CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 631

Se un vecchissimo Dio bussasse alla vostra porta con tutta la sua fragilità

Che cosa fareste voi se, come Ella, psicologa di buon successo ma con una vita privata che non va proprio a gonfie vele, sola ad accudire ad un figlio autistico ed interessato al violoncello, laica ma alla ricerca di un qualcosa che assomigli ad una fede, con la disperazione sempre ad un passo, vi ritrovaste alla porta, alla ricerca che non ammette né se e né ma di un’ora di terapia, un vecchio signore che imperioso dice di essere Dio?

 

Sì, la cosa non è immediata, prima si definisce un grande artista, poi il signor D, ma eccolo che va a finire lì, con il suo desiderio di uscire allo scoperto, dichiara di avere la veneranda età di 5766 anni, di non avere né un padre né una madre – su cui poter riversare fiumi di traumi -, è Dio in carne e ossa. Ed è un Dio malato, intristito, reso inutile. Accanto a lui sul lettino o dall’altra parte della scrivania, una donna che all’inizio non ha tempo da perdere, che è disposta a scaricare l’inatteso paziente ad un collega che più di lei sappia ascoltarlo, perplessa, ironica, battagliera, che avverte di trovarsi non di fronte ad un megalomane ma a qualcuno capace di spiattellarle troppi fatti della sua vita: una donna quindi pronta ad accettare la sfida. Suona in questo modo l’inizio tutto fuochi d’artificio – ma l’intero testo è un bell’esempio di scrittura teatrale, tra confessioni e ribellioni, scomodando la Storia e i grandi temi filosofici e religiosi, magari mescolando un altro diluvio universale in via di preparazione, le ingiustizie ed il popolo ebraico che vai a dirgli che lui è il popolo prescelto, la felicità stupefatta per la luna e il sole e le stelle, anche per le coccinelle, persino per le zanzare o per quant’altro possa apparire assai più prosaico (“provate voi a far stare tutti quei metri d’intestino in uno spazio poco più grande di una scatola”), tutto quanto pieno zeppo di un dialogo brillante, divertito e divertente, a poggiare sulla migliore tradizione Yiddish – di Oh Dio mio!, un successo esploso in mezzo mondo, autrice l’israeliana Anat Gov (la traduzione è firmata da Enrico Luttman e Pino Tierno), scomparsa nel 2012 alla soglia dei sessanta per un male incurabile. È il senso di malessere, l’infelicità e soprattutto la personale fragilità ad aver fatto varcare la porta di quell’ufficio, a mostrare l’abbandono della forza vendicatrice di un tempo, a denunciare quell’altra fragilità, quella del creato, dell’essere umano. Ormai ne è sicuro, avrebbe dovuto cessare la propria creatività, esaltante, avrebbe dovuto cessarla al quinto giorno, invece il venerdì ecco l’uomo, perché Dio si sentiva solo e cercava la presenza di un amico. Un’idea senza senso. Quello che poteva essere uno splendido parco safari guastato dall’essere umano e dal suo tradimento. Oggi si può anche spremere un sorriso raccontando la Genesi, il serpente e il tradimento di Adamo, Noè completamente ubriaco, la prigionia e l’Esodo e quel girovagare quarant’anni nel deserto, Freud e le sue teorie: ma sulla figura di Giobbe no, è stato il limite estremo e la disfatta, l’annientamento e la negazione di ogni suo potere. Sarà proprio l’accettazione di quella fragilità a ricomporre il dialogo guasto o interrotto con le proprie creature, se farà fronte alla solitudine, alle angosce, alle paure. Una seduta terapeutica che allevia anche il dolore nascosto di Ella, l’aver pensato al suicidio, anni prima, con il suo bambino, che forse adesso è pronto a pronunciare per la prima volta la parola “mamma”.Girolamo Angione si pone al servizio di un testo “difficile” e irriverente, estraendone tutti gli umori, dalla tragicità al divertimento, con bella irruenza; e di due attori che entusiasmano e che sono stati a lungo applauditi la sera della prima sul palcoscenico dell’Erba (repliche sino a domenica 16 dicembre). La prova di Miriam Mesturino è tutta in crescendo, la sua Ella affina le proprie battaglie e le zone buie che la vita le ha dato come le esplosioni che le nascono dinanzi alla scomodità di quell’incontro; ed è impagabile il Dio di Piero Nuti, un attore che ha già girato la boa dei novanta e qui regala rabbia, insicurezza, piccoli e irrefrenabili intermezzi comici, attimi da grande sornione, ricordi antichi, prepotenze da vero mattatore, tutto offerto con invidiabile signorilità.

 

Elio Rabbione

“Illuminando il Natale”

Laboratorio a tema per adulti al Castello di Miradolo, dove si proroga anche la mostra dedicata ad Augusto Cantamessa

 

Come rendere più luminoso e ricco delle luci particolari della Festa il nostro Natale? Le idee non mancano, di certo. Ma ciò che, a volte difetta, sono la nostra manualità non meno che le nostre capacità inventive. Un aiuto può quindi venirci dalla Fondazione Cosso, che per domenica 16 dicembre (ore 15,30), propone nella propria sede al Castello di Miradolo, in via Cardonata 2, a San Secondo di Pinerolo (Torino), “Illuminando il Natale”, uno specifico laboratorio a tema pensato e creato su misura per gli adulti. L’iniziativa “vuole essere – dicono gli organizzatori – un’occasione per mettere alla prova la nostra creatività, realizzando ad esempio un vivace e luminoso centrotavola da esibire nei giorni di Festa”. Il primo passo sarà quello di “imparare a lavorare i fogli di profumata cera d’api con cui dare forma a una candela, da arricchire poi con materiali altrettanto naturali come rametti d’agrifoglio, aghi di pino e pigne, che racchiudono il profumo del bosco”. L’idea è simpatica, in linea con le magiche atmosfere del momento. E i risultati, si assicura, saranno di gradevolissimo effetto. Il costo del Laboratorio è di 12 euro a persona e la prenotazione è obbligatoria al n°: 0121/502761 o prenotazioni@fondazionecosso.it. Fino a domenica 16 dicembre nelle sale del Castello di Miradolo è stata anche prorogata la mostra fotografica dedicata ad Augusto Cantamessa: la più ampia retrospettiva mai realizzata sull’opera del Maestro, recentemente scomparso, e che ha già portato centinaia di persone a rendergli omaggio. Gli amici, soprattutto, pronti a ricordarne l’eleganza e la gentilezza della persona; i fotografi, che ne ammirano l’abilità tecnica; i critici e i curiosi, richiamati dal suo originale sguardo sul mondo e dalla sua arte, oggi riconosciuta a livello internazionale. Nata dal desiderio dello stesso artista di vedere presentate le proprie opere “là dove è stato esposto Caravaggio” e sviluppata dalla Fondazione Cosso con la collaborazione di Bruna Genovesio e Patrik Losano, curatori del patrimonio fotografico di Augusto Cantamessa, la mostra si avvale del contributo del progetto artistico “Avant-dernière pensée”, che in questa circostanza ha curato un’inedita installazione sonora nelle sale espositive dedicando al grande fotografo frammenti di memoria musicale, in dialogo con le fotografie, omaggio alla sua arte e alla sua amicizia. E, in occasione dell’ultimo giorno di apertura della mostra (orari: sab. 14/18: dom. 10/18), si è anche istituito un servizio navetta da Torino a Miradolo, con partenza alle 14 da piazza Carlo Felice, angolo Corso Vittorio Emanuele II. Per il ritorno, il ritrovo è nel parcheggio del Castello di Miradolo alle 17.30, con rientro a Torino per le 18.30 circa. Il costo del servizio navetta è di 10 euro a persona.

