ECONOMIA E SOCIETA'- Pagina 309

Dalla Regione quasi 10 milioni per i centri estivi

L’ASSESSORE CAUCINO: «OBIETTIVO RAGGIUNTO:  FONDAMENTALE DARE AI RAGAZZI GLI STRUMENTI PER SUPERARE IL PERIODO BUIO DELLA PANDEMIA E RICONQUISTARE LA LORO SOCIALITA’».

Dopo il via libera dalla giunta regionale alle disposizioni per la gestione in sicurezza delle attività, è arrivato il riparto delle risorse che vedono, per il Piemonte, 9milioni e 693mila euro per circa un migliaio di strutture sparse su tutto il territorio regionale. Ecco le regole che hanno dovuto rispettare quelli che terminano in questi giorni e che devono rispettare quelli ancora in corso e il dettaglio relativo a ogni centro finanziato. L’esponente della giunta regionale: «Si tratta di strutture di fondamentale importanza che consentono ai nostri figli di riscoprire lo stare assieme anche fuori dalla scuola attraverso il gioco e la socialità, dopo mesi difficili e provanti».
 
Sono 9 milioni e 693mila euro le risorse messe a disposizione del Piemonte (allegato 1) assegnate per finanziare la riapertura delle centinaia di centri estivi (nell’allegato 2 il dettaglio, centro per centro) in Piemonte. La giunta regionale, su proposta dell’assessore al Welfare, con delega ai Bambini, Chiara Caucino, aveva approvato le disposizioni per la gestione in sicurezza delle attività dei suddetti centri, per bambini e adolescenti dai 6 ai 17 anni durante l’emergenza da Covid-19, ad integrazione di quelle stabilite nel 2018 e dall’Ordinanza del Ministro della Salute di concerto con il ministro per le Pari Opportunità e la famiglia dello scorso anno. La giunta aveva anche dato il via libera al coinvolgimento delle Fattorie Didattiche come risorsa per le attività estive e allo schema di accordo di gemellaggio in relazione all’impiego degli operatori volontari del Servizio Civile Universale nell’ambito dell’emergenza epidemiologica da Covid19. Le strutture, oltre che dai Comuni, potevano essere gestite da soggetti differenti quali oratori, cooperative sociali, fattorie didattiche e altri ancora.

Regole e sicurezza.

Ma quali sono le novità che sono state introdotte quest’anno? Per quanto riguarda le sedi e la localizzazione era stato deciso che avrebbe dovuto essere possibile identificare una «zona filtro» per gli operatori e per gli utenti (per il triage ed operazioni di vestizione/svestizione anche relativa all’utilizzo dei DPI). La struttura avrebbe poi dovuto essere dotata di idonea segnaletica e/o affissione di materiale informativo, possibilmente con pittogrammi affini all’utenza, rispetto alle indicazioni igienico comportamentali da tenere per contrastare la diffusione di Covid.

Ogni gestore della struttura, tenendo conto degli ambienti a disposizione, sia interni sia esterni, e del numero di operatori di cui dispone, doveva valutare il numero dei minori che è in grado di accogliere ogni giorno, considerando il rispetto del distanziamento fisico. Così come dovevano essere organizzati gruppi, con riferimento all’organizzazione di una pluralità di spazi diversi per lo svolgimento delle diverse attività in programma, prestando attenzione a non variare la composizione dei gruppi, nonché ad evitare durante le attività possibili contatti tra gruppi diversi di minori.

Sono state poi favorite il più possibile le attività all’aperto, tenendo conto di adeguate zone d’ombra, e l’organizzazione per turni dell’utilizzo degli spazi comuni in funzione della numerosità e delle dimensioni degli ambienti. Tutte le attività sono state organizzate garantendo il necessario distanziamento sociale (con distanza interpersonale di almeno un metro) e senza lo scambio di oggetti. Per potenziare la funzione educativa e sociale delle azioni che verranno sviluppate, è possibile prevedere momenti di intersezione con soggetti, enti ed istituzioni che possano apportare contenuti specifici capaci di contribuire all’arricchimento dell’offerta a fini educativi, da svolgersi anche sul territorio. E’ stata poi ribadita l’assoluta necessità di evitare assembramenti come le feste, comprese quelle periodiche con le famiglie.

