CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 679

“Jass. Ovvero quando il jazz parlava siciliano”

17 maggio – ore 20.00 – Auditorium Giovanni Agnelli, Lingotto, via Nizza 280

 

Mercoledì 17 maggio, alle ore 20, con lo spettacolo gratuito “Jass. Ovvero quando il jazz parlava siciliano” di Franco Maresco e Claudia Uzzo all’AuditoriumGiovanni Agnelli del Lingotto prenderà il via la prima edizione di NARRAZIONI JAZZ, il nuovo festival culturale orientato alla mescolanza di linguaggi, alle produzioni originali con anteprime ed esclusive.  

Narrazioni Jazz esordisce collaborando fin dall’inaugurazione con un importante evento culturale torinese col quale condivide l’apertura: il Salone Internazionale del Libro di Torino. Il Festival, infatti, si svolgerà in modo parallelo e intrecciato, da mercoledì 17 a domenica 21 maggio, armonizzandosi con le esigenze della Fiera e contribuendo, nello stesso tempo, alla diffusione della rassegna in città attraverso il programma ‘Jazz per la Città 2017 e ‘Torino Jazz Night/Oltre i confini della notte che, per l’intera serata di sabato 20 maggio, porterà musica e letteratura nelle piazze, per le strade, nelle sale da concerto e nei locali.

Il jazz – riconosciuto come “la  più libera tra le musiche” (Eduardo Galeano) – nel 2017 festeggia un compleanno importante: i 100 anni della registrazione del primo disco 78 giri di musica jazz. A inciderlo fu Nick La Rocca, siciliano di seconda generazione nato a New Orleans. Una ricorrenza che Stefano Zenni, direttore Artistico di Narrazioni Jazz, ha voluto celebrare con un evento di grande qualità.

Franco Maresco coglierà l’occasione per raccontare la storia dei musicisti siculo-americani immigrati in America e del loro fondamentale apporto alla nascita del jazz. Dall’incontro fra la tradizione musicale della minoranza nera – con i suoi gospel, le marcette militari e i canti di lavoro nei campi – e quella siciliana fatta di musica da banda, opera lirica e reminiscenze arabe, nascerà la miscela esplosiva che prenderà il nome di jass. Lo spettacolo, scritto da Claudia Uzzo e da Franco Maresco, uno dei più importanti registi indipendenti del cinema e del teatro italiano, racconta una storia che parte da Palermo e, attraversando l’Oceano sul piroscafo Florio, giunge a New Orleans: la storia di Nick La Rocca e del ruolo che i musicisti siculo-americani hanno avuto per il jazz.

Una rappresentazione multimediale, che mescola diversi linguaggi (video, fotografie, interventi recitati, il clarinetto di Gabriele Mirabassi e il piano di Salvatore Bonafede) per raccontare un episodio davvero importante. Negli Stati Uniti nomi quasi sconosciuti come Nick La Rocca (al secolo Domenico La Rocca), Vincent Rose (Vincenzo Cacioppo), Pete Rugolo (Pietro Rugolo), Joe Venuti (Giuseppe Venuti) e giganti come Frankie Laine (Francesco Paolo Lo Vecchio), Tony Scott (Anthony Joseph Sciacca), Louis Prima e Frank Sinatra, lasciarono un segno indelebile nel firmamento della musica del Novecento. Nel racconto di Maresco e Zenni non mancheranno riferimenti alla cosiddetta Mano Nera e a Cosa Nostra, che allora dominava incontrastata diversi settori, tra cui il mercato del contrabbando illegale di alcool e il giro dei bar clandestini; i goodfellas si infiltrarono ben presto anche nel business della musica, divenendo spesso agenti e produttori di affermati artisti italoamericani. Anche il cinema occupa un ruolo essenziale all’interno di questo denso affresco: dai film dei primi anni ’10, che avevano per oggetto il cliché dell’italiano violento e rissoso, sino alle grandi maestranze italoamericane negli anni d’oro.

“Narrazioni Jazz è un festival del tutto nuovo: nella collaborazione con il Salone Internazionale del Libro, nel concentrarsi sul rapporto con le altre arti, nelle modalità di coinvolgimento organizzativo e artistico del territorio – afferma Stefano Zenni, direttore artistico della rassegna –. È un festival fatto di eccellenze nazionali e internazionali che, tra produzioni originali ed esclusive affronta, tra le altre cose, due temi chiave del jazz: l’eredità della schiavitù e la natura multietnica di una musica plurale. Per questo Narrazioni Jazz è saldamente legato, in chiave artistica, spettacolare e critica, al nostro mondo contemporaneo”.

“JASS. OVVERO QUANDO IL JAZZ PARLAVA SICILIANO”

Uno spettacolo di Franco Maresco e Claudia Uzzo. Franco MarescoStefano Zenni, voci narranti. A eseguire uno straordinario repertorio di classici saranno tre affermati musicisti: Salvatore Bonafede (piano), Gabriele Mirabassi (clarinetto) e Alessandro Presti (contrabbasso, tromba), mentre l’attore Melino Imparatointerpreterà una selezione di testi scelti per l’occasione, tra cui brevi frammenti di Franco Scaldati. Sullo sfondo la proiezione di rari materiali video. Ad arricchire l’evento, le luci di Cristian Zucaro.