Il servizio sarà attivato solo al raggiungimento di un numero minimo di partecipanti, sempre con prenotazione obbligatoria al n°. 0121/502761 o prenotazioni@fondazionecosso.

g.m.

Foto
– “Illuminando il Natale”
– Castello di Miradolo
– Augusto Cantamessa: “Staffarda. La Madonna di legno”, 1962
– Augusto Cantamessa: “La strada nuova per Cavour”, 1958

 

 

 

 

 

 

Oggi al cinema

LE TRAME DEI FILM NELLE SALE DI TORINO

A cura di Elio Rabbione

 

Alpha – Un’amicizia forte come la vita – Avventura. Regia di Albert Hugher, con Kodi Smit-McPhee. In un’età antichissima, durante un lungo periodo di cacce, un ragazzo perde di vista il proprio gruppo e deve affrontare ogni percolo per poter ritornare a casa. Lungo la strada si imbatte in un lupo grigio ferito, lo cura e lo accudisce sino ad una riabilitazione completa. Da tutto questo nascerà l’amicizia tra l’uomo e la razza canina. Durata 96 minuti. (Massaua, Ideal, The Space, Uci)

 

Animali fantastici 2 – Fantasy. Regia di David Yates, con Eddie Redmayne, Jude Law e Johnny Depp. Non dimenticando il successo del primo capitolo, più che apprezzato un paio di stagioni fa (anche nel senso di incassi al botteghino) e proseguendo quindi pieni di speranze che non verranno deluse nel secondo della saga, alla soglia degli anni Trenta, troviamo il cattivissimo mago Grindelwald in piena evasione mentre accarezza idee di ferrea supremazia, tra profezie che rimandano ad un futuro non troppo lontano e pronte a realizzarsi, mentre il professor Silente affida a Newt Scamander la sua cattura. Una ricostruzione perfetta, dove insieme abitano maghi e mostri, le forze del Bene e quelle del Male, la fantasia che avvolge senza freni il pubblico più giovane come quello più adulto. Durata 134 minuti. (Ideal, The Space, Uci)

 

Bohemian Rhapsody – Commedia musicale. Regia di Bryan Singer, con Rami Malek. La vita e l’arte di uno dei più leggendari idoli musicali di tutti i tempi, Freddie Mercury, leader dei britannici Queen, il rapporto con i genitori di etnia parsi, l’amore (sincero) per la giovane Mary, la trasgressione e l’omosessualità, i vizi privati e il grande successo pubblico, la sregolatezza accompagnata al genio musicale: il ritratto completo di un uomo e della sua musica, sino al concerto tenuto nello stadio di Wembley nel luglio del 1985. Durata133 minuti. (Ambrosio sala 1, Massaua, Eliseo Grande, F.lli Marx sala Groucho anche V.O. e sala Chico V.O., GreenwichVillage sala 1 e sala 2 V.O., Ideal, Lux sala 1, Reposi, The Space, Uci anche V.O.)

 

Colette – Biografico. Regia di Wash Westmoreland, con Keira Knightley e Dominic West. Gran successo al recente TFF. Nata e cresciuta in un piccolo centro della campagna francese, Sidonie-Gabrielle Colette (la futura scrittrice di Chéri e di Gigi: sarà lei stessa a imporre a Broadway per quest’ultimo ruolo, portato in palcoscenico, il nome di una pressoché sconosciuta Audrey Hepburn) arriva nella Parigi di fine Ottocento, piena di fermenti non soltanto letterari e artistici, dopo aver sposato Willy, un ambizioso impresario letterario. La donna è attratta da quel mondo così variopinto ed è spinta dal marito a scrivere, reinventando sui personali ricordi il personaggio di Claudine, pubblicandoli in una serie di volumi tutti pubblicati con il nome di Willy. I quattro romanzi, distribuiti lungo le varie età della protagonista, diventano ben presto un fenomeno letterario nonché l’immagine della emancipazione femminile. Mentre cresce insieme alla sua Claudine e afferma la propria personalità nella società del tempo, Colette decide di porre fine al suo matrimonio e inizia una battaglia per rivendicare la proprietà delle sue opere. Tra le pagine dei romanzi, tra le avventure nei letti non soltanto maschili, tra i personaggi storici che prendono posto man mano attorno a lei, tra le sue prove teatrali condite di coraggioso e sfrontato erotismo, nei bellissimi costumi inventati per la vicenda, la Knightley, pur supportata dalla regia eccellente nella descrizione di un’epoca, non sempre riesce a farci “amare” il personaggio, a rendercelo in ogni sua componente, positiva o negativa. Appare con ben altra dimensione Dominic West, eccentrico, infedele, sperperatore, ingannatore della povera consorte, quel Henry Gauthier-Villars che si firmava Willy e metteva alle sue dipendenze, come un negriero, i poveri scrittori più o meno alle prime armi ma pur sempre nella zona buia del suo studio/officina. Durata 111 minuti. (Ambrosio sala 3, Eliseo Blu, Uci)

 

La donna elettrica – Drammatico. Regia di Benedikt Erlingsson, con Halidora Geirharosdottir. Produzione islandese. Protagonista è Halla, direttrice di un coro, ma pure nei momenti di libertà un’arciera infallibile pronta a sabotare le linee elettriche del proprio paese, danneggiando con dei blackout l’intera industria. Ricercata, rimane ben ferma nelle proprie idee di rivolta, una cosa soltanto può fermarla: l’approvazione ad una sua richiesta di adozione. Come potrebbe continuare nella sua lotta personale sapendo che nella lontana Ucraina una bambina l’attende per potersi unire a lei e alla propria vita? Durata 101 minuti. (Massimo sala 1 anche V.O.)

