ECONOMIA E SOCIETA'- Pagina 183

Perdere con i fondi: come è possibile?

“Con il risparmio gestito da professionisti, siete sicuri di mettere a frutto i vostri risparmi nel modo migliore”.

Così, più o meno, raccontano tutti i dépliant che reclamizzano i fondi comuni d’investimento o le polizze unit linked che affollano il mercato finanziario.

Una frase teoricamente corretta, ma che purtroppo non sempre riflette il vero.

 

 

Le cronache pullulano di articoli che lamentano gli scarsi risultati ottenuti dai fondi comuni e dalle polizze finanziarie che ottengono performance inferiori a quelle di mercato; carenze dovute non solo all’onere delle commissioni che gravano sul risparmio gestito, ma anche alla scarsa professionalità di alcuni gestori, se non addirittura al peso di gravi conflitti d’interesse che li portano ad effettuare investimenti basati più sulla convenienza della societàdi gestione e del gruppo bancario o assicurativo cui fanno capo, che non sulla convenienza per i sottoscrittori.

L’ultimo caso, molto grave, riguarda alcuni fondi del gruppo americano Morgan Stanley, che in soli tre anni hanno perso due terzi del valore rispetto a fine 2019; una voragine grave, non solo per l’ammontare in sé, ma soprattutto per l’enorme contrasto rispetto al trend che nello stesso periodo ha fatto registrare l’indice S&P 500: dal 2019 ad oggi ha guadagnato il 15%!

 

ANDAMENTO TRIMESTRALE INDICE S&P 500

01.11.2022

3.734,50

01.07.2022

4.130,29

01.04.2022

4.131,93

01.01.2022

4.515,55

01.10.2021

4.605,38

01.07.2021

4.395,26

01.04.2021

4.181,17

01.01.2021

3.714,24

01.10.2020

3.269,96

01.07.2020

3.271,12

01.04.2020

2.912,43

01.01.2020

3.225,52

 

Insomma, da una parte un investitore sprovveduto che avesse puntato su un “giardinetto” di titoli quotati a New York (o, meglio ancora, se avesse sottoscritto un ETF basato sull’indice S&P) si potrebbe fregare soddisfatto le mani, portando a casa una bella plusvalenza nonostante le tensioni del 2020-21 (COVID) e del 2022 (guerra in Ucraina), mentre dall’altra parte l’investitore fiducioso che ha affidato i suoi risparmi ai “professionisti” raccoglierebbe solo cocci…

Com’è possibile?

Il mistero è stato recentemente svelato analizzando il portafogliodei quattro fondi gestiti dal gruppo Morgan Stanley.

Si è così scoperto che in tutti e quattro i fondi esaminati figurano gli stessi titoli azionari, come se tutti i fondi facessero parte di un unico “superfondo“, senza rispettare diversità d’investimentocome sarebbe logico aspettarsi. Ed inoltre i dieci titoli più presenti nei portafogli coprono circa il 50% del totale, limitando la fondamentale regola della diversificazione massima degli investimenti che è alla base della filosofia dei fondi.

Ma il fatto ancor più grave è che quei dieci titoli non sono “qualunque”: sono tutti rappresentativi di società che si sono quotate a New York tra metà 2019 e fine 2020; e, guarda caso, chi era la banca che aveva assistito le società nell’iter di quotazione?

Toh, Morgan Stanley!

In parole povere: la banca accompagna in Borsa una decina di società nuove, incassa laute provvigioni per la sua consulenza e, probabilmente a causa di un non totale collocamento dei titoli, piazza “gli avanzi invenduti” nei quattro fondi che gestisce.

Un conflitto d’interessi grande come una casa che nessuna autoritàdi Borsa ha ritenuto opportuno condannare; e non si ha notizia di eventuali provvedimenti per vietare futuri comportamenti analoghi.

Viva il risparmio gestito, ma attenzione!

Il caso rende ancora una volta consigliabile optare per gli ETF (fondi “non gestiti” che investono in TUTTI i titoli di un indice), che hanno costi totali inferiori del 70-80% rispetto ai fondi tradizionali e non espongono il sottoscrittore ai rischi di conflitti d’interesse o errori nella valutazione delle azioni sulle quali investire.

 

GIANLUIGI DE MARCHI

demarketing2008@libero.it

Conad Nord Ovest a sostegno degli ospedali

Con la collezione sostenibile GOOFI

 

Nei punti vendita Conad parte la nuova campagna di collezionamento di soggetti natalizi GOOFI per l’addobbo e la decorazione.

 

Per ogni premio distribuito, Conad Nord Ovest devolverà 50 centesimi a sostegno di 6 ospedali pediatrici nei territori in cui la Cooperativa e i Soci operano ogni giorno.

 

Partita il 31 ottobre la nuova iniziativa di collezionamento sostenibile promossa da Conad in partnership con Egan, azienda marchigiana che afferma la sua filosofia armonizzando lo sviluppo produttivo con l’unicità e la peculiarità del prodotto.

