CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 352

Trent’anni dopo la guida per sopravvivere all’assedio di Sarajevo 

Una copia ormai logora, consumata a forza di sfogliarne le pagine ingiallite dal tempo, la vidi tra i volumi della libreria a casa di Goran che la custodiva come una preziosa reliquia. 

Un’altra l’avevo  adocchiata in una libreria nei pressi della Baščaršija, al numero 8 di Vladislava Skarica ma, stupidamente, non la comprai. Gli ottanta marchi del prezzo ( quasi quaranta euro) mi avevano frenato. Che errore! Trovarla oggi non è solo difficile ma  quasi impossibile. La Sarajevo Survival Guide, scritta trent’anni fa, tra l’aprile del 1992 e la primavera del 1993 dal collettivo di FAMA composto da Miroslav Prstojević, Željko Puljić, Maja Razović, Aleksandra Wagner e Bora Ćosić, è diventata un oggetto di culto. Su Amazon si trova, usata, a centosettanta euro e nuova (rarissima) a cifre stratosferiche. Questo libro di novanticinque pagine in formato quasi tascabile era una guida per la sopravvivenza a Sarajevo durante la guerra. Edita nel 1993 dagli stessi autori in serbo-croato venne distribuita l’anno successivo, tradotta in inglese,  dalla casa editrice Workman Publishing di New York. Un libro originale, intelligente, denso di amara ironia balcanica che  descriveva e cercava di far comprendere come fosse possibile organizzarsi la vita durante l’assedio più lungo  della storia moderna che iniziò proprio trent’anni fa, il 5 di aprile del 1992. Un viaggio nella quotidianità di una città senza trasporti, acqua ed elettricità, senza cibo e telefoni, con i negozi dalle serrande abbassate e dagli scaffali tristemente vuoti, dove le informazioni erano scarsissime. Uno scenario duro, estremo, dov’era quasi impossibile vivere, sospesi come si era  tra mille stenti e pericoli che obbligavano  a inventarsi  ogni stratagemma utile per tirare avanti e sopravvivere.

Sarajevo era stretta d’assedio da duecentosei carri armati, centoventi mortai, un numero pazzesco di cannoni antiaerei e di armi d’ogni tipo. Così, sotto  il fuoco costante dei mortai e dei cecchini, in condizioni di lavoro tremende, i ragazzi di FAMA iniziarono la raccolta, insieme ad artisti e intellettuali sarajevesi, di informazioni utili per resistere. Ovviamente la guida rappresentò un  progetto estremo di denuncia e documentazione offrendo al tempo stesso utilissime e concrete indicazioni pratiche su dove dormire, come riscaldarsi e depurare l’acqua , prepararsi dei pasti o bevande con un vero e proprio ricettario di guerra, suggerendo dritte sui mezzi di trasporto utilizzabili e i possibili itinerari per muoversi nel catino sarajevese senza buscarsi un proiettile in testa. “Se decidi di andare a Sarajevo, sii preparato e maturo. Potrebbe rivelarsi la decisione più importante che tu abbia mai fatto nella vita”, si leggeva. E di seguito gli utili consigli: “Porta con te buone scarpe che ti facciano camminare a lungo e correre veloce, pantaloni con molte tasche, pillole per l’acqua, i marchi tedeschi (piccole taglie), batterie, fiammiferi, vasetto con vitamine, cibo in scatola, bevande e sigarette. Tutto quello che porterai sarà consumato o scambiato per informazioni utili. Dovrai sapere quando saltare un pasto, come trasformare i problemi in scherzo ed essere rilassato nei momenti impossibili. Imparare a non mostrare emozioni e non essere pignolo su nulla. Sii pronto a dormire in scantinati, desideroso di camminare e lavorare circondato da pericoli. Rinunciare a tutte le tue abitudini precedenti. Utilizzare il telefono, quando funziona, ridere quando non funziona. Riderai un sacco. Disprezza, non odiare”. La filosofia di questa sorta di Routard in tempo di guerra, è racchiusa in queste parole. Non rinunciare a se stessi, non abbrutirsi, non cedere all’odio per non diventare come gli assedianti. E tutto l’insieme intriso da un potente e dissacrante  umorismo nero  mentre si raccontavano le bellezze di una città .Un libro che era anche un messaggio per la nuova civiltà che stava per nascere, quella del ventunesimo secolo, affrontando in presa diretta il nodo della sopravvivenza in condizioni urbane estreme. Così, una pagina dopo l’altra, si veniva accompagnati  attraverso una città che si arrangiava sperimentando forme di resistenza e di dignità che mettevano alla prova i nervi stimolando la creatività, necessariamente cinica, per vincere il terrore quotidiano.

La mappa di sopravvivenza venne realizzata girando per le strade, parlando con le persone, vivendone gli stessi disagi e gli stessi lutti. Il risultato ottenuto, in un contesto drammatico, fu straordinario. La Sarajevo Survival Guide testimonia come in circostanze tremende, dove l’esistenza delle persone viene resa  impossibile, la vita e la cultura sopravvivono, alzano la testa, non s’arrendono. Nella Sarajevo assediata venivano pubblicati giornali, andavano in onda trasmissioni radiofoniche, esistevano luoghi (come le scale dei palazzi o gli angoli riparati dai muri) dove ritrovarsi a giocare a carte, scacchi o al biliardino; gli appartamenti erano adibiti a scuole, le donne si specializzarono in ricette culinarie fatte di nulla, coltivando verdure negli orti di guerra in casa o in qualche fazzoletto di terra tra un palazzo e l’altro. Alcuni esempi? Partiamo dalle bevande: “L’acqua e il tè sono le bevande più consumate in città. Un tempo l’acqua di Sarajevo era nota per la sua purezza. Oggi, prima di essere bevuta, va bollita e mischiata con una pillola. Ne esistono di due tipi: pillola bianca per due litri di acqua, pillola verde per cinque litri di acqua. I problemi nascono quando si possiede una pillola verde e meno di due litri d’acqua. Cosa ci sia dentro le pillole è un segreto che conoscono, forse, solo i funzionari dell’Umprofor, la forza di protezione dell’Onu che detiene il monopolio delle pillole. Alcol, succhi di frutta e latte in polvere sono difficili da trovare e molto costosi e bisogna cercarli al mercato nero”. C’è anche chi, ironicamente, si lamentava: “ Ci hanno mandato latte in polvere, a volte polvere di caffè, polvere di vitamina, e sono riusciti a ottenere anche la polvere d’uovo. Perché mai non hanno inventato la rakija (la grappa) in polvere?”. Si veniva informati che, al quarto piano di un palazzo viveva una donna con la sua mucca: lei all’interno dell’appartamento abbandonato, la mucca sul balcone. O viceversa. Un altro esempio era quello della cultura. Negli scantinati venivano allestiti spettacoli teatrali. I concerti non mancavano mai e non era difficile averne notizia. Tutte le vetrine delle librerie erano andate distrutte e il numero dei romanzi e dei libri di intrattenimento era andato rapidamente scomparendo. Con un crescente interesse per i libri stranieri e per i dizionari. La fame di cultura provocava crampi come quella vera e tutti erano interessati alle altre lingue straniere.

