Riceviamo e pubblichiamo
“COME SI SOSPETTAVA, AL BANDO DI GARA HA PARTECIPATO UN SOLO SOGGETTO : LO “ZOOM” DI CUMIANA. NE CONSEGUE CHE I CITTADINI SI TROVERANNO ESPROPRIATI DI UN LORO BENE E CON UN NUOVO ZOO CON ANIMALI “DA FATTORIA” IN CASA.TUTTO QUESTO AVVIENE IN QUELLA CHE VUOL SEMBRARE ESSERE LA “CIVILISSIMA” TORINO”
Lo scorso 14 ottobre, in Comune si è proceduto all’apertura delle buste inviate dai partecipanti al bando di gara per la “Concessione per valorizzazione” dell’area dell’ex zoo all’interno del “Parco Michelotti”, da cui é emerso che è stata presentata una sola offerta, quella di “Zoom”, già tristemente noto per gestire il “Bioparco” di Cumiana (TO), dove sono detenuti animali provenienti da ogni parte del mondo, ovviamente contro la loro volontà, a scopo di lucro, con la mercificazione delle loro esistenze.Dai giornali apprendiamo che l’Assessore Lavolta si è congratulato del fatto che “Zoom” abbia deciso di partecipare al bando per riqualificare un’area da trent’anni chiusa, inanellando – una dopo l’altra – tutta una serie di inesattezze e di omissioni e confermando che non poteva essere altrimenti:
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il parco non è stato chiuso e lasciato degradare da trent’anni da un’entità aliena : è stato CHIUSO dal Comune e lasciato al degrado, espropriando ai cittadini la possibilità di fruirne;
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diversi soggetti, come dichiarato dallo stesso Assessore Lavolta, avevano presentato, nel corso degli ultimi anni, altri progetti di riutilizzo dell’area, che, però, non sono stati mai resi pubblici e neppure discussi. Anzi, in Assessorato affermano addirittura di non sapere dove siano finite quelle “manifestazioni di interesse“: come mai?
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come conferma la cronaca, a questo bando non poteva che partecipare un solo soggetto, quello che di fatto ha poi partecipato, viste le ben determinate specifiche richieste.
Contestualmente troviamo assolutamente inconcepibile ed assai di cattivo gusto che si attribuisca a “Zoom” anche il ruolo di “educatore e sensibilizzatore ambientale”, cioè ad un soggetto che non ha il fine di difendere gli habitat e, quindi, gli animali e gli umani che lì vi abitano, ma ha solo l’obiettivo di RICREARE DEGLI AMBIENTI FALSI, DOVE POTER COLLOCARE DEGLI ANIMALI, COME SE FOSSERO IN UN VIDEOGIOCO, e di guadagnare lautamente da queste simulazioni. Quindi, attribuire a “Zoom” questo importante ruolo sociale e sperare che lo svolga al meglio, è insultare l’intelligenza e la sensibilità delle persone!
Altrettanto scandaloso e mistificante è ritenere che senza animali esotici uno zoo non sia uno zoo; una prigione è una prigione, sia per un leone che per una mucca, anche senza le minuscole gabbie : chi crede veramente che un leone non viva meglio in una savana africana ed una mucca in un pascolo alpino piuttosto che in una sedicente “Zoom City” ? Ancora, una farfalla o un serpente preferirebbero vivere in una stanza ed in una teca oppure liberi nei loro habitat ? Quale specie animale si individua, poi, come “fauna tipica fluviale” da relegare al secondo piano del “rettilario” ? Non è che, oltre alle “scatole” (teche) per i rettili, siano previste anche delle “bocce” per i pesci, magari presi dal fiume Po?E che cosa insegneranno ai bambini, che è giusto imprigionare altri esseri viventi ed usarli come oggetti solo per guadagnarci?Inoltre, come si fa a ritenere che gli animali possano vivere in condizioni di benessere in un luogo così urbanizzato, tra congestionate arterie stradali, smog e rumori di ogni tipo (dai botti ai concerti, dalla movida allo sfrecciare delle automobili)?
Certi nostri amministratori pubblici non considerano, per le loro decisioni, neppure alcuni tragici recenti episodi, come quello accaduto lo scorso 7 giugno presso il “CANC” (Centro Animali Non Convenzionali) di Grugliasco (TO), dove, durante i festeggiamenti con i botti, alcuni animali, precedentemente salvati, sono poi morti per i botti, trovandosi ristretti, anche se per essere curati, in ambienti a loro non consoni.Riteniamo pertanto che, per tutti questi motivi, tale progetto sia altamente diseducativo e sia da abbandonare al più presto, considerato anche il fatto che migliaia di persone condividono tale nostraposizione, come dimostrano ampiamente le firme apposte alla petizione contro la riapertura di uno zoo mascherato da “bioparco”.Ma purtroppo l’imbroglio non è finito qui, perché questa ipotesi di sfruttamento di altri esseri senzienti è fondata sulla privatizzazione di un’area pubblica di proprietà di tutti noi cittadini.
