Dall Italia e dal Mondo- Pagina 75

Uccide a colpi di mannaia la moglie e un bimbo di tre anni

DALLA LOMBARDIA

Dramma della follia questa mattina a Cremona, dove una donna di 46 anni è stata uccisa dal marito 51enne a colpi di mannaia nella loro abitazione. La vittima  è di nazionalità cinese come il consorte. La polizia ha trovato un bimbo di 3 anni agonizzante, il figlio di amici della coppia. Il bambino è  stato portato in condizioni disperate all’ospedale Maggiore di Cremona dove è morto poco dopo l’arrivo.  Gli agenti chiamati dai vicini sono entrati in casa e hanno visto l’uomo che impugnava ancora la mannaia. E’  stato ammanettato e portato in carcere.

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Morti e maltrattati: quella casa di riposo era un lager

DALLA SARDEGNA

Una condanna a cinque anni di reclusione per R. S. e per G. L. M. , la direttrice e il presidente della casa di riposo di Nuoro, accusati di abbandono di incapace, somministrazione di farmaci scaduti e omicidio colposo. Così ha deciso la Corte d’Assise. Nell’istituto di ricovero di via Aosta si erano verificati diversi casi di maltrattamenti agli anziani e alcune morti sospette. Per abbandono sarebbero morti  una pensionata, gettatasi da una finestra, e un anziano all’ospedale San Francesco per disidratazione. Invece un altro ospite riportò un trauma al bulbo oculare.Il Pm ha sottolineato  la carenza di personale, causa principale  delle condotte negative sugli ospiti. I 44 pazienti erano assistiti da 3 o 4 operatori, per legge dovevano essere 7.

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Professore colto da infarto muore davanti agli studenti

DAL FRIULI VENEZIA GIULIA

Un insegnante di disegno, l’architetto Stefano Tessadori, 64 anni, colpito da infarto è morto nell’atrio del liceo scientifico “Grigoletti” di Pordenone, dove insegnava da anni. E’ successo davanti ad alcuni bidelli e agli studenti, nel cambio d’ora e nella ricreazione. Soccorso dal personale sanitario e dai vigili del fuoco, la cui caserma confina con l’istituto superiore, il professore è rimasto in arresto cardiaco per più di mezz’ora, prima di essere trasferito in ambulanza in ospedale, dov’è morto pochi minuti dopo.

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(foto archivio)

Ciò che resta di Aleppo

FOCUS INTERNAZIONALE  di Filippo Re

Aleppo distrutta, devastata dalla guerra come molte città europee nella seconda guerra mondiale, lentamente rinasce. Ma è una rinascita difficile dopo la demolizione totale della parte orientale della città. Capire il dramma degli aleppini, che erano quasi due milioni prima del conflitto, significa comprendere che ciò che fino al giorno prima era una normalità, come uscire di casa, fare la spesa, andare al ristorante o al cinema, incontrare gli amici o fare sport, nell’arco di poche ore e di pochi giorni è diventato impossibile. La città è stata sepolta da un diluvio di bombe ed è iniziata la lotta per la sopravvivenza. Una catastrofe si è abbattuta su una delle località più importanti della Siria, il centro economico e finanziario del Paese, lasciando solo distruzione e morte. Partendo dalle sofferenze quotidiane degli aleppini e dal dramma della guerra, il giornalista e scrittore Domenico Quirico, testimone oculare della tragedia di Aleppo, ha trasformato per una volta i suoi lavori letterari sulla guerra siriana come l’ultimo libro, “Succede ad Aleppo”, (Laterza 2017) in una mostra sulla città distrutta, allestita a Palazzo Mazzetti ad Asti, e rivolta soprattutto agli studenti, affinchè sappiano cos’è l’orrore della guerra e si fermino a riflettere di fronte a tali immagini di morte e devastazione. Aleppo come Dresda nel 1945, o più recentemente, come Hama nella stessa Siria, fatta parzialmente spianare da Hafez al Assad, padre di Bashar, nel 1982 per soffocare nel sangue la rivolta armata dei Fratelli Musulmani o come Grozny, la capitale cecena, seppellita dalle bombe di Putin alla fine degli anni Novanta per eliminare i terroristi islamici. Benvenuti nella tragedia quotidiana di Aleppo. Un percorso multimediale, costruito con video, installazioni, poche fotografie, angoli della città siriana ricreati nei sotterranei dell’antico palazzo astigiano, tra calcinacci e muri scrostati, in modo da immergere il visitatore tra le macerie delle case degli aleppini che, con le voci di attori, raccontano la tragica realtà del conflitto vissuto ogni giorno. C’è il cecchino che spara nel mucchio, le donne velate che fanno la fila per il pane, studenti e insegnanti tra banchi di scuola recuperati in mezzo alle rovine, migliaia di famiglie in fuga dalle bombe e dai massacri. “Ecco come si uccide una città intera, spiega Quirico, smontandola a poco a poco, tagliando le vene delle strade e schiacciando sotto le macerie le piazze, le botteghe, i caffè, le moschee. Gli abitanti di Aleppo hanno vissuto ogni giorno sofferenza e dolore, un rapporto quotidiano, continuo e martellante tra la propria vita e la paura di morire da un momento all’altro”. Come raccontare tutto questo? Come trasferire ai visitatori il senso di sofferenza e di dolore vissuto dagli aleppini? L’unico modo possibile, secondo Quirico, era quello di far entrare direttamente le persone nella fotografia della sofferenza e immergerle in questa storia di orrore e brutalità. “Uscendo dalla mostra non bisogna provare indifferenza ma, al contrario, rabbia, ripugnanza e vergogna per quel che è accaduto e che non siamo riusciti a impedire, sentire dentro di noi quel dolore e quel tormento che hanno marchiato gli aleppini per cinque lunghi anni di guerra. La storia di Aleppo è una storia tremenda ed è difficile capire come gli uomini di questo tempo sono riusciti a sopportare questa immane tragedia”. La mostra, promossa dalla Fondazione Palazzo Mazzetti insieme al Comune di Asti e alla Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, è stata creata da Domenico Quirico su progetto di Federico Bollarino. É aperta al pubblico a Palazzo Mazzetti ad Asti fino al 20 maggio con orario 10.30-18.30 (dal 1 marzo gli orari varieranno).