La guida segnalava anche i souvenir : “il più gettonato è la scheggia di mortaio. Si possono trovare ovunque: nelle strade, nelle piazze, sui balconi, all’interno delle abitazioni. I proiettili hanno un prezzo inferiore. Se non si hanno soldi si possono barattare con un buono alimentare”. Anche i regali mostravano una scala di valori radicalmente diversa: ”una bottiglia di acqua pulita, una candela, un pezzo di sapone, shampoo, aglio, cipolla, un secchio di carbone, qualche tronco di legno. Le scarpe di pelle di serpente sono eccellenti per correre da un incrocio all’altro ed evitare i colpi dei cecchini”. Per non parlare, del riscaldamento durante i quattro rigidi  inverni  di guerra a Sarajevo. Il clima della capitale bosniaca è tipicamente quello di montagna e la temperatura arriva fino a venticinque gradi sotto zero. Per dormire s’indossava qualunque indumento, calze spesse e berretti di lana. Gli alberi dei viali furono tagliati e bruciati e dopo di loro i mobili e, qualche volta ma non sempre, i libri. Nonostante i disagi, c’era parecchia ironia in giro. Ci fu chi disse: “ Lo scorso inverno ha dimostrato che i libri di Ilich Vladimir Lenin bruciano molto bene, dimostrando il calore delle idee del socialismo”. Nell’inverno del 1993, oltre a non esserci elettricità in quasi tutta la città, era un’impresa trovare gas per il riscaldamento. “Il problema è che se il gas veniva aperto quando nessuno se lo aspettava, arrivava anche a esplodere in alcune case e appartamenti, provocando gravi ustioni ad alcuni abitanti di Sarajevo. Così, in un ospedale di Sarajevo, un infermiere, che si stava congelando alla reception, sperava che il gas venisse aperto per potersi riscaldare. Poco dopo vide un gruppo di persone che entravano in ospedale. Erano sporchi di fuliggine e dalle loro spalle e vestiti usciva fumo. Appena li vide, l’infermiere esclama con gioia: E’ arrivato il gas!!”. Agli inizi d’aprile di dieci anni fa, vent’anni dopo l’inizio delle ostilità, il  gruppo formato dai giovani artisti sarajevesi conosciuti a livello internazionale per aver prodotto la famosa guida ha presentò il progetto per il museo dell’assedio di Sarajevo ( sottotitolato, l’arte di vivere 1992-1996), promosso dalla municipalità di Sarajevo e da un consorzio promotore dell’idea. Centinaia  di testimonianze vennero raccolte rappresentando la memoria di donne e uomini, anziani e bambini che resistettero al più lungo assedio della storia moderna, dal 5 aprile del 1992 al 29 febbraio del 1996. Accanto a materiale video, documenti e fotografie colpivano le raccolte di oggetti di fortuna costruiti durante la guerra.

La ricerca prevedeva la raccolta di informazioni su diversi livelli: antropologico, umanitario, culturale, sociologico, politico, psicologico, militare, internazionale. Emerse come da un lato i cittadini di Sarajevo fossero riusciti a dimostrare, nonostante il brutale e strategico terrore a cui erano stati sottoposti, che il lavoro, la creatività, l’intelligenza, l’umanità possono vivere anche in una situazione di inferno come quella dell’assedio. Dimostrando quindi che, in ultima analisi, i cittadini avevano vinto“, raccontò Suada Kapić di FAMA. Che aggiunse come fossero emersi anche gli  aspetti opposti come “la perversione dei comportamenti, l’arroganza senza limiti, la totale mancanza di rispetto del prossimo, la facile manipolazione e l’assoluta assenza di visione della realtà. Così ciò che era inconcepibile potesse accadere, accadde“. Prendendo in considerazione le persone e l’assedio come un unico “organismo vivo“, il gruppo FAMA era convinto che il Museo potesse rappresentare una parte importante della “banca di conoscenze umane” utili al mondo globalizzato nella continua lotta per la sopravvivenza. Un’idea concreta per dimostrare a chi vive oggi in situazioni di terrore, di conflitti armati e sociali, di distruzione ambientale, che è possibile salvare la civiltà e rimanere esseri umani anche durante una permanente distruzione durata tre anni e dieci mesi, 1425 giorni, quasi dodicimila morti, decine di migliaia di feriti. Un monito terribilmente forte che, considerati i tanti conflitti come l’attuale che insanguina l’Ucraina invasa dalle truppe di Mosca, non è valso a far comprendere come siano atroci e insensate le guerre.

Marco Travaglini

 

Arte, storia e cultura nei musei della Fondazione

AGENDA APPUNTAMENTI FONDAZIONE TORINO MUSEI 8 – 14 aprile 2022

 

VENERDI 8 APRILE

Venerdì 8 aprile

INVITO A POMPEI

8 aprile – 29 agosto 2022

Palazzo Madama – apertura nuova mostra

Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica di Torino, dall’8 aprile al 29 agosto 2022, presenta la mostra Invito a Pompei, curata dal Parco Archeologico di Pompei e da Palazzo Madama.