Per 6 settimane i clienti Conad potranno collezionare una linea di 12 soggetti natalizi GOOFI by Egan ispirati a personaggi famosi a tema gufo per l’addobbo e la decorazione, tutti realizzati in plastica (ABS) 100% riciclata e confezionati in buste singole realizzate con carta FSC.

Per ogni soggetto natalizio distribuito, Conad Nord Ovest devolverà 50 centesimi a favore dei reparti pediatrici di sei ospedali nelle Regioni in cui opera, dando una mano concreta a chi lavora ogni giorno per rendere la vita di tutti i bambini ricoverati il più normale possibile. I 6 ospedali coinvolti sono anche per quest’anno: l’Istituto Gaslini di Genova, il Policlinico Sant’Orsola di Bologna, l’ARNAS G. Brotzu di Cagliari, l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, l’Ospedale Infantile Regina Margherita di Torino e l’Ospedale del Cuore della Fondazione Monasterio di Massa.

Anche quest’anno, quindi, in Piemonte e in Valle D’Aosta, Conad Nord Ovest supporterà FORMA Onlus, la Fondazione dell’Ospedale Infantile Regina Margherita di Torino, centro di riferimento per neonati, bambini ed adolescenti affetti dalle patologie più complesse, rare e crocniche. Il ricavato sarà destinato all’acquisto del macchinario Risonanza Magnetica 3 Tesla, che permetterà di valutare con maggior precisione i casi più complessi, ampliare lo studio dei pazienti con malformazioni, anche in epoca prenatale, ed eseguire studi all’avanguardia.

“Anche quest’anno siamo fieri ed orgogliosi di sostenere i reparti pediatrici degli ospedali del nostro territorio con questa importante iniziativa di collezionamento sostenibile” spiega Adamo Ascari, Amministratore Delegato di Conad Nord Ovest. “Questo progetto è frutto della collaborazione sinergica tra la nostra Cooperativa, i nostri Soci e i nostri Clienti: un ulteriore impegno a supporto del territorio, delle Comunità e del tessuto sociale in cui operiamo. Agire in modo sostenibile sotto il profilo economico, sociale e ambientale è infatti un valore che ci guida da sempre e questa iniziativa conferma ancora una volta la forte vocazione sociale della nostra azienda, un impegno che condividiamo con i nostri Soci, da sempre sensibili alle necessità del territorio e vero motore della nostra Cooperativa e di tutto il Sistema Conad.”

 

L’impegno dedicato alle partnership sostenibili e, in particolare, alle iniziative di fidelizzazione a sostegno dell’ambiente e delle persone, rientra nel grande progetto di sostenibilità di Conad “Sosteniamo il futuro”, basato su tre dimensioni fondamentali dell’agire quotidiano dell’insegna: rispetto dell’ambiente, attenzione alle persone e alle comunità, valorizzazione del tessuto imprenditoriale e del territorio italiano.

 

Primark inaugura il nuovo store a Le Gru

È stato inaugurato oggi il nuovo punto vendita Primark presso il centro commerciale Le Gru, che ha creato oltre 150 nuovi posti di lavoro a livello locale

• Questo punto vendita rappresenta il primo in assoluto nell’area nord-occidentale e il 12° negozio Primark in Italia

Grugliasco (TO), 8 novembre 2022 – Primark, il rivenditore di moda internazionale, ha
inaugurato oggi il suo nuovo store nella città di Torino, il primo punto vendita in
Piemonte. Il negozio è situtato all’interno del centro commerciale Le Gru nel Comune di
Grugliasco, in provincia di Torino, e rappresenta il 12° punto vendita di Primark in Italia.
Questa apertura creerà oltre 150 nuovi posti di lavoro a livello locale.


Con una superficie commerciale di circa 4.600 metri quadrati su un piano, il nuovo negozio di
Torino offrirà l’esperienza in-store per cui Primark è da sempre famosa. I clienti di Primark Le
Gru potranno così acquistare le ultime tendenze e i capi basic delle collezioni abbigliamento
uomo, donna, bambino, beauty, lifestyle e casa – compresi i prodotti a marchio ‘Primark Cares’
in continua crescita. I clienti troveranno anche un’ampia scelta di prodotti a tema natalizio.
Dall’abbigliamento per le serate con gli amici ai maglioni festivi da abbinare con i propri cari,
passando per i ‘FamJams’ per tutta la famiglia, alle decorazioni natalizie e agli articoli beauty
must-have come il ‘Glow Gift Set’ e le palette di ombretti. I clienti di Le Gru troveranno
sicuramente l’acquisto natalizio perfetto, qualunque sia il loro budget.

