CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 532

E dopo quasi tre mesi riapre anche il Museo del Risorgimento

Dopo quasi tre mesi di chiusura, martedì 2 giugno riapre a Torino il Museo Nazionale del Risorgimento Italiano

Fino al prossimo mese di agosto, ingresso gratuito per gli operatori sanitari impegnati nei reparti Covid di tutta ItaliaLi hanno definiti “eroi”. E certo la definizione appare assolutamente adeguata, se si pensa all’impegno e al coraggio – insieme alle competenze e alla quotidiana pervicacia – con cui hanno combattuto “in trincea” ( fino al sacrificio per molti – troppi della loro stessa vita) contro la ferocia di una pandemia – “nemico invisibile” che ha lasciato sul campo, in tutto il pianeta, centinaia di migliaia di vite umane. Per questa ragione, in segno di una più che mai dovuta gratitudine, a tutti i medici, infermieri e OOSS che hanno lavorato e continuano a lavorare nei reparti Covid di tutta Italia, il Museo Nazionale del Risorgimento Italiano di Torino offre l’ingresso gratuito, esteso anche ai loro accompagnatori, nei prossimi mesi di giugno, luglio ed agosto. Un bel modo, non c’è che dire, per il Museo di Palazzo Carignano (via Accademia delle Scienze, 5) per tornare a riaprire i battenti dopo il necessario lockdown imposto dall’emergenza Coronavirus. Cosa che accadrà il prossimo  martedì 2  giugno, così come richiesto dalla Città di Torino a tutti i musei con l’intento di creare una giornata che sia  una grande festa della cultura.
E siccome il 2 giugno, si celebra anche la Festa della Repubblica,  dalle 14.30 alle 17.30, verrà offerta al pubblico la possibilità di approfondire l’importante tema delle Costituzioni e dei diritti e doveri dei cittadini. Accompagnati dalle guide del Museo in un percorso diffuso nelle varie sale, i visitatori potranno conoscere e confrontare i codici napoleonici, quelli del Regno d’Italia,  lo Statuto Albertino del 1848 e la Costituzione della Repubblica Italiana del 1947. Sarà inoltre possibile visitare la mostra “TRANSMISSIONS people-to-people. Fotografie di Tiziana e Gianni Baldizzone”, allestita nel corridoio monumentale della Camera dei deputati del Parlamento italiano. “L’attuale situazione di emergenza sanitaria – sottolineano dal Museo – impone il rispetto di precise norme che possano garantire la visita in totale sicurezza. Per  accedere alle sale  sarà dunque obbligatorio indossare una mascherina a copertura di naso e bocca. All’ingresso saranno inoltre disposti dispenser con i disinfettanti per le mani. Ciascun visitatore sarà sottoposto al controllo della  temperatura corporea che non dovrà superare i 37,5° C. e  occorrerà rigorosamente mantenere la distanza interpersonale di oltre un metro al fine di evitare assembramenti”.   Per i gruppi superiori alle cinque persone è possibile prenotare scrivendo una mail a info@museorisorgimentotorino.it

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Per ulteriori info: Museo Nazionale del Risorgimento Italiano, via Accademia delle Scienze 5, Torino, tel. 011/562.11.47 o www.museorisorgimentotorino.it

g. m.

I libri più letti e commentati nel mese di maggio

La rassegna del gruppo facebook Un libro tira l’altro ovvero il passaparola dei libri

Primo posto per un titolo che difficilmente ci si aspetterebbe di trovare tra le nostre discussioni: si tratta di Sfida il signor S con Luì e Sofì, “fatica” editoriale di una coppia di Youtuber che spopolano tra i bambini. A molti membri del gruppo sembra impossibile che un titolo simile risulti tra quelli più letti della classifica di un noto quotidiano, eppure ci dice molto sia sulle preferenze dei lettori più giovani, sugli orientamenti di acquisto dei lettori più maturi. Voi cosa ne pensate?

Tornando ad argomenti più usuali, al secondo posto troviamo Lo Scarafaggio, recente romanzo di Ian McEwan,che non ha deluso i suoi molti sostenitori, regalando una storia di grande impatto; terzo posto per Come un respiro, terzo romanzo del regista Fernan Ozpetek che sta guadagnando il favore del nostro pubblico.