Molto importanti le regole che hanno riguardato i pasti: mense separate, dove possibile, e organizzazione su più turni. Massima attenzione per posate, piatti e bicchieri, mai condivisi. Possibile la consumazione del pasto all’aperto, qualora gli spazi lo avessero permesso, garantendo la distanza di sicurezza e rispettando la divisione dei gruppi.

Per quanto riguarda la definizione dei criteri di accesso, particolare riguardo è stato posto in favore delle famiglie in situazione di vulnerabilità o di fragilità conclamata e alle famiglie in cui entrambi i genitori o tutti gli adulti di riferimento lavorano.

La collaborazione con il Servizio Civile Universale.

La Regione ha anche dato il via libera alla possibilità di impiegare gli operatori volontari del servizio civile universale nello svolgimento delle attività ricreative, affiancando e supportando gli operatori dei centri estivi, senza peraltro sostituirsi a questi ultimi nello realizzazione di compiti che richiedono una specifica qualificazione professionale. Va precisato che in nessun caso gli operatori volontari potevano sostituire personale dipendente o a contratto degli enti titolari del servizio. La possibilità di impiego dei volontari del Servizio Civile viene riconosciuta sia presso centri estivi già accreditati, quali sedi di servizio civile, sia presso strutture pubbliche che segnalano esigenze specifiche, sia presso organizzazioni private senza scopo di lucro non accreditate. In tali casi, si configura un «gemellaggio» tra l’ente di Servizio Civile, cui afferiscono gli operatori volontari, e l’ente ospitante.

Le Fattorie Didattiche.

Estate, sole e anche tanta natura. Grazie a strutture adatte e ad operatori specificatamente formati, i ragazzi hanno potuto trascorrere la loro esperienza nei centri estivi nelle Fattorie Didattiche, dove hanno avuto (e nei casi in cui il centro prosegua l’attività avranno ovviamente ancora) la possibilità di mettersi in rapporto con l’agricoltura nelle sue molteplici sfaccettature: attività economica, tecnologica, culturale, di allevamento e di produzione di beni e servizi, in equilibrio con i cicli della natura e dell’ambiente secondo un modello di sostenibilità. Si tratta di strutture che hanno l’obiettivo di aumentare la conoscenza delle attività agricole e ciò che ne consegue, incrementandone l’esperienza, sia da un punto di vista pratico e relazionale, sia da un punto di vista contenutistico e scolastico. Queste aziende agricole sono capaci di offrire una molteplicità di percorsi educativi indirizzati ad un target sempre più diversificato, offrendo ospitalità e proponendo attività formative a bambini, ragazzi, adulti e anziani nonché alle persone appartenenti alle classi sociali più fragili. In questo caso, la loro attività si concentra sia nel periodo scolastico che durante l’estate.

L’assessore Caucino: «Risultato importante, premiati gli sforzi del Piemonte».

«I quasi 10 milioni di euro stanziati per la riapertura dei centri estivi in Piemonte rappresentano un risultato molto importante – spiega l’assessore regionale al Welfare, con delega ai Bambini, Chiara Caucino – così come è stato fondamentale l’accordo per la gestione e la sicurezza, ottenuto attraverso il dialogo con tutti i soggetti coinvolti, che non ha visto nessuno escluso: dai Comuni al Tavolo degli oratori. Credo fortemente nel ruolo dei Centri Estivi, che se lo scorso anno hanno rappresentato il primo vero ritorno alla normalità per i nostri bambini dopo il lock down, oggi hanno consentito loro di recuperare integralmente la loro socialità attraverso il gioco, il piacere di stare insieme e di condividere esperienze».

Rese vendemmiali: favorire l’equilibrio di mercato

Verso il pieno sfruttamento del potenziale produttivo del Moscato d’Asti; anche il Brachetto è in ripresa. Si preannuncia una vendemmia non abbondante e di qualità. L’export traina i consumi: occorre agire con prudenza per assicurare uno sviluppo equilibrato del comparto.

