ECONOMIA E SOCIETA'- Pagina 346

La Tav? Non è un buco inutile nella montagna

Di Carlo Manacorda  LINEAITALIAPIEMONTE.IT

Le riflessioni dell’economista ed esperto di bilanci pubblici Carlo Manacorda sul significato di questa grande opera anche alla luce dei programmi che Draghi sta mettendo a punto nell’ambito del Recovery Plan che dovrà essere presentato all’Europa entro fine aprile per poter ricevere i famosi 209 miliardi…

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Rsa: “Attenti alle generalizzazioni”

“I trattamenti terapeutici vengono svolti sempre con grande attenzione”

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO – La descrizione della situazione nelle RSA non può sottostare a facili generalizzazioni che facciano risaltare solo alcuni aspetti dell’assistenza rivolta agli ospiti anziani e fragili presenti nelle strutture. Così il Tavolo Interassociativo del settore assistenziale socio-sanitario commenta quanto oggi pubblicato nelle pagine di un quotidiano piemontese. In tema di trattamenti terapeutici, dall’articolo pubblicato e dalle dichiarazioni fatte dal difensore civico del Piemonte emerge una descrizione caratterizzata da una grande generalizzazione, quando, invece, i trattamenti terapeutici e le relative contenzioni adottate nelle Rsa sono da queste sempre affrontate come questioni delicate che non si possono prestare né a generalizzazioni né a strumentalizzazioni di sorta.

Le associazioni che compongono il Tavolo sottolineano poi che le quasi 800 strutture accreditate della nostra regione sono soggette a continui controlli di commissioni di vigilanza, Nas e altre istituzioni. Dalle verifiche svolte mai sono emerse situazioni con pazienti legati al letto con le lenzuola.

A tal proposito, il Tavolo ricorda che chiunque abbia le prove di illeciti così gravi è tenuto immediatamente, soprattutto se ricopre ruoli di garanzia o come semplice cittadino, a darne segnalazione alle autorità competenti. In questo senso, tutte le associazioni del Tavolo del settore prendono decisamente distanza da chi dichiara che alla base di trattamenti terapeutici vietati vi siano ragioni economiche. Chi lega i pazienti al letto commette un reato e basta.

 

Il Tavolo Interassociativo del settore assistenziale socio-sanitario è costituito da AGeSPI Piemonte, API Sanità, Confapi Sanità, Confindustria Piemonte Sanità, Federsolidarietà Confcooperative Piemonte, Legacoopsociali Piemonte, AGCI Solidarietà, ANSDIPP.​​

Merlo: “Ristori, adesso però si risolva la questione dei fondi”

Caro direttore, sul capitolo ‘ristori’ adesso, però, serve una parola definitiva. Nei giorni scorsi la Regione Piemonte si è mossa con tempismo e con precisione attorno ai criteri che dovranno essere individuati per la redistribuzione delle risorse stanziate dallo Stato.

 

Ma se si vuole procedere con celerità e senza ulteriori rinvii e tentennamenti che rischiano di compromettere sempre di più il futuro e la prospettiva di una intera filiera, queste risorse non possono più tardare.

È evidente a tutti che con la Presidenza Draghi la macchina dello Stato ha avuto una accelerazione accompagnata da una miglior efficacia. Del resto, con un Governo di emergenza che ha tre priorità da risolvere – quella sanitaria, quella economica e quella sociale – non poteva essere altrimenti. Ma quello che conta, in questa stagione, è di accelerare questa decisione per evitare di far pesare sulle spalle degli operatori locali una situazione ormai sempre più compromessa.

In discussione, infatti, c’è il futuro di un intero comparto e la prospettiva di un settore produttivo che conta migliaia di lavoratori e centinaia di piccole e medie aziende.

Giorgio Merlo, Sindaco Pragelato, Assessore Comunicazione Unione Montana Comuni Olimpici Via Lattea.

Vaccini: “in pochi tra 70 e 79 anni hanno ricevuto la prima dose”

In Piemonte solo il 2,76% della popolazione di tale fascia Giuseppe Falcocchio (Presidente ANAP Piemonte): “Ci appelliamo al senso di responsabilità dei politici per mettere al sicuro la popolazione maggiormente esposta al contagio attraverso un piano vaccinale più veloce e organizzato. I trasferimenti forzati da una casa di riposo all’altra sono l’altra faccia della pandemia”.

