Strappò risate e molti biglietti al botteghino, con i suoi 15 milioni d’incasso, Il principe abusivo quando nel febbraio del 2013 comparve sugli schermi. Alessandro Siani stava per la prima volta dietro la macchina da presa e vinceva la scommessa, dopo i successi di Benvenuti al Sud e Benvenuti al Nord, altri campioni d’incassi, dopo la maschera tutta partenopea che si andava creando, intrisa di vizi e di virtù. Dopo si sarebbero susseguiti altri interventi televisivi, monologhi sanremesi, nuovi personaggi costruiti con bella scrittura e diretti in un solco di simpatia e bravura che a parere di molti lo promuove a erede di Massimo Troisi. Siani si schermisce, “Massimo è Dio e io sono un semplice chierichetto”, ma continua a correre imperterrito attraverso osanna e risate e pienoni di sala.

Da domani, e fino a domenica 12 (da mercoledì 8 fino a sabato alle ore 20,45, domenica alle ore 15,30), è all’Alfieri di Torino, per la stagione in abbonamento del “Fiore all’occhiello”, con la versione teatrale, pure da lui diretta, del suo grande successo cinematografico di quattro anni fa. “Il principe abusivo – sottolinea Siani – è stato il mio film d’esordio, accolto con grande affetto dal pubblico, un affetto che mi ha trascinato a progettarne una versione teatrale. Un adattamento con tante sorprese nel cast, con tante novità musicali. Una favola moderna che parla di ricchezza e povertà. Si dice che il ricco trova parenti tra gli sconosciuti, il povero trova sconosciuti tra parenti”. Ecco quindi ancora una volta, in palcoscenico, le avventure di Antonio De Biase, persona oltremodo “povera, volgare e incolta”, un tipo squattrinato cronico, che proviene da uno dei quartieri più disagiati della città partenopea, che sbarca il lunario lavorando come cavia volontaria per i test di case farmaceutiche e campa grazie all’inaugurazioni di gelaterie, pizzerie ed enoteche.

Avventure che incrociano – grazie al ciambellano di corte, Anastasio, interpretato come al cinema da un formidabile Christian De Sica, tornato alla commedia dopo i personalissimi successi dei suoi one man show, uno per tutti Cinecittà – quelle della principessa Letizia, erede di un piccolo stato dell’Europa nord-occidentale, che il vecchio padre vorrebbe dare in sposa al figlio del sovrano del Belgio per esclusivi motivi economici. Il ciambellano dovrà escogitare un mezzo per cui, da tempo dimenticata, Letizia torni ad occupare le riviste scandalistiche ed il gossip: e allora perché non coinvolgere lo squattrinato De Biase, il “soggetto ideale”, nel ruolo di principesco innamorato fino alle nozze, salvo poi far saltare all’ultimo tutto quanto grazie a certe foto che lo ritraggono con una più che avvenente escort… Ma non tutto andrà come previsto e anche il maggiordomo cadrà vittima di quegli stessi disegni che avrà escogitato.

Accanto a loro, tra gli altri, Elena Cucci nel ruolo della principessa, Luis Molteni che è il re e Stefania De Francesco che come cugina di Antonio, Jessica Quagliarulo, farà girare la testa del ciambellano. Le musiche sono affidate al maestro Umberto Scipione, la scenografia è firmata da Roberto Crea, le coreografie da Marcello Sacchetta e i costumi da Eleonora Rella.
Elio Rabbione
fotografie di Francesco Squeglia
Dal 10 al 12 febbraio tanti volumi, 23 incontri, 50 relatori, 5 mostre. Domenica 12 c’è l’anteprima nazionale di “One Billion Rising – Un miliardo di voci contro la violenza su donne e bambini”
anche per l’anteprima nazionale del flash mob “One Billion Rising – Un miliardo di voci contro la violenza su donne e bambini”, a cura di MAC Movimento Arte Creatività, The Risers and the Others. Mentre la chiusura della Festa sarà salutata dal lancio di lanterne luminose con frasi e messaggi d’amore. Tutti gli appuntamenti di Libri in Luce saranno rigorosamente a ingresso libero.