 

Ingresso gratuito, con possibilità di prenotazione € 5,00  – I tagliandi di ingresso ancora disponibili saranno distribuiti gratuitamente 45 minuti prima dell’inizio.

 

Cultura sotto la Mole, Librolandia e non solo: sabato Musei aperti fino alle 22,30 a 1 euro

Sabato 20 maggio torna a Torino la Notte Europea dei Musei. Una serata ricca di iniziative, per celebrare il ricco patrimonio artistico e culturale della città. Consulta gli orari dei musei più richiesti e scopri quelli che aderiscono all’iniziativa : http://bit.ly/nottemuseiTO17 #nottedeimusei#nottedeimusei2017

***

Cos’hanno in comune la Camera Orba, una cintura di castità, le sale da bagno e reperti archeologici ritenuti scabrosi? Fanno tutti parte del patrimonio “indicibile”, cioè quelle testimonianze del patrimonio materiale e immateriale che per motivi politici, storici, ideologici, religiosi, etici o di identità sono state emarginate o addirittura escluse dall’esposizione museale e dal racconto al pubblico, divenendo così espressione di negazione e (auto)censura: il “non detto”, “l’indicibile” appunto.Pensando a questo tema, scelto da ICOM -International Council of Museums come fil rouge dell’edizione 2017 della Festa dei Musei e della Notte Europea dei Musei, i Musei Reali di Torino sabato 20 e domenica 21 maggio propongono un fine settimana ricco di attività e appuntamenti per permettere a tutto il pubblico, bambini e adulti, di scoprire la parte insolita delle raccolte.In più sabato 20 maggio i Musei Reali eccezionalmente prolungano l’apertura fino alle 22,30 e offrono al pubblico la possibilità di visitare tutto lo straordinario complesso al costo di 1 Euro (dalle ore 18,30; chiusura biglietteria un’ora prima).Tutti coloro che prenderanno parte alla grande festa collettiva sono invitati a condividere foto, commenti e post con gli hashtag #FestadeiMusei2017 e #museirealitorino.

 

IL PROGRAMMA

 

SABATO 20 MAGGIO

Palazzo Reale

dalle ore 10 alle 13 Il Patrimonio per i bambini: Disegna con noi!

Attività per bambini con i ragazzi del Primo Liceo Artistico di Torino: disegno dal vero al primo piano di Palazzo Reale all’interno di alcuni insoliti ambienti come la Camera Orba, la Sala del Lavaggio, il Gabinetto delle Scritture Private del Re (Farmacia) e la Sala da Ballo.

 

Palazzo Reale – Rotonda dell’Armeria Reale

ore 17 Il racconto del Patrimonio

Una strana memoria: il “Guarda Onore” tra mito e verità con Giorgia Corso

Presentazione di un curioso cimelio celato nei depositi dell’Armeria Reale: un’occasione per interrogarsi sulla datazione, l’autenticità e il significato culturale delle cinture di castità, sfatando false credenze e ripercorrendo l’invenzione ottocentesca di un mito conturbante.

 

Museo di Antichità

ore 18 Il racconto del Patrimonio

Il “Gabinetto segreto” con Patrizia Petitti

Nei musei dell’800, la pruderie relegava gli oggetti ritenuti osceni o pornografici in spazi nascosti e di difficile accesso anche per gli studiosi, ma l’autocensura del museo su temi delicati o scabrosi come questo non passa necessariamente attraverso il “sottrarre alla vista”: il Museo di Antichità invita a un breve percorso con l’archeologo alla ricerca di reperti a soggetto erotico “invisibili” pur se esplicitamente esposti.

 

Musei Reali di Torino

ore 19,30 – 22,30 (orario biglietteria 18,30-21,30)

APERTURA STRAORDINARIA SERALE

Ingresso € 1,00

 

 

DOMENICA 21 MAGGIO

 

Palazzo Reale

ore 10 e 11,30 Il Patrimonio per tutti

Regali Stanze da bagno con Valeria Amalfitano

Speciali visite guidate alle sale da bagno in uso tra fine Ottocento e inizio Novecento: il percorso svelerà ambienti, destinati all’igiene personale e solitamente chiusi al pubblico, degli appartamenti storici del Piano Terreno e del Secondo Piano.

 

Palazzo Reale

dalle ore 15 alle 18 Il Patrimonio per i bambini: Disegna con noi!

Attività per bambini con i ragazzi del Primo Liceo Artistico di Torino: disegno dal vero al primo piano di Palazzo Reale all’interno di alcuni insoliti ambienti come la Camera Orba, la Sala del Lavaggio, il Gabinetto delle Scritture Private del Re (Farmacia) e la Sala da Ballo.

 

 

Tutte le attività sono incluse nel biglietto d’ingresso ai Musei Reali.

——————————

MUSEI REALI TORINO

www.museireali.beniculturali.it

***

FESTA DEI MUSEI 2017 AL MUSEO NAZIONALE DEL RISORGIMENTO 

Il Museo Nazionale del Risorgimento Italiano di Torino  partecipa anche quest’anno alla Festa dei Musei, in programma  sabato 20 e domenica 21 maggio 2017.

L’iniziativa è organizzata dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo. Tema di quest’edizione Musei e storie controverse: raccontare l’indicibile nei musei.