 

First man – Il primo uomo – Drammatico. Regia di Damien Chazelle, con Ryan Gosling e Claire Foy. Accolto tiepidamente a Venezia dove quest’anno ha aperto la Mostra, il film è l’occasione per rivedere al lavoro la coppia che ha portato al successo “La La Land” – qui la sceneggiatura è basata sul libro di James R. Hansen e firmata da Josh Singer, sue le storie di “The Post” e del “Caso Spotlight”. La storia di Neil Armstrong, il primo uomo a scendere sulla luna, il suo carattere chiuso e ombroso, un esempio di antieroismo, certo non alla ricerca del facile successo, una vita (uno sguardo anche al privato, funestato dalla morte della figlia giovanissima) spesa al raggiungimento di uno scopo (anche il protagonista di “La La Land” aveva il medesimo desiderio, là eravamo nel campo della musica), a partire dal 1969 sino a quella notte del 20 luglio 1969, quando tenne milioni e milioni di spettatori incollati ai televisori in bianco e nero a seguire la sua avventura. Durata 141 minuti. (GreenwichVillage sala 3)

 

Lontano da qui – Drammatico. Regia di Sara Colangelo, con Maggie Gyllenhaal, Parkel Sevak e Gael Garcìa Bernal. Riproposta americana, di un originale israeliano firmato da Nadav Lapid, ad opera di una regista di origini italiane. Una maestra di scuola materna, una solitudine in mezzo a tanta gente, un marito e due figli, i giorni che si susseguono ai giorni, l’unico suo interesse sono quelle ore trascorse nella scuola dove nascono componimenti poetici, anche se lei stessa a volte si trova fuori posto, impreparata. Incontra Jimmy, un bambino di cinque anni, che inventa piccoli poemi, semplici e bellissimi, li scrive, li sussurra, li recita tra sé e sé, dapprima Lisa tenta di farli passare come suoi, poi dinanzi a quelle parole che racchiudono il mondo di un bambino tenta di spingere i contrari parenti ad apprezzare quelle doti. Durata 96 minuti. (Massimo sala 2 anche V.O.)

 

Macchine mortali – Fantasy. Regia di Christian Rivers, con Hugo Weaving, Hera Hilmar e Robert Sheenan. Co-sceneggiatore e produttore del film Peter Jackson, l’artefice del Signore degli Anelli, la storia ambientata in un futuro apocalittico dove megalopoli vaganti per il mondo distruggono i piccoli centri, dove la identità della giovane Hester, sfigurata e vendicativa contro chi le ha uccisa la madre, verrà svelata da Tom, dove il nemico da distruggere è Thaddheus Valentine, l’archelogo a capo della Corporazione degli Storici. Ogni avventura mentre Londra si innalza di sette piani e i livelli più bassi sono avvolti dai fumi di scarico dei motori. Avvenierismi e grande tecnologie. Durata 128 minuti. (Massaua, Ideal, Lux sala 3, Reposi, The Space anche in 3D, Uci)

 

Non ci resta che vincere – Commedia. Regia di Javier Fesser, con Javier Gutierrez e Juan Margallo. Marco Montes è allenatore in seconda della squadra di basket professionistica CB Estudiantes. Arrogante e incapace di rispettare le buone maniere viene licenziato per aver litigato con l’allenatore ufficiale durante una partita. In seguito si mette alla guida ubriaco e ha un incidente. Condotto davanti al giudice, è condannato a nove mesi di servizi sociali che consistono nell’allenare la squadra di giocatori disabili “Los Amigos”. L’impatto iniziale non è dei migliori e Marco cerca di scontare la sua condanna con il minimo sforzo convinto di trovarsi di fronte a dei buoni a nulla dai quali non potrà ottenere dei risultati apprezzabili. A poco a poco i rapporti cambieranno. Durata 124 minuti. (Classico, Due Giardini sala Ombrerosse, Uci)

 

La prima pietra – Commedia. Regia di Rolando Ravello, con Corrado Guzzanti, Kasia Smutniak, Iaia Forte e Serra Yilmaz. Scritto da Stefano Massini, traendolo da una sua commedia scritta per il palcoscenico, è la storia di Samir, studente delle elementari, proveniente da una famiglia di origine musulmana, che un giorno lanciando una pietra contro un vetro della scuola, ferisce il custode e la bidella. Il preside Guzzanti cerca di mettere pace tra i feriti e la madre e la nonna del ragazzino ben lontane dal voler pagare i danni. In quegli stessi giorni si sta preparando la recita scolastica del Natale, festa (ancora) nostrana ma non esente dagli omaggi (oggi dovuti) all’interreligiosità. Durata 77 minuti. (F.lli Marx sala Chico, Reposi, The Space, Uci)

 

Robin Hood – L’origine della leggenda – Regia di Otto Bathurst, con Taron Egerton e Jamie Foxx. Un racconto antico che il regista ha voluto riproporre sullo schermo dando un gran spolverata di modernità, il ritorno dalle Crociate e la visione di un paese in cui tutto è corrotto e in disfacimento, il cattivo duca di Nottingham, l’amore della bella lady Marian: è un azzardo dire che forse non se ne sentiva il bisogno? Rimpiangiamo tutti i precedenti, da Errol Flynn a Sean Connery. Durata 116 minuti. (Uci)

 