Un “invito” a entrare nelle case di Pompei, a scoprire quali erano le atmosfere, come erano arredate, quali oggetti erano usati quotidianamente dai suoi abitanti, come erano decorate e abbellite, attraverso un viaggio nel mondo pompeiano.

Il percorso espositivo, nella maestosa Sala del Senato, dove si è fatta l’Italia, si snoda attraverso gli ambienti maggiormente rappresentativi delle case più lussuose della Pompei del I secolo d.C.

Una ricca selezione di oltre 120 opere, tra arredistatuegioiellibronzivetri e apparati decorativi, è presentata al visitatore in un itinerario tra gli spazi domestici (l’atrio, il triclinio, il peristilio con il giardino, le stanze da letto), che termina con i drammatici calchi di alcune vittime.

Info: www.palazzomadamatorino.it

SABATO 9 APRILE

Sabato 9 aprile ore 16.30

PROSPETTIVE

OTTAEDRO – Aria – Raffigurare l’invisibile

Palazzo Madama – visita guidata in collaborazione con Orchestra Filarmonica di Torino

Per il quarto anno consecutivo, Fondazione Torino Musei, OFT – Orchestra Filarmonica di Torino e Abbonamento Musei propongono il progetto di collaborazione che avvicina il pubblico dell’arte a quello della musica e viceversa. Per chi ama esplorare l’arte nelle sue mille sfumature, i tre grandi musei della Città di Torino – GAM Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, MAO Museo d’Arte Orientale e Palazzo Madama Museo Civico d’Arte Antica ogni sabato precedente il concerto propongono una visita guidata, a rotazione, al proprio patrimonio museale, traendo ispirazione dalla stagione concertistica dell’Orchestra Filarmonica di Torino.

Uno strillo che ci riempie d’aria i polmoni, ecco la prima cosa che facciamo quando nasciamo. L’aria segna l’inizio della vita nel mondo e ben presto si trasforma in voce e musica, ma anche nell’elemento necessario a creare magnifici vetri. In forma di vento di primavera che scompiglia le chiome di alberi e persone, l’aria – apparentemente non raffigurabile – si ritrova nei soffitti di Palazzo Madama; è l’elemento che dà fiato alle trombe nelle allegorie della Guerra e della Fama, dà avvio alla caccia della nobiltà e permette di rallegrare con zampogne e flauti le feste popolari raffigurate in dipinti e mobili di epoca barocca.

Costo: 6 € per il percorso guidato + biglietto di ingresso al museo secondo tariffe (gratuito con Abbonamento Musei e Torino Piemonte Card).
Info e prenotazioni: t. 011 5211788 (lun-dom 9-17.30); prenotazioniftm@arteintorino.com • è possibile effettuare l’acquisto on-line https://www.arteintorino.com/

DOMENICA 10 APRILE

 

Domenica 10 aprile ore 11

DISEGNIAMO POMPEI

Palazzo Madama – attività per famiglie nell’ambito di Disegniamo l’arte, progetto a cura di Associazione Abbonamento Musei.

Esploriamo la mostra Invito a Pompei e scopriamo la vita all’interno dell’antica città. Riconoscere gli oggetti e saperli collocare all’interno degli ambienti domestici, ci aiuterà a immaginare com’era organizzata la casa romana e a percepire il gusto, gli interessi e le abitudini dei suoi abitanti.

La ricca selezione di oltre 120 opere, tra arredi, statue, gioielli, bronzi, vetri e apparati decorativi, suggeriscono scorci di una città da far rivivere con matite e colori. In laboratorio alleneremo la nostra creatività proseguendo con il disegno le forme suggerite dagli oggetti esaminati facendoli rivivere all’interno di nuovi e incredibili contesti dove realtà e fantasia si mescoleranno.

Costo: €7 a bambino; biglietto ridotto per gli adulti accompagnatori (gratuito con Abbonamento Musei)

Info e prenotazioni: 011 4429629  madamadidattica@fondazionetorinomusei.it

Prenotazione obbligatoria.

 

Domenica 10 aprile ore 15

DI – SEGNI NELLO SPAZIO

GAM – attività per famiglie nell’ambito di Disegniamo l’arte, progetto a cura di Associazione Abbonamento Musei.

Bambini a partire dai 6 anni

In occasione dell’evento organizzato dall’Associazione Abbonamento Musei “Disegniamo l’arte 2022” la GAM propone un’attività in cui protagonista sarà lo spazio esterno del museo dove andremo alla scoperta di alcune opere d’arte come il Conquistatore di Davide Calandra 1904, Disarticolare un cerchio di Riccardo Cordero, Modulazione ascendente di Fausto Melotti e In limite di Giuseppe Penone.

I bambini saranno coinvolti in un gioco di scoperta delle sculture presenti nel giardino, ragionando sul concetto di spazio che da chiuso e limitato si apre all’esplorazione. Momenti di disegno dal vero di fronte alle opere permetteranno di analizzare e rielaborare le forme fino a sintetizzarle in un segno personale. In laboratorio una maglietta bianca offerta a ciascun partecipante diventerà un nuovo luogo di accoglienza nel quale far rivivere le sensazioni ispirate dalle opere che rielaborate attraverso il lavoro grafico diventeranno originali forme da indossare.

Costo: € 7 a partecipante

Costo aggiuntivo: adulti biglietto di ingresso ridotto; gratuito per i possessori di Abbonamento Musei Torino Piemonte e Valle d’Aosta

Info e prenotazioni: 0115211788 – prenotazioniftm@arteintorino.com

 

Domenica 10 aprile ore 16

DISEGNARE L’ORIENTE A TORINO

MAO – attività per famiglie nell’ambito di Disegniamo l’arte, progetto a cura di Associazione Abbonamento Musei.

Muniti di fogli e matite, spaziando tra culture, tempi e luoghi diversi nelle collezioni permanenti del museo, i partecipanti potranno scegliere un’opera con cui ‘fare amicizia’ disegnandola dal vero. Con una breve visita focalizzata sulle opere disegnate dai partecipanti se ne conosceranno poi contesto, contenuti e significati. In un momento finale in aula didattica, tutti potranno completare, mostrare e raccontare le proprie “opere d’arte”.