Per la serie: Time’s List of the 100 Best Novels, ovvero i cento romanzi più importanti del secolo XX, scritti in inglese e selezionati dai critici letterari per la rivista Times, questo mese noi abbiamo discusso di tre romanzi con tre storie di ricerca di integrazione e identità: Denti Bianchi, di Zadie Smith, Il grande mare dei Sargassi di Jean Rhys, e Paura, di Richard Wright.

 

Per la nostra rassegna mensile la libreria Il Bastione di Cagliari ha scelto per noi:

Sete di Amélie  Nothomb. Nella sua ultima notte che precede la crocifissione, Gesù è un uomo come tutti gli altri: avvilito, impaurito, deluso, preoccupato per sua madre, non è mica naturale sopravvivere ad un figlio, e innamorato della sua Maddalena, ricorda i primi sguardi tra di loro, si chiede se guardi tutti allo stesso modo, perché a lui manca il respiro quando lei posa gli occhi sui suoi. Non si capacita di tanta bellezza. Un po’ polemico con i suoi discepoli, hanno scritto un sacco di inesattezze sul suo conto!

È un uomo. Un uomo con un corpo, e al corpo prima o poi viene sete. Cosa può saperne suo padre che un corpo non ce l’ha? Nothomb è dissacrante, come suo solito. Non è una novità. Stupisce peró la sua capacità di non sbagliare mai un colpo, chapeau!

Le Transizioni, di Pajtim Statovci. È un libro toccante. dalla prosa viva e pulsante: Il viaggio di Bujar inizia a Tirana negli anni ’90 e prosegue in altre città, ognuna delle quali fa da sfondo alle sue transizioni:cambio di nome, di aspetto, di relazioni sociali e sentimentali. L’ unico suo desiderio è che la sua storia, così tragica, venga semplicemente accettata con compassione.

La fine del libro è un pugno nello stomaco che lascia doloranti e senza fiato.

Sostiene Pereira, di Antonio Tabucchi e Pierre-Henry Gomont. Questa piccola opera d’arte merita la vostra attenzione: tavole che assomigliano a mini capolavori e impreziosiscono la trama rispettando lo spirito originario del romanzo; sfondi indistinti e cupi fanno da scenario ai momenti più funesti, a leggere dei dialoghi di Pereira con la moglie defunta e con il suo ego ci si commuove e si sorride, taccio sulle tavole finali.

 

Podio del mese

Sfida il signor S con Luì e Sofì (Electa) –  Lo Scarafaggio, McEwan (Einaudi) – Come un respiro, Ozpetek (Mondadori)

 

Time’s List of the 100 Best Novels

Denti Bianchi, Smith (Mondadori) – Il grande mare dei Sargassi, Rhys (Adelphi) – Paura, Wright (Bompiani)

 

Il Bastione di Cagliari consiglia:

Sete, Nothomb (Voland) – Le Transizioni, Statovci (Sellerio) – Sostiene Pereira, di Antonio Tabucchi e Pierre-Henry Gomont (Feltrinelli Comics).

 

Testi di Valentina Leoni, grafica e impaginazione di Claudio Cantini redazione@unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it

Nel post Covid 19, la modernità di Giuseppe Ungaretti

A 50 anni dalla scomparsa del poeta simbolo dell’ermetismo / È  trascorso poco più di un secolo, con precisione 101 anni, dalla data di pubblicazione, nel 1919, di “Allegria di naufragi”, una delle raccolte poetiche più note composte da uno dei più significativi poeti del Novecento, Giuseppe Ungaretti. Alla luce dell’evento traumatico e inaspettato per cui il 2020 sarà ricordato sui libri di storia, vale a dire la pandemia mondiale provocata dal Covid 19, e ripensando ad un altro anno sicuramente fatale dal punto di vista storico come fu il 1919, nasce spontaneo un confronto tra i due momenti temporali. E nessuna più della poesia ungarettiana diventa tremendamente attuale in un’epoca come quella che stiamo vivendo.