Roma – Drammatico. Regia di Alfonso Cuaròn, con Yalitza Aparicio e Marina de Tavira. Girato in bianco e nero, Leone d’oro quest’anno a Venezia, il titolo ricorda il nome di un sobborgo della periferia di Città del Messico. Siamo agli inizi degli anni Settanta, è la storia di Cleo, domestica al servizio di una famiglia altoborghese. Rimasta incinta e abbandonata dal ragazzo, condivide con la padrona abbandonata dal marito lo stesso dramma. Cuaron descrive le due donne, appartenenti a due classi sociali diverse, e le loro giornate impiegate nell’educazione dei figli, mentre intorno a loro gruppi militari e paramilitari colpiscono giovani studenti, in quello che verrà ricordato come il Massacro del Corpus Domini, nel giugno del ’71. Opera matura di Cuaròn: il ritmo a tratti (specialmente nella mezz’ora iniziale) troppo lento non impedisce affatto allo spettatore di appassionarsi alle giornate di Cleo, al suo amore per i figli della padrona (in un brano che è un piccolo capolavoro arriverà a salvarne due dalle alte onde del mare), alla fiducia in un ragazzo che l’abbandona su due piedi, alla gravidanza e alle visite in ospedale, a quanto le succede intorno (mentre va in un negozio per comprare la culla alla sua bambina che nascerà morta, assiste dall’alto ai disordini tra studenti e polizia, altro bellissimo momento, raccontato da Cuaròn con una “pietas” davvero indimenticabile. Il Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI) ha designato “Roma” “Film della Critica” con la seguente motivazione: “Con una sontuosa e sensibile messa in scena, resa ancor più efficace dall’uso di un nitido bianco e nero decolorizzato, Alfonso Cuaròn ci guida nella sua epica di ricordi personali, dove i suoi e i nostri occhi sono quelli di una piccola grande donna, vera testimone della formazione esistenziale del regista ma anche della vita di un paese alle prese coi turbolenti travagli di un’epoca”. Durata 135 minuti. (Ambrosio sala 2)

 

Santiago, Italia – Documentario. Regia di Nanni Moretti. Film di chiusura del TFF, l’autore di Habemus Papam” e di “Mia madre”, attraverso materiali documentaristici e le parole dei protagonisti, descrive i giorni che seguirono alla presa di potere di Pinochet nel Cile del 1973 e soprattutto il peso che la nostra ambasciata a Santiago ebbe nel dare rifugio alle centinaia di perseguitati politici alla ricerca di un rifugio sicuro. Durata 80 minuti. (Romano sala 1)

 

Se son rose – Commedia. Regia di Leonardo Pieraccioni, con Leonardo Pieraccioni, Gabriella Pession, Claudia Pandolfi, Elena Cucci e Caterina Murino. Giornalista web, diviso da una consorte che ha ritrovato l’amore e padre di una figliola quindicenne più che pronta a muoversi nelle tecnologie e nei sentimenti sempre da prendere al volo del mondo di oggi, vive una seconda vita, inaspettata, proprio quando la prole, in un eccesso di amor filiale, invia a tutte le ex del padre un unici messaggino: “Sono cambiato, riproviamoci!”. La disgrazia vuole che il gruppetto di passate esperienze accolga all’unisono l’invito. Durata 90 minuti. (Massaua, Ideal, Reposi, The Space, Uci)

 

Il testimone invisibile – Thriller. Regia di Stefano Mordini, con Riccardo Scamarcio, Miriam Leone, Fabrizio Bentivoglio e Maria Paiato. Adriano Doria, un giovane imprenditore di successo, si risveglia in una camera d’albergo chiusa dall’interno accanto al corpo senza vita della sua amante, l’affascinante fotografa Laura. Viene accusato di omicidio ma si proclama innocente. Per difendersi, incarica la penalista Virginia Ferrara, famosa per non aver mai perso una causa. L’emergere di un testimone chiave e l’imminente interrogatorio che potrebbe condannarlo definitivamente, costringono cliente e avvocato a preparare in sole tre ore la strategia di difesa e a cercare la prova dell’innocenza. Spalle al muro, Adriano sarà costretto a raccontare tutta la verità. Durata 102 minuti. (Massaua, Due Giardini sala Nirvana, F.lli Marx sala Harpo, Ideal, Reposi, The Space, Uci)  FOTO ANDREA PIRRELLO

 

Tre volti – Drammatico. Regia di Jafar Panahi, con Benhaz Jafari e Jafar Panahi. Benhaz è una popolare attrice iraniana che un giorno riceve il video di una ragazza che richiede il suo aiuto contro una famiglia che le impedisce di recitare. Decide immediatamente di abbandonare il set del film che sta girando e con l’aiuto di Panahi iniziare un viaggio che la porterà sulle montagne del paese per ritrovare quella ragazze e dare ascolto e speranza a quel grido drammatico. Durata 102 minuti. (Nazionale sala 1)

 

Troppa grazia – Drammatico. Regia di Gianni Zanasi, con Alba Rohrwacher, Elio Germano, Giuseppe Battiston e Valerio Mastandrea. Lucia è una geometra che vive sola con sua figlia. Il comune un giorno le affida un controllo su un terreno scelto per costruire una grande opera architettonica. Qualcosa su quelle mappe non va, ma per paura di perdere l’incarico decide di non farne parola con nessuno. Il giorno dopo, sul lavoro, viene interrotta da quella che sembra una giovane “profuga”: la sera la rivede all’improvviso nella cucina di casa sua e le sente dire “vai dagli uomini e di’ loro di costruire una chiesa là dove ti sono apparsa…”. Durata 110 minuti. (Eliseo Rosso, Romano sala 3)

 

Tutti lo sanno – Drammatico. Regia di Asghar Farhadi, con Penelope Cruz, Javier Bardem e Ricardo Darìn. Laura ritorna nel paese della sua infanzia per partecipare alle nozze della sorella. Lasciata anni prima la Spagna per l’Argentina, è sposata con un uomo che non ama più e ha due figli che ama sopra ogni cosa. In Spagna, nella provincia della Rioja, con gli affetti più cari ritrova Paco, l’amore della sua gioventù. L’accoglienza è calorosa, il matrimonio da favola, i festeggiamenti esultanti ma quella gioia lascia all’improvviso il posto alla disperazione. La figlia di Laura viene rapita: una sparizione che fa cadere le maschere in famiglia e nell’intero paese, dove “tutti sanno”. Dal regista iraniano di “La separazione”: da cui ci si sarebbe aspettato molto di più. Se all’inizio i preparativi della festa sono condotti con un certo ritmo, solare e affascinante, se i vari personaggi familiari sono tratteggiati con sicurezza, man mano che la storia avanza ci si ritrova nell’ovvio (e di una certa paternità mai confessata hai già avuto qualche dubbio non appena la Cruz mette piede al paesello natìo) e il nodo di vipere non snocciola poi grandi sorprese, con qualche imbarazzo per Bardem che si ritrova lì a fare il romanticone e la consorte che s’ingegna a dare credibilità ai suoi dolori di madre, in uno svolgimento che sfoglia tutte le pagine del melò. Darìn questa volta sta nelle retrovie, anche per colpa della brutta sceneggiatura, (sempre più annaspante, con un vero brutto imbattersi delle anime del misfatto, improvviso, mal raccontato), con grave disappunto di chi altre volte lo ha ammirato. Durata 132 minuti. (Massimo sala 3 V.O., Nazionale sala 2)