 

Confagricoltura Piemonte esprime parere favorevole all’incremento delle rese vendemmiali delle denominazioni Asti, Moscato d’Asti, Brachetto d’Acqui e Piemonte Brachetto proposte dalle assemblee dei consorzi di tutela.

Il buon andamento della commercializzazione, soprattutto all’estero, e la conseguente riduzione delle giacenze, oggi leggermente al di sotto del livello fisiologico – dichiara Gianluca Demaria, presidente della sezione vino di Confagricoltura Piemonte – ha suggerito agli enti di tutela un coerente incremento del volume di prodotto disponibile per assecondare le esigenze del mercato. Siamo certi che i consorzi, che concorriamo ad amministrare con rappresentanti espressi dalla parte agricola – aggiunge Gianluca Demaria – sapranno agire con prudenza sull’eventuale sblocco della riserva vendemmiale per continuare ad assicurare un corretto equilibrio tra produzione e consumi“.

L’andamento meteorologico finora ha accompagnato in modo favorevole lo sviluppo vegetativo dei vigneti. Le grandinate, seppur infauste per le zone colpite dal maltempo, non hanno compromesso complessivamente la quantità del raccolto. “L’ultima parte del ciclo produttivo – dichiara Ercole Zuccaro, direttore di Confagricoltura Piemonte, organizzazione che con 40 tecnici impegnati sul territorio sta monitorando l’evoluzione della stagione in vigna – come sempre è la più importante per quanto riguarda la qualità del raccolto. Molto dipenderà da come si svilupperanno le prossime settimane: al momento prevediamo una vendemmia non abbondante, ma con una qualità molto interessante”.

Il presidente di Confagricoltura Piemonte Enrico Allasia sottolinea l’importanza del confronto nell’ambito della filiera. “Il Piemonte – spiega Enrico Allasia- ha scelto in modo convinto di puntare sulla qualità, tutelando con le denominazioni d’origine quasi tutta la produzione regionale. Dobbiamo rafforzare la coesione tra produttori, trasformatori industriali: per questo abbiamo chiesto alla Regione di monitorare l’andamento della situazione, promuovendo occasioni di incontro per definire insieme le strategie di sviluppo del comparto”.

 

 

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Le rese vendemmiali proposte dai consorzi di tutela

 

Per le  docg Asti e Moscato d’Asti la proposta del consorzio è di fissare la resa come stabilito dal disciplinare di produzione, pari a  100 quintali di uva per ettaro (l’anno scorso era di 90 quintali): per le restanti tipologie e sottozone le rese proposte sono quelle fissate dal disciplinare di produzione. Per le tipologie Asti e Moscato d’Asti la proposta prevede inoltre una riserva vendemmiale di 15 quintali di uva per ettaro. Gli eventuali “superi”, ovvero le quantità prodotte nel limite del 20% oltre il quantitativo di riferimento fissato dal disciplinare di produzione potranno essere destinati all’ottenimento di mosto parzialmente fermentato da uve aromatiche Moscato (la dicitura non è da intendersi quale destinazione finale delle uve ma esclusivamente come prodotto intermedio nell’elaborazione dei vini spumanti di tipo aromatico con o senza l’utilizzo dell’indicazione della varietà) e a ogni altra destinazione consentita dalla normativa.

Per la docg Brachetto d’Acqui tipologia spumante la resa proposta è di 50 quintali di uva per ettaro (l’anno scorso era di 36 quintali), con una riserva vendemmiale di 10 quintali; per la tipologia tappo raso 50 quintali e 30 di riserva vendemmiale. Gli eventuali superi potranno essere destinati alla produzione di succhi d’uva, mosto o mosto muto o mosto parzialmente fermentato rosso o bianco; mosto o mosto muto o mosto parzialmente fermentato aromatico rosso o bianco, vino e distillati. Per tutelare le produzioni e mantenere un equilibrio di mercato il consorzio ha proposto di non consentire la riclassificazione del mosto atto a produrre Brachetto d’Acqui tipologia tappo raso a mosto atto a produrre Brachetto d’Acqui tipologia spumante.