Costo: bambini €4, adulti accompagnatori ingresso ridotto alle collezioni € 8 (gratuito con Abbonamento Musei).

Prenotazione obbligatoria entro il venerdì precedente t. 0114436927-8 oppure maodidattica@fondazionetorinomusei.it

Età consigliata da 5 anni in su.

MERCOLEDI 13 APRILE

 

Mercoledì 13 aprile ore 15

SELVATICO E NATURALE

Palazzo Madama – visita guidata in giardino

Nel mese di aprile il Giardino Botanico Medievale di Palazzo Madama è ricco di suggestioni per le fioriture degli alberi da frutti, degli arbusti selvatici e delle piante spontanee, che caratterizzano l’inizio della stagione primaverile nei prati e nei boschi. Qui coesistono aree a orto e a giardino con numerosi ambienti naturali, che ne fanno un piccolo “scrigno” di vegetazione ormai dimenticata.

La visita con il curatore botanico Edoardo Santoro sarà l’occasione per imparare a riconoscere le piante selvatiche utili, apprendere le tecniche di coltivazione e gestione naturale oltre che scoprire aneddoti botanici e storici di queste piante, che possono rendere sani e vivaci i nostri orti, giardini e balconi.

Durata: 1 h

Costo: ingresso giardino 5€ (gratuito possessori Abbonamento Musei) + visita guidata 5€

Prenotazione obbligatoria: 011.4429629 (lun – ven 9.30-13; 14-16)

madamadidattica@fondazionetorinomusei.it

Posti disponibili: 15

 

Mercoledì 13 aprile ore 16.45

ANTICHITÀ FRAGILI. POMPEI TRA RICERCA E CONSERVAZIONE

Palazzo Madama – ciclo di conferenze per la mostra Invito a Pompei

In occasione della mostra Invito a Pompei Palazzo Madama propone otto conferenze, che presentano i risultati del lavoro che dal 2016 il Dipartimento di Studi Storici dell’Università di Torino e il Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale” svolgono presso il Parco Archeologico di Pompei e i Laboratori del Centro, attraverso un approccio interdisciplinare e una visione integrata, in cui ricerca, didattica, attività diagnostica, conservazione e restauro contribuiscono alla conoscenza e alla salvaguardia del patrimonio nazionale. Il programma è curato da Diego Elia Valeria Meirano del Dipartimento di Studi Storici dell’Università di Torino.

Il programma

Mercoledì 13 aprile, ore 16.45

Pompei 1943: il bombardamento. Antiche testimonianze, dalla devastazione al recupero

Valeria Meirano – Dipartimento di Studi Storici, Università di Torino

Mercoledì 27 aprile, ore 16.45

Tra culto e bellezza a Pompei: indagini e restauro per due statuette d’eccezione

Michela Cardinali – Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale”

Isabella Dassetto, Benedetta. Visconti – Dipartimento di Studi Storici, Università di Torino

Lunedì 2 maggio, ore 16.45

La Casa della Caccia Antica a Pompei: riletture e scoperte della missione UniTO

Diego Elia – Dipartimento di Studi Storici, Università di Torino

Lunedì 16 maggio, ore 16.45

Per un approccio interdisciplinare: conoscenza e conservazione di una domus pompeiana

Diego Elia – Dipartimento di Studi Storici, Università di Torino; Daniele Castelli – Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Torino; Sergio Enrico Favero Longo – Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi, Università di Torino; Alessandro Lo Giudice – Dipartimento di Fisica, Università di Torino; Paola Croveri – Dipartimento di Chimica, Università di Torino / Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale”

Lunedì 23 maggio, ore 16.45

Portalucerne, bacili e serrature: studio e restauro di oggetti del quotidiano a Pompei

Marco Demmelbauer – Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale”; Valeria Meirano, Andrea Grana, Valeria Gugliermina, Giulia Palladino – Dipartimento di Studi Storici, Università di Torino

Lunedì 30 maggio, ore 16.45

Hic sunt leones: inseguire le prede sulle pareti delle case pompeiane

Diego Elia, Veronica Bellacicco – Dipartimento di Studi Storici, Università di Torino

Lunedì 6 giugno, ore 16.45

Da Pompei a Rio de Janeiro (e ritorno): il viaggio di Iside

Michela Cardinali, Arianna Valentina Scarcella – Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale”

Lunedì 20 giugno, ore 16.45

Scrivere sui muri a Pompei: pareti fragili e messaggi immortali

Silvia Giorcelli – Dipartimento di Studi Storici, Università di Torino

Ingresso gratuito

Prenotazione obbligatoria: tel. 011 4429629 (da lunedì a venerdì, orario 9,30-13 e 14-16);

e-mail: madamadidattica@fondazionetorinomusei.it

 

 

GIOVEDI 14 APRILE

 

Giovedì 14 aprile ore 16

BONSEKI. IL MIO PICCOLO GIARDINO ZEN

MAO – attività per famiglie sulla mostra Kakemono. Cinque secoli di pittura giapponese

L’appuntamento parte dai giardini interni del MAO prevede la visita alla mostra Kakemono. Cinque secoli di pittura giapponese e un piccolo focus sul tema della natura e dei giardini; in laboratorio, ogni partecipante potrà realizzare il suo mini giardino zen portatile con sabbia, sassi e vari materiali di recupero.  Età consigliata dai 6 anni in su.

Costo: 7 € a bambino. Adulti accompagnatori biglietto ridotto per la mostra (gratuito per i possessori Abbonamento musei).

Prenotazione obbligatoria tel. 011 4436927-8 – maodidattica@fondazionetorinomusei.it

 

Giovedì 14 aprile ore 18.30

NATSU – L’ESTATE IN HAIKU

MAO – conferenza seguita da scrittura creativa

A cura della dottoressa Roberta Vergagni, iamatologa

Ogni incontro si articolerà in tre momenti: introduzione teorica allo haiku, lettura di alcuni tra gli esempi più evocativi dei grandi maestri e composizione guidata di haiku come scrittura creativa.