In fondo il 1919 non fu soltanto l’anno passato alla storia per i trattati di pace che conclusero la prima guerra mondiale, tra cui quello di Versailles con la Germania, quello di Saint Germain con l’Austria, quello di Sevres con la Turchia, ma fu anche l’anno della costituzione della Repubblica di Weimar e della crisi della Germania, che usciva sconfitta dal conflitto, con un pesante debito di guerra e la perdita di tutte le colonie. Ma fu, soprattutto, l’anno dell’inizio della terza ed ultima fase dell’epidemia di spagnola che, tra l’ottobre del ’18 ed il dicembre del ’20, provocò oltre cinquanta milioni di vittime.

Ricordando la poesia ungarettiana “Allegria di naufragi”, risalente al febbraio del 1917, che diede poi il titolo all’omonima raccolta poetica, il testo recita: “E subito riprende /il viaggio/ come/ dopo il naufragio/ un superstite/ lupo di mare”.

Oggi più che mai questa poesia ungarettiana dimostra, secondo me, a piú di cent’anni anni dalla sua stesura, tutta la sua attualità nell’invito che il poeta rivolge al lettore a non cedere mai di fronte alle avversità della vita. Un evento traumatico e devastante, quale fu la prima guerra mondiale o, seppure sotto aspetti diversi, la pandemia da Covid 19, può aver travolto o travolgere l’uomo, ma egli, per la sua stessa natura, è capace di ritrovare la forza vitale che gli consente di riprendere il viaggio della vita. Ungaretti, attraverso questa lirica, vuole proprio far capire al lettore che l’animo umano è costituito apposta per dare il meglio di sé dopo un “naufragio”. La similitudine tra la condizione del naufrago e quella del soldato è evidente; come il naufrago sopravvive al disastro navale, così il soldato riprende a vivere la propria vita dopo essere sopravvissuto alla guerra.

In fondo, usciti dal lockdown della pandemia da Covid 19, siamo un po’ tutti simili a dei naufragi, sia coloro che sono stati direttamente colpiti dalla perdita o dalla malattia di un familiare, sia coloro che, dal punto di vista psicologico ed umano, ne sono rimasti colpiti. Credo, in misura personale, un po’ tutti. Forse, a differenza dell’epoca in cui Ungaretti scriveva questa come altre liriche rimaste uniche nel Novecento, oggi è venuto a mancare, rispetto a cento anni fa, quello spirito di solidarietà, che consentì allora di superare tutti insieme un flagello devastante come fu la prima guerra mondiale, anche grazie alla presenza di valori forti, quali la patria e la famiglia.

Però, a distanza di più di cento anni, l’animo umano, anche se la società è profondamente cambiata, nel suo fondo è rimasto, secondo me, lo stesso ed in ogni dolore  ed evento negativo rimane capace di riscoprire la forza presente dentro di sé  per continuare il percorso di vita e riscoprirne i veri valori, dopo un periodo in cui si è anche temuto di poterla perdere.

Oggi la ripresa del viaggio della vita, nella sua quotidianità, dopo un periodo così difficile, deve passare non soltanto attraverso un comune sforzo di solidarietà e di reciproco avvicinamento spirituale (pur nel mantenimento del distanziamento fisico), ma anche attraverso una riflessione sui veri valori della vita. Questa può essere facilitata anche dalla riscoperta della poesia, che è sempre stata uno degli strumenti che, meglio, riescono a disvelare agli uomini i misteri della vita.

Mara Martellotta

In collaborazione con: www.pannunziomagazine.it

Portare il teatro fuori dal teatro. Ogni piazza un palcoscenico

A partire dal 15 Giugno verranno riaperti i teatri e cinema d’Italia e gli italiani potranno tornare a fare ciò che hanno sempre fatto: non andarci.

Battute a parte, la riapertura di cinema e teatri il 15 giugno è una buona notizia, ma solo a livello teorico. Chi scrive è un attore, conduttore e comico: in passato si sarebbe detto (esagerando) “showman”, oggi va di moda “performer”. Sempre chi vi scrive, fa parte di quel 90% (anche 95 volendo) di lavoratori che vive il mondo dello spettacolo non dalla parte privilegiata di esso ma dalla parte di chi, giorno dopo giorno, si inventa qualcosa per andare avanti. E quindi dovrebbe essere felice della riapertura di cinema e teatri il 15 Giugno; ed è felice di ciò, ma soltanto a livello teorico…

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Portare il teatro fuori dal teatro. Ogni piazza un palcoscenico

