Dall Italia e dal Mondo- Pagina 76

Venti violenze sessuali commesse e dieci anni di carcere per il maniaco dell’ascensore

DALLA LOMBARDIA

“Curatemi, io da solo non ce la faccio”, ha detto al giudice  prima del verdetto l’uomo  condannato a 10 anni di carcere a Milano con rito abbreviato. Si tratta di Edgar Bianchi, 40 anni, conosciuto come il “maniaco dell’ascensore”. Venne già condannato a 12 anni per una ventina di violenze sessuali a Genova, poi uscì nel 2014 dopo aver scontato 8 anni ma tornò a colpire il 27 settembre nel capoluogo lombardo, quando violentò  una 13enne sul pianerottolo di un palazzo, mentre la ragazzina tornava a casa.

Medico curò con il bicarbonato il tumore di un ragazzo

DAL LAZIO

La sua era una terapia a base di solo  bicarbonato. Il medico Tullio Simoncini, radiato dall’ordine professionale, è stato condannato a Roma a 5 anni e 6 mesi con l’accusa di omicidio colposo ed esercizio abusivo della professione.  Per l’accusa di omicidio colposo è stato condannato a due anni di reclusione anche il radiologo e collaboratore di Simoncini. Erano  entrambi accusati di avere sottoposto sei anni fa in una clinica di Tirana un 27enne di Catania  affetto da un tumore al cervello, ad una cura a base di bicarbonato di sodio. Il giovane nel 2012 si recò in Albania dove Simoncini lavorava per sottoporsi alle cure, ma dopo due giorni di somministrazione endoarteriosa  morì a seguito di una gravissima alcalosi metabolica.

Auto si cappotta, muore 31enne

DALLA TOSCANA

Un uomo di 31 anni è morto in un incidente stradale avvenuto nella notte sulla superstrada Firenze-Pisa-Livorno nei pressi di Montelupo Fiorentino. L’automobilista  ha perso il controllo della sua vettura, una Dacia duster che  è sbandata e, dopo aver urtato il guardrail, si è cappottata finendo capovolta sul tetto, strusciando sull’asfalto per  decine di metri. Il conducente viaggiava solo, e sarebbe stato sbalzato più volte all’interno dell’abitacolo. La superstrada è rimasta chiusa verso  direzione Firenze per  5 ore.

 

(FOTO: ARCHIVIO)

Mancata precedenza all’incrocio: muore diciottenne, 5 feriti

DALLA LOMBARDIA

E’ morto un  diciottenne e cinque persone sono rimaste ferite, una in maniera grave e due in modo serio, nello scontro tra due auto a un incrocio. L’incidente è  avvenuto all’alba alla periferia di Milano, alla Bovisa. Secondo la ricostruzione le vetture  si sono urtate fra le vie Emilio Cosenza e Giovanni Durando. Nella prima macchina si trovavano cinque persone, compreso il giovane morto all’istante, e  nell’altra il solo guidatore. Le due vetture sono  finite contro altre due parcheggiate. I feriti sono stati trasportati agli ospedali Niguarda e San Carlo e al Policlinico. L’incidente stradale è stato probabilmente provocato dal mancato rispetto della precedenza.

In moto senza patente, assicurazione, casco e revisione: multa da 6 mila euro

DALLA TOSCANA

Guidava lo scooter senza indossare il casco, senza mai avere ottenuto la patente, senza  assicurazione e con il mezzo privo di revisione. Il conducente, cinese, è stato multato dai vigili urbani di Prato per  6.140 euro e il ciclomotore è stato sequestrato. Gli agenti lo  avevano fermato chiedendo i documenti ma lui avrebbe mostrato solo il permesso di soggiorno , l’unica cosa in suo possesso.

Abusi sessuali sulla convivente e sui bambini

DALLA PUGLIA

Dal 2016 avrebbe abusato della propria compagna e dei due figli minorenni, compiendo continue vessazioni nei loro confronti. Accusato di violenza sessuale, i carabinieri hanno arrestato, ai domiciliari, un  55enne di San Vito dei Normanni (Brindisi). Il provvedimento è stato emesso dopo le dichiarazioni della convivente, una  straniera di 54 anni, che ha denunciato i soprusi. Questi ultimi sono stati confermati dagli  accertamenti psicosanitari e sarebbero avvenuti in un contesto di forte disagio sociale. Ora figli sono  seguiti dal servizio di neuropsichiatria infantile. La donna ha detto di essere stata costretta  a compiere e subire atti sessuali in forma violenta . Gli abusi sarebbero stati  praticati anche contro i  due bambini, minori di 14 anni, da oggi  collocati in una struttura protetta.