 

Un piccolo favore – Thriller. Regia di Paul Feig, con Blake Lively e Anna Kendrick. Due madri, Stephanie, madre single e vedova, incontra un giorno Emily, la madre di un amichetto di suo figlio, bella e assai sicura di sé, un marito con cui condividere le giornate. Un giorno Emily chiede a Stephanie di prendersi cura per poche ore di suo figlio e sparisce. Emily comincia a indagare sulla donna, sulla madre, sull’amica. Ne nasce una ricerca basata su menzogne, su cose non dette, su un’esistenza sconosciuta. Dal romanzo di Darcey Bell. Durata 116 minuti. (Massaua, Reposi, The Space, Uci)

 

Widows – Eredità criminale – Thriller. Regia di Steve McQueen, con Viola Davis, Liam Neeson, Cynthia Erivo, Colin Farrell, Robert Duvall e Michelle Rodriguez. Veronica Rawlins è sposata con Harry che muore durante un colpo compiuto ai danni del gangster Jamal Manning, pronto a entrare in politica. Il colpo di Harry finisce non solo in una strage in cui muore tutta la sua banda ma pure in un incendio che brucia tutto quanto il denaro, tanto che Jamal decide di chiedere un risarcimento a Veronica, cui Harry tra l’altro ha lasciato una ricca cassetta di sicurezza in cui è nascosto il suo quadernetto d’appunti con le note per il prossimo colpo. Veronica decide di realizzare quella rapina e cerca di convincere le altre vedove a essere sue complici. Durata 129 minuti. (GreenwichVillage sala 2)

Il Sogno di Walt

Racconti, curiosità ed eventi…la musica al servizio della gente

Il teatro non è il paese della realtà : ci sono alberi di cartone, palazzi di tela, un cielo di cartapesta, diamanti di vetro, oro di carta stagnola, il rosso sulla guancia, un sole che esce da sotto terra. Ma è il paese del vero: ci sono cuori umani dietro le quinte, cuori umani nella sala, cuori umani sul palco.  (Victor Hugo)

 

Oggi si parla di Musical, di un magico viaggio all’interno del mondo delle favole. Il musical nasce da una compagnia amatoriale che si chiama Jack Production, già produttrice di altri musicals (Michael Jackosn, Queen, Elton John). Lo spettacolo ha come obbiettivo girare in tour su Piemonte e anche sull’intero territorio nazionale. Do particolare spazio a questo progetto poiché credo nell’arte e nell’impegno di chi ci si immola, per l’arte. La data più importante è stata il 22 maggio 2018 a Teatro Alfieri di Torino e ora non ci sono date in previsione, molte trattative per il 2019 ma ancora nulla di definito. Eccovi di cosa si tratta, nella speranza che il passaparola, aiuti la divulgazione e la crescita di questo format.

Il Sogno di Walt – Il Musical

Un viaggio nel mondo delle favole: sogni e desideri raccontati in una storia affascinante e coinvolgente. Non dobbiamo mai mollare i nostri sogni, inseguiamoli sempre, contro tutto e tutti, come fece anche Walt Disney!

 

Il Sogno di Walt è un Musical che racconta una storia inedita, di un Walt Disney giovane che si addormenta e sogna tutti i suoi più grandi capolavori

SINOSSI

Walt torna a casa triste perché l’ennesimo editore gli ha bocciato l’idea di produrre un topo con grandi orecchie nere, mutandoni rossi e bottoni gialli.

Sconsolato, decide di andare a letto senza cena. Durante la notte, inizia a sognare e incontra due muse che lo accompagnano in maniera scapestrata alla scoperta dei suoi personaggi e capolavori più famosi.

Il suo percorso onirico, accompagnato dalle colonne sonore riarrangiate da una band live, da coreografie e parti recitate, lo portano a convincersi che “se puo’ sognarlo, può realizzarlo”!

PERCHE’ WALT DISNEY

Walter Elias Disney è uno dei personaggi storici che ha attraversato il XIX secolo. Ha rivoluzionato l’arte, l’animazione, i fumetti e la musica al grido di “Se puoi sognarlo, puoi farlo”. Uno di quegli esempi “eroici” di cui la società odierna avrebbe tanto bisogno. Molto più interessato ad ascoltare che ad apparire. Questo gli ha permesso di entrare nel cuore dei bambini ma non solo. Abbiamo voluto prenderlo come esempio da seguire per far capire a tutti che non bisogna mai mollare quando si è convinti di quello che si sta portando avanti!

PERSONAGGI e INTERPRETI

Daniele Croce – Regista

Giovanni Pupino – Walt Disney

Deborah Lo Bianco – Musa del sogno di Walt

Veronica Lo Presti – Musa del sogno di Walt

Viviana Civitella – Biancaneve, Ariel, Jasmine, Pocahontas, Vaiana

Mara Mercurio – Cenerentola, Rapunzel, Belle, Elsa

Nadir Bertone – Batteria

Michael Pusceddu – Basso

Federico Vetro – Chitarra

Luca Procopio – Tastiera

Nicoletta Ilardi – Coreografa, Ballerina

Federico Tarabbia – Ballerino

Federica Giusto – Ballerina

Francesco Peirolo – Ballerino

Francesca Vanzelli – Lookmaker

Manuela Spezzatti – Costumista

 

ABBIAMO BISOGNO DI TE

Il tuo aiuto sarà fondamentale per il nostro progetto. Questo musical un’idea nata dalla volontà e la passione di una compagnia amatoriale.Più nello specifico, oltre a sostenere il costo dei premi messi a disposizione, andremo a coprire le spese necessarie per l’affitto dei teatri e di materiali di cui non disponiamo:

1) affitto dei Teatri: per poter andare in scena la prima cosa è trovare la location adatta. Per cui riuscire a poter sostenere le spese di affitto di un teatro ci sarebbe molto utile.