Due le iniziative in programma:

 

–         Sabato 20 maggio apertura straordinaria fino alle ore 21 (ultimo ingresso alle ore 20)

 

–         Domenica 21 maggio ore 16 e ore 17, visita guidata alla mostra “Dai ’60s ai ’60s. Un secolo dopo l’Unità d’Italia, la Pop Art” con l’obiettivo  di scoprire se l’arte può raccontare l’indicibile. La mostra infatti mette a confronto, in un allestimento audace e inconsueto, due epoche che sembrano non avere particolari punti in comune. Un cortocircuito di immagini e suggestioni tra l’Italia dell’unificazione e quella del boom economico.

 

In entrambe le giornate  si entrerà  a pagamento secondo la normale tariffa di ingresso che è di 10 €; percorso con visita guidata tematica 12 € (8 € per il biglietto d’ingresso + 4 €  per la visita guidata).

 

Info: www.museorisorgimentotorino.it

 

Raccontare l’indicibile nei musei

SABATO 20 E DOMENICA 21 MAGGIO AL CASTELLO DI RACCONIGI

Laboratori e incontri per scoprire aspetti meno noti della vita di corte (e luoghi normalmente chiusi al pubblico), ma anche teatro, musica e danze per vivere l’atmosfera festosa di questa amatissima dimora di villeggiatura, con apertura straordinaria 20/05 fino alle ore 22,30

In occasione della Festa Internazionale dei Musei e della Notte Europea dei Musei, a Racconigi rivivono le atmosfere di corte quando i salotti risuonavano di musica, teatro e danze mentre i principini e le loro balie trascorrevano le giornate tra l’accogliente dimora e il parco. Lo staff propone inoltre uno sguardo “dietro le quinte” di questa amatissima residenza di villeggiatura.

Sabato 20 maggio

10.30 – 12.00: NON È SEMPRE UNA FAVOLA: la dura educazione dei piccoli principi

Laboratorio per bambini sull’educazione dei principi e in particolare sulla vita di Emanuele Filiberto di Savoia Carignano, detto il muto, che è riuscito a superare la sua disabilità. Accesso libero. Info socialracconigi@beniculturali.it

15.00 – 16.00: LO STAFF SI RACCONTA: difficoltà e criticità nella gestione del patrimonio museale

Intervengono: Riccardo Vitale, Direttore del Castello, e Liliana Costamagna, Curatrice delle collezioni.

16.00 – 16.30: QUELLO CHE NON AVETE MAI VISTO Visita guidata ai locali adibiti a deposito

16.30 – 17.30: DIETRO L’OGGETTO, prima e dopo I restauratori Enrico Fossati e Gian Franco Ponzio del SERMIG Torino – Scuola per Artigiani Restauratori Maria Luisa Rossi, presentano il restauro di due consolle del castello recentemente restaurate ed ora esposte nell’Appartamento di Mezzogiorno.

Ore 18.00 – 19.00 UN RITR’ATTO UNICO, spettacolo teatrale a cura di Anticamera Teatro. Regia Marco Monfredini con Chiara Cardea. La Sala di Diana accoglie una performance teatrale che dà voce e volto alla storia di una donna, di un’attesa, dell’osservare e dell’essere osservati, dell’avanzare della città sulla campagna che un tempo regalava suoni, odori e atmosfere idilliache. Liberamente tratto da “La chiave dell’ascensore” di Agota Kristof, la pièce rende omaggio all’autrice della “Trilogia della città di K”, alla sua capacità di rendere universali i temi narrati, trasformandoli in situazioni emblematiche per riflettere su ciò che siamo.

APERTURA SERALE STRAORDINARIA: aderendo alla Notte Europea dei Musei il castello e il parco (e la dacia russa nel parco, dove fare soste golose) saranno aperti al pubblico sino alle ore 22.30 dando l’opportunità di godere della scenografica illuminazione della residenza e del parco. A partire dalle ore 19,30 si applicherà la tariffa d’ingresso agevolata di 1,00 €, salvo le gratuità previste per legge. Partenza ultima visita guidata del castello alle ore 18,30. Il castello rimane visitabile (con visita libera) sino alle 22,30.


Domenica 21 maggio

11.00 – 15.00 – 17.00 “IL FILO DI ARIANNA – Musica e danza in Castello”. Gli allievi dei corsi musicali strumentali e gli allievi dei corsi accademici di Danza classica dell’Istituto Musicale di Busca si esibiranno nelle sale del Castello durante le visite, dando vita ad un eccezionale evento estemporaneo di arte ed emozioni. Le sale del Castello di Racconigi rivivranno così grazie ad un affascinante percorso musicale, danzato e recitato che, come un filo d’Arianna, accompagnerà i visitatori attraverso le diverse epoche dal Seicento all’Ottocento avvolgendoli in un continuum musicale che culminerà nel salone d’Ercole con balletti su musiche di W.A. Mozart e G.Rossini.

 

#NJ2017, il programma di sabato 20 maggio

In Twice the First Time Napoleon Maddox, artista di Cincinnati, compositore, rapper, beat boxer e produttore, mette in scena e racconta la storia vera delle sue prozie, le gemelle siamesi Millie- Christine McKoy

  • NAPOLEON MADDOX “TWICE THE FIRST TIME” – ORE 17.30 – PICCOLO REGIO
  • “ULTIMA FERMATA A BROOKLYN” – ORE 21 – CONSERVATORIO GIUSEPPE VERDI
  • ANTONIO FARAÒ TRIO – ORE 22.00 – PICCOLO REGIO


SABATO 20 MAGGIO

Ore 17.30

Piccolo Regio Giacomo Puccini, piazza Castello 215

NAPOLEON MADDOX “TWICE THE FIRST TIME”

Schiavitù e libertà: la doppia storia di Millie-Christine

Is What ?!

