Venerdì 15 luglio “Album di una famiglia allargata – Il movimento omosessuale a Torino dagli anni ‘70”, concerto The Chicless, dj set Superbanana Sabato 16 luglio laboratorio di teatro “Il gioco delle parti” e dj set Torino nel Mondo. Domenica 17 luglio proiezioni cinematografiche a cura di Seeyousound

Weekend ricco di eventi per il Rights Village, dove per tutto luglio si affrontano argomenti legati ai diritti, all’uguaglianza e alle pari opportunità. Si comincia venerdì 15 luglio alle ore 18 con “Album di una famiglia allargata – Il movimento omosessuale a Torino dagli anni ‘70”. Con Felix Cossolo si ripercorreranno 40 anni di movimento gay italiano attraverso la lente della sua esperienza diretta di militante. L’evento è a cura del Circolo Maurice GLBTQ. Alle 22 seguirà il concerto di The Chicless, band nata nel 2010 dall’incontro di quattro musicisti appassionati di musica retrò che ricreano le atmosfere degli anni ’50-’60 con un sound rock’n’roll contaminato da swing, jazz, country e blues. Le diverse inclinazioni e background dei componenti si fondono in un sound pulito e coinvolgente, reso ancora più autentico grazie all’utilizzo di strumentazione prevalentemente dell’epoca. A partire dalle 23.30 e fino alle 4 del mattino ci saranno poi l’animazione e il dj set diSuperbanana, un trittico musicale firmato The Chicless, Bananamia, barbyTURY&co che spazieranno dalle favolose atmosfere degli anni ’50-’60 -con un sound rock’n’roll contaminato da swing, jazz, country e blues – alle sonorità pop, elektro e rokkettine dei djs Turymegazeppa, Superpippo, BB, Manuela Sambuca, Okin. Animazione e performances by barbyturyco (from SUPERMARKET).
Sabato 16 luglio le attività cominceranno alle ore 18 con Il gioco delle parti, un laboratorio intensivo di teatro su identità di genere, stereotipi e ruoli di genere. Attraverso esercizi di respirazione, meditazione e movimento, nonché l’uso di testi teatrali classici come Goldoni e Pirandello, il workshop condurrà i partecipanti ad esplorare la propria identità e ad indagare il maschile e il femminile. Il laboratorio è a cura di Tessere le Identità e sarà condotto da Giusy Barone, attrice e regista della Compagnia Teatrale Stregatti di Alessandria, e Stefania Cartasegna, Gestalt Counselor ASPIC Genova e attrice della Compagnia Teatrale Stregatti di Alessandria. Dalle 23 dj set Torino nel Mondocon Fabio Sunrise, Fabrizio del Re e Sergio Flash dj nell’area Emiciclo.
Il weekend si concluderà domenica 17 luglio con le proiezioni cinematografiche a cura di Seeyousound – International Music Film Festival.Alle ore 20.30 sarà proiettato They will have to kill us first, di Johanna Schwartz (2015, 105’). La pellicola racconta del Mali del nord, dove i fondamentalisti islamici prendono il controllo, imponendo una delle interpretazioni più intransigenti della Shari’a e vietando tutte le forme di musica. In Mali però la musica è il tessuto della società, il suo cuore pulsante, e i cittadini più venerati sono musicisti. Questa storia segue dunque le icone musicali del Mali mentre combattono per riavere il loro paese, i mezzi di sussistenza e la loro libertà. Una storia di coraggio di fronte al conflitto, dove le chitarre sono più potenti dei kalashnikov. “They want to ban music? They’ll have to kill us first.” Alle 22.30 seguiràFinding Fela, di Alex Gibneyi (2014, 120’). Incentrato sull’insistente ritmo del rivoluzionario suono Afrobeat della superstar nigeriana Fela Kuti, la straordinaria storia della posizione coraggiosa di un uomo contro un governo corrotto e dittatoriale ha dato testimonianza del potere della musica come una forza per il cambiamento politico e sociale.
