CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 591

L’isola del libro

A cura di Laura Goria

Miriam Toews “La mia estate fortunata”   -Marcos Y Marcos-  euro 18,00

Questo è stato il suo primo libro, uscito nel 1996, quando era una trentenne che già maneggiava mirabilmente il suo linguaggio inconfondibile, sospeso tra humor e profondità, che sono diventate la cifra dei suoi romanzi. L’ha scritto prima che la tragedia travolgesse la sua famiglia con i suicidi del padre e della sorella e racconta le strampalate vicende di un gruppo di ragazze madri che crescono da sole le loro nidiate e convivono tutte in una casa popolare. Hanno un passato difficile e un futuro incerto. Eppure sono abilissime e intelligenti nel trasformare disagio e vita precaria  in una forza straordinaria: quella che le lega l’una all’altra, in un mix strategico di solidarietà soffusa di allegria.Location è Winnipeg, dove caldo e freddo sono sempre estremi e difficili da sopportare. La casa di accoglienza in cui hanno trovato rifugio vive dell’allegria, dei pianti e del nervosismo dei bambini dietro i quali si affannano le ragazze. Due sono le protagoniste principali. Lucy, che ha appena 18 anni e manco sa chi sia il padre di suo figlio. E Lish, che in una sola notte d’amore con un artista di strada (che le ha proposto di condividere la vita errabonda) ha messo in cantiere la bellezza di due gemelle; che si sommano alle altre 2 figlie avute con un altro uomo. La casa che ospite le giovani madri è piena di storie simili che la Toews racconta con leggerezza ed ironia. L’estate fortunata sarà quella in cui Lucy e Lish caricano la loro prole su un furgone scassatissimo e si mettono in viaggio verso il Colorado alla ricerca del padre delle gemelle.

 

 

 

Per capire meglio la profondità di questa scrittrice vi ripropongo stralci  dell’intervista che le feci in occasione di un Salone del libro di Torino dove era venuta a presentare i suoi libri.

 

E’di una dolcezza infinita Miriam Toews. Bella senza un filo di trucco, esprime semplicità e una forza titanica. La famosa scrittrice canadese emana un fortissimo senso di serenità.

Eppure la sua è una vita segnata in partenza. E’ nata in una rigida comunità mennonita ai margini del mondo, dalla quale è fuggita a 18 anni. Poi le difficoltà dell’esilio e 2 grandi tragedie: il suicidio del padre (nel 1998) e dell’unica sorella (nel 2010). Da queste stigmate è nata una delle scrittrici più interessanti e coinvolgenti del panorama letterario internazionale, vincitrice di prestigiosi premi, tradotta in 15 lingue e, in Italia, autrice di punta dell’editore Marcos y Marcos. Nata nel 1964 a Steinbach in Manitoba, un villaggio nella zona centrale delle praterie canadesi, 

figlia di un discendente diretto dei primi coloni in fuga dall’Ucraina a fine 800, cresce stretta nelle maglie della rigida disciplina dei mennoniti. La più numerosa delle chiese anabattiste,che vive come nel 500: rifiutando elettricità, auto e mondo esterno, nell’ottica che la vita si riduca al lavoro e a prendersi cura della famiglia. Come scrive la Toews in “Un complicato atto d’amore”, “… la sottosetta più sfigata a cui si possa appartenere a 16 anni” sorta perché “500 anni fa, in Europa, un tizio di nome Menno Simmons si è messo di buzzo buono per inventarsi una religione tutta sua..”. 

In casi come questi la vita offre due sponde: restare e uniformarsi…o fuggire. Ed è quello che fatto l’autrice. Nella sua vita ci sono 2 lauree (in Lettere e Cinema, e in  Giornalismo) e l’intermezzo da attrice protagonista nel film “Luz  Silenciosa”, voluta a tutti i costi dal regista Carlo Reygadas; esperienza che le ha ispirato il romanzo “Mi chiamo Irma Voth”.

Ma la sua grandezza è nei romanzi fortemente autobiografici in cui l’humor è la cifra con cui  maneggia pagine di vita difficili, come il suicidio della sorella e sullo sfondo anche quello del padre in “I miei piccoli  dispiaceri”; la fuga e rapporti familiari difficili in “Un complicato atto d’amore”.

Nascere in una comunità mennonita cosha significato e cosa proprio non sopportava?

«Non mi sentivo libera. Appena finita la scuola, anche se ancora non ero sicura di voler diventare un’artista, sapevo già che avrei fatto qualunque cosa pur di vivere in un ambiente libero soprattutto dal punto di vista mentale. Da un lato quello era l’unico mondo che conoscevo e sentivo il senso di appartenenza, dall’altro avvertivo di dover scappare. Ero anche molto impaurita ed è stato difficile. Sono andata a Montreal, la città canadese più liberale, l’opposto del mio paese conservatore, e percepivo continuamente questo contrasto».

Si può dire che la scrittura per lei sia catartica e l’aiuta a metabolizzare la vita?

«Si proprio perché mi permette di dare un senso alle mie emozioni e soprattutto alle mie esperienze; in un certo senso mi consente di riordinarle. Attraverso i romanzi riesco a fare un po’ di ordine nella mia caotica vita».

Se una persona che amiamo non vuole più vivere, amarla vuol dire trattenerla o lasciarla andare?

«La mia famiglia ed io abbiamo tentato in ogni modo di dissuadere mia sorella, ma lei voleva proprio morire e ha fatto di tutto per riuscirci. Ho cercato di convivere con il dolore per il suo suicidio, di capirlo e di rispettare la sua scelta. So che in realtà l’unica via per dare sollievo al suo dolore era farla finita».

Come dirimere il conflitto tra l’idea che abbiamo il diritto di decidere della nostra morte e le responsabilità nei confronti  delle persone che ci vogliono bene e che ne soffriranno?

«Ovviamente mio padre ed io abbiamo affrontato questo conflitto e fatto di tutto per evitare la morte. Voglio sottolineare che la scelta spetta alla persona che soffre, ma questo non vuol dire che chi si suicida non ami i suoi cari. Solo che quando proprio non ce la fa più deve lasciarsi andare completamente. Sono convinta che bisognerebbe legalizzare la morte assistita, cosa che è avvenuta in Canada mentre scrivevo il libro».

Nel suo paese cosa prevede la legislazione in materia?

«Ora il suicidio è legale, con l’assistenza di un dottore, tutte le firme necessarie e per persone che non possono avere più alcuna cura. Invece per le malattie psichiatriche non è così. Se non è provato che la malattia sia incurabile, e per i medici è complicato stabilirlo, la situazione è ancora parecchio difficile».

Cosa si può obiettare a chi definisce il suicidio una scelta egoistica?

«Dal mio punto di vista non lo è, proprio perché ci sono vari tipi di suicidio e comunque sono persone che soffrono e continuerebbero a soffrire. Una sorta di dolore psichico davvero insopportabile. Non qualcosa di egoistico; ma accettare la propria sofferenza e poi lasciarla andare».