 

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO / “Gli anziani continuano a pagare un tributo troppo elevato, in termini di vite umane, a causa della pandemia. Il piano di vaccinazione, tenuto conto della volontà del Governo, si sta lentamente potenziando grazie anche all’intervento del Premier Mario Draghi che ha tenuto a sottolineare alle Regioni l’insufficiente attenzione per gli anziani, molti dei quali in attesa di essere vaccinati e che dunque continuano ad essere sempre i più esposti”.

E’questo il pensiero dell’ANAP Piemonte, l’Associazione dei pensionati artigiani di Confartigianato, che, attraverso il Presidente Giuseppe Falcocchio, ha da tempo evidenziato l’esigenza di tutelare gli over 80 e le persone con età compresa tra i 70-79 anni ovvero la parte di popolazione più fragile ed esposta.

Leggiamo dai giornali che in Italia sono ancora 8 milioni gli anziani da vaccinare, in Piemonte gli over 80 che hanno ricevuto la prima dose del vaccino sono il 52,36%, mentre il 21,97% ha ricevuto entrambe le somministrazioni (il 47,64% è in attesa ancora della prima dose).

Se si guarda alla fascia 70-79 anni della popolazione da vaccinare i numeri precipitanoin Piemonte solo il 2,76% ha ricevuto la prima dose (al di sotto della media nazionale che è di 5,81%) e il 2,22% ha ricevuto entrambe le somministrazioni (i dati riportati si riferiscono a quelli di domenica 28 marzo).

“Ci appelliamo -riprende Falcocchio – al senso di responsabilità dei politici per mettere al sicuro la popolazione maggiormente esposta al contagio attraverso un piano vaccinale più veloce e organizzato. Se si guardano gli esigui numeri relativi alle vaccinazioni effettuate sulla fascia di popolazione tra 70-79 anni non nascondiamo la nostra preoccupazione e la paura che il virus possa essere loro trasmesso.”

Un altro aspetto che ci preme evidenziare – continua Falcocchio – sono i trasferimenti repentini e forzati da una casa di riposo all’altra che si stanno verificando in alcune RSA del Piemonte con un preavviso temporale minimo e nessuna possibilità di scelta. Vogliamo inoltre capire se gli anziani trasferiti hanno rispettato i giorni di quarantena utili per scongiurare un eventuale contagio. La lotta al virus COVID-19 si deve fare sul campo con atti finalizzati, veloci e chiari che rassicurino i cittadini sulla volontà delle istituzioni di essere efficaci ed efficienti”.

Quali sono gli effetti psicologici del Covid-19?

La pandemia da Covid-19 che stiamo vivendo sta provocando diverse conseguenze dal punto di vista psicologico, a prescindere che si contragga o non si contragga il virus.

Viviamo in uno stato di costante allerta, avvolti nell’incertezza di un futuro che non riusciamo ad immaginare e confinati all’interno dei nostri rifugi domestici non sempre così sicuri, come dimostra il significativo incremento delle chiamate effettuate al numero 1522 (numero antiviolenza da comporre per richiedere aiuto o segnalare casi di violenza domestica): questo stile di vita, che snatura gli elementi essenziali di un’esistenza funzionale, ci sta richiedendo un forte spirito di adattamento che spesso dobbiamo pagare a caro prezzo in termini di benessere psicologico.

In questo scenario così complesso, risulta evidente come un evento pandemico possa causare numerosi effetti anche sul piano della psiche.

Spesso il malessere provato dalle persone viene descritto come uno stato costellato da molteplici sensazioni confuse, in cui albergano prevalentemente emozioni di ansia, tristezza, abulia e frustrazione, spesso apparentemente immotivato e al quale le persone non riescono a dare un significato preciso.

L’emozione che ricorre con maggiore frequenza è la paura del contagio, che può portare a sperimentare stati d’ansia più o meno intensi; a quest’ansia si può poi aggiungere quella che nasce dall’incertezza verso un futuro che non riusciamo ad immaginare, soprattutto se si vive già in una situazione economicamente precaria; inoltre, i cambiamenti adattivi che abbiamo dovuto affrontare all’interno delle nostre giornate possono ulteriormente incrementare lo stato d’ansia, portando a sperimentare una sensazione di irrequietezza causata dalla mancata possibilità di utilizzare le proprie risorse in modo funzionale poichè viviamo ricorrentemente confinati all’interno delle nostre case.