Apologario. Adriana Zarri e le favole di Samarcanda

Quelle contenute in Apologario di Adriana Zarri sono le favole “non innocenti” che la teologa raccontò dagli schermi televisivi della terza rete della Rai dove, per alcuni anni, tenne una sua rubrica fissa all’interno di Samarcanda, il talk show condotto da Michele Santoro

Adriana Zarri, è stata una delle voci più originali e anticonformiste del mondo cattolico. Teologa, scrittrice, giornalista, eremita per vocazione nel silenzio della campagna canavesana, non ebbe mai il timore di andare controcorrente. Anche i brevi apologhi contenuti in questo libro che ho trovato su una bancarella dell’usato, pubblicato da Camunia nel 1990, miravano “a disturbare la coscienza quieta affrontando i grandi temi del malessere sociale: razzismo, emarginazioni e discriminazioni, corruzione, tossicodipendenza e violenza ideologica, distorsione di valori e significati della fede religiosa. Ventinove storie brevi dove s’incontrano peccatori onesti e benpensanti dalla dubbia morale, uomini stolti e animali intelligenti che danno vita a vicende immaginarie ma non paradossali. Attraverso queste parabole la Zarri praticò “lo scandalo della verità” e contestò “un cristianesimo omologato al perbenismo”. Essendo passati trent’anni i protagonisti reali che vengono citati – per lo più politici e religiosi dell’epoca – sono ovviamente “datati” ma resta fresca e attuale la narrazione di questa commedia umana grottesca e drammatica, dove l’ironia pungente della Zarri rivalutava il senso più alto della morale. Tra gli altri è molto bello l’apologo garantista intitolato “Pro reo”, dove la teologa indica al contadino Giuseppe i criteri e la filosofia dello sfalcio del prato ( “Va cautodico,perché, nel dubbio è meglio lasciare in piedi un’infestante che non tagliare un’erba buona”) riferendosi simbolicamente all’amministrazione della giustizia. Ne “La suora” fece invece emergere tutta l’ipocrisia ecclesiastica del tempo sul tema dell’aborto,condannato e osteggiato se garantito dalla pubblica legge a tutela della salute delle donne e, viceversa, tollerato se eseguito in clandestinità e a pagamento, magari da chi “fa obiezione in pubblico per poi poter risolvere in privato”. Suor Liberia, disgustata dalla doppia morale, nell’apologo si rifiuta di prestare servizio in quella clinica e quando la superiora l’ammonisce (“L’obbedienza, sorella, l’obbedienza..”), risponde che “la coscienza vale di più”. Il senso più sincero della frequentazione dei luoghi di culto si afferma in “Omelia polacca”, una delicata favola sui pericoli dell’opportunismo e del conformismo sia antireligioso che religioso. Spesso nei racconti si parla dei migranti, dei tanti pregiudizi e luoghi comuni ai quali fanno da contraltare importanti esempi di solidarietà. Temi attuali, del tutto contemporanei dove Adriana Zarri, nel ricordare che “il primo precetto è la carità”, non usa perifrasi nel condannare la falsa idea di fede dei parrocchiani nell’apologo “Cristo tra i mussulmani” perché – come disse San Paolo –“il vostro Dio è la pancia”. I drammi delle famiglie e il ripudio del figlio in “Dio,patria,famiglia”, l’avidità accecante in “Giuseppe e l’oca”, la parabola del buon samaritano in “La civetta in autostrada”, la stupidità ottusa del razzismo in “Lucia ed Elisabeth”, il tema dell’handicap e delle barriere architettoniche ne “L’ingombro”. E, ultima in ordine di presentazione, una straordinaria riflessione sulla commemorazione dei defunti dove si comunica al lettore il senso della fede cristiana nella resurrezione che altro non è “che un credere strenuamente nella vita che travalica il passo della morte”.Sulla copertina del libro compare l’immagine di Adriana Zarri con il suo gatto Malestro in braccio, sullo sfondo della campagna. Una scelta dell’editore che l’autrice accettò “di buon grado, sia per l’affetto che ho per i miei mici che per l’eleganza della bestia che riscatterà l’immagine di una donna ormai vecchia”.Invisa a molti, soprattutto cattolici – fatto a ben vedere meno paradossale di quanto possa apparire – per l’indomita libertà di pensiero, nel corso della sua lunga esistenza che si è conclusa a novantun anni, la notte tra il 18 e il 19 novembre del 2010, Adriana Zarri ha vissuto in anticipo sui tempi. E anche le pagine dell’Apologario lo confermano. Tutti i suoi libri sono frutto di pensieri profondi, di intuizioni e capacità narrative importanti, in grado di rendere comprensibili i grandi misteri della vita, della fede e del loro rapporto con la natura che ci circonda. Da eremita nel canavese tra Albiano, Fiorano e, infine, Strambino ( a Cà Sàssino, nella frazione di Crotte, in una proprietà diocesana abbandonata offertale in comodato da monsignor Luigi Bettazzi, allora vescovo di Ivrea) le sue giornate, d’estate come d’inverno, venivano scandite secondo uno stile di vita monastico che alternava preghiera e meditazione al lavoro manuale. Di notte scriveva, dalle dieci di sera alle tre di mattina, con il gatto sulle ginocchia e il fuoco acceso nel camino. I suoi scritti ci hanno lasciato un’eredità culturale e morale, fatta di indimenticabili pagine e preziose testimonianze da conservare gelosamente.

