CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 5

Adji Dieye vince Collective per il Castello di Rivoli 

Adji Dieye vince la seconda edizione del Premio d’arte internazionale Collective per il castello di Rivoli Museo di Arte Contemporanea e entra nelle collezioni del museo.

Adji Dieye, nata a  Milano nel 1991, è la vincitrice della seconda edizione del Premio d’arte internazionale Collective per il castello di Rivoli museo di Arte Contemporanea.

Grazie all’acquisto effettuato dai soci di Collective, la sua opera intitolata “Culture lost and learned by Heart , Butterfly “ del 2021 entra a far parte della collezione permanente del museo, in qualità di donazione.

Andro Eradze (Georgia 1993) e Agnes Questionmark (Roma, 1995), sono gli altri due finalisti e finaliste della seconda edizione del premio, la cui prima edizione, tenutasi nel 2023, vide vincitrice la piemontese Alice Visentin di Cirié, nata nel 1993.

Il Premio d’arte Internazionale Collective per il castello di Rivoli è  promosso da Collective, associazione italiana di collezionisti d’arte contemporanea nata nel 2019 per il Castello di Rivoli e ha come obiettivo l’acquisizione e donazione al museo di un’opera realizzata da una o un artista di età inferiore ai 35 anni. Il premio, di 20 mila euro, ha cadenza biennale.

L’artista vincitrice è  stata selezionata da una commissione composta dal Direttore del Castello di Rivoli, Francesco Manacorda, dalla vicedirettrice e capo curatrice Marcella Beccaria e dalla  curatrice Marianna Vecellio, a partire da un’ampia rosa di opere realizzate da artiste e artisti provenienti dall’Italia e internazionali proposti dai Soci di Collective.

La pratica di Adji Dieye si sviluppa nell’intersezione tra immagine, spazi urbani e memoria culturale.  Attraverso l’uso di materiali di archivio o relativi alla pubblicità e all’architettura, l’artista indaga come si formano e trasformano le epistemologie nazionali, interrogando le strutture visive e ideologiche che modellano l’identità collettiva  e il senso di appartenenza ad essa.

L’opera vincitrice intitolata “Culture Lost and Learned by Heart, Butterfly” è  composta da una struttura in ferro su cui è  montato un lungo foglio di seta stampato con frammenti provenienti dall’Archivio Iconografico Nazionale del Senegal e dall’archivio personale dell’artista.

L’opera riflette sui gesti che hanno attraversato e sovvertito gli spazi istituzionali coloniali attraverso un’alternanza di dettagli corporei e architettonici.

Deye invita a  chiedersi quale sia il concetto di archivio se luogo di autorità simbolica più che di conservazione.

“ Il premio a Deye – secondo Marcella Beccaria e Marianna Vecellio- è  il riconoscimento per questa giovane artista di saper guardare al modo in cui le eredità del passato e la memoria influenzino la comprensione del presente in cui viviamo”.

Il direttore Francesco Manacorda ringrazia la vicedirettrice Marcella Beccaria e la curatrice Marianna Vecellio  per aver sviluppato le relazioni con il gruppo di collezionisti Collective.

L’opera vincitrice di Adji Deye sarà  visibile al castello di Rivoli dal 25 settembre prossimo in contemporanea con “Inserzioni”, nuovo programma a cura di Francesco Manacorda.

Mara Martellotta

Elisa Demeo, la più giovane finalista, ha vinto “Incipit Offresi”

 

Dopo 17 tappe in 6 regioni – Piemonte, Campania, Lazio, Lombardia, Liguria, Valle d’Aosta – si è conclusa la decima edizione di Incipit Offresi, il primo talent letterario itinerante per aspiranti scrittori, con la vittoria della 18enne Elisa Demeo di Rivalta (TO), la finalista più giovane, a cui è stato assegnato un premio in denaro di 1.500 euro.

 

Gli altri premi dell’edizione 2025 di Incipit Offresi: la seconda classificata, che ha ricevuto in premio in denaro di 750 euro, è Ludovica Bianchi di Roma. Il Premio Miraggi Editori, costituito da una lampada artistica fatta di libri, è stato assegnato a Daniele Cargnino. Il Premio Pagina 37 alla valdostana Guy Chenal, vincitrice anche del Premio Indice dei Libri del Mese e del Premio Italo Calvino che prevede la partecipazione gratuita al prestigioso premio letterario. Alla vincitrice Elisa Demeo è stato inoltre assegnato il Premio Scuola Holden con un corso di scrittura, il Premio Fondazione Circolo dei lettori e il Premio Golem. Il Premio Leone Verde, infine, a Chiara Forlenza.

 

La finale di Incipit Offresi, in programma ieri giovedì 19 giugno, è stata presentata da Federico Basso, il comico torinese vincitore di LOL – Chi ride è fuori 5 a La Tesoriera di Torino, in occasione dell’Evergreen Fest, con Chiara Pacilli, giornalista e conduttrice tv e Giorgia Goldini, attrice, autrice e comica, accompagnati dalle musiche di Enrico Messina.

 

L’INCIPIT DI ELISA DEMEO

Questa è la strada dei fiori dimenticati. D’estate la percorreva durante le passeggiate di famiglia; i suoi genitori vietavano a lei e ai suoi fratelli di chiamare il sentiero in quel modo, come lo conoscevano gli abitanti del villaggio. Per sua madre era un oltraggio fare o dire qualunque cosa potesse dar segno di abbassamento sociale. Uno dei tanti principi che non aveva mai capito di quel vecchio mondo. Mentre attraversa il sentiero, le pare che niente sia mutato dall’anno precedente: gli alberi verdi si protendono verso il cielo, l’aria permeata da un dolce profumo di fiori, un picchio su un albero, una farfalla volteggiante. Solo lei è cambiata. Solo il resto del mondo si è stravolto, ma quell’angolo di terra è rimasto inviolato dalla violenza del mondo esterno. Dalla guerra. Per quanto il bosco sembri accoglierla in quel mondo sereno e illusorio, lei si sente un’estranea. Un’intrusa. Come si era sempre sentita, finché non aveva incontrato Cristiano.

