Dopo la limited edition della scorsa estate Sonic Park Stupinigi torna per la sua quarta edizione nel prestigioso Parco della Palazzina di Caccia di Stupinigi a Nichelino, alle porte di Torino. La dimensione visiva, culturale e paesaggistica dello straordinario capolavoro barocco e Patrimonio dell’Umanità Unesco si abbina nuovamente alla musica migliore nelle sue varie declinazioni per un intenso viaggio emozionale che porterà in Piemonte undici straordinari concerti di alcuni fra i più interessanti artisti italiani e internazionali.
Tra gli alberi secolari e i giardini dalla perfetta e scenografica geometria disegnata nella prima metà del 1700 dall’architetto Filippo Juvarra e da Michael Bernard, Reverse Agency, con la produzione di Fabio e Alessio Boasi, firma in collaborazione con le migliori agenzie italiane un cartellone ricchissimo che spazia nei generi e promette di far rivivere l’estate come il momento più bello dell’anno, finalmente senza limitazioni e in libertà.
Il programma si apre con il concerto che doveva essere l’opening dell’edizione 2020 e sarà finalmente quello dell’edizione 2022: Nick Mason, mitico batterista dei Pink Floyd, sarà sul palco della Palazzina di Caccia di Stupinigi domenica 26 giugno con una superband insieme a Dom Beckem, Gary Kemp, Guy Pratt, Lee Harris. Un appuntamento che si rinnova a distanza di due anni per festeggiare con il concerto di una vera leggenda della musica internazionale la quarta edizione del festival.

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Sonic Park Stupinigi 2022
Nick Mason – 26 giugno, Elisa – 30 giugno, Zucchero – 2 luglio, Achille Lauro – 3 luglio, Litfiba – 9 luglio, Marracash – 12 luglio, Irama – 16 luglio, Lp – 17 luglio, Ben Harper – 19 luglio, Carl Brave + Mara Sattei – 20 luglio.


Sop
L’idea è venuta da Blackie Edition, sulla scia di una precedente edizione dedicata Bill Murray. Al contempo, c’è una motivazione personale che mi lega a questo personaggio: ha rappresentato una figura totalizzante nella mia vita e, quando ho studiato la sua storia, ho capito con quanti stimoli e ispirazioni avesse costellato il mio immaginario: abbiamo unito i puntini.
Non del tutto, ci sono ancora molti pregiudizi. Abbiamo ancora difficoltà
Tra i maggiori letterati inglesi della seconda metà del ventesimo secolo, grande esperto e conoscitore di Dante, candidato al Premio Nobel per la Letteratura alla fine degli anni ’90, riconosciuto dalla critica letteraria ufficiale come “ultimo dei grandi poeti moderni”, Russell – decisamente influenzato dalla poetica di Yeats e grande amico di Thomas Stearns Eliot e Ezra Pound – fu tra i primi a curare le traduzioni in inglese di Mandel’štam, Pasternak e Jorge Luis Borges. E’ a lui che è stata dedicato l’imponente volume Peter Russell Vita e Poesia, a cura di Wilma Minotti Cerini ( Edizioni Il Foglio, Piombino, 2021). Un’opera di oltre ottocento pagine, curato dalla poetessa e scrittrice nata a Milano e oggi residente a Pallanza sul lago Maggiore, che raccoglie poesie di Russell, recensioni di vari critici e poeti sull’opera del poeta inglese. Un libro molto utile per conoscere uno dei principali protagonisti della scena culturale inglese degli anni ’50 ( Russell aveva fondato a Londra la rivista Nine, alla quale collaborarono le maggiori personalità letterarie dell’epoca) che scelse poi di girare il mondo. E’ in quel periodo che Peter Russell conobbe a Firenze, frequentando il celebre Caffè Letterario “Le Giubbe Rosse”, Montale, Quasimodo, Landolfi, Ungaretti, con i quali strinse un particolare sodalizio culturale e personale, tant’è che ospitò successivamente e a lungo nella sua casa londinese Salvatore Quasimodo. Dopo una serie di vicissitudini personali e un breve soggiorno a Berlino, nel 1964 si trasferì a Venezia per restare accanto a Pound fino alla morte di quest’ultimo avvenuta nella città della Serenissima il 1 novembre 1972. Negli anni settanta fu poeta-residente alla Purdue University negli Stati Uniti e all’University of Vìctoria, British Columbia, in Canada. Dal 1977 al 1979 insegnò filosofia occidentale e orientale all’Accademia Imperiale di Filosofia a Teheran. Dopo l’avvento della rivoluzione khomeinista lasciò l’Iran e tornò a Venezia, dove rimase fino al 1983, per poi trasferirsi definitivamente in Toscana, al confine tra il Valdarno fiorentino e quello aretino. A Pian di Scò, in un vecchio mulino, “La Turbina”, divenuto la sua casa-biblioteca, visse e lavorò fino al gennaio del 2002 quando, poco prima di morire, donò tutto il suo patrimonio librario e documentaristico al comune toscano. Russell vantava un numero incredibile di estimatori in tutto il mondo e con molti di loro, dai più raffinati intellettuali alle persone più comuni avviò e mantenne una fitta corrispondenza, scrivendo instancabilmente, con pazienza e dedizione soprattutto negli ultimi vent’anni della sua vita confrontandosi, discutendo, suggerendo e accogliendo consigli. Soprattutto si soffermò nell’analisi del suo manifesto poetico, cifra assolutamente originale di questo intellettuale irregolare, innamorato delle sue idee su poesia, bellezza e libertà. A compendio della monumentale opera curata da Wilma Minotti Cerini va citato anche il volume Epistolari e memorie con Irwin Peter Russell (Venilia Editrice,2021) che raccoglie le corrispondenze dell’autrice con il poeta inglese, impreziosite dalle immagini e dal commento del famoso fotografo Roberto Salbitani e dal ricordo della figlia Sara Russell.