Per la doc Piemonte Brachetto è stata proposta una resa di 65 quintali di uva per ettaro (43 nel 2020), con una riserva vendemmiale di 25 quintali: gli eventuali superi potranno essere destinati alla produzione di succhi d’uva, mosto o mosto muto o mosto parzialmente fermentato rosso o bianco; mosto o mosto muto o mosto parzialmente fermentato aromatico rosso o bianco, vino e distillati.

Addio a Gino Strada

Caro direttore, è morto Gino Strada, l’uomo di Pace, l’uomo che più di tutti meglio incarnava i Diritti Umani.

Gino ha protetto tutti gli uomini che con dolore e sofferenza cercavano di conquistare un posto libero e dignitoso nel mondo.
Ha sostenuto i malati, i poveri, le vittime di guerra, le donne, i bambini, gli ultimi, quegli ultimi a cui pochi sanno veramente guardare negli occhi.
La voce di Gino era davvero la voce dei Diritti Umani.
Grazie al fondatore di Emergency il mondo è diventato tante volte un posto migliore per noi.
Dimenticare Gino Strada e il suo impegno sociale, civile e umano è impossibile.
È molto grande il vuoto che ha lasciato, ma altrettanto grandi e fortemente radicati sono i valori umani e civili che ha saputo seminare un po’ ovunque, non senza fatica e con tutta la forza del suo amore unico e straordinario per il prossimo.
Gino Strada è stato un medico che ha messo le sue competenze straordinarie accumulate nel tempo al servizio dei bisognosi, non dei ricchi magnati che proprio le tribolazioni dei poveri alimentano; con le specializzazioni e le esperienze accumulate avrebbe potuto militare in qualche ospedale per “tycoon”; invece cosa fa il dottor Strada? Inventa Emergency un’organizzazione internazionale che sostiene e supporta i malati dei Paesi in conflitto. Aveva una personalità indomita e combattiva; Non ha mai cessato di essere in prima fila per le questioni umanitarie e di condannare la condotta irresponsabile dei politici che disertassero la causa dei Diritti umani a prescindere dallo schieramento. Gino Strada era un’attivista; era un medico; nessuno saprà mai incarnare più di lui simili ruoli così necessari per l’evoluzione in positivo di una società spesso insensibile rispetto alle urgenze planetarie. Non ebbe il Nobel per la pace, un’imperdonabile distrazione a cui speriamo si possa porre rimedio in seguito con altre forme di riconoscimento per chi ha messo al centro del proprio operato la cura dei dimenticati.
Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani esprime la propria vicinanza alla famiglia Strada e porge le più sentite condoglianze.
“Se uno di noi, uno qualsiasi di noi esseri umani, sta in questo momento soffrendo come un cane, è malato o ha fame, è cosa che ci riguarda tutti. Ci deve riguardare tutti, perché ignorare la sofferenza di un uomo è sempre un atto di violenza, e tra i più vigliacchi.”

prof. Romano Pesavento
presidente CNDDU
prof.ssa Rosa Manco
CNDDU

Trasporto studenti disabili, nuovo consorzio

Sarà il Consorzio A.A.T. Azienda Autonoleggio Torino Consorzio Stabile Soc. Co. a gestire per i prossimi cinque anni il servizio di trasporto scolastico e per gli studenti disabili della Città di Torino

A.A.T., infatti, si è aggiudicato tutti i lotti in gara e verrà affiancato dalla Cooperativa Animazione e Territorio che gestirà le attività di accompagnamento.

Oggi si è riunita, in seduta pubblica, la Commissione di gara per l’apertura dell’offerta economica A.A.T. relativa al servizio di trasporto scolastico e per studenti disabili della Città di Torino. Anche la documentazione dell’offerta economica, come già quella relativa all’offerta tecnica, è stata ritenuta congrua e conforme a quanto previsto nei documenti di gara.

La procedura di gara è dunque conclusa e, fatti salvi gli ultimi adempimenti amministrativi, il servizio partirà regolarmente, ed interamente, con l’inizio del prossimo anno scolastico.

Sono stati necessari due step per aggiudicare tutti i lotti ricompresi in questa complessa gara d’appalto: il primo, chiuso tra giugno e luglio con una procedura aperta (con l’aggiudicazione di tre lotti), ed il secondo in agosto con una procedura negoziata (per i restanti cinque lotti).

