CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 579

Le luci della centrale elettrica

Se l’intervento di recupero del dismesso Centro riparazioni del sistema ferroviario di Torino fosse stata una mera riconversione, senza dargli una nuova vita, sarebbe stata una bellissima operazione, ma alla fine, inutile

Il fatto che sia diventato un Polo multifunzionale d’eccellenza ha una grande valenza per tutto il Piemonte. Ne è una ulteriore riprova lo spettacolo di VASCO BRONDI,  Le luci della centrale elettrica che le OGR propongono al pubblico il prossimo 8 dicembre 201Dopo il successo dello spettacolo presentato a maggio scorso durante la rassegna Forte Movimento, Vasco Brondi torna alle OGR con il tour nei teatri per festeggiare i dieci anni de Le luci della centrale elettrica. Sul palco della Sala Fucine, le canzoni dal 2008 al 2018 si mescoleranno a letture e racconti dell’Italia vista dal finestrino per milioni di chilometri, tra la Via Emilia e la Via Lattea.  L’artista sarà accompagnato da una super band formata da Rodrigo D’Erasmo (violino), Andrea Faccioli (chitarre), Gabriele Lazzarotti (basso), Daniela Savoldi (violoncello) e Anselmo Luisi (percussioni). Ticket disponibili online su www.ogrtorino.it, o in biglietteria OGR senza diritti di prevendita. Un breve excursus: nato a Verona nel 1984, cresce tra Ferrara e l’Emilia ed esordisce come cantautore nel 2007 con il nome Le luci della centrale elettrica e realizzando una demo dal titolo omonimo, distribuita dall’artista direttamente ai concerti. Nel maggio 2008 nasce il suo primo album d’esordio Canzoni da spiaggia deturpata. Inizia così un percorso di continua formazione, in cui emergono linguaggi artistici diversi, ma connessi fra loro, anche se sembrano indipendenti, ma non lo sono: la musica, il cinema, il fumetto, il videoclip, l’illustrazione, la pittura, la danza e la scrittura. L’ultimo album 2008-2018, tra la via Emilia e la via Lattea, comprende anche due brani inediti e un live in studio, il libro intitolato 2008-2018, dieci anni di musica tra la via Emilia e la via Lattea è pubblicato da “La nave di Teseo” e sarà in vendita presso Transnatural shop. È il tour teatrale in cui si mescolano canzoni scritte in questi dieci anni a letture e racconti, sono gli atti conclusivi, dopo dieci anni, del viaggio de Le luci della centrale elettrica. Ad aprire il concerto di Vasco Brondi sarà “Effepunto”, al secolo Filippo Cecconi, musicista che ha militato nei Ministri dal 2009 al 2013 ed è fondatore dei Calamari, gruppo di cabaret “situazionista”.

 

Tommaso Lo Russo

Pirandello e Bunuel per ragionare della nuova pazzia

Filippo Fonsatti conteggia che Così è (se vi pare) manca dal palcoscenico del Carignano da più di dieci anni. Da martedì prossimo lo spettacolo prodotto dallo Stabile di Torino Teatro Nazionale e diretto da Filippo Dini – primo appuntamento pirandelliano per il 45enne attore/regista – è pronto a prendere il largo, quattro settimane a Torino, comprese le festività natalizie e quelle del nuovo anno (“e questa è per noi davvero una scommessa su cui puntare: ma lo facciamo con tranquillità, dal momento che già abbiamo superato le cifre di pubblico e di abbonamenti della scorsa stagione”, sottolinea ancora Fonsatti) e poi per ora un mese di tournée, da Trieste a Napoli, da Pistoia a Genova.