2) miglioramento delle scenografie e costumi: lo spettacolo è già molto bello. Ma vogliamo renderlo stupendo. Dai video e dalle foto potrete già vedere alcuni nostri costumi ma sarebbe bellissimo poter avere in scena ad esempio la barca di Vaiana, il castello di Elsa oppure il tappeto di Aladin… Che ne dite?

3) affitto materiale audio: non possedendo tutto il materiale tecnico necessario alla realizzazione della messa in scena , dovremo affrontare spese quali il noleggio di impianto audio, luci, ecc.

4) riprese video: le riprese video oggi giorno sono il biglietto da visita migliore. Poter avere una troupe che filma tutto il musical e ne fa un montaggio completo e dinamico è un ottimo aiuto al nostro progetto.

PREMI

Non ti lasciamo a mani vuote! Qui di seguito qualche esempio dei premi a disposizione:

1) LOCANDINA: locandina stampata in formato A3 in Alta Qualità

2) DVD: tutto lo spettacolo comodamente sul divano in alta definizione

3) FAI PARTE DEL MUSICAL ANCHE TU: scegli che personaggio vuoi essere e salirai sul palco con noi

4) PRODUTTORE ASSOCIATO: diventa produttore associato del musical

Date un’occhiata….vi farà innamorare

https://www.produzionidalbasso.com/project/il-sogno-di-walt/

Chiara De Carlo

 

 

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Chiara vi segnala i prossimi eventi… mancare sarebbe un sacrilegio!

Scrivete a musictales@libero.it se volete segnalare eventi o notizie musicali!

La storia della Falchera in un libro di Federica Calosso

Con “Falchera, Pietra Alta, Villaretto. Borghi fuori porta”, scritto da Federica Calosso con la collaborazione di Sergio Demarchi, la collana “Borghi di Torino” delle edizioni Graphot si arricchisce di un nuovo volume. Falchera è un quartiere all’estrema periferia nord del capoluogo piemontese che merita di essere scoperto anche dai torinesi “con le scarpe sulle sue strade bucate, con l’olfatto tra i suoi alberi e i suoi giardini, con gli occhi sulle sue architetture e i suoi laghetti, con le orecchie tra i tanti dialetti dei suoi abitanti”. Il borgo è nato negli anni ’50 grazie al lavoro di un gruppo di giovani architetti, guidati da Giovanni Astengo, che si sono ispirati ai quartieri operai del nord Europa. Il libro di Federica Calosso esplora un’area poco conosciuta della città: parte dal nucleo storico di Falchera e arriva alla zona nuova, attraversa il piccolo borgo semi agricolo del Villaretto nato nel ‘400 grazie ai mulini, raggiunge il Villaggio Snia voluto da Riccardo Gualino negli anni ’20 e, infine, approda a Pietra Alta, dove oggi il cinema indipendente ha trovato casa. Sono pagine che raccontano una storia intensa quelle scritte dalla giornalista che aveva già firmato, con Luisella Ordazzo, il volume dedicato allo storico quartiere operaio di Borgo San Paolo. Una lunga e minuziosa ricerca ha consentito all’autrice di proporre un percorso che si snoda attraverso i racconti delle persone che ogni giorno scelgono di vivere attivamente questa periferia, nonostante le sue numerose contraddizioni.

M.Tr.

Book Club, serata Puskin

Sarà dedicato ad un grande della letteratura russa, Alexsander Puskin, il Book Club in programma venerdì 14 dicembre prossimo alle 19 presso la libreria torinese Trebisonda in via Sant’Anselmo 22. In particolare il fil rouge dell’incontro sarà rappresentato dalle favole per bambini che lo scrittore scrisse e che hanno rivestito un ruolo centrale nella produzione dei cartoni animati sovietici.  Le fiabe furono scritte da Puskin nell’ultimo periodo della sua vita, amalgamando le tradizioni folkloriche russe ed il ricordo delle fiabe narrategli nell’infanzia dalla balia Arina Rodionovna. Ne emergeva una Russia irreale disseminata di cupole auree, di orti, giardini ed architetture arabescate dai tipici colori smaltati, con capanne di tronchi, sperdute nei boschi, schiere di animali e specchi parlanti. Puskin fu capace di reinventare la grande tradizione della fiaba russa. Le sue fiabe possono offrire diversi livelli di lettura: la creazione di un mondo incantato e fuori dal tempo tra principi e servi della gleba affascina sicuramente i più piccoli, mentre la sottile satira della società russa e delle sue ingiustizie può esercitare un fascino indiscusso in un lettore più adulto. La sua fiaba più celebre rimane quella del gallo d’oro, che risale ad una fonte araba. Puskin risultava attratto, nel comporre le fiabe, anche da ragioni di tipo morale: la vittoria del bene sul male che rappresenta il coronamento di ognuna di esse, risponde al desiderio di verità e di giustizia dello scrittore. L’iniziativa del Book Club è curata dall’associazione culturale italo russa “È ora?!”, nata nel dicembre 2015 da un’idea della sua presidente Katia Veshkina, giornalista russa, ma torinese di adozione. L’associazione si propone di diffondere la lingua e la cultura russe, di essere uno strumento di valorizzazione e sviluppo di un ambiente culturale unico per italiani e russi residenti sul territorio, e di creare proficui scambi culturali reciproci. Nel febbraio di quest’anno, accanto ad altre iniziative già attive, è stato inaugurato il ciclo di incontri chiamato “Book Club”, con la rilettura di ” Primo amore” di Turgenev. Si tratta di incontri in cui, in un’atmosfera informale e familiare, vengono rilette alcune pagine di diverse tra le opere russe più famose, sia classiche sia contemporanee, tradotte in lingue italiana.

