Dall Italia e dal Mondo- Pagina 23

Giornata mondiale delle api:  Slow Food lancia la campagna Slow Bees

Il 20 maggio, in occasione della Giornata mondiale delle api, Slow Food lancia la campagna internazionale “Slow Bees”. Obiettivi dell’iniziativa: difendere gli impollinatori e assicurare maggiore eco e visibilità alle minacce che colpiscono le api, gli altri insetti impollinatori, le piante e la biodiversità.

Circa il 75% delle coltivazioni alimentari dipende dall’impollinazione animale. Secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao), oggi le colonie di api sono soggette a livelli di estinzione che sono da 100 a 1000 volte più elevati del normale. La responsabilità? Dell’uomo e dall’uso e abuso di pesticidi in agricoltura. Per far fronte a questi dati allarmanti, in occasione della Giornata mondiale delle api, attivisti, comunità e Condotte Slow Food pianteranno arbusti o alberi biologici da fiore per offrire alle api un nutrimento privo di pesticidi. Una mobilitazione lanciata a livello globale tra tutta la rete della Chiocciola e non solo: chiunque può partecipare, piantando fiori e alberi biologici e condividendo il lavoro fatto sui propri canali social usando gli hashtag #onetreeforahive, #plantoneforpollinators e #slowtreesforbees. «Siamo convinti che parlare e far conoscere il mondo di api e impollinatori sia il segreto per osservare, conoscere, misurare e proteggere la biodiversità, mettendo in primo piano le conoscenze tradizionali riguardanti le pratiche agricole sostenibili. Non possono esserci impollinatori sani senza un numero sufficiente di fiori biologici per tutto il periodo vegetativo: ecco perché è fondamentale agire adesso!» commentano gli apicoltori Jennifer Holmes (Florida), Terry Oxford (California) e Guido Cortese (Italia), coordinatori delle attività di Slow Food per la Giornata mondiale delle api. Simbolicamente, il 20 maggio alcuni rappresentanti di Stati membri dell’Unione Europea si incontreranno per discutere l’attuazione degli standard per la valutazione della tossicità, ovvero il Bee Guidance Document elaborato dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) già nel 2013, e che comprende anche la proposta di protocolli più adeguati e cautelativi  in caso di valutazione dell’autorizzazione di nuove molecole. Questi infatti non sono ancora stati adottati in tutta Europa e si persevera con le farse pseudo-precauzionali, per l’ostinata opposizione degli Stati membri dell’Ue e delle filiere agrochimiche. Per completezza di informazioni, aggiungiamo che l’Efsa ha applicato appieno le nuove norme solo nella valutazione dei tre neonicotinoidi (imidacloprid, clothianidin e thiamethoxam), vietati in Unione Europea nel 2018. Finora, i governi nazionali europei non hanno applicato le linee guida dell’Efsa in tutte le altre decisioni riguardanti i pesticidi. Per questo Slow Food chiede che queste linee guide vengano adottate al più presto e fa parte di una coalizione di organizzazioni della società civile che chiedono a chi detiene il potere di salvare le api e una maggiore trasparenza nel processo di valutazione del rischio. Qualche giorno fa si è svolta in diverse città europee un’azione congiunta: apicoltori e organizzazioni ambientaliste hanno consegnato una petizione firmata da più di 230.000 europei ai ministri nazionali dell’Agricoltura in 7 capitali europee, chiedendo di migliorare il modo in cui l’Unione testa i nuovi pesticidi. Il gruppo locale di apicoltori e attivisti Slow Food ha rivolto tali richieste al ministro delle politiche agricole, alimentari, forestali e del turismo Marco Centinaio chiedendo al governo italiano di proteggere davvero le api dai pesticidi tossici. Slow Food teme che, in assenza di regole precise, continuino a essere usati molti pesticidi letali per le api e che altri vengano messi in commercio, rendendo inutili i tanto celebrati divieti europei sui neonicotinoidi dell’anno scorso. Slow Food sa bene che, per salvare le api, l’Unione Europea deve bandire tutti i pesticidi letali per questi insetti, non solo tre oggi vietati.