Massimo 25 partecipanti a incontro.

Costo: 3 € a incontro

Info e prenotazionimao@fondazionetorinomusei.it

 Le modalità di accesso ai Musei sono regolamentate secondo le disposizioni normative vigenti.

 

Theatrum Sabaudiae propone visite guidate in museo

alle collezioni e alle mostre di Palazzo Madama, GAM e MAO.

Per informazioni e prenotazioni: 011.52.11.788 – prenotazioniftm@arteintorino.com

 

https://www.arteintorino.com/visite-guidate/gam.html

https://www.arteintorino.com/visite-guidate/mao.html

https://www.arteintorino.com/visite-guidate/palazzo-madama.html

Metropolis. Le città dell’Avanguardia

I Giovedì in CAMERA 

Primo incontro di “Storie della Fotografia”con Walter Guadagnini

 
Giovedì 7 aprile, ore 18.30, Gymnasium di CAMERA
 
In occasione della grande mostra “Capolavori della fotografia moderna 1900-1940. La collezione Thomas Walther del Museum of Modern Art, New York” (dal 3 marzo al 26 giugno), CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia propone un ciclo di quattro incontri dedicati alle “Storie della Fotografia” per esplorare l’incredibile fermento artistico degli anni intercorsi fra il 1900 e il 1940, periodo preso in esame dalla mostra, e le sue fondamentali conseguenze nello sviluppo della fotografia.
 
Cosa spinge un artista a fissare in un’unica immagine la sequenza di un energico movimento? Che ruolo hanno avuto le donne nella definizione dei canoni estetici e poetici delle avanguardie? In che modo gli autori in mostra hanno elaborato le trasformazioni tecnologiche avvenute a inizio Novecento?
A queste e ad altre domande proveranno a rispondere, durante gli incontri, il direttore di CAMERA, Walter Guadagnini, e la responsabile delle mostre, Monica Poggi
 
Il primo incontro, tenuto da Walter Guadagnini, dal titolo Metropolis. Le città dell’Avanguardia è in programma giovedì 7 aprile, ore 18.30 nel Gymnasium di CAMERA.
La Parigi del dadaismo prima e del surrealismo poi, la Berlino della Nuova Oggettività e degli echi del Bauhaus, la Mosca del Costruttivismo e la New York di “Camera Work” e della Straight Photography: coordinate diverse per raccontare un periodo storico senza precedenti, caratterizzato dalla moltiplicazione delle possibilità espressive. A fare la differenza è l’estrema mobilità di persone, oggetti e idee, resa possibile dal diffondersi di moderni mezzi di trasporto, che influisce in maniera determinante sulla nascita di un nuovo modo di intendere e utilizzare il linguaggio fotografico.
Metropoli che diventano a loro volta i soggetti privilegiati di tanti degli scatti in mostra, dalle immagini dall’intento più esplicitamente documentario di autori come Albert Renger-Patzsch e Berenice Abbott, fino ai collages visionari di El Lissitzky e Paul Citroen. A prescindere dagli approcci adottati, la città diventa la perfetta metafora dell’esperienza della modernità, oltre che uno spazio fisico caratterizzato dai molteplici punti di vista delle nuove architetture di metallo e vetro, che raggiungono altezze sempre più vertiginose cambiando i panorami del vivere quotidiano. 
Attraverso una riflessione che prende avvio dalle immagini e dai video esposti in mostra, l’incontro racconta come la fotografia sia stata in grado di testimoniare queste trasformazioni, rivendicando la sua centralità all’interno dei nuovi equilibri che in quegli anni si stavano delineando.
 
 
I prossimi incontri in programma del ciclo “Storie della Fotografia”:
>Giovedì 12 maggioVelocità, azione e forza. Fotografia e futurismo
>Giovedì 9 giugnoBack to the future. Le sperimentazioni di ieri e di oggi
>Giovedì 23 giugnoDa Lucia Moholy a Wanda Wulz. Le fotografe dell’Avanguardia
 
Per prenotazioni, www.camera.to
L’incontro ha un costo di 3 Euro.
 
 
Didascalia dell’immagine allegata:
Paul Citroen
Metropolis (City of My Birth), 1923
Gelatin silver print, 20.3 x 15.3 cm
The Museum of Modern Art, New York
Thomas Walther Collection.
Gift of Thomas Walther
© Paul Citroen, by SIAE 2021
© 2021 Paul Citroen/Artist Rights Society
(ARS), New York/Pictoright, Amsterdam
Digital Image © 2021 The Museum
of Modern Art, New York

Tesori d’arte al Castello di Vinovo

Vescovo umanista, cardinale, mecenate. È dedicata al vinovese Domenico Della Rovere la mostra “Il Rinascimento in Piemonte. Tesori d’arte al Castello di Vinovo” allestita nel suo maniero, il Castello Della Rovere, fino al 12 giugno.

