CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 311

Elena Varaldo. L’artista fra poesia e comicità

Un’esigenza naturale quella di esprimere se stessi attraverso l’arte. La poesia, mezzo che per eccellenza conferisce voce ai sentimentitorna con tutta la sua potenza ad occupare la scena artistica mondiale evolvendosi ma traendo forza dalle radici del passato.

In un’epoca in cui tutto è molto diverso dai giorni de “Il cinque maggio” le rime oggi han ceduto il passo ad una poesia più prosaica e meno schematica.

Esempio di quest’evoluzione è la scrittrice Elena Varaldo, responsabile in Piemonte dell’associazione culturale Rinascimento Poetico fondata da Paolo Gambi. Un movimento che vede attivi moltissimi giovani impegnati nella divulgazione culturale in ogni comune italiano e non solo.

Con uno stile pungente e a tratti perforante, la poetica dell’autrice riesce a consegnare ai lettori emozioni comuni attraversoimmagini surreali.  

“Su un passaporto, per esempio, ci si può grigliare una bistecca”scrive l’autrice.

Versi lontani dai toni aulici della poesia classica di D’Annunzio e lontanissimi dal tumbrl dei social media dove vige il concetto – Deve star bene sulla maglietta-

La sua ultima pubblicazione “All’ordine del giorno” descriveuna riunione condominiale dove ogni inquilino è parte della medesima personalità.

 

 

In questo condominio non si è mai d’accordo su nulla.

la facciata da rifare

l’ascensore

i sentimenti che bramo

che uccido

che rifuggo

l’inquilino del quinto piano urla

l’altro brandisce cucchiai

l’altro minaccia di camparsi giù

 

Chi lancia frigoriferi

chi culla neonati

chi telefona alla polizia

e chi racconta

le indicibili complessità

di un domicilio interdipendente, sovraffollato.

il problematicissimo plurale

della parola

io

 

Tema centrale: il conflitto e l’ambivalenza, in una silloge che vuole riprodurre in versi il bello ma complicato rapporto con se stessi. Organizzato in capitoli giunge al termine con la domanda

“Siete ancora convinti di appartenere ad un nome soltanto?

 

 

Definita dai colleghi “Artista poliedricaElena Varaldo comica per vocazione, è fondatrice del progetto Verità Brutte. Nuova frontiera del giornalismo sul web il cui slogan recita “Giuro di dire la verità, nient’altro che la verità”. Con provocazioni, luoghi comuni, cenni storici e personaggi stereotipati conquista il cuore e il sorriso dei follower senza rinunciare a diffondere pillole dicultura.

Un progetto in ascesa nato su tiktok che non  risparmierà sorprese.

 

Noi dunque come Elena promettiamo di dire la verità, nient’altro che la verità: Un personaggio dissacrante che sa senza dubbiolasciare il segno.

 

Susanna: l’importanza di chiamarsi Agnelli

Torino e le sue donne

Le storie spesso iniziano là dove la Storia finisce

Con la locuzione “sesso debole” si indica il genere femminile. Una differenza di genere quella insita nell’espressione “sesso debole” che presuppone la condizione subalterna della donna bisognosa della protezione del cosiddetto “sesso forte”, uno stereotipo che ne ha sancito l’esclusione sociale e culturale per secoli. Ma le donne hanno saputo via via conquistare importanti diritti, e farsi spazio in una società da sempre prepotentemente maschilista. A questa “categoria” appartengono  figure di rilievo come Giovanna D’arco, Elisabetta I d’Inghilterra, EmmelinePankhurst, colei  che ha combattuto la battaglia più dura in occidente per i diritti delle donne, Amelia Earhart, pioniera del volo e Valentina Tereskova, prima donna a viaggiare nello spazio. Anche Marie Curie, vincitrice del premio Nobel nel 1911 oltre che prima donna a insegnare alla Sorbona a Parigi, cade sotto tale definizione, così come Rita Levi Montalcini o Margherita Hack. Rientrano nell’elenco anche Coco Chanel, l’orfana rivoluzionaria che ha stravolto il concetto di stile ed eleganza e Rosa Parks, figura-simbolo del movimento per i diritti civili, o ancora Patty Smith, indimenticabile cantante rock. Il repertorio è decisamente lungo e fitto di nomi di quel “sesso debole” che “non si è addomesticato”, per dirla alla Alda Merini. Donne che non si sono mai arrese, proprio come hanno fatto alcune iconiche figure cinematografiche quali Sarah Connor o Ellen Ripley o, se pensiamo alle più piccole, Mulan.  Coloro i quali sono soliti utilizzare tale perifrasi per intendere il “gentil sesso” sono invitati a cercare nel dizionario l’etimologia della parola “donna”: “domna”, forma sincopata dal latino “domina” = signora, padrona. Non c’è altro da aggiungere.  