Emiliano Racca interviene al convegno di Marcon (Venezia) su ‘Identità regionali ed autonomia solidale’

Si è tenuto sabato 18 maggio, all’Antony Palace Hotel di Marcon, comune
della Città Metropolitana di Venezia, il convegno ‘Le identità regionali
protagoniste dell’autonomia solidale’
Ad organizzarlo erano il Patto per
l’autonomia del Veneto e il Patto per l’autonomia friulano. All’iniziativa
hanno preso parte esponenti di partiti e movimenti autonomisti di Veneto,
Alto  Adige,   Lombardia,   Toscana   (in   teleconferenza)   e   Piemonte.   E   il
segretario/tesoriere   del   Comitato  Autonomia   Piemont,   Emiliano   Racca
cuneese (che è componente del coordinamento di presidenza con Carlo
Comoli, torinese e Massimo Iaretti, monferrino) ha preso parte alla tavola
rotonda, moderata da Luigi Bacialli, direttore di rete Veneto ed Antenna 3:
‘Quali   strategie   per   l’autonomia   dei   popoli   ?   Progetti   e   soluzioni   per
riformare l’Europa’, insieme a Roberto Agirmo, presidente del Patto per
l’autonomia   Veneto   ed   Herbert   Dorfmann,   europarlamentare   della
Sudtiroler   Volskpartei.   Racca   ha   spiegato   l’esperienza   piemontese   del
Comitato, nato verso la fine del 2018 dall’incontro di alcuni movimenti
politici e culturali del mondo dell’autonomia (che mantengono comunque
la loro identità) avvenuto in occasione della comune presa di posizione
contraria al passaggio alla Lombardia della Provincia del VCO, sottoposta
alla   consultazione   referendaria.   Racca   ha   evidenziato   che   il   Comitato
Autonomia Piemont intende superare i pregiudizi e le contrapposizioni
esistenti nel mondo autonomista che in passato hanno spesso fatto da freno
all’idea autonomista, guardando invece avanti verso una Europa rinnovata,
dei   popoli   e   delle   regioni.   E   in   questo   senso   intende   promuovere   la
costituzione di una Consulta dei popoli del Piemonte che riconosca al suo
interno le varie culture, piemontese, occitana, franco-provenzale, walser,
esistenti   nel   territorio   subalpino,   peraltro   già   prevista   dallo   statuto   del
Movimento Progetto Piemonte. Il Comitato Autonomia Piemont, inoltre,
sta   attivamente   collaborando   con   alcuni   Comitati   contro   le   fusioni   di
Comuni in Piemonte e ha organizzato sul tema un convegno a Quagliuzzo
nel   torinese.   E   intende   chiedere   al   nuovo   presidente   della   Regione
Piemonte ed al nuovo Consiglio Regionale, non appena sarà insediato, una
modifica della legge regionale sulle fusioni in senso più rispettoso della
volontà dei cittadini.

Precipita nel vano ascensore e muore

DALLA SICILIA
Un pensionato, ingegnere di 72 anni è morto ad Agrigento dopo essere precipitato nel vano ascensore di  un centro commerciale. La procura ha aperto un’indagine per omicidio colposo, al momento contro ignoti,  e ha disposto l’autopsia. Le immagini della  videosorveglianza mostrano l’uomo mentre si avvia verso la porta di servizio dello stabile che conduce all’ascensore. Sono già stati ascoltati i responsabili della società incaricata della manutenzione dell’ascensore. Gli investigatori hanno appurato che l’ascensore verrebbe usato soprattutto come montacarichi, poiché al primo piano dell’edificio si accede dall’esterno, da una rampa dove c’è  un parcheggio.

Autonomisti a Venezia

Sabato 18 maggio, all’Antony Palace Hotel di Marcon, comune della Città Metropolitana di Venezia, si tiene un convegno sul tema de ‘Le identità regionali protagoniste dell’autonomia solidale’, organizzato dal Patto per l’autonomia del Veneto e dal Patto per l’autonomia friulano. All’importante convegno prende parte anche una delegazione del Comitato Autonomia Piemont, guidata dal segretario/tesoriere, Emiliano Racca (che è componente del coordinamento di presidenza con Carlo Comoli e Massimo Iaretti), il quale prenderà parte, nel pomeriggio alla tavola rotonda ‘Quali strategie per l’autonomia dei popoli ? Progetti e soluzioni per riformare l’Europa’, insieme a Roberto Agirmo, presidente del Patto per l’autonomia Veneto, Erik Lavelaz, presidente dell’Union Valdotaine, ed Herbert Dorfamann, europarlamentare della Sudtiroler Volskpartei. A moderare sarà il direttore di Rete Veneto e Antenna 3, Luigi Bacialli. Seguirà un’altra tavola rotonda su ‘Autonomia estesa a tutte le regioni: i vantaggi economici e giuridici’ con il consigliere regionale del Patto per l’autonomia Friuli, Massimo Moretuzzo, il costituzionalista Daniele Trabucco, l’economista Gian Angelo Bellati e l’avvocato Luca Azzano Cantarutti.
 