 

INCIPIT OFFRESI

Il primo talent letterario itinerante dedicato agli aspiranti scrittori quest’anno ha compiuto 10 anni. L’obiettivo non è premiare il romanzo inedito migliore, ma scovare nuovi talenti, promuovere la lettura e valorizzare le biblioteche come luoghi di partecipazione e di promozione culturale. In 9 anni Incipit Offresi ha scoperto 150 nuovi autori, pubblicato oltre 75 libri e coinvolto circa 11mila spettatori l’anno, 30 case editrici e 85 biblioteche nelle 198 tappe (167 organizzate in Piemonte e 31 in altre regioni) per un totale di 10.200 chilometri percorsi.

Incipit Offresi è un format innovativo ideato e promosso dalla Fondazione ECM – Biblioteca Archimede di Settimo Torinese, in sinergia con Regione Piemonte e la Città di Settimo Torinese (TO). Si tratta di un vero e proprio talent della scrittura dove in un contesto informale gli attori della filiera del libro possono incontrarsi e avviare nuove collaborazioni, promuovere la pubblicazione di nuovi libri e scoprire nuovi talenti.

Nell’ambito del progetto sono organizzati dei percorsi formativi in collaborazione con la Fondazione Circolo dei lettori e Scuola Holden per i partecipanti al campionato, con l’obiettivo di migliorare la qualità delle opere in concorso in vista della futura pubblicazione e per affinare le competenze creative degli aspiranti scrittori e scrittrici. Tra le novità della decima edizione, la Scuola Holden metterà in palio un corso di scrittura e sarà istituito il Premio Archimedebook, riservato agli under 35, che prevede la pubblicazione di una raccolta di racconti sui temi indicati dall’organizzazione.

 

Incipit Offresi è un’iniziativa ideata e promossa dalla Fondazione ECM – Biblioteca Archimede di Settimo Torinese e Regione Piemonte, con il sostegno di Fondazione Compagnia di San Paolo e la collaborazione di Fondazione Circolo dei lettori, Scuola Holden, Associazione Pagina 37, Emons Edizioni e FUIS – Federazione Unitaria Italiana Scrittori.

 

Il Premio Incipit e il campionato sono dedicati a Eugenio Pintore per la passione e la professionalità con cui ha fatto nascere e curato Incipit Offresi.

CAMERA riceve il Lucie Award 2025 nella categoria “Spotlight!”

Sabato 21 giugno a Ostuni, in Puglia, CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia riceverà il Lucie Award 2025 nella categoria Spotlight!

Il premio verrà consegnato in occasione del prestigioso gala dei Lucie Awards 2025, tra gli eventi più attesi e prestigiosi del mondo della fotografia, a cui parteciperanno Emanuele Chieli e Walter Guadagnini, rispettivamente presidente e direttore artistico di CAMERA.

 

L’importante riconoscimento conferma il valore del Centro nel contesto nazionale e internazionale e premia la capacità di rivolgersi a vari pubblici grazie a un ricco palinsesto di iniziative – mostre, incontri, attività educative e workshop – che fa dell’inclusione e dell’ascolto elementi centrali della sua identità e della sua missione culturale.

Al Forte di Bard “Doppia Firma. Dialoghi tra pensiero progettuale e alto artigianato”

 Una mostra – omaggio all’eccellenza artigiana italiana e alla cultura della montagna

Fino a domenica 29 giugno

Bard (Aosta)

Alto artigianato e alto design. Due momenti, due processi, possibili tappe di un unico “mestiere” che, se giocato in squadra e ad alti livelli, può davvero creare opere di preziosa validità culturale ed artistica. Autentiche opere d’arte, immaginate e realizzate attraverso perfette antiche manualità e processi di applicata grafia illustrativa, su cui possono prendere corpo e anima prodotti a pieno titolo inseriti nel gotha di quella che possiamo definire (non come, a volte, si fa un po’ troppo precipitosamente) “arte”. Per chi ancora nutrisse dubbi in proposito, la conferma può avvenire attraverso una visita alla mostra “Doppia Firma. Dialoghi tra pensiero progettuale e alto artigianato” che, dopo il grande successo durante il “Milano Design Week”, approda per la prima volta in Valle d’Aosta, ospitata nella suggestiva Cappella del “Forte di Bard” fino a domenica 29 giugno.

L’esposizione (firmata dalla “Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte” con “Living”, il magazine del “Corriere della Sera”, e la “Michelangelo Foundation for Creativity and Craftsmanship”, in collaborazione con la “Regione Autonoma Valle d’Aosta” e “L’Artisanà”, ente che da oltre sessant’anni si occupa della valorizzazione dell’artigianato valdostano), intende celebrare i dieci anni di un progetto che ha saputo intrecciare la creatività del design contemporaneo con l’eccellenza della manifattura artigianale. Celebrazione ancor più emblematica per una regione, come la Vallée, “dove l’artigianato – dicono gli organizzatori – è da sempre legato al paesaggio, alla memoria e all’identità culturale”.

In rassegna troviamo, accanto ad una selezione di otto pezzi iconici delle edizioni passate, altre sette nuove creazioni nate dalla collaborazione tra designer internazionali e artigiani italiani dell’arco alpino – dalla Valle d’Aosta al Friuli – presentate come un poetico racconto corale, voce ed immagine suggestiva del ricco patrimonio culturale e ambientale delle Alpi, un mondo “fatto di gesti antichi, materiali naturali e saperi tramandati che  in ‘Doppia Firma’ trovano nuova voce e visibilità”. Autentica “chicca”, tra le opere in mostra, una creazione del valdostano Luciano Tousco, noto falegname, maestro artigiano e vincitore di numerosi premi per l’artigianato, che insieme al designer Andrea Mancuso ha dato vita a “Silva”: autentico “omaggio alla foresta”, niente più di una sedia che guarda e trova pratica ispirazione nel paesaggio montano e nel laborioso processo di lavorazione del legno, dal ramo grezzo all’oggetto finito. Nel lavoro di Tousco, si leggono competenza di mestiere, singolare genialità e una connessione autentica con il materiale “amico” e con la tradizione artigianale delle Alpi occidentali. Il suo rispetto per la memoria ha permesso di dar vita a un progetto intimamente legato al luogo in cui si trova il suo atelier, utilizzando non solo legno locale, ma anche le tecniche tradizionali di lavorazione.