Cos’ha capito dei  suicidi nella sua famiglia? Qual è il male  di  vivere? 

«Io non soffro di depressione e disturbo bipolare come mio padre, ma ho tratto una lezione: continuare ad essere felice e gioiosa. Lui e mia sorella avrebbero voluto questo per me, anche se loro ne erano incapaci».

Suo padre e sua sorella si sono suicidati entrambi e nello stesso modo: si è geneticamente condannati, esiste il suicidio nel Dna di una persona?

«Ci ho pensato e ripensato e ci sono studi che provano l’esistenza di qualche collegamento. Il suicidio è sempre esistito e continuerà ad esserci. Forse con il progresso medico si riuscirà a prevenirlo».

Sofferenza fisica e psicologica hanno pari diritto alla morte?

«Non credo ci sia una grande differenza, anzi per me non c’è. Ho letto statistiche di altri paesi che dimostrano come il dolore psichico possa essere tale da giustificare la morte assistita e che molte persone vi ricorrano per farla finita».

L’humour come istruzioni d’uso alla vita…lei  come ci  riesce?

«Il mio è un “dark humor” un modo di trattare l’assurdità della realtà. A volte è  ridicola e va di pari passo con la sofferenza. E’ proprio l’oscurità che accompagna la luce del mondo».

Com’è stata la sua esperienza di attrice e  perché non ha continuato?

«E’ stata una cosa anomala ed estemporanea. Il regista mi ha chiamata proprio perché non voleva un’attrice. Semplicemente ero una ragazza mennonita nei panni di un’attrice casuale. Un’esperienza interessante ma non quello che volevo davvero fare, che è scrivere»

 

Nuova vita per “La Totalità” di Costas Varotsos

Grazie al protocollo di intesa sottoscritto tra Città di Torino, Fondazione
Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale” e Intesa Sanpaolo, l’opera “La Totalità” del
Maestro Costas Varotsos, costituita da elementi di vetro sovrapposti, sarà ricollocata nel Giardino Grosa,
zona verde a fianco al grattacielo Intesa Sanpaolo di corso Inghilterra, 3.
Nel 1999 la scultura, di proprietà della Città di Torino, era stata posizionata nei giardini Martini in Piazza
Benefica punto di riferimento dell’area urbana di Cit Turin e sede di uno dei mercati rionali più importanti e
conosciuti della città. A scegliere il progetto firmato dal noto artista ateniese (tra le tre soluzioni candidate)
erano stati gli abitanti del quartiere.
Nel 2017 il lavoro di Varotsos, presentando condizioni di degrado, è stato rimosso per essere riprogettato
alla luce delle innovazioni tecnologiche e di un adeguato piano di manutenzione e conservazione. Nel
corso degli anni, infatti, il monumento ha subito l’aggressione degli agenti atmosferici e l’invasione dei
colombi che, attratti dal vicino mercato, stazionavano su di esso imbrattandolo. Situazione che, unita al
malcontento dei cittadini, ha portato la Città di Torino a valutare l’opportunità di ricollocare l’opera in altra
sede.
“’La Totalità’ dell’artista Costas Varotsos, sarà restituita alla cittadinanza che potrà tornare a godere di
questo straordinario progetto artistico – sottolinea Francesca Leon, assessora alla cultura della Città
di Torino -. La reinstallazione nei giardini Grosa conclude un lungo, appassionante e impegnativo lavoro,
realizzato con il prezioso supporto di Intesa Sanpaolo e del Centro Conservazione e Restauro La Venaria
Reale, in stretta connessione con i tecnici dell’Assessorato alla Cultura. Ringrazio tutti coloro che hanno
collaborato con noi per raggiungere questo importante traguardo. In primo luogo il Maestro Varotsos, che
ha accolto la proposta di ricollocazione della sua scultura, rimettendosi al lavoro sul suo progetto insieme
ai tecnici del Comune e agli esperti del Centro Conservazione e Restauro. Un lavoro realizzato da tutti
con professionalità e passione. Un grazie particolare a Intesa Sanpaolo, partner dell’iniziativa, sensibile
sostenitore dei progetti di valorizzazione artistica”.
“In questi anni Intesa Sanpaolo ha confermato un’attenzione particolare alla ricchezza artistica e culturale
di Torino, in stretta e costante sinergia con le istituzioni pubbliche. Questo dialogo continua con l’impegno
a riconsegnare alla comunità una testimonianza d’arte che le appartiene, l’originale scultura dell’artista
greco Varotsos, rivalorizzata insieme al Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale” con cui
condividiamo importanti restauri di capolavori del passato e contemporanei. La “restituzione” dell’opera
Totalità è anche un significativo contributo a rendere ancora più vivo il Giardino Grosa di fronte al Grattacielo”
ha commentato Michele Coppola, Executive Director, Arte Cultura e Beni Storici Intesa Sanpaolo.
“LA TOTALITÀ” nei Giardini Martini (piazza Benefica)
Nel 1999 la scultura fu collocata nei giardini Martini, punto di riferimento di Cit Turin. I cittadini, a cui erano
state prospettate tre diverse soluzioni per riqualificare l’area, si erano espressi in favore del progetto firmato
dall’artista Costas Varotsos, noto scultore ateniese, che aveva proposto il monumento denominato “Figura
in movimento” che rappresenta la “resurrezione, il passaggio ad una nuova vita” un’ardita struttura astratta,
simile a un turbine, composta da strati sovrapposti di lastre triangolari in vetro, montate su elementi in
acciaio sorretti da un perno centrale inclinato, anch’esso in acciaio.
‘La Totalità’, nella sua prima collocazione presentava queste peculiarità: alta nove metri, l’opera era
costituita da elementi triangolari di vetro sovrapposti e ancorati a un’anima di ferro che permetteva di
assumere una posizione non baricentrica, creando un’originale virtuosismo estetico, con un andamento
che può essere definito con buona approssimazione elicoidale. Protetta alla base da una fontana circolare
era stata collocata a cielo aperto al centro della piazza.
Il progetto di ricollocazione nel Giardino Grosa (grattacielo Intesa Sanpaolo)
La Città, con l’obiettivo di rendere il lavoro artistico maggiormente visibile e fruibile al pubblico e di tutelare
la sua conservazione, dopo aver effettuato le necessarie verifiche, ha proposto un nuovo luogo dove
installare la scultura. Si tratta di un’area del “Giardino Grosa” di circa 200 metri quadri (13 metri per
15,30 metri trasversali, determinati su 3 lati dalla presenza della pavimentazione esistente), adiacente a
corso Vittorio Emanuele II, a lato dell’ingresso principale del grattacielo Intesa Sanpaolo, dove, su idea
dell’artista, ‘La Totalità’ emergerà, in un angolo dei giardini, da una collinetta di verde e sarà delimitata da
arbusti che rappresentano un deterrente contro possibili atti vandalici pur assicurando un giusto punto di
vista complessivo della struttura.
L’opera del Maestro Varotsos sarà costituita da lastre di vetro sovrapposte poggiate su una struttura
metallica e fissate tra loro con materiale siliconico. I piani, che ricopriranno completamente la struttura di
sostegno, seguiranno un andamento elicoidale raggiungendo un’altezza superiore ai 9 metri. La scultura
sarà inoltre sbilanciata in una direzione rispetto alla base di appoggio dando nel complesso un’impressione
di movimento come progettato dall’artista. La struttura metallica, che consentirà l’appoggio delle lastre di
vetro, sarà costituita da 3 tronchi di tubo centrali ai quali verranno saldate coppie di vassoi orizzontali.
Nella nuova installazione sarà assecondato con maggior gradualità l’andamento inclinato della struttura
disponendo il primo tronco non più verticale ma inclinato di 10° rispetto al progetto originario.
Per mantenere nel tempo le caratteristiche, la funzionalità, l’efficienza e il valore della scultura è stato
programmato un piano di manutenzione, che sarà sostenuto da Intesa Sanpaolo.
Il Centro Conservazione e Restauro per “La Totalità”
Il Centro Conservazione e Restauro affronta le problematiche legate alla conservazione delle opere
complesse come sono le opere d’arte contemporanea, partendo da un approccio scientifico, soprattutto
in considerazione della convivenza di diversi materiali originali e di intervento con alterazioni e degradi
specifici considerando l’esposizione all’aperto come incremento alla progressione di questi fenomeni.
Grazie a questa esperienza il Centro ha collaborato con la Città di Torino e con Intesa Sanpaolo per gestire
e sovrintendere al processo di ricollocazione della scultura nel luogo designato, attraverso il coordinamento
dei professionisti coinvolti (ingegneri progettisti, tecnici, validatori, collaudatori e, non ultimo, l’artista), la
scelta dei materiali e delle imprese coinvolte nella realizzazione della struttura, a partire dal disallestimento
dell’opera dalla collocazione originaria di piazza Benefica fino alla fase di allestimento nella nuova sede.
Sarà così possibile riconoscere il percorso creativo dell’opera sia a livello tecnico costruttivo che dei
materiali impiegati, in modo da poter consentire una migliore conservazione futura grazie ad una
manutenzione appositamente studiata per l’opera.
Biografia Maestro Costas Varotsos
Costas Varotsos nasce nel 1955 ad Atene, dove vive e lavora.
Nel 1976 si diploma all’Accademia di Belle Arti di Roma e nel 1978 si laurea in Architettura all’Università
degli Studi di Pescara. Nel 1990-1991 ha ottenuto la Borsa di Studio Fulbright. Nel 1999 è stato nominato
Professore nell’Aristotle University di Thessaloniki, dove a oggi ha la cattedra di Architettura. La sua
produzione artistica ha inizio sul finire degli anni ’70 dove immediatamente risalta la sua predilezione per
la scultura. Nel 1982 l’artista ritorna in Grecia e inizia a produrre lavori di richiamo internazionale, come
‘Il Poeta’ (1983) e ‘Il Corridore’ (1985), opere che riassumono la sua visione artistica orchestrando materiali,
idee e cromatismi in uno stile personalissimo fatto di trasparenza, luminosità e levità, qualità intrinsecamente
associate al vetro, da sempre materiale prediletto da Varotsos. Nel 1987 il Maestro ha rappresentato la
Grecia alla Biennale di San Paolo e, nel 1999, alla Biennale di Venezia. Ha quindi partecipato alla Biennale
di Venezia per il Padiglione Italiano nel 1993, nel 1995 ad Arte Laguna e alla Biennale Internazionale di
Los Angeles nel 1999. Nel 2004 ha ricevuto la Distinzione Onorifica di Cavaliere dell’Ordine della Stella della
Solidarietà Italiana dal Presidente della Repubblica. Ha presentato i suoi lavori in numerose mostre nazionali
e internazionali e realizzato importanti opere pubbliche per Grecia, Cipro, Italia, Stati Uniti e Svizzera. Tra
le più recenti, nel 2012 ‘L’Approdo. Opera all’Umanità Migrante’ ad Otranto e nel 2016, nell’ambito della
rassegna espositiva ‘L’Albero della cuccagna. Nutrimenti dell’arte’ a cura di Achille Bonito Oliva, Orizzonte
Due, nell’Università degli Studi di Salerno. Nel 2014 ha preso parte ad Icastica, Arezzo e nel 2016 ad Arte
alle Corti, Torino. Varotsos predilige le grandi dimensioni e le sue opere testimoniano una riflessione su temi
essenziali della vita e dell’uomo, quali l’energia, lo spazio, il tempo e la natura, in realizzazioni che uniscono
monumentalità e profondità poetica