L’offerta impareggiabile di Primark, in termini di trend moda e must-have, ha conquistato il
cuore dei clienti italiani sin dal primo negozio che il retailer ha aperto ad Arese, in provincia di
Milano, nel 2016. Questo nuovo punto vendita rappresenta un ulteriore passo in avanti nella
strategia di espansione di Primark nel Bel Paese. Dall’inizio di quest’anno Primark ha, infatti,
inaugurato 4 nuovi store in Italia, tra cui il flagship store e headquarter per l’Italia a Milano in
Via Torino, gli store di Chieti e Bologna durante il periodo estivo, arrivando così fino ad oggi
con l’apertura di Primark Le Gru a Torino. Primark aprirà un nuovo negozio in Italia entro la
fine dell’anno nel centro commerciale ‘Campania’ di Caserta, mentre sono previste due nuove
aperture nelle città di Bari e Venezia nel 2023 – rispettivamente nei centri commerciali
‘Casamassima’ e ‘Nave De Vero’.

All’inizio di questa settimana, Primark ha ospitato un esclusivo evento dedicato agli amici e ai
familiari dei dipendenti, che sono stati invitati a festeggiare tutti insieme l’apertura del negozio
visitandolo in anteprima e scoprendo l’entusiasmante offerta di prodotti disponibile.
Luca Ciuffreda, Head of Sales Italy di Primark, ha dichiarato: “Primark Le Gru rappresenta
un’ulteriore pietra miliare nella strategia di espansione di Primark in Italia, in quanto porta a 12
il totale dei nostri store nel Paese. Siamo felici di inaugurare il nostro nuovo negozio prima
dell’alta stagione festiva, offrendo così ai clienti l’opportunità di acquistare la nostra fantastica
offerta prima di Natale. Che si tratti di prodotti basic per la famiglia o dell’abbigliamento da
party, sappiamo che i nostri clienti adoreranno la nostra offerta. I nostri colleghi hanno, infatti,
lavorato duramente per offrire ai nostri nuovi clienti un’esperienza in-store straordinaria e non
vediamo l’ora di accoglierli nelle prossime settimane”.

“Siamo orgogliosi che Primark abbia scelto Grugliasco e Le Gru per aprire un nuovo punto
vendita in un momento così difficile”, ha affermato il Sindaco di Grugliasco Emanuele Gaito.

“Sono sicuro che questo sia un buon investimento e che tale presenza sia importante per tutta
la nostra economia diventando motore di occupazione sul nostro territorio e variegando, così,
l’offerta commerciale della città. Sui 150 assunti circa 30 sono grugliaschesi e per noi è fonte
di grande gioia. Quello che oggi fa Primark è un atto di fiducia per la nostra città. Li ringraziamo
anche perché Grugliasco si conferma città attrattiva per aziende, multinazionali e grandi
marchi sviluppando tutto il suo potenziale e manifestando la sua piena attrattività economica,
fatta di commercio storico e di presenze nuove, che producono nuova linfa”.

Luis Pires, Head of Country di Klépierre Italia, ha dichiarato: “Il taglio del nastro di Primark
a Le Gru rappresenta un’ulteriore tappa nel percorso di crescita e ammodernamento del nostro
intero portfolio italiano. Da un lato, infatti, consolida il ruolo di leadership del Centro
Commerciale Le Gru situato alle porte di Torino, in un bacino di utenza che abbraccia l’intero
territorio regionale e oltre; dall’altro, dà continuità al piano strategico di sviluppo degli asset di
Klépierre. L’obiettivo, in una logica di costante innovazione e potenziamento, è quello di
intercettare sul mercato le eccellenze in tutti i settori merceologici e di consolidare dunque la
leadership del portfolio di Klépierre in Italia”.

Controvento

IL PUNTASPILLI di Luca Martina

 

La scorsa settimana la Federal Reserve, la banca centrale americana, ha alzato per l’ennesima volta i tassi di interesse ufficiali.

Si tratta del prezzo del denaro che viene utilizzato dalle banche quando prestano soldi tra di loro e, di conseguenza, il riferimento per i finanziamenti, i mutui e le cedole pagate dai titoli di Stato (che rappresentano pur sempre un debito da rimborsare a scadenza).

La brutta notizia non è tanto, l’attesissimo, rialzo dei tassi (dello 0,75%) quanto le parole che il governatore, Jerome Powell, ha utilizzato nel commentare la sua decisione: “Abbiamo ancora del cammino da fare (per poter dire di essere arrivati al livello dei tassi d’interesse desiderato n.d.r.) e i dati economici ci suggeriscono che il livello al quale dovremo arrivare sarà più elevato di quanto pensavamo”.

Insomma, la strada si preannuncia più lunga, tortuosa e con il vento contrario (dato da un’economia ancora troppo forte, con una disoccupazione bassissima) di quanto si poteva sperare.