Le trame dei film
Bastille Day: il colpo del secolo – Azione. Regia di James Watkins, con Richard Madden, Idris Elba e Kelly Reilly. Un giovane borseggiatore americano ruba nel cuore di Parigi una borsa contenente una bomba che regolarmente scoppierà in una affollata stazione del metrò. Michael ci mettere un bel po’ a convincere l’agente di colore della Cia di non essere coinvolto in un attentato di matrice terroristica: insieme i due dovranno collaborare per sventare una rapina alla Banca nazionale francese. Durata 92 minuti. (Ideal, Lux sala 1, Massaua, Reposi, The Space, Uci)
Cell – Horror. Regia di Tod Williams, con John Cusak e Samuel J. Jackson. Dal romanzo del maestro del brivido Stephen King, anche autore dell’adattamento per lo schermo con la collaborazione di Adam Alleca (“L’ultima casa a sinistra”). Ovvero quando la tecnologia, quella che continuamente acquistiamo e compulsivamente ogni giorno usiamo, prenderà il sopravvento sull’essere umano, portandolo senza via d’uscita al male, inevitabile, in un domani non troppo lontano: che faremo allora quando, rispondendo al proprio cellulare, un indefinito segnale elettronico ci coinvolgesse e facesse di ognuno di noi un assassino? Durata 98 minuti. (Ideal, Lux sala 3, Massaua, The Space, Uci)
Julieta – Drammatico. Regia di Pedro Almodòvar, con Adriana Ugarte e Emma Suarèz. L’autore di “Volver” ha tratto il suo ultimo film, presentato in concorso a Cannes ma che la regia non ha considerato nella attribuzione dei premi finali, da alcuni racconti di Alice Munro. Una madre, in una lunga lettera indirizzata ad una figlia che non vede da anni, ricorda i momenti salienti della sua vita. Durata 99 minuti. (Greenwich sala 1)
Mother’s day – Commedia. Regia di Garry Marshall, con Jennifer Aniston, Kate Hudson e Julia Roberts. Dall’acclamato regista di “Pretty woman” e “Capodanno a New York” un film dedicato alle donne, o meglio alle mamme, nei giorni che precedono la loro festa annuale. Commedia corale: c’è la madre divorziata con figli cui non va proprio giù il nuovo matrimonio dell’ex, c’è chi va alla ricerca della propria vera madre, c’è chi deve risolvere i rapporti conflittuali con il proprio figlio, c’è anche il padre che deve rivestire le vesti di madre e badare alle due figlie adolescenti, c’è la figlia già cresciuta che riscopre il proprio rapporto con la madre non più giovanissima. Durata 118 minuti. (Reposi)
La pazza gioia – Commedia drammatica. Regia di Paolo Virzì, con Valeria Bruni Tedeschi e Micaela Ramazzotti, Tommaso Ragno e Marco Messeri. “Clinicamente pazze”, Beatrice Morandini Valdirana e Donatella Morelli sono ospiti di Villa Biondi, un centro per malattie mentali sulle colline pistoiesi, l’una egocentrica e logorroica, l’altra tatuatissima e fragile, solitaria, cui la legge ha tolto il figlio per affidarlo in adozione ad una coppia. Nonostante le diversità che le dividono, le due donne fanno amicizia, sentono il bisogno l’una dell’altra, fuggono, vivono appieno “una breve vacanza”, provano a inseguire una vita nuova sul filo sottile della “loro” normalità. Grande successo alla Quinzaine di Cannes per le interpreti e per l’autore del “Capitale umano”. Durata 118 minuti. (Ambrosio sala 2)