C’è quasi un “timore reverenziale” nel mettere in scena un testo che nelle intenzioni di Dini regista (ma suo è anche il personaggio del raisonneur Laudisi) – scomoda pure, a partire dalla locandina, guardare per credere!, i geni di Leonardo e di Bunuel con il suo perseguitato Viridiana. Il pirandellismo coniugato in questo avviato secolo con un gioco al massacro inscenato in un interno borghese, un giallo irrisolto, un finale tagliato via dove niente altro riecheggia se non la risata di Laudisi che manda con un calcio a quel paese una verità ricercata a lungo. Da chi, se non dal nuovo viso della pazzia, dai borghesi del paese, con i loro pettegolezzi, con le loro certezze senza ferite, in cui hanno trovano un (mesto) rifugio il signor Ponza (Giuseppe Battiston) e la signora Frola (Maria Paiato, mai più avvicinatasi a Pirandello dopo le prove in Accademia), con quell’altra donna, moglie dell’uno?, figlia dell’altra?, tenuta segregata in una casa fuori del paese. Forse tutto è un sogno, un gioco tragico quella verità costruita e immediatamente distrutta, quella realtà, per ognuno dei presenti tangibile, quelle parole di Ponza e di Frola che a fasi alterne incantano e convincono. “È una grande opportunità quella che lo Stabile torinese mi ha offerto, a me che forse, come molti della mia generazione, ho sempre avuto uno sguardo snob nei confronti dell’autore siciliano, con la sua lingua un po’ vecchia, con le sue trame non chiare ad una primissima lettura e invischiate, contorte, con quelle morali disseminate nei finali che parevano risapute, mai innovative”.

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Invece nei mesi di preparazione e di prove, Dini è andato nel fondo di un testo, ha scavato, ha immediatamente compreso l’importanza di quel termine, “oggi”- come non gli è sfuggito che ci troviamo di fronte ad una “parabola in tre atti” -, in cui l’autore ambiente la vicenda. La data non può essere il 1917, il ricevente la compagnia di Talli ed il pubblico milanese: il tempo è il nostro, “questo nostro tempo occupato a scoprire dove sia la verità”. Una verità simile a quella sbandierata sui social, “su Facebook e Twitter tutti raccontano una verità, la loro, quante verità esistono?”. Una verità laica, anche, che il regista supera, ponendosi fin da subito di fronte a quel titolo sicuro, assoluto nella sua prima parte e libertario nel resto, pronto a smentire. “Ho intravisto una componente surrealista, anche se so di essere in anticipo con i tempi, mi sono fatto domande circa l’inconscio che si sviluppa nei miei personaggi, ho cercato di individuare le enormi passioni che stanno al loro interno, ho voluto fare esplodere le differenti passioni di questo testo”. Nell’attualità che all’occhio del regista invade il dramma pirandelliano, Giuseppe Battiston, giunto al suo quinto appuntamento con lo Stabile, cerca di chiarire con personali parole come questo testo possa racchiudere un “noi” e un “loro”. “Noi, ovvero la casa del consigliere Agazzi e quanti la frequentano, siamo i regolari, con le nostre abitazioni, con l’ordine in ogni stanza, con i nostri rapporti ben costruiti, noi che quando entriamo nella vita delle persone facciamo domande e non ci rendiamo conto che tutto può diventare violenza, loro sono quelli che arrivano da lontano, sconosciuti, da un paese in cui un evento naturale ha distrutto ogni cosa, gettano la carta per terra, non sono trasparenti”. Ricollocare la “pazzia” dunque, se rimanga ancora in genero e suocera o se abbia ormai invaso questo “formicaio agitato” di pettegoli e di quanti vogliono scoprire l’assoluta verità.

 

 

Elio Rabbione

 

 

 

Foto di Laila Pozzo: una scena d’insieme di “Così è (se vi pare)” di Luigi Pirandello, produzione Teatri Stabile di Torino – Teatro Nazionale; gli interpreti principali dello spettacolo, da sinistra, Giuseppe Battisto, Filippo Dini (anche regista) e Maria Paiato

 

Il “Pannunzio” celebrato a Lucca ma non a Torino

Il Comune di Lucca, sindaco in testa, festeggia i 50 anni del Centro Pannunzio e l’illustre concittadino. A Torino dove il centro culturale è nato, il Comune e la Sindaca invece ignorano l’anniversario. Se nemmeno le istituzioni culturali torinesi vengono rispettate e valorizzate, non c’è davvero da stupirsi del declino della città.