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3. Susanna: l’importanza di chiamarsi Agnelli

Difficile, se non impossibile, parlare di Torino e non della Fiat.  La vicenda della Fiat inizia l’11 luglio 1899, quando viene fondata la Società Anonima Fabbrica Italiana di Automobili-Torino su iniziativa del Cavalier Giovanni Agnelli. Passa davvero poco tempo e la ragione sociale diventa Fabbrica Italiana Automobili Torino, FIAT, (fortunato acronimo che in latino significa “che sia!”). Il primo stabilimento viene inaugurato nel 1900, nei primi anni la produzione è di poco più di venti automobili all’anno realizzate da circa una trentina di operai, nel 1903 arriva la quotazione in Borsa e inizia la grandezza della storia di una delle industrie più conosciute al mondo. Con il trascorrere del tempo la produzione aumenta, così come le esportazioni all’estero che arrivano fino in Australia e in America. Nel 1926 si avvia la costruzione della fabbrica del Lingotto e si fanno i primi passi verso la produzione di massa. Nel 1930 nasce la Littorina, la prima automotrice di tutto il mondo, nel 1937  viene inaugurato lo stabilimento Mirafiori. Nel 1943 Agnelli si ritira dall’azienda e suo nipote Gianni entra nel Consiglio di Amministrazione. Dopo la crisi della Seconda Guerra Mondiale il gruppo è protagonista del miracolo economico italiano con ben più di quattrocentomila macchine prodotte ogni anno. Nel 1955 viene lanciata la “600”, dopo due anni l’iconica “500”, a cui seguono la “850”, la “124” e la “128”. Negli anni Settanta la società viene convertita in “holding”. Il “boom economico” arriva negli anni Ottanta, segnato dalla mitica “Panda” e da altri successi come la “Uno” e la “Tipo”. Nel 1993 la FIAT accoglie il gruppo Maserati. Altri anni difficili arrivano con il Duemila, quando la crisi si fa sentire di nuovo dopo decenni. Viene avviata l’alleanza con la General Motors che però si conclude dopo poco, Con le morti di Gianni e di Umberto la situazione si complica ulteriormente. Il presidente diventa Luca Cordero di Montezemolo con Sergio Marchionne come Amministratore Delegato. È proprio quest’ultimo a seguire di persona l’accordo con Chrysler, (FCA, Fiat Chrysler Automobiles, nasce il 29 gennaio 2014). Lo stesso Montezemolo viene sostituito da John Elkann. Alla FIAT è legato un altro primato torinese, quello di Ernestina Prola, la prima donna patentata, nel 1907. La più grande industria d’automobili d’Italia segna il destino anche di un’altra donna, quello di Susanna, la quale da subito è conscia del fatto che non potrà mai trovarsi ai vertici della fabbrica del nonno. La chiave dell’esistenza di Susanna è anche legata all’affermazione che le rivolse l’austera istitutrice Miss Parker: “Non dimenticare di essere una Agnelli”, parole che le rammentano costantemente di far parte di una famiglia che decide le sorti di ogni suo componente, esattamente come una dinastia reale.  