I libri più letti e commentati a Settembre

Bentornati lettori!

Anche il mese di settembre è stato ricco di discussioni a tema letterario: questo mese abbiamo preso in rassegna un’ampia carrellata di titoli, novità e classici, e toccato diverse tematiche.

Tra i più letti e dibattuti, segnaliamo Le circostanze, romanzo di Amanda Craig (Astoria), romanzo contemporaneo di vago sapore Dickensiano, l’interessante riflessione sul ruolo della donna offerta da Una donna può tutto di Ritanna Armeni (Ponte alle Grazie) e scaldato gli animi con Elevation, di Stephen King (Sperling&Kupfer), che ha diviso i lettori tra chi lo considera un capolavoro e chi invece non l’ha amato.

Una buona parte delle nostre discussioni digitali è stata dedicata alla scienza, grazie a tre saggi di divulgazione quali Sapiens da animali a dei, di Yuval N. Harari (Bompiani); Breve storia di quasi tutto, di Bill Bryson (TEA); La fisica dei supereroi, di James Kakalios (Einaudi).

Per la serie: Time’s List of the 100 Best Novels, ovvero i cento romanzi più importanti del secolo XX, scritti in inglese e selezionati dai critici letterari per la rivista Times, questo mese noi abbiamo discusso di Qualcuno volò sul nido del cuculo, di Ken Kesey (Bur), de L’assassino cieco di Margaret Atwood (Ponte alle Grazie) e de Il prigioniero di Falconer (Feltrinelli), di John Cheever. Trovate gli altri titoli negli articoli precedenti!

Per questo mese è tutto: vi ricordiamo che se volete partecipare ai nostri confronti, potete venire a trovarci su Facebook e se volete rimanere aggiornati sulle novità in libreria e gli eventi legati al mondo dei libri e della lettura, visitate il nostro sito ufficiale all’indirizzo https://www.unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it/

Buone letture!