(Red. To)

 

Italiani si rimane, parola di Severgnini

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Beppe Severgnini presenta il suo libro “Italiani si rimane” a Torino : appuntamento venerdì 7 dicembre alle ore 18.00 al Circolo dei Lettori in via Bogino 9

 

Un viaggio ironico, sentimentale e istruttivo: dalla scuola di Montanelli al Corriere della Sera, dal primo articolo per La Provincia di Cremona al New York Times, dai libri alla radio, da Twitter al teatro (entrambi utili, il secondo più moderno). In Italia e in Europa, in America e in Australia, in televisione e sui treni del mondo. In ogni esperienza si nasconde una lezione. Beppe Severgnini prova a capire qual è, e condivide con noi le sue scoperte. Una narrazione intima e sorprendente, una scrittura nuova e appassionata. Italiani si rimane non spiega solo le trasformazioni nei media a cavallo tra due secoli: parla del tempo che passa, del legame con la terra e la famiglia, del piacere di insegnare e veder crescere nuovi talenti. Questo libro arriva vent’anni dopo Italiani si diventa, dove l’autore ripercorreva l’infanzia, l’adolescenza e la prima gioventù. La sua collaudata ironia ora diventa autoironia, l’autobiografia diventa biografia di una generazione. Serenità, intuizione, occhio prensile: a Beppe Severgnini i dettagli non sfuggono. Le pagine luccicano di leggerezza intelligente. Italiani si rimane è un viaggio dentro il cambiamento: personale, professionale, nazionale. Un racconto utile ai più giovani per progettare e ai meno giovani per ricordare. Un libro che prova una cosa: qualunque lavoro si faccia, e qualsiasi cosa succeda, italiani si rimane.

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BEPPE SEVERGNINI è il direttore di 7, settimanale del Corriere della Sera. Scrive per The New York Times e ha lavorato per The Economist. È autore di sedici libri, tra cui Inglesi, Un italiano in America e La testa degli italiani, tradotto in quindici lingue. Da La vita è un viaggio, l’autore ha tratto una rappresentazione teatrale, da lui stesso interpretata. Ha ideato e condotto il programma L’erba dei vicini (Rai 3).

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  • Prezzo di copertina Euro 17,50
  • Pagine 288
  • Anno 2018
  • Collana Saggi

 

Dalla, Gaber, Van de Sfroos

Proseguiranno all’Unitre di Casale Monferrato, dal 9 gennaio 2019, le lezioni tenute dal docente Giorgio Belletti, iniziate lo scorso anno con Paolo Conte, nell’ambito del corso di musica coordinato da Gian Franco Nissola.

I cantautori scelti saranno tre: Lucio Dalla, Giorgio Gaber e Davide Van de Sfroos. Riassumendo quanto dice il docente “I primi due hanno fatto parte della nostra gioventù, della maturità e ancora li frequentiamo come vecchi amici prematuramente scomparsi; di Dalla si ripercorrerà la carriera dagli esordi come clarinettista Jazz nella Bologna di Pupi Avati e Nando Giardina con la sua Doctor Dixie Jazz Band fino ai grandi successi internazionali culminati in Caruso. Di Gaber saranno fatte ascoltare le canzoni più note, ora romantiche, ora allegre e scanzonate ma anche cariche di critica corrosiva contro costumi e poteri politici, senza dimenticare gli spettacoli teatrali. Davide Bernasconi (in arte Davide Van de Sfroos), meno noto ma molto interessante, si esprime con il “laghée” nel raccontare storie folk, surreali e intensamente poetiche orgoglioso d’usare il dialetto come bandiera della propria forma artistica. Vi è forse il rischio di non capire bene le parole dialettali ma egli stesso disse che si sentono tante canzoni in inglese senza capirle ma che piacciono ugualmente poiché la musica ha un linguaggio universale. Chi può dargli torto?”