Press – Commedia. Regia di Paolo Bertino e Alessandro Isetta, con Mario Acampa. La storia di Maurizio, dipendente come il suo cameraman Luca della emittente regionale Rete Unita 2 che pensa a tagli di personale. In un clima di incertezze aziendali, il giovane giornalista “ritocca” i fatti di cui deve dare notizia, li accresce o li sminuisce, li falsa. Mentre l’idea del licenziamento si fa sempre più concreta, Maurizio decide di inventarsi l’ultima notizia, sconcertante, imprevedibile, che dovrà inevitabilmente fare parlare di sé. Interamente girato a Torino. Durata 90 minuti. (Due Giardini sala Ombrerosse)
più di un centinaio di anni fa dalla fantasia di Edgar Williams Burroughs. Come Lord Greystock, su richiesta del Primo Ministro inglese, deve tornare in Africa (gli esterni sono stati realizzati in Gambia) con l’amatissima Jane, al seguito di una importante missione istituzionale: ma dovrà ben presto abbandonare gli abiti civili per abbracciare perizoma e liane e combattere un losco traffico che si nasconde tra i cattivi della spedizione, il perfido capitano Rom (Waltz) in primo luogo. Durata 109 minuti. (Ideal, Massaua, F.lli Marx sala Groucho e Chico, Lux sala 2, Reposi, The Space, Uci)
Tom à la ferme – Dramma. Regia di Xavier Dolan, con Xavier Dolan, Pieere-Yves Cardinal e Lise Roy. Il giovane Tom lascia Montréal per raggiungere un piccolo borgo rurale, nell’interno del Canada, dovrà partecipare al funerale di Guillaume, morto in un incidente d’auto, con cui ha vissuto una storia d’amore bellissima. Ma i familiari di Guillaume sono all’oscuro di tutto, la madre ignora l’omosessualità del figlio, il fratello Francis costringe Tom a mentire sui suoi rapporti con il defunto. Tra i due ragazzi s’instaura un legame di attrazione e di odio che Dolan, premiato all’ultimo festival di Cannes per “Juste la fin du monde” (dal 1° dicembre sui nostri schermi distribuito da Lucky Red), narra nel clima chiuso e ossessivo di un nucleo familiare con una sensibilità e con una padronanza di narrazione davvero esemplari. Durata 105 minuti. (Classico)
Venerdì 15 e Sabato 16 luglio il Festival Sul Filo del Circo entra nel vivo della sua programmazione proponendo il titolo più atteso del cartellone, Machine de Cirque
Il responsabile dei servizi culturali del governo di Hong Kong, Mr.Chan Ki-hung, ha visitato il Museo Nazionale del Risorgimento Italiano
non solo l’arte italiana, ma anche la storia del vostro Paese. Per questo la visita al Museo Nazionale del Risorgimento è stata per me una vera emozione. Ho scoperto un museo importante, moderno, che sa raccontare anche agli stranieri la storia d’Italia e d’Europa”. “A Hong Kong vive la più grande comunità italiana di tutta la Cina – continua Chan Ki-hung – circa 3.000 persone, che da sempre hanno avuto la capacità di portare le proprie conoscenze e condividerle, aprendosi alla cultura locale. Il nostro obiettivo e il nostro auspicio quindi è quello di avviare presto anche con il Museo Nazionale del Risorgimento una rapporto di collaborazione, così come già accade
con i principali musei del mondo, dal Louvre al British Museum, al Metropolitan Museum”.