Lungo la rotta balcanica

Viaggi compiuti spostandosi solo con mezzi pubblici, per incontrare e dare voce ai vissuti di donne e uomini, protagonisti loro malgrado di una delle più tragiche pagine della storia dell’umanità del nostro tempo
 

Lungo la rotta balcanica” è il racconto di un viaggio sulla principale porta d’ingresso all’Europa e per la quale sono transitate oltre un milione di persone. Anna Clementi, operatrice e mediatrice linguistico-culturale presso il Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati di Venezia, ha vissuto per alcuni anni in Siria e in Palestina. Diego Saccora opera all’interno del sistema di accoglienza del Comune di Venezia nell’ambito dei minori stranieri non accompagnati e da tempo è impegnato nel promuovere iniziative a favore dei giovani in Bosnia Erzegovina. Insieme hanno scritto questo libro importante, pubblicato da Infinito Edizioni. Due viaggi. Il primo, nel 2015, dall’Italia alla Grecia, da Venezia a Idomeni, in direzione “ostinata e contraria” del flusso dei migranti.L’altro,un anno dopo, attraverso Slovenia,Croazia,Serbia, Macedonia, Grecia, Albania e Kosovo. Viaggi nel fango dei campi profughi, in mezzo a donne e bambini incatenati dalla burocrazia; tra le reti e i muri che hanno reso di nuovo l’Europa un continente diviso e ostile; tra sogni che s’infrangono contro la dura realtà fatta di respingimenti e di campi di raccolta in Grecia e in Turchia e in qualunque altro Paese non faccia parte dell’Unione europea. Viaggi compiuti spostandosi solo con mezzi pubblici, per incontrare e dare voce ai vissuti di donne e uomini, protagonisti loro malgrado di una delle più tragiche pagine della storia dell’umanità del nostro tempo.

.

Questo libro, come scrive il giornalista Lorenzo Trombetta, che vive e lavora in Libano dal 2005, dove è uno dei due corrispondenti per l’ANSA dal Medio Oriente,“si inserisce nello sforzo di raccogliere quante più storie possibile perché rimangano oltre la cronaca destinata all’oblio. Perché nessuno merita d’essere dimenticato”. Viaggi lungo la “balkan route”, fuggendo dal dramma del conflitto siriano, da fame e guerra, violenze e assoluta negazione di ogni futuro. Persone che impiegano anni che sembrano secoli in questo doloroso peregrinare. Storie di chi proviene da Bab Amro, uno dei sobborghi che fino al 2011 era tra i più depressi di Homs, terza città del Paese e polo industriale della Siria prima del conflitto. Di chi di dal 2012 è stato costretto a vivere in tende e catapecchie tra Tripoli, in Libano, e il confine siriano. In patria erano imbianchini, artigiani, tassisti, operai. Alcuni avevano possedevano terreni, tutti avevano la casa di proprietà. Avevano una dignità e riuscivano ad arrivare a fine mese. Ora gioiscono, e discutono, perché uno di loro è riuscito ad arrivare vivo all’altro capo del mondo – nei paesi scandinavi come la Svezia che appare quasi come la terra promessa – pagando poco più di cinquemila euro. Ogni storia ne apre altrettante, innumerevoli, infinite.Disperderle, dimenticarle equivarrebbe ad un misfatto insopportabile, intollerabile. Quindi vanno raccontate, oltre alla cronaca che dura lo spazio di un fotogramma, di qualche riga su un quotidiano. Si possono costruire altri muri, raddoppiare il filo spinato ma i confini non possono fermare chi è disperato, trascorre notti e giorni all’addiaccio, nei campi, sotto la pioggia, con poca acqua e scarso cibo. “Lungo la rotta balcanica” racconta, con lucida intensità, la forza e la dignità di questi “esiliati” che esercitano il diritto di attraversare i territori alla ricerca di una speranza, dopo aver voltato le spalle a guerre, rapine e violenze.