GRB

Al Regio la Traviata per la regia di Brockhaus

Fa parte della  sua trilogia romantica definita da Sinopoli esempio di “arte povera”

Sarà   Donato Renzetti a dirigere l’Orchestra del Teatro Regio di Torino venerdì 14 dicembre prossimo alle 20 per la prima della Traviata di Giuseppe Verdi, per la regia di Henning Brockhaus e la coreografia di Valentina Escobar. Nel ruolo di Violetta il soprano Maria Grazia Schiavo, in quello di Alfredo Germont Dmytro Popov;   in quello di Giorgio Germont Giovanni Meoni; Anna Malavasi vestirà i panni di Flora Bervoix. Verdi scelse il soggetto della Traviata consapevole della sua eccezionalità, traendolo dal dramma “Dame aux camelias” di Alexander Dumas figlio, rappresentato a partire dal febbraio 1852 al Theatre del Vaudeville a Parigi. La Traviata verdiana, che avrebbe incontrato nella sua storia un clamoroso successo, registro’, invece, nella sua prima esecuzione un fiasco, al teatro La Fenice di Venezia, il 6 marzo 1853, per poi riscattarsi sempre a Venezia. Ultima opera della celebre “trilogia romantica” comprendente il Rigoletto ed il Trovatore, con le cui fasi conclusive venne a sovrapporsi nella sua genesi, la Traviata esprime il tema della denuncia dei pregiudizi e delle ipocrisie presenti nella società borghese, di cui Verdi era rimasto in quegli anni vittima nel corso della sua relazione con Giuseppina Strepponi. Ispiratrice della storia riportata nel romanzo, in un contesto decadente, era un personaggio realmente esistito nella prima metà del secolo, Marie Duplessis, ragazza di facili costumi, morta a sol 23 anni di tubercolosi, frequentatrice di ambienti intellettuali, che la posero a contatto con Liszt, Alfred de Musset e Dumas stesso. La Traviata, insieme a “Carmen” e “Boheme”, è l’opera del repertorio lirico più eseguita al mondo. Secondo alcuni critici si tratta di un capolavoro assoluto, secondo altri di un’opera media, se non addirittura mediocre, in cui Verdi ricorre alle consuetudini del melodramma. In realtà si tratta di un’opera straordinaria, ricca di un genio drammatico che non soltanto esce fuori dall’applicazione di regole consuete. La censura volle che la vicenda, ricca di scandali, di una donna che trascorreva la sua vita nell’alta società tra relazioni fugaci fosse retrodatata al Settecento. Fino alla fine dell’Ottocento rimase in voga questa prassi; in seguito l’ambientazione di Verdi e del suo librettista Piave fu ristabilita, diventando la rappresentazione di una nuova società con nuovi problemi etici. L’opera, articolata in tre atti, è fondata su di un dramma interiore, sulla reputazione sociale e su di un amore che diventa impossibile. Il tema, assolutamente innovativo, è incentrato, infatti, sull’impossibilità da parte della protagonista femminile di amare ed essere amata, imposto dalla società. Ancor prima di morire, Violetta è gi morta anche perché , se mutata dall’amore, per tutti rimane, comunque, una prostituta alla quale non è permesso ondurre una vita normale. Quest’opera è definita dal grande direttore Giuseppe Sinopoli un esempio di “arte povera” per la semplicità delle sue forme, unita alla sua forte passionalità. erdi fu criticato per il suo formalismo e fu considerato unico personaggio dell’opera Violetta, igmirando del tutto il ruolo di Germont. La scelta di formalizzare le strutture musicali fu dettata in Verdi da un preciso indirizzo estetico; il “Brindisi”e l’aria ” Di Provenza il mar, il suol” dimostrano come la prassi melodrammatica venga rispettata in ogni suo aspetto con il tema dell’aria introdotto dall’orchestra. Con la Traviata si avvia in Verdi un processo verso la drammatizzazione e la scomparsa del recitativo propriamente detto, con la costruzione di un tessuto musicale di contini crescendo, con un coup de theatre finale, seguendo quella struttura che era stata creata ed era cara a Donizetti.