Ci sono tutte le condizioni per un vero e proprio salto di qualità del servizio – commenta l’assessora Antonietta Di Martino con grande soddisfazione – a partire dalla flotta utilizzata; basti pensare che più della metà dei 58 veicoli messi a disposizione è immatricolato nel 2021 e tra i restanti la grande maggioranza è immatricolata dal 2018 in avanti. Inoltre più del 90% dei veicoli destinati al trasporto degli studenti con disabilità è dotato di sollevatore per carrozzine (requisito che da bando era previsto solo per il 40% dei veicoli, dal momento che la percentuale maggiore degli studenti che usufruiscono del servizio è in grado di deambulare); questa percentuale migliorativa, offerta dal Consorzio, garantisce una maggiore duttilità della flotta efficientando l’intera gestione”.

A tutto questo si aggiungono i benefici che introdurrà la Società 5T s.r.l., società in house a partecipazione pubblica, affidataria del servizio di gestione amministrativa del trasporto, relativi soprattutto alla sperimentazione di nuove tecnologie applicate alla mobilità. Le innovazioni richieste a 5T sono mirate a portare grande efficienza al servizio, aumentare la qualità del medesimo dalla gestione delle comunicazioni con le famiglie (ad esempio per i ritardi), alla riduzione dei tempi di permanenza degli studenti a bordo e così via. “Rimane naturalmente attivo, per il confronto con gli utenti, le scuole e le Ditte, l’Osservatorio per il trasporto dei disabili – conclude l’Assessora –  e ringrazio tutti i suoi membri per la collaborazione, che dalla sua istituzione nel 2019 non è mai mancata. Vorrei ancora rivolgere un sentito ringraziamento agli uffici che hanno gestito tutto il processo del nuovo appalto con grande impegno e competenza”.

 

Il valore dell’appalto quinquennale è di circa 11 milioni e 700 mila euro a cui si aggiunge 1 milione e 500 mila euro per la gestione amministrativa 5T.

400 sono gli utenti che quotidianamente usufruiranno del sevizio.

Infortuni sul lavoro, Piemonte in “zona arancione”

ALTRE 104 VITTIME SUL LAVORO REGISTRATE IN ITALIA NEL SOLO MESE DI GIUGNO. COSÌ IL PRIMO SEMESTRE 2021 SI CHIUDE CON 538 MORTI BIANCHE.

 

ED ECCO LA MAPPA DEL PAESE ELABORATA DALL’OSSERVATORIO VEGA ENGINEERING CHE SEGNALA LE REGIONI IN CUI È PIÙ PERICOLOSO LAVORARE: DALLA ZONA ROSSA ALLA ZONA BIANCA. LOMBARDIA E TOSCANA TRA LE PIÙ SICURE. CAMPANIA E PUGLIA TRA QUELLE MENO SICURE.

 

L’emergenza morti bianche continua nonostante lo smart working e nonostante le attività produttive non siano ancora ripartite a pieno regime a causa dell’emergenza sanitaria.

 

E a finire in zona rossa nel primo semestre del 2021 con un’incidenza maggiore del 25% rispetto alla media nazionale (Im=Indice incidenza medio pari a 19,4 morti ogni milione di lavoratori) sono: Puglia, Campania, Basilicata, Umbria, Molise e Abruzzo.

 

In Zona ArancioneLazioPiemonte, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia.

In Zona Gialla: Calabria, Emilia Romagna, Veneto, Sicilia, Valle D’Aosta. In Zona Bianca: Toscana, Lombardia, Sardegna, Liguria e Marche.

(In allegato e sul sito vegaengineering.com sono disponibili i grafici e i dati).

 

 

“Da esperti di sicurezza sul lavoro da quasi un trentennio, ribadiamo che questo è il rischio reale di morte sul lavoro nel nostro Paese – spiega Mauro Rossato, Presidente dell’Osservatorio mestrino – Perché, è proprio attraverso il calcolo dell’incidenza della mortalità sulla popolazione lavorativa che si descrive con maggior precisione l’emergenza. Così accade, ad esempio, che sebbene la Lombardia risulti essere la regione con il maggior numero di infortuni mortali sul lavoro, faccia invece rilevare l’incidenza di mortalità tra le più basse del Paese. Risultato: la Lombardia è una delle regioni più sicure per i lavoratori e rimane in zona bianca.”

