ECONOMIA E SOCIETA'- Pagina 357

La Barriera cominciava al di qua della Dora

COSA SUCCEDE(VA) IN CITTA’ / Giusto 40 anni fa furono istituti i quartieri a Torino. Per l’esattezza 23. Tanti, ed in alcuni casi messi insieme alla bell’e meglio. I criteri che adottarono furono principalmente due. La popolazione e la presenza dei comitati di quartiere spontanei. Erano frutto della contestazione. Si svilupparono soprattutto nei primi anni 70. Promotori furono i partiti di sinistra e le parrocchie. Precisamente parte delle parrocchie.

Il vento della contestazione era entrato a pieno titolo nelle stanze della chiesa e degli oratori. Soprattutto giovani che , oltre che pregare intervenivano nel sociale. Erano anni in cui Giorgio Gaber cantava :  libertà è stare sopra un albero , la libertà è partecipazione. In questa suddivisione, qualcuno ne fece le spese,  diciamo così,  di identità. Come via Bra o via Cuneo,  immortalata da Gipo Farassino.  Lui che da quelle parti  di Barriera ci è nato. Anche mia madre è nata in via Cuneo. Case di ringhiera. Era una sartina . Classe ’29 e finita la quinta elementare a lavorare. Gruppo Tessile Biellese poi diventato Marus e poi diventato Facis.   Il padre era morto nei   primi tre mesi in guerra, pleurite fulminante.  La nonna abitava ancora da quelle parti.  Maria Borletti (mia madre), per lei non aver potuto studiare fu un dramma. Con le 150 ore, studio e lavoro prese la licenza media. Leggeva, leggeva tanto. Magari in modo caotico,  ma leggeva. Era orgogliosa d’ aver fatto la scuola di partito a Fagetto Lairo. Una villa del Partito, sul lago di Como, adibita a scuola. Mensa, sala riunioni e piccole stanze dove si studiava. I dirigenti nazionali insegnavano. C’era anche una piccola stamperia per le dispense. Poi esame con relativi voti. Suo zio Pietro Moschelli , scappato dall’ Italia e dal fascismo,  fu rifugiato politico a Mosca. Maresciallo dell’Armata Rossa e direttore di fabbrica. Si portò dietro la famiglia. Moglie e due figli. L’ uomo si laureò in ingegneria e la donna in medicina. In Italia non poterono esercitare perché la laurea presa in Urss non era riconosciuta. Soprattutto con la cugina mi facevano raccontare la sua esperienza scolastica. Mamma mia quanto studiavano. La cosa,  però,  che la terrorizzava maggiormente erano gli esami per potersi iscrivere alla Gioventù Comunista Russa. In particolare le modalità d’ accesso. L’ estrema selezione. Ora, può sembrare,  al limite dell’assurdo. Allora no.  Era pura e semplice promozione sociale. Partivano dalle case di ringhiera,  con i servizi in comune e poi si laureavano. Confesso,  anche per il sottoscritto mi sembrava decisamente esagerato. Ora , vicerversa , l’ ignoranza imperante è,  decisamente eccessiva. La nonna materna arrivava da Linguaglossa in Provincia di Catania. Ai piedi dell’Etna. Metà strada tra Catania e Bronte,  famosa per i pistacchi e il massacro del garibaldino Nino Bixio. A 20 anni sono andato alla ricerca di antenati. Al cimitero,  tra vecchie lapidi. Terra nera e porosa del vulcano. Classiche case basse fatte,  ancora di tufo   Anche lì c’era qualcosa delle case di ringhiera di Barriera. Una Barriera che non si sarebbe sviluppata così se non ci fossero stati gli emigranti dal Sud. Molti arrivavano,  come prima tappa a Porta Palazzo. Si sa, prima il capofamiglia. Dopo le famiglie. Sicuramente grandi lacerazioni,  sradicamenti, ma anche grandi speranze. Forti identità paesane. Lucani con lucani,  calabresi con calabresi,  siciliani con siciliani. I pugliesi ” invasero ” piazza Foroni. Cambiò persino la toponomastica. Divenne piazza Cerignola. Ancora oggi si possono comprare i più buoni taralli di Torino. Il più delle volte le comunità si facevano associazioni. Riferimento culturale e politico. Queste associazioni sono entrate a pieno titolo nelle dinamiche,  sociali e politiche della città. Un esempio per tutti e l’associazione lucana Carlo Levi,  fondata ed attualmente diretta dalla Famiglia Cerabona. Prospero Cerabona , consigliere comunale Pci negli anni 80 sbattè la porta in polemica con Diego Novelli. Lucano , emigrato dalla Lucania. Orgoglioso delle sue origini contadine. Dalle parti di via Ternengo c’ è una delle più belle biblioteche.
Proprietà della Fondazione Amendola. Il bar dei calabresi in via Brandizzo angolo via Monterosa. Dalle 18 in poi montagne di noccioline e Birre a go-go. Tutti muratori,  con pezzi di corpo abbronzati. Tutte le regioni del sud degnamente rappresentate. La Barriera cominciava al di qua della Dora. Non ci sono Santi che tengano. Poi al fondo di Corso Vercelli,  fin oltre il trincerone. Ora un intero isolato di casermoni.  Prima , davanti alla cremeria Sempione,  la Balera ribattezzata,  la balera cul dei Mal Maria’. Insomma gli scapoli in cerca di vedove inconsolabili. Confini di Barriera,  terra di accoglienza. Da Catania fino a Torino,  per poi fare un salto a Mosca. Essere ospitali e superare i confini. Visto che i confini esistono per essere superati e crescere.