Marco Travaglini

ContemporaneA. Parole e storie di donne

A partire da mercoledì 3 giugno, ogni giorno un appuntamento online. Fino al prossimo autunno quando il progetto diventerà, se possibile, un vero e proprio Festival ospitato a Biella E’ sempre l’online, dati i tempi, a guidare e a permettere i giochi

Il primo appuntamento è per mercoledì 3 giugno. Nato all’interno dell’Associazione biellese Bi-Box, da un’idea di Irene Finiguerra e Barbara Masoni ( in collaborazione con la libreria Giovannacci e con il contributo di Fondazione Cassa di Risparmio di Biella), “ContemporaneA.

Parole e storie di donne” è un progetto che, da subito, si presenta con una doppia anima ed un solo obiettivo: “quello di essere uno spazio – affermano le organizzatrici – per tutte le donne (e non solo) dove confrontarsi, sognare e progettare, dove ascoltare gli interventi di scrittrici, artiste e imprenditrici”. Due le fasi (o anime) in cui s’è concretamente pensato di attuarlo: a giugno nella sua declinazione “rendez-vous”, con appuntamenti e rubriche sui canali social e con la scrittrice milanese e torinese d’adozione Giusi Marchetta – Premio Italo Calvino nel 2008 con “Dai un bacio a chi vuoi tu” e autrice di “Tutte le ragazze avanti!” (Add, 2018) – ad aprire le danze. Programmato invece per l’autunno il “ContemporaneA Festival”, da tenersi a Biella.
Ma andiamo per ordine.

A partire da mercoledì 3 giugno fino a ottobre, su Instagram e su Facebook, una serie di incontri, o per meglio dire rendez-vous ( “ContemporaneA rendez vous”) animerà i canali social di “ContemporaneA” con citazioni, illustrazioni, recensioni ma non solo.

Ogni martedì l’appuntamento al quale non mancare è il “Caffè con le ragazze”. Quindici minuti per chiacchierare con donne impegnate in vari settori: scrittrici, imprenditrici, giornaliste o appartenenti al mondo dello spettacolo. Tutte legate dall’essere protagoniste del loro percorso di vita, lavoro, interessi, passioni. Il tempo di una tazza di caffè, per parlare in libertà fra ragazze, “perché ragazze si è sempre, anche con i capelli bianchi!”. Inaugurano la rubrica Giusi Marchetta (9 giugno) e la scrittrice e traduttrice torinese Marta Barone (16 giugno), in libreria con “Città sommersa” (Bompiani, 2018), romanzo che “racconta il terrorismo attraverso gli occhi del padre”, attualmente in corsa per il Premio Strega.
Il mercoledì è il momento de “L’amica che vorrei”, dedicato alle scrittrici da conoscere, da leggere o da rileggere. Delle amiche da scoprire attraverso le storie delle loro opere, per percorrere insieme nuovi sentieri lungo le loro pagine. Questo format è ispirato al libro di Beatrice Masini, “Le amiche che vorresti”, in cui vengono presentate ventidue eroine della letteratura: “personaggi irriverenti, unici e affascinanti”.