Un evento come ‘Doppia Firma’ – commenta l’assessore regionale allo Sviluppo economico, Luigi Bertschy – che unisce creatività, design e tradizione, alimenta il confronto e la messa in relazione tra territori diversi, intesi non solo come aree geografiche, ma anche come realtà culturali, artigianali e artistiche con identità uniche. Favorire questo dialogo significa praticare lo scambio di idee, valorizzare le specificità locali e promuovere sinergie capaci di generare innovazione e crescita condivisa”. Parole condivise da Bruno Domaine, presidente de “L’Artisanà” che aggiunge: “L’artigianato per noi è allo stesso tempo espressione di abilità tecnica e identità culturale, racconto profondo del territorio, della memoria e delle comunità che lo abitano . Questa iniziativa ci consente quindi di coniugare tradizione e visione contemporanea, mettendo in luce l’unicità del gesto artigianale e la sua capacità di realizzare la materia in cultura. È un’occasione per riaffermare il valore della manualità oggi, come patrimonio vivo che alimenta il territorio.

Gianni Milani

“Doppia Firma. Dialoghi tra pensiero progettuale e alto artigianato”

Forte di Bard, via Vittorio Emanuele II, Bard (Aosta); tel. 0125/833811 o www.fortedibard.it

Fino al 29 giugno

Orari: mart. – ven. 10/18; sab. – dom. e festivi 10/19

Nelle foto: Inaugurazione della mostra; alcune opere esposte; Luciano Tousco e Andrea Mancuso “Silva”

Il Mago Povero. Teatro di altri tempi

Il malessere socio-culturale emerso nel periodo della contestazione sindacale e studentesca del ’68, nato sull’onda della protesta giovanile americana, creò l’esigenza di diffondere una cultura a livello popolare al di fuori dei teatri stabili pubblici. Cercare un nuovo pubblico bisognoso di teatro nelle piazze, strade, cortili e tra gli emarginati fu l’intento del Collettivo Gramsci. Il gruppo amatoriale astigiano, nato nel 1971, fu ispirato dalle esperienze del teorico musicale e pioniere degli happening John Cage, unendo musica e poesia alle arti visive e dal teorico anarchico Julian Beck del Living Theatre, l’attore di Pasolini in Edipo re  influenzato da Artaud, il regista teatrale della crudeltà. La diffusione del teatro-documento  ottenne un notevole successo al Palasport di Torino nel 1972, momento storico denso di grandi scioperi per le riforme in piena strategia della tensione. Il linguaggio provocatorio, satirico e grottesco sui temi della salute e del lavoro in fabbrica rappresentò una prima evoluzione del Collettivo, dimostrando che questo strumento era più efficace del tipico comizio di propaganda. L’impegno sociale assunto nel 1973 dal Teatro del Mago Povero, nuova identificazione meno ideologica del precedente Collettivo, vide un allontanamento progressivo dalla cultura operaia utilizzando un linguaggio poetico ed estetico affidato al travestimento dell’attore, magia del mago e scienza del povero.
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L’animazione teatrale, utilizzata come nuova forma culturale in collaborazione con il comune di Asti, suscitò interesse nello spettacolo d’avanguardia allestito dal Mago Povero. Il Collettivo ospitò il Living Theatre,  teatro nomade andato in scena anche al Salone Tartara di Casale Monferrato, il Corpo di ballo delle Folies Bergéres, il Coro dell’Armata Rossa, Dario Fo con la giullarata del Mistero Buffo e l’onorevole Enrico Berlinguer. Spettacoli ed happening  andarono in scena al Théâtre du Chêne noir e nelle strade di Avignone, alla Comune di Milano, nella piazza Maggiore di Bologna, ad Aosta, Brera, Chieri, Moncalieri, al teatro Gobetti di Torino, ad Asti Teatro che annovera Gassman e Sgarbi tra i direttori artistici, in un tour mensile in Sardegna, nel teatro di Alba e nell’ospedale psichiatrico di Volterra, dove un ricoverato partecipò alla recita. Nel 1978 il Mago Povero diventò professionista, il gruppo di base autogestito assunse il nome di Collettivo Teatro Musica e dopo anni di rappresentazioni drammaturgiche interne il gruppo si avvicinò ad autori contemporanei. Importante la collaborazione musicale di Paolo Conte, Gianni Basso al sax tenore e Pierangelo Bertoli, gli artisti astigiani Silvio Ciuccetti pittore e Valerio Miroglio, scultore e pittore, gli attori Alessandro Haber, Felice Andreasi e Athina Cenci, vincitrice di due David di Donatello e co-fondatrice del trio comico toscano Giancattivi con Alessandro Benvenuti e Francesco Nuti, sostituito da  Antonio Catalano del Mago Povero, ospite al Maurizio Costanzo Show.

Diversi gruppi musicali entrarono nella grande famiglia del Collettivo, il gruppo rock Viaggio di Alice, Canzoniere Cecilia per sole voci femminili con un collage di varie epoche, Musica Dulce con canti polifonici rinascimentali, barocchi e contemporanei diretto dalla maestra Rosalba Gentile. Dopo lo spettacolo d’esordio ‘Off Limits’ sulla guerra in Vietnam, fu portato in scena ‘Prendete una donna e bruciatela come strega’, il processo dell’uomo inquisitore impermeabile ai sentimenti e all’emancipazione femminile. Seguì ‘Vivo in gabbia e mi nutro di incubi’, provocazione ripetitiva gestuale, visiva e sonora sull’emarginazione che compiange il dolore della condizione umana. ‘Che fine farà la Donna Cannone?’, spettacolo clownesco di attualità politica su pista da circo con grande partecipazione di pubblico. ‘Sotto la pelle del principe’, tratto da Shakespeare e Machiavelli, fu dedicato al 40° della morte di Gramsci analizzando il rapporto tra potere e Stato con un dinamico gioco delle parti ricco di ironia. ‘Mounsù Travet’ di Bersezio, il classico impiegato modello del teatro piemontese fine ‘800 deriso da tutti. ‘Il signor Mockimpott’, incarcerato senza motivo di Peter Weiss e ‘Il re nudo’, fiaba comica sul vestito dell’imperatore tratta dal testo di Schwarz e dalla favola di Andersen, sono alcuni dei 68 spettacoli allestiti da entrambi i gruppi con una frequenza annuale di 100 rappresentazioni, comprese alcune fiabe per ragazzi.