Patrizio Tosetto

Arrivano le ecoisole Smart in zona San Donato

E’ partita in questi giorni la campagna informativa di Amiat Gruppo Iren per l’attivazione del nuovo sistema di raccolta differenziata ad accesso controllato tramite “Ecoisole Smart” nel quartiere San Donato. L’avvio del nuovo servizio interesserà un totale di oltre 17 mila torinesi residenti nell’area compresa tra corso Francia, corso Alessandro Tassoni, corso Svizzera, Fiume Dora, corso Potenza, via Nole, corso Umbria e corso Principe Oddone.

La nuova raccolta prevede, nello specifico, la sostituzione delle attuali attrezzature stradali con nuovi cassonetti “smart” utilizzabili solo dai residenti tramite una personale tessera elettronica. Si tratta di un altro tassello per incrementare sul territorio cittadino l’estensione della raccolta domiciliare con lo scopo di accrescere ulteriormente la percentuale di raccolta differenziata della Città.
Nella sola zona di Lingotto/Filadelfia, avviata inizialmente in via sperimentale a maggio 2019, il nuovo sistema ha portato ottimi risultati permettendo un aumento netto della raccolta differenziata della zona, che è passata da un iniziale 32,3% al 66% in pochi mesi.
I nuovi contenitori collocati su suolo pubblico costituiscono le cosiddette ecoisole, ognuna composta da 4 nuovi cassonetti con accesso controllato per la raccolta del vetro e degli imballaggi in metallo, degli imballaggi in plastica, del rifiuto organico e del residuo non recuperabile. La raccolta di carta e il cartone verrà invece gestita tramite raccolta “porta a porta” con apposite attrezzature collocate nei cortili condominiali. In tutta l’area interessata verranno installate circa 140 nuove ecoisole.

Come da consuetudine l’attivazione del servizio viaggerà parallelamente e in stretta correlazione con le attività di comunicazione collegate. Nei prossimi giorni, quindi, tutte le utenze interessate – domestiche, commerciali o produttive – riceveranno nella cassetta postale, a cura degli incaricati Amiat Gruppo Iren, materiale informativo dedicato.
A seguire, gli addetti consegneranno porta a porta gratuitamente a ogni famiglia lo starter kit per la raccolta domiciliare composto da una biopattumiera, sacchi per la raccolta del rifiuto organico, 2 rotoli di sacchi per il non recuperabile, un dépliant informativo e 2 tessere elettroniche.
Per consentire ai residenti di familiarizzare gradualmente con il nuovo sistema, inoltre, nella fase di avvio del servizio, i cassonetti elettronici saranno mantenuti ad accesso libero, per poter conferire i rifiuti senza l’uso della tessera.
Dal 26 maggio, si procederà con la chiusura dei contenitori e si potrà accedere ai cassonetti solo tramite la propria Ecocard. Per limitare i possibili disagi e rendere più semplice possibile il passaggio da accesso libero ad accesso tramite tessera, nel periodo di transizione operatori incaricati Amiat Gruppo Iren saranno a disposizione presso le diverse isole ecologiche per aiutare i cittadini a utilizzare le nuove attrezzature.

Infine, per chiarire qualsiasi dubbio del cittadino e permettere agli utenti non trovati durante il passaggio porta a porta di ritirare tessere e starter kit, dal 12 marzo al 12 giugno verrà attivato anche un punto info distributivo presso la sede la sede A.I.P.S.D.,ingresso da via Pinelli 22/F.
Per ulteriori dettagli e aggiornamenti si invita a visitare il sito www.amiat.it e a seguire la relativa pagina Facebook dedicata “Porta a Porta Torino: nuove attivazioni”.

La vita su Marte in diretta dal Lingotto con TEDx Torino

 

Domenica 21 Febbraio. LIFE ON MARS

Diretta streaming dal Lingotto Fiere di Torino, dalle 16 alle 19

 

C’è voglia di cultura. 7 idee torinesi sul palco del mondo, 5 idee da “fuori Torino” che arrivano in città.

E una App (Made in Torino) per farle circolare.

 

Imperativo categorico “non arrendersi”. È questo ciò che gli oltre 50 volontari di TEDxTorino (il TEDx più grande d’Italia per numero di volontari) si sono ripetuti durante questi mesi molto incerti, soprattutto per chi si occupa di eventi.

 

A poco più di un anno dall’ultima Conference, TEDxTorino torna domenica 21 febbraio con “Life on Mars”, con il contributo della Fondazione Compagnia di San Paolo. Una scelta coraggiosa, per certi aspetti unica perché molti TEDx italiani hanno deciso di rimandare i loro appuntamenti del 2021 e di aspettare la possibilità di organizzare un evento in presenza.

 

Le idee non temono la pandemia, si nutrono di cambiamento, trovano sempre nuove strade per diffondersi. È da questa incrollabile convinzione che prende il via “Life on Mars”.

Negli anni ’70 un giovane David Bowie si chiedeva: “Is there life on Mars?”. TEDxTorino parte da qui per immaginare un’altra vita, un altro mondo – o forse il nostro – ma “altro” o meglio “altrove”.

 

Si parla di spazio muovendosi tra le grotte di Marte con lo speleologo e geologo Francesco Sauro e con Massimo Comparini che propone un viaggio nell’universo, dalle prossime missioni di esplorazione spaziale delle principali Agenzie Mondiali fino alle sfide tecnologiche di domani nel costruire un avamposto lunare e del viaggio umano in direzione Marte.

Diversità, lotta ai pregiudizi e discriminazione sociale sono i temi del talk di Raissa e Momo, coppia di content creator amatissima sui social, mentre è Irina Potinga, blogger e Youtuber creatrice di Spazio Grigio a spiegare come il minimalismo – sulla scia di Marie Kondo – possa essere anche un’arma contro l’inquinamento, la fame e lo sfruttamento.

E ancora il palco di TEDxTorino ospita l’inno – controcorrente – alla libertà di essere vulnerabili, di Pasquale Acampora, imprenditore e Mental Coach e l’emozione del talk/performance di Max Casacci, chitarrista e compositore torinese, produttore e fondatore dei Subsonica.

