CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 579

Cittadella: un tuffo nella storia in centro città

E’ stata presentata ieri una nuova sezione museale delle fortificazioni della Cittadella di Torino, l’imponente struttura difensiva di forma pentagonale fatta erigere da Emanuele Filiberto nel 1564. Quest’area archeologica di 300 mq risale a decenni diversi del Seicento ed è venuta alla luce durante gli scavi per i parcheggi di Corso Galileo Ferraris iniziati nel 2015. Francesca Leon, assessora alla Cultura della Città, Stefano Benedetto , dirigente area Cultura della Città, Franco Cravarezza, direttore del Museo Pietro Micca e dell’assedio di Torino del 1706, Fabrizio Zannoni, presidente dell’Associazione Amici del Museo Pietro Micca hanno presentato con orgoglio un prezioso tassello del percorso culturale della “Torino militare”, nel quale rientrano il Mastio, il Museo di Pietro Micca e il Pastiss. Domenica 24 giugno, in concomitanza con la festa patronale, l’Assessorato alla Cultura della Città di Torino sarà lieto di aprire al pubblico questi importanti resti della Cittadella di Torino dai tempi della sua demolizione, iniziata nella seconda metà del XIX secolo. Attraverso un ingresso autonomo in corrispondenza del civico n. 14 di Corso Galileo Ferraris si accede all’Area archeologica del Revellino degli Invalidi, a circa 6 metri di dislivello dal manto stradale. Segue la struttura muraria più antica fra quelle rinvenute e unica testimonianza visibile delle difese della prima espansione della Città, iniziate da Ercole Negro di Sanfront nel 1619 e terminate da Carlo di Castellamonte negli anni ’80 del XVII secolo. Un ponticello metallico poi conduce all’unica polveriera delle mine trovata tra quelle dell’epoca e alla galleria di collegamento tra la polveriera e la cittadella, risalenti entrambe agli anni ’80 del XVII secolo. Un dettagliato apparato illustrativo di 17 pannelli, creato da Ecplus Architects e dal Polo della Cittadella in collaborazione del Museo Civico Pietro Micca, guiderà i visitatori lungo il suggestivo percorso. La gestione dell’Area archeologica è affidata al Museo Civico Pietro Micca e dell’assedio di Torino 1706. L’apertura e le visite guidate, sperimentalmente a titolo gratuito, sono gestite dall’omonima Associazione e garantite tutte le domeniche con accesso a ogni inizio di ora dalle 15 alle 18 comprese e su prenotazione anche in altre date e orari per gruppi di almeno 10 persone (tel. 011546317 – mpm@biblioteche.ruparpiemonte.it)

 

Giuliana Prestipino

 

 

 

Un riconoscimento al teatro del Piemonte

In questi giorni sono stati pubblicati sul sito web della Direzione Generale dello Spettacolo dal Vivo del MiBACT i punteggi della qualità artistica assegnati dalle commissioni consultive ex DM 27 luglio 2017 che regola l’erogazione del contributi del Fondo Unico per lo Spettacolo per il triennio 2018-2020.