 

I NUMERI ASSOLUTI DELLE MORTI SUL LAVORO IN ITALIA.

 

Con i numeri assoluti la Lombardia, come sempre, è la regione in cui si conta il maggior numero di vittime in occasione di lavoro a causa dell’elevato numero di lavoratori. Nel primo semestre 2021, in Lombardia si sono registrati 52 decessi. Seguono: Campania (49), Lazio (47), Puglia (41), Piemonte (38), Emilia Romagna (35), Veneto (32), Abruzzo (23), Sicilia (22), Toscana (21), Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia (12), Molise e Umbria (11), Calabria (9), Marche (8), Liguria e Basilicata (7), Sardegna (6), Valle D’Aosta (1). Nel report allegato il numero delle morti in occasione di lavoro provincia per provincia.

 

Nei primi sei mesi del 2021 sono 538 le vittime sul lavoro registrate in Italia; di queste sono 444 quelle rilevate in occasione di lavoro, mentre 94 sono quelle decedute a causa di un incidente in itinere. Rispetto a fine maggio 2021, ci sono 104 vittime in più.

Il settore delle Costruzioni è quello che conta il maggior numero di lavoratori deceduti (51 dall’inizio dell’anno, 8 in più rispetto a maggio). Seguono: Attività Manifatturiere (41), Trasporto e Magazzinaggio (40 vittime da inizio anno), Commercio, Riparazione di autoveicoli e motocicli (31), Amministrazione Pubblica e Difesa (14), Sanità e Assistenza Sociale (13).

La fascia d’età più colpita dagli infortuni mortali sul lavoro è quella tra i 45 e i 64 anni (314 su un totale di 444).

 

Le donne che hanno perso la vita in occasione di lavoro nel primo semestre 2021 sono 40 su 444.

Gli stranieri deceduti in occasione di lavoro nei primi sei mesi del 2021 sono 58.

Il lunedì continua ad essere il giorno in cui si è verificato il maggior numero di infortuni nei primi sei mesi dell’anno.

 

*La pandemia ci ha obbligati da diversi mesi a vivere l’Italia “a colori”. Ma ci ha anche insegnato che i colori possono raccontare l’emergenza in modo più semplice ed efficace. Per questo l’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre – che da oltre un decennio elabora indagini statistiche sulle morti bianche nel nostro Paese – ha deciso di utilizzare gli stessi colori per descrivere in modo più leggibile e incisivo le tragedie che si consumano nella quotidianità lavorativa. Si tratta, dunque, di una zonizzazione sulla base della mortalità rispetto alla popolazione lavorativa, parametrata su un’incidenza media nazionale (Im=19,4).

Il master Upa studia il turismo in Piemonte

Il progetto finale di un team di studenti del Master UPA in “Strategie di comunicazione integrata al tempo del digitale” è incentrato su una proposta di campagna di comunicazione turistica del Piemonte.

Istituito oltre trent’anni fa in collaborazione con l’Università Ca’ Foscari di Venezia, il Master “Strategie di comunicazione integrata al tempo del digitale” si svolge a Milano dal 2013 in collaborazione con UPA – Utenti Pubblicità Associati – la storica associazione che riunisce le aziende che investono in pubblicità in Italia.

Il Master è rivolto a laureati con un brillante percorso di studi e a giovani professionisti che devono confrontarsi con un mercato che impone un continuo aggiornamento delle competenze di marketing e di comunicazione. Fiore all’occhiello del Master sono i “project work”, realizzati dai ragazzi in piccoli gruppi e basati su brief reali assegnati dalle aziende associate.

Nell’ambito della collaborazione di VisitPiemonte con UPA, gli studenti hanno sviluppato un piano di comunicazione turistica della nostra regione. Basato su un’approfondita analisi del territorio, dei competitor, dei target e delle best practices, l’elaborato ha puntato sui temi dell’innovazione, delle esperienze sviluppate intorno a delle “palette colori” diverse a seconda delle stagioni, e della narrazione sensoriale e su toni comunicativi di empatia, semplicità e inclusività.