 

TEDxTorino: LIFE ON MARS

Perché Life on Mars? Perché è il concetto stesso di nuovo mondo e nuovo modo di vivere una realtà che di recente ha subito dei grossi cambiamenti, ai quali nessuno era preparato. Life on Mars anche perché è stata la tecnologia a darci supporto in questa pandemia ed è essa stessa a far sì che si possa pensare di fare un viaggio intorno al pianeta rosso.

E poi perché stiamo utilizzando tutte le risorse a nostra disposizione – che al contrario dovremmo imparare a curare e rispettare – prima di perderlo per sempre e dover cercare un nuovo pianeta in cui vivere. Cura e rispetto, come viene indicato negli SDGs, gli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile presenti nell’Agenda 2030 promossa dall’ONU e sottoscritta dai governi di 193 paesi.

Cosa ci resta da esplorare? Possiamo rendere il “nostro posto” un posto più bello? Abbiamo ancora voglia di partire? Ma poi, cosa speriamo di scoprire?

Partecipare a un TED significa davvero portare la propria idea sul palco del mondo (canale youtube di TEDx con 26 milioni di iscritti). Siamo orgogliosi di portare su questo palco così importante 7 torinesi davvero speciali ma anche di portare a Torino 12 idee straordinarie.

 

 

I RELATORI di TEDxTorino – LIFE ON MARS

 

Pasquale Acampora – CEO Blackship e Mental Coach.

Max Casacci – musicista e produttore, fondatore dei Subsonica.

Massimo Comparini – Chief executive officer at Thales Alenia Space.

Andrea Dianetti – attore, regista e autore di fiction TV, teatro e cinema.

Maurizio Malano – musicista, chitarrista e arrangiatore.

Consuelo Pecchenino – concept artist e illustratrice.

Chiara Piacenza – ISS Payload Engineer per la Stazione Spaziale Internazionale e ingegnere aerospaziale di Argotec.

Irina Potinga – blogger e youtuber, la Marie Kondo italiana creatrice di Spazio Grigio.

Simona Ricci – Direttore Abbonamento Musei.

Luca Rossettini – Chief executive officer at D-Orbit.

Francesco Sauro – speleologo e geologo.

Raissa e Momo – coppia di content creator amatissimi sui social network il cui obiettivo è fare sensibilizzazione e sfatare i luoghi comuni, combattendo l’odio e il pregiudizio attraverso l’autoironia.

 

www.tedxtorino.com

Mense scolastiche in crisi: il Piemonte chiede aiuto a Roma

“L’assessorato del Piemonte ha già sollecitato il Governo affinché metta in campo ulteriori misure rivolte alle attività di somministrazione di cibi e bevande: lo scorso mese di gennaio ha infatti inviato una formale nota specifica con la domanda di abbuono dei costi fissi ai rispettivi ministeri competenti, comprese le spese di affitto per questa tipologia di attività”, ha chiarito l’assessore al Bilancio Andrea Tronzano per conto dell’assessore al Commercio Vittoria Poggio, rispondendo all’interrogazione presentata da Alessandra Biletta (Fi).

L’atto ispettivo chiedeva alla Giunta regionale se fosse a conoscenza di solleciti di pagamento di quanto dovuto dai gestori dei punti ristoro all’interno delle scuole, colpiti dall’emergenza Covid.
“L’ufficio scolastico regionale non ha alcun potere di intervento sul servizio mensa nelle scuole, a causa dell’esclusività dei rapporti di natura concessoria che intercorrono tra gestori dei punti ristori ed Enti locali o con singoli istituti scolastici”, è stato risposto.

Biletta aveva chiesto anche se la Regione intenda attivarsi nei confronti degli enti locali interessati per consentire una proroga dei termini di pagamento temporali delle concessioni, in modo da consentire ai gestori di queste attività un parziale recupero delle perdite e di ammortizzarne le spese; se si intendano assumere iniziative utili per sollecitare il Governo a prevedere ulteriori misure per le attività dei punti ristoro all’interno degli istituti scolastici, quali un ampliamento dei contributi e lo slittamento del pagamento dei tributi.

Nel corso delle interrogazioni e interpellanze è stata fornita risposta agli atti ispettivi del consigliere Domenico Rossi (Pd) su quale sia lo stato dell’arte della realizzazione dell’opera Pedemontana; del consigliere Alberto Avetta (Pd) sui patti territoriali del Piemonte, a che punto è la rimodulazione delle risorse?; della consigliera Francesca Frediani (M4o) sui servizi distrettuali per i pazienti affetti da tumori della mammella.

Smog, Legambiente: “Nulla di risolto”

Inchiesta smog a Torino, Legambiente: “Numeri e impatti dell’inquinamento atmosferico su salute pubblica e Sistema Paese confermano come la situazione sia ben lungi dall’essere risolta. Basta deroghe, sì a provvedimenti più coraggiosi in tema di traffico, patrimonio infrastrutturale e utilizzo dello spazio pubblico. Serve un piano organico”

 

L’associazione diffonde  i nuovi dati sul superamento dei limiti giornalieri di Pm10 nel capoluogo piemontese: nel 2021 registrati già 20 giorni di sforamento (su 35 annuali) dalla centralina Torino (Grassi)

 

“L’inchiesta avviata dalla procura di Torino per inquinamento ambientale iscrive nel registro degli indagati vertici e amministratori a più livelli e contesta una situazione da noi denunciata da tempo, suffragata da numeri via via più allarmanti: ossia la mancata adozione di misure sufficienti e adeguate a contrastare i livelli di smog che ogni giorno nel capoluogo piemontese compromettono la qualità dell’aria e la salute dei cittadini, tanto che Torino si è confermata maglia nera assoluta nelle classifiche stilate nel nostro rapporto Mal’Aria di Città 2021 – spiega il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani –  L’inquinamento atmosferico è una questione complessa legata a molteplici fattori, pertanto non può essere affrontato in maniera estemporanea o emergenziale. Uscire da questa logica significa anzitutto richiamare alla loro responsabilità gli amministratori locali: il problema va affrontato in maniera strutturale e con una pianificazione organica, senza ricorrere sistematicamente alle deroghe, come fatto finora. In città è fondamentale, inoltre, incrociare due temi quali la mobilità e l’utilizzo dello spazio pubblico, da porre al centro del Piano nazionale di ripresa e resilienza, e intervenire nell’immediato sull’abbattimento degli inquinanti atmosferici, a partire dalle polveri sottili che hanno impatti a catena anche sul sistema sanitario, sociale e produttivo del nostro Paese”.