Podio del mese –

Le circostanze, di A. Craig (Astoria)

Una donna può tutto di R. Armeni (Ponte alle Grazie)

Elevation, di S. King (Sperling&Kupfer)

Saggi di divulgazione scientifica –

Sapiens da animali a dei, di Yuval N. Harari (Bompiani)

Breve storia di quasi tutto, di Bill Bryson (TEA)

La fisica dei supereroi, di James Kakalios (Einaudi)

Time’s List of the 100 Best Novels –

Qualcuno volò sul nido del cuculo, di K. Kesey (Bur)

L’assassino cieco di M. Atwood (Ponte alle Grazie)

Il prigioniero di Falconer, di J. Cheever (Feltrinelli)

 

Testi di Valentina Leoni, grafica e impaginazione di Claudio Cantini redazione@unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it

Librerie Antiquarie di Montagna in mostra

23^ Mostra Mercato Internazionale

Quincinetto (To) – Auditorium “Dante Conrero”
28 e 29 settembre 2019
Sabato dalle ore 10,00 alle ore 19,00
Domenica dalle ore 10,00 alle ore 18,00
Ingresso libero.

Dopo 16 anni in Valle d’Aosta, a Verrès, la mostra delle librerie antiquarie di montagna torna in Piemonte, a Quincinetto nell’Auditorium Dante Conrero , salone delle feste e delle tradizioni, a 200 metri dal casello autostradale TO-AO. Questa sarà la 23^ edizione dalla sua nascita ad Ivrea.
L’ampio salone ben si adatta ad ospitare 26 librerie antiquarie e studi bibliografici italiani, francesi, svizzeri e tedeschi, altamente specializzati sulla montagna: libri antichi sulle prime scalate, stampe, affiches e “memorabilia” cartacei, guide alpine, escursionistiche e di arrampicata, alpòinismo extraeuropeo, esplorazioni polari, storia locale delle località alpine, turismo alpino, artigianato, gastronomia e perfino guerra di montagna.
Molto simpatiche , tra l’altro, le piccole pubblicità riguardanti la montagna, con scritte che ora magari ci fanno sorridere.
La montagna è una delle tematiche più collezionate, in passato si è scritto e pubblicato tantissimo, numerose le stampe che raffigurano paesaggi montani, o cime con i primi scalatori.
Ogni anno numerosi visitatori e appassionati affollano la mostra, per cercare -nell’ampia scelta di materiale- il pezzo che ancora manca in collezione, o semplicemente per curiosare.
Questa mostra è indirizzata a tutti gli appassionati della montagna e non solo a collezionisti esperti ed anche facoltosi! A Quincinetto ci saranno pezzi straordinari, ma anche tantissimi libri e pubblicazioni non facili da trovare (e certamente non in una simile quantità e scelta) ma alla portata di tutti.

ELENCO ESPOSITORI 2019

RAFFAELE SITZIA (Libreria Lorenzo Garda- Ivrea)
Libreria antiquaria GILIBERT di M. Gilibert – Torino
Studio bibliografico “IL PIACERE E IL DOVERE” di A. Donati – Vercelli
Studio bibliografico “ITINERA ALPINA” di A. Recalcati – Milano
Antichità BEGGI – Biella
“I LIBRI DI COLOMBO” di F. Ghersi – Genova
VIGLONGO Sez. Libreria Antiquaria – Torino
LE COLONNE Libri – Torino
Studio Bibliografico CORDERO – Priocca (Cn)
Studio Bibliografico PAOLO TONNARELLI – Milano
Libreria FERRARESI Lucio & F. – Rotzo (Vi)
Libreria BORGOBOOKS – Genova
Libreria antiquaria COENOBIUM – Asti
DEDALO BOSIO Libri – Torino
Studio bibliografico ATLANTIS – Torino
LE MILLE E UNA CARTA – San Germano Chisone (To)
Studio bibliografico PERA – Lucca
Libreria Antiquaria IL CARTIGLIO – Torino
Studio Bibliografico ADIGE – Trento
DE ANTIQUIS LIBRIS – Cantavenna (Al)
TRIPPINI Stampe Antiche – Gavirate (Va)
DARIS Libri e stampe –Lucca
Libreria Antiquaria PIEMONTESE – Torino

HARTEVELD Livres Anciens – Fribourg – Svizzera
QUAND MEME – Grenoble – Francia
Antiquariat AXEL STRASSER – Irsee – Germania

Per altre informazioni:
www.librerieantiquariedimontagna.org

“Eroica!” di scena alle Ogr

DOMENICA 29  IL CONCERTO DELL’ORCHESTRA TALENTI MUSICALI DELLA FONDAZIONE CRT
Per la prima volta, in occasione del ‘compleanno’ delle Officine Grandi Riparazioni, la giovane formazione orchestrale si esibisce in veste sinfonica.

Torino, 23 settembre 2019 – Con il titolo “Eroica!”, prende il via domenica 29 settembre (ore 17.30), alle OGR di Torino, il ciclo di concerti dell’ Orchestra Talenti Musicali (OTM) della Fondazione CRT, per la prima volta in veste sinfonica con una quarantina di elementi tra i 18 e i 35 anni, sotto la direzione del giovane Marco Alibrando, già elogiato dal New York Times per la sua Adina di Rossini.

Le maestose ex Officine dei treni, rinate grazie a Fondazione CRT come Officine della cultura contemporanea e dell’innovazione a vocazione internazionale, proporranno al pubblico, in occasione del proprio compleanno, la Terza Sinfonia di Beethoven. Accanto a un genio del passato, un monumento vivente alla musica contemporanea: il programma prevede, infatti, anche le opere del compositore torinese Azio Corghi, Accademico di Santa Cecilia, Grande Ufficiale al Merito della Repubblica.

I biglietti sono disponibili on line su www.accademiaperosi.org.

“I pescatori di perle” al Regio sessant’anni dopo

L’opera di Bizet inaugura la stagione lirica 2019/2020

 

 

Inaugura la stagione lirica 2019/20 del Teatro Regio di Torino un’opera che mancava dal palcoscenico lirico torinese da sessant’anni, “I pescatori di perle” di Georges Bizet, che andrà in scena giovedì 3 ottobre prossimo alle 20, per la prima volta nell’edizione in lingua originale francese. A firmare la regia due giovani registi, Julien Lubek e Cecile  Roussat, formatisi alla scuola dei mimi di Marcel Marceau. Alla guida dell’orchestra e del coro del Teatro Regio di Torino il direttore statunitense Ryan McAdams.

“La musica de “I pescatori di perle” – precisa il direttore McAdams – è  davvero meravigliosa e Bizet dimostra la sua capacità di portare alla risoluzione un conflitto. Accanto alle bellissime arie figurano i grandi duetti dei due atti, che risultano i brani più importanti e significativi”.

Con questa opera di Bizet, in scena al teatro Regio dal 3 al 20 ottobre prossimi, si confronta un duo di mimi francesi, Lubek -Roussat, che si sono già cimentati nel corso della loro carriera nell’allestimento di altre opere liriche.