LIBRI IN LUCE 2017 Festa del libro di Alpignano – Terza edizione. Movicentro di Alpignano, piazza Robotti (stazione ferroviaria), 10, 11 e 12 febbraio 2017. Ingresso libero «A SAN VALENTINO REGALA UN LIBRO»
Gianni Alasia, comandante partigiano e prestigioso ex dirigente sindacale torinese morto a ottantotto anni due estati fa, tra le sue tante pubblicazioni aveva particolarmente a cuore un libro – “Nelle verdi vallate dei tassi: la libertà” – in cui raccontò la Resistenza attraverso le gesta degli animali che diedero vita alla “banda della Spinoncia”.
sono quasi tutti animali, tranne i fascisti e gli invasori “alemanni“. Come dire che, per quel che si vide e per quel che si ebbe a subire, erano di gran lunga migliori gli animali degli umani in divisa bruna o in camicia nera. Tra le pagine scritte da Alasia troviamo i tassi che, pur d’indole pacifica, non esitano ad imbracciare le armi per difendere la loro terra e conquistare la libertà, pagando un prezzo alto come nel caso del Grande Tasso Ubaldo che muore, fulminato da una pallottola, mentre difende la zona liberata della Val d’Ossola. Al fianco dei tassi troviamo gli spinoni, canidi progressisti e generosi, ed i dobermann georgiani che disertano e che trovano in Petrovic una guida che li porterà nelle file della Resistenza. Di animali, nella storia, se ne trovano tanti altri: le simpatiche e coraggiose “tassine” ( che rappresentano, con originalità, le donne nella resistenza:staffette, contadine, alpigiane e madri di famiglia che aiutarono i partigiani), la volpe Renard, il falco, i San Bernardo che lavorano per i servizi segreti al confine elvetico . Tutti, quasi con naturalezza, al momento giusto sapranno “scegliersi la parte”. Una favola dal sapore tragicomico che trae chiaramente ispirazione del greco Esopo, dal latino Fedro, ma anche da La Fontaine e Orwell ,
dove le figure degli animali sono allegoriche, attraverso le quali racconta la realtà quotidiana. Un modo originale per mettere in risalto alcuni tipici comportamenti umani, ma soprattutto una denuncia sociale in un mondo duro e crudele in cui dominavano i rapporti di forza tra gli uomini. Gianni teneva molto a quest’ultimo racconto, quasi rappresentasse una sorta di testamento, un congedo anticipato dalla vita, dagli uomini, dal mondo, quasi volesse affidarvi un messaggio che non deve essere disperso; “Molte di quelle speranze sono state deluse” vi scriveva “Ma non c’è da perdersi d’animo. In fondo i tassi ci sono ancora”. E la Resistenza, non è mai finita. Anche Gianni Alasia è tornato, per sempre, nella valle dell’Erno. Riposa, al fianco di sua moglie – l’amata Pierina, originaria di quei luoghi – nel piccolo cimitero di Comnago, minuscola frazione di Lesa. Oltre ai suoi insegnamenti di coerenza e di passione civile, ha lasciato a tutti coloro che hanno avuto la fortuna di incrociare il loro cammino con il suo, questo libro originale e prezioso.
Lo “SPAZIO FLIC” è il nuovo luogo della scuola, ricavato all’interno di un ex hangar industriale nel quartiere Barriera di Milano, allestito con le migliori attrezzature come sala spettacolo e sala allenamento 
Le trame dei film nelle sale di Torino
canadese e al servizio dell’Intelligence inglese. Avventure e amore tra i due, il trasferimento a Londra, un matrimonio e una bambina partorita sotto i bombardamenti. Ma ad un certo punto della storia iniziano gli indizi e i dubbi e forse non tutto è come sembra. Film perfetto, secondo i sacrosanti canoni dello spionaggio, tensioni e necessità di indagare (anche da parte dello spettatore), il Brad che comincia a far intravedere le rughe e gli anni, la Cotillard magnifica come sua abitudine. Durata 124 minuti. (Massaua, Eliseo Rosso, Lux sala 3, Reposi, Uci)
linguista di chiara fama, guida con il fisico Donnelly un gruppo di studiosi per instaurare un linguaggio, attraverso simboli scritti, e un rapporto con gli alieni occupanti di un oggetto misterioso proveniente dall’universo e atterrato nel Montana. Successo a Venezia, la Adams in odore di Oscar: e il regista è uno dei migliori nomi in circolazione nel panorama cinematografico di oggi, qualsiasi generi tocchi (“La donna che canta”, “Prisoners”, “Sicario”, in attesa di “Blade Runner 2049”). Insomma, una garanzia. Durata 116 minuti. (Massaua, F.lli Marx sala Harpo, Ideal, The Space, Uci)
La Battaglia di Hacksaw Ridge – Drammatico. Regia di Mel Gibson, con Andrew Garfield, Sam Worthington e Vince Vaughn. Tornando dopo dieci anni dietro la macchina da presa dall’ultimo “Apocalypto”, Gibson narra la vicenda pacifista di Desmond Doss, cresciuto secondo la fede degli Avventisti del Settimo Giorno, che all’indomani di Pearl Harbor decise di arruolarsi, con il netto rifiutare di imbracciare le armi. Insultato e osteggiato e umiliato fisicamente e moralmente dall’opinione pubblica come dai propri compagni, Doss riuscì sulle scogliere di Okinawa a far prevalere le proprie convinzioni, mettendo in salvo in una sola notte 75 tra i suoi commilitoni. Grandi emozioni, un credo senza se e senza ma, guardando a Hawks e a Kubrick, a Eastwood e a Malick. Sei candidature che guardano agli Oscar, in primo luogo al Garfield già ammirato in “Silence” di Scorsese. Durata 131 minuti. (Ambrosio sala 2, Massaua, Due Giardini sala Ombrerosse, Ideal, Lux sala 2, Reposi, The Space, Uci anche V.O.)