Al nucleo originario fondato da Antonio Catalano, Luciano Nattino, Renzo Fornaca e Lorenzo Nisoli si aggiunsero Maurizio Agostinetto, Silvana Penna, Graziella Borgogno, Giulietta Miroglio, Giancarlo Ferraris, Ornella Boido e altri 94 artisti. La tragedia del 1983 sul Rocciamelone in Val di Susa vide la scomparsa del fondatore Renzo Fornaca, la sua ragazza Franca Ravera e Luisa Steffenino. Lo smarrimento degli increduli colleghi segnò la svolta alla ricerca di percorsi alternativi. Nel 1988 il lento declino degli ideali, splendido miraggio assopito, portò alla sostituzione del nome Mago Povero per identificarsi come Alfieri, segnando una definitiva frattura dal Gramsci iniziale. I nuovi portatori d’insegne, esploratori del rapporto uomo-natura in uno spazio fisico-mentale denso di speranze, ricercarono collaborazioni con attori e nuove compagnie, creando nel 1994 La Cascina degli Alfieri a Castagnole Monferrato, nuova residenza dell’associazione per la promozione culturale-artistica.
L’evoluzione culturale e la trasformazione artistica del Mago Povero rappresentò prima distacco e poi allontanamento da facili entusiasmi estremisti, precursori di atti illegali attribuiti ad altre organizzazioni contestatrici del sistema. L’attività musicale di Lorenzo Nisoli, già tecnico alla Fiat Lingotto e quadro dirigente alla Fiat Mirafiori, prosegue come contrabbassista nella Mandolinistica Paniati e come bassista nella Palmarosa Band, realizzando concerti nell’Italia del nord e in Germania alla rassegna Musiknacht. Amelia Saracco, docente di mandolino con il metodo Suzuki e componente dell’Orchestra Mandolinistica di Torino, musicista di spicco in entrambe le formazioni, faceva parte del celebre Open Quartet, attivo a Casale Monferrato nel 1997 con incisioni di musica etnica in forma cameristica. Oggi la nascita di nuovi gruppi teatrali, ormai distaccati dal sociale, si è interrotta. Lo spirito creativo del Collettivo, finalizzato al raggiungimento degli obbiettivi, fu la vera magia del loro teatro, nobile intento realizzato con passione, sacrificio e povertà dei mezzi.
Armano Luigi Gozzano

Oggi al cinema. Le trame dei film nelle sale di Torino

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A cura di Elio Rabbione

28 anni dopo – Drammatico, horror. Regia di Danny Boyle, con Aaron Taylor-Johnson, Ralph Fiennes, Jodie Comer e Jack O’Connell. Terzo appuntamento con la saga iniziata nel 2002 con “28 giorni dopo” e continuata nel 2007 con “28 settimane dopo”.

L’infezione del virus della rabbia non è scomparsa del tutto ma una piccola comunità continua a vivere isolata su di un’isola, protetta dall’alta marea. Allorché uno di loro abbandonerà l’isola per spingersi in una missione sulla terraferma, scoprirà meraviglie e orrori che hanno contagiato e sconvolto gli infetti e gli stessi sopravvissuti in Gran Bretagna. Durata 115 minuti. (Massaua, Ideal, Reposi sala 5, The Space Torino, Uci Lingotto anche V.O., The Space Beinasco, Uci Moncalieri anche V.O.)

L’amore che non muore – Commedia drammatica. Regia di Gilles Lellouche, con Adèle Exarchopoulos, François Civil e Mallory Wanecque. Negli anni Ottanta, gli adolescenti Jackie e Clotaire vivono una turbolenta e appassionata storia d’amore nonostante la loro differenza di classe e d’indole. Uscito di prigione dopo aver scontato 12 anni per un crimine che non ha commesso, Clotaire cerca disperatamente di ricongiungersi con Jackie, ma lei ormai si è sposata e sembra aver voltato per sempre le spalle al loro comune passato. Durata 166 minuti. (Nazionale sala 3)

Aragoste a Manhattan – Commedia drammatica. Regia di Alfonso Ruizpalacios, con Raùl Briones e Rooney Mara. Al The Grill, ristorante iperfrequentato di New York, lavora una moltitudine di persone, tra cucina, sala e uffici. Ognuno con i suoi problemi, ognuno con le sue isterie. Tra di loro ci sono Estela, che trova un posto di lavoro, Julia che dovrà prendere una decisione importante e Pedro, a cui l’esperienza di cuoco cambierà per sempre la vita. Durata 139 minuti. (Eliseo)

Elio – Animazione. Regia di Adrian Molina, Madeline Sharafian e Domee Shi, con le voci di Alessandra Mastronardi, Adriano Giannini, Lucio Corsi e Neri Marcorè. Il piccolo Elio è divenuto orfano in tenerissima età e, considerando la propria solitudine nonostante la presenza e l’affetto della zia Olga, maggiore dell’aviazione americana, coltiva il desiderio di essere portato dagli alieni ai confini dell’universo.

Quando un giorno riuscirà a inviare un messaggio al lontano Comuniverso, un’organizzazione che agisce per la ricerca delle menti più prestigiose del cosmo mentre al tempo stesso vuole togliere il comando al collerico Lord Grigon. Una volta prelevato dalla terra, Elio troverà nel pacifico Glordon, il figlio di Grigon, il suo migliore amico. Durato 99 minuti. (Massaua, Ideal, Reposi sala 1, The Space Torino, Uci Lingotto anche V.O., The Space Beinasco, Uci Moncalieri)

Fino alle montagne – Drammatico. Regia di Sophie Deraspe, con Antoine Duval e Solène Rigot. Mathias, giovane agente pubblicitario di Montréal, decide di lasciare la sua frenetica vita di città per seguire il desiderio di riconnettersi con la natura e diventare pastore nel sud della Francia. Arrivato in Provenza senza alcuna esperienza, Mathias si scontra presto con la dura realtà del mondo pastorale, che lo costringe a mettere in discussione la sua visione romantica della professione. L’incontro con Elise, una giovane impiegata che sceglie di lasciare il lavoro per seguire il ragazzo, porta una nuova luce nel percorso formativo di Mathias, che riacquista così fiducia in se stesso e nel proprio obiettivo. I due, dopo aver ottenuto l’affidamento di un gregge di pecore, partono per la transumanza, compiendo un viaggio negli incantevoli paesaggi montuosi delle Alpi di Provenza, dove si confronteranno con sfide e incontri che li condurranno verso un nuovo stile di vita in montagna. Durata 113 minuti. (Romano sala 1)