“L’opera è una creazione completamente artificiale – spiega Julien Lubek – ed è stato proprio quest’aspetto ad avermi colpito, in quanto l’arte del mimo è molto simile, anch’essa rappresentata da un artificio. Noi dilatiamo spazio e tempo. Lo stesso realismo dell’opera racchiude in sé un aspetto contraddittorio, in quanto esistono convenzioni, quali quella presente nella frase che il personaggio pronuncia “io muoio”, per due minuti prima di morire in scena; insomma è presente un momento di sospensione, capace di attribuire il vero senso a ciò che i protagonisti cantano nell’opera”. Interpreti della storia del tormentato triangolo amoroso e di amicizia di Leila, Nadia e Zurga, saranno Hasmik Torosyan, Kevin Amiel, Fabio Maria Capitanucci ed Ugo Gagliardo.

“I pescatori di perle” ( Les pecheurs de perles), opera in tre atti, è considerata il primo capolavoro di Bizet, all’epoca della sua composizione non ancora venticinquenne, ed importante quanto la più celebre Carmen. Nel comporla Bizet fu ispirato dalla Vestale di Cherubini e dalla Norma di Bellini. L’opera non ebbe da subito una spiccata fortuna, nonostante la presenza di un’aria famosa “Je crois entendre encore”,  “Mi par d’udir ancor”, cantata da Nadir, che divenne cavallo di battaglia di celebri interpreti quali i tenori Tito Schipa e Beniamino Gigli.

I critici hanno spesso individuato nel libretto un limite dell’opera, che però conobbe la sua fortuna proprio grazie all’interpretazione della celebre aria di Nadir da parte del tenore Tito Schipa. La musica di Bizet, invece, risulta ricca di colori e sfumature, capace di trasmettere allo spettatore vibrazioni e cambiamenti emozionali richiesti dalla trama del racconto, carica di esotismo e sensualità.

 

Mara Martellotta

 

“Buon compleanno, commissario Maigret”

“Caro Maigret, probabilmente si stupirà di ricevere una lettera da me, visto che sono orami passati circa sette anni da quando ci siamo lasciati. Quest’anno ricorre il cinquantesimo anniversario del giorno in cui ci siamo conosciuti. Lei aveva circa quarantacinque anni. Io ne avevo venticinque. Ma lei ha avuto la fortuna, in seguito, di trascorrere un certo numero d’anni senza invecchiare”.

Con queste parole lo scrittore belga George Simenon si rivolgeva all’indimenticabile commissario creato dalla sua penna Jules Maigret per celebrare il 50° anniversario della sua “nascita” come personaggio letterario.

Nel 1929 il personaggio del commissario Maigret compare per la prima volta nel romanzo “Pietr il Lettone” e, nel corso degli anni, diventa il protagonista di 75 romanzi e 28 racconti, una parte importante della vastissima produzione di Simenon, uno autore prolifico che aveva la capacità di scrivere in pochi giorni un testo letterario senza incontrare alcuna difficoltà.

Maigret è qualcosa di più di una creatura cartacea e non soltanto per le numerose trasposizioni televisive e cinematografiche che l’hanno dotato di volti, voci, persino lingue diverse, ma perché con una straordinaria forza demiurgica Simenon è riuscito a trasmettergli, attraverso l’inchiostro, vita propria, staccandolo da sé e rendendolo autonomo.

La figura che esce dalle pagine dei romanzi è estremamente viva: un uomo massiccio e corpulento, con l’inseparabile pipa, percorre a piedi o in taxi o in metropolitana la Parigi dei bistrot e dei locali notturni di Pigalle, del lungo Senna e del Quai des Orfevres dove si trovano gli uffici della polizia giudiziaria, di Montmartre con i suoi alberghi a ore e le sue camere ammobiliate spesso rifugio di disperati, sempre alla ricerca della verità, una verità che raggiunge cercando di capire, mai condannando.

La giustizia di Maigret ha uno sguardo umano nei confronti dei piccoli delinquenti, delle prostitute e di tutti coloro che le difficoltà della vita e gli scherzi di un destino spesso crudele e inclemente hanno spinto sulla strada della colpa, del crimine, del delitto.

In un’intervista al “Corriere della Sera”, rilasciata nel 1985, Simenon dichiarava “Di veramente mio… ho dato a Maigret una regola fondamentale della mia vita: comprendere e non giudicare, perché ci sono soltanto vittime e non colpevoli”.

Il commissario Maigret, insofferente alla burocrazia, alla vita rinchiuso in ufficio, alle pratiche e, alle regole dettate dai superiori, ai giochi e ai compromessi imposti dal potere e dalla politica, è prima di tutto un uomo con le sue debolezze, le sue piccole manie, la sua passione per la cucina, le sue tappe nei bistrot per assaporare una birra, un bicchiere di bianco, un pernod o un calvados.

Vive in boulevard Richard Lenoir da sempre, insieme alla moglie alsaziana della quale soltanto qualche fedele lettore ricorda il nome di battesimo, Louise, perché il commissario, romanzo dopo romanzo, continua a chiamarla “signora Maigret”, un’ottima cuoca, una donna abituata alle assenze del marito, ai folli orari delle inchieste, una presenza attenta e costante che lo attende e lo accompagna nelle semplici uscite di una coppia normale: a cena in qualche ristorante o a casa degli unici amici, il dottor Pardon e signora, al cinema in Boulevard Bonne Nouvelle.

Il metodo Maigret, così famoso da diventare oggetto di studio da parte dei colleghi stranieri, consiste, in realtà, nella capacità dell’ispettore di immergersi nelle atmosfere del delitto, muovendosi nelle strade, vivendo continuamente a contatto con la gente comune: con le portinaie che, con i loro pettegolezzi, sono in grado di indicargli una via da seguire, con i padroni dei piccoli bistrot, con informatori che vivono nell’anticamera del crimine.

E poi ci sono i momenti morti, quelli in cui Maigret non riesce a trovare il bandolo della matassa, quelli in cui deve “ruminare” dentro di sé le informazioni, notizie, semplici voci fino ad arrivare a capire, a cogliere i motivi, a scoprire l’assassino, a ricostruire la situazione che l’ha spinto al delitto.

Al termine di molte inchieste troviamo un Maigret stanco che cerca nelle abitudini quotidiane, nella vita domestica, nel riposo, l’evasione da un mondo dove, in molti casi, le circostanze assurde della vita hanno spinto un povero disgraziato verso la prigione.

E’ difficile reggere il peso della giustizia.

Camilleri vedrà nel commissario creato da Simenon un punto di riferimento per il suo Montalbano: la ricerca del silenzio, il bisogno di riflettere, la passione per la buona cucina, la necessità di immergersi nell’atmosfera del delitto fino ad esserne avvolto, nauseato persino disgustato e, infine, la ricerca di una catarsi, di una purificazione di se stessi: Maigret con il sonno, Montalbano con un tuffo in mare.

Quest’anno Maigret compie 90 anni. George Simenon è scomparso da 30 anni esatti.

Chissà quale augurio di compleanno l’autore belga avrebbe indirizzato al suo commissario, diventato ormai un amico.

Possiamo fare molte ipotesi, ma non lo sapremo mai.