Napoleon Maddox, voce

Sorg, elettronica, effetti

Jean-Marc Blanc, sassofono contralto

Dave Kane, contrabbasso

Hamid Drake, batteria

DJ Menas, giradischi

Florian Ease Sabatier, video

.

In Twice the First Time Napoleon Maddox, artista di Cincinnati, compositore, rapper, beat boxer e produttore, mette in scena e racconta la storia vera delle sue prozie, le gemelle siamesi Millie- Christine McKoy. Nate in schiavitù nel 1851, hanno vissuto una vita straordinaria, viaggiando in mezzo mondo come fenomeni da baraccone. Loro però con aria di sfida amavano autodefinirsi “beautifully and wonderfully made”, rovesciando il loro sfruttamento circense in un’opportunità di emancipazione e libertà. Napoleon Maddox riflette oggi sul ruolo dell’artista afroamericano contemporaneo tra impegno, spettacolo e stereotipi. Con lui collabora Sorg, giovane beat boxer. Insieme lavoreranno con gli studenti del Liceo Musicale Cavour di Torino sui temi cruciali del concerto. Le loro riflessioni diventeranno parte integrante dello spettacolo.

In collaborazione con Liceo Musicale Cavour di Torino

Prima italiana. Esclusiva Narrazioni Jazz

Posti numerati € 5,00

.

Ore 21.00

Conservatorio Giuseppe Verdi, piazza Bodoni

“ULTIMA FERMATA A BROOKLYN

Giampaolo Casati, tromba

Emanuele Cisi, sassofono

Pino Russo, chitarra

Alessandro Cisarò, pianoforte

Furio Di Castri, contrabbasso

Enzo Zirilli, batteria

 

Il romanzo Last Exit to Brooklyn di Hubert Shelby jr., pubblicato nel 1964, fu un pugno nello stomaco all’imperante morale perbenista americana di quegli anni. Scritto con un linguaggio vicino allo “slang”, con profusione di turpiloquio e sintassi onomatopeica, è una spietata visione della società degli emarginati nella New York di fine anni ’50. Il jazz spicca come uno degli elementi cardine di questa inquietante e innovativa opera letteraria. Sul palco, per restituire il suono e l’immaginario di questo libro, alcuni dei docenti del Dipartimento di Jazz del Conservatorio, musicisti affermati sulla scena internazionale, affiancati al pianoforte da un valoroso studente, daranno corpo ai suoni e ai ritmi evocati dal libro. Alla fine del concerto, sotto il porticato di piazza Bodoni, un quartetto di studenti del Conservatorio (Vittorio Vicari, Simone Faedda, Dario Scopesi, Antonio Stizzoli) proseguirà il filo “narrativo-musicale” accompagnando il pubblico verso la Torino Jazz Night.

Produzione originale Narrazioni Jazz

e Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino

Prima assoluta

Nell’ambito di Torino Jazz Night / Oltre i confini della notte

Ingresso gratuito

 

Ore 22.00

Piccolo Regio Giacomo Puccini, piazza Castello 215

ANTONIO FARAÒ TRIO

Antonio Faraò, pianoforte

Martin Gjakonovski, contrabbasso

Gary Husband, batteria

 

Antonio Faraò è oggi un vanto italiano nel panorama jazzistico internazionale. Musicista completo e pianista virtuoso, mescola nel suo stile personalissimo le radici musicali afroamericane con una forte impronta di matrice europea. “Per me, mescolare le due culture è un elemento decisivo, una carta vincente” sostiene Faraò. Il risultato è un linguaggio jazzistico che prende spunto da McCoy Tyner e Herbie Hancock per approdare al lirismo e a melodie cantabili, senza dimenticare la sua formazione classica. La sua carriera lo ha portato a collaborare con i giganti del jazz, da Joe Lovano a Jack DeJohnette, e nel 2017 ha pubblicato il suo ultimo lavoro discografico, Eklektik, a fianco di ospiti prestigiosi come Marcus Miller e Bireli Lagrène. Approda a Narrazioni Jazz nella più classica delle formazioni jazz, il piano trio, opportunamente rivisitato in chiave moderna insieme a Martin Gjakonovski al contrabbasso e Gary Husband alla batteria.

Nell’ambito di Torino Jazz Night / Oltre i confini della notte

Ingresso gratuito

A colui che si vestì di “padre, figlio e spirito tanto” 

Le poesie di Alessia Savoini

 

Al cospetto del re

Un dio sussurrò

Che in guerra ci va solo

Chi non ha sentito il rumore dei propri passi.

Languido e disinvolto

Spostò i capelli in altro modo

Chi tra la folla s’ accorse di non essere sordo.

Cominciò a vedere laddove un cieco sa guardare,

fece un passo

né percepì il suono

il mondo gli piombò sui piedi

rinacque.

 

Lascia traccia il passo sulla terra,

Fertile di momenti e di racconti,

mentre in acqua affonda

Rilasciandone solo il rumore.