Quest’ansia spesso ci accompagna fino al momento del sonno e spesso ne conseguono difficoltà ad addormentarsi, frequenti risvegli notturni e veri e propri cambiamenti nei ritmi sonno-veglia fino a sperimentare il bisogno di dormire durante il giorno.

Inoltre, questo confinamento domiciliare può provocare frustrazione e rabbia per l’impossibilità di vivere la vita secondo i propri bisogni, soprattutto in quelle persone che in questa condizione si sentono ostacolate nel raggiungere degli obbiettivi personali e/o lavorativi.

Un altro aspetto molto importante è caratterizzato dall’impossibilità di mantenere una vita sociale significativa e dal dover ricorrere ai dispositivi digitali per sopperire a tale mancanza, ritrovandoci costantemente connessi e disponibili digitalmente ma emotivamente sempre più svuotati e carenti: un vuoto affettivo non trascurabile provocato proprio dalla mancanza della presenza fisica dell’altro e dall’impossibilità di poter vivere quello scambio di sensazioni ed emozioni che caratterizzano e rendono unici gli incontri di persona.

Ed è proprio in questo vuoto affettivo che le nostre emozioni si sono appiattite sino a diventare assenti, dal momento che non è più possibile poter celebrare dignitosamente né la vita, né la morte: compleanni, funerali e ogni sorta di cerimonia che segna un momento di passaggio per le nostre vite viene a sterilizzarsi emotivamente incrementando il senso di vuoto e di tristezza. In alcuni casi, come accade per molti matrimoni, l’evento stesso viene rimandato ad una data ipotetica, generando smarrimento e delusione.

In queste giornate accompagnate dallo stesso ritmo, dove la musica sembra quasi sospesa, ci mancano quegli spazi e quelle abitudini “rigeneranti” cui eravamo soliti nei momenti di tempo libero e lo stress ha assunto sempre più un ruolo da solista all’interno delle nostre sinfonie.

Pertanto, è importante trovare dei momenti e degli spazi vitali che diano un significato alle nostre giornate, sfruttando al meglio tutto ciò che la nostra creatività ci suggerisce.

Ora più che mai è necessario resistere dal lasciarsi andare alla rassegnazione, la pandemia ci richiede di pazientare ancora un po’ e di continuare a costruire speranza, soprattutto verso quelle generazioni più giovani che di questo evento traumatico ne conserveranno a lungo la memoria.

Irene Cane

McDonald’s: aperto il nuovo ristorante ad Alpignano

Nel locale lavoreranno 38 persone

 Il nuovo ristorante McDonald’s di Alpignano, situato in Via Venaria, ha aperto martedì 30 marzo.

Il nuovo locale, dotato di 194 posti tra interno ed esterno, è completo di corsia McDrive, servizio grazie al quale è possibile ordinare, pagare e ricevere l’ordine direttamente dalla propria auto e McCafé dove gustare un caffè di qualità e un’offerta varia di soft drink e prodotti da forno.  Nel ristorante sono presenti anche i chioschi digitali per l’ordine self-service.

Il servizio di asporto, disponibile da lunedì a domenica, dalle 9:00 alle 22:00, è disciplinato in modo rigoroso per garantire la sicurezza e la salute dei clienti e dei dipendenti. Gli ingressi nel ristorante sono contingentati e i prodotti vengono consegnati in modalità contactless dal personale. L’ordinazione può avvenire in autonomia ai kiosk, per i quali McDonald’s ha messo in atto procedure straordinarie di pulizia e igienizzazione, o in cassa.

Per il ristorante di Alpignano sarà inoltre attivo il servizio McDrive, operativo 7 giorni su 7, dalle 9:00 alle 22:00. La presa dell’ordine avviene nella massima sicurezza tramite interfono, mentre la consegna del pasto attraverso il finestrino della propria auto, senza contatto diretto tra personale e clienti.

È anche disponibile anche il servizio McDelivery, per cui è prevista la consegna dell’ordine a domicilio senza contatto, in totale sicurezza. Il servizio è disponibile 7 giorni su 7, dalle 12:00 alle 15:00 e dalle 18:00 alle 21:00.

In base alle disposizioni in materia di contenimento dell’emergenza Covid, orari e servizi del ristorante potrebbero subire variazioni: saranno comunque sempre disponibili i canali di asporto, McDrive e Delivery.

Sin dall’inizio dell’emergenza sanitaria, McDonald’s ha affrontato la situazione con la massima attenzione e responsabilità, mettendo al primo posto la sicurezza e la salute dei propri 25.000 dipendenti in tutta Italia e dei suoi affezionati clienti.