Fumavano troppe sigarette in casa: anziano e badante intossicati finiscono all’ospedale

DAL FRIULI VENEZIA GIULIA

Da troppo tempo non aprivano le finestre per cambiare l’aria e fumavano davvero tanto. Così un anziano  di 84 anni e la sua badante sono rimasti intossicati  a Gemona del Friuli (Udine). I soccorritori pensavano che il malore dell’uomo  fosse dovuto a una  intossicazione da monossido di carbonio per  esalazioni del gas. Ma  Vigili del fuoco e Carabinieri hanno escluso questa possibilità fatte tutte le verifiche e  si sono quindi concentrati sul fatto che i due sono grandi fumatori. L’anziano e la badante sono stati portati in ospedale e poi dimessi..

Spaventata dalle fiamme in cucina donna muore per malore

DALLA CAMPANIA

A Foglianise, Benevento, una donna di 64 anni è morta per un malore provocato per la paura di un incendio divampato nella propria casa. Probabilmente si spaventata dopo aver acceso un fornello e aver visto le fiamme divampare nella  cucina. Avrebbe cercato di fuggire e sull’uscio  avrebbe accusato il malore. I soccorsi hanno potuto solo constatare la morte.

Iran, fallisce la protesta spontanea

FOCUS INTERNAZIONALE di Filippo Re

Nove anni dopo gli iraniani ci hanno provato di nuovo ma anche questa volta non hanno avuto la forza di opporsi al regime degli ayatollah che regge il Paese con il pugno di ferro da quasi 40 anni. La contro-rivolta è subito scattata per spegnere i fuochi di paglia di una protesta sociale troppo spontanea e senza guida politica. Decine di migliaia di persone si sono radunate in tutto l’Iran per una massiccia dimostrazione di sostegno al regime dopo giorni di violenti disordini durante i quali 21 persone sono morte e oltre 450 sono state arrestate. La repressione è già in atto ma non potrà spegnere un malessere sempre più diffuso nella popolazione e destinato a propagarsi. Il potere degli ayatollah non è eterno. Come è stato imprevedibile l’avvio delle manifestazioni è difficile dire adesso cosa potrebbe succedere in futuro. Nel 2009 il movimento di opposizione dell’Onda Verde trascinò nelle strade di Teheran milioni di persone per protestare contro la rielezione truffa di Ahmadinejad ma non si diffuse nelle altre grandi città. Fu una sorta di “golpe” contro i brogli elettorali con la speranza di cambiare e migliorare dall’interno il sistema teocratico iraniano. Finì molto male: nella capitale il movimento venne brutalmente cancellato e i capi di quella rivolta sono ancora oggi agli arresti domiciliari che il presidente riformista Rouhani, rieletto nel maggio 2017, non ha mai revocato nonostante le promesse più volte ribadite in campagna elettorale. La rivolta degli iraniani si è scagliata contro il governo responsabile della crisi economica, del caro vita e della corruzione dilagante e contro la teocrazia degli ayatollah, al potere da troppi decenni. L’intenzione era quella di seppellire la Repubblica islamica e guardare altrove, gli slogan dei ribelli non hanno risparmiato nessuno, né i governanti né i vertici della Repubblica. Tutti, ai loro occhi, sono responsabili di un disagio crescente e contagioso in un Paese privato di qualsiasi libertà. Ma anche questa volta non cambierà nulla. Le proteste si sono diffuse in lungo e in largo nel Paese ma politicamente sono molto più deboli di quelle di nove anni fa. Nelle piazze iraniane manca un leader della ribellione, manca un coordinamento, non ci sono programmi precisi, c’è invece molta spontaneità nelle proteste, molta voglia di cambiare con il rischio di andare allo sbaraglio. Teheran, con i suoi nove milioni di abitanti, è rimasta relativamente ai margini della rivolta e la Guida Suprema Alì Khamenei ha potuto dormire sonni tranquilli. “I nemici dell’Iran hanno provato a minare il nostro sistema islamico con il denaro, le armi e la politica” ma non ci sono riusciti, avverte minaccioso il leader supremo della dittatura religiosa. Le Guardie della Rivoluzione e le milizie paramilitari Basiji, le forze che dominano l’economia e gli apparati di sicurezza del Paese, accusano alcuni Paesi stranieri di essere dietro le manifestazioni antigovernative accolte invece con soddisfazione da Stati Uniti, Israele e Arabia Saudita per i quali l’Iran è un rivale da abbattere o quanto meno da indebolire. I servizi segreti israeliani hanno rivelato in questi giorni che negli ultimi cinque anni Teheran ha investito miliardi di dollari in Siria e in Iraq per estendere la