popolare (repubblicani moderati, socialisti, comunisti e cattolici baschi autonomisti). I rivoltosi confidavano di ottenere in pochi giorni un successo pieno, ma le forze governative, appoggiate da operai e contadini, stroncarono la ribellione a Madrid, Barcellona e in molti centri industriali del Nord e dell’Est. Ciononostante i ribelli riuscirono ad imporsi in Navarra, Galizia e Nuova Castiglia e ad occupare le principali città dell’Andalusia come Cadice, Cordoba e Siviglia. Migliaia di uomini e donne accorsero volontariamente ad ingrossare i reparti della milizia popolare in difesa della Repubblica e in quasi tutte le fabbriche si crearono battaglioni di operai. Il peso dei primi combattimenti fu sostenuto da questi reparti non addestrati e male armati ma furono proprio quest’ultimi ad impedire il compimento del colpo di stato, attaccando, spesso disarmati, le caserme, recuperando armi, convincendo i soldati di leva a passare dalla parte del popolo. Iniziò così la sanguinosa guerra civile che durò tre anni, fino al 1939.Francisco Franco chiese aiuto a Italia e Germania, che non si fecero pregare, inviando immediatamente una flotta aereo-navale in grado di fare da ponte tra il Marocco e il sud della Spagna. I falangisti del Generalísimo, furono così in grado di sostenere una guerra di lunga durata, grazie all’aiuto delle truppe italo-tedesche e degli ingenti mezzi militari e denaro. Il contingente inviato da Benito Mussolini arrivò a sessanta mila soldati nel gennaio 1937. Un numero ben superiore ai seimila tedeschi della divisione Condor ( gli esecutori del bombardamento della città basca di Guernica, episodio che venne immortalato nel
celebre ed omonimo quadro di Pablo Picasso). A fianco del legittimo governo, presieduto dal socialista Francisco Largo Caballero, si schierarono solo l’Unione Sovietica e il Messico che, seppur non entrando ufficialmente in guerra, cercarono di sostenere i repubblicani di Spagna con ogni mezzo. Le grandi democrazie europee (Gran Bretagna e Francia in testa) mantennero invece una posizione ambigua e di sostanziale neutralità che finì per favorire tragicamente i franchisti.Lo sdegno per quanto avveniva in terra iberica scosse le coscienze di gran parte dell’opinione pubblica democratica e migliaia di volontari accorsero da tutto il mondo per dare vita alle Brigate Internazionali, combattendo in difesa della Repubblica. Carlo Rosselli, socialista e antifascista (che nel 1937 venne ucciso in Francia insieme al fratello Nello da sicari legati al regime fascista ) pronunciò una frase rimasta nella storia: “Oggi a Madrid domani a Roma, siamo antifascisti poiché non misuriamo la patria a cannoni e a frontiere, la nostra patria corrisponde con quella di tutti gli uomini liberi”. I volontari “internazionali” furono sessantamila ( dei quali quattromila italiani) , provenendo da più di cinquanta nazioni dei cinque continenti. Uomini che, attraversando i confini, solcando i mari e rischiando la propria vita si impegnarono su diversi fronti in oltre due anni di battaglie come quelle di Madrid e Guadalajara, nelle grandi offensive repubblicane su Belchite, Teruel e sull’Ebro. Tra questi, intellettuali del calibro di George Orwell, Ernest Hemingway, John
Dos Passos, che combatterono, scrissero romanzi e reportages, osservarono e raccontarono. Nel tardo autunno del 1938, pressato dalle democrazie occidentali impegnate nella politica del “non intervento“, il governo repubblicano decise il ritiro dal fronte delle Brigate internazionali, che tennero una memorabile parata di addio – la “despedida” – il 29 ottobre del 1938 a Barcellona,salutati da Dolores Ibárruri, la “pasionaria” con un memorabile discorso di commiato. Pochi mesi dopo, il 28 marzo 1939, i nazionalisti – dopo la caduta di Barcellona e della Catalogna – occuparono Madrid e Valencia. La guerra civile, dopo tre anni di violenti combattimenti e più di un milione di morti, finiva con la caduta della Repubblica e l’inizio della lunga dittatura del “Caudillo” Francisco Franco. Si era ormai alla vigilia della seconda guerra mondiale e la guerra civile spagnola ne aveva rappresentato, nei fatti, la prova generale. In quei giorni Adolf Hitler intimava la “restituzione” di Danzica e di lì a poco avrebbe ordinato alla Wehrmacht di varcare i confini della Polonia, invadendola. Al secondo conflitto mondiale la Spagna, dilaniata dal conflitto interno, non prese parte, permettendo al regime franchista di sopravvivere fino al 1975, a differenza di quelli fascista e nazista, continuando a reprimere gli oppositori con la “feroz matanza“.