 

Involucro di eternità

Confezionato in un corpo

Costruito sul tempo

Statico

Poiché unico.

 

Mediocre non volle essere più

Al cospetto del suo dio

Impregnato di bellezza

Nelle cose.

Barcolla nel sudore della sua pelle

La fine di un incontro

E il mondo gli ripiombò sui suoi piedi

Poiché

 invece di sentire lo spazio

 percepì il vuoto.

Fintanto ch’egli s’ accorse

Ascoltando i passi altrui allontanarsi

E al non più udirli

Dei suoi

Far rumore.

Litfiba live con Mirafiori Motor Village

In vendita i biglietti per l’unica tappa piemontese dell’Eutòpia Tour

 AREA ESTERNA LE GRU VIA CREA N. 10 GRUGLIASCO (TO)

 

 

Appuntamento imperdibile venerdì 9 giugno 2017 per gli amanti del rock made in Italy: Mirafiori Motor Village organizza l’unico concerto piemontese dell’Eutòpia Tour dei Litfiba.

La band, dopo l’esibizione ai Wind Music Award del prossimo 5/6 giugno all’Arena di Verona, presenterà i brani dell’ultimo disco e i suoi più grandi successi, con tutta la carica prorompente che da sempre la caratterizza. Visto il grande interesse da parte del pubblico, il concerto, inizialmente previsto negli spazi di Mirafiori, si svolgerà presso l’Area Esterna Le Gru di Grugliasco (Torino).

 

I biglietti sono disponibili sul sito di TicketOne e presso i punti vendita TicketOne, Vivaticket e Piemonteticket. I dipendenti FCA hanno la possibilità di acquistare i biglietti a prezzo ridotto presso lo store del Mirafiori Motor Village di piazza Riccardo Cattaneo (Torino). Tutti i biglietti già emessi rimangono validi anche per la nuova location dell’evento.

 

Non solo musica, ma anche cuore: la manifestazione si tinge infatti di solidarietà, perché parte degli incassi del concerto sarà devoluta allaFondazione Operation Smile Italia Onlus, che si dedica al trattamento e alla cura di bambini nati con malformazioni al volto, in particolare labbro leporino e labiopalatoschisi.

 

Nel docu-film la vita e il mondo dello “zingaro” Gipo Farassino

Chi ha vissuto gli anni ’60 a Torino non può perdersi uno spaccato della città , dove riconoscersi.

Nel docu-film “Gipo lo zingaro di Barriera” con regia di Alessandro Castelletto, sulla vita di Gipo Farassino , il protagonista Luca Morino, nel ricercare il personaggio enigmatico, non solo coglie le mille sfacettature di Gipo, ma anche i luoghi , i suoni, le persone e le emozioni che hanno fatto di Farassino un poeta , un maestro . Martedì 9  e Mercoledì 10 maggio al Cinema Centrale di Torino. L’incasso sarà devoluto alla Fondazione Caterina

Nell’Orestea di De Fusco anche lo spettatore di oggi è giudice e testimone

Lo ha dedicato a Kaled Assad, il capo archeologo di Palmira, la vittima dell’Isis, l’uomo che ha pagato “con la vita il suo amore per l’arte e per la cultura”, Luca De Fusco il suo spettacolo che è in questo finale di stagione al Carignano (fino a domenica 14 maggio) per la stagione dello Stabile torinese – Teatro Nazionale

La notizia della sua uccisione arrivò quando De Fusco stava preparando lo spettacolo ed ecco allora questa Orestea che è un punto di visione verso il suo operato, verso la sua fede, in orrore alle Erinni trasformate oggi, in una società che ci interessa sempre più da vicino e che ci colpisce, nei nuovi assassini. Una trilogia – l’unica giunta sino a noi, fu rappresentata nel 458 a. C. – che ha il proprio compimento nella testimonianza della nascita del Diritto, che cancella la pratica della vendetta e dell’odio passati di padre in figlio e che trasforma la società arcaica in una società civile, dove i tribunali hanno un peso e una veste, una trasformazione che prolunga le proprie parole sino alla nostra – vacillante – età contemporanea. Si racconta, racchiusi in tre tappe, del ritorno a casa di Agamennone, vincitore a Troia, e del suo assassinio da parte della consorte Clitennestra, con l’amante Egisto, considerandolo essa il responsabile della morte della figlia Ifigenia, immolata sulla spiaggia alla partenza delle navi per il buon auspicio degli dei nell’imminenza della guerra (“Agamennone”); della vendetta che, con la sorella Elettra, compie il figlio Oreste (“Le coefore”) uccidendo la madre e l’amante, della sua fuga e del rifugio ch’egli trova tra le mura del tempio di Apollo a Delfi, con la richiesta ad Atena che il suo misfatto venga giudicato dal tribunale dell’Aeropago: sarà assolto con l’aiuto della dea mentre le feroci Erinni, sue persecutrici, si trasformeranno in Eumenidi (è loro il terzo titolo), benigne divinità della giustizia. De Fusco, cosa rara sui palcoscenici, ha voluto raggruppare il ciclo intero in un’unica serata, giocando di contaminazione; ovvero, non nuovo a questo intreccio di lavorazioni, agendo sulla sobria e attuale traduzione, privata di ogni retorica, ma egualmente “forte”, di Monica Centanni, ha unito la parola di Eschilo, antica, profonda, sanguinante pathos, alle proiezioni e ai video, alle musiche di Ran Bagno che fluttuano in un mondo che guarda in egual misura all’oriente come all’occidente, ai movimenti coreografici (a tratti mi sono sembrati “facili”) firmati da Noa Wertheim, traendone immagini altamente suggestive, laddove forse le preferenze personali vanno all’impianto del primo “Agamennone”, maggiormente fedele all’idea (scolastica?) che della tragedia da sempre abbiamo ma dovendosi pur sempre riconoscere che quell’Atena cinematograficamente cyber, perfetta fantasy, che occhieggia e stabilisce sull’alto della scena avrà il suo posto nell’elenco degli spettacoli dell’annata: anche perché affidata a un’attrice davvero eccellente, Gaia Aprea, già con un peso tutto suo nelle vesti della “verace sempre” Cassandra.