Fuori – Drammatico. Regia di Mario Martone, con Valeria Golino, Matilda De Angelis, Elodie, Corrado Fortuna e Stefano Dionisi. Goliarda finisce in carcere per un furto di gioielli, cinque giorni di carcere, ma a Rebibbia l’incontro con alcune giovani detenute diventa per lei un’esperienza di rinascita. Una volta uscite di prigione, in una torrida estate romana, le donne continuano a frequentarsi. In questo tempo che sembra sospeso, Goliarda stringe una relazione profonda e decisiva per la sua vita, un legame autentico e trascinante che nessuno, lì fuori, riuscirà a comprendere. Questo film racconta un momento della vita di Goliarda Sapienza, scrittrice, una storia di amicizia, di amore e di libertà. Unico film italiano in concorso a Cannes, è stato designato Film della Critica dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani con la seguente motivazione: “Abbandonando qualsiasi ambizione biografica per raccontare l’estate di due amiche che si sono incontrate in carcere e decidono di lasciarsi andare alla deriva, Mario Martone trova non solo l’approccio giusto per raccontare un personaggio complesso come Goliarda Sapienza, ma anche la chiave per arricchire di sfumature il suo approccio realista, rimescolando i piani temporali e disallineando le immagini mentali. Grazie anche alla straordinaria prova delle sue attrici.” Durata 117 minuti. (Eliseo Grande, Nazionale sala 2)

Il maestro e Margherita – Drammatico. Regia di Michael Locksin con August Diehl e Yulia Snigir. Negli anni Trenta, nella grigia e repressiva Mosca staliniana, un giovane scrittore finisce travolto dallo scandalo: la sua pièce teatrale, colpevole di rappresentare Cristo con troppa umanità, viene censurata e stroncata dalla critica. Emarginato e disperato, trova conforto nell’incontro con Margherita, una donna bellissima e sposata con cui nasce un amore travolgente e proibito. Spinto da questa passione, lo scrittore dà vita a un nuovo romanzo: una Mosca visitata dal diavolo, Woland, un enigmatico personaggio accompagnato da un seguito di figure grottesche e irresistibili. Con ironia e crudeltà, Woland spariglia le carte della realtà, seminando il caos e offrendo vendetta a chi è stato ingiustamente punito. Ma mentre giustizia e amore sembrano finalmente a portata di mano, i confini tra realtà e immaginazione si dissolvono, confondendo il mondo con la pagina scritta. Durata 157 minuti. (Centrale V.O., Due Giardini sala Nirvana e Ombrerosse, Romano sala 2)

La mia amica Zoe – Commedia drammatica. Regia di Kyle Hausmann-Stokes, con Sonequa Martin Green, Natalie Morales, Ed Harris e Morgan Freeman. Coinvolta in uno strano e misterioso rapporto con la sua sarcastica (e defunta) migliore amica, una veterana dell’Afghanistan si riunisce con il burbero nonno reduce del Vietnam, recluso nella casa di famiglia sul lago. Durata 103 minuti. (Romano sala 3)

Mission Impossible – The Final Reckoning – Azione. Regia di Christopher McQuarrie, con Tom Cruise, Hayley Atwell, Vanessa Kirby, Hannah Waddingham e Ving Rhames. Ultima tappa del lungo percorso iniziato nel 1996 da Ethan Hunt e le sue mirabolanti imprese.

L’eroe con l’intero suo gruppo è impegnato ad affrontare una nuova pericolosa minaccia: sarà suo compito scoprire due chiavi che possono sbloccare un sistema di intelligenza artificiale, in grado di far esplodere disastri e distruzioni a livello mondiale, entrando in circuiti bancari come gettando nel caos migliaia di chilometri di reti elettriche. Dovranno superare la sfida che gli tende Daniel, misterioso individuo chiuso nel passato di Ethan, anch’egli alla ricerca delle due chiavi. L’impresa sarà quella di impossessarsi del codice sorgente da un sottomarino affondato. Durata 165 minuti. (Massaua, Lux sala 1, Reposi sala 5, The Space Torino, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)

Scomode verità – Commedia drammatica. Regia di Mike Leigh, con Marianne Jean Baptiste. Pansy, una casalinga schiacciata dalle sue paure e in conflitto costante con il marito e il figlio, si richiude sempre più in se stessa. Sarà il confronto con la sorella Chantelle, più solare e indipendente, a riaprire vecchie ferite, ma anche a offrirle una possibilità di rinascita. Durata 97 minuti. (Nazionale sala 4)

La trama fenicia – Commedia drammatica. Regia di Wes Anderson, con Benicio del Toro, Mia Threapleton, Michael Cera, Tom Hanks, Scarlett Johansson, Charlotte Gainsbourg e Bill Murray. Sopravvissuto a un incidente aereo per la sesta volta in tutta la sua vita, il magnate internazionale Zsa-Zsa Korda tenta di ricucire i rapporti con sua figlia Liesl, nel frattempo diventata suora, che non vede da troppo tempo. Durata 102 minuti. (Eliseo, Fratelli Marx sala Chico e Harpo anche V.O., Nazionale sala 3 anche V.O.)