Per tre giorni al “MAO” di Torino, ci si potrà immergere nella mistica atmosfera creata attraverso la realizzazione di un “mandala” di specchi e rose ( nella tradizione religiosa buddista e induista, la rappresentazione simbolica del cosmo ), installazione performativa di Chrysanne Stathacos, artista multidisciplinare, nativa di Buffalo (NY), ma da tempo attiva e residente in Grecia (Atene) e Canada (Toronto). Attiva in più campi, dalla stampa al tessile, dalla performance all’arte concettuale, l’artista incentra il suo percorso artistico su tematiche di assoluta attualità, sempre affrontate con grande e personale impegno, da quelle legate alle rivendicazioni femministe, al sociale nel suo più ampio significato, fino alla condivisione di motivi legati alla mitologia greca piuttosto che alla spiritualità orientale e al buddhismo tibetano. E proprio in quest’ultimo scenario creativo va inserita l’installazione della serie “Rose Mandala” per cui l’artista è stata invitata al “MAO-Museo d’Arte Orientale” di Torino, nell’ambito della mostra “Il Grande Vuoto” (attualmente in corso al Museo di via San Domenico) e del progetto #MAOTempoPresente. La performance di Chrysanne Stathacos si svolgerà nel “Salone Mazzonis” del “MAO” nell’arco di tre giorni, dal mercoledì al venerdì 24 giugno prossimi. Dice la stessa artista: “Creerò un’opera dalla mia serie Rose Mandala, ‘Blowing Roses’. Le installazioni Rose Mandala si basano su strutture circolari storiche che hanno lo scopo di creare un’opera che cambia nel tempo. Questi lavori sono realizzati strappando dozzine di rose – petalo per petalo – che vanno a circondare specchi colorati di grandi dimensioni. I sensi dello spettatore sono investiti da ondate di profumo di rose che abitano lo spazio dell’opera”. “I mandala – prosegue – vengono lasciati seccare mentre i petali si riducono a un quarto della loro dimensione originale. Alla fine, il mandala viene smantellato in una rappresentazione finale. I Rose Mandalas vengono gettati, raccolti e dispersi nel vento o spazzati via dal respiro umano, mio e del pubblico. Queste installazioni/performance riflettono l’effimero processo di cambiamento, età, decadenza e vuoto”.
Credo che la notizia vada conosciuta in tutta Italia. Bisogna tentare di fermare il progetto di trasferimento della Biblioteca nazionale Vittorio Emanuele III di Napoli da Palazzo Reale all’ex Real Albergo dei Poveri a Palazzo Fuga. Spostare la Nazionale appare un vero azzardo: la Vittorio Emanuele III ospita circa due milioni di volumi tra cui cinquemila incunaboli, quarantamila cinquecentine, trentamila manoscritti, l’intero corpus autografo delle opere di Giacomo Leopardi, tanti autografi, il fondo Lucchesi Palli, i preziosi codici miniati medioevali, il Dioscoride Napoletano, i manoscritti copti del V e VI secolo d.C., i 1800 papiri ercolanesi del III secolo a.C. … Solo chi non conosce i libri e il delicatissimo patrimonio cartaceo conservato alla Biblioteca di Napoli può condividere una scelta totalmente errata. E’ stato tentato in passato di cancellare il nome a cui è intitolata , adesso vogliono trasferirla il che potrebbe voler dire esporla a danneggiamenti. La Napoli di Benedetto Croce sarebbe inorridita. Torino che, scrisse Bobbio, fu la seconda città più crociana d’Italia, non può rimanere insensibile al grido di dolore che arriva da Napoli.