A Chieri c’è “Con-tatto”

Siglato, fra Amministrazione e “Cittattiva”, il Patto di condivisione a favore dei minori più fragili

Chieri (Torino) L’hanno chiamato “Con-tatto”. E’ il nuovo Patto di condivisione siglato, nei giorni scorsi, dal Comune di Chieri e dalla Cooperativa sociale “Cittattiva”, teso a supportare in modo concreto le famiglie chieresi con minori per i quali siano necessari bisogni educativi speciali. Da anni impegnata sul territorio attraverso la gestione di molteplici servizi dedicati ai ragazzi più fragili e di attività di supporto alle famiglie (dall’assistenza educativa e scolastica al servizio disabili territoriali), “Cittattiva”, al fine di portare avanti al meglio la propria attività, s’è trovata a condividere con il Comune di Chieri l’esigenza di “reperire un luogo di incontro, di gioco e di confronto,dove praticare attività laboratoriali e ricreative, nonché offrire ai genitori l’opportunità di trovare risposte adeguate ai loro dubbi e quesiti, supportati da educatori professionali”. L’esigenza è stata posta sul tavolo. Per concludersi con il Patto in questione che prevede un calendario di attività gratuite (incontri laboratoriali, ricreativi per i minori e di supporto e condivisione per le famiglie coinvolte) che si svolgeranno in presenza presso il “Centro Giovanile Arka” (un pomeriggio a settimana, ma si prevedono anche alcuni sabati mattina entro la fine dell’anno) e in parte anche presso la sede della Cooperativa, ovvero in “modalità on line” qualora non sia possibile lo svolgimento in presenza. Inoltre. “Cittattiva” metterà a disposizione 15 educatori volontari (per un impegno di circa 200 ore), educatori e psicologi a supporto delle attività (per un impegno di circa 94 ore) e la strumentazione necessaria (pd e lavagna LIM).
Commenta il Sindaco di Chieri Alessandro Sicchiero: “Grazie a queste attività laboratoriali e ricreative potremo rafforzare la nostra rete di supporto alle famiglie con minori fragili o con bisogni educativi speciali, accogliendole in spazi adeguati, e, quando non possibile, in spazi online. Sono famiglie che stanno pagando un prezzo particolarmente doloroso a causa della pandemia. Questo patto riguarda un bene comune immateriale, ovvero l’inclusione sociale di quella fascia di popolazione in situazioni di particolare fragilità e difficoltà”.
Attualmente a Chieri, sono 21 i Patti di condivisione già attivati, molti in fase di rinnovo, mentre altri verranno prossimamente siglati. “Si tratta di uno strumento – prosegue il sindaco – che consente di coinvolgere e rendere protagonisti i cittadini nella gestione e nella cura dei beni comuni, materiali o immateriali”.
Chieri, per altro, è stato tra i primi Comuni italiani ad adottare, nel 2014, un “Regolamento comunale per la partecipazione nel governo e nella cura dei beni comuni”.  “Disciplina che rende possibili – conclude Sicchiero – le ‘azioni di cittadinanza attiva’, attraverso un percorso che muove dalle proposte avanzate dai cittadini per arrivare, per l’appunto, ai ‘patti di condivisione’, che disciplinano i vari aspetti della gestione e della cura dei Beni, definendo gli impegni sia dell’amministrazione sia dei cittadini”.

g. m.

Pace e conflitti, il duro lavoro della diplomazia. Nostra intervista a Staffan De Mistura

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Conosce bene Torino essendo stato uno dei fondatori della Cittadella delle Nazioni Unite lungo le sponde del grande fiume. Nel 2006 l’ambasciatore Staffan De Mistura divenne direttore dello Staff College del campus dell’Onu, incarico che mantenne per quasi due anni quando dal Palazzo di Vetro di New York lo chiamò il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon e lo nominò suo inviato speciale in Iraq. Nel frattempo il Campus torinese dell’Onu è cresciuto ed è diventato uno dei più importanti centri di formazione per dirigenti delle Nazioni Unite.