Il mercato azionario, reduce da un paio di settimane tranquille nella irragionevole aspettativa che presto la Federal Reserve si sarebbe accontentata di quanto già fatto negli ultimi mesi, alzando i tassi dallo zero (fino al primo aumento dello scorso marzo) all’attuale 4%, ha innescato una brusca retromarcia.

La determinazione della banca centrale statunitense a indurre un rallentamento dell’economia che freni, per poi invertirlo, l’attuale trend inflazionistico non può più essere messa in dubbio.

Per raggiungere questo obiettivo la Fed è pronta a tenere a freno gli spiriti bollenti degli investitori finanziari, rovesciando secchiate gelate sulle loro teste non appena queste si rialzano.

Mercati finanziari forti, infatti, collidono con l’obiettivo di frenare l’economia (solo una recessione può riuscire ad arrestare i rialzi dei prezzi di beni e servizi) in quanto, con la loro salita e il conseguente arricchimento degli investitori, rappresentano un supporto non richiesto (e attualmente non benvenuto) all’economia statunitense.

La lezione dello scorso luglio, quando le parole di Powell a corredo di un aumento dei tassi, “non abbiamo ancora deciso se in futuro dovremo ritoccare i tassi in modo più aggressivo”, era stata interpretata in modo troppo ottimistico (“forse sta pensando di sospendere gli aumenti del costo del denaro…”) da Wall Street, con una salita nei giorni successivi di più del 10%.

Beninteso: la Fed non ha nulla di personale nei confronti dei mercati azionari, semplicemente non può permettere che la loro forza scoraggi gli americani dal ridurre i loro consumi (rallentando così le pressioni sui prezzi e l’inflazione).

Non tutto il male viene per nuocere, però.

La certezza che la banca centrale statunitense (e con lei, al traino, di quella europea) farà tutto ciò che necessario per stroncare l’inflazione, riportandola sotto controllo, potrebbe alla fine rassicurare gli investitori obbligazionari, che beneficiano di una riduzione dei timori sull’inflazione futura.

Il rendimento dei titoli obbligazionari dovrebbe proteggere il potere d’acquisto della moneta dall’inflazione (attuale e futura) e si muove perciò nella sua stessa direzione.

La relazione tra le quotazioni ed i rendimenti è tale che quando questi ultimi scendono (per il timore di una recessione) le prime salgono, per la gioia degli investitori.

Esattamente il contrario di quanto avvenuto negli ultimi due anni quando la salita dei tassi, frutto dell’impennata dei prezzi al consumo, ha provocato ai risparmiatori perdite superiore a quanto visto negli ultimi quarant’anni (bruciando i guadagni di molti anni).

Per le azioni, infine, non è il caso di disperarsi troppo: la possibilità che si sia già toccato il fondo si è assottigliata ma più che a nuovi crolli dovremo abituarci ad un andamento ondivago, con rimbalzi/eccessi di ottimismo e correzioni/prevalenza del realismo, sino a quando il traguardo, recessione più inflazione in discesa, non si profilerà all’orizzonte e le stime sugli utili aziendali saranno state ridimensionate dai livelli ancora troppo ottimistici.

Ci vorranno ancora alcuni mesi da percorrere in salita e con il vento contrario in faccia ma alla fine rivedremo la discesa: a quel punto il rallentamento economico avrà fatto il suo lavoro e sarà nuovamente tempo per i signori della moneta di ridurre i tassi di interesse e di stimolare l’economia.

Perché, dopo tutto, Dio fornisce il vento ma è l’uomo che deve alzare le vele!

Il viaggio in Bahrein e il complesso rapporto con l’Islam

Papa Francesco, 266° pontefice della Chiesa Cattolica, è il quarto Vescovo di Roma dell’era moderna a varcare i confini internazionali per compiere viaggi apostolici.

Paolo VI, primo Pontefice a usare l’aereo, si recò nel 1964 in Terra Santa. Prima di lui, l’ultimo Papa a essere stato fuori Italia fu Papa Pio VII (1800-1823), esiliato da Napoleone a Fontainebleau nel giugno 1812.

Da quel primo viaggio apostolico in aereo di Papa Montini ne sono susseguiti molti altri. Lo stesso Paolo VI ne ha effettuatinove e, mentre Giovanni Paolo I non ebbe il tempo di effettuarne alcuno, Giovanni Paolo II definito il Papa globetrotter ne ha compiuti ben 104. Sono stati 24 i viaggi apostolici di Benedetto XVI e Papa Francesco, con questo ultimo in Bahrein, raggiunge i39 viaggi internazionali.

Anche Bergoglio, quindi, come Wojtyla, è un Papa dei primati: infatti, seguendo in silenzio le orme di Giovanni Paolo II,raggiuge luoghi che i suoi predecessori non hanno mai visitato. È stato, infatti, il primo Pontefice a recarsi in Bahrein e, come Wojtyla, non si limita a visitare Stati in cui a prevalere è la religione cattolica.