Così l’associazione ambientalista commenta la notifica dei nove avvisi di garanzia ad amministratori ed ex amministratori piemontesi che dal 2015 a oggi si sono trovati a gestire il problema smog: tra loro sindaci, assessori all’ambiente, presidenti di Regione. Un’indagine per “inquinamento ambientale” (illecito entrato in vigore soltanto grazie alla legge sugli ecoreati 68/2015) aperta su impulso dell’esposto presentato nel 2017 dal Comitato Torino Respira, con cui Legambiente, a livello locale, da sempre dialoga. Nella denuncia, in particolare, si elencavano i dati sull’inquinamento atmosferico registrati dalle centraline dell’Arpa, nonché le disposizioni che altrove erano state messe in atto per combattere lo smog. E dalle consulenze effettuate in seguito all’apertura del fascicolo, era emerso che gli alti livelli di Pm10 e biossido di azoto a Torino “provocano 900 morti all’anno e riducono la speranza di vita dei cittadini di 22,4 mesi”.

Numeri e storie che emergono chiaramente anche dall’ultimo rapporto Mal’Aria di Città 2021 di Legambiente: nel 2020, infatti, Torino è stato il primo capoluogo d’Italia per superamento dei limiti giornalieri previsti per le polveri sottili (Pm10), ma anche maglia nera tra le città che hanno superato il valore medio annuale per le polveri sottili (Pm10) suggerito dalle Linee guida dell’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS), con una media di 35 microgrammi/mc per tutte le centraline urbane del capoluogo. E anche nel 2021, Torino conferma le cattive performance, come rivelano i dati diffusi oggi da Legambiente: nei primi 50 giorni dell’anno, la centralina Torino (Grassi) ha infatti già registrato 20 giorni di superamento del limite giornaliero (su 35 annuali), con una media di periodo di 49 microgrammi/metro cubo. Numeri negativi sono stati registrati anche da Torino (Consolata), con 18 giorni di sforamenti e una media di 43 microgrammi/metrocubo, e da Torino (Rebaudengo), con 16 giorni di sforamenti e 43 di media.

“I dati sull’inquinamento atmosferico e sull’impatto dello stesso sulla salute pubblica sono lì a dimostrare che la situazione torinese e piemontese è ben lungi dall’essere risolta – dichiara Giorgio Prino, Presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta – Torino, in particolare, si conferma da troppi anni la città italiana più gravata dal peso delle polveri sottili: anche la centralina “migliore” (Rubino), nel 2020 ha fatto registrare 66 giorni di sforamenti, la peggiore addirittura 98. Qualcosa di apprezzabile sulla mobilità cittadina è stato fatto. Tanto, troppo resta da fare. Si arrivi velocemente alla chiusura della ZTL e al rilancio del TPL, partendo proprio del patrimonio infrastrutturale tramviario. È inoltre veramente scoraggiante – sottolinea Prino – vedere come a livello regionale si sia iniziato, finalmente, un percorso di presa di coscienza della politica sul tema dell’inquinamento atmosferico, solo a seguito della notifica delle infrazioni. E se su alcuni temi, come quello relativo alle biomasse, si stanno intraprendendo dei percorsi nella giusta direzione, benché insufficienti, sul tema del traffico si continua ad essere quantomeno timidi, come dimostrano il rinvio dei blocchi euro4 e il progetto Move In, nato per salvare le auto “fuorilegge” dalla rottamazione. Next Generation EU è alle porte, ma è necessario imboccare la strada giusta ed essere coerenti anche su questi temi. Lanciare un “tour” per raccogliere idee e proposte da inserire nella progettazione per il Recovery Fund annunciando una nuova strada a scorrimento veloce sulla tratta Novara -Vercelli, dopo aver negato la riapertura delle linee ferroviarie sospese, non ci sembra un buon punto di partenza!”.

Giornata professionisti sanità: 200 infermieri ammalati al giorno

 Nursing Up,  De Palma: «Oggi giornata nazionale dei professionisti sanitari: si ammalano ancora 200 infermieri al giorno in tutta Italia»

«In occasione di questa importante ricorrenza, ovvero la giornata nazionale dei Professionisti Sanitari, gli elogi nei confronti dei guerrieri del Covid potrebbero portarmi a disquisire all’infinito sui meriti di chi davvero si è immolato per difendere, in questo anno nefasto, la salute degli italiani senza risparmiarsi mai. Ma soprattutto potrei lasciarmi andare lanciando strali velenosi verso chi poteva e doveva contribuire a limitare i danni, ma invece è rimasto inesorabilmente a guardare, nascondendo la testa sotto la sabbia di fronte alla realtà nuda e cruda dei numeri più spietati. Qui si parla di dati che disegnano un quadro desolante: 81 decessi ufficiali tra gli infermieri dall’inizio della pandemia. 7129 operatori sanitari contagiati negli ultimi 30 giorni, di cui oltre 5mila (84,4% sono i dati INAIL relativi agli infermieri che si contagiano rispetto al resto del comparto sanitario) sono certamente professionisti di una categoria che ancora oggi viene martoriata quotidianamente.