propria influenza nella regione. Trump non ha perso tempo e si è schierato subito dalla parte dei manifestanti e in risposta alla repressione messa in atto dal governo iraniano potrebbe decidere nuove sanzioni contro il Paese. Mancano dichiarazioni ufficiali da parte della monarchia saudita ma il giovane principe Mohammed bin Salman è impegnato in duro braccio di ferro con l’Iran per ridurne l’influenza strategica in Medio Oriente. La polizia ha sparato sulla folla e ci si chiede se finirà come nel 2009 con la feroce repressione degli oppositori. Il regime minaccia di ricorrere alla pena di morte per i reati più gravi compiuti durante gli scontri mentre i famigerati pasdaran, più forti dopo la vittoria militare in Siria, aspettano il via libera della Guida suprema, da cui dipendono, per andare a caccia dei rivoltosi. Gli studenti universitari gridano la loro rabbia, bruciano i ritratti di Rouhani e Khamenei e inneggiano perfino allo scià di Persia. In piazza contro il regime è scesa una nuova generazione composta da giovani e donne nati dopo la rivoluzione khomeinista del ’79, che odiano il sistema e vogliono reagire, chiedono libertà e un lavoro, guardano i loro coetanei in Occidente, preferiscono navigare sulla rete che obbedire alla sharia e coprirsi con il velo. La giovane, laureata e disoccupata, che si toglie il velo bianco e lo sventola davanti alla folla dei manifestanti, sapeva di finire dietro le sbarre ma l’ha fatto lo stesso ed è diventata il simbolo della protesta. Le manifestazioni sono iniziate lo scorso 28 dicembre nella grande città di Mashad, importante centro sciita nel nord-est dell’Iran, forse scatenate dalla notizia di un aumento improvviso del 50% dei prezzi delle uova e di altri generi alimentari ma gli slogan hanno subito preso di mira tutti i politici, responsabili dell’aumento della disoccupazione e delle enormi spese sostenute per la guerra in Siria e inYemen, compresi Ali Khamenei e il presidente moderato Hassan Rouhani. Ed è forte anche lo sdegno per un’economia che, malgrado l’accordo sul nucleare e la fine delle sanzioni, stenta a decollare. “Morte a Khamenei” e “Morte a Rouhani” sono gli slogan di un movimento senza leader che attacca l’intero sistema. Il movimento dell’Onda Verde che si oppose alla rielezione del presidente conservatore Mahmoud Ahmadinejad, accusato di brogli elettorali, era guidato dai leader riformisti Mousavi e Karroubi, ancora agli arresti domiciliari. I rivoltosi rimproverano al presidente Rouhani di non aver ancora realizzato le sue promesse sui diritti umani e di non aver ottenuto benefici reali per la gente con l’accordo internazionale del 2015 sul nucleare che ha permesso la revoca di sanzioni internazionali contro la Repubblica Islamica. Per la gente della strada non è cambiato molto, anzi molti iraniani ultraconservatori rimpiangono la presidenza Ahmadinejad di cui ricordano la pioggia di sussidi elargiti alle fasce più povere della popolazione e festeggiano proprio in questi giorni la sua rielezione a presidente nel 2009. Dietro le proteste si può scorgere quindi la mano della fazione più conservatrice schierata contro l’esecutivo di Rouhani. Ma è difficile rimpiangere la politica economica di Ahmadinejad che fu disastrosa per otto anni. I problemi economici restano gravi nel Paese. Un terzo della popolazione vive sotto la soglia di povertà, in cifre circa 30 milioni di persone. La disoccupazione è al 12%, secondo i dati ufficiali, ma in realtà avrebbe superato il 20 per cento, (oltre il 30% per i giovani che sono più della metà degli iraniani), mentre l’inflazione è risalita al 10 per cento. Il futuro politico dell’Iran resta denso di incognite. Tutti i centri di potere del Paese restano saldamente nelle mani dell’anziano leader Ali Khamenei e, in mancanza di un erede, di un vice Khamenei, la transizione verso la nuova Guida Suprema del Paese è ancora tutta da definire.

 

 

Attraversa a piedi la tangenziale, muore investito

DAL FRIULI VENEZIA GIULIA

Era di Pordenone ma residente a Udine, il 42enne morto investito lungo la tangenziale ovest di Udine, all’altezza dell’uscita di Feletto Umberto, prima dell’ingresso al casello dell’autostrada di Udine Nord. La Polizia stradale è intervenuta sul posto con i Vigili del fuoco e i soccorsi sanitari. Secondo la ricostruzione, il pedone sarebbe stato investito mentre attraversava la tangenziale a piedi, da un pullmino di una società sportiva sciistica.