Kristen Stewart. Il giovane Billy, tornato da una missione in Iraq dove ha messo in salvo un compagno ferito, è accolto come un vero eroe, osannato da giornali e televisioni nonché dal proprietario della squadra di football che caccia quattrini per i vari festeggiamenti. Alla fine Billy dovrà scegliere del suo futuro, non nascondendosi il fatto che un conto è che gli altri ti chiamino eroe, altra cosa è sentirsi davvero tale. Durata 113 minuti. (Massimo sala 2 anche V.O., Reposi, Uci)
Collateral beauty – Commedia drammatica. Regia di David Frankel, con Will Smith, Helen Mirren, Keira Knightley, Edward Norton e Kate Winslet. Nella New York di oggi, il pubblicitario Howard non riesce ad accettare la morte della sua bambina e tenta di ritrovare un salvifico sfogo nelle lettere che scrive e indirizza ad Amore, Morte e Tempo: gli amici, nella speranza di alleviarne il dolore, altro non fanno che ingaggiare tre attori che, impersonando gli stessi specifici concetti, gli suggeriscano le soluzioni più adatte alla sopravvivenza non troppo infelice. Durata 94 minuti. (Ideal, The Space, Uci)
anni Quaranta, la storia vera di Florence Foster Jenkins, del suo appartenere all’altoborghesia americana, delle sue ricchezze, della sua passione per il bel canto. Ma la signora era alquanto stonata: tuttavia gli amici fidati presenziavano ai suoi concerti in stato di estasi, i critici venivano zittiti dal marito-manager. L’apoteosi avvenne al Carnagie Hall, con un pubblico in visibilio. Sguardo del cinema hollywoodiano su un personaggio toccato con (ben altra) grazia e humour da quello francese, con “Marguerite”, nella scorsa stagione. Dal regista di “Philomena” e “The Queen”. Prodotto di tutto rispetto, con qualche pennellata di limpido divertimento, gradevole nella descrizione di una società immersa nei tanti vizi e nelle piccole virtù: ma ogni cosa sembra essere presentata e detta sopra le righe, a cominciare dall’interpretazione della Streep, per una volta priva di certe minime sfaccettature che l’hanno sempre resa grande, donna affetta senza mezze misure da protagonismo, macchietta a tutto tondo, folle ed eccessivamente sognatrice. Se dovessimo scegliere la punta di diamante dell’intero film indicheremmo senz’altro il ritrattino del suo accompagnatore al pianoforte, l’eccellente, sbalordito e divertito Simon Helberg, dimenticato dalla cinquina degli Oscar. Durata 111 minuti. (Greenwich sala 3)
ragazzi in cerca di sogni realizzati e di successo, lui, Sebastian, è un pianista jazz, lei, Mia, un’aspirante attrice che continua a fare provini. Si incontrano nella Mecca del Cinema e si innamorano. Musica e canzoni, uno sguardo al passato, al cinema di Stanley Donen e Vincent Minnelli senza tener fuori il francese Jacques Demy, troppo presto dimenticato. E’ già stato un grande successo ai Globe, sette nomination sette premi, due canzoni indimenticabili e due attori in stato di grazia, e adesso c’è la grande corsa agli Oscar, dove la storia fortemente voluta e inseguita dall’autore di “Whiplash” rischia di sbaragliare alla grande torri gli avversari: 14 candidature. Durata128 minuti. (Ambrosio sala 1, Centrale (V.O.), Due Giardini sala Nirvana, Eliseo Blu, F.lli Marx sala Groucho e Harpo anche V.O., Massimo sala 1, Reposi, The Space, Uci)
Lion – La strada verso casa – Drammatico. Regia di Garth Davis, con Dev Patel, Rooney Mara e Nicole Kidman. Il piccolo Saroo, disubbidendo alla madre e cercando di seguire il fratello più grande, si addormenta su di un treno, nel buio della notte, e si ritrova a Calcutta, solo e incapace di spiegare da dove venga e quel che gli è successo. L’adozione da parte di una coppia australiana gli risparmia l’orfanotrofio: ma una volta arrivati i venticinque anni, il desiderio di rintracciare la sua vera famiglia lo condurrà ad una lunga ricerca. Tratto da una storia vera. Durata 120 minuti. (Eliseo Rosso, Romano sala 1)