Questo viaggio risulta in continuità con il precedente avvenuto nel 2019 che l’aveva visto recarsi negli Emirati Arabi Uniti, dove aveva firmato il Documento sulla Fratellanza Umana. Una dichiarazione di intenti firmata da Papa Francesco e dal grande Imam Muhamad Ahmad al-Tayyeb, passata alla storia, che ha ricevuto critiche anche dal mondo cattolico.

In Bahrein il Pontefice argentino ha nuovamente incontrato il grande Imam al-Tayyeb, il quale gli ha rivolto parole di pace e di dialogo. Ha accolto il Pontefice nella Piazza Al-Fidà e il loro abbraccio pubblico ha mostrato il profondo legame tra il Papa della Chiesa cattolica e la massima autorità dell’Islam sunnita.

Le critiche sul famoso Documento sulla Fratellanza Umana per la pace mondiale e la convivenza comune sono molte e ancora oggi continuano. Un vero e proprio “documento sotto attacco”.

Sull’argomento richiamo un capitolo fondamentale del mio libro “Il Papa alla sbarra – Processo a Papa Francesco” dove il protagonista difende il Pontefice da accuse di eresia.

Il Papa aveva già risposto a chi sfacciatamente gli aveva fatto notare le critiche alla dichiarazione congiunta dicendo: Il documento a cui lei fa riferimento è stato preparato con il Grande Imam in segreto, durante sei mesi, pregando, riflettendo, correggendo il testo. È importante il cammino della fratellanza. Questo documento aveva lasciato in me l’inquietudine della fratellanza e è per questo che qualche anno dopo ho scritto l’Enciclica Fratelli tutti. Ambedue i documenti si devono studiare perché vanno nella stessa direzione”.

Ancora una volta si può notare che le azioni del Pontefice non sono limitate al momento, ma che il suo è un programma ad ampio spettro.

Grazie alla dichiarazione sulla Fratellanza Umana, Bergogliooggi, tre anni dopo – ha potuto esprimere quelle che per lui sono le “tre urgenze educative”: il riconoscimento della donna in ambito pubblico; la tutela dei diritti fondamentali dei bambini e il “no” alla bestemmia della guerra e all’uso della violenza e delterrorismo ideologico.

Parole che forse non avrebbe mai potuto pronunciare se non avesse firmato quel documento.

Giangiacomo Nichols

Autore di “Il Papa alla sbarra – processo a Papa Francesco”.

Legambiente: “Povertà energetica: come il terzo settore può rispondere alla sfida”

 

Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta e Forum Terzo Settore Piemonte per sopravvivere al caro bollette 
Nei giorni scorsi si è tenuto presso Piazza dei Mestieri, in Via Durandi 15 a Torino, l’evento “Povertà energetica: come il terzo settore può rispondere alla sfida, organizzato da Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta e Forum del Terzo Settore Piemonte.
L’evento si è svolto nell’ambito della campagna #UnPannelloInPiù, promossa da Legambiente e da Enel x, dedicata alla lotta contro la povertà energetica e all’impatto sociale ed economico che può avere il pannello solare da appartamento.
Nel primo appuntamento torinese della campagna itinerante, realizzatosi a giugno 2022, sono stati donati i primi pannelli fotovoltaici da appartamento a due famiglie in povertà sociale ed energetica, grazie alla stretta collaborazione con l’Ufficio servizi sociali del Comune di Torino e con l’Associazione Articolo 47.La campagna ha il duplice obiettivo di informare i cittadini su tutti gli strumenti per ridurre la bolletta energetica, tra cui il solare fotovoltaico, ma anche risparmio ed efficienza, comunità energetiche e bonus sociali. Obiettivi condivisi con il progetto Life ClimAction. Durante l’evento sono state presentate le attività del progetto, promosso da Legambiente e finanziato dalla Commissione Europea per informare studenti e insegnanti, giovani, cittadini, imprese e amministrazioni locali sui temi e gli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’ONU, del Patto Europeo per il Clima e il Green New Deal. Nell’ambito del progetto, è stato realizzato uno sportello energia presso la sede di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta in Via Maria Ausiliatrice 45 Torino, aperto il lunedì dalle 14.00 alle 15.30 online all’email sportelloenergia@legambientepiemonte.it, mercoledì dalle 10.00 alle 13.00 in presenza e il giovedì dalle 15.00 alle 18.00 in presenza.

Secondo le stime dell’Istat contenute nel rapporto Oipe 2021 (Osservatorio italiano sulla povertà) e rielaborati dall’ufficio studi della Cgia (Associazione artigiani e piccole imprese) di Mestre, in Italia circa 4 milioni delle famiglie vivono nell’impossibilità di procurarsi un paniere minimo di beni e servizi energetici. Tra le 101.730 e 174.394 solo in Piemonte.
Ad affrontare l’attuale crisi energetica, e relativo caro bollette, sono anche le realtà del terzo settore. L’evento “Povertà energetica: come il terzo settore può rispondere alla sfida”, organizzato da Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta e Forum del Terzo Settore Piemonte, nasce con l’obiettivo di dotare il terzo settore con degli strumenti per fronteggiare sia come ente individuale sia come supporto alla cittadinanza che il terzo settore copta nelle sue attività a vario titolo.