Gli infermieri vengono martoriati due volte: sì perché da una parte ci pensa il nemico a cui ormai siamo abituati, un virus che ci ha sorpreso, ci ha colpito alle spalle quando era sconosciuto e virulento come non mai, e che oggi pur conoscendolo più a fondo, continua a farci del male. Perchè scalare le montagne a mani nude lascia segni sulle mani, comporta il triplo della fatica nelle braccia e nelle gambe e mette nella condizione di lasciare tante vittime per strada, che precipiteranno giù prima di arrivare alla meta. Ma consentitemi, nella Giornata Nazionale dei Professionisti Sanitari, ricordare che ogni giorno un avversario ben più pericoloso si organizza insidioso alle nostre spalle, pronto a depauperare tutti i nostri sforzi. Si chiama indifferenza: quella con cui gli infermieri gioco forza si sono abituati a vivere da tempo. Quella che disegna i contorni della disorganizzazione, dei turni massacranti ma soprattutto di una realtà contrattuale non ancora all’altezza del nostro valore, del nostro coraggio. Quello che meravigliosamente i cittadini hanno imparato ad apprezzare ancora di più rafforzando la stima nei nostri confronti, mentre la classe politica non conosce limiti, offendendoci con la loro gretta ottusità ogni volta che se ne presenta l’occasione!

Ma soprattutto, noi, che per combattere abbiamo addirittura imparato ad anestetizzare le nostre paure, offriamo sul campo una delle professionalità più complete e apprezzate a livello europeo eppure, ancora beffa delle beffe, siamo tra i peggio pagati nel Vecchio Continente. I nostri 1400 euro al mese di media urlano vendetta ogni giorno, ci fanno salire la rabbia all’acme!

I 100 euro lordi al mese di indennità specifica che siamo riusciti a conquistare, dopo anni di lotte, dimostrano che qualcuno ha ancora le orecchie per ascoltare, ma sono solo un contentino rispetto agli obiettivi, quei 500 euro al mese, che meritiamo di ottenere e per i quali sia certo che continueremo a lottare nei prossimi mesi.

In questo stesso giorno si celebra anche la giornata delle vittime della pandemia. Non possiamo non ricordarlo: dove c’è un infermiere, c’è un paziente.
I fiumi di parole non servono, mai come in questo caso il mio obiettivo deve essere quello di raccontare i fatti, celebrando con poche e semplici frasi, quanti non ci sono più. Ma anche quanti ogni giorno continuano a combattere nel ricordo di chi non ce l’ha fatta, rischiando di fare la stessa fine.

Il “lungo viaggio” di Lido Riba

Seguire il filo del racconto di “Un lungo viaggio” (edizioni arabAFenice,2020) è come sfogliare un diario. In questo caso il diario è il racconto della vita intensa, piena dell’autore: Lido Riba, uno dei protagonisti della vita politica e sociale piemontese dell’ultimo mezzo secolo.

Quello di Riba è davvero “un lungo viaggio” nell’impegno sociale e politico, dall’infanzia nei primi anni ‘50 ai nostri giorni, attraverso vicende conosciute e vissute dall’autore dalla vita nella borgata di Caraglio (nel fondovalle cuneese della valle Grana, dove è nato il 31 maggio del 1944, durante l’ultima guerra) alla conoscenza del mondo rurale, dalla trasformazione del territorio montano allo sviluppo economico e alle tante battaglie del movimento operaio e nelle file del Pci. Buona parte del libro è dedicata alla montagna, a quelle “terre alte” che sono sempre state un mondo caro a Lido Riba, occitano per nascita e per cultura: Un mondo ricco di risorse economiche e ambientali un tempo fondamentali per la sopravvivenza di intere popolazioni e oggi una possibilità di sviluppo per il Paese tutta da scoprire. Nelle trecento pagine di questo percorso autobiografico ci sono i viaggi – in Danimarca, Sudamerica, Africa -, le tante battaglie per valorizzare le filiere agroalimentari, quelle vitivinicole e del legno. Ci sono le storie e i volti di amici e compagni che l’hanno accompagnata e spesso condivisa. Molti non ci sono più. Alcuni li ho conosciuti e frequentati come Mario Riu e Osvaldo Giordanino. Con altri ci siamo equamente divisi impegni e lotte per la dignità e il futuro delle comunità di montagna come Alberto Buzio, Enrico Borghi, Bruna Sibille, Giorgio Ferraris, Ugo Boccacci, Marco Bussone, Bruno Mandosso e tanti altri. Talvolta si legge tra le righe un poco di amarezza per quanto era necessario e giusto fare ma le condizioni avverse non l’hanno consentito, forse ritardato, a volte decisamente impedito. La montagna è le sue genti, è il paesaggio agreste e quel grumo di fatiche e lavoro per creare le condizioni minime di una economia magari frugale ma dignitosamente orgogliosa. La politica, quella con la pi maiuscola, quella che ambisce a cambiare l’ordine delle cose è stata a volte matrigna e poco attenta, lasciando il compito a una schiera di appassionati e testardi combattenti che hanno impedito che questi temi finissero dimenticati come analisi storiche e sociologiche in qualche faldone d’archivio destinato a impolverarsi.