Angelo Morbelli, pittore divisionista, amico e corrispondente di Pellizza da Volpedo visse ed operò nella frazione Colma di Rosignano Monferrato, comune collinare distante a circa una decina di chilometri da Casale Monferrato.
A Omegna al via il bando
studioso di letteratura per l’infanzia e di storia dell’illustrazione Walter Fochesato, dalla scrittrice Anna Lavatelli e da Alessandro Buzio, assessore alla cultura ad Omegna. Il bando scade il prossimo 31 luglio. Entro la stessa data le compagnie teatrali, interessate a presentare un proprio spettacolo, dovranno inoltrare richiesta al comune di Omegna. La premiazione si svolgerà nel prossimo autunno, durante le giornate del Festival. “Per Omegna è un’occasione in più per ricordare Gianni Rodari, il suo più illustre concittadino
animato Gianni Rodari nella sua ricerca sui processi dell’invenzione e della fantasia, con la capacità di esprimersi in modo semplice e far arrivare a tutti un pensiero che oggi è più che mai vivo”, aggiunge. Dalle avventure di Cipollino alle novelle scritte a macchina, dai racconti come “C’era due volte il barone Lamberto”a “Gelsomino nel paese dei bugiardi” fino alla “Grammatica della fantasia” a “La storia degli uomini”, Gianni Rodari ci ha lasciato un messaggio importantissimo, con la dissacrazione dei luoghi comuni e lo stravolgimento del linguaggio che aiuta a liberarci dal conformismo e dai pregiudizi a oltrepassare gli schemi. “ I suoi continui esperimenti linguistici, il riportare tutto ad una forma semplice, chiara, sincera anche nei discorsi più impegnati, ha smosso il lettore a pensare, a provare ad agire, anche solo a dargli la possibilità di immaginare”,afferma il giovane assessore alla cultura, rilevando come “anche le immagini innescano una creatività e le favole sono educative”. Non a caso,Gianni Rodari, parlando delle favole diceva che era “un modo per entrare nella realtà, anzi che attraverso la porta dal tetto, dalla finestra”. E il festival a lui dedicato intendere proprio parlare con la lingua della fantasia.

Si intitola “Io parto per La Merica” e riporta alcuni testi dei canti degli emigranti di inizio secolo che dal Piemonte partivano per l’America e la Francia
In 5 film-documenti
responsabilità dirette che molti si assunsero volontariamente, per l’uso generoso e intelligente di tutti gli strumenti della cultura e della comunicazione che molti intellettuali scelsero di fare con passione in nome della libertà, della democrazia, della giustizia sociale contro i loro negatori nazifascisti.La guerra civile spagnola ha ancora oggi un fascino e un’attualità perché è uno di quei momenti in cui i cittadini d’Europa si impegnarono a decidere in prima persona la qualità del loro futuro. Scrisse Paolo Gobetti per introdurre quarant’anni fa una sua rassegna sulla guerra civile spagnola: “Nella Spagna di quegli anni tutto era possibile, anche cambiare il corso della storia; purtroppo le cose andarono nel senso opposto a quello auspicato; le armi nazifasciste, il disinteresse delle democrazie occidentali, l’aiuto interessato di Stalin distrussero l’attesa di un’utopia annunciata”. Due film che l’ANCR presenta in questa prima, breve, parte della rassegna sono opere coeve importanti di registi antifascisti come Joris Ivens e André Malraux (in verità quest’ultimo era uno scrittore che si misurò per l’unica volta con il cinema), c’è un cinegiornale per la Repubblica del 1936, ci sono inoltre due
film del periodo franchista in cui la memoria della guerra civile si riflette con straordinaria ma cifrata intensità e, infine, un film uscito appena dopo la morte di Franco, un primo film della nuova Spagna. Il programma della rassegna, che si terrà a Torino presso la sala proiezioni del Museo diffuso della Resistenza in Corso Valdocco 4/a , prevede per martedì 19 luglio, alle ore 17, “The Spanish Earth”