Susanna Agnelli nasce a Torino il 24 aprile del 1922, da Edoardo Agnelli e Virginia Bourbon del Monte. È la terza di sette figli; insieme ai fratelli Umberto e Gianni, Susanna è stata una esponente di spicco della famiglia torinese proprietaria della FIAT. A vent’anni, durante la Seconda Guerra Mondiale entra nella Croce Rossa per portare il suo aiuto sulle navi che trasportano soldati feriti. Alla fine della guerra sposa il Conte Urbano Rattazida cui avrà sei figli, l’amore però non dura e la coppia divorzia nel 1975 dopo aver vissuto per diverso tempo in Argentina. Dal 1974 al 1984 Susanna si dedica alla politica, diventando sindaco del comune di Monte Argentario (Grosseto). Nel 1976 viene eletta deputato e nel 1983 Senatore nelle liste del partito Repubblicano italiano. Durante la sua carriera politica parlamentare ha ricoperto la carriera di Sottosegretario agli Esteri dal 1983 al 1991 sotto varie Presidenze del Consiglio. Ricopre, inoltre, il ruolo di Ministro degli Esteri (prima e unica donna nella storia italiana ad accedere al Dicastero della Farnesina), durante il governo guidato da Lamberto Dini tra il 1995 1996. Susanna è già laureata in lettere ma nel 1984 riceve una seconda laurea honoris causa in Legge dalla Mount Holyoke University del Massachusetts USA. Nel 1979 viene eletta alle elezioni europee per le liste del PRI, in ambito comunitario è  membro della Commissione per le Relazioni Economiche Esterne. Aderisce al gruppo parlamentare liberal-democratico, rimanendo in carica fino all’ ottobre 1981. Negli anni Settanta è presidente del WWF, negli anni Ottanta è l’unico membro italiano all’ ONU della “Commissione Mondiale per l’ambiente e lo sviluppo” (rapporto Brundtland). Autrice di diversi libri come sc
rittrice e memorialista, tra le pubblicazioni particolarmente importante è la sua autobiografia intitolata “
Vestivamo alla marinara”, testo divenuto un best seller in Italia e all’estero. Il libro racconta della sua infanzia e della sua giovinezza, dalla nascita a Torino fino al matrimonio con Rattazzinel ’45, sono ventitré anni particolari, che coincidono con l’ascesa e la caduta di Mossolini. Cura l’edizione Cesare Garboni, che definisce il lavoro: “la storia di una ragazza e del suo nome”.  Per diversi anni Susanna continua a seguire una rubrica di posta intitolata “Risposte private” sul settimanale Oggi, ed è nominata Presidente del Comitato Direttivo di Telethon onlus sin dai primi anni Novanta, quando la maratona benefica è arrivata in Italia. Nel 1997 fa nascere la fondazione “Il Faro”, organizzazione che ha l’obbiettivo di insegnare un mestiere a giovani italiani e stranieri in difficoltà, consentendo loro di acquisire capacità professionali spendibili sul mercato. Susanna muore a Roma all’età di 87 anni, il 15 maggio 2009, all’ospedale Gemelli, dopo il ricovero per i postumi di un intervento traumatologico subito qualche settimana prima.  Di lei raccontano Thea Scognamiglio, sua nipote, Carlo Scognamiglio, presidente del Senato tra il 1994 e il 1996, Giorgio La Malfa, segretario del Partito Repubblicano dal 1987 al 2001, Ilaria Borletti Buitoni, sua amica dai tempi della prima campagna elettorale del 1976, già Sottosegretario al Ministero dei Beni Artistici e Culturali, Pasquale Terracciano, ambasciatore d’Italia per il Regno Unito, suo stretto collaboratore alla Farnesina, e molti altri. Di lei ha scritto il giornalista Enzo Biagi: “E’ una donna coraggiosa che ha soprattutto un merito, la sincerità”.