All’evento, moderato da Rubina Pinto, referente dello Sportello Energia ClimAction Piemonte, hanno partecipato: Anna Di Mascio, portavoce del Forum del Terzo Settore Piemonte, Alice De Marco, direttrice Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta, Antonio Cajelli, educatore economico-finanziario di Associazione Articolo 47, Stefano Bertuzzi, gruppo di lavoro Cura del creato della Diaconia Valdese.

La crisi energetica che stiamo vivendo oggi ha effetto su tutti gli aspetti della vita ed è figlia del modello energetico che il nostro Paese ha adottato sempre: la dipendenza dalle fonti fossili. La politica deve adottare misure stringenti per raggiungere la giusta transizione ecologica. Le associazioni devono tenere alta l’attenzione e cercare di trovare soluzioni che vadano incontro alle esigenze dei cittadini. Il nostro ruolo, insieme al Forum del Terzo Settore, deve essere proprio quello di accompagnare, informare e supportare.” dichiara Alice De Marco, direttrice di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta.

Un momento necessario di confronto tra le reti coinvolte nel Forum del Terzo Settore, che, come dichiarato da Anna di Mascio, portavoce del Forum, ha il compito e le capacità di costruire cultura, consapevolezza e coscienza del cambiamento climatico in tutti i suoi risvolti, non solo su quelli energetici.

Come presentato da Antonio Cajelli, è necessario, però, consumare meno ma, soprattutto, imparare a spendere meno attraverso l’informazione sugli strumenti che lo Stato mette a disposizione della cittadinanza attraverso il portale Arera.
Nel contesto in cui viviamo, di emergenza sociale e climatica, il fotovoltaico da appartamento rappresenta una soluzione – concreta, economica e di facile utilizzo – per ridurre la povertà energetica e produrre energia sostenibile. Nello specifico, ogni pannello fotovoltaico “da balcone” consentirebbe un risparmio in bolletta fino al 25% l’anno per i prossimi 20 anni ed eviterebbe l’immissione in atmosfera di 145Kg di CO2 all’anno, equivalenti alla quantità di CO2 assorbita da circa 10 alberi.
Grazie alla raccolta fondi avvenuta con #UnPannelloInPiù, Legambiente ha potuto acquistare ulteriori pannelli fotovoltaici. A Torino ne verranno donati altri 20 alle famiglie in difficoltà energetica e sociale, individuate in collaborazione con i servizi sociali del Comune di Torino e alla rete di associazioni locali inserite nel Forum del Terzo Settore.

Botti e fuochi d’artificio: cosa si farà quest’anno per gli animali?

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Caro direttore,

il “Tavolo Animali & Ambiente”, costituito dalle maggiori sigle animaliste ed ambientaliste, è estremamente preoccupato per l’insensata tradizione che, dall’inizio di dicembre, fa risuonare in città le esplosioni di botti, petardi e fuochi pirotecnici vari, nonostante l’art. 9, comma 23, del “Regolamento per la tutela ed il benessere degli animali in città“, n. 320 ne sancisca ormai da anni il divieto assoluto di utilizzo su tutto il territorio comunale.

Tale usanza, peraltro alquanto pericolosa e priva di qualsiasi valida giustificazione, che si intensifica con l’approssimarsi del Natale, raggiungendo l’apice a Capodanno, è fortemente nociva non solo per tutti gli animali, ma anche per moltissimi cittadini, principalmente per quelli più fragili e sensibili ai rumori, quali gli anziani, i bambini piccoli e gli ammalati.

Il fragore dei botti, infatti, scatena negli animali una naturale reazione di spavento e li porta frequentemente a perdere l’orientamento, esponendoli così al rischio di smarrimento e/o investimento. In caso poi di esplosioni a ridosso dell’animale, le conseguenze possono essere molto più drammatiche, causandone spesso il ferimento o la morte per le ustioni o per lo stesso spavento. Gli animali, inoltre, hanno l’udito molto più sviluppato di quello umano e i forti rumori li gettano nel panico, inducendoli a reazioni istintive e incontrollate, come gettarsi nel vuoto, divincolarsi spaventati, scavalcare recinzioni e fuggire in strada, mettendo seriamente a repentaglio la loro incolumità e quella degli altri.

Per gli animali selvatici, poi, la mezzanotte del 31 dicembre è un vero incubo: il rischio maggiore riguarda gli uccelli che vivono nei pressi delle aree urbanizzate. Le improvvise detonazioni, infatti, determinano istintive reazioni di fuga negli uccelli che riposano sui posatoi notturni, spesso in colonie molto numerose, che, unite alla mancanza di visibilità, causano la morte di molti di loro, soprattutto per eventi traumatici derivanti dall’impatto in volo con strutture urbane (case, lampioni, automobili, ecc.).