Mara Martellotta 

Indiependence Tribute: Francesco De Gregori

Per l’occasione, due interpreti d’eccezione renderanno omaggio al Principe della canzone italiana

Nuovo appuntamento targato Indiependence, dedicato alla musica di Francesco De Gregori. Per l’occasione, due interpreti d’eccezione renderanno omaggio al Principe della canzone italiana. Sul palco Eugenio Rodondi, cantautore torinese reduce dalla pubblicazione del suo terzo album, “D’un tratto” (Phonarchia Dischi), presentato al Jazz Club di Torino e supportato dal tour #Tuseguimichiomiperdo, prodotto da Dewrec con il sostegno di Amaròt e promosso da Sollevante Press. Al suo fianco Andrea Failli, cantautore romano e frontman della band Cado nello specchio con cui vanta esibizioni in Italia e all’estero. Con la sua band, Failli ha inciso due dischi, l’ultimo dei quali “Canzoni a mano armata”, presentato ai Magazzini sul Po. L’ingresso come sempre è libero con tessera Arci.  È possibile rinnovare la propria tessera in loco, al costo di 10 euro, o con la rinnovata formula delle nostre cene di tesseramento a 20€ (antipasti + primo + dolce + Tessera ARCI 2018/19)

“I luoghi dello spirito a Ghiffa”

DAL PIEMONTE

Si inaugura sabato 8 dicembre, alle 17.30, la mostra collettiva dei soci de “Il Brunitoio” presso la sala Esposizioni Panizza in corso Belvedere a Ghiffa (Vb). L’evento artistico è stato pensato in occasione dei 15 anni di attività del sodalizio.

 

Saranno esposte opere grafiche e fotografie. La mostra, curata da Ubaldo Rodari e presentata nell’occasione da Antonio Biganzoli, sarà visitabile per il mese di dicembre dal giovedì alla domenica, dalle 16 alle 19. Dal 1° gennaio  sarà disponibile per le visite scolastiche o su appuntamento. Sono passati tre lustri da quando “L’Officina di Incisione e Stampa in Ghiffa – Il Brunitoio” si costituì in libera associazione. Era il 2003 e in tutto questo tempo sono state promosse una molteplicità di mostre, incontri, eventi culturali, interventi didattici che hanno fatto de “Il Brunitoio” una riconosciuta e apprezzata istituzione in campo artistico sul territorio e ben oltre gli stessi confini della provincia del Verbano Cusio Ossola. L’attività,mirata a diffondere la conoscenza della stampa e dell’incisione nella tecnica calcografica, si è sviluppata sulla doppia direttrice della didattica e della forma espositiva, trasformando lo spazio della Ex-Panizza in uno dei più qualificati appuntamenti espositivi con artisti di fama nazionale e internazionale, nel campo della grafica di alto livello. Inoltre l’associazione ha promosso percorsi didattici di avvicinamento alle tecniche grafiche attraverso corsi pratici a diversi livelli di apprendimento, con lo scopo di far sperimentare a bambini, ragazzi e adulti le tecniche dell’incisione pressoché sconosciute o poco praticate. Dal 2015 è stata avviata una collaborazione con i docenti di tecnica Hayter dell’Atelier 17 di Parigi, Hector Saunier e Shun Li Chen e annualmente “Il Brunitoio” propone un workshop per l’apprendimento di questa tecnica calcografica che permette di stampare più colori contemporaneamente, con una sola matrice e in un’unica battuta di stampa. Infine,tutti gli anni vengono programmate serate letterarie o dedicate all’ascolto musicale, senza tralasciare proiezioni di video artistici e incontri tematici sulle opere d’arte. L’insieme di  queste attività e degli eventi organizzati ha consentito importanti contaminazioni culturali sul territorio.