I soggetti torinesi e piemontesi, pubblici e privati, grandi e piccoli, si distinguono in ogni ambito disciplinare del teatro, della musica, della danza e del circo contemporaneo per l’eccellenza delle valutazioni, con risultati in forte progresso rispetto agli anni precedenti, a conferma della vivacità culturale, della qualità artistica dei progetti e della capacità di sviluppare un’offerta sempre più competitiva anche su scala nazionale. Il Teatro Stabile di Torino consolida il proprio primato al vertice dei Teatri Nazionali, con 31 punti su 35 rispetto ai 26 dello scorso anno. Stessa posizione per il festival Torinodanza, che si conferma in testa ai festival di danza con il punteggio massimo di 35/35. In forte crescita la Fondazione Piemonte Europa, che fa un balzo da 13 a 27 punti, scalando la classifica dei Teatri di Rilevante Interesse Culturale fino al terzo posto, mentre Palcoscenico Danza, la rassegna organizzata dallo stesso TPE, viene premiata con 25,5 punti. Anche la Fondazione Piemonte dal Vivo segna un progresso notevole tra i Circuiti multidisciplinari passando dai 18 punti del 2017 ai 28 punti del 2018. Ottimi giudizi ottengono anche e il centro di produzione Fondazione Casa del Teatro Ragazzi che sale a quota 27, il festival di danza Interplay di Torino, che con 34,5 punti sfiora il punteggio massimo e il festival multidisciplinare Cross Festival del Verbano-Cusio-Ossola, a quota 26 punti. “In attesa dei punteggi artistici delle imprese, delle associazioni musicali e del circo contemporaneo, si può già fare un bilancio molto positivo in merito alle valutazioni ministeriali che premiano le strategie e gli interventi a sostegno della cultura da parte delle amministrazioni locali, capaci di rendere competitive a livello nazionale le nostre istituzioni – dichiarano congiuntamente le Assessore alla Cultura della Regione Piemonte Antonella Parigi e della Città di Torino Francesca Leon  –. La partecipazione della Città di Torino e della Regione Piemonte quali Soci in diverse fondazioni, le leggi regionali 68 e 58 a sostegno dello spettacolo dal vivo, il bando cittadino di Torino Arti Performative, oltre all’intesa con le due fondazioni di origine bancaria Compagnia di San Paolo e Fondazione Crt, creano nel loro insieme un ecosistema integrato e fertile per lo spettacolo dal vivo – aggiungono Parigi e Leon  -. Siamo liete e orgogliose che commissioni ministeriali terze, composte da studiosi, esperti e critici autorevoli e indipendenti, abbiano riconosciuto al nostro territorio la capacità di offrire le condizioni più favorevoli per lo sviluppo della creatività, il sostegno del talento, l’incremento dell’offerta– concludono le due Assessore – con l’obiettivo di ampliare l’accessibilità e la diffusione dello spettacolo di vivo, dal centro alle periferie, dai capoluoghi alle province, e di migliorare l’attrattività turistica e la qualità della vita dei residenti”.

Music tales, la rubrica musicale

La ascoltavo ieri sera, mentre tornavo in auto, pensavo quanto valga una buona interpretazione, quanto contino la voce, l’intenzione, la motivazione ed il proprio sofferto, vissuto quando si tratta di un branoPerchè ci sono brani che tu scrivi, in cui credi e canti a modo tuo, ma poi, alla fine, non vengono recepiti dal pubblico come veramente ti eri aspettato. Questo puo’ far male ma capita, fa parte del gioco….ecco perchè arriva poi un signore, tale Tony del Monaco che nel febbraio del 1968 scrive un brano intitolato La voce del silenzio, in cui narra di una persona che vuole star da sola a pensare, ma nel silenzio troppe cose e troppi ricordi ritornano nella sua mente, nel pensare, si accorge che la persona che ha sempre amato non ha mai perso il posto nel suo cuore. Brano importante questo, nella discografia nazionale; L’edizione 1968 del Festival era la successiva di quella durante la quale si era suicidato Luigi Tenco, che aveva cambiato il modo di cantare di molti artisti, compreso Del Monaco. Il cantante nell’occasione fu abbinato alla statunitense Dionne Warwick, che fu snobbata dai media, ed anche la stessa canzone non ebbe molto successo nella manifestazione, classificandosi al 14º posto, ovvero ultima delle finaliste. Ma poi arrivò lei….una certa Anna Maria Mazzini, in arte Mina, che dona a quel brano, la notorietà che, prima, nessuno era mai riuscito a regalare. Il brano fu sulla bocca di molti interpreti, come Massimo Ranieri, Loretta Goggi, Orietta Berti, addirittura, per arrivare ai giorni nostri, da Dolcenera. Questo per dire che La musica aiuta a non sentire dentro il silenzio che c’è fuori. Mi sento di dire che probabilmente Mina ci mise un anima che arrivò ai cuori meglio di ogni altro. L’anima fortunatamente ha un interprete, spesso inconsapevole, ma fedele: il cuore. Andate ad ascoltarla, vale la pena.
Chiara De Carlo

Chiara vi segnala i tre eventi da lei scelti per la settimana…mancare sarebbe un sacrilegio! 
Scrivete a musictales@libero.it se volete segnalare eventi o notizie musicali!