Anche quest’anno, il Tavolo Animali & Ambiente  ha chiesto al Sindaco di Torino Lo Russo ed agli Assessori Tresso, Pentenero e Chiavarino che l’Amministrazione comunale intraprenda, al più presto, una idonea campagna informativa dei cittadini sull’esistenza di tale divieto, attraverso tutti i canali ritenuti utili (giornali, televisioni, radio, manifesti, ecc.), di sensibilizzazione, specialmente dei più giovani, sui rischi che si corrono utilizzando i vari botti e, allo stesso tempo, attui anche un costante e capillare controllo, mediante la Polizia Municipale, sul commercio degli artifici pirotecnici, specialmente nelle aree mercatali, per impedire la vendita di quelli illegali.

 

È stato sottolineato che tutta questa meritoria attività preventiva dovrà essere affiancata anche da quella sanzionatoria, da porre in essere di fronte a quei casi di chiara violazione del divieto, anche a seguito delle segnalazioni dei cittadini, per garantire a tutti di trascorrere le giornate in piena sicurezza. Che la Polizia Municipale si attivi !

Ovviamente si è anche chiesto che la stessa Amministrazione comunale eviti di organizzare per Capodanno uno spettacolo pirotecnico rumoroso e inviti anche altri Enti e Organizzazioni a non programmarli, senza concedere alcuna deroga a tale divieto!

Pertanto le associazioni del Tavolo Animali & Ambiente si augurano che il Comune accolga le suddette richieste, specialmente quelle relative al rispetto del divieto di utilizzo di ogni tipologia di botti, in particolare nell’approssimarsi del Capodanno, attraverso una idonea e capillare campagna di sensibilizzazione sull’argomento.

 

Per il “Tavolo Animali & Ambiente”

Marco Francone LAV Torino

 

 

Caro affitti: a Torino si prospetta rinnovo con un potenziale aumento medio del +20,6%

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Per le famiglie in affitto, con contratti ordinari di lungo periodo (4+4), Il canone medio per un bilocale è di €715 al mese.

Firenze prima per aumenti (+35,3%), seguita da Bologna, Genova e Napoli.

 

All’aumento dei canoni bisogna poi aggiungere un potenziale incremento delle spese condominiali, il che porterebbe per molti ad un importo totale insostenibile. Molte famiglie si vedranno obbligate a cambiare zona o addirittura città, spostandosi dove i canoni sono più bassi.

 Caro energia, crescita dei prezzi del “carrello della spesa” che a settembre 2022 (+10,9% su base annua) hanno raggiunto quelli del mese agosto 1983 e, con molta probabilità, anche caro affitti. È la situazione in cui si potrebbero trovare a breve molti cittadini e famiglie torinesi al termine del loro contratto di affitto a canone di mercato. Considerando il classico contratto di locazione ordinario di lunga durata (4+4) stipulato fra la fine del 2014 e l’inizio del 2015 a Torino e giunto quasi a scadenza, chi volesse rinnovare potrebbe trovarsi di fronte a un aumento medio del +20,6%, con un canone che potrebbe toccare in media €715 al mese per un bilocale di 70 mq. Un valore comunque inferiore alla media delle otto città metropolitane (+25,6%).

A questi dati, che si riferiscono ai canoni di locazione escluse le spese condominiali, bisognerà aggiungere gli eventuali aumenti relativi alle spese per il riscaldamento e la luce, diventando così per tanti un importo insostenibile. Molte famiglie si vedranno obbligate a cambiare zona o addirittura città, spostandosi dove i canoni sono più bassi.

Sono questi i risultati dell’analisi di Abitare Co., società di intermediazione immobiliare, che ha preso in considerazione quelli che sono i potenziali rinnovi dei contratti ordinari di lunga scadenza che dopo otto anni (4+4) devono essere appunto rivisti. La fotografia scattata fa riferimento alle otto principali città metropolitane (Milano, Roma, Bologna, Firenze, Genova, Napoli, Palermo, Torino), calcolando l’impatto che si potrebbe avere sul mercato immobiliare.

Si tratta di un dato sensibile che ha un forte impatto sociale, considerando che nel 2015 sono stati stipulati a Torino 9.351 contratti di affitto di lungo periodo (4+4), con una superficie media di 71,3 metri quadrati (oggi la superficie media è più bassa: 66,3 metri quadrati).

Gli incrementi maggiori sui canoni a Torino, divisi per zone, ovviamente impattano prima di tutto sulle aree di maggior pregio (+30,8%), mentre nelle aree centrali l’incremento è del +19,5%, in quelle semicentrali del +18% e in quelle periferiche del +14,3%.