Marco Travaglini

Quando i Brand si mettono in mostra al “Palazzo della Luce”

Fino al 6 dicembre

Due mondi apparentemente lontani. Incapaci di interagire e fare gioco di squadra. Il che può capitare. Capita. Ma in alcuni – e neppure pochi felici – casi, il mondo imprenditoriale e quello dell’arte, nelle sue più svariate forme, possono al contrario viaggiare in coppia, dialogare e confrontarsi fra loro con “esiti” di indubbio valore artistico-culturale e, pur anche, di grandi e rinnovate potenzialità sul piano economico. E’ questo quanto vuole ancora una volta ribadire e palesare “carte in mano”, l’interessante mostra d’arte contemporanea “Art For Excellence”, giunta quest’anno alla sua quarta edizione ed ospitata, fino al prossimo 6 dicembre, negli spazi prestigiosi del “Palazzo della Luce” di via Bertola a Torino: in quel magnifico Salone al primo piano de “la piccola Madama”, come i meno giovani torinesi sono soliti chiamare il Palazzo progettato nel lontano 1915 dall’architetto Carlo Angelo Ceresa per la sua innegabile somiglianza con la superba facciata juvarriana di Palazzo Madama e sul quale – sorvegliato com’é dall’alto da due gruppi scultorei del Rubino, allegorie di Industria e Lavoro – non poteva cadere scelta migliore per ospitare un’iniziativa di imprenditoria culturale, volta alla promozione di alcune imprese di eccellenza del territorio. Il progetto, nato da un’idea dell’Associazione Culturale “Sabrina Sottile Eventi d’Arte”, ha già coinvolto 60 imprese e 60 artisti nelle tre precedenti edizioni, che hanno richiamato un pubblico di oltre 20mila visitatori. In mostra, anche per questa edizione, troviamo “una collezione d’arte inedita, con opere frutto del lavoro sinergico – spiegano gli organizzatori – di artisti e imprenditori del territorio”, in un proficuo scambio di competenze fra il saper fare “a regola d’arte” e il creare “a regola d’arte” che per gli artisti (fotografi, pittori, scultori o imprevedibili performers) vuol dire “saper interpretare con professionalità ed intelligenza un’idea imprenditoriale, una mission, un brand, un prodotto”. Ben 15 sono le aziende selezionate per questa edizione dell’evento, abbinate ad altrettanti artisti che spesso hanno utilizzato materiali messi a loro disposizione dalle stesse aziende. Molteplici e libere le tecniche, così come l’impostazione stilistica. Particolarmente interessanti le “Emozioni accese”, realizzate da Massimo Sirelli con vernici industriali su tela – fra giochi di colore saltellanti dall’astrattismo al simbolismo e a certa surrealistica visionarietà – per rappresentare i valori e le emozioni trasmesse dai prodotti Simon Urmet, azienda torinese specializzata nella produzione di apparecchiature elettriche civili. Suggestive anche le fotografie “Autunno” di Flavio Catalano, una sorta di fiammingo “set cinematografico” teso a celebrare il cibo e i vini   di Rabezzana (noto brand piemontese attivo dal 1876) e “Immobil Dynamic Chiusano” scattata da Maurizio Gabbana per cristallizzare in un click di “mosso” dinamismo la frenetica positiva collaborazione colta dal fotografo negli uffici torinesi della Chiusano & C. Immobiliare. E’invece un acrilico su tela “Giudycan”, l’opera eseguita da Max Ferrigno per la pinerolese celeberrima Galup: protagonista del racconto una “MangaPinUp”, realizzata in coloratissimo stile pop, in cui si fondono l’immaginario dei manifesti pubblicitari Anni Cinquanta e quello delle “maid”, cameriere in divisa vittoriana e fenomeno tipico del mondo “otaku” giapponese. Di prorompente vitalità, “Le sue ali per volare”, scultura in filo d’acciaio inox intrecciato a mano, che porta la firma di Giuseppe Inglese per Mepit, importante azienda settimese, eccellenza dell’hi-tech, attiva principalmente nel settore aerospaziale. A seguire gli altri abbinamenti: Agrimontana con Marina Sasso, Ascot Ascensori con Carlo Gloria, Cavit e Cave Germaire con Ahmad Nejad, Esemplare con Lady Be, Gruppo Viva con Christian Costa, Rca Imballaggi Flessibili con Patrizia Piga, Remmert con Silvia Beccaria, Sargomma con Octavio Floreal, Sea Marconi con Ferdi Giardini e Vigel con Gigi Piana. A corollario della mostra, sono previsti anche eventi collaterali, visite guidate e momenti di approfondimento dedicati al mondo dell’arte e della cultura.