Steve Sabella, immagini e immaginazione

“WAVELENGTHS” – FINO AL 28 GIUGNO

Immagini e immaginazione. Difficile dire dove finiscano le prime e inizi la seconda. Meglio parlare di intrecci. Di sottili trame compositive ottenute attraverso il mezzo fotografico spinto agli eccessi, esteticamente perfette e di forte carica emotiva. Immagini nell’immagine, sperimentazioni borderline realizzate fra i più estrosi processi (di infinita frantumazione e reiterazione del reale) meditati in camera oscura e l’avventura senza rete della composizione digitale. Fra arte, sociale e politica. Così, di primo impatto, si presentano le opere fotografiche di Steve Sabella, fra i maggiori esponenti della fotografia d’avanguardia internazionale e che, fino al 28 giugno, ritroviamo a Torino, ospite della Galleria “metroquadro” di Marco Sassone. Palestinese della Città Vecchia di Gerusalemme (dove nasce nel 1975), Sabella vive dal 2010 a Berlino e sotto la Mole ritorna con una mostra, inserita nell’ambito di Fo.To – Fotografi a Torino, dal titolo significativo di “Wavelengths” (“Lunghezze d’onda”), con tre serie di foto-collage in cui compare la nuova “On Earth” (2018), accanto alle due più datate (2012) “Metamorphosis” e “Sinopia”. Comune fil rouge, quell’intreccio misterioso di immagini e immaginazione (di cui s’è detto), accanto al gioco spesso inconscio, contradditorio ma mirabile, fra individuale e collettivo, familiare ed estraneo e perfino fra fotografia e pittura. I fotomontaggi di Sabella diventano così una sorta di alchimia sul mondo visibile, frammentando violentando e ribaltando le immagini della quotidianità. “Quando sei nella camera oscura – racconta l’artista – non parli con nessuno. L’unica cosa con cui parli é…arte”. In “Metamorphosis”, comuni e banali oggetti – realtà di tutti i giorni – vengono spaesati e alienati creando composizioni di astratta geometria che spesso hanno suscitato paragoni con il medium della pittura. “Negli ultimi anni Sabella – è stato scritto – ha usato la macchina fotografica come un pittore usa il pennello”; così anche per la serie “Sinopia” dove il Bahrein è ricomposto attraverso gli occhi dell’artista e lo skyline della capitale Manama è ripreso all’alba e durante il giorno con una panoramica a 360 gradi, appiattita in una forma di onda sonora che Sabella ha poi trasposto in frequenze audio, commissionando all’ensemble jazz “The Khoury Project” la composizione di “The Voice of Manama” che accompagna la visione dell’opera. I lavori della più recente serie “On Earth”, se “visti da lontano –scrive ancora Sabella – sembrano quadri astratti o composizioni ritmiche di tavolozze di terra, acqua e carne…Solamente avvicinandosi si nota la complessità delle scene, dei ricordi, dei riferimenti”. Di quei dettagli onirici (una zattera di plastica   multicolore che galleggia insieme a Ninfe in una sorta di Eden terrestre o un viaggiatore solitario che sembra vagare su Marte o in un deserto che è memoria di tempi lontani e di spazi indefiniti) in cui “si possono scorgere frammenti di composizioni figurative e di tradizioni letterarie, come un certo naturalismo creaturale tratto da Bosch e dalla Bibbia (in particolare dalla Genesi)”. Alcuni soggetti “ricordano Adamo ed Eva; altri invece sono in attesa e sperano in una sorta di rivincita o riflettono su un enigma”. Sono opere in cui si fondono, in un unicum straordinario, geniale creatività, incontenibili impulsi visionari e una non comune cultura storico-artistica: ecco perché le troviamo inserite in diverse importanti collezioni internazionali, dal “British Museum” di Londra al “Mathaf: Arab Museum of Modern Art” di Doha e all’ “Arab World Institute” di Parigi. Nel suo libro autobiografico “The Parachute Paradox” (pubblicato da “Kerber Verlag” nel 2016 e vincitore dell’“Eric Hoffer and Nautilus Book Awards” ), Sabella, da palestinese esule per libera scelta,“propone un soggetto– come ha scritto Al-Araby Al-Jadeed di Londra – che non ha precedenti nella letteratura palestinese: la liberazione di se’ stessi e della patria attraverso la liberazione dell’immaginazione”. Tesi del tutto personale, ma incredibilmente affascinante.