Tre amiche – Commedia drammatica. Regia di Emmanuel Mouret, con India Hair, Camille Cottin e Sara Forestier. Joan non è più innamorata di Victor e si sente disonesta con lui. Alice, la sua migliore amica, la rassicura: lei stessa non prova alcuna passione per Eric eppure il loro rapporto va a meraviglia. Lei non sa che lui ha una relazione con Rebecca, la loro comune amica… Quando Joan decide finalmente di lasciare Victor e lui scompare, le vite dei tre amici e le loro storie vengono sconvolte. Durata 117 minuti. (Massimo sala Cabiria V.O., Nazionale sala 1)

Tutto l’amore che serve – Drammatico. Regia di Anne-Sophie Bailly, con Julie Froger e Laure Calamay. La storia di Mona, sessantenne e madre single, che vive a Créteil, non lontano da Parigi, con il figlio Joel, affetto da un lieve ritardo mentale che pur tuttavia ha trovato un’occupazione in un centro di assistenza per disabili. Un giorno il ragazzo confessa alla madre di essersi innamorato di una collega, Océane, anch’essa con disabilità, e che la ragazza è rimasta incinta: Mona è messa di fronte a un fatto che non si sente davvero di accettare. Ma Mona ha anche paura di rimanere sola nel piccolo alloggio di periferia. Durata Durata 95 minuti. (Centrale, Eliseo, Fratelli Marx sala Groucho, Due Giardini Sala Nirvana e Ombrerosse)

L’ultima regina – Storico, drammatico. Regia di Karim Aïnouz, con Alicia Vikander e Jude Law. Nell’Inghilterra dei Tudor intrise di sangue, Catherine Parr cerca di destreggiarsi nella politica inglese quando diventa la sesta (e ultima) moglie di Enrico VIII. Verrà nominata reggente mentre lui è fuori a combattere, quando il sovrano tornerà sarà costretta a fronteggiare non soltanto il suo terribile carattere – causa della fine di tutti i matrimoni precedenti, alcuni sfociati nelle morti sanguinose delle regine – ma anche l’intransigenza contro chiunque abbia simpatia per i protestanti. Evidentemente intenzionate a non edulcorare lai il proprio racconto, adattato dal libro “Queen’s Gambit” scritto da Elizabeth Fremantle, Ainouz racconta con stile asciutto e senza risparmiare dettagli cruenti e raccapriccianti una storia di corte che è al tempo stesso un thriller psicologico sulla violenza patriarcale, dentro e fuori le mura domestiche. Un titanico Jude Law è un collerico e delirante Enrico, sovrappeso, in tutti i suoi tratti shakespeariano. Durata 121 minuti. (Due Giardini sala Ombrerosse)

Volveréis – Commedia. Regia di Jonàs Trueba, con Itsaso Arana, Vito Sanz e Fernando Trueba. Ambientato a Madrid, il film analizza i comportamenti di una coppia – lei è Ale, regista di cinema, lui è Alex, attore – che, insieme da quindici anni, vede il proprio percorso giunto alla fine. Decidono di separarsi, lo faranno di comune accordo, con l’idea che non si festeggiano le unioni ma le separazioni, organizzeranno una bella festa con amici e conoscenti e famigliari per dirsi addio. L’organizzazione s’intreccia con il set in cui i due stanno girando un film insieme: mentre ad ogni attimo riemergono ricordi, un passato in comune, sentimenti condivisi, conversazioni che li hanno uniti o divisi. Un nuovo modo di affrontare la propria unione, forse il modo per pensare a un nuovo avvio? Durata 114 minuti. (Centrale V.O.)

Che “Luce” sia, ma anche “Gesto Performativo”

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Lunga serata alla “GAM” di Torino con l’ultimo appuntamento del “Public Program” di “Luci d’Artista”

Sabato 21 giugno, dalle 18,30

Tutto accadrà all’imbrunire del prossimo “Solstizio d’estate”: sabato 21 giugno (dalle 18,30), il giorno più lungo e luminoso dell’anno, con una serata si preannuncia indimenticabile. Uno scorrere di ore magiche in cui artisti, musicisti ed un grande poeta realizzeranno una serie di “performance” all’interno di “Anni Luce”, la prestigiosa Arena all’aperto di “Giulio Paolini” alla “GAM – Galleria civica d’Arte Moderna e Contemporanea” di via Magenta a Torino.

Il tutto rientra, dopo il grande successo dell’anno scorso, nell’ultimo appuntamento della seconda edizione di “Accademia della Luce”, il “Public Program” (sviluppato da “Fondazione Torino Musei” insieme ai “Dipartimenti Educazione” delle principali “Istituzioni torinesi per l’Arte Contemporanea”, ultimi in ordine d’arrivo il “MAUTO” e le “OGR”) della XXVII edizione di “Luci d’Artista”“Public Program” incentrato, quest’anno, sul tema specifico di “Luce e gesto performativo”, che ruoterà intorno alle fantasiose genialità dell’italiana triade anonima “CANEMORTO” e dell’artista londinese Marcos Lutyens, invitati a creare una nuova “performance” sul tema della “luce”.

La triade “CANEMORTO” trasformerà l’ascensore della “GAM” in una “stanza magica mobile” nella quale eseguirà delle letture lampo dei “Tarocchi del Sole Fermo”, con un mazzo di carte creato ad hoc per rivelare ad ogni partecipante cosa abbia in serbo la sua estate, diviso in “10 arcani di luce” e “10 arcani di ombra”, ideati dal trio senza alcun legame con i tarocchi tradizionali.

Marcos Lutyens, con il suo Equilux ≈ Equinox: Un Viaggio Psico-Magico”, coinvolgerà invece il pubblico in un campo di luci, suoni, vibrazioni subsoniche e voce guidata “creando un’esperienza alchemica di allineamento interiore e sintonizzazione esterna”. La “performance” sarà accompagnata da brani tratti da “NOX-LUX”, il nuovo album cocreato insieme al compositore di Los Angeles Aaron Drake.

Continuando la tradizione del legame di “Luci d’Artista” con il mondo della poesia e degli approfondimenti con i grandi artisti che hanno realizzato le “Luci”, le due “performance” saranno precedute (ore 19) da un vero e proprio evento, ovvero una “conversazione de visu” tra John Yau e Nicola De Maria . Sarà un incontro straordinario tra il poeta, editore e critico d’arte newyorkese John Yau (Lynn, Massachusetts, 1950) e il Maestro Nicola De Maria (pittore tra i più prestigiosi protagonisti della “Transavanguardia” internazionale, autore di opere da lui stesso definite “poesia scritta con le dita sporche di colore”), legati da 40 anni di stima ed amicizia. Al centro della conversazione vi sarà ovviamente il tema della “Luce” e l’opera “Nido cosmico di tutte le anime” di De Maria, installata da anni in Piazza Carlina. In occasione dell’incontro, inoltre, l’artista, beneventano di Foglianise trasferitosi a Torino negli Anni ’70, ha generosamente messo a disposizione alcune prime edizioni autografate dei libri di John Yau, insieme a cataloghi e testi critici dedicati alla sua opera. Traduzione consecutiva dall’inglese all’italiano.

