CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 3

I Catari a Monforte d’Alba

Venerdì 5 e sabato 6 settembre, dopo tre anni di attesa, ritorna a Monforte d’Alba l’unica rievocazione storica dedicata ai Catari, in grado di trasformare l’antico borgo in un teatro a a cielo aperto, dove riecheggeranno  suoni e atmosfere dell’Alto Medio Evo.
Conosciuto in tutto il mondo per i grandi vini, la ristorazione di eccellenza, il festival Internazionale Monfortinjazz e per le iniziative della Fondazione Bottari Lattes, Monforte non dimentica le proprie radici storiche e rievoca un episodio realmente accaduto  nel 1028, quando nel castrum di Mons Fortis prese forma uno dei primi focolai eretici documentati in Italia settentrionale.

La rievocazione storica venerdì e sabato alle 21.15, con un suggestivo corteo di 150 figuranti, ripercorre con suggestione e realismo queste vicende drammatiche, che affondano le proprie radici nella setta proto- catara che, sostenuta dalla contessa Berta, trovò a Monforte un centro di predicazione. Guidati dal carismatico Girardo, un gruppo di nobili e popolani avevano abbracciato una dottrina di forte impronta gnostica, fondata sulla castità,  la comunione dei beni, l’astinenza dalla carne e la preghiera continua. Le idee raggiunsero presto l’arcivescovo di Milano, Aribèrto d’Intimiano, che decise di intervenire di persona, ordinando l’arresto di Girardo  e il suo trasferimento a Torino, davanti a un tribunale ecclesiastico. Il processo mise in luce la natura profondamente razionalista della nuova fede, il Figlio inteso come “anima dell’uomo amato da Dio”, lo Spirito Santo come “intelligenza delle scienze divine” e Maria Vergine “come raffigurazione simbolica delle Sacre Scritture”. Dottrine che portarono inevitabilmente alla condanna, il castellodi Mons Fortis fu raso al suolo, gli abitanti deportati a Milano e, di fronte alla scelta tra abiura o rogo, i seguaci rimasero fedeli alla propria dottrina scegliendo il martirio.
Per due giorni il borgo si trasformerà in un viaggio nel tempo, con cortei, scene teatrali, atmosfere medievali che permetteranno al pubblico di vivere da vicino una pagina cruciale della storia medievale italiana e del pensiero religioso europeo.

Domenica 7 settembre si completerà il programma  negli spazi dell’Auditorium Horzowzki con, alle 19, lo spettacolo del gruppo musicisti e sbandieratori Patin e Tesor di Alba. Dalle 20.30 cena con menù cataro organizzata dalla Pro Loco di Monforte. Prenotazioni al 3397189282.

La rievocazione è organizzata dall’Associazione  Monfortearte e dal presidente Adolfo Ivaldi in collaborazione con l’associazione Monforte Martina Libri e la Pro Loco di Monforte.

Mara Martellotta

Gli appuntamenti della Fondazione Torino Musei

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AGENDA APPUNTAMENTI FONDAZIONE TORINO MUSEI
5-11 settembre 2025

 

VENERDI 5 SETTEMBRE

 

Venerdì 5 settembre dalle ore 18

MOSTRE D’ARTE TRA ITALIA E GIAPPONE NEGLI ANNI VENTI. IL CASO DI ETTORE VIOLA

MAO – Conferenza a cura di Motoaki Ishii, Università delle Arti di Osaka

Introduce Stefano Turina, Università degli Studi di Torino

In collaborazione con CeSAO  – Centro Studi sull’Asia Orientale

Nel 1923 l’ambasciatore del Regno d’Italia a Tokyo, Giacomo De Martino, ebbe l’idea di organizzare una mostra d’arte italiana nella capitale del Giappone che però venne sopressa due volte: la prima a causa del Grande Terremoto del Kanto avvenuto lo stesso anno e la seconda per l’opposizione dell’importante critico d’arte Ugo Ojetti. Bisognerà aspettare il 1928 per vedere sbarcare la prima mostra d’arte italiana contemporanea a Tokyo grazie al deputato e militare Ettore Viola. Lo stesso Viola collaborò in seguito alla realizzazione della celebre mostra d’arte giapponese a Roma nel 1930. La conferenza indagherà le travagliate vicende dell’organizzazione della prima mostra d’arte italiana in Giappone grazie a Ettore Viola, e dell’importante mostra d’arte giapponese giunta poi in Italia.

Partecipazione gratuita fino a esaurimento posti disponibili.