Gianni Milani

“Steve Sabella: Wavelengths”

Galleria “metro quadro”, corso San Maurizio 73/F, Torino;   www.metroquadroarte.com

Fino al 28 giugno

Orari: mart. – sab. 16/19

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Foto
– “On Earth”, lightjet print su alluminio matt Diasec, 2018
– “Metamorphosis”, lightjet su alluminio e Diasec, 2012
– “Sinopia”, lightjet su alluminio e Diasec, 2014

 

Opera vincit omnia alla stagione del Regio

Il Trovatore e la Traviata di Giuseppe Verdi costituiranno i due capisaldi intorno ai quali ruotera’ la prossima stagione lirica del teatro Regio di Torino, la prima firmata da William Graziosi quale Sovrintendente ed Alessandro Galoppini in veste di direttore artistico


Il Trovatore, opera cardine del melodramma romantico e partitura tra le più significative di Giuseppe Verdi, inaugurerà la stagione del Teatro Regio il prossimo 10 ottobre (con recite fino al 23 ottobre). La direzione d’orchestra sarà affidata all’israeliano Pinchas Steinberg, riconosciuto a livello internazionale dalla critica per la forza, la sensibilità e la profondità delle sue interpretazioni. Orchestra e Coro del Teatro Regio saranno da quest’anno diretti dal maestro Andrea Stecchi, la regia è firmata da Paul Carran. I costumi si richiamano all’Ottocento, le masse corali ai patrioti del Risorgimento, tutto all’interno di una scena sovrastata da un’enorme scalinata modulare, secondo un allestimento proveniente dal Teatro Comunale di Bologna. Per la prima volta al Teatro Regio, all’interno di una stessa stagione, verrà proposta la trilogia popolare verdiana del Trovatore, Traviata e Rigoletto. Dal 14 al 23 dicembre prossimo sarà Donato Renzetti, sul podio dell’Orchestra e Coro del Teatro Regio, a dirigere la Traviata verdiana, per la regia di Hennnings Brockhaus e le scene di Josef Svoboda, vero e proprio ” scultore della luce” e creatore dell’omonima “luce Svoboda”. Nota anche come “la Traviata degli specchi”, questo spettacolo indaga il sottile confine tra la natura intima e delicata di Violetta e la sua immagine pubblica, sottolineata attraverso uno specchio inclinato che moltiplica, da tutti i possibili punti di vista, l’oggetto del desiderio da parte del voyeurismo. Violetta è Maria Grazia Schiavo, interprete elegante e raffinata, Alfredo ha la voce di Dmytro Popov e Giorgio Germont quella di Giovanni Meoni. Nel mese di novembre andrà in scena per la regia di Michele Gamba, giovane musicista milanese, tra i più apprezzati direttori d’orchestra della nuova generazione, formatosi sotto la guida di Daniel Barenboim ed Antonio Pappano. Atteso ritorno al Regio nel periodo natalizio, dal 29 al 31 dicembre, del ballerino Roberto Bolle, con la nuova edizione di Roberto Bolle and friends, gala di danza capace di emozionare le platee di tutto il mondo. Il 2019 si aprirà con la messinscena della Madama Butterfly di Puccini, nella produzione proveniente dallo Sferisterio di Macerata, che vedrà l’atteso ritorno sul podio di Orchestra e Coro del Teatro Regio di Daniel Oren, per la regia, scene e costumi di Pierluigi Pizzi. Questo allestimento propone una Butterfly collocata in un Giappone non oleografico né folkloristico, ma colto come memoria di un Paese evocato con malinconia. Dal 6 al 17 febbraio prossimo sarà allestita al Regio di Torino una nuova messinscena del Rigoletto verdiano, in coproduzione con il Teatro Massimo di Palermo, la Shaanxi Opera House e l’Opera Royal de Wallonie-Liege. A vestire i panni di Rigoletto sarà il grande Carlos Alvarez, Gilda sarà interpretata da Ruth Iniesta ed il duca di Mantova da Stefan Pop, direttore Renato Palumbo, la regia recherà la firma di John Tunturro, al suo debutto nel mondo operistico. Protagonista del marzo lirico torinese sarà l’opera intitolata “Agnese” di Ferdinando Paer, per la prima volta proposta in una rappresentazione moderna, capolavoro creato nel 1809, di assoluto equilibrio stilistico, esempio brillante di classicismo e precursore dell’era rossiniana. Sul podio dell’Orchestra e Coro del Teatro Regio tornerà Diego Fasolis, la regia è firmata da Leo Muscato. Dalla celebre fiaba di Collodi è tratto Pinocchio, con musica di Pierangelo Valtinoni, libretto di Paolo Madron e regia di Luca Valentino. L’opera, proposta in collaborazione con il Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino, vedrà impegnata anche l’Orchestra del Regio ed il Coro di Voci bianche del Regio e del Conservatorio. A distanza di vent’anni dall’ultima rappresentazione, tornerà al Regio di Torino la Sonnambula di Vincenzo Bellini, in una delicata partitura dalle tinte pastello, per la regia di Mauro Avogadro. Per la prima volta verrà ospitato al Regio di Torino il Balletto dell’Opera di Perm, con novanta tra ballerini e ballerine, che porteranno in scena il capolavoro di Prokof’ev “Romeo e Giulietta”. Alessandro De Marchi, direttore affermato a livello internazionale, dirigerà a maggio 2018 “L ‘italiana in Algeri” di Gioachino Rossini. Dopo l’omaggio che verrà tributato alla terra siciliana, con l’allestimento de “La giara”, tratta da Luigi Pirandello, su musiche di Alfredo Casella, a giugno 2018, e de La cavalleria rusticana di Mascagni per la regia di Gabriele Lavia, la stagione si concluderà con il capolavoro teatrale di George ed Ira Gershwin, dal titolo ” Porgy ed Bess”, nell’unica produzione autorizzata dalla famiglia Gershwin, con l’ Orchestra del teatro Regio ed i Solisti e Coro del New York Harlem Theatre. L'”American folk opera”, come fu definita dallo stesso Gershwin, capace di descrivere la vita degli afroamericani nei primi anni Trenta, sarà diretta da William Barkhymer.