Quello che è certo è che Simenon a Maigret ha regalato l’immortalità.

Barbara Castellaro

 

 

Restiamo aggrappati al frutto della colpa. Le confessioni di Monica

Lorena Senestro per il Teatro della Caduta
Restiamo aggrappati al frutto della colpa, forse perché nel gusto della proibizione si cela il relitto della nascita. Che i moti dell’anima sempre furono ricerca nel disincanto, da sempre inseguiamo l’ombra che ha preceduto il nostro equinozio e, in seno agli angoli dell’erranza, chiamiamo Dio l’immagine assopita della nostra memoria. Dio, questo eterno sconosciuto, da sempre fu alibi di senso ed il primo uomo al nutrirsi di quel frutto avea, con il suo peccato, cominciato a vedere sé stesso. Allo stesso modo, un die, nel tempo in cui fu il tuo corpo sostanza mortale, dolce Monica il cui sguardo lacrima il tuo sentire, l’animo scapestrato di tuo figlio solcò il palmo elitario nella noia della carne, fece della sua espiazione la sua ispirazione, impugnando il delitto dell’inganno in una conversazione interiore con l’incognito. Potessimo dunque, oh Monica, redire un heden, a quali frutti oggi seguiranno le tue confessioni? Quale peccato sarebbe al centro del più bell’albero, che all’avvento di un tripudio condurrebbe alla tacita congiunzione? Quale, Monica, quale erroneo traguardo sarà la struttura delle nostre considerazioni? “D’ambire”, fu il sussurro delle tue testimonianze. 28 settembre 2019, Lorena Senestro inscena “Le confessioni di Monica a Sant’Agostino”, presso l’Abbazia di Vezzolano (AT). In questa nuova produzione del Teatro della Caduta, Monica, madre di Agostino, rivolge al pubblico il suo atto di cura, di fede in qualcosa che non ci avvicini alla verità quanto piuttosto al significato che vi diamo, alla consistenza del limite, all’enfasi dell’introspezione, dando voce a “un luogo mitico, di un’idea nostalgicamente abbandonata”.
Alessia Savoini

Moving Tff , cinema in movimento

VIII EDIZIONE / 28 SETTEMBRE – 31 OTTOBRE

TORINO, BIELLA, COLLEGNO, SALUZZO

L’ottava edizione di Moving TFF sta arrivando! Dal 28 settembre al 31 ottobre 17 proiezioni ospitate in 12 spazi culturali e aggregativi con la collaborazione di 22 partner.

Moving TFF propone un mese di iniziative “in movimento”, per la città e tra le provincie piemontesi, legate al multiforme universo del cinema e intente a valorizzare la storia del Torino Film Festival. La manifestazione è organizzata da Altera e realizzata in collaborazione con UCCA (Unione Circoli Cinematografici Arci),  Museo Nazionale del Cinema e Torino Film Festival.

L’ingresso alle proiezioni è sempre gratuito. Tesseramento gratuito e contestuale presso la Bibliomediateca Mario Gromo. Nei circoli Arci è richiesta la tessera associativa.

Info:

www.movingtff.it – info@movingtff.it – www.facebook.com/movingtff – www.alteracultura.org

MOVING TFF – IL TORINO FILM FESTIVAL IN GIRO PER LA CITTA’ (e non solo)

Come ormai d’abitudine, nel mese di ottobre Moving TFF animerà quartieri e spazi associativi di Torino, Biella, Saluzzo e Collegno, proponendo film presentati nelle edizioni passate del Torino Film Festival e non sempre abbastanza visibili nei circuiti di distribuzione.

Alla sua ottava edizione, la rassegna proporrà sedici appuntamenti per altrettanti titoli in dodici spazi, fra loro molto diversi: accanto alle due sale propriamente dette (Magda Olivero a Saluzzo e L’incontro-Suburbana a Collegno), siamo ospitati infatti alla Casa Valdese a Torino, all’interno di circoli e associazioni culturali (Artemuda, Hydro etc) o di spazi aggregativi (CasArcobaleno) e in due luoghi maggiormente inconsueti per delle proiezioni cinematografiche quali la galleria commerciale Area12, al confine fra Torino e Venaria, e la palestra dell’ISEF (Istituto Superiore di Educazione Fisica).

Così come sono variegati gli spazi che ci ospitano, altrettanto lo sono gli interessi dei partner che permettono le proiezioni aprendo le loro porte al cinema: i film proposti riflettono su politica e società (Una scuola italianaPer tutta la vita) anche al di fuori dell’Italia (Santiago, ItaliaHidden photos, Aqui, em Lisboa), ci parlano di arte in diverse forme (La pazza della porta accanto, conversazione con Alda Merini, SEXXX), mostrano interpretazioni alternative del paesaggio urbano, come quelle operate dagli skater in Pro loco, o punti di vista “rovesciati” sulla quotidianità come nella commedia brillante What we do in the shadows, raccontano storie di profonda umanità (Nos bataillesOvunque proteggimi). Accanto a questi, la Bibliomediateca Mario Gromo dedicherà cinque appuntamenti al sessantennale della Nouvelle Vague (Donne facili, Tirate sul pianista, Cléo dalle 5 alle 7, Le petit soldat, Les parapluies de Cherbourg), e grazie alla collaborazione con Torino Factory potremo mostrare i teaser dei prossimi progetti prodotti e il cortometraggio vincitore della prima edizione del concorso, Tempo critico di Gabriele Pappalardo.

La rassegna si apre sabato 28 settembre a CasArcobaleno: prima di spegnere le luci e augurarvi una buona visione, vi aspettiamo dalle 19.00 per l’aperitivo di inaugurazione. Sarà l’occasione per incontrarci, ascoltare un po’ di musica e chiacchierare di cinema ovviamente!

Moving TFF è un progetto culturale che per una scelta precisa mantiene gratuito l’accesso alle proiezioni, coprendo i costi vivi e i diritti d’autore con modalità di finanziamento diverse dallo sbigliettamento come il crowdfunding, la raccolta di donazioni o partnership: la campagna di raccolta fondi online, su Produzioni dal Basso, è attiva fino al 31 ottobre quando si concluderà anche la rassegna. Per chiunque volesse sostenerci, è possibile fare una donazione durante le serate o online a questo link http://sostieni.link/22584

Grazie alla collaborazione con Torino Factory, a introdurre le proiezioni Moving TFF 2019 ci saranno i teaser degli 8 video finalisti della 2a edizione del Glocal Video & Lab Contest per Filmmaker Under 30: GLI SCARAFAGGI di Marco De Bartolomeo e Navid Shabanzadeh HIC SUNT LEONES di Davide Leo, Giorgio Beozzo, Stefano Trucco e Fabrizio Spagna LA RAGAZZA CINESE di Guglielmo Loliva  /MÀ-DRE/ di Stefano Guerri  MANUALE DI STORIE DEI CINEMA di Bruno Ugioli e Stefano D’Antuono  SCHELETRI di Fabiana Fogagnolo e Luigi De Rosa SELENE di Sara Bianchi  THE SONG di Tommaso Valli, Andrea Cassinari e Virginia Carollo.