Filippo Re

 

AUTO SFONDA ROTONDA E FINISCE CONTRO UN MURO, MUORE 35ENNE

DALL’EMILIA ROMAGNA

Un altro incidente mortale sulle strade italiane. Nella notte sulla Strada Provinciale 51 in località Salvaterra nel comune di Casalgrande, nel Reggiano un 35enne di Rubiera è morto  finendo con la propria Ford Focus contro il muro di una azienda dopo avere sfondato  una rotonda. E’ stato colpito violentemente dei cartelli e ha continuato  la marcia per  un’ottantina di metri fino  a schiantarsi contro il muro. L’uomo è morto sul colpo per le gravi lesioni riportate. Aperta una inchiesta dalla Procura reggiana.

Donna investita non ce la fa: muore dopo due giorni di agonia

DALLA LIGURIA

La  donna di 70 anni investita  a Campomorone, in Liguria è morta dopa 48 ore. Stava camminando in strada quando una vettura l’ha investita scaraventandola sull’asfalto. I medici del 118  l’hanno trasferita al pronto soccorso dell’ospedale Galliera in condizioni critiche. Sotto inchiesta il conducente, un uomo di 57 anni.

Sciatore si scontra con una ragazza di 22 anni sulle piste. Lei è grave, lui è fuggito

DAL FRIULI VENEZIA GIULIA

Una  sciatrice di 22 anni è  in gravi condizioni dopo lo scontro in pista con uno sciatore che si è allontanato poco dopo l’arrivo dei soccorsi. L’incidente è avvenuto sul Monte Varmost a Forni di Sopra, Udine). In base la ricostruzione fatta dai carabinieri  di Tolmezzo , la giovane stava sciando quando, per motivi ancora da accertare, si è scontrata con l’altro sciatore. I militari dell’Arma sono impegnati a cercarlo e hanno lanciato un appello perché si presenti .

 

(FOTO ARCHIVIO)

Badante picchiava anziana da mesi

DALLA CALABRIA

Per diversi mesi avrebbe  picchiato e minacciato un’anziana donna che assisteva come badante. Una romena di 60 anni, è stata arrestata dai carabinieri, a Reggio Calabria, con l’accusa di maltrattamenti, lesioni, percosse e minacce. L’anziana era assistita per motivi di salute dalla sessantenne, che era stata assunta come badante. La figlia dell’anziana, dopo avere notato la presenza di alcuni lividi sul corpo della madre, ha chiesto spiegazioni alla badante,  la quale ha detto che  si trattava di ematomi per  cadute accidentali. Ma la badante è stata incastrata dalle immagini di una telecamera nascosta nell’abitazione.

MILANO, PIANTATO UN PICCOLO ULIVO PER LA PACE    

CRONACHE ITALIANE DALLA LOMBARDIA

Un ulivo in memoria di tutte le persone cadute nell’adempimento del dovere.