Mara Martellotta

Ecco i vincitori del Miap

PRIMO PREMIO PER LA SEZIONE MODA ALLA GIOVANE TORINESE SOPHIE MUHLMANN

Lìzori (Perugia) – C’è anche una giovane torinese fra i quattro vincitori della prima edizione del Miap (Meneghetti International Art Prize), conclusosi nello stupendo Borgo umbro di Lìzori, toponimo di fantasia di Borgo San Benedetto (fra Assisi e Spoleto) alla presenza del Presidente della “Fondazione di Ricerca Scientifica ed Umanistica Antonio Meneghetti”, Pamela Bernabei. Si tratta di Sophie Muhlmann, nata a Torino nell’ ’87 e diplomata in “Fashion Business” presso l’”Istituto Marangoni” di Parigi. A lei, che dopo aver lavorato in giro per il mondo (fra New York, Milano, Singapore, Mosca e Lisbona ) oggi vive a Pinerolo impegnata in un percorso artistico di alta levatura e sapientemente articolato fra i forti richiami dell’ arte visiva e quelli non meno seducenti della moda, è andato per l’appunto il primo premio della sezione

“Moda” per la creazione di un abito dal nome ammiccante di “Bello, dichiarazione”, di cui la Giuria ha messo in evidenza soprattutto “la semplicità unitamente alla classica eleganza”. Italiano anche il vincitore della sezione “Pittura”, il siciliano di San Cataldo Paolo Amico con l’opera di stupefacente definizione narrativa dal titolo “Riflessioni”. Per le sezioni “Scultura” e “Design”, vincitori assoluti sono stati il tedesco Arnd Christian Muller (con l’opera “Sound Field”) e la brasiliana Lygia de Almeida Marques (con l’opera “Uomo con cappello”).  Imponente il numero degli artisti in concorso: ben 341 provenienti da 32 Paesi. 37 i finalisti, in arrivo da 14 Paesi; il tema su cui hanno dovuto cimentarsi: “La funzione del bello nell’arte come elemento essenziale nella vita dell’uomo”. Istituito nel 2016 dalla “Fondazione di Ricerca Scientifica ed Umanistica Antonio Meneghetti”, il premio rientra nel programma dell’Anno Europeo del Patrimonio Culturale per la valorizzazione della cultura umanistica con la finalità di “promuovere l’espressione artistica come anelito al bello, dando l’opportunità a tutti gli artisti di favorire questa ispirazione incoraggiando un’educazione all’arte che generi bellezza e che trasmetta valori positivi al fruitore dell’opera artistica”. La giuria del premio, presieduta da Pamela Bernabei e con la direzione artistica di Ermanno Tedeschi, curatore e critico d’arte, é composta da docenti, direttori di musei e artisti: Franco Marrocco, Direttore dell’ “Accademia di Belle Arti di Brera”, Masayuki Koorida, Direttore dello “Shanghai Sculpture Center”, Werner Meyer, Direttore del Museo “Kunsthalle Göppingen”, Tom Moran, Capo Curatore “Grounds for Sculpture” di Hamilton, New Jersey, Riccardo Cordero, Scultore, già docente presso l’ “Accademia delle Belle Arti” di Torino, Licia Mattioli, Vice Presidente per l’Internazionalizzazione Confindustria e A.D. Mattioli SpA, Bruna Biamino, Coordinatore del Dipartimento di Fotografia dello IED di Torino.Istituita nel 2007 dal professor Antonio Meneghetti, scomparso nel 2013, che aveva declinato in diversi ambiti della cultura e della scienza i principi dell’ontopsicologia, definibili come l’aspirazione a rifarsi ai modelli di armonia e di equilibrio dell’Umanesimo, la Fondazione è un ente no-profit svizzero che ha lo scopo per l’appunto di promuovere una visione della vita declinata come cultura pratica di filosofia, scienza e arte, attraverso l’esercizio più alto delle facoltà umane dell’individuo.Le opere finaliste saranno in mostra presso lo Spazio espositivo del Palazzo Ducale di Lìzori (Castello di Pissignano) fino al 15 luglio 2018.