IL PROGRAMMA

Sabato 28/09 a partire dalle 19.00

APERIMOVING 2019 – APERITIVO DI INAUGURAZIONE DELLA VIII EDIZIONE DEL MOVING TFF

Alle 21.30

PER TUTTA LA VITA  

di Susanna Nicchiarelli, Italia 2014, durata 52’, proiettato al 32° TFF. Proiezione realizzata in collaborazione con Arcigay Torino.

Tre generazioni riflettono sul contratto matrimoniale a quarant’anni dall’introduzione della legge sul divorzio. Attraverso immagini del Paese di allora e testimonianze del presente, il documentario si e ci interroga sui vincoli e sull’ipocrisia di quel “per tutta la vita”.

A distanza di tempo, il referendum del 1974 diviene la materia per ragionare sul dogma della monogamia: scelta volontaria oppure condizione necessaria per l’accettazione sociale?

CasArcobaleno – via Bernardino Lanino 3A, Torino

Giovedì 3/10 alle 15.30

DONNE FACILI

di Claude Chabrol, Francia 1960, durata 105’, proiettato al 2° Festival Internazionale Cinema Giovani.

Quattro giovani commesse di Parigi vivono le loro esistenze in un’assordante monotonia, ma ognuna di loro cerca di sottrarvisi rifugiandosi nella speranza di una vita migliore o nel desiderio. Ginette, aspirante vedette dello spettacolo, canta ogni sera in un music hall; Jane si concede a uomini di passaggio; Rita cerca di sistemarsi con un uomo benestante e Jacqueline crede di aver trovato l’amore eterno in un motociclista misterioso.

Bibliomediateca “Mario Gromo” – via Matilde Serao 8A, Torino

Venerdì 4/10 alle 21.00

WHAT WE DO IN THE SHADOWS (VITA DA VAMPIRO)

di Jemaine Clement e Taika Waititi, Nuova Zelanda 2014, durata 86’, proiettato al 32° TFF.

Quattro amici dividono una villa a Wellington. La convivenza è piuttosto pacifica e ogni sera in casa c’è una festa. Peccato che si tratti di party che finiscono sempre con spargimenti di sangue: i quattro sono infatti vampiri di diverse età, o per meglio dire secoli, alla costante ricerca di nuove vergini che possano appagare i loro appetiti. E quando la prospettiva è quella della vita eterna sono in pochi a non porgere il collo.

Area12 Shopping Center – Strada Altessano 141, Torino

Giovedì 10/10 alle 15.30

TIRATE SUL PIANISTA

di François Truffaut, Francia 1960, durata 80’, proiettato al 2° Festival Internazionale Cinema Giovani.

La fine tragica del matrimonio porta il talentuoso musicista Charlie Kohler ad abbandonare una brillante carriera e a suonare il piano in un locale notturno di Parigi. Nel corso di un tragicomico duello, Charlie uccide il proprietario del bistrò, anch’egli innamorato della cameriera Lena. Il musicista è quindi costretto a fuggire dal locale con l’aiuto della donna. Una volta raggiunta la casa paterna, la vicenda prende nuovamente una svolta drammatica.

Bibliomediateca “Mario Gromo” – via Matilde Serao 8A, Torino

Giovedì 17/10

Alle 15.30

CLÉO DALLE 5 ALLE 7

di Agnès Varda, Francia 1961, durata 90’, proiettato al 2° Festival Internazionale Cinema Giovani.

L’attesa per la diagnosi di un male incurabile diventa per la giovane cantante Cléo un pretesto per scoprire con occhi diversi il mondo che la circonda e per rivalutare il suo rapporto con gli altri.

Il dramma di Cléo è raccontato attraverso le due ore che suggellano il cambiamento interiore della donna, con la rinuncia a ogni forma di frivolezza e l’inizio di una nuova vita.

Bibliomediateca “Mario Gromo” – via Matilde Serao 8A, Torino

Alle 21.30

NOS BATAILLES (LE NOSTRE BATTAGLIE)

di Guillaume Senez, Belgio 2018, durata 98’, vincitore al 36° TFF del Premio per il rispetto delle minoranze e per la laicità, attribuito dalla Giuria Interfedi. V.O. con sottotitoli in italiano.

Olivier è un instancabile lavoratore, a fianco dei suoi compagni nelle lotte sindacali. L’abbandono da parte di sua moglie del tetto coniugale, ormai troppo consumata dalle faccende domestiche, costringe Olivier a confrontarsi con queste nuove responsabilità e a dover cercare un nuovo equilibrio tra casa e lavoro.

Casa Valdese – corso Vittorio Emanuele II 23, Torino

Venerdì 18/10 alle 21.30

TEMPO CRITICO

di Gabriele Pappalardo, Italia 2018, durata 19’, proiettato al 36° TFF. Proiezione realizzata in collaborazione con Torino Factory.

I casermoni che delimitano il quartiere, frutto del periodo dell’espansione urbanistica, fanno da sfondo ai protagonisti del racconto: Luca, cresciuto dalle zie, adesso vive con la nonna e taglia i capelli agli abitanti della zona per “sbarcare il lunario”; Fazza, invece, pensa al suo domani, a “mettere su famiglia”. Il documentario racconta un’intera generazione che ha perso ogni punto di riferimento. Giovani che vivono in un perenne stato di incertezza e utilizzano il rap per raccontare la quotidianità.

A seguire

PRO LOCO

di Tommaso Lipari, Italia 2016, durata 61’, proiettato al 34° TFF.

La linfa vitale di un luogo viene documentata attraverso le acrobazie di alcuni skater, che abitano lo spazio urbano alla costante ricerca del trick perfetto. Lo schema ripetuto, segnato dalle ruote dei loro skate, traccia nuove “coordinate”, alcune già conosciute e altre ancora da scoprire: osservare

gli skater in azione significa cogliere ogni cambiamento nell’esecuzione dei movimenti.

Circolo Hydro – via Serralunga 31, Biella (BI)

Domenica 20/10 alle 21.30

UNA SCUOLA ITALIANA

di Angelo Loy e Giulio Cederna, Italia 2010, durata 75’, proiettato al 28° TFF. Proiezione realizzata in collaborazione con Ecoborgo Campidoglio.

Bambini tra i tre e i cinque anni ci vengono mostrati durante lo svolgimento delle loro attività quotidiane con le maestre. Questi bambini, tutti nati in Italia da genitori stranieri, frequentano la scuola materna Carlo Pisacane nel quartiere romano di Torpignattara. Mentre fuori si intensifica il conflitto sociale per l’incidenza delle comunità straniere sul territorio, la scuola diviene un’isola felice e rappresenta la prova tangibile che l’integrazione è un fatto possibile e concreto.