quello in carica è maneggione e colluso e quello candidato i comizi li pronuncia al grido di “Onestà, onestà”. Persino il parroco, prima convinto di un cambiamento radicale, diviene avversario senza se e senza ma quando il vincitore gli impone di pagare l’IMU sulla chiesa che lui ha trasformato in albergo. Durata 90 minuti. (Massaua, Reposi, The Space, Uci)
Garrupe, si recano nel lontano Giappone per svolgere opera di evangelizzazione e alla ricerca di chi li ha istruiti e guidati, il padre Ferreira. Incontrano una terra dove i cristiani sono perseguitati, costretti ad abiurare la propria fede o a subire il martirio. I dubbi, le certezze che cominciano a non essere più tali, la presenza/assenza di un Dio che non interviene o non cancella il Male, la solitudine: al termine, un ritrovato padre Ferreira che già s’è allontanato dalla Chiesa troverà un fertile terreno nelle debolezze di Rodrigues, che più di tutti ha lottato e creduto nel proprio apostolato. Durata 161 minuti. (Romano sala 3)
Sleepless – Il giustiziere – Trhiller. Regia di Baran Ob Odar, con Jamie Foxx e Michelle Monaghan. Vincent Downs, poliziotto sotto copertura a Las Vegas, è coinvolto nella sparizione di una partita di droga ai danni del proprietario di uno dei tanti casinò. Il quale per accelerare decisioni e tempi gli rapisce il figlio mentre un’agente degli Affari Interni è convinta che il nostro protagonista stia facendo il doppio gioco. Rifacimento del franco-belga “Notte bianca” firmato bel 2011 da Frédéric Jardin. Durata 95 minuti. (Greenwich sala 3, Ideal, The Space, Uci)
precari universitari volti per necessità alla produzione della droga. In attesa di una terza già messa in cantiere a furor di popolo, per adesso il gruppo di antropologi, latinisti, archeologi, chimici e quant’altro stringe un patto con una ispettrice di polizia al fine di stroncare il traffico di smart drug, non ancora illegali e non ancora perseguibili. Durata 118 minuti. (Massaua, Eliseo Grande, Greenwich sala 2, Reposi, The Space, Uci)
la storia dell’eroe Sullenberger, che il 15 gennaio 2009 portò in salvo, alla guida del suo aereo, 155 passeggeri, facendolo ammarare nelle acque del fiume Hudson. Un’opera raccontata da Eastwood con una lucidità davvero geniale, essenziale, precisa nella descrizione dei fatti e dei sentimenti contrastanti del protagonista, un Tom Hanks partecipe e immedesimato come raramente lo ricordiamo, la sua sicurezza e la sua battaglia contro chi lo riderebbe un incompetente, lo sguardo sui giudici e la replica a quelle simulazioni di volo che, nel processo cui fu sottoposto Sully con il suo copilota, non tenevano assolutamente conto del fattore umano, di una decisione che andava presa nel giro di una manciata di minuti: ad ogni inquadratura facendo partecipare lo spettatore, ad ogni attimo della vicenda – le notti nella stanza d’albergo, le telefonate a casa alla moglie, i dubbi, i timori, la felicità tutta chiusa dentro nell’apprendere che tutti quei passeggeri sono sani e salvi, nessuno escluso – che pur ha, a quasi otto anni dal suo sviluppo, un esito conosciuto. Durata 95 minuti. (Romano sala 3)
passato di commesso viaggiatore di scarso successo, nel 1954, di fronte alla ristretta attività dei fratelli Dick e Mac McDonald a San Bernardino in California, un povero chiosco di hamburger confezionatore di spuntini veloci per altrettanto pubblico frettoloso e dal poco spendere, il signor Ray Kroc pensa di allargare, in qualità di socio, l’attività dei pionieri su scala nazionale. Sappiamo tutti com’è andata a finire, successo successo successo, unendo artigianato e voglia di sperimentazione unita a una fragorosa mania di grandezza. Un avventura americana, una sfida e il sogno sempre ricercato, un’altra bella prova per il resuscitato Keaton, già pedina vincente di titoli quali “Birdman” e “Il caso Spotlight”. Durata 115 minuti. (Ambrosio sala 3, Uci)
Predrag Matvejević, uno dei più lucidi e acuti intellettuali europei, è morto a Zagabria.Aveva 84 anni.