Gianni Milani

“Art For Excellence 2018”

Palazzo della Luce, via Bertola 40, Torino; tel. 011/5618236 o www.artforexcellence.it

Fino al 6 dicembre – Orari: tutti i giorni 11/19

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Foto

– Massimo Sirelli: “Emozioni accese”, vernici industriali su tela
– Flavio Catalano: “Autunno”, fotografia digitale e stampa digitale su Epson Canvas fine Art
– Maurizio Gabbana: “Immobil Dynamic Chiusano”, fotografia multiexpo non post prodotta, Stampa fine Art Epson montata su Dibond
– Max Ferrigno: “Giudychan”, acrilico su tela
– Giuseppe Inglese: “Le sue ali per volare”, sculture in filo di acciaio inox intrecciato a mano, verniciato, luminescente 

Al Museo del Risorgimento le visite guidate teatrali

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“…Liberi Tutti”

Visitare un Museo – e un Museo di grande prestigio storico e culturale qual è quello del Risorgimento Nazionale di Torino – come fossimo non semplici appassionati d’arte e di storia patria, ma altresì attori ben vivi e compartecipi di un’intrigante pièce teatrale

Si può fare. Basta aderire all’invito dello stesso Museo fondato nel 1878, all’interno di quel capolavoro del Guarini che é Palazzo Carignano (già sede del Parlamento Subalpino e, dal 1861 al 1865, del Primo Parlamento Italiano), dove il prossimo sabato 8 dicembre riprendono le visite guidate teatrali, con una nuova proposta tutta da scoprire, dal titolo “…Liberi Tutti” e giocata sul tema impegnativo e sicuramente coinvolgente della “libertà”. A progettare e a guidare l’appuntamento l’ormai mitica Compagnia Teatro e Società, che, attraverso il lavoro di Claudio Montagna e la ventennale attività della Cooperativa C.A.S.T., raccoglie e pratica l’eredità di quasi mezzo secolo di storia dell’animazione teatrale torinese. Per stuzzicarci la curiosità e fornirci qualche, sia pur molto labile, indizio circa i contenuti della speciale visita teatrale, questo dicono dalla Compagnia: Il pubblico sarà invitato a guardare le sale del Museo e le sue collezioni da un particolare e privilegiato punto di vista: quali sono i segni e i simboli di libertà che la storia del Risorgimento ci ha tramandato? E cosa succede se, mentre stiamo cercando le tracce di questa antica e allo stesso tempo attuale libertà…irrompe uno strampalato personaggio che sta fuggendo da qualcosa o da qualcuno che lo minaccia? Un percorso avventuroso e ricco di suspense accompagnerà i visitatori per tutte le sale del Museo con un finale a sorpresa. Gli spettatori saranno protagonisti del racconto e potranno riflettere sui molteplici significati di uno dei valori più alti del nostro vivere civile: la libertà”.

 

Appuntamento dunque a sabato 8 dicembre alle ore 11.00, 14.30 e 16.00 su prenotazione. Il costo della visita a persona è di 6 € da aggiungere alle consuete tariffe di ingresso al Museo. Per i possessori della Tessera Abbonamento Musei è previsto solo il pagamento del percorso teatrale. Per info e prenotazioni, tel. 011.5621147 (Museo del Risorgimento) oppure 392.2906760 (Compagnia Teatro e Società). Per ulteriori informazioni: www.teatrosocieta.it  -  FB @teatrosocieta  www.museorisorgimentotorino.it

 

g.m.