Associazione dei Sardi in Torino “A. Gramsci” – via Musiné 5/7, Torino

Giovedì 24/10

Alle 15.30

LE PETIT SOLDAT

di Jean-Luc Godard, Francia 1960, durata 88’, proiettato al 2° Festival Internazionale Cinema Giovani.

Ginevra, sono gli anni della rivoluzione algerina. Bruno, disertore dell’esercito francese, riceve da un’organizzazione terroristica l’incarico di uccidere un commentatore della radio svizzera che sostiene i ribelli algerini. L’uomo cerca di opporsi, ormai deciso a vivere pienamente la propria storia

d’amore con Veronica. Non solo sarà costretto a ubbidire con la forza, ma questo causerà anche un tragico epilogo.

Bibliomediateca “Mario Gromo” – via Matilde Serao 8A, Torino

Alle 21.30

LA PAZZA DELLA PORTA ACCANTO, CONVERSAZIONE CON ALDA MERINI

di Antonietta De Lillo, Italia 2013, durata 50’, proiettato al 31° TFF.

In un racconto intimo e familiare, la scrittrice Alda Merini svela gli aspetti più significativi della sua vita: dall’infanzia agli amori, dalla maternità al suo rapporto con i figli fino alla pazzia e alla sua più chiara concezione dell’arte e della poesia. Una carrellata di immagini evidenzia il volto, i dettagli degli occhi, delle mani e del corpo della poetessa, tratteggiando in modo inedito la figura di una delle più importanti artiste del secolo scorso.

Associazione ArTeMuDa – via Drusacco 6, Torino

Venerdì 25/10 alle 21.30

AQUI, EM LISBOA – EPISÓDIOS DA VIDA DA CIDADE

di Denis Côté, Dominga Sotomayor, Gabriel Abrantes, Marie Losier, Portogallo 2015, durata 88’, proiettato al 33° TFF. V.O. con sottotitoli in italiano. Proiezione a cura dell’Associazione italo – portoghese Tucátulá.

Diverse visioni di Lisbona si uniscono in un percorso attraverso i differenti linguaggi cinematografici utilizzati da cineasti di provenienza canadese, francese, portoghese e cilena. Quattro cortometraggi fanno trasparire lo spirito vivace di una città che mantiene immagini inedite.

Arci Torino – via Giuseppe Verdi 34, Torino

Sabato 26/10 alle 21.30

SEXXX

di Davide Ferrario, Italia 2015, durata 72’, proiettato al 33° TFF. Alla proiezione sarà presente un rappresentante del “Balletto Teatro di Torino” diretto da Loredana Furno.

Ispirato dalla visione dello spettacolo di danza Sexxx, coreografato da Matteo Levaggi e andato in scena alla Lavanderia a Vapore di Collegno, il regista Ferrario “radiografa” da vicino i corpi di sei ballerini che riflettono con la loro danza sulla sessualità: il risultato è un documentario che riprende in maniera inedita la performance artistica, focalizzandosi sulla tensione vitale dell’esecuzione, composta dalla matericità carnale di quei corpi marmorei e dalla tecnicità dei movimenti.

ISEF – piazza Bernini 12, Torino

Lunedì 28/10 alle 21.00

SANTIAGO, ITALIA

di Nanni Moretti, Italia 2018, durata 80’, proiettato al 36° TFF. Proiezione realizzata in collaborazione con il Circolo Ratatoj.

Attraverso le testimonianze dei protagonisti e le immagini di repertorio, il documentario racconta il periodo successivo al colpo di stato che pose fine al governo democratico di Allende nel 1973. Il ruolo dell’ambasciata italiana a Santiago fu fondamentale per offrire rifugio a centinaia di richiedenti asilo.

Cinema Teatro “Magda Olivero” – via Palazzo di Città 15, Saluzzo (CN)

Martedì 29/10 alle 21.00

OVUNQUE PROTEGGIMI

di Bonifacio Angius, Italia 2018, durata 90’, proiettato al 36° TFF.

Alessandro, un cantante cinquantenne con un pubblico sempre più esiguo, lascia trascorrere la propria esistenza attraverso l’abuso di alcolici e il gioco alle slot machine. Durante il suo ricovero in ospedale conosce Francesca, una giovane donna che lotta per riottenere l’affidamento di suo figlio. Quell’incontro darà un nuovo senso alla sua vita.

Circolo L’incontro – Suburbana – via Bendini 11, Collegno (TO)

Giovedì 31/10

Alle 15.30

LES PARAPLUIES DE CHERBOURG

di Jacques Demy, Francia 1963, durata 92’, proiettato al 2° Festival Internazionale Cinema Giovani.

Il film narra la storia di un amore impossibile tra due giovani: Geneviève, figlia di un’ombrellaia di Cherbourg e, Guy, garagista richiamato alle armi in Algeria. Durante l’assenza di Guy, Geneviève scopre di essere incinta e viene convinta dalla madre a sposare Roland Cassard, un giovane e ricco mercante di diamanti. Ferito, Guy rientra dalla guerra e trova conforto sposando Madeleine. Tre anni più tardi incontra per caso Geneviève, ma entrambi scoprono di non aver più niente da dirsi.

Bibliomediateca “Mario Gromo” – via Matilde Serao 8A, Torino

Alle 18.30

HIDDEN PHOTOS

di Davide Grotta, Italia 2016, durata 68’, proiettato al 34° TFF. V.O. con sottotitoli in italiano. Alla proiezione sarà presente il regista.

Il giovane fotografo cambogiano Kim Hak, sta cercando di cambiare la rappresentazione iconografica del proprio Paese nell’immaginario collettivo, distaccandosi dai “soliti” Angkor Wat e Khmer rossi. Nhem En, fotografo del regime dei Khmer rossi e autore di circa 14.000 fotografie delle vittime del regime, sta cercando di entrare nel business del turismo macabro. Quale immagine è dunque la migliore per restituire l’identità e la storia di un luogo?

Arci Torino – via Giuseppe Verdi 34, Torino

Il Museo Accorsi-Ometto ha un nuovo Direttore

Il 26 settembre 2019 si è riunito il consiglio d’amministrazione della Fondazione Accorsi-Ometto che ha ratificato le ultime volontà del Cavaliere Giulio Ometto, nominando Direttore del Museo e del Consiglio artistico Luca Mana, attuale responsabile delle collezioni museali.

L’incarico sarà effettivo dal I ottobre 2019.

Luca Mana, 38 anni, è storico dell’arte. Ha studiato a Torino e a Bologna. Vincitore nel 2009 della borsa di studio CRT “Master dei Giovani Talenti della Società Civile”, dal 2015 è responsabile delle collezioni del Museo di Arti Decorative Accorsi-Ometto di Torino, del quale, in questi ultimi anni, ha curato il riallestimento delle sale e gli allestimenti delle mostre.

Curatore e co-curatore di esposizioni dedicate alla cultura figurativa italiana tra Seicento e Ottocento, è autore di saggi e di articoli che spaziano dall’evoluzione dei repertori ornamentali alla storia delle arti decorative.