Curata da Ilario Manfredini, la rassegna ricrea la favolosa stagione artistica intrapresa da Domenico Della Rovere e dalla sua nobile famiglia in Piemonte. Nato a Vinovo nel 1442, figlio del conte Giovanni di Vinovo e dalla contessa Anna del Pozzo, studiò teologia all’Università di Torino. La storia dei Della Rovere di Vinovo si intreccia strettamente con quella di Francesco Della Rovere, futuro papa Sisto IV. Nato da una famiglia savonese, benestante ma non blasonata, famoso teologo e abituale frequentatore della corte papale a Roma, Francesco Della Rovere conobbe i fratelli vinovesi Domenico e Cristoforo Della Rovere durante una visita a Chieri presentandosi perfino come membro della loro famiglia pur non avendo un titolo nobiliare. Avevano lo stesso cognome ma non erano congiunti anche se forse tra i due rami della famiglia esiste davvero una lontana parentela. I “Della Rovere” sono infatti originari di Savona dai quali nasceranno varie famiglie tra cui i Della Rovere di Urbino. I tre Della Rovere divennero amici e un tal giorno Domenico e Cristoforo si trasferirono a Roma proprio sotto la protezione di Francesco che qualche anno dopo diventerà papa Sisto IV. A Vinovo Domenico trascorse brevi periodi della sua vita ma fu comunque l’artefice del castello che verrà eretto alla fine del Quattrocento. Alla morte del fratello Cristoforo divenne cardinale e poi vescovo di Torino nel 1482.
In mostra sono esposte miniature, dipinti, documenti e riproduzioni antiche provenienti da diversi musei e biblioteche in cui si mettono in rilievo anche le fasi del restauro rinascimentale della dimora e del parco. Tra i dipinti in vetrina nelle sale del castello spiccano tre tavolette di Gandolfino da Roreto, una serie di ritratti in cui compaiono personaggi illustri conosciuti da Domenico Della Rovere, come Carlo VIII di Francia e Carlo II di Savoia, detto il Buono, in un quadro realizzato dal chivassese Defendente Ferrari.
Pur vivendo nella capitale Domenico non trascurò mai il suo paese natale e si impegnò particolarmente nel restauro della cappella di Santa Maria del Tivoletto, molto cara ai vinovesi, costruita, secondo la tradizione popolare, dopo il miracoloso ritrovamento di una statua della Madonna finita nel torrente Chisola. La rassegna è arricchita da codici giuridici, libri sacri come il messale di Domenico e testi di filosofia del cardinale, innamorato di Dio e della cultura. Nominato cardinale da Papa Sisto IV fece costruire il suo palazzo romano, oggi su Via della Conciliazione, una delle più belle residenze del Rinascimento romano, in cui lavorò anche il Pinturicchio. Pochi anni dopo, nel 1490, decise di edificare la nuova cattedrale di Torino.
Il cardinale Della Rovere morì a Roma all’età di 59 anni, nel 1501. Le sue spoglie si trovano nelle cripte del Duomo torinese dove recentemente è stata trovata la sua lapide. Come detto, la storia del castello rinascimentale si identifica con la famiglia della Rovere che tra la fine del ‘400 e l’inizio del ‘500 trasformò l’antica fortezza difensiva in un elegante castello frequentato dall’aristocrazia del tempo.
Il maniero rinascimentale sarà sede nel Settecento di una prestigiosa manifattura di porcellane e in seguito accoglierà il collegio della Regia Università degli studi di Torino. Nel 1693 con la morte, senza eredi, dell’ultimo discendente Carlo terminò il ramo vinovese dei Della Rovere e la proprietà fu assegnata al conte Carlo Francesco Delle Lanze, figlio del duca di Savoia Carlo Emanuele II. Oggi il castello, patrimonio del Comune di Vinovo, ospita la biblioteca e in alcune sale vengono organizzate mostre e iniziative culturali.
                                                                                    Filippo Re
La mostra è visitabile sabato e domenica dalle 10 alle 19, fino al 12 giugno.
Visite guidate su prenotazione domenica alle 15 e alle 17
Visite per gruppi e scolaresche su prenotazione dal martedì al venerdì
Apertura Lunedì di Pasquetta e il 25 aprile
Per prenotazioni Ufficio cultura 011/9620413 – 338 2313951

Il nuovo Galà dei Germana Erba’s Talents (G.E.T)

Sul palcoscenico dell’Alfieri, venerdì 8 aprile

Venerdì 8 aprile alle 20.45 al Teatro Alfieri in scena il nuovo Galà dei Germana Erba’s Talents (G.E.T), una serata di musical, danza e teatro con incasso a favore delle borse di studio di questi giovani incaricati di essere ambasciatori speciali dello spettacolo dal vivo con pubblico. Il Galà è una kermesse di giovani talenti che spazia dal grande repertorio del balletto classico alla prosa, ai quadri coreografici e musicali tratti da celebri musical, al mondo dell’operetta, alla danza contemporanea.

Una brillante antologia di emozioni e momenti di spettacolo per una performance di assoluto livello, con tutto il fascino dei “Talent” (dal vivo, però!). I G.E.T. non si sono mai fermati nemmeno durante la chiusura dovuta all’emergenza sanitaria e si sono preparati con grande serietà per essere pronti a calcare nuovamente il palcoscenico sia lo scorso giugno che in estiva a Bene Vagienna che durante questa stagione teatrale, oltre a essere coinvolti in progetti artistici e di solidarietà sia dal vivo che in streaming.

Lo spettacolo è firmato dai coreografi Antonio Della Monica, Niurka De Saa, Marisa Milanese, Gianni Mancini e Maria Elena Fernandez, dai registi Luciano Caratto, Simone Moretto, Elia Tedesco e dai vocal coach Mariacarmen Antelmi, Simone Gullì e Gabriele Bolletta.

Il Liceo Germana Erba è un Istituto di eccellenza e in oltre vent’anni di attività ha diplomato oltre 800 allievi tra i quali portano lustro in giro per il mondo Federico Bonelli al Royal Ballet, Leonardo Cecchi a Los Angeles, Haroun Fall su Netflix! Senza parlare degli allievi che ancora stanno frequentando e che già sono impegnati in importanti attività artistiche, come Christian Scifo, ora in Canada, già scritturato al Ballet du Québec; segnalando ancora Bianca Zoe Mantelli, selezionata dalla Wishfully per essere la voce principale di un video distribuito in oltre un miliardo di licenze!

Scuola di eccellenza per l’arte e lo spettacolo, il Liceo Paritario Germana Erba si caratterizza per la formazione culturale e professionale di giovani con attitudini per la danza, il teatro, il musical, l’arte, la scenografia e lo spettacolo in tutte le sue forme. Insieme a una regolare istruzione di II grado, il corso di studi fornisce una specifica preparazione nelle discipline artistiche prescelte, creando figure professionali dotate di buone basi per un inserimento diretto nel mondo del lavoro in qualità di danzatori, attori, cantanti, conduttori, registi, coreografi, scenografi, scenotecnici e addetti alla comunicazione e per l’accesso a qualsiasi Facoltà Universitaria, agli Istituti AFAM (Alta Formazione Artistica Musicale e Coreutica) e alle Accademie di Belle Arti. Il Liceo Germana Erba offre due indirizzi: Coreutico, primo e “pioniere” in Italia, che si avvale della metodologia della Scuola Nazionale di Cuba, ed è convenzionato con l’Accademia Nazionale di Danza; Teatrale, unico in Italia, che collabora con il Teatro Stabile Privato “Torino Spettacoli”.