“Chi è la tua scrittrice preferita?”: è a partire da questa domanda, posta ogni volta a un autore diverso, che invece prende vita l’appuntamento del venerdì: “Scrittori per scrittrici”. Per ricordare sempre che non esiste una scrittura al femminile e una al maschile, ciò che conta è che chi scrive sappia regalare storie intense. Venerdì 12 giugno, lo scrittore e autore televisivo Matteo B. Bianchi, fondatore della rivista “Tina”, racconta Eve Babitz e la sua Los Angeles degli anni ‘70. Nelle settimane successive, protagonisti della rubrica saranno Raffaele Riba e Fabio Genovesi.
La settimana si chiude con “La donna della domenica”, appuntamento dedicato alle donne da non dimenticare, magari poco conosciute, che talvolta il mondo ha giudicato strane, inadeguate, eccessive. Ma che meritano di essere ricordate e valorizzate.

Dai social al live. Ecco allora “ContemporaneA Festival”, la “seconda anima” del progetto.
Compatibilmente con le misure di sicurezza in vigore, in autunno (indicativamente nel mese di ottobre) gli incontri si svolgeranno dal vivo, a Biella.
A caratterizzare i singoli eventi, la presenza di alcune delle protagoniste del territorio, vere e proprie madrine del Festival, che presenteranno gli ospiti: scrittrici esordienti o voci contemporanee di rilievo, che attraverso i loro libri raccontano storie di donne moderne e si confrontano con temi propri della sensibilità femminile.

www.contemporanea-festival.com
Facebook: @contemporaneafestival
Instagram: @contemporaneafestival

g. m.

Nelle foto
– “ContemporaneA”: immagine di copertina
– Giusi Marchetta
– Marta Barone
– Matteo B. Bianchi

“Torino beach”, il libro che porta il mare in città

Il nuovo romanzo di Valeria Pomba, edito da Spunto Edizioni, parla di musica, danza e amicizia, con una sottile sfumatura noir, sulle rive di una città reale e  immaginata

Torino sarebbe una città più felice se avesse il mare. Queste le prime  parole sulla quarta di copertina di Torinobeach, il secondo libro scritto da Valeria Pomba, pubblicato lo scorso 20 maggio.

Le presentazioni online ad oggi programmate in cui interverrà l’autrice sono: il 18 giugno alle 20.30 sul sito del programma radiofonico Cover Book di Salerno (https://www.radiobase.fm/), il 26 giugno alle 20.00 sulla pagina Instagram della Libreria Ubik di Rivoli e il 3 luglio alle 18.30 sulla pagina Facebook della Libreria Piccoli Labirinti di Parma. Dopo il romanzo d’esordio, La vita di mezzo, pubblicato nel 2014, l’autrice torinese racconta questa volta dei sogni di tre amici che, per una serie di fortuite circostanze e grazie al loro talento, riescono a realizzare le proprie ambizioni. Moreno, aspirante architetto, costruisce uno stabilimento sulle rive del Po, Viola, sfuggente ballerina, apre una scuola di danza, Ace, estroverso musicista, crea una band di successo e avvia una stravagante quanto redditizia attività di comunicazione funebre. Ma realizzare i propri sogni può avere delle conseguenze impreviste: l’amicizia che li lega pare incrinarsi per sempre e strani fatti iniziano ad accadere attorno a loro. Sullo sfondo c’è la Torino dei primi anni del 2000, citata nei suoi luoghi reali, attraversata dal centro alle sue zone più periferiche, come Barriera di Milano. Ma con il procedere del romanzo questa città diventa sempre più enigmatica, coinvolgendo i protagonisti in un mistero da risolvere. Particolare nota meritano le canzoni citate all’interno di Torinobeach, che creano una vera e propria colonna sonora alla storia, opera di cantautori emergenti (Atlante, Nicola Bellini, Fabrizio Olivero, Angelo Busciolà, Loris di Nunzio, Andrea Caputi), coinvolti dall’autrice nel progetto e menzionati nelle note alla fine del libro. La casa editrice, Spunto Edizioni (Buttigliera Alta, Torino), è una giovane realtà, nata da un’idea di Mariapaola Perucca, molto attiva sul territorio nella promozione degli autori emergenti.La nota critica è a cura del regista Pietro Di Legami, direttore del Teatro Circolo Bloom di Torino. Torinobeach è prenotabile in tutte le librerie, inoltre si può acquistare online sul sito della casa editrice: www.spunto.info. Valeria Pomba è nata e vive a Torino, dove ha studiato Scienze della Comunicazione e danza. Scrive per la comunicazione aziendale e per il teatro. Vincitrice del Premio Narrativa Città di Rivoli (1999) del Play Arezzo Award (2007 e 2008) e finalista del Sunday Poets La Stampa (2017), ha pubblicato vari racconti e il romanzo La vita di mezzo (2014). Torinobeach è il suo secondo romanzo.