g. m.

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Foto

– Sophie Muhlmann: “Bello, dichiarazione”
– Paolo Amico: “Riflessioni”
– Arnd ChristianMuller: “Sound Fields”
– Lygia de Almeida Marques: “Uomo con cappello”
– I quattro vincitori

I concerti delle meraviglie: 35 anni con il festival cusiano di musica antica

Elena Bollatto con il suo partner di vita e di arte Folco Perrino se la ridono da lassu’ vedendoci sempre più stupiti ed ammirati della creatura che hanno curato, nutrito, coccolato. Un appuntamento imperdibile per la caratura dei musicisti e la unicità dei luoghi dove si gioisce con la musica. Tutto ciò nonostante gl’imprevisti che sono sempre dietro l’angolo: la sala Tallone all’isola di San Giulio, sede storica dei concerti, a poche settimane dall’esordio è risultata inagibile. Ebbene gli organizzatori non si sono persi d’animo ed hanno trovato alternative straordinarie. Il salone dell’istituto Maria Ausiliatrice a Pella, la basilica di san Giulio, villa Bossi e cioè la sala del comune di Orta e soprattutto palazzo Penotti Ubertini alla sommità della salita della Motta. Luoghi molto diversi fra loro ma che hanno aumentato la sana curiosità di melomani, nuovi e consolidati. Solo alcuni media non se ne sono accorti ed hanno largito inesattezze, alias fake news dando per cancellato il festival senza appello e soprattutto senza informarsi. Ma spesso quest’ultimo è un dettaglio per chi…informa! Invece il festival è iniziato regolarmente il 9 giugno scorso alle 12,30 con il duo Tiziana Ravetti ed Attilio Borri straripante abilità, fantasia e divertimento: “Il canto e la passione” con prosecuzione alla sera dove il noto complesso La Rossignol ha deliziato con frottole, canti, danze del 1400 e un controtenore d’eccezione, Roberto Quintarelli, che insieme ai suoi virtuosi compagni ha letteralmente incantato il folto e partecipe pubblico. Non esiste festival dove si abbracci un periodo che va dal canto gregoriano a Piazzolla: lo faceva notare giustamente il direttore del cusiano Ettore Borri, sempre attento anche ai dettagli ed immaginifico “prefatore” di tutti i concerti; rimandiamo subito al programma www.amicimusicacocito.it perché i ritardatari possano ancora fruire dell’ultimo scampolo di concerti del prossimo 23 e 24 giugno a palazzo Penotti Ubertini in Orta. Noi ci siamo già immersi nel Laetare Jerusalem con una Gerusalemme ritrovata alla incantevole basilica di san Giulio, grazie alla Schola gregoriana del Pontificio istituto di musica sacra, oppure con un concerto di due virtuose dell’arpa le giovanissime Isabella Cambini e Laura Colombo sotto l’occhio vigile del loro mentore, la prof. Simona Marchesi. Per non parlare dello straripante Vivaldi con l’Ensemble Imaginaire diretto da Cristina Corrieri e l’esecuzione del concerto per archi e traversiere detto Gran Mogol, scoperto di recente in una biblioteca scozzese. Come non citare ancora quattro splendidi clarinettisti, il quartetto Confusiony (Marotta, Otera, Luiza e Benevelli) con le danze slave di Dvorak, l’Aragonaise dalla Carmen di Bizet e l’Oblivion di Astor Piazzolla. Persino i merli e gli usignoli trattenevano il fiato in alcuni passaggi, in altri si ponevano come interlocutori extra moenia e noi ad assaporare momenti unici dove il tempo è come sospeso e kronos lascia il passo a kairos.