Mara Martellotta

Le Langhe “che devi proprio scoprire”

La gratificante segnalazione viene dalla nuova Guida di Emons Edizioni

Monforte d’Alba (Cuneo)

Un “progetto civile di cultura e letteratura”: con questo prestigioso apprezzamento la Fondazione Bottari Lattes, e il suo Premio Lattes Grinzane, è stata inserita fra le tappe imperdibili all’interno di quella suggestiva fetta del territorio piemontese promossa nel 2014 dall’Unesco a “Patrimonio Mondiale dell’Umanità”. Il meritato riconoscimento viene dalla nuova Guida edita da Emons “111 luoghi di Langhe, Roero e Monferrato che devi proprio scoprire”, curata dai giornalisti Maurizio Francesconi e Alessandro Martini: due pagine che riconoscono il grande impegno e la profonda passione per la cultura e la sua diffusione della fondatrice Caterina Bottari Lattes, che a Monforte d’Alba nel 2009 ha creato una preziosa realtà per omaggiare la memoria del marito Mario Lattes – pittore, scrittore, editore – attraverso iniziative di letteratura, arte e musica aperte a tutti (adulti, ragazzi e bambini). Ma, si legge, “Caterina… ha fatto di più: ha salvato una fetta importante della storia culturale piemontese e italiana e, in qualche modo ci ha salvato l’onore e la faccia” ridando nuova vita e nuova linfa al Premo Grinzane Cavour, battezzandolo Premio Lattes Grinzane, che ogni anno coinvolge 400 studenti da tutta Italia per proclamare il vincitore e il cui nuovo bando per la nona edizione è aperto fino al 31 gennaio 2019 (info su fondazionebottarilattes.it).   La guida porta all’attenzione dei turisti, ma anche degli stessi abitanti del territorio, 111 tappe nell’area fra Casale Monferrato e Alba, passando da Asti e senza dimenticare il nicese, il Roero, l’alessandrino e l’Alto Monferrato. “Sono territori vicini ma diversissimi – spiegano le parole a inizio del volume – oggi popolarissimi e frequentati da un pubblico internazionale richiamato dal vino e dal cibo, custodiscono bellezze artistiche antiche e contemporanee, paesaggi affascinanti (quelli naturali tanto quanto quelli coltivati a vigneti e noccioleti) e tradizioni che sopravvivono e si rinnovano […] Arte e architettura medioevale e

barocca ma anche del Novecento e contemporanea, giardini storici, residenze reali e private visitabili o tuttora abitate, aziende vinicole progettate da archistar, imprenditori innovativi (e talvolta addirittura illuminati), santi sociali, grandi scrittori, partigiani, produttori tipici che sono diventati l’eccellenza nei loro campi, panchine giganti e racchette da tennis…” Monforte d’Alba viene segnalata nella guida anche per altri due luoghi significativi: l’anfiteatro naturale Auditorium Horszowski ( dall’acustica perfetta e sito nella piazza del nucleo storico, intitolato al famoso pianista che vi tenne il concerto di inaugurazione nell’estate dell’ ’86) e le Case della Saracca (quattro case medievali unite e ristrutturate all’interno, oggi ristorante e vineria con camere, unico nel suo genere) site nel borgo storico del paese.

 

Info: tel. 0173.789282 - eventi@fondazionebottarilattes.it

WEB fondazionebottarilattes.it | FB Fondazione Bottari Lattes | TW @BottariLattes | YT FondazioneBottariLatte

g.m.

Nelle foto
– Fondazione Bottari Lattes
– Caterina Bottari Lattes premia lo scrittore portoghese Antonio Lobo Antunes
– Le due pagine dedicate alla Fondazione dalla Guida Emons

 

 

 

Anno Domini Gospel Choir, melodie di Natale

Il concerto, donato dal giornalista Maurizio Scandurra, raccoglierà fondi per il restauro completo delle campane della Chiesa dell’Arciconfraternita dell’Orazione e Morte

Trino ambisce a trasformarsi in un polo di eventi di primo piano a livello artistico e culturale, in grado di richiamare gente anche extra moenia. Dopo l’ottima partenza con il gremito concerto di fine estate di Jerry Calà, la Città prosegue il cammino felicemente intrapreso con uno show capace di coniugare musica di qualità di caratura internazionale con il messaggio religioso e sociale insieme di unità insito nel Natale“.

Esordisce così Daniele Pane, Sindaco della località che ospita Venerdì 14 Dicembre alle ore 21.00 l’atteso concerto degli ‘Anno Domini Gospel Choir’, la prima, più antica e rinomata formazione gospel italiana atta a celebrare il venticinquennale dalla propria fondazione. Guidato e diretto da sempre dal Maestro Aurelio Pitino – un passato di prestigio nella musica dance come leader de ‘I Legend’, gruppo da alta classifica a livello internazionale negli anni ’80, un presente come vocal coach e vocalist fra i più apprezzati anche dai grandi artisti della scena pop italiana -, il coro propone un riuscito mix di brani contemporanei e storici, in grado di emozionare al primo ascolto, in un delicato e coinvolgente intreccio di musica e parole. Motivo per cui, negli anni, gli ‘Anno Domini Gospel Choir’ si sono ritagliati uno spazio di primo piano anche nel mondo discografico italiano, collaborando sia su disco che in live con artisti di fama quali, tra i tanti, Antonella Ruggiero, Rossana Casale, Gerardina Trovato, Bungaro (cantautore e autore di primo piano per artisti come Gianni Morandi, Fiorella Mannoia, Ornella Vanoni e Pacifico, con cui ha partecipato fra i Big all’ultimo Festival di Sanremo 2018), Linda, l’astigiano Danilo Amerio e Raphael Gualazzi, con cui si sono classificati secondi fra i Campioni al Sanremo di Fabio Fazio, nel 2014. L’ingresso è libero. Il concerto, patrocinato dal Comune di Trino, avrà luogo presso la Chiesa Parrocchiale di San Bartolomeo in Via G.A. Irico 3, nel cuore del centro storico del paese. Presenta il concerto Maurizio Scandurra, stimato giornalista radiotelevisivo, scrittore, imprenditore, critico musicale e benefattore, che ha scelto di donare l’evento al Comune di Trino in segno di unità d’intenti alla nobile causa e in memoria dell’indimenticato Avvocato Bruno Poy (Sindaco storico del confinante Palazzolo Vercellese), nonché quale attestato di stima concreta e viva alla nuova Giunta Comunale di recente insediamento.