Nato a Maebashi, Gumma, Giappone, il Prof. ISHII Motoaki si è laureato in Legge presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università statale di Tokyo, poi in Lingua e Letteratura Italiana presso la Facoltà di Lettere della medesima università. Cambiando l’indirizzo a Storia dell’Arte, ha conseguito il titolo di Master e il Ph. D. nel 1997 alla Graduate School dell’Università di Tokyo. Nel frattempo si è recato in Italia grazie a una borsa di studio del Governo Italiano ottenendo nel 2001 il Ph. D. alla Scuola Normale Superiore di Pisa con la tesi dal titolo “Venezia e il Giappone – studi sugli scambi culturali nella seconda metà dell’Ottocento”. Attualmente il professore ordinario all’Università delle Arti di Osaka, il prof. Ishii ha tenuto un corso sulla storia degli scambi culturali tra l’Italia e il Giappone al Corso di Storia dell’Arte dell’Asia Orientale e Arti visive, spettacolo e design dell’Asia Orientale dell’Università degli Studi di Milano nel 2019.

 

Venerdì 5 settembre dalle ore 18.30

S.O.N.O.G.E.O.M.E.T.R.I.A. Un’azione condivisa tra scultura e suono, sguardo e corpo.

FINISSAGE MOSTRA ALICE CATTANEO. DOVE LO SPAZIO CHIAMA IL SEGNO

GAM – Performance musicale

Intervento sonoro di Alice Cattaneo, Chiara Lee e freddie Murphy

Performer: Camilla Soave

All’interno della mostra dedicata al lavoro di Alice Cattaneo, Dove lo spazio chiama il segno, S.O.N.O.G.E.O.M.E.T.R.I.A. è un intervento site-specific a sei mani (e molti speaker) che mette in dialogo le sculture dell’artista con una tessitura sonora, composta da gesti, materiali e frammenti d’ambiente.

Nessuna messa in scena, nessuna interpretazione: piuttosto un attraversamento diretto e spaziale, materico e organico.

Una performer, corpo consapevole, interagisce con le opere tramite una serie di azioni minime: attivazioni sonore che si espandono nello spazio attraverso dieci casse Bluetooth, ognuna depositaria di un suono-ombra. Sono i suoni delle opere stesse, raccolti e registrati — lo spostamento, la caduta, il trascinamento, la frizione con il suolo — e poi lavorati per essere reimmessi nello spazio come eco materiche. Una forma di campionamento ambientale che si fa geografia, archivio, presenza.

Durante l’intervento, il suono si dispone nello spazio, si sedimenta, si sovrascrive negli interstizi dell’ambiente. L’interfono — come gesto finale e intrusivo — interrompe e ridefinisce il paesaggio acustico, mentre la performer raccoglie e riposiziona le casse in un nuovo assetto.

Il giardino che ne emerge, o foresta sonora, diventa un’ulteriore opera, effimera ma concreta, in cui tutto si stratifica e si tiene: corpo, gesto, materia, voce degli oggetti.

L’installazione rimarrà visitabile fino al 7 settembre.

Info: gamtorino.it

 

 

SABATO 6 SETTEMBRE

 

Sabato 6 settembre ore 12-16

FINISSAGE MOSTRA HAORI

MAO – presentazione catalogo, rinfresco e proiezione

La giornata di sabato si apre con la presentazione del catalogo della mostra, edito da Silvana Editoriale. Il catalogo si sviluppa seguendo passo dopo passo il percorso espositivo e le sue sezioni tematiche, proponendo approfondimenti critici che offrono chiavi di lettura storiche, artistiche e culturali, con particolare attenzione alla complessità iconografica degli abiti esposti e al contesto in cui furono creati e indossati. Ampio spazio è dedicato alle opere degli artisti contemporanei invitati: Kimsooja Royce Ng, Yasujirō Ozu, Tobias Rehberger e Wang Tuo.

Il volume include inoltre saggi inediti a cura di Lydia Manavello, Silvia Vesco e Anna Musini, che approfondiscono temi quali l’estetica maschile nell’abbigliamento giapponese, le dinamiche storiche del periodo Taishō e Shōwa, e il ruolo della moda come veicolo di propaganda, identità e trasformazione culturale.

Il catalogo intende essere anche un dispositivo di lettura trasversale, che consente di cogliere le interconnessioni tra passato e presente, tra patrimonio materiale e riflessione artistica contemporanea. Un invito a proseguire idealmente il viaggio iniziato in mostra, alla scoperta di un Giappone più complesso e stratificato di quanto spesso le narrazioni canoniche lascino immaginare.

Al termine della presentazione, sarà offerto un light lunch a tutti i partecipanti, un momento di convivialità per favorire il dialogo tra esperti, appassionati e visitatori.

