico sobrio ma autorevole, come l’informazione dell’Ansa, un viaggio nella storia di un Piemonte dalle forti tradizioni, pioniere nella politica e nell’economia come nell’arte e nella cultura. Centocinquanta pagine di fotografie che immortalano la vita della Regione e, con questa, il risultato di cinquant’anni di produzione legislativa e attività di governo”, dichiara Luigi Contu, direttore Agenzia Ansa.

La prima Carta della Regione Piemonte, come quella delle altre 14 Regioni italiane a statuto ordinario, era stata promulgata nel 1971. La revisione e l’aggiornamento del testo sono stati portati a termine il 19 novembre 2004, mentre l’entrata in vigore della nuova carta risale al 22 marzo 2005. Nel 2020 quindi celebriamo non soltanto il cinquantenario della Regione ma anche i 15 anni del nostro nuovo Statuto.

Il racconto della storia del Piemonte dal 1970 al 2020 parte dalle immagini in bianco e nero delle prime legislature e attraverso i numerosi argomenti toccati dallo Statuto (autonomia e partecipazione, sussidiarietà, programmazione, sviluppo economico e sociale, territorio, patrimonio naturale e culturale, salute, casa, tutela dei consumatori, diritti sociali, informazione, pari opportunità, scuola e ricerca, relazioni con l’Europa) arriva alle immagini più recenti del Piemonte di oggi.

La mostra (e il ricco catalogo a colori che la accompagna) saranno presentati al pubblico con un’anteprima virtuale sui canali social di @crpiemonte (Twitter, Facebook, YouTube, sito Web) in occasione delle celebrazioni del cinquantenario lunedì 13 luglio 2020, mentre verranno messi a disposizione dei visitatori nella versione completa (arricchita anche da alcuni video) a novembre 2020, quando sarà celebrato solennemente l’anniversario della firma del primo Statuto della Regione Piemonte (10 novembre 1970) e quello dell’approvazione della sua più recente versione (19 novembre 2004).

Marsiaj nuovo presidente degli industriali torinesi

E’ Giorgio Marsiaj, presidente della Sabelt, nota azienda che produce cinture di sicurezza, calzature  e sedili per auto, il nuovo presidente dell’Unione Industriale di Torino.

E’ stato eletto dall’assemblea generale degli imprenditori riunitasi in streaming, al termine del mandato svolto da  Dario Gallina.

Al suo fianco i vicepresidenti Massimiliano Cipolletta, Antonio Calabrò, Anna Ferrino e Marco Lavazza. Si aggiungeranno il futuro presidente dell’Amma che sarà  nominato a settembre al posto di Marsiaj. Nel Comitato di Presidenza  anche Alberto Lazzaro, presidente dei Giovani Industriali e Giovanni Fracasso, presidente del Comitato Piccola Industria.

Vitale alla guida di Turismo Torino

L’Assemblea Ordinaria di Turismo Torino e Provincia, riunita questa mattina, lunedì 13 luglio, ha nominato Maurizio Vitale quale nuovo Presidente dell’Ente, nonché i membri del Consiglio di Amministrazione.

L’Assemblea ha espresso unanime e sincero ringraziamento al dottor Maurizio Montagnese per “il generoso impegno profuso alla guida dell’ATL negli ultimi 9 anni, durante i quali ha guidato una difficile fase di transizione conclusa creando una struttura solida e con validi professionisti animati da una forte passione per promuovere la città e il suo territorio”. Analogo apprezzamento è stato espresso nei confronti della dottoressa Daniela Broglio che ha lasciato l’incarico di Direttore dopo una lunga e proficua collaborazione iniziata alla fine degli anni ’90.

Il nuovo Consiglio di Amministrazione in rappresentanza degli Enti sarà composto da Maurizio Vitale, Maria Luisa Coppa (Presidente Ascom Torino), Franco Capra (Sindaco di Claviere), Giancarlo Banchieri (Presidente Confesercenti di Torino e Provincia e Confesercenti Piemonte) e Francesca Soncini (Direzione Commerciale e Marketing Extra Aviation, Comunicazione SAGAT).

Ringrazio i soci dell’unanime fiducia che mi hanno accordato – sottolinea Maurizio Vitale. Eredito da Maurizio Montagnese, che ringrazio della sua affettuosa accoglienza, un’azienda sana con un efficace equilibrio economico, finanziario e patrimoniale. Lavorerò affinché Turismo Torino e Provincia renda orgogliosi i propri stakeholder pubblici, appassioni gli interlocutori privati e faccia innamorare del nostro territorio quanti più turisti possibili.”

 “Siamo sicuri – sottolinea Chiara Appendino, Sindaca della Città di Torino – che Maurizio Vitale in qualità di nuovo Presidente dell’ATL proseguirà con impegno e determinazione nella promozione della nostra destinazione nella consapevolezza di ereditare una situazione di risultati positivi seppur, allo stato attuale, frenata dal Covid19; proprio per questo riponiamo massima fiducia nel suo operato al fine di sostenere un settore, quello turistico, che ora più che mai ha bisogno di un forte rilancio per attirare i turisti italiani nei prossimi mesi e gli stranieri dal 2021 in poi”.

Maurizio Vitale Jr, nato a Torino, si laurea in Giurisprudenza all’Università degli Studi di Milano. Dal 1998 al 2008 eÌ marketing corporate manager in BasicNet, prima ad Amsterdam e poi a Torino. Nel 2006 fonda Movement Entertainment, che negli anni 2012, 2013 e 2014 eÌ stata insignita dal Presidente della Repubblica Italiana della medaglia al valore per l’attività svolta. Porta al successo il Movement Festival e il Kappa FuturFestival, che nel 2019 riceve l’International Music Award come migliore festival del mondo. Nel 2014 costituisce la sede torinese della fondazione Art of Living Italia. Dal 2014 eÌ membro del consiglio di amministrazione della Fondazione Cavour. Nel 2016 riceve il Premio Bogianen «per aver innovato il panorama dell’intrattenimento cittadino in un’ottica internazionale e aver dato avvio a una nuova formula di imprenditorialità culturale.