 

Alessia Cagnotto

La visione del futuro di Giulio Cesare Rattazzi

“La biografia di Rattazzi ci consegna il profilo di una personalità che ha saputo interpretare, con grande rigore intellettuale e passione civile, la dimensione etica della politica, servizio al bene comune e alla promozione della dignità e dei diritti delle persone”.

Le parole di Rosy Bindi, già ministra e presidente della Commissione parlamentare Antimafia, riassumono così la poliedrica figura di Giulio Cesare Rattazzi, intellettuale verbanese di nascita  e torinese d’azione, storico preside del prestigioso istituto Avogadro, proposta ai lettori nel libro “Giulio Cesare Rattazzi. Uomo e politico del nostro tempo”, curato da Tiziano Pera e recentemente pubblicato dalla casa editrice verbanese Tararà con l’introduzione dell’ex ministra della sanità. Poco più di duecento pagine ricche di testimonianze, foto, ricordi che raccontano a dieci anni dalla scomparsa la parabola politica di un uomo colto, arguto, ironico e dotato di uno stile e di una eleganza che sono sempre più merce rara in questi tempi. Giulio Cesare Rattazzi, “Gege” per gli amici, era nato a Verbania il 22 agosto del 1936 e per quasi mezzo secolo è stato uno dei protagonisti più vivaci e interessanti, dal punto di vista culturale, della scena non solo locale (fu più volte vicesindaco e assessore nella sua città, oltre che promotore e dirigente di importanti realtà intercomunali) ma anche piemontese e nazionale. Dagli anni ’60 ( dopo la laurea in fisica all’ateneo torinese) dove ricoprì l’incarico di dirigente nazionale dei giovani democristiani fino all’esperienza maturata negli anni ’70 con il Movimento Politico dei Lavoratori di Livio labor, dagli anni della sinistra indipendente e del rapporto dialettico con il Pci fino all’ approdo convinto e entusiasta nell’Ulivo di Romano Prodi e successivamente nel Partito Democratico, Rattazzi visse  con la politica un rapporto intenso e appassionato, intendendola come strumento di cambiamento, di miglioramento della vita delle persone. Una politica dove i valori, la tensione, la passione, l’ ispirazione  hanno saputo intrecciare la battaglia per un futuro migliore con la condivisione del dolore, delle ansie, dei problemi della vita di tutti i giorni. Nelle testimonianze raccolte da Tiziano Pera emerge il profilo di un uomo che incarnava la sua idea di militanza politica con l’attività di amministratore. A Verbania prima, a Torino poi, Rattazzi fu protagonista in tanti organismi dove lasciò il segno di un impegno fortemente sostenuto da una visione etica della politica. Per molti anni nel Consiglio di Amministrazione del CSI Piemonte in rappresentanza dei Comuni piemontesi mentre negli anni ’70 e ’80 fu Segretario Regionale e membro della Segreteria Nazionale della Lega per le Autonomie Locali, nonché nell’Anci e nel Consiglio dei Comuni d’Europa. A Torino, dove si era trasferito, venne eletto in Consiglio comunale come indipendente nell’Ulivo nel 2006, e riconfermato alle amministrative del 2011 nelle liste del Partito Democratico, diventando Vicepresidente dell’organismo che si riunisce in Sala Rossa. Si occupò anche di comunicazione e televisione dai tempi della nascita dell’emittente Tele Vco 2000, del circuito “Cinque stelle” (il consorzio costituito da 28 tv locali) e del “Terzo polo” come segretario nazionale dell’Associazionismo tra Tv locali e Vicepresidente di un Circuito televisivo nazionale, pubblicando con la prefazione di Leopoldo Elia il volume ”L’Antenna Negata” sulle anomale vicende dell’assetto televisivo italiano. Dal 2001 al 2006 ricoprì l’incarico di vicepresidente del Corecom, il Comitato regionale piemontese delle comunicazioni. L’attenzione ai media, all’associazionismo, all’importanza delle relazioni culturali è documentata in ogni pagina di questo ritratto senza mai incorrere nel rischio dell’agiografia. La scuola fu l’altra, grande passione di “Gege” Rattazzi. Dagli esordi all’istituto Cobianchi di Verbania all’Avogadro di Torino, da professore e dirigente scolastico contribuì alla costruzione di una scuola moderna e pronta a tradurre in progetti concreti le aspettative dei giovani. Per un lunghissimo arco temporale, dal 1979 al 2006, svolgendo l’incarico di preside dell’ istituto torinese di corso San Maurizio, una delle scuole più prestigiose e storiche di tutto il paese, introdusse tra i primi in Italia la specializzazione di informatica, il liceo scientifico tecnologico nei corsi diurni, il progetto Sirio nei corsi serali per studenti lavoratori, contribuendo alla nascita degli istituti tecnici di Mirafiori “Primo Levi” e “Enzo Ferrari”. Rattazzi era molto amato dagli studenti e da dirigente appassionato e lungimirante, seppe dare alla scuola un ruolo nell’evoluzione sociale ed economica del paese con lo scopo di farne un luogo di preparazione civile alle responsabilità della democrazia. Nel racconto della sua vita che compone l’ossatura di “Giulio Cesare Rattazzi. Uomo e politico del nostro tempo” sono moltissimi gli episodi, gli spunti di riflessione, le intuizioni che costituiscono una ricca eredità da raccogliere, testimoniando la modernità e l’attualità del lascito culturale di quest’uomo “brillante e operoso”.