Nel pomeriggio, alle ore 14, il programma prosegue con la proiezione del film Inizio d’estate (1951), capolavoro di Yasujirō Ozu che, attraverso la sua poetica delicata e profonda, offre uno sguardo intimo sulla società giapponese dell’epoca.

L’ingresso è gratuito previa prenotazione al link.

DOMENICA 7 SETTEMBRE

 

Domenica 7 settembre

CHIUDONO LE MOSTRE ALLA GAM

FAUSTO MELOTTI. LASCIATEMI DIVERTIRE!

ALICE CATTANEO. DOVE LO SPAZIO CHIAMA IL SEGNO

GIOSETTA FIORONI

Info: gamtorino.it

 

Domenica 7 settembre

AL MAO CHIUDONO LA MOSTRE

HAORI. Gli abiti maschili del primo Novecento narrano il Giappone

ADAPTED SCENERIES

PAESAGGI DA SOGNO. Le 53 stazioni della Tokaido

Info: maotorino.it

 

Domenica 7 settembre ore 15

PROIEZIONE VIAGGIO A TOKYO (1953) DI YASUJIRŌ OZU

MAO – proiezione film in occasione del finissage della mostra Haori

Domenica 7 settembre alle ore 15 il MAO propone la proiezione del maggiore capolavoro di Ozu, Viaggio a Tokyo (1953). Il film, unanimemente riconosciuto come uno dei più grandi film della storia del cinema di tutti i tempi, esplora con straordinaria sensibilità i mutamenti della società giapponese nel secondo dopoguerra, dialogando idealmente con i temi di trasformazione culturale e sociale evocati dalla collezione di abiti in mostra ma, al contempo, evocando emozioni universali.

L’ingresso è gratuito previa prenotazione al link.

 

 

LUNEDI 8 SETTEMBRE

 

Da lunedì 8 a giovedì 11 settembre

FUTURES LITERACY / CAPTURING THE INTANGIBLE

GAM – Workshop

Negli spazi della GAM si svolge il workshop condotto da Caterina Tiazzoldi, architetta e artista di fama internazionale. L’iniziativa è rivolta in particolare agli studenti dell’Accademia Albertina di Belle Arti, al Politecnico di Torino ed altri cittadini. Rappresenta un’opportunità formativa di alto livello per riflettere, creare e dialogare intorno al tema dei futuri urbani. Il laboratorio esplorerà, attraverso il quadro concettuale dell’UNESCO Futures Architecture Literacy e il Progetto Europeo Dialog City (https://dialogcity.eu/), come lo spazio pubblico possa diventare luogo di socializzazione e visione condivisa, utilizzando strumenti digitali, materiali riciclati e pratiche collaborative.

Info e prenotazioni: infogamdidattica@fondazionetorinomusei.it e sul sito

 

 

MERCOLEDI 10 SETTEMBRE

 

Mercoledì 10 settembre

PROIEZIONE A THOUSAND DREAMING PLATEAUS DI DABAL KIM

MAO – dal 10 al 20 settembre – proiezione in loop

Il MAO, in collaborazione con il Consolato Generale della Repubblica di Corea, propone la proiezione del film A Thousand Dreaming Plateaus, cinepoema di 14 minuti senza dialoghi che attraversa tre luoghi simbolici della Corea del Sud: dall’antico altare imperiale di Hwangudan a un’isola immaginaria dove acqua e terra si fondono. Privo di una narrazione lineare, il film si configura come uno scavo poetico del tempo, sulle tracce di riti dimenticati e paesaggi in continua trasformazione.

Attraverso performance scultoree e gesti rituali, l’opera esplora le intersezioni fluide tra memoria, corpo e territorio, trasportando lo spettatore in un regno ipnotico e sensoriale. Il titolo evoca una molteplicità di significati stratificati: “mille” indica infinite variazioni, “sognare” è un viaggio tra memoria e realtà, mentre “altopiani” allude a paesaggi contemplativi in cui storia e natura si riscrivono costantemente.

Ingresso libero fino a esaurimento posti disponibili.

 

GIOVEDI 11 SETTEMBRE

 

Giovedì 11 settembre ore 18:00

RICCARDO VENTURI

Giardini di carta. L’erbario dalla botanica alle arti visive

GAM – conferenza del ciclo RISONANZE – Primo ciclo di Conferenze tra Arte e Filosofia

Tra giugno 2025 e marzo 2026 la GAM di Torino organizza un ciclo di incontri, in collaborazione con il Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’Educazione dell’Università degli Studi di Torino, curato da Chiara Bertola e Federico Vercellone. Gli incontri, articolati in singole conferenze, ripercorrono i temi delle Risonanze che attraversano la programmazione espositiva della GAM dall’ottobre il 2023 alla