 

Nel “lungo viaggio” di Lido Riba traspare la passione politica di una parte importante della storia della sinistra nella bianca “provincia Granda”. Nulla di celebrativo o di auto assolutorio ma un insieme di aneddoti, incontri, vicende, passi compiuti in avanti, arretramenti e sconfitte che rappresentano un quadro realistico e onesto di una esperienza importante. Una parte significativa è dedicata al percorso formativo nelle istituzioni scolastiche del secolo scorso (anche se fa un certo effetto definire così vicende e fatti di qualche decennio fa), all’esperienza professionale vissuta da Lido nel mondo della scuola, prima come segretario economo ( ruolo che oggi corrisponde alla figura del direttore amministrativo) di un importante istituto scolastico e poi come funzionario direttivo del Provveditorato agli studi. Il racconto fluisce agevolmente, mescolando piacevolmente i momenti di vita personale e famigliare e le tante vite vissute dell’autore: militante politico, sindacalista del mondo contadino, segretario della Federazione del PCI cuneese e dirigente politico del PDS e dei DS a livello piemontese. “Il partito, oggi, non è più quello rievocato in molti capitoli del libro, ma merita di essere ricordato come parte importante e viva della storia della provincia cuneese e del Piemonte”, confessa lui stesso. Ed è proprio così. La democrazia non si nutre di nostalgia, ma deve sempre trovare alimento nella capacità di offrire soluzioni all’esistenza delle persone. Ma non vi è dubbio che quella comunità politica rappresentò un’esperienza importante e non solo per Lido Riba. Nella passione politica si riversavano traguardi percepiti come realistici ed era qualcosa che contava moltissimo. C’era il fuoco del conflitto, delle idee, dell’appartenenza ad un campo. Non si indulge, giustamente, in nostalgia nelle pagine del libro di Lido. Non sarebbe il caso e non è nella personalità dell’autore.

 

Ma c’è la volontà di fare tesoro di tutte quelle esperienze, tenendosele strette, a partire dalle buone pratiche  e dalle sane abitudini e tradizioni. Rubando a Gianni Cuperlo la bella citazione di un suggestivo aforisma di Gustav Mahler “la tradizione è custodire il fuoco, non adorare le ceneri” anche se è altrettanto vero che senza cenere il fuoco non può rinnovarsi, e questo fa parte della cultura contadina di chi, come cantava Guccini, è cresciuto “a castagne ed erba spagna”. Quante storie di “vite in salita”, di esperienze dure, raspate su terreni impervi dove il concetto di montanità si declinava nel quadrinomio altitudine, fatica, distanza e clima, dove le  scarse occasioni di lavoro favorirono nel dopoguerra il grande abbandono, l’esodo verso la pianura ,le città, le fabbriche. Le molte foto che corredano i capitoli raccontano per immagini i momenti salienti della vita di Lido Riba. Basterebbe scorrere l’elenco di impegni e incarichi pubblici per comprenderne la pienezza e l’intensità. Presidente dell’Alleanza dei Contadini (la Cia di oggi), consigliere comunale a Caraglio e a Pradleves, consigliere della Comunità montana Valle Grana, consigliere provinciale di Cuneo e segretario provinciale del PCI. Eletto nel 1990 in Consiglio regionale dove, nel giugno del 1994, diventa assessore all’Agricoltura. Rieletto nel 1995, vicepresidente  e poi presidente del gruppo DS. Rieletto per la terza volta nella circoscrizione di Cuneo con 6.416 voti di preferenza, vicepresidente del Consiglio regionale con delega al Comitato Resistenza e Costituzione. Per quindici anni è il presidente e l’anima dell’Uncem piemontese ( dal 2020 presidente onorario). Insomma, una lunga carriera per un uomo che, attraverso i suoi ricordi, ha voluto raccontare con grande umanità anche la storia di un’intera generazione.

Marco Travaglini

Terra Madre: obiettivo comune la salute del mondo

Politica, economia e società civile abbiano la salute del pianeta, degli ecosistemi e delle persone come obiettivo comune

Secondo gli scienziati la biodiversità, a partire dal microbiota e dal cibo che mangiamo, è la risposta alla crisi climatica

Esiste una sola salute, del pianeta, degli ecosistemi, degli animali, delle piante e della specie umana, tutto è strettamente connesso, a partire dalla biodiversità invisibile dei microbi e dal cibo che mangiamo. Ed è per questo che politica, economia e società civile devono lavorare sempre di più insieme, come in una sorta di triangolo, con lo stesso obiettivo di preservare l’equilibrio degli ecosistemi e il benessere delle persone.

È questo il messaggio che cinque medici, ricercatori e divulgatori scientifici di fama internazionale hanno lanciato nel corso della conferenza Salute del pianeta, salute delle persone disponibile a questo link sulla piattaforma di Terra Madre Salone del Gusto. Questo appuntamento fa parte del percorso realizzato da Slow Food grazie al supporto di Reale Mutua che per un mese approfondirà il tema Cibo e salute.

La pandemia di Covid-19 ci ha messo di fronte alla necessità, non più procrastinabile, di rivedere il nostro approccio con la natura, di guardare alla tutela della biodiversità non più come un impedimento alla corsa forsennata del sistema capitalistico, ma come una risorsa per mitigare la crisi climatica. «La chiave per agire di fronte a questo scenario è l’approccio olistico, basato sul fatto che il pianeta, le piante e gli animali, noi esseri umani, condividiamo tutti uno stesso futuro, che con le nostre scelte possiamo influenzare positivamente o negativamente» sottolinea Andrea Pezzana, direttore della S.C. Dietetica e Nutrizione Clinica presso ASL Città di Torino e consulente scientifico di Slow Food per il tema Cibo e salute, moderando l’incontro. Una visione che da sempre fa parte della filosofia e dei progetti avviati da Slow Food in oltre 30 anni di attività e che oggi si possono toccare con mano in 160 Paesi in cui il movimento è presente. «Sano è il naturale completamento di buono, pulito e giusto, i tre pilastri del cibo di qualità così come lo intende Slow Food ed è per questo che stiamo lavorando a un position paper su questo tema e chiediamo a tutti di offrirci il proprio contributo affinché questo documento possa davvero essere olistico e condiviso e possa indicare le linee guida da seguire a livello internazionale» conclude Pezzana.