Ma, attenzione!, i giochi non s’esauriscono qui. A corollario degli eventi programmati alla “GAM”, nelle  sere dal 21 al 24 giugno (in un ideale collegamento con il giorno dedicato al patrono della Città) saranno straordinariamente accese le “Luci d’Artista” in  12 siti cittadini: da piazza Carlina alla Galleria Umberto, da piazza Risorgimento al Monte dei Cappuccini, fino al “Museo della Resistenza” all’Ospedale Sant’Anna, alla Mole Antonelliana e a Piazzale Polonia, per finire con Piazzetta Mollino, i “Giardini Sambuy”, l’Antica “Tettoia dell’Orologio” in piazza della Repubblica e corso Unità d’Italia, presso il Laghetto di Italia ’61.

Sottolineano gli organizzatori: Luci d’Artista è un vero e proprio ‘Museo di Luce’, con la sua collezione a cielo aperto di installazioni luminose che trascende i classici confini invernali e natalizi per vivere tutto l’anno. Ma, così come l’evento invernale è definito da una ‘dimensione notturna’ (luce elettrica, presenza di opere fisicamente imponenti), abbiamo voluto che l’evento estivocome per lo scorso giugno, fosse composto da concetti diametralmente opposti, legati a una ‘dimensione diurna’ e a interventi il più possibile ‘effimeri e immateriali’, proprio come possono essere le performance”. E il colpo d’occhio, sicuramente, non sarà meno foriero di forti e inaspettate emozioni. In un bagno di atmosfere pienamente vissute alla luce del giorno.

Gianni Milani

“Accademia della Luce. Luce e gesto performativo”

GAM-Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, via Magenta 31, Torino; tel. 011/4429518 o www.gamtorino.it

Sabato 21 giugno, dalle 18,30

Nelle foto:  “CANEMORTO”, Photo courtesy il trio di artisti; “Accademia della Luce”; John Yau, Photo courtesy l’artista; Nicola De Maria, Photo courtesy Sabina Arena

La Parigi di Montparnasse di Brassaï

In mostra al Centro Saint- Benin di Aosta

Inaugura venerdì 18 luglio alle ore 18 e rimarrà aperta dal 19 luglio fino al 9 novembre al Centro Saint-Bénin di Aosta una mostra di fotografia di respiro internazionale,  dal titolo “Bressaï. L’occhio di Parigi”. La retrospettiva è promossa dall’Assessorato Beni e attività culturali, Sistema educativo e Politiche per le relazioni intergenerazionali della Regione autonoma Valle d’Aosta, prodotta da Silvana Editoriale, curata da Philippe Ribeyrolles, studioso e nipote del fotografo, che vanta una inestimabile collezione di stampe di Brassaï e un’estesa documentazione relativa al suo lavoro d’artista.

Sono più  di 150 le stampe d’epoca, oltre a sculture, documenti e oggetti appartenuti al fotografo ad arricchire la mostra e a consentire uno sguardo inedito e approfondito sull’opera di Brassaï, con un’attenzione particolare alle celebri immagini che egli dedicò alla capitale francese e alla sua vita.

Le fotografie dedicate alla Ville Lumière, dai quartieri operai ai grandi monumenti simbolo, dalla moda ai ritratti degli amici artisti, fino ai graffiti e alla vita notturna, sono oggi immagini iconiche che identificano immediatamente il volto di Parigi.

La città natale di Gyula Halász è  anche la ragione del suo nome d’arte. Quando alle soglie del XX secolo nacque Brassaï, la città rumena di Brasov faceva parte del territorio ungherese. Brassaï si trasferisce con la famiglia ad appena tre anni a Parigi, per poi tornare a studiare a Budapest e lavorare a Berlino come giornalista. Gli anni Venti e Trenta sono prolifici per gli incontri con gli artisti più importanti delle avanguardie storiche. E la fotografia appare la necessaria conseguenza. Dal 1929 Brassaï dedica alla capitale francese un corpus di fotografie che la ritraggono ogni giorno come di notte, alternando pubblico e privato, urbano e antropico.

Brassaï è  stato uno dei protagonisti  della fotografia del ventesimo secolo, definito dall’amico Henry Miller “l’occhio vivo della fotografia”.

In stretta relazione con artisti quali Picasso, Dalì e Matisse, vicino al movimento surrealista, a partire dal 1924 partecipò al grande fermento culturale  che, in quegli anni, investì Parigi.  Brassaï è stato uno tra i primi fotografi a catturare l’atmosfera notturna di Parigi e della sua popolazione. Il fotografo non si limitava a rappresentare paesaggio o vedute architettoniche, ma si interessava anche degli spazi in cui l società si incontrava e divertiva. È del 1933 il suo volume ‘Paris de nuit’ le cui immagini furono anche pubblicate sulla rivista surrealista ‘Minotaure’.

Philippe Ribeyrolles,  curatore della mostra, spiega che esporre Brassaï significa immergersi nell’atmosfera di Montparnasse dove si potevano incontrare numerosi artisti provenienti dall’Europa dell’Est come il suo connazionale André Kertesz. Quest’ultimo esercitò una notevole influenza sui fotografi che lo circondavano, tra cui Brassaï e Robert Doisneau.

Brassaï appartiene alla scuola francese di fotografia detta umanista per la presenza essenziale di donne, uomini e bambini nei suoi lavori.

Oltre alla fotografia di soggetto la esplorazione dei muri di Parigi e dei loro numerosi graffiti testimonia il legame del fotografo con le arti marginali e l’arte di Jean Dubuffet.  Invitato ad esporre i suoi lavori al Museo di Arte Moderna MoMA, Brassaï riscosse un enorme successo.

Il legame del fotografo con gli Usa si concretizza con una collaborazione con la rivista Harper’s Bazaar, per cui Brassaï ritrae molti protagonisti della vita artistica e letteraria francese con i quali era solito socializzare. I soggetti ritratti in questa occasione saranno pubblicati nel volume ‘Les Artistes de ma vie’, due anni prima della sua morte.