dei diritti umani. E ha duramente pagato le sue scelte di libertà, senza mai rinunciarvi. Tra le sue opere più importanti vanno ricordate anche “Sarajevo”,”Mondo Ex”, “Il Mediterraneo e l’Europa”, “Confini e frontiere”, “L’altra Venezia”,”Un’Europa maledetta”, “Pane nostro”. Amava molto Mostar e nelle occasioni in cui ho avuto l’opportunità di conversare con lui, il dialogo toccava spesso la città dov’era nato. Ma è dal suo libro più famoso che ci rimarrà il
suo ricordo più vivo e potente. Da quelle pagine dove esce l’odore del mare, si percepiscono onde e risacche, si studiamo le rose dei venti della Grecia che accarezzano le “isole dalmate, verdi come smeraldi”; e le ceramiche, gli ex voto, il vino e l’olio, le preghiere della sera e i nomi delle strade e degli angiporti, l’avventuroso viaggio di parole capaci di trasformarsi da un popolo all’altro nel tumulto delle civiltà. Il Mediterraneo di Predrag Matvejević è sempre stato anche il mare delle tempeste dei conflitti, dei viaggi dei migranti in fuga da guerre e miseria, ma soprattutto il mare delle culture che si sono incontrate e si sono sovrapposte tra loro come un groviglio e una mescolanza di dialetti. Sarà pur vero che è chiuso tra le sue coste, ma forse è davvero “il mare più ricco e più libero del mondo”. E questa consapevolezza la si deve anche a lui.
Giovedì 9 febbraio 2017 alle h 18.00, con ingresso libero e gratuito, presso la Casa della Memoria e della Storia (Via San Francesco di Sales, 5 Roma), va in scena la lezione recitata “Vittorio Foa. Pensare il mondo con curiosità”
realizzato dall’Ass. cult. Compagnia Marco Gobetti in collaborazione con Centro studi Piero Gobetti, Unione culturale Franco Antonicelli, Parco Paleontologico Astigiano e Polo Univeristario Asti Studi Superiori. I primi testi scritti per il progetto Lezioni Recitate sono pubblicati nel volume “Lezioni recitabili” di Leonardo Casalino, a cura di Gabriela Cavaglià e Marco Gobetti (Torino, Edizioni SEB27, 2012 ). Vittorio Foa (1910-2008) è stato un protagonista della storia del Novecento. La lezione proposta ricostruisce le fasi più
importanti della sua vita: la formazione a Torino, la cospirazione in Giustizia e Libertà, la lunga carcerazione, la partecipazione alla Resistenza e alla Costituente, l’attività come sindacalista e come uomo politico, sino all’intensa opera di scrittura degli ultimi vent’anni. Filo conduttore della lezione su Vittorio Foa sono proprio i suoi testi e le sue azioni: punto di arrivo e di partenza i suoi inviti a pensare tenendo conto delle differenze, a trasformare gli ostacoli in opportunità, a “conoscere le cose” ma anche “il modo di raccontarle”: a porsi il problema della trasmissione della conoscenza. In sintesi, la proposta di una memoria attiva, necessaria per capire il presente e costruire il futuro.
DA MEMOIR DI SARAH BERNHARDT CON ANNA BONAIUTO E GIANLUIGI FOGACCI
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