“Piemonte, un racconto da vivere” è stato il claim ideato per la campagna rivolta ad un target di Millennials, declinata sui mercati italiano ed europeo e pianificata soprattutto sui vari canali social tramite immagini, video, podcast e attraverso il racconto di narratori locali. Il progetto ha proposto anche il ridisegno del sito web in modalità “mobile first”.

La presentazione del progetto si è svolta il 23 giugno scorso davanti alla Commissione d’esame e il 27 luglio è stato presentato in video-collegamento a tutto lo Staff di VisitPiemonte.

Chieri: salviamo le api e gli apicoltori

LA CAMPAGNA PER NUOVE REGOLE SULL’USO DEI PESTICIDI

Approvato dal Consiglio comunale un Ordine del giorno a sostegno dell’iniziativa “Save Bees and Farmers”

 

Sostenere la raccolta firme e la campagna “Salviamo le Api e gli Agricoltori” e sollecitare Governo e Parlamento a procedere alla revisione dei regolamenti sull’uso dei pesticidi: è la richiesta contenuta nell’Ordine del giorno approvato dal Consiglio comunale di Chieri, e presentato dalla consigliera di minoranza Rachele SACCO (Progetto per Chieri-Salviamo l’ospedale insieme).

«Le api ricoprono un ruolo fondamentale nell’ecosistema-spiega la consigliera SACCO-non sono solo una fonte di guadagno economico per l’attività degli apicoltori ma anche un tassello vitale della vita sul nostro pianeta, e l’uso indiscriminato di sostanze chimiche nell’agricoltura provoca spesso morie di api, pertanto una regolamentazione sull’uso di questi prodotti garantirebbe una maggiore tutela. Nel novembre del 2019 è stata lanciata a livello europeo l’iniziativa “Save Bees and Farmers”, avanzando richieste e proposte alla Commissione Europea in tema di agricoltura e biodiversità. La raccolta firme è attualmente in corso e una maggiore pubblicità e sostegno aiuterebbe a raggiungere l’importante traguardo».

«La protezione delle api è protezione della biodiversità, ed è importante che anche a livello locale si perseguano azioni a sostegno di questi obiettivi-commenta la consigliera  Gaia Gunetti(Partito Democratico)-per questo abbiamo votato a favore dell’Ordine del giorno a sostegno dell’iniziativa dei cittadini europei “Salviamo le Api e gli Agricoltori”, perché oltre ad essere rilevante negli obiettivi che si pone, è coerente con gli scopi della nostra amministrazione, in particolare la campagna informativa “Come fai a non vederlo?”, che richiama l’attenzione sui cambiamenti climatici, che sono uno dei fattori che sta mettendo a rischio la vita delle api».

La quadratura dei cerchi

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Economia / IL PUNTASPILLI di Luca Martina

 

In questo periodo siamo tutti piacevolmente coinvolti nel celebrare le “nostre” vittorie sportive ai giochi olimpici di Tokyo.

Ne va dell’orgoglio nazionale ed anche, più prosaicamente, dell’ indotto economico che ha preceduto ed accompagnerà in futuro gli allori olimpici.

Sorprende sempre, purtroppo, come quando si parla di cultura in Italia (le immagini sono tratte da un articolo del Sole 24 Ore e da un rapporto di Unioncamere e Fondazione Symbola) lo sport non sia minimamente menzionato.

Eppure l’attività sportiva è senza dubbio parte integrante del nostro patrimonio culturale e contribuisce in modo importante alla formazione dell’individuo ed alla sua salute fisica e psicologica.

Dal punto di vista economico le attività sportive ed il loro indotto pesano già intorno al 4% del PIL arrotondando così al 10% quello della cultura “allargata”.

 

Il rapporto “Io sono cultura” evidenzia, inoltre, come un euro investito nel settore generi un beneficio pressochè doppio, innescando e attirando altre attività economiche, al Paese.

 

Si parla quindi, complessivamente, di circa un quinto del Pil nazionale legato, direttamente o indirettamente, alla cultura ed alla creatività.