Il Comune di Torino, in sostanza, ha sentenziato che un parco – per essere vivo – invece di essere aperto alla libera fruizione dei cittadini, deve essere privatizzato, e perché sia redditizio (solo, beninteso,per chi fa l’operazione), è necessario che al suo interno si insedino attività commerciali, ricettive e di ristorazione (come da Delibera); che poi sia concesso in modo esclusivo per 30 anni ai gestori di tali attività e che, ciliegina sulla torta, per accedervi occorra pagare un biglietto!
Tutto questo per la modica, risibile cifra base annua di 58.540 € per ben 32.000 mq, ovvero 1,829 euro al mq., di ricavo per il Comune di Torino.
Essendoci stato un solo partecipante, riteniamo, infatti, che la cifra offerta si discosterà pochissimo da quella di base. A fronte di tali semplici considerazioni, è evidente che, nella vicenda, non esiste un interesse pubblico e che l’unica valorizzazione che si intravede, riguarda solo il portafoglio del vincitore della gara ! Dove è, inoltre, il rispetto della prevista finalità dell’individuazione di nuove funzioni, in linea con le esigenze della collettività?Con meschine scuse contabili, si continua a privare i cittadini dei loro beni e del diritto di godere della Città e della loro qualità della vita, privatizzando e mercificando ora anche il loro tempo libero nelle aree verdi.
Chiediamo agli Assessori Passoni e Lavolta di pubblicare i costi annui di manutenzione del Parco, così che la cittadinanza possa valutare il suo impatto percentuale sul bilancio totale delle aree verdi ed a quanto ammonti tale importo sul totale dei contribuenti.Chiediamo all’Assessore Passoni se, per una cifra così ridicola, che non servirà certamente a rimpinguare le ristrette casse comunali, si possano svendere i diritti dei cittadini e segnare negativamente il destino di molti altri esseri viventi.Chiediamo agli Assessori Passoni e Lavolta di fare un atto di coraggio : destinare gli introiti derivanti dal Michelotti alla gestione di una nuova “Cascina Falchera“, cioè rimodulata senza la presenza di alcun animale.
Chiediamo agli Assessori Passoni e Lavolta perché – per rilanciare il parco – il Comune non potesse proporre una collaborazione con Associazioni (formali e non) animaliste ed ambientaliste per realizzare un vero progetto di educazione ambientale ed animale, SENZA FINI DI LUCRO, utilizzando le competenze e le capacità del personale comunale che si occupa e si è occupato di laboratori scolastici, che hanno rappresentato un fiore all’occhiello per le precedenti Amministrazioni comunali.Questo sì che sarebbe stato un bel progetto per la “civilissima” Torino!
Chiediamo, quindi, al Sindaco FASSINO che il Comune abbandoni subito questo aberrante progetto di “Concessione per valorizzazione”, che non convalidi l’unica offerta pervenuta e che il “Parco Michelotti” rimanga per sempre pubblico e liberamente fruibile dai cittadini, senza permettere, inoltre, l’arrivo di altri animali, oltre a quelli che già, secondo natura, vi abitano o vi transitano. Ribaltiamo l’attuale risultato – ZOOM : 1 – TORINO : 0 – ricordandoci che, alle prossime consultazioni amministrative, gli attuali politici potrebbero non essere più rieletti, mentre l’orrore/errore della loro decisione, affrettata e sbagliata, si trascinerà per i prossimi 30 anni.
Associazioni che compongono il “Coordinamento No Zoo”:
Oltre la specie Onlus; L.I.D.A. (Lega Italiana per i diritti degli animali); Pro Natura Torino; LAV (Lega AntiVivisezione); L.N.D.C. (Lega Nazionale per la Difesa del cane); Le Sfigatte onlus; O.I.P.A. Italia onlus(Organizzazione Internazionale Protezione Animali); Salviamo il Paesaggio – Difendiamo i Territori – Comitato torinese; M.E.T.A.- Sezione di Torino; Progetto Sirio; Coordinamento Antispecista torinese; S.O.S. Gaia.

Barnaba Pecco nasce, all’inizio del secolo, da una famiglia della borghesia torinese, il nonno Edoardo ingegnere Capo della città di Torino, il bisnonno materno, Panizza, di cui porta il nome Barnaba, Architetto tra i più affermati del tempo (a lui si devono i progetti e la direzione di notevoli edifici in Torino, consigliere ed assessore ai lavori pubblici del Comune di Torino dal 1860 al 1865). Il Padre, Pietro, industriale torinese fondatore della Stilus “fabbrica italiana di penne stilografiche” apparteneva a quella borghesia attenta al proprio profitto ma conscia del ruolo sociale e civile dell’impresa che a inizio secolo era il nerbo di un’Italia che si trasformava da contadina a operaia. Borghesia “etica” ma nello stesso tempo autoritaria e rigida, più legata al vecchio secolo che al nuovo, una borghesia uscita da due guerre mondiali smarrita e minata nelle sue certezze non solo economiche. Con questo retroterra Barnaba, dopo le scuole primarie, frequenta il liceo Cavour e successivamente ubbidendo al desiderio del padre, va a studiare a Liegi, città che ricorderà grigia e nebbiosa: triste come lui che patisce la lontananza da casa. Passa poi all’Università di Grenoble dove consegue la laurea in ingegneria, giusto in tempo per vedere disconosciuto il suo titolo da un fascismo autarchico e nazionalista.