Cibo e salute infatti è anche una sezione tematica, realizzata con il contributo di Reale Mutua, Sostenitore Ufficiale di Slow Food Italia, che si arricchisce di giorno in giorno di notizie, approfondimenti, video, consigli…

 

 

La Food Talk integrale di David Quammen Le connessioni tra distruzione ecologica, pandemie umane e cibo che mangiamo,  sarà disponibile a partire dall’11 febbraio 

L’effetto spillover e il concetto di One Health

Alla base del Covid-19, e di tutte le altre pandemie del passato, c’è il fenomeno dello spillover, reso ormai famoso dall’omonimo libro scritto nel 2012 dal giornalista e divulgatore scientifico David Quammen, intervenuto in apertura della conferenza: «Viviamo in un pianeta di virus, ma quello che genera il salto di specie, lo spillover, da un animale selvatico all’uomo, è lo squilibrio ecologico. Quando l’essere umano disturba ecosistemi remoti per catturare gli animali e nutrirsene, per abbattere alberi, estrarre carburanti fossili o altre risorse minerarie, si espone ai virus degli animali selvatici, creando opportunità per la diffusione di una pandemia».

Quammen ricorda il concetto di “one health”, su cui le Nazioni Unite lavorano dal 2017 per creare un fronte comune di ricerca e sensibilizzazione e prevenire proprio il diffondersi delle pandemie: «Siamo tutti connessi: le scelte che compiamo, compreso il cibo che mangiamo, e il modo in cui quel cibo è prodotto o allevato hanno implicazioni che possono condurre a un pianeta più sano oppure a una pandemia».

La vita al microscopio che fa la differenza

Abbiamo sempre pensato che i microbi, e cioè tutti quegli esseri invisibili alla base della vita sulla Terra, dovessero essere eliminati affinché la nostra salute fosse garantita. Negli ultimi 20-30 anni invece abbiamo scoperto che sono molto importanti per il pianeta, le piante e gli animali perché garanzia di biodiversità. E secondo Heribert Hirt, professore dell’Institute of Plant Sciences, Inra Paris, Francia; del Center for Desert Agriculture, Kaust, Arabia Saudita e del Max Perutz Laboratories, University of Vienna, Austria, sono proprio i microbi all’interno del nostro corpo che fanno la vera differenza tra un individuo e l’altro: «Osservando il nostro quadro genetico, abbiamo scoperto che siamo tutti uguali al 99,9%, mentre è guardando al microbiota intestinale, e cioè al complesso di microbi che popolano una persona, che si riscontrano differenze tra l’80 e il 90%. E questo incide anche nel modo in cui il nostro organismo funziona e reagisce alle pressioni esterne».

Un microbiota intestinale inadeguato è causa della disbiosi, cioè l’opposto della simbiosi, e può essere causa di patologie come diabete, Alzheimer e tumori. E allora come possiamo nutrire il nostro microbiota? «Nel nostro corpo ci sono più microbi che cellule e non sono solo passeggeri, sono abitanti a tutti gli effetti. Li ereditiamo a partire dal liquido amniotico, li rinforziamo con l’allattamento e l’ambiente che ci circonda. Ma è a partire dallo svezzamento che il quadro può cambiare sostanzialmente: i cibi tradizionali con alti contenuti di fibre, minerali e vitamine fanno la differenza. Dove trovarli? Innanzitutto mangiando tante verdure e cibi crudi, ma è essenziale che questi provengano da piante in buona salute, non coltivate con pesticidi, perché questi uccidono i microbi già in campo. Ecco perché è importante il cibo che mangiamo. Tutto è collegato, salute delle piante, degli animali, dell’uomo e il collegamento sono i microbi».

Fragilità dell’ambiente e fragilità dell’ecosistema

La crisi climatica, la crisi ambientale, la pandemia, determinano conseguenze innanzitutto sugli elementi di maggiore fragilità del sistema. Sono gli anziani, i primi a pagare il prezzo del Covid-19 in termini di vite umane. Ma anche gli impollinatori, fondamentali per garantire la varietà e variabilità sulla Terra, la sicurezza alimentare e quella biodiversità che, come ormai tutti gli esperti affermano, può aiutarci a mitigare la crisi climatica, e non solo: «Basti pensare che 1,4 milioni di api sono trasportate ogni anno in California per avviare la fioritura dei mandorli che altrimenti non avverrebbe. Il lavoro degli impollinatori solo negli Stati Uniti vale 15 miliardi di dollari. Eppure non siamo riusciti ancora a debellare la produzione e diffusione dei neonicotinoidi, così tossici per le api» racconta Kathy Sykes, esperta in politiche pubbliche, salute ambientale, invecchiamento e comunità sostenibili negli Stati Uniti. La buona notizia è che piccole azioni possono aiutare i nostri amici impollinatori ma un grande passo deve farlo la politica: «Nel 2015 Obama aveva messo in piedi una task force per salvare gli impollinatori e capire come favorire la loro attività. Pochi giorni fa, Biden appena eletto ha firmato il rientro negli accordi di Parigi sul clima, e questa è una buona notizia per noi».

Politiche globali coerenti su cibo, salute e ambiente

«Le politiche che influenzano il settore alimentare, a diversi livelli – locale, nazionale e globale – per affrontare le sfide attuali devono guardare a cibo, salute e ambiente in maniera olistica e coerente, come lati di uno stesso triangolo» sottolinea Rosalind Sharpe, direttrice del Food Research Collaboration (FRC) di Londra. «Il settore pubblico, quello privato e la società civile possono lavorare insieme a tutti i livelli, per definire, ad esempio, politiche agricole a sostegno delle aree rurali, o commerciali per agevolare la distribuzione di cibi di qualità piuttosto che prodotti altamente processati, possono agire sulle infrastrutture, per esempio l’e-commerce, per aiutare i piccoli produttori a essere competitivi anche in un mercato globale». In tutto il mondo sono diversi i governi che si sono già adoperati, anche grazie all’azione di advocacy di associazioni come Slow Food e alla collaborazione delle aziende private, mettendo in atto decine di iniziative che tutelano la salute pubblica, la biodiversità, i produttori di piccola scala, che limitano gli sprechi, l’uso di antibiotici e pesticidi, che mitighino il consumo di alimenti ricchi di zuccheri e fortifichino l’educazione alimentare a partire dai più piccoli. «Quello che serve è lavorare affinché le politiche globali siano coordinare e determinino un cambio di mentalità a tutti i livelli» conclude la ricercatrice inglese.