Marco Travaglini

Carlo Magno e Carlo VIII tra le colline di Vezzolano

Carlo Magno e gli scheletri danzanti, Carlo VIII e la bagna càuda. Tutto ciò avveniva attorno e dentro l’Abbazia di Vezzolano, nel basso Monferrato astigiano, tra boschi, prati e vigneti.

Si tratta in gran parte di leggende, alcune delle quali sono interamente inventate mentre altri racconti riportano fatti veri o quasi. Per esempio, che ci faceva Carlo Magno sulle colline di Vezzolano dodici secoli fa? Nulla, perché non c’è mai stato ma la sua è comunque una leggenda suggestiva. La costruzione della chiesa romanica di Santa Maria di Vezzolano, canonica dell’Ordine di Sant’Agostino, che noi chiamiamo solitamente Abbazia, viene attribuita al re dei Franchi. Mentre cacciava nei boschi di Vezzolano insieme ad altri due cavalieri Carlo Magno fu colto da una terribile e orrenda visione: la danza di tre scheletri umani usciti all’improvviso da una tomba. Quale macabra apparizione! Il cavallo si spaventa, Carlo, colpito da un attacco epilettico cade a terra, la paura è grande. Un monaco assiste alla scena e invita il sovrano a chiedere aiuto alla Madonna per potersi riprendere dallo sgomento. Per ringraziare la Vergine, Carlo Magno ordina di innalzare una chiesa abbaziale proprio in quel luogo. Nel chiostro dell’abbazia c’è l’antico affresco trecentesco “del Contrasto dei tre vivi e dei tre morti” che sembra rievocare l’episodio leggendario di Carlo Magno. In realtà quando la chiesa canonica di Santa Maria di Vezzolano fu costruita intorno all’anno Mille (l’atto di fondazione risale al 1095), il sovrano era già morto da quasi tre secoli. Ma la leggenda, inventata nel Settecento, si è diffusa velocemente e viene ricordata ancora oggi. L’Abbazia di Vezzolano è stata vista anche da altri personaggi storici. Federico I Barbarossa, che nell’area tra Chieri e Asti distrusse città e paesi, prese la chiesa e il territorio circostante sotto la sua protezione. Lo Svevo fu infatti uno dei più importanti protettori dell’Abbazia ed è probabile che alcune opere interne siano state eseguite su incarico dello stesso imperatore. Come dimostra un’iscrizione sul pontile con il nome di Federico Imperatore il legame tra i canonici di Vezzolano e il Barbarossa furono sempre stretti e profondi. Sopra l’altare compare invece un trittico in terracotta con la Vergine in trono tra Carlo VIII, inginocchiato a sinistra, e, sul lato destro del dipinto, Sant’Agostino in abito da vescovo. Carlo VIII, re di Francia discese in Italia nel 1494-95 e si fermò per alcune settimane in Piemonte, ospite dei Solaro di Moncucco. È probabile, secondo le cronache del tempo, che non solo sia entrato nell’Abbazia ma, seduto nel refettorio insieme ai frati di Santa Maria, abbia mangiato perfino la bagna càuda preparata apposta per lui dai canonici. I documenti dell’epoca riportano la notizia che il sovrano, indebolito e affaticato, fu curato dai frati con le tradizionali erbe e con la bagna càuda senza aglio ma con il peperoncino piccante. Il Re guarì. A questo punto, una visita all’Abbazia, tra misteri e personaggi inquietanti, è più che consigliata. Orario di apertura: da giovedì a domenica ore 10.00 -18.00 (fino al 31 ottobre), ingresso gratuito, celebrazione della Messa domenica ore 17.00
Filippo Re
nelle foto  Chiesa canonica di Vezzolano, Contrasto dei tre vivi e dei tre morti, Trittico con Carlo VIII sopra l’altare

Ri_generazioni, il video racconto di una comunità

Video documentario, Italia 2022, 26’, Regia di Valentina Noya

 

Mercoledì 21 settembre 2022 h 20, OFF TOPIC, Via Giorgio Pallavicino 35, Torino

 

Dalla serie “Indigeno” ©Arianna Arcara
Fulvio, Torino, Italia, 2022

 

RI_GENERAZIONI è il video racconto di una comunità attraverso lo sguardo e la voce dei suoi protagonisti, abitanti di una porzione di territorio all’interno del quartiere Vanchiglia, a Torino.