Prezzi invariati per il nono anno tranne il giornaliero che aumenta di 1 euro, 25% di piste blu adatte a sciatori inesperti, skipass leggibili agli ingressi stando in tasca, linea autobus ogni fine settimane e nei periodi di Natale, Carnevale e Pasqua da Torino a Sestriere, 22 milioni di investimenti nei prossimi 6 anni sono le principali novità della nuova stagione sciistica della Via Lattea, presentate a Torino. All’evento sono intervenuti il vicepresidente Aldo Reschigna e gli assessori Antonella Parigi, che ha osservato che “il Piemonte nel turismo va benissimo, come dimostra il 75% in più di contratti a tempo indeterminato, ma ha bisogno d’investimenti e noi come tecnici della politica dobbiamo dare gli strumenti legislativi giusti per lo sviluppo del settore” e Giovanni Maria Ferraris, che ha annunciato che “vogliamo portare nelle montagne olimpiche manifestazioni sportive importanti, come la Coppa del mondo”
“Caro Toro ti scrivo”, l’ultimo libro di Giorgio Merlo con la prefazione di Gian Carlo Caselli e Claudio Sala, sara’ presentato anche nel pinerolese Sabato 24 ottobre alle ore 18 presso il Castello di Macello. Saranno presenti, oltre all’autore, i Campioni dello Scudetto del 1976 Paolino Pulici e Claudio Sala, oltre ad altre vecchie glorie Granata. La manifestazione si inserisce all’interno dell’iniziativa organizzata dal TORO CLUB MACELLO che prevede, oltre alla presentazione del libro, una cena del Club con tutti i soci Granata del pinerolese e molti ex giocatori e vecchie glorie del Torino Calcio.
STORIE DI CITTA’ / 

(nella foto a destra) assessore alla Cultura del comune di Omegna. ” Io penso che in un momento storico in cui i punti di riferimento morali e civili sembrano smarriti i libri di Gianni Rodari ci indicano, anche al di là della felice invenzione e del piacere della letteratura, le strade della tolleranza, le vie dell’amicizia sulle quali converrà incamminarci se vogliamo ancora scommettere sul futuro delle nuove generazioni. Per questa ragione, l’opera del più illustre tra gli omegnesi è quanto mai attuale e necessaria”. Gianni Rodari oggi avrebbe 95 anni. Insegnante, giornalista e scrittore di libri e programmi televisivi per i bambini, è stato tradotto in molte lingue e ha ottenuto diversi riconoscimenti, tra cui il «Premio Andersen» nel 1970, il “Nobel” della letteratura per l’infanzia.
All’edizione numero 19 di
competizione, e anche fare il tifo per i ragazzi.
ale all’Istruzione, Lavoro e Formazione professionale, realizzato dall’Agenzia Piemonte Lavoro in collaborazione con Camera di commercio di Torino, Città metropolitana di Torino, Città di Torino e con la partecipazione di Ministero del Lavoro, Inps Piemonte, Italia Lavoro, Centri per l’Impiego, Servizi per l’Impiego francesi Pôle-Emploi Rhône-Alpes e rete Eures.
Una nuova truffa ai danni di anziani, che ammonta questa volta addirittura a 100mila euro in contanti, oltre a gioielli e monili in oro. Questo, infatti, il ricco bottino di una truffa con furto avvenuta a Torino nel quartiere di Pozzo Strada, vittima un’anziana signora. Gli autori sono stati due falsi poliziotti che si sono fatti aprire con un inganno la porta di casa. Uno dei malviventi ha distratto la donna mentre l’altro ha aperto i cassetti e i mobili rubando il denaro. La somma più grande era nascosta sul balcone di casa. Sull’accaduto indagano i carabinieri, ma il non è coperto da assicurazione.
La Giunta regionale ha deliberato l’adesione del Piemonte al progetto di collaborazione europea “SUNFRAIL – Rete dei Siti di riferimento per la prevenzione e la cura delle fragilità e delle cronicità nei Paesi europei”. Il progetto, finanziato dal Terzo Programma Salute dell’Unione europea, è finalizzato a promuovere la collaborazione tra i diversi siti europei di riferimento per l’invecchiamento sano e attivo (dal 2012 la Regione Piemonte è uno dei 32 siti europei in virtù delle buone pratiche di cui è portatrice) e ad individuare i fattori di fragilità nella popolazione anziana e le strategie per la prevenzione attraverso interventi pilota.