Uno spettacolo importante quello di De Fusco, che spazia tra le aree tecnologiche (i volti ingranditi sullo schermo, il campo e il controcampo, i vari riflessi degli attori tra palcoscenico e filmati) e che con giusti approfondimenti mette a tratti in primo piano quello spettatore che è ognuno di noi oggi, riaccendendo per esempio le luci della sala e rendendoci testimoni e giudici, al di là della parola, che con lo scenografo Maurizio Balò inventa uno spazio scenico davvero significativo: ai piedi di una porta grigia che s’apre e si chiude sul buio che è la reggia di Argo, una lunga pedana in leggero pendìo, che avanza verso la platea, ricoperta di terriccio scuro da cui risorgono alcuni personaggi e vari reperti qua e là e che s’accende di rosso in lunghezza nella sua parte centrale, sia sangue o tappeto rosso; che s’affida ai bellissimi costumi di Zaira De Vincentiis, capace di giocare ampiamente sul bianco e sul rossastro della regina degli Atridi e sul nerissimo delle Erinni, orrendi uccellacci, capitanate da Angela Pagano in perfetta forma. Se l’Oreste di Giacinto Palmarini non gode ancora appieno della veemenza e della maturità che gli appartengono, se forse è un po’ acerba la Elettra di Federica Sandrini, il resto della compagnia, venti attori in scena tra attori e danzatrici, vanta un risultato pienamente raggiunto, Mariano Rigillo (seppur di breve apparizione), Paolo Serra, Enzo Turrin, Anna Teresa Rossini e soprattutto, per l’ardore della sua regina, per quella gran carica di vendetta che per anni ha covato dentro di sé, Mascia Musy, bravissima.

 

Elio Rabbione

Almudena Grandes: “Vi racconto il mio primo romanzo corale”

di Laura Goria

.

Con Almudena Grandes, il Circolo dei Lettori di Torino ha chiuso in bellezza il ciclo di incontri “Hispanica”, per il quale è riuscito a portare nelle sue sale alcuni dei più importanti scrittori spagnoli contemporanei. Ed è stato successo ogni volta: dal primo appuntamento con Alicia Gimenez Bartlett, passando per Julio Llamazares e Javier Cercas, che al Circolo dei lettori si sono raccontati ad un pubblico numerosissimo e partecipe.

 

Almudena Grandes -diventata famosa con “Le età di Lulù” nel 1989, che suscitò scalpore e ispirò anche il cinema- oggi è una delle scrittrici più interessanti del panorama internazionale, con i suoi poderosi affreschi della società spagnola di fronte ai grandi eventi della storia, dalle crisi alle guerre e alla dittatura. Il suo ultimo romanzo “I baci sul pane” (Guanda) è ambientato nel quartiere Malasaña di Madrid durante la grave crisi spagnola del 2008. Un microcosmo popolato da persone diverse per estrazione sociale, che lottano per la sopravvivenza. Il titolo è emblematico e rimanda a due generazioni fa quando i genitori insegnavano ai figli che il cibo caduto per terra non andava assolutamente sprecato, ma raccolto e mangiato.

Perché baciare il pane è importante tanto da meritare un titolo?

«Perché mi piacerebbe che si leggesse come un romanzo su quello che capita oggi nel mio paese; ma anche come una rivendicazione della cultura della povertà. Quando ho iniziato a riflettere sulla crisi, ho ricordato la mia infanzia e la figura di mio nonno per il quale questa più che una crisi sarebbe stato un “incidente” di cui sorridere».

In cosa sono diverse la fame di ieri e quella di oggi?

«Gli spagnoli di quella generazione erano più poveri, non erano andati all’università, non avevano viaggiato, parlavano in dialetto e via così, ma avevano una ricchezza che noi   abbiamo perso: saper vivere la povertà come una lotta e con dignità. In questo senso erano più ricchi».

 

Cosa è cambiato?

«La Spagna nel corso della storia è stato anche un paese molto ricco, ma gli spagnoli sono sempre stati poveri e l’hanno vissuto dignitosamente. Però negli ultimi 25 anni abbiamo perso il rapporto con quella cultura e quelle tradizioni. Ci hanno detto “adesso siete ricchi” e ci abbiamo creduto pensando che lo saremmo stati per sempre. Non è stato così ed oggi molti di noi sono come bambini spersi nel loro stupore, incapaci di resistere a quello che è capitato, perché non c’è più quell’idea della lotta per la vita, della povertà con dignità che, invece, mi piacerebbe recuperare».