Storia, presente e futuro si intrecciano in un microcosmo multiforme dove gli abitanti “nativi” condividono le giornate e gli spazi con “nuovi/e cittadini/e”, persone di diverse culture e nuclei provenienti da progetti sociali.

 

Prodotto dall’Associazione Quore, con il contributo di Regione Piemonte e Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, il lavoro nasce all’interno di TOHOUSING, progetto di accoglienza per persone LGBT+, operativo dal 2019 nel complesso di edilizia residenziale ATC in Corso Farini 32 e via Faà di Bruno 1 a Torino.

Tohousing, così come l’hub culturale Off Topic e l’Associazione Torino Youth Centre,  costituiscono un punto di osservazione privilegiato per indagare vecchie e nuove dinamiche del territorio, accompagnare il processo di trasformazione e rigenerazione urbana in atto ed infine offrire strategie di sviluppo comunitario locale.

 

RI_GENERAZIONI – dichiara la regista Valentina Noyarappresenta un excursus evolutivo verso un’idea di società attraverso un crescendo di testimonianze; queste partono dalla memoria storica del quartiere con Fiorenzo, il gommista il cui occhio dagli anni ’70 a oggi è stato ininterrottamente proiettato a guardare fuori dalla propria attività le trasformazioni urbanistiche e sociali avanzate dalla classe operaia che viveva e lavorava intorno all’Italgas, insieme a Virginia, che imprime dei ricordi ancora più nostalgici a quel periodo, attraversando una geografia demografica di figure molto diverse fra loro, fino a giungere alle nuove generazioni: artisti, fuori sede, stranieri, seconde generazioni in cerca di un posto da chiamare casa, persone lgbtqi+ in fuga da una società che li respinge, ma che quel senso di casa la trovano nel progetto ToHousing, all’interno delle ATC di Corso Farini. 

 

Il video è realizzato in collaborazione con Associazione Torino Youth Centre nell’ambito del progetto Indigeno e con l’Associazione Museo Nazionale del Cinema.

 

Il film testimonia inoltre il più ampio percorso di attivazione e rigenerazione urbana del progetto INDIGENO, primo beneficiario del bando ToNite – Area 2 lanciato dal Comune di Torino, finanziato nell’ambito del programma europeo UIA Urban Innovative Actions e volto a migliorare la vivibilità e sicurezza del Lungo Dora, insistendo in particolare nella porzione di realtà tra Corso Farini e Via Pallavicino. Un’ampia progettualità ed un lungo percorso di progettazione che mira a rivitalizzare l’identità del quartiere dove l’uso dell’arte in tutte le sue forme e lo sviluppo di azioni di comunità contribuiscano a rinnovare la fruizione di una parte di città. L’obiettivo è la costruzione di una comunità partecipata e solidale mirando alla comprensione di tutte le diversità socio culturali che compongono il quartiere in cui convivono OFF TOPIC, il complesso di case popolari di Via Farini e il Campus Einaudi.

“Biblioteche in Festa”

Il 24 e 25 settembre a Racconigi e Savigliano 

L’iniziativa, promossa da Le Terre dei Savoia e dal Progetto Cantoregi, prevede
incontri, convegni e spettacoli. Tra gli ospiti anche Davide Longo, Lella Costa e Giusi
Marchetta.
Due giorni dedicati al mondo della lettura e del sistema bibliotecario territoriale,
rivolti sia all’opinione pubblica generica, sia agli operatori del settore. Questa, in
breve, la filosofia della prima edizione di “Biblioteche in Festa” che il prossimo 24 e
25 settembre animerà l’offerta culturale di Racconigi e Savigliano. Un programma
ricco ed eterogeneo quello predisposto dalle Terre dei Savoia e dal Progetto
Cantoregi in collaborazione con tanti Enti e Fondazioni del territorio: dalla
presentazione di “Letture al Castello” al percorso “Iter in Hortis”, dall’incontro con
Davide Longo al reading teatrale di Lella Costa, dal convegno “Le biblioteche della
provincia di Cuneo si raccontano tra prospettive, progetti e speranze” alla lectio
magistralis di Giusi Marchetta. Una manifestazione che intende rimettere al centro
l’importanza della lettura e della condivisione delle buone pratiche bibliotecarie,
intrecciando momenti teatrali, convegnistici e letterari. A tutti i presenti, inoltre,
verrà rilasciato un apposito attestato di partecipazione per gli usi consentiti dalla
legge. Per ulteriori informazioni: info@leterredeisavoia.it ; 0172.86472.