 

Nei giardini di via De Castillia, a Milano, accanto alla Casa della Memoria e di fronte al palazzo della Regione, si è tenuta una cerimonia ideata e fortemente voluta dall’Associazione Lombardia-Israele, presieduta dal Professor Enrico Mairov, e dal Municipio 9 del Comune di Milano, insieme a numerose altre Associazioni. In memoria di tutte le persone, cadute in Italia nell’adempimento del dovere, è stato piantato un piccolo ulivo.  L’ulivo proveniva dalla Foresta presidenziale di Tzorà, non lontana da Gerusalemme, dove una delegazione italiana, guidata dai magistrati Piercamillo Davigo e Stefano Amore, nel mese di settembre, a venticinque anni dall’assassinio di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, aveva piantato un bosco di 27 alberi, dedicati ai giudici italiani caduti in servizio per la Patria. Nella carrellata di discorsi e riflessioni, dopo il benvenuto di Giuseppe Lardieri, presidente del Municipio 9, e del ministro di Israele Ofra Fahri, è intervenuto Sergio Castelbolognesi presidente di KKL Italia (Keren Kayemeth LeIsrael), la più antica organizzazione ecologica al mondo, fondata nel 1901, che da oltre un secolo opera a beneficio dello sviluppo, della bonifica e del rimboschimento della terra di Israele e di molti altri Paesi. Piantando alberi su alberi, Israele ha vinto il deserto, trasformandolo in foreste e giardini. “Faremo fiorire il deserto” già aveva promesso David Ben Gurion, negli anni Trenta. E così è stato. Quello che colpisce ancora di più è che, come da consuetudine, non la sola Israele usufruisce delle ricerche innovative dei propri scienziati, ma quelle stesse diventano preziosi contributi per altre realtà, per tutta l’umanità infine. Piantare alberi fa parte della tradizione ebraica: si sono sempre piantati alberi per festeggiare la nascita di un bambino, o per accompagnare e ricordare un defunto. Si pianta un albero per le generazioni future, come importantissimo filo per legare tra loro passato e presente. Piantare un albero significa rinnovare la vita, creare ponti, avere fiducia e speranza in rapporti buoni tra noi e gli altri. Questa tradizione fonda la sua origine sull’Albero della Vita ebraico, la cui base sta sulla terra e la cui cima s’innalza fino al cielo. Attraverso quello, le anime sono scese, per poi risalire, nel proprio cammino evolutivo, attraverso i tre pilastri di Amore, Forza e Compassione. Quanti auspici cela in sé un minuscolo ulivo simbolo di Pace, piantato a settant’anni dalla fondazione dello Stato di Israele. Questo di Milano amplia il proprio respiro, nel suo essere dedicato, non solo ai magistrati e alle Forze dell’Ordine, ma anche a tutte le persone che silenziosamente e nascostamente, giorno dopo giorno, compiono il proprio dovere e sono “modelli di coraggio” come ricordato, nel proprio intervento, dal Magistrato Piercamillo Davigo, che ha anche sottolineato l’importanza di trasmettere alle nuove generazioni i nostri valori, per impedire che si disperdano. A tutti questi – invisibili ma importantissimi – si rivolge infatti il progetto “Lombardia Regione Sicura” del prof. Enrico Mairov: “ispirandosi al modello israeliano, si aggiunge alla sicurezza, connotata come “ordine”, quella sanitaria assicurata a prezzi ragionevoli, e anche a distanza, a tutte le categorie deboli partendo da anziani, fragili, malati.  “Albero, vita e cure a Milano” è stato infatti il tema anche dell’intervento del Dottor Renato Gandini a ribadire che dal piccolo può nascere e crescere il grande, che i miracoli infine esistono. Basta crederci. “Se lo vorrete non sarà un sogno! già affermò Theodor Herzl, nell’agosto 1897, quando si riunì a Basilea il primo congresso sionista.

 

 

L’iniziativa è stata sostenuta da:

Municipio 9 del Comune di Milano,

Keren Kayemeth LeIsrael,

Associazione F.A.B.I.I.U.S.,

Associazione Lombardia-Israele,

Nova Itinera –Percorsi del diritto nel XXI secolo,

Mediterranean Solidarity Association,

KKL Italia Onlus,

N’nai B’rith Milano,

Walking Angels,

Associazione Vittime del Dovere,

Associazione Nazionale Amici d’Israele.

Professore abusava della studentessa minorenne

DAL LAZIO

Avrebbe  abusato sessualmente di una sua studentessa minorenne durante le ripetizioni private nei locali dell’istituto Massimo di Roma, all’ Eur. E’  stato arrestato dalla polizia un insegnante di italiano e latino  di 53 anni, dopo la denuncia dei genitori della ragazza. Il professore avrebbe anche  utilizzato il cellulare per inviare messaggi alla ragazza, intercettati  dai genitori insospettiti anche dallo strano comportamento nei loro confronti . I due hanno scoperto che da due mesi loro figlia era vittima di abusi sessuali nell’aula  dove il professore – docente delle medie che dà ripetizioni ai ragazzi delle superiori – teneva lezioni private. Si tratta di un’aula diversa da quella dove si svolge la normale attività scolastica.