 

Torino con la sua provincia è al terzo posto (e non troppo distante dalle capolista Milano e Roma) come peso di questo comparto sul totale dell’economia locale e la sua grande tradizione sportiva ed olimpica (rinvigorita dall’ultima nata all’ombra della mole: la federazione internazionale di arrampicata) rappresenta una ulteriore ottima potenzialità da valorizzare, dando un seguito concreto ed organico (non solo episodico) ai prossimi ATP di tennis.

Sarebbe veramente la quadratura del cerchio/cerchi olimpici se cogliessimo l’occasione per fare un salto culturale (appunto…) ed includessimo lo sport tra i settori da valorizzare del nostro Paese.

Solo allora potremo aspirare a salire, come ci compete, sul gradino più alto del podio della cultura.

La Regione a sostegno del comparto apistico

In arrivo i bandi 2021 per i contributi alle aziende e alle associazioni dei produttori

La Giunta regionale, su proposta dell’assessore all’Agricoltura e Cibo Marco Protopapa, ha approvato una serie di provvedimenti a favore del settore apistico piemontese per gli anni 2021-2022.

Con 1, 3 milioni di euro di risorse finanziarie assegnate dal Ministero delle Politiche agricole al Piemonte per il periodo compreso tra il 1° agosto 2021 e il 31 dicembre 2022, sulla base della ripartizione alle singole Regioni dei fondi derivanti dall’Unione Europea, l’Assessorato all’Agricoltura predispone l’apertura di quattro bandiche saranno pubblicati sul sito della Regione Piemonte nelle prossime settimane.

I bandi regionali andranno a beneficiare le aziende agricole e le associazioni di produttori che richiedono contributi per assistenza tecnica alle aziende; corsi di formazione, azioni di comunicazione, acquisto dei presidi sanitari e analisi dei prodotti dell’apicoltura; attrezzature per le aziende, attrezzature per il nomadismo e il ripopolamento; ricerca.

Inoltre in attuazione della Legge regionale n.20/1998 in materia di sostentamento e sviluppo dell’apicoltura in Piemonte, la Giunta regionale ha assegnato una dotazione finanziaria di 300 mila euro per la richiesta di contributi da parte delle associazioni apistiche riconosciute dalla Regione per la realizzazione del servizio di assistenza tecnica agli apicoltori, in particolare per affrontare le problematiche inerenti alle patologie e ai parassiti delle api; per la formazione e l’aggiornamento degli apicoltori e dei tecnici apistici; per la promozione e valorizzazione dell’apicoltura e dei suoi prodotti.

“Con l’attivazione dei bandi 2021 la Regione dà un aiuto concreto al comparto apistico piemontese che sta registrando gravi criticità a causa del cambiamento climatico, come emerso anche dal tavolo regionale che si è tenuto a luglio – sottolinea l’assessore regionale all’Agricoltura e Cibo, Marco Protopapa – Il Piemonte si distingue a livello nazionale per numero di produttori e per la qualità del nostro miele, caratteristiche che vogliamo mantenere e pertanto ho ritenuto che venissero incrementati i contributi in particolare a sostegno della ricerca e a favore del ripopolamento”.

La Città assume 100 funzionari con contratto di formazione

La Città di Torino nel giugno scorso ha presentato alla Regione Piemonte il progetto formativo per l’assunzione dei primi 100 Funzionari (cat D) con contratto di Formazione e Lavoro della durata di 24 mesi. Il progetto è stato approvato dalla Regione il 29 luglio e quindi è iniziata la procedura per le assunzioni.

 

Il Comune sta definendo con Formez Pa, con cui è associato, le specifiche tecniche dell’avviso di selezione che verrà pubblicato al più presto, presumibilmente nel mese di settembre.

 

Le nomine riguarderanno diverse specializzazioni necessarie per far fronte alle progettualità previste dal PNRR.

 

Tra le figure ricercate vi sono esperti in rendicontazione, esperti giuridici ed in contabilità pubblica, analisti informatici, ingegneri strutturisti, esperti in valutazione ambientale strategica e bonifiche, pianificatori urbanistici, tecnici esperti in ambito energetico e in trasporti e mobilità.