Sul fronte dei prezzi, ad esempio, per un bilocale di 70 mq. a Torino occorrono in media circa €715 al mese, escluse le spese condominiali, ma con una notevole differenza in base alla zona: si parte da €470 nelle aree periferiche ed €610 in quelle semicentrali, per arrivare fino a €790 in centro e circa €990 per gli immobili di pregio.

Tra le città metropolitane, ai primi posti troviamo Roma con una media dei canoni mensili, sempre per un bilocale di 70 mq., pari a €1.365 e Milano con €1.300Le città meno care, come canone medio mensile, sono Palermo (€625), Torino (€715) e Genova (€750).

“Oltre alla revisione dei contratti in scadenza, con degli inevitabili aumenti, bisogna poi aggiungere un potenziale incremento delle spese condominiali (soprattutto nelle case con riscaldamento centralizzato), che porterebbe il canone totale mensile a un livello non più sostenibile per molte famiglie che, a quel punto,  si vedranno obbligate a cambiare zona o addirittura città, spostandosi dove i canoni sono più bassi – ha sottolineato Giuseppe Crupi, CEO di Abitare Co. – C’è invece chi, spinto dagli aumenti, opta per l’acquisto di una nuova abitazione, anche se le rate di mutuo sono più care causa dell’aumento del costo del denaro. L’acquisto di una nuova abitazione è inoltre sostenuto dalla migliore efficienza energetica dell’immobile che può ridurre in maniera importante le voci di spesa nel budget famigliare. In realtà – continua Crupi – quello che manca oggi sul mercato italiano è un’offerta di qualità legata al mondo degli affitti, con immobili di nuova generazione che offrono case con servizi condominiali di vario genere. Da una nostra recente indagine su un campione di 1.500 famiglie oltre l’80% ha risposto che sarebbe disposto a pagare un affitto più alto del 15%, rispetto a quanto paga oggi, per una casa nuova dotata di servizi comuni.” 

Esempio di affitto mensile per un bilocale di 70 mq.                                                          (2022, in euro, spese escluse)

Pregio

Centro

Semicentro

Periferia

Media

Roma

2.050

1.650

1.050

700

1.365

Milano

1.930

1.500

1.050

720

1.300

Napoli

1.350

1.050

760

530

925

Torino

990

790

610

470

715

Palermo

850

700

530

410

625

Genova

1.030

850

650

470

750

Bologna

1.050

820

700

580

790

Firenze

1.530

1.170

950

760

1.100

Media

1.350

1.070

790

580

945

Centro Studi Abitare Co.

Variazioni % dei canoni dopo 8 anni (2022/2015)

Pregio

Centro

Semicentro

Periferia

Media

Roma

14,4%

7,7%

24,1%

33,3%

19,9%

Milano

24,1%

15,9%

14,6%

15,1%

17,4%

Napoli

18,6%

31,4%

35,4%

26,8%

28,0%

Torino

30,8%

19,5%

18,0%

14,3%

20,6%

Palermo

35,5%

30,4%

23,3%

16,4%

26,4%

Genova

26,8%

28,3%

29,4%

29,0%

28,4%

Bologna

33,3%

22,8%

26,3%

31,6%

28,5%

Firenze

42,9%

32,5%

33,3%

32,7%

35,3%

Media

28,3%

23,6%

25,6%

24,9%

25,6%

Centro Studi Abitare Co.

 

Accademia di Medicina di Torino, sarà un interessante anno accademico

Venerdì 18 novembre alle ore 17.30, si inaugura l’anno accademico 2022/2023 dell’Accademia di Medicina di Torino, sia in presenza, sia in modalità webinar.

La prolusione sarà a cura di Giancarlo Isaia, Presidente dell’Accademia. Seguirà una relazione sul tema “Fisiopatologia, clinica e trattamento del Long Covid” tenuta da Giovanni Di Perri, Direttore della Struttura Complessa Malattie Infettive, Ospedale Amedeo di Savoia.

Il long COVID è una sindrome clinica che interessa una buona parte di coloro che hanno avuto COVID-19 e che dopo più di 4 settimane da un’infezione acuta da SARS-CoV-2 vede la persistenza o l’insorgenza di segni e sintomi legati all’infezione.

Verrà consegnato alla famiglia Dianzani il premio attribuito dal Collegium Historicorum Chirurgiae a motivo della monografia “Giacinto Pacchiotti: professore Universitario e uomo politico”, scritta dal Prof. Mario Umberto Dianzani. Verrà presentato il Giornale dell’Accademia dell’anno CLXXXIV (2022), che riporterà le relazioni tenutesi nell’anno precedente ed altre utili notizie societarie.

Si potrà seguire l’incontro sia accedendo all’Aula Magna dell’Accademia di Medicina di Torino (via Po 18, Torino), sia collegandosi da remoto al sito www.accademiadimedicina.unito.it.