Marco Travaglini

 

Le foto sono di Paolo Siccardi, giornalista e fotoreporter free-lance torinese

Biennale di Venezia: i temi “sociali” dell’America

Presentati  da Brooke Kamin Rapaport, Daniele Radini Tedeschi, Margarita Sanchez Prieto

Ottantasette sono i paesi partecipanti alla 58.Esposizione Internazionale d’Arte- La Biennale di Venezia, tra cui quattordici i paesi relativi all’America Meridionale, Centrale e Settentrionale.
Stati Uniti, Canada, Messico, Guatemala, Uruguay, Cuba, Grenada, Haiti, Repubblica Dominicana, Antigua e Barbuda, fino a scendere in Brasile, Argentina, Perù e Cile, questi sono i protagonisti in Laguna del continente americano.  Il caso forse più emblematico che interpreta e riflette sulla mostra May You Live In Interesting Times è quello del Venezuala con il suo padiglione chiuso all’interno dei Giardini dal titolo Metáfora de las tres ventanas Venezuela: identidad en tiempo y espacio. I problemi politici del Venezuela sono amaramente noti a tutti, con la repressiva dittatura di Maduro combattuta dalla popolazione bisognosa di libertà e diritti, supportata in questa lotta da Juan Guaidò e da Leopoldo López. Un Venezuela in piena guerra civile, con il popolo sfinito, senza farmaci e supporti umanitari, che avrebbe portato in Laguna una mostra diretta da Oscar Sottillo Meneses con lavori di Natalie Rocha Capiello, Ricardo García, Gabriel López e Nelson Rangelosky. Per l’America Centrale sicuramente degni di nota sono il Padiglione Cuba, presso l’Isola di San Servolo, diretto da Margarita Sanchez Prieto con gli artisti Alejandro Campins, Alex Hérnandez, Ariamna Contino e Eugenio Tibaldi laddove ognuno di essi riflette sulla relazione uomo ambiente. Entorno aleccionador (A Cautionary Environment), questo il titolo della mostra, condivide l’idea che le azioni dei singoli siano rilevanti per tutti noi e abbiano ricadute su luoghi e ambiti diversi. Al contrario lo scenografico padiglione del Guatemala, curato da Stefania Pieralice, dal titolo Interesting State, è dedicato alla violenza sulle donne ponendo a confronto il raffinato omaggio a Frida Kahlo, vittima ed eroina, con i volti sfigurati di Elsie Wunderlich fino a giungere alle mani tatuate maschili e femminili di Marco Manzo colte in contrapposizione tra loro. Sempre per il Centro America un posto di massima importanza è riservato al lavoro del curatore Daniele Radini Tedeschi che ha portato il Grenada, con la mostra Epic Memory, a conseguire un notevole successo di pubblico e critica. Il Padiglione riflette sull’identità culturale dei paesi caraibici con risvolti riguardanti integrazione e immigrazione trattati dagli artisti Dave Lewis, Billy Gerard Frank, Shervone Neckles, Amy Cannestra, Franco Rota Candiani, Roberto Miniati e dal collettivo CRS avant-garde. Guatemala e Grenada sono entrambi presso il Palazzo Albrizzi Capello in Cannaregio assieme alla Repubblica Dominicana che per la prima volta fa ingresso in Biennale con un proprio padiglione. Per l’America Settentrionale non si può non apprezzare ai Giardini il Padiglione Stati Uniti con la mostra Liberty/Libertà diretta da Brooke Kamin Rapaport con opere di Martin Puryear che riflette sul rapporto artista cittadino attraverso i valori democratici alla base della civiltà.
 
Nella foto i curatori: Brooke Kamin Rapaport, Daniele Radini Tedeschi, Margarita Sanchez Prieto

Disabile muore nell'incendio scoppiato in casa

DALLA LIGURIA
Un 75enne disabile è morto ieri sera nell’incendio  nel suo appartamento a Genova. L’anziano era in casa con la moglie e il figlio che si sono invece  salvati e hanno chiamato i soccorsi. L’uomo avrebbe lasciato una sigaretta accesa nella camera dove era coricato a letto. La moglie e il figlio si trovavano in un’altra stanza quando si sono accorti del fumo, ma a causa delle fiamme non sono riusciti a salvarlo.
 
(foto archivio – il Torinese)

BIMBA DI DUE MESI TROVATA MORTA IN CASA

DALLA LIGURIA
Una bambina di due mesi è stata trovata morta stamane nella sua abitazione nel centro storico di Genova. Dovrebbe trattarsi di una morte naturale. Sul posto sono accorsi i medici del 118 e la polizia, dopo che i genitori, una coppia di cittadini ecuadoriani, hanno chiamato i soccorsi. I sanitari hanno contattato l’ospedale Gaslini per il protocollo sulle morti in culla.