Ezio Ercole

Luca Carboni e Gatto Panceri al #Parco Dora Live’

Anche Alberto Farina e il gruppo Jazz Se7tima Alterata sul palco della rassegna estiva gratuita più grande del Piemonte


Proseguono gli appuntamenti di rilievo a Torino (nell’area eventi tra Via Livorno e Via Treviso) del cartellone di eventi del ‘#Parco Dora Live’, la kermesse estiva di spettacoli gratuiti di musica, teatro e cabaret più grande del Piemonte.Per la quarta settimana (8 weekend in tutto, per un totale di ben 24 shows), giovedì 21 giugno, in occasione della ‘Fiera Europea della Musica’ è atteso il firmacopie di Luca Carboni, che presenta il nuovo album ‘Sputnik’ (‘Sony Music’). A seguire a il gruppo jazz Se7tima Alterata. Il 22 giugno, invece, per il cabaret, è la volta del valente Alberto Farina.Il 23 giugno, invece, introdotto e presentato dal conduttore radiotelevisivo Wlady, grande protagonista per la musica di questa settimana è Gatto Panceri, affermato cantautore e hit maker (ha scritto canzoni per Andrea Bocelli, Giorgia, Mina, Massimo Ranieri, Gianni Morandi, Mietta, Syria, Riccardo Fogli e molti altri, per un totale di oltre 45 milioni di copie vendute), che presenterà dal vivo, con tanto di firmacopie, del nuovo monumentale album di inediti con ben 19 pezzi ‘Pelle d’oca e lividi’ (il 12° in carriera), pubblicato dall’etichetta ‘Hit Rainbow’ di Roby Facchinetti dei Pooh, con distribuzione ‘Artist First’. Il disco, uscito il 25 maggio scorso ha esordito al 57° posto in classifica ‘TOP ALBUM’ della F.I.M.I. A introdurre Gatto Panceri, sul palco, la magia del pianoforte e delle delicate composizioni del Maestro Giorgio Bolognese, anche raffinato Direttore d’orchestra che, proprio con la ‘Vivo per Lei Edizioni’ di Gatto Panceri, ha pubblicato il capolavoro strumentale ‘2 Luglio 1944’.La prossima settimana, invece, attesi Fubelli & Impastato, Dado e Jo Squillo. Tutti gli spettacoli sono gratuiti, e iniziano alle 20.30. Informazioni sul sito www.parcocommercialedora.it, e sulla relativa pagina Facebook. La prestigiosa rassegna culturale sostiene il Comitato Locale di Moncalieri della ‘Croce Rossa Italiana’.

00 / 01 (sinfonia dell’unità)

“00 / 01 (sinfonia dell’unità)” è una creazione con regia di Francesco Sgrò e con in scena i 21 allievi del terzo anno di corso della FLIC Scuola di Circo provenienti da Brasile, Cile, Colombia, Francia, Germania, Inghilterra, Paraguay, Polonia, Slovacchia, Uruguay, USA e da diverse regioni d’Italia

È la quarta e ultima creazione di “Spazio FLIC presenta – Un viaggio nel circo contemporaneo”, la rassegna che mette al centro gli allievi della scuola di circo di Torino, provenienti da 20 nazioni diverse, rendendoli protagonisti di spettacoli professionali in tutte le loro fasi di creazione. Dal 23 maggio al 21 giugno 2018 si sta svolgendo “Spazio FLIC presenta Un viaggio nel circo contemporaneo”, rassegna ideata ed organizzata dalla FLIC Scuola di Circo, progetto della Reale Società Ginnastica di Torino, e dedicata totalmente ai suoi numerosi allievi, alla loro preparazione artistica professionale e alla loro relazione con il palcoscenico e con il pubblico. La rassegna propone 7 appuntamenti con 4 creazioni messe in scena nello Spazio FLIC, luogo di allenamento e professionale sala spettacolo ricavati all’interno di un ex hangar industriale del periferico quartiere Barriera di Milano. Un luogo che è allo stesso tempo creativo, performativo e divulgativo per una ricerca artistica sul “nuovo circo” più che mai viva nell’ambiente della FLIC.