Brassaï muore il 7 luglio 1984 dopo la pubblicazione di un suo libro su Proust. E’ sepolto nel cimitero di Montparnasse, nel cuore della Parigi che ha celebrato per mezzo secolo.

La mostra sarà dotata di un catalogo bilingue.

Orari da martedì  a domenica dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 18.

Centro Saint Bénin

Via Festaz 27- Aosta.

Tel 0165272687

Mara Martellotta

Faraoni e fiori di Divina Centore al Circolo dei lettori

 

Ieri pomeriggio al Circolo dei lettori Divina Centore, giovane archeologa ed egittologa del Museo Egizio, in dialogo con la giornalista Sabina Prestipino, ha raccontato il suo libro Faraoni e fiori – La meraviglia dei giardini dell’antico Egitto (edito il Mulino). Un volume a metà tra saggio e racconto che svela l’antico Egitto da una nuova prospettiva, intrecciando un’elegante scrittura con la profondità della ricerca storica. Un viaggio inedito nell’antico Egitto attraverso la scoperta dei giardini, luoghi di bellezza e ristoro, ma anche spazi simbolici, silenziosi depositari di una cultura affascinante.

L’autrice, che nel 2022 ha curato l’allestimento di “Cortile aperto: Flora dell’antico Egitto” e nel 2024 “Giardini Egizi: l’orto e il giardino funerario” ha messo in luce come l’aspetto dei giardini nell’antica civiltà egizia è ancora poco conosciuto. Eppure resti archeobotanici, antichi testi e pitture sfatano l’immagine di un Egitto solo arido e desertico. Queste fonti ci raccontano di giardini e orti incantevoli, sapientemente progettati dagli Egizi: non solo riserve di cibo, materie prime e rimedi medicinali, ma anche spazi ricchi di significati simbolici, capaci di tramandare storie affascinanti e profonde.

«Scrivere questo libro è stato, ammetto, un percorso insolito. Di solito si racconta ciò che si conosce meglio e – dice con una punta di ironia – devo confessare: ho il pollice nero, ogni pianta che tocco… muore! Una confessione quasi imbarazzante per chi ha dedicato un intero volume ai giardini. Ma l’interesse è sbocciato quasi per caso, durante uno scavo universitario, quando mi imbattei nei resti sorprendentemente ben conservati di un bouquet risalente al 1800 a.C. Un oggetto fragile, eppure capace di attraversare i millenni. Da lì, e grazie anche alla passione della mia professoressa per l’archeobotanica, è iniziato il mio viaggio in questo mondo. La prima domanda che mi sono posta è stata apparentemente semplice: che cos’è, davvero, un giardino? All’inizio pensavo fosse solo uno spazio verde progettato dall’uomo, una forma di controllo sulla natura. Ma più approfondivo, più capivo che era qualcosa di ben più profondo: uno specchio del tempo, un riflesso della società, della cultura che lo crea. I giardini raccontano storie, passioni, abitudini quotidiane. Sono luoghi di bellezza e ristoro, certo, ma anche di riflessione, d’incontro, di potere. E così, attraverso i giardini, ho aperto una finestra su un Egitto meno conosciuto, ma non per questo meno affascinante.»

Ad esempio, nel papiro noto come ‘I canti del boschetto’, conservato al Museo Egizio, troviamo una scena sorprendente: tre alberi, veri e propri personaggi, discutono tra loro delle vicende amorose cui hanno assistito. Sono testimoni involontari di incontri clandestini, pettegoli silenziosi che custodiscono i segreti degli amanti. Il tono è leggero, quasi ironico, ma tra le righe si colgono dettagli preziosi sulla botanica del tempo: uno degli alberi è un sempreverde, un altro è un sicomoro, pianta importata dalla Siria. E attraverso paragoni poetici tra foglie, gioielli e bellezza femminile, emerge un’immagine raffinata e sensibile del rapporto tra natura e cultura.

Quello che il libro di Divina Centore ci consegna, in fondo, è una visione dell’Egitto antichissimo ma sorprendentemente attuale: un luogo dove la vegetazione non è semplice sfondo, ma protagonista silenziosa della storia, chiave per leggere il quotidiano, testimone delle emozioni umane, del potere, della spiritualità. Lontano dagli stereotipi del deserto, delle piramidi e dei geroglifici, questo è un Egitto che fiorisce sotto nuovi occhi – quelli della ricerca, dell’immaginazione e della meraviglia.

GIULIANA PRESTIPINO

 

Sonic Park riparte da nuove location

La settima edizione di Sonic Park si farà. Nonostante lo spostamento temporaneo del festival, dovuto a un parere dell’Ente Parco, che ha impedito lo svolgimento degli eventi nell’ area della Palazzina di caccia di Stupinigi e che l’amministrazione comunale contesta nella forma e nel merito annunciando il ricorso al TAR, vedrà la luce in nuove location :OGR, Set Scalo Eventi Torino e Parco della Certosa di Collegno, (ospite del Flowers Festival). Dichiara il sindaco di Nichelino Giampiero Tolardo : “Quest’anno Sonic Park non potrà svolgersi a Stupinigi e per la nostra città è una grande perdita. Ma non abbiamo voluto arrenderci: insieme agli organizzatori abbiamo lavorato senza sosta per garantire la continuità del Festival”.

Il cartellone prevede sei concerti con una programmazione trasversale per pubblici diversi, abbracciando un po’ tutti i generi. Si comincia il 2 luglio con James Blake alle OGR, artista che oscilla tra soul ed elettronica. Il 14 luglio si esibirà Nino D’Angelo allo Scalo Eventi Torino nell’area industriale ex Thyssen, alfiere della musica popolare italiana che ha attraversato epoche e generazioni. Il 15 luglio la senese indiscussa star del rock nostrano Gianna Nannini allo Scalo Eventi Torino. Il 16 luglio al Set il polistrumentista Jacob Collier capace di fondere Jazz, tecnologia e armonia. Il 17 luglio 2 concerti in due location diverse. I Dream Theater al Set con il loro inconfondibile progressive metal mentre al Parco della Certosa di Collegno si esibisce Paul Kalkbrenner maestro della techno. Chiusura del Sonic Park 2025 alle OGR il 19 novembre, con protagonista Asco, producer italiano con un live di elettronica contemporanea.

Pier Luigi Fuggetta