Parte nel Canavese la lotteria “Tutti per Gioele”

La raccolta di fondi per un’automobile per trasporto disabili. Estrazione finale dei premi il 22 maggio prossimo nel municipio di Castellamonte

 

È stata promossa, con il sostegno del Comune di Castellamonte, la lotteria solidale dal titolo “Tutti per Gioele”, un’iniziativa benefica a cura dell’Associazione “Noi ci siamo Onlus “, destinata a raccogliere fondi a favore della famiglia di un bambino di nome Gioele, che necessita di un’automobile per il trasporto disabili.

“Grazie alle camminate solidali dello scorso anno e alle donazioni dei privati cittadini di Castelnuovo Nigra – spiega il promotore dell’iniziativa, Gigi Querio – abbiamo raccolto quattromila euro; quest’anno per la lotteria abbiamo stampato 5 mila biglietti che saranno in vendita dalla settimana prossima nei diversi esercizi commerciali del Canavese a favore della famiglia di Gioele, che necessita di un’automobile per trasporto disabili”.

L’estrazione dei Premi si terrà  il 22 maggio prossimo nel municipio a Castellamonte. A fornire i Premi è stata la Maison“Palazzo Rosa- Le stanze della Cosmetica”, una linea cosmetica fondata da Carlo Rosa, comprendente prodotti di elevata qualità provenienti dal laboratorio stesso e risultato di materie prime selezionate sulla base di principi naturali e etici. Tra i premifigurano trattamenti di creme per il corpo (fanghi, creme da massaggio, scrub e cofanetto), collezione di creme innovative, tra cui la crema probiotica; collezioni di creme corpo comprendenti olio per il corpo, scrub, creme per le mani, cofanetti, e completi dicreme per trattamento viso.

 

Mara Martellotta

Premio Odisseo, webinar con le aziende finaliste

Promosso dal CDVM, in attesa della premiazione finale organizza i collegamenti web

Era il lontano 2005 quando il CDVM ( Club Dirigenti Vendite e Marketing dell’Unione Industriale di Torino) dava vita al premio Odisseo, volto alla valorizzazione di enti e imprese del Nord Ovest.

“Il Premio Odisseo – spiega il dottor Antonio De Carolis , Presidente del CDVM – si propone nell’edizione di quest’anno di premiare quelle realtà territoriali che si siano distinte per la realizzazione di progetti creativi, abbinati ad attività di marketing digitali e innovative. Da quando è nato, il Premio Odisseo non vuole soltanto premiare start up innovative sul territorio, ma anche identificare e proporre case history che costituiscano esempi di eccellenza per tutti i professionisti del marketing e del mondo delle imprese. CDVM ha instaurato un dialogo tra mondo economico ed artisti contemporanei, che partecipano al Premio Odisseo dedicando una loro opera, che rappresenterà il premio per ognuno dei vincitori dell’edizione in corso”.

“Il Premio Odisseo edizione 2020 si è ispirato – aggiunge il Presidente Antonio De Carolis – a tre principi, creatività, innovazione e sostenibilità, quali fattori di successo delle organizzazioni del futuro. Nel contesto della pandemia da Civid 19, in attesa di poter ufficializzare i nominativi dei vincitori, in occasione di una premiazione finale, che si spera possa svolgere in presenza, il CDVM ha dedicato al Premio una serie di webinar sulle aziende e gli artisti come occasione per raccontarsi. In ciascun webinar vengono presentate due aziende offrendo a coloro che parteciperanno (in diretta o in un secondo momento) alla visione del webinar la possibilità di conoscere molti aspetti di quelle che non esitiamo a definire realtà imprenditoriali molto interessanti. Seguendo una lunga tradizione verranno premiate sei aziende con un’opera d’arte esclusiva offerta da altrettanti artisti noti e apprezzati nel mondo dell’arte, quale espressione complementare di un unico talento”.

“Nel corso del webinar dell’11 febbraio scorso – precisa il dottor De Carolis – hanno partecipato due start up torinesi, nate entrambe nel corso del 2017, Fabbrica Innovazione Torino (nel campo dell’occhialeria) guidata dal Ceo Alessandro Monticone, e Izmade Is, impresa sociale guidata dal Ceo, architetto Giuseppe Vinci.
Fabbrica Innovazione Torino rappresenta una start up che ha rilevato uno storico marchio torinese, un’azienda artigianale che produce occhiali dal lontano 1922. Nasce dalla visione del Ceo Alessandro Monticone , che ha reso l’azienda un laboratorio creativo, in cui sperimentazione, innovazione e contaminazione costituiscono il fulcro capace di offrire il know-how della tradizione artigianale al servizio della visione contemporanea e futuristica degli artisti designer e stilisti, che creano prodotti in serie limitata in co-branding.

Izmade è, invece, un’impresa sociale, che rappresenta uno studio di progettazione e architettura che realizza arredi e allestimenti. Contemporaneamente condivide competenze e attrezzature, aprendo (in tempi pre Covid) il proprio laboratorio e organizzando corsi di artigianato per appassionati e eventi all’insegna della sostenibilità ambientale”.
A questo punto non ci resta che attendere il prossimo webinar per entrare sempre più a contatto con realtà di eccellenza e con gli uomini che la rappresentano.

Mara Martellotta