Sinfonie d’amore

Marco Travaglini

“Stories from Europe”, nella rete teatrale c’è anche lo Stabile

Il Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale  ha aderito al progetto internazionale Stories from Europe: Crisis and reflection /   Storie dall’Europa: crisi e riflessioni nato in seno a Mitos21 , network composto dai più importanti teatri europei (fra cui l’Odéon di Parigi, il National Theatre di Londra, il Berliner Ensemble di Berlino, il Dramaten di Stoccolma, il Toneelgroep di Amsterdam, il Katona di Budapest, il Royal Theatre di Copenhagen) e di cui lo Stabile fa parte come unico teatro italiano.

L’iniziativa alla quale, insieme allo Stabile di Torino, partecipano il Berliner Ensemble, il Burgtheater di Vienna, il Kongelige Teater di Copenhagen, il Dramaten di Stoccolma , il Katona Jozsef Theatre di Budapest, il National Theatre di Londra, il Teatre Lliure di Barcellona, il Thalia Theater di Amburgo vuole disegnare un’immagine dell’Europa durante la pandemia partendo da quelle figure professionali che in questo periodo di lockdown hanno continuato a lavorare.

Ci si è voluti interrogare sull’aspetto che la vita quotidiana ha assunto per loro in un momento in cui tutto si è capovolto e quali scelte e complessità hanno dovuto affrontare: infermieri, addetti alle pulizie, tassisti e persone provenienti da tutta Europa impiegate nella fornitura di servizi essenziali sono stati intervistati e i drammaturghi dei diversi teatri hanno adattato le loro storie personali ed esistenziali realizzando brevi monologhi. La guida e il coordinamento di questo progetto sono affidati al Dramaten di Stoccolma, che ha lanciato l’iniziativa.

«L’invito che il Bergman Studio del Dramaten di Stoccolma ha rivolto ai teatri membri del network Mitos21- dichiara Filippo Fonsatti , Direttore del Teatro Stabile di Torino –  non poteva che essere accolto da noi con enorme entusiasmo. Mettere insieme un coro di autori europei per cercare di restituire un grande affresco di storie ai confini del lockdown ci è sembrato il modo migliore per mettere a frutto questo periodo di interruzione forzata. In questo momento di frontiere bloccate, di chiusure, divisioni e di immobilità, unirsi, se pur virtualmente, nel racconto di ciò che è accaduto là fuori, oltre le nostre finestre, ci è sembrato un segnale importante da poter offrire ai nostri spettatori in attesa, la prima di una lunga serie di cuciture che ricomporranno questo strappo. Oltre alle nostre parole, ci saranno quelle scritte a Berlino, Londra, Budapest, Vienna, Copenaghen, Barcellona, Amburgo e, ovviamente, a Stoccolma, e sono certo che ognuno dei brevi monologhi che verranno presentati costituirà la tessera di un mosaico articolato e affascinante, ma soprattutto impreziosito dal numero dei talenti che avranno contribuito a comporlo e dalla loro collaborazione».