Foto P. Dell’Aquila

Bardo… Noir

A Bardonecchia si parla di libri ed autori Noir.

Riprendendo una tradizione già avviata prima della pandemia, il prossimo 24 settembre, al Palazzo delle Feste è in programma, infatti, l’appuntamento “Bardo…Noir”, un pomeriggio dedicato agli autori ed agli amanti del genere Giallo.

Si comincerà, alle 15, con una tavola rotonda sul tema ” I segreti degli autori: da dove vengono le storie Noir?”. Ne discuterranno Giorgio Ballario, Massimo Tallone, Maurizio Blini e la psicologa Elena Biondo.

A seguire la presentazione di una novità editoriale. Alessando Perissinotto e Piero d’Ettorre, intervistati da Beppe Gandolfo, presenteranno, infatti, il loro libro, uscito proprio in queste settimane, “Cena di classe – Il primo caso dell’Avvocato Meroni” (Mondadori).

“Bardo Noir – dice il sindaco di Bardonecchia Chiara Rossetti – è un appuntamento, che abbiamo fortemente voluto per riprendere una fortunata tradizione, che ha visto, negli anni prima della pandemia, Bardonecchia meta di importanti scrittori del Noir, per momenti di confronto su un genere letterario, che appassiona sempre di più lettori e lettrici”. “

“Ma l’hai capito che non serve a niente mostrarti sorridente agli occhi della gente”

Music tales, la rubrica musicale

Te ne sei accorto, sì

Che parti per scalare le montagne

E poi ti fermi al primo ristorante

E non ci pensi più

Te ne sei accorto, sì

Che tutto questo rischio calcolato

Toglie il sapore pure al cioccolato

E non ti basta più

Ma l’hai capito che non serve a niente

Mostrarti sorridente

Agli occhi della gente

E che il dolore serve

Proprio come serve la felicità”

Vi ho già parlato di Brunori SAS tempo fa, lo ricordo. Amo la sua penna, la trovo di un cinico realismo che un po’ mi appartiene.

 

Siamo nel 2017, che Dio solo sa quanto mi sembra lontano.

 

«Sono partito dall’idea che la paura fosse il motore di una serie di cose che vedevo accadere intorno a me…». Dice Brunori.

Da qui nasce “La verità’’, uno di quei brani che già al primo ascolto sembra colpirti direttamente, come un pugno nello stomaco, come tutti i suoi brani per ciò che mi riguarda.

Un dialogo in seconda persona che però ci dà l’idea di essere un dialogo fatto con se stesso più che una predica. Un canto completamente umano che, senza poetiche particolari o giri di parole, affronta il tema della paura, dell’esistenzialismo disincantato, della fragilità.

Brunori costruisce un percorso per dare un nome a queste cose, attraverso un climax ascendente della gravità delle conseguenze della verità cantata. Una serie di metafore, all’inizio semplici (“te ne sei accorto, si? Che parti per scalare le montagne e poi ti fermi al primo ristorante”) per poi arrivare a temi più profondi: la paura del tempo che passa, la paura del cambiamento, della morte. La paura e il dolore sono quindi alla base della natura umana, felicità e dolore sono due lati della stessa medaglia. “il dolore serve, proprio come serve la felicità”. Per questo, secondo Brunori, non dovremmo avere paura di stare male, di soffrire, di sentirci inadatti perché “morire serve anche a rinascere”.

Dovremmo semplicemente essere noi stessi senza la continua ricerca di piacere agli altri non mostrando magari lati di noi che potrebbero non essere “accettati”. Ma chi se ne frega?

E’ una canzone, “La verità”, che esprime la necessità di non identificarsi troppo con quello che si fa, perché viviamo costantemente in bilico tra la ricerca di sicurezza nel quotidiano e la voglia di cambiamento, di credere ai sogni ma siamo invasi dal terrore di modificare lo stato delle cose.

Ma l’hai capito che non ti serve a niente sembrare

intelligente agli occhi della gente?