Perché lei ama raccontare grandi eventi, come guerre o crisi, attraverso quelli piccoli   della vita della gente comune?

«In questo libro volevo narrare quello che è capitato in Spagna con la crisi economica che ha una sua natura speciale ed è diversa da tutte le altre. Pensavo che il modo migliore fosse farlo proprio attraverso il cambiamento molto profondo che ha comportato nella vita della gente.

Sono partita da un gruppo di persone non omogenee, di classi economico-sociali differenti,   all’interno di un quartiere, il mio. La storia accade proprio lì dove non ci sono i più ricchi e nemmeno i più poveri, ma quelli di mezzo, mescolati tra loro».

Quanto è difficile imbastire un grande romanzo corale?

«Questo è il mio primo romanzo davvero corale. Perché è vero che i miei libri hanno tanti personaggi, ma negli altri c’è sempre un protagonista, gli occhi di qualcuno a raccontare la storia; in questo invece ci sono persone molto diverse che reagiscono ognuna alla propria maniera di fronte alla crisi».

In Spagna quanto è realmente diffusa la solidarietà in microcosmi come un palazzo o un quartiere?

«Moltissimo ed è sempre stata molto importante. Credo che nei momenti peggiori la pace sociale sia stata conservata proprio grazie al reciproco aiuto all’interno delle famiglie che hanno fatto cerchio intorno a chi era più in difficoltà. Anche la solidarietà civile, come quella di organizzazioni spontanee di quartiere per sostenere i più deboli, è stata fondamentale».

Le donne di fronte alle difficoltà hanno una marcia in più?

«Si… ma ce l’hanno sempre, anche in tempi buoni. Certo, in un mondo problematico come quello del romanzo le donne sono quelle che portano maggiormente il peso di solidarietà, responsabilità e organizzazione delle famiglie. Nel libro ce ne sono tante perché credo che abbiano un ruolo più interessante di quello degli uomini. Soprattutto in questo momento: forse perché i maschi tendono a sentirsi colpevoli quando perdono il lavoro o gli abbassano il salario e non si sentono in grado di provvedere alla famiglia. Le donne non hanno questa reazione, fanno le cose in un’altra maniera e sono più forti».

Nei suoi romanzi la famiglia ha sempre un ruolo fondamentale……ma oggi dove sta andando?

«In Spagna e in tutto il sud Europa è importantissima, anche se la sua struttura sta cambiando,

tra famiglie allargate, coppie gay o di fatto che possono avere figli…Ma credo che in definitiva la forza e il suo valore persistano. Per esempio io, mia sorella e i miei fratelli ci parliamo tutti i giorni e manteniamo una rapporto molto stretto».

L’amore per lei cos’è e quanto è strategico nella vita?

«E’ fondamentale. Un’attitudine ma anche uno stato di grazia. Una cosa che devi sforzarti di avere, ci devi lavorare; ma è soprattutto un dono, qualcosa che accade. E’ importante in senso più ampio di quello romantico ed indispensabile all’esistenza».

Cosa ama di più della vita, cosa la rende più felice, cosa la intristisce e cosa la spaventa di più?

«Amo molto i libri e leggere; cucinare mi fa felice; mentre le foto antiche mi mettono nostalgia e tristezza… quelle di oggi pure, perché penso che domani saranno vecchie e nostalgiche anche   loro. In questo momento mi fa paura il ritorno di tante idee orribili che credevamo di avere sconfitto;   invece sono qui, con un nuovo fascismo, machismo e razzismo».

Dai tempi di “Le età di Lulù” quanto è cambiata Almudena Grandes?

«Moltissimo. Sono passati quasi 30 anni, adesso sono più vecchia, più furba e soprattutto, credo, una scrittrice migliore, ho un controllo molto più assoluto sul mio lavoro».

Il prossimo libro?

«Il quarto della serie che sto scrivendo sul franchismo: è quasi un romanzo di spie, su una rete di   evasioni di criminali di guerra e nazisti che funzionò tra Madrid e Buenos Aires dopo la 2° guerra mondiale. In Spagna uscirà a settembre e poco dopo in Italia»

Il suo sogno più grande per il futuro?

«Avere dei nipoti, essere una nonna».

 

 

 

 

 

 

 

 

 

‘IL RULLANTE INSAGUINATO’ PRIMO ROMANZO NOIR-MUSICALE

Il debutto letterario ambientato tra Piemonte e Liguria del noto critico musicale con la prefazione del bluesman Andrea Mingardi