Ospite in collegamento on line al Sermig di Torino l’ambasciatore italo-svedese Staffan De Mistura ha risposto alle domande di un gruppo di giovani dell’Arsenale della Pace sul tema della pace e del dialogo tra le nazioni. Diplomatico di lungo corso e mediatore dell’Onu nelle zone più calde e martoriate del pianeta, dall’Iraq all’Afghanistan, dalla Siria al Sudan, la missione della sua vita è stata quella di cercare formule per negoziare ed evitare nuovi conflitti. Si è seduto al tavolo delle trattative con dittatori, miliziani armati fino ai denti, capi tribali, tagliagole e jihadisti estremisti. Ha battuto ripetutamente i pugni sul tavolo del negoziato, finché è riuscito a convincere i belligeranti a sospendere almeno temporaneamente le ostilità e ad aprire quei fondamentali “corridoi” per consentire ai profughi di fuggire prima dell’assalto finale. Nella sua carriera ci sono successi, sconfitte e delusioni.
Ambasciatore De Mistura, lei ha lavorato per decenni per le Nazioni Unite battendosi per imporre la pace nelle zone di guerra ma quale è stato il metodo, il segreto per ricomporre i conflitti?
R C’è una serie molto lunga di tecniche negoziali, una di queste consiste nell’ascoltare bene l’altra parte senza rispondere, senza dare subito la propria opinione, e poi osservare i gesti degli altri, gli sguardi, cercare di capire cosa c’è dietro tutto ciò, quali sono i veri obiettivi dei leader politici, dei capi delle milizie o dei guerriglieri che hai di fronte, che siedono al tavolo negoziale. Cercare di trovare i punti di minimo comune denominatore e poi, vedere se c’è lo spiraglio per una possibile intesa senza toccare subito il nocciolo vero della questione che può essere territoriale, economico o anche solo psicologico.
Con la presenza di tanti attori, locali e internazionali, nel teatro mediorientale il lavoro dei diplomatici è oggi più complesso, a volte quasi impossibile.
R – Sì, proprio così, dopo il crollo del Muro di Berlino e la fine dell’Urss siamo entrati in un sistema multicentrico con tante nazioni che, bene o male, perseguono le proprie agende, non solo Stati Uniti e Russia come accadeva in passato ma anche Cina, India, Iran, Turchia, Arabia Saudita e così via. Tutto ciò ha complicato enormemente anche il nostro lavoro di mediatori internazionali, tanto è vero che oggi in Siria ben undici Paesi sono coinvolti nella guerra e cinque eserciti sostengono i governativi o si battono contro il regime di Bashar al Assad e contro i miliziani jihadisti. Un episodio mi ha colpito molto alcuni anni fa: un gruppo di donne siriane mi ha consegnato due enormi libri neri con i nomi di oltre 300.000 siriani morti durante la guerra. In quel momento ho capito la dimensione della tragedia della Siria con i suoi numeri smisurati.
E allora come si fa a negoziare nelle situazioni più complicate, a trattare con feroci jihadisti o signori della guerra con le mani sporche di sangue? Cosa significa il dialogo per lei?
R – Anche nei momenti più difficili, anche quando il dialogo sembrava impossibile tra le parti il mio obiettivo è sempre stato quello di ridurre la sofferenza dei civili, della popolazione insistendo con fermezza per raggiungere una tregua e aprire “corridoi umanitari”. Questo è stato il mio sforzo che ha prodotto in certi contesti una riduzione della violenza complicando la vita a chi pensava di poter vincere la guerra distruggendo tutto.
La visita in Iraq di Papa Francesco ha avuto un impatto molto profondo nella popolazione, sia cristiana che musulmana.
R – Conosco bene l’Iraq, ci ho vissuto per lavoro prima, durante e dopo Saddam Hussein, e so quanto quel Paese è sempre stato un mosaico di etnie e di civiltà. Il vero problema è quello di trovare un modus vivendi tra le etnie principali, sunniti, sciiti e curdi mentre i cristiani, che rappresentano un’antichissima comunità locale, devono continuare ad essere parte integrante di un Paese in cui hanno sempre vissuto.
Vede segni di speranza in quella regione?
R – Il Medio Oriente sta attraversando un periodo non facile. Secondo me c’è bisogno di una pace di Vestfalia tra sciiti e sunniti, cioè di quel trattato che nel Seicento in Europa mise fine alle lunghe e sanguinose guerre di religione tra cristiani, e, al tempo stesso, considero necessario avviare un dialogo, seppure oggi molto difficile, tra l’Iran e l’Arabia Saudita. So che è un sogno ma cambierebbe molte cose in Medio Oriente.
La corsa al riarmo continua e sembra impossibile arrestarla…
R – Immaginare un mondo senza armi mi sembra molto difficile oggi e non c’è nessuna giustificazione per continuare a produrre armi sempre più micidiali per poi usarle anche contro i civili come è avvenuto in Siria, in Libia e in Yemen. Invece di fabbricare nuove armi sarebbe meglio combattere la povertà e costruire scuole e ospedali. Ricordate le mine? Erano dovunque e ci sono ancora ma la mobilitazione internazionale contro il mercato di questi ordigni ha fatto nascere un grande movimento di protesta che ha messo in serio imbarazzo molti produttori di bombe e mine e questo ci fa ben sperare. Si toglie una mina e nello stesso buco si pianta un albero: questo fu fatto da noi alla frontiera tra il Libano e Israele.
La pandemia, come cambia i rapporti tra gli Stati?
R – Il virus, questo piccolo e crudele nemico, tocca tutti, le nazioni più potenti e quelle più deboli, le economie più forti e quelle più fragili. Questo significa che le grandi sfide dell’umanità non possono essere risolte da una sola nazione, ma è necessario il multilateralismo. Si deve operare insieme per affrontare i grandi temi della povertà, la fame, il clima, le disuguaglianze e la stessa pandemia. Solo lavorando insieme si potranno vincere queste sfide.
Filippo Re