E venne il giorno in cui il rischio di rimanere chiuso in un bocciolo divenne più doloroso del rischio di sbocciare.”

(Anaïs Nin)

Buon ascolto

Chiara De Carlo

scrivete a musictales@libero.it se volete segnalare eventi o notizie musicali!

Ecco a voi gli eventi da non perdere!

Mazzini sempre attuale 150 anni dopo. Conferenza con il prof. Quaglieni

Martedì 20 settembre alle ore 17,30 nella sede della Città metropolitana  di Torino a Palazzo Cisterna (via Maria Vittoria 12), Luca Badini Confalonieri e Maria Luisa Alberico, in colloquio con il curatore ed
autore del saggio introduttivo, lo storico prof. Pier Franco Quaglieni,  presenteranno il libro di Giuseppe Mazzini “Doveri dell’uomo”, Edizioni
Pedrini. Introdurrà il giornalista Edoardo Massimo Fiammotto.

Il libro è corredato anche di un inedito di Renzo De Felice su  “Mazzini ed il socialismo”.  L’iniziativa del Centro “Pannunzio”, che ha  promosso questa nuova edizione nel 150° anniversario della morte di
Mazzini, rappresenta la scelta precisa di offrire l’occasione per una  riflessione sui doveri, che Mazzini vedeva come premessa indispensabile
per la realizzazione dei diritti. Questo messaggio appare quanto mai  attuale ai nostri giorni in cui i doveri sono quasi scomparsi ed i
diritti sembrano essere l’unica priorità.
Sarà l’occasione per ricorda Roma Capitale d’Italia e la breccia di Porta Pia del XX Settembre 1870 , insieme al protagonista della Repubblica romana del 1849 che ebbe in Mazzini il suo ispiratore .

Due opere d’arte in occasione del Festival dell’Acqua

Fino al 23 settembre, in occasione del Festival dell’Acqua di Torino (in programma dal 21 al 23 settembre al Centro Congressi del Lingotto), saranno esposte due opere d’arte contemporanea che abbelliranno due piazze del centro città.

1) Il Rubinetto magico pop della fontana dei Giardini Sambuy in piazza Carlo Felice

Davanti alla stazione di Porta Nuova, al centro di piazza Carlo Felice, in corrispondenza dello zampillo della fontana dei Giardini Sambuy, inaugurata nel 1859 proprio per celebrare l’apertura dell’acquedotto pubblico di Torino, è stata installata l’opera pop “Rubinetto magico” di Vincenzo Cusumano.

2) La “Linfa vitale” in piazza CLN

La città, in occasione del Festival dell’Acqua, si arricchisce di una seconda opera d’arte, che tutti i torinesi potranno ammirare, anche di sera, illuminata, passeggiando per il Centro storico.

In piazza CLN, dove sorgono le due fontane, con le allegoriche statue neoclassiche di Umberto Baglioni che raffigurano il Po e la Dora, è installata la doppia opera di Luisa Valentini “Linfa Vitale”.

Due opere d’arte in occasione del Festival dell’Acqua

 

Torino ospita per la prima volta il Festival dell’Acqua, il principale appuntamento nazionale incentrato sui temi del servizio idrico. Giunto quest’anno alla sua settima edizione, il Festival dell’Acqua, che si terrà nelle sale del Centro Congressi del Lingotto dal 21 al 23 settembre, è ideato e promosso da Utilitalia, la Federazione delle imprese idriche, ambientali ed energetiche, che chiama a raccolta le oltre 450 aziende associate e tutti i soggetti che, a diverso titolo, si occupano dei servizi idrici e di pubblica utilità. L’edizione 2022 di Torino è organizzata in collaborazione con SMAT – Società Metropolitana Acque Torino, che si è direttamente occupata dell’installazione delle due opere d’arte, esposte fino al 23 settembre.

Sono 160 i relatori previsti per il festival, per una tre giorni di riflessioni e approfondimenti – 14 convegni tra sessioni plenarie ed eventi paralleli – con ospiti nazionali e internazionali per parlare di acqua, intesa come risorsa essenziale per la vita.


Il Festival dell’Acqua non sarà solamente un’occasione importante per addetti ai lavori, ma coinvolgerà anche la cittadinanza torinese con intrattenimenti, eventi artistici, culturali e sportivi, per approfondire il tema dell’acqua sotto varie angolature.