Verrà presentato domenica 21 maggio al Salone del Libro di Torino, edito da ‘Sillabe Di Sale Editore’, “Il Rullante Insanguinato”, opera prima in chiave noir di Lele Boccardo, giornalista e critico musicale per prestigiose testate musicali e di spettacolo italiane. Un romanzo ambientato tra Piemonte e Liguria tenuto a battesimo, nella doppia prefazione, oltre che dal giornalista e press agent di noti cantanti italiani Maurizio Scandurra, soprattutto da Andrea Mingardi, bluesman e cantautore tra i più noti da sempre in Italia e autore del maggior numero di brani inediti per Mina, negli ultimi anni scrittore di gialli intricati e avvincenti anch’esso, che ha firmato parole preziose e incoraggianti in incipit del romanzo. “Il Rullante Insanguinato” ruota attorno alla figura del batterista, ruolo peraltro ricoperto dallo stesso Andrea Mingardi a inizio carriera. Il batterista: spesso ultimo in ordine di disposizione logistica in fondo al palco, ma invece sempre più elemento primo, cardine e collante nel tenere insieme per decenni una band e farne così la storia. E’ infatti a figure di assoluto spessore e importanza come Franz Di Cioccio che si deve l’epopea mondiale della PFM (Premiata Forneria Marconi), come dell’indimenticato Giancarlo Golzi per i Matia Bazar e il gruppo Museo Rosenbach, che ancora oggi miete grandi successi di consenso e di pubblico in Giappone, ove il prog-rock nostrano è amatissimo e pluricelebrato”, dichiara Lele Boccardo: che, sin da piccolo, sognava, ironia della sorte, un futuro da batterista. Anche se il destino ha poi scelto per lui strade diverse ma ugualmente in volo sulle ali della musica, con la penna fra le mani al posto delle bacchette. “Il Rullante Insanguinato”, che verrà presentato anche al Salone del Libro 2017 di Torino, è anche uno sguardo attento ai fenomeni del cambiamento in atto nella musica e dintorni. Quale, in primis, quello da nessuno prima d’ora mai indagato, a livello letterario, delle ‘tribute band’ (per la prima volta protagoniste assolute di un romanzo noir) “vale a dire centinaia di gruppi di valenti musicisti sparsi in ogni dove d’Italia cui si deve la funzione culturale di aggregazione, conservazione e propagazione reiterata a macchia d’olio su tutto il territorio di repertori di canzoni ed emozioni senza tempo entrate a pieno diritto nella coscienza collettiva nazionale”, sottolinea Lele Boccardo, che ringrazia di cuore “il grande Andrea Mingardi, Maestro indiscusso di musica e parole, per il dono prezioso di una così autorevole e intensa prefazione”.

 

“IL RULLANTE INSANGUINATO” – LA TRAMA

 

Una serie di delitti a prima vista inspiegabili: i batteristi per l’appunto di diverse tribute band crudelmente uccisi dopo un concerto. Apparentemente nulla lega tra loro le vittime, se non la passione per la musica e lo strumento suonato.

Le Forze dell’Ordine che brancolano nel buio, mentre gli omicidi – 5, come il numero che simbolicamente esprime da sempre avventura e sperimentazione – si susseguono, a cadenza mensile, come nelle trame dei più cruenti serial killer.

Perché uccidere persone del tutto normali, che per passione suonano in piccoli locali e per pochi denari? Un interrogativo irrisolto, una fotografia che ricorre. Un criminale spietato e attento che uccide e scompare nel nulla. Un modus operandi senza precedenti, mai visto prima.

Sulle tracce dell’assassino opera anche un investigatore privato dal passato turbolento: ex bancario e cantante per passione, reinventatosi detective per necessità, si interessa al caso, per via dell’amicizia con una delle vittime.

Dal nulla prende così le mosse un’indagine a prima vista senza soluzione: ma un particolare, un dettaglio apparentemente senza importanza, lo porterà a scoprire il movente e l’assassino, mettendo a rischio la sua stessa vita.

Sullo sfondo, la città di Torino con tutto il suo fascino architettonico e misterico avvolta dall’afa estiva. E poi la riviera ligure tra Savona e Ventimiglia con i suoi intensi panorami, un raduno di appassionati di Harley Davidson, un’isola caraibica e l’atmosfera carica di adrenalina, tipica dei concerti.

Rancore, invidia, disperazione, dolore e tanta musica. Un cocktail esplosivo: l’avvincente debutto del giornalista Lele Boccardo nel mondo del noir.

Un romanzo imperdibile, per gli amanti della musica e delle emozioni forti.

 

LELE BOCCARDO – CHI E’

 

Lele Boccardo, classe 1961, nasce a Torino sotto il segno dei Gemelli. Granata nel DNA, da 50 anni non perde una partita in casa della sua squadra del cuore: il Toro.

Diplomato al prestigioso Real Collegio Carlo Alberto di Moncalieri (To) e laureato a pieni voti alla Scuola di Amministrazione Aziendale dell’Università degli Studi di Torino.

Appassionato deejay per note discoteche e sale da ballo di Torino e provincia, vive da protagonista il periodo del fermento delle radio libere piemontesi degli anni ‘70 in qualità di speaker di storiche emittenti quali Radio Veronica One, Radio Abc Italiana, Radio Hinterland Moncalieri, Radio Studio Centrale Nichelino, Radio Star Moncalieri e molte altre.

Giornalista e critico musicale, Responsabile “Cultura e spettacolo” del quotidiano on line Civico20news.it, è Membro del Team di Opinionisti di Sanremonews.it, il portale italiano più seguito sul ‘Festival di Sanremo’.

Debutta come scrittore nel 2011 con il suo primo romanzo Un futuro da scrivere insieme (Seneca Edizioni). Nel 2015 firma la postfazione di Ancora Toro, scritto da Valerio Liboni de I Nuovi Angeli e dal giornalista Maurizio Scandurra.

Ma il suo sogno è scrivere un noir, e ci riesce brillantemente nel 2017 con Il rullante insanguinato (Sillabe di Sale Editore).