Il gruppo di lavoro del Teatro Stabile di Torino, coordinato da Fausto Paravidino , ha deciso di focalizzarsi su taxisti, assicuratori e forze dell’ordine: al termine della stesura di tre testi scritti da Maria Teresa Berardelli, Tatjana Motta, Fausto Paravidino, Pier Lorenzo Pisano, Irene Petra Zani , che fanno parte del gruppo Playstorm e che hanno lavorato collettivamente a questo progetto, i monologhi verranno recitati in video dallo stesso Fausto Paravidino, da Iris Fusetti  Daniele Natali . Il lavoro di scrittura è basato sugli spunti forniti dalle numerose interviste fatte dagli autori nel mese di maggio del 2020 e confluirà in un film sottotitolato in inglese, nato proprio da questa collaborazione tra i teatri della rete internazionale Mitos21 e avviata dal Royal Dramatic Theatre di Stoccolma, che verrà diffuso attraverso i canali digitali dei teatri partecipanti. La prima digitale è prevista il 12 giugno 2020 .

«Questo progetto coordinato dal Dramaten di Stoccolma – scrive Fausto Paravidino , Dramaturg del Teatro Stabile di Torino –  coinvolge una numerosa rete di teatri europei nel tentativo di raccontare la pandemia che stiamo attraversando. In questo periodo, oltre che confinati in casa, ci siamo molto isolati dal resto del mondo, cosa sciocca da farsi in una pandemia. Ci siamo spesso aggrappati all’orgoglio nazionale, anche con gran sventolio di bandiere come se fossimo in guerra e se lo fossimo contro gli altri. Il teatro vive di relazioni interpersonali. Il teatro è fatto di gente che viaggia in lungo e in largo solo per parlare. Non per parlare di una cosa. Per parlare. È la nostra specialità. Purtroppo non si può fare teatro in questo periodo. E anche parlare con le altre persone è al limite della legalità. Per cui è molto difficile per noi trovare il modo di dare il nostro contributo sociale. Questo è un piccolo tentativo: autori di tutta Europa che affrontano creativamente l’evento che stiamo vivendo ognuno dal suo punto di vista».

www.teatrostabiletorino.it
www.dramaten.se/aktuellt/2020/stories-from-europe/

Il 2 giugno riapre Palazzo Barolo. In mostra le foto dell’800

Palazzo Falletti di Barolo riapre al pubblico martedì 2 giugno in occasione delle festa della Repubblica dalle 15.00 alle 18.30. In occasione della riapertura si potrà vistare anche la mostra: “Oltre lo specchio. Società e costume nel ritratto fotografico ottocentesco” prorogata fino all’8 luglio.

Dal 3 giugno il Palazzo rimarrà aperto con il consueto orario: dal martedì al venerdì dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 15.00 alle 17.30, sabato e domenica dalle 15.00-18.30.

Palazzo Falletti di Barolo è uno dei più significativi e meglio conservati esempi di residenza nobiliare Seicentesca. Gli ultimi proprietari, Carlo Tancredi Falletti di Barolo e Giulia Colbert di Maulévrier, lo trasformarono nel più celebre salotto torinese  del Risorgimento, ma anche un autentico centro di carità cristiana, di innovazione sociale. In quegli stessi anni i Marchesi accolsero Silvio Pellico, in qualità di segretario e bibliotecario. Dalla morte di Giulia, nel 1864, il Palazzo è sede dell’Opera Barolo, l’Ente creato per disposizione testamentaria al coltivare il patrimonio di valori al servizio della Città. La mostra “Oltre lo specchio. Società e costume nel ritratto fotografico ottocentesco” La mostra illustra la vivace società italiana del XIX secolo, partendo dai ritratti fotografici, rappresentazioni realistiche, veri e propri pezzi di storia. Abiti, occhiali e oggetti preziosi arricchiscono il percorso espositivo, riflesso dei simboli ritratti nelle fotografie. Nessun genere si sviluppò quanto il ritratto fotografico, divenendo parte del costume e indice di una cultura sociale e politica. Il successo fu tale che la sua invenzione decretò un progressivo ampliamento della visibilità culturale e politica delle classi più povere: il ritratto fotografico divenne testimonianza di vita, presenza e ricordo per la gente comune.

La mostra si potrà visitare liberamente con ingresso contingentato, mentre la visita agli appartamenti storici sarà condotta dalle guide interne del museo.

Le visite guidate sono scadenzate con i seguenti orari:
dal martedì al venerdì: 10.30, 11.30, 15.30 e 16.30
sabato e domenica (e martedì 2 giugno): 15.30, 16.30 e 17.30
Si consiglia pertanto la prenotazione tramite:
palazzobarolo@arestorino.it
338 1691652