CONI e MOIGE da oggi insieme per combattere il bullismo e il cyberbullismo nello sport

Il Presidente del CONI, Giovanni Malagò e la Presidente del MOIGE, Maria Rita Munizzi, hanno sottoscritto  a Roma un Protocollo d’intesa finalizzato a contrastare ogni forma di bullismo o cyberbullismo, coinvolgendo il mondo scolastico e l’associazionismo sportivo per favorire una conoscenza aggiornata del fenomeno e fornire alcuni pratici strumenti di contrasto, per una corretta educazione e formazione dei ragazzi, anche all’uso delle nuove tecnologie.

In particolare, obiettivi concreti del protocollo saranno: favorire la diffusione nel mondo dello sport di progetti educativi per i minori ma anche per dirigenti, insegnanti, allenatori e genitori, con l’obiettivo di prevenire le varie problematiche inerenti il disagio minorile e favorire un corretto stile di vita; promuovere i principi del gioco corretto e del fair play, anche in rete, per sensibilizzare e formare i ragazzi e le ragazze sull’uso corretto delle nuove tecnologie e diffondere la cultura della “navigazione” consapevole in rete, fornendo sostegno, aiuto e consigli ai minori e alle loro famiglie; promuovere le azioni del “Centro mobile di sostegno e supporto per le vittime del cyberbullismo”, nato con l’obiettivo di voler assicurare un aiuto e sostegno concreto ed immediato alle vittime, alle famiglie e alla comunità locale, dando supporto su questo tema anche alle società sportive.

“Lo sport è un baluardo della nostra società insieme alla famiglia e alla scuola ed occupa un ruolo molto importante nella formazione dei giovani. È quindi indispensabile dare il nostro contributo”, afferma il Presidente del CONI, Giovanni Malagò. “Sono orgoglioso di questa intesa che ci consentirà di lavorare a fianco del MOIGE e di proseguire nella nostra opera di formazione e di sensibilizzazione dei nostri dirigenti, tecnici e, in particolare, dei nostri ragazzi e dei loro genitori, tutelando quei valori di inclusione e rispetto che contraddistinguono da sempre il nostro mondo. Insieme, facendo squadra, possiamo vincere una partita così importante per la crescita e il benessere dei nostri giovani”, conclude Malagò.

“La collaborazione con il CONI ci consente di essere ancora più vicini ai minori e alle famiglie che, praticando attività sportive si trovano coinvolti in atti di bullismo o cyberbullismo” – dichiara Maria Rita Munizzi, Presidente nazionale del MOIGE. “Vogliamo sensibilizzare i presidenti delle società sportive, i tecnici, gli operatori, ma anche i genitori per coinvolgerli in questa battaglia per il futuro e il benessere dei nostri figli. Il nostro compito, anche come genitori, è essere presenti e raggiungibili, incontrare tutti coloro che hanno bisogno di aiuto e sostegno. È molto importante continuare a parlare di bullismo e cyberbullismo ai nostri ragazzi e ai loro genitori per prevenire il verificarsi di nuovi episodi. Solo accrescendo le conoscenze sul fenomeno in ottica di prevenzione, si contribuisce a combatterlo”, conclude Maria Rita Munizzi.

Dai dati rilevati da una recente ricerca dell’Università Europea di Roma per il MOIGE su 2.778 ragazzi dagli 8 ai 18 anni emerge che circa il 21% del campione abitualmente gira video e li diffonde tramite i social. Il 31% ammette di essere stato un “bullo”, facendo girare video imbarazzanti per prendere in giro i compagni e 1 su 2 condivide immagini personali. Un dato allarmante soprattutto se pensiamo al fenomeno del sexsting. Emerge, infine, un basso controllo sulla vita online dei ragazzi: il 63% del campione esplora il web in solitudine, nella propria stanzetta o in giro per casa con un pc portatile.

Con questa campagna, da oggi, MOIGE e CONI agiranno coinvolgendo le società sportive e le scuole con azioni concrete, attraverso le proprie strutture.

Travolta mentre attraversa la strada, donna gravissima

DALLE MARCHE
Purtroppo non solo nelle autostrade e nelle strade statali, ma anche nei centri urbani  gli incidenti stradali sono numerosi e dalle conseguenze spesso gravi. E’ ricoverata in gravissime condizioni ad Ancona una 52enne  investita da un’auto sulla via Flaminia La malcapitata stava attraversando la strada per andare alla fermata dell’autobus quando è stata travolta dall’auto il cui conducente è rimasto ferito non gravemente.