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Fine del concerto è raccogliere fondi e sensibilizzare l’opinione pubblica sulle urgenti necessità di ripristino del tetto della Chiesa di Ognissanti, sede dell’Arciconfraternita dell’Orazione e Morte, insieme all’esigenza di impellente restauro dell’incastellatura, elettrificazione, pulitura e messa in sicurezza delle campane, attualmente mute e impossibilitate al suono per motivi di sicurezza statica“, spiega l’On. Roberto Rosso, Vice Sindaco di Trino e Confratello emerito, da sempre attento e sensibile alle urgenze culturali del territorio trinese. Gli fa eco Roberto Gualino, Vice Priore della Confraternita e Presidente del Consiglio Comunale: “Durante la serata, presenteremo entusiasticamente alla popolazione tutta il progetto di recupero delle campane, che è nostra intenzione unanimemente condivisa affidare nella sapienti mani della più famosa e antica azienda al mondo nel settore dei sacri bronzi, la molisana ‘Pontificia Fonderia Marinelli’ attiva ben dall’Anno 1000, i cui esperti e rinomati tecnici il 21 settembre scorso hanno effettuato un accurato sopralluogo proprio sul campanile della Chiesa, prima di stilare l’ottimo progetto e i relativi interventi a esso correlati“. Conclude soddisfatta infine la giovane e valente Giulia Rotondo, Assessore alle Manifestazioni: “Per la prima volta a Trino un concerto Gospel coi fiocchi. Venerdì sera a Trino questo grande evento ci permetterà sia di entrare nel vivo del clima natalizio trasmettendoci un forte messaggio religioso tramite ospiti di rinomata fama, che di contribuire tutti assieme alla raccolta fondi per le nuove Campane della Confraternita dell’Orazione e Morte. Credo sia importante in questi tempi soprattutto, riportare alla luce valori morali che stanno pian piano svanendo attraverso momenti di condivisione e bontà come questo. Ringrazio di cuore il giornalista Maurizio Scandurra per il grande lavoro svolto riguardo alla realizzazione di questo concerto che, non ho dubbi, avrà sicuramente un grandissimo successo e che anticipo sarà solamente il primo di una lunga serie di manifestazioni che si svolgeranno nella nostra Città anche per tutto il 2019“.

 

“Fallo per me”, le mongolfiere di Antonella Staltari

«È l’unico viaggio al termine della notte – racconta Bruno Quaranta nella sua presentazione – Dove vedere la luce se non all’origine del mondo? Navigando sulla mongolfiera che dondola accanto a noi, in ciascuno di noi…”

L’Associazione Artistica Culturale Il Punto di via San Domenico 32  presenta a Torino la mostra “Fallo per me”, con protagoniste le mongolfiere di Antonella Staltari. Alla inaugurazione, prevista per martedì 11 dicembre alle ore 18, interverranno Bruno Quaranta e Gianfranco Schialvino.«È l’unico viaggio al termine della notte – racconta Bruno Quaranta nella sua presentazione – Dove vedere la luce se non all’origine del mondo? Navigando sulla mongolfiera che dondola accanto a noi, in ciascuno di noi, aspettando di sciogliere gli ormeggi, di liberare la possanza, di stupire la fanciulla in fiore onorandola, quindi deflorandola? Ah, l’amour… Fino all’ultimo respiro. Soffiando e soffiando ancora, così sospingendo la creatura in ciel, nei paradisiaci campi, che siano via del Campo o un tappeto di grano, dove supini stare dopo aver delibato il calice, sorseggiato l’unguento, arato la zolla…». Le mongolfiere di Antonella Staltari, realizzate con carte fiorentine, giapponesi o semplicemente povere e di recupero, vanno a formare un viaggio costantemente mutevole nelle passioni dell’artista e di chi le guarda. Ognuna delle mongolfiere infatti è ispirata a letture o personaggi, che sono stati o sono influenti per l’artista (da Coleridge al Moby Dick di Melville, dal Jazz al cinema muto della slapstick comedy, di Buster  Keaton e di Charlie Chaplin fino alla magia sapiente della poesia cinese). 

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ORARIO

dal Lunedì al Sabato – dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 18

Fino al 24 Dicembre 2018

Facebook: IncartAntos. Le opere di Antonella Staltari

I Quintorigo tornano a Torino con Mario Biondi

Al Teatro Colosseo – Via Madama Cristina, 71

Dopo la partecipazione al Salone del Libro lo scorso maggio, I Quintorigo tornano a Torino, questa volta sul palco del Teatro Colosseo ospiti di Mario Biondi, nell’ambito del tour partito il 3 dicembre scorso da Napoli.

Sarà la quinta delle dodici date di questo tour teatrale, in cui l’eclettico quartetto romagnolo incornicia con il suo inconfondibile sound, la splendida voce del crooner siciliano.Dopo la partecipazione a Umbria Jazz dove i Quintorigo e Mario Biondi hanno suonato assieme per la prima volta dal vivo e dopo l’uscita lo scorso 9 novembre di “I Wanna Be Free“, nuovo singolo di Mario Biondi con uno straordinario featuring dei Quintorigo, arriva il tour teatrale, qualcosa che sancisce in modo definito l’avvenuto sodalizio tra i cinque artisti.

Li seguo dagli inizi. Sono un estimatore. Il sodalizio nasce proprio da questa mia ammirazione nei loro confronti, iniziata probabilmente ai tempi del primo Sanremo“.

(Mario Biondi)

I Quintorigo, definiti dallo stesso Biondi la “punta di diamante” dell’organico musicale, uniti a Federico Malaman, Max Greco e Josh Peterson, danno vita a un nuovo capitolo live della carriera del crooner, fatto di nuove sonorità e sperimentazione.Ancora una volta i Quintorigo si mettono in gioco, dopo oltre vent’anni di una carriera costellata di soddisfazioni e successi e festeggiata quest’anno con l’uscita del doppio album “Opposites“, lavoro in cui i quattro musicisti hanno giocato con i chiaroscuri della musica del ‘900: da Duke Ellington a Monk, da Oliver Nelson a Ornette Coleman, da David Bowie alle tinte acide dei Rage Against The Machine. Un dialogo tra artisti, fatto di classici rivisitati in stile Quintorigo, più undici brani originali.

Quintorigo e Mario Biondi saranno sui palchi di:

 

Teatro Openjobmetis Varese 10 dicembre 2018Teatro Colosseo Torino 12 dicembre 2018

Obihall Firenze 13 dicembre 2018

Teatro Regio Parma 15 dicembre 2018

Auditorium Santa Chiara Trento 18 dicembre 2018

Gran Teatro Geox Padova 19 dicembre 2018

Teatro Romolo Valli Reggio Emilia 21 dicembre 2018

Europa Auditorium Bologna 22 dicembre 2018

Auditorium Parco della Musica Roma 27 dicembre 2018