Quaglieni: “L’Italia chiusa e gli Italiani in spiaggia all’estero. Assurdo”

Caro direttore, il consentire  agli Italiani di andare durante le festività pasquali all’estero in vacanza e tenere agli “arresti domiciliari” gli altri  cittadini con regole ferree che impediscono persino di andare nelle seconde case e fanno dell’intero paese una sorta di caserma, appare aberrante ed incomprensibile.

E’ una  scelta  anche moralmente orrenda a vantaggio di categorie privilegiate e non colpite dalla crisi economica che umilia il turismo italiano che sta boccheggiando. Il Centro Pannunzio denuncia questa scelta assurda che non trova giustificazioni di sorta ed è solidale con operatori turistici e ristoratori colpiti dalla crisi ed ancora privi di aiuti reali. Il due pesi e due misure che si sono visti persino per i vaccini, appartengono ad una logica incompatibile con la serietà imposta dalla pandemia. L’Italia chiusa e gli Italiani  in spiaggia all’estero  con due tamponi, è l’immagine più orrenda di questa Pasqua.
Pier Franco Quaglieni  direttore del Centro Pannunzio

Confagricoltura a Cirio: collaborazione per  la ripresa del Piemonte

Enrico Allasia: l’agricoltura è impegnata in prima linea per sostenere la ripresa con un ruolo ativo nella realizzazione dei progetti del Recovery Plan

 

Il presidente regionale di Confagricoltura Enrico Allasia è intervenuto ieri pomeriggio (25 marzo) alla videoconferenza presieduta dal governatore del Piemonte Alberto Cirio per una valutazione generale con le categorie economiche sulle proposte che il Piemonte presenterà al Governo in materia di interventi da adottare nell’ambito del cosiddetto Recovery Plan, ovvero il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Nel suo intervento Allasia ha ricordato al presidente Cirio la stagione di profondi cambiamenti che sta vivendo la nostra agricoltura, anche per effetto della pandemia; le difficoltà del settore provato dalla crisi, acuita dalla situazione contingente che si è innestata su un sistema economico già strutturalmente debole e la necessità di interventi urgenti per migliorare competitività, innovazione e sostenibilità del nostro sistema produttivo.

Per Confagricoltura è necessario mettere in campo interventi per colmare le lacune legate al ritardo organizzativo e tecnologico del Piemonte; rafforzare le nostre filiere produttive; potenziare le infrastrutture logistiche e digitali; efficientare il sistema delle risorse idriche; riformare la Pubblica Amministrazione; sostenere la multifunzionalità dell’agricoltura nell’ottica della transizione ecologica ed energetica grazie al riutilizzo dei sottoprodotti per fini energetici, quali biogas, biometano ed idrogeno, sostenere le produzioni integrate e biologiche; contrastare il cambiamento climatico e il dissesto idrogeologico e  sensibilizzare l’opinione pubblica per favorire la consapevolezza dei consumatori e valorizzare il ruolo dell’agricoltura. “Manifestiamo il  pieno impegno di Confagricoltura a collaborare – ha concluso Enrico Allasia – e chiediamo alla Regione di essere coinvolti in modo attivo nella definizione degli impegni e nella realizzazione delle azioni progettate”.