Prezzi Biglietti GALA’ G.E.T.: posto unico: € 18+1

ridotto (gruppi, abbonati, convenzionati, under 26, over 60): € 14+1

Informazioni e acquisto biglietti: Biglietterie Torino Spettacoli: Teatro Erba, corso Moncalieri 241, tel 011/6615447; Teatro Gioiello, via Colombo 31, tel. 011/5805768; Teatro Alfieri, piazza Solferino 4 – tel 011/5623800
Acquisto diretto online al sito www.torinospettacoli.it e anche attraverso il circuito Ticketone.

Nelle immagini, nell’ordine, Christian Scifo, Lorenzo De Liso e Ludovica Tondodonati

“Via i sagrin!”, musica popolare di qualità su Sestarete

 CANALE 16 DEL DIGITALE TERRESTRE

L’intenzione degli autori è chiara, e la si evince dal titolo del nuovo programma televisivo  “Via i sagrin!”.  
Sagrin in piemontese vuol dire  dispiaceri, preoccupazioni, l’obiettivo è infatti quello di   scacciarli via, per quanto possibile, grazie ai poteri terapeutici della musica… Paola Caramella e Piero Mortara, ideatori e conduttori del nuovo format, che va in onda ogni venerdì alle ore 21 su Sestarete, canale 16 del digitale terrestre,  (sabato alle 22; domenica alle 23; lunedì alle 10), c’invitano nel loro salotto, un salotto fatto di musica, aperto ad amici, parole, note e sorrisi. Una mezzora per parlare, cantare, suonare, per scoprire tante cose, sugli strumenti e sulla loro storia. Molti grandi ospiti, musicisti e non, hanno accettato l’invito a giocare nel salotto di Paola e Piero ogni settimana per affrontare un tema diverso legato alla musica come pretesto per fare musica, che è magia e cura insieme. “Via i sagrin!” Un programma di Sestarete realizzato da Beacom e Caramella Photo

Adriana Zarri e la gatta Arcibalda

Adriana Zarri, poetessa, scrittrice e teologa, giornalista e donna libera che sapeva comunicare, eremita per scelta nella campagna canavesana, amava molto gli animali, soprattutto i gatti.

L’ autrice che con i suoi scritti ha accompagnato le letture e la formazione spirituale e civile di molti cattolici, pubblicando per mezzo secolo su diverse testate dall’Osservatore romano a Il Manifesto, visse tutta la vita in maniera contemplativa, amando la natura, cosa che per lei era del tutto normale. Nella sua ultima fatica letteraria, pubblicata postuma dopo al sua scomparsa avvenuta nel 2010, intitolata La gatta Arcibalda e altre storie sono raccolti gli articoli “animalisti” che la Zarri pubblicò sulla rivista Rocca dal 1984 fino al giorno prima di morire. Si tratta di riflessioni sugli animali e sulla natura che raccontano il punto di vista dell’autrice su questioni sempre molto attuali e all’epoca in cui vennero scritte addirittura innovative, per certi versi dirompenti. Nel titolo è citata Arcibalda , la cui identità veniva svelata dalla teologa:“l’ultimo dei miei tanti gatti perché gatti ne ho sempre avuti”. Una gattona nera con la “macchia della Madonna”, una chiazza di pelo di colore diverso – in questo caso un ciuffetto di peli bianchi posizionati sotto la gola – che durante il Medio Evo “distingueva i gatti parzialmente neri dai gatti totalmente neri e li salvava dalle persecuzioni che si riservavano invece di norma a questi ultimi, messaggeri dell’inferno”. Nel libro Tutto è grazia, parlando della preghiera, raccontava così il rapporto speciale con gli amati felini: “Al mattino quando faccio la liturgia di solito sono vicino all’altare e vedo la mia gatta, la sua contentezza; il suo affetto è il suo modo di pregare. E allora la tengo lì e preghiamo insieme”. Ne La gatta Arcibalda e altre storie la teologa condivide i sentimenti e anche le sofferenze degli animali, da quelle del leone obbligato nel circo a rinunciare alla sua maestà, fino al cappone o al toro delle corride, torturati per la nostra ingordigia o la nostra crudeltà. Al pari degli antichi Adriana Zarri considerava come veri e propri simboli della contemplazione la civetta e il gufo, animali della notte in grado di scorgere quello che gli altri non possono vedere. Il suo  rispetto e lo sconfinato amore per gli animali costituiscono un esempio originalissimo ed elevato di ecologia che muove i suoi passi dalle forme di vita, iniziando dagli animali,che sono accanto a noi. Adriana Zarri si interrogava sulla liceità dei maltrattamenti a cui sono sottoposti gli animali da circo per il solo, egoistico, divertimento dell’uomo; sulla possibilità di diventare vegetariana per smettere così di causare dolore e morte ai suoi tanto cari amici animali; sulla sua vita di eremita in compagnia dei sempre amatissimi gatti e di tante altre “bestie” di vario genere; sui ritmi imposti dalla società che sono così tanto diversi e così sempre più diversi dai ritmi fisiologici della natura e degli animali. La raccolta di articoli che compone il libro è aperta da una prefazione che scrisse Luigi Bettazzi (attualmente lucidissimo 98enne, vescovo emerito di Ivrea) e raccoglie, pagina dopo pagina, la testimonianza dell’amore profondo e vivo in una donna che visse tutta la propria vita in maniera contemplativa e da amante della natura.

Marco Travaglini

 

L’angolo della Poesia di Gian Giacomo Della Porta: Giuseppe Ungaretti

Poesie di Giuseppe Ungaretti

 

Veglia

Un’intera nottata

buttato vicino

a un compagno

massacrato

con la sua bocca

digrignata

volta al plenilunio

con la congestione

delle sue mani

penetrata

nel mio silenzio

ho scritto

lettere piene d’amore

Non sono mai stato

tanto

attaccato alla vita.

 

Fratelli

Di che reggimento siete

fratelli?

Parola tremante

nella notte

Foglia appena nata

Nell’aria spasimante

involontaria rivolta

dell’uomo presente alla sua

fragilità

Fratelli

Giuseppe Ungaretti, nato ad Alessandria d’Egitto nel 1888 e morto a Milano nel 1970, è stato uno dei principali poeti della letteratura italiana del XX secolo
La poesia di Giuseppe Ungaretti, inizialmente influenzata dal simbolismo francese (non a caso i primi apprezzamenti arrivarono proprio da Guillaume Apollinaire e da Louis Aragon, che ne riconobbero la comune matrice simbolista)  si distingue per la sua scelta delle parole votata all’essenzialità, caratteristica che va a contrapporsi alla magniloquenza tipica dannunziana.

In questi due testi molto famosi che ho selezionato per voi, viene fuori con forza uno dei temi centrali nell’opera di Ungaretti: la Guerra, il dolore che essa si porta dietro e la voglia di un uomo di resistere, di perpetrare il bello attraverso la poesia, la gioia di trovare in vita i compagni d’armi (Fratelli) e la sofferenza di passare una nottata “buttato vicino a un compagno massacrato”, aspettando l’aurora come fosse la prima volta e illuminarsi d’immenso nella consapevolezza di essere ancora in vita.

Una vita che si rivela nella sua grande fragilità, ma che porta in sé una volontà feroce d’amore e di tempo da non sprecare.

Provate a leggere le due poesie ad alta voce, dando peso ad ogni lettera e assaporando il loro sapore sulle labbra: vi accorgerete della potenza di questi scritti quando sarete voi stessi a digrignare la bocca pronunciando le parole: “massacrato”, “digrignata”, “penetrata”.

Buona lettura!

Gian Giacomo Della Porta

La veste del Buddha

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Preziosi kesa giapponesi dalle collezioni del MAO

Dal 29 marzo

Le origini del kesa (termine giapponese che traduce dal sanscrito kasaya ovvero “ocra”), la veste indossata dai monaci buddhisti, sono antichissime e leggendarie.

Secondo la tradizione fu infatti il Buddha stesso a chiedere al suo discepolo Ananda di realizzare un abito che tutti i suoi seguaci potessero indossare e che fosse somigliante alle geometrie delle risaie in cui amava passeggiare. L’uomo lo accontentò e cucì una veste semplicemente assemblando tessuti di recupero. Da allora i monaci realizzato i kasaya (che prenderà il nome di kesa quando il Buddhismo entrerà in Giappone) unendo vecchi lembi di stoffe, scampoli spesso laceri e rovinati e tinti con terre umili (ocre, da cui il nome), che vanno a comporre una veste unica, “il più prezioso degli abiti”, simbolo di semplicità e purezza.

Dal 28 marzo viene eccezionalmente esposto al pubblico, in occasione di una delle periodiche rotazioni a fini conservativi che interessano la galleria dedicata al Giappone, uno dei tesori delle collezioni del MAO, un kesa di epoca Edo (sec. 1603-1967) in raso di seta verde broccato, decorato con gruppi di nuvole e una serie di motivi circolari sparsi, ognuno dei quali ricorda una corolla floreale stilizzata.

La scelta e l’accostamento di colori, oltre alla stessa iconografia, rimandano agli analoghi tessuti realizzati in Cina già durante l’epoca Tang e sono frutto di commistioni e di influenze reciproche fra Cina e Medio Oriente che, nei secoli, hanno fatto viaggiare sulle antiche rotte commerciali non solo merci preziose, ma lingue, stili, saperi.

Su queste stesse rotte ha viaggiato anche il secondo kesa esposto, un raro esemplare creato a partire dal cosiddetto “broccato di Ezo”, un tipo di tessuto giunto in Giappone dalla Cina attraverso la zona di Ezo, l’attuale Hokkaido, terra degli Ainu. Il tessuto in seta e argento a strisce presenta una decorazione floreale molto ricca: su uno sfondo brillante di color rosso-arancio sono intessuti grandi tralci di peonia e altri fiori, accostati a simboli augurali, fra cui spicca il motivo ricorrente della moneta, stilizzata secondo l’uso cinese nell’anagramma degli “Otto Tesori”.

“La ballata dei gusci infranti”

Il film del giovane regista Simone Riccioni sostenuto dalla Pastorale Giovanile e dall’UCID TORINO in programma all’UCI Cinemas del Lingotto

 

Appuntamento all’UCI Cinemas del Lingotto, mercoledì 6 aprile, alle 20.45, con il film intitolato “La Ballata dei gusci infranti” del regista Simone Riccioni.
L’UCID di Torino, unitamente alla Pastorale Giovanile, alla Pastorale Universitaria, al Sermig e al Murialdo For, ha deciso di appoggiare questo giovane imprenditore cinematografico che ha avuto il coraggio, in tempo di pandemia, di investire in un nuovo progetto.
Il film, di cui all’UCI avverrà la proiezione, accompagnata dalla testimonianza del regista, narra la preziosità e la fragilità della vita. Si intrecciano tra loro quattro storie e ognuno dei rispettivi protagonisti pare essere racchiuso in un guscio, ognuno conduce una vita fatta di scelte che riguardano luoghi in cui vivere e persone da tenere al proprio fianco. Ma la vita può anche riservare sorprese e imprevisti e il guscio può infrangersi.
Il film, per i messaggi culturali che contiene, tra cui molte citazioni tratte dalla Divina Commedia, per commemorare il Sommo Poeta nell’anniversario dei 700 anni dalla sua morte, per i messaggi educativi e emotivi che veicola, è stato anche inserito nel progetto “Cine-Educando”. Sarà disponibile anche a livello nazionale per le proiezioni in classe e ha ottenuto il patrocinio della Città di Torino.

Prenotando attraverso l’UCID ( ucid@ucidtorino.it) il biglietto costerà 7 euro anziché 9 euro.
Sarà possibile pagare con satispay al 335 7724802 e ritirare i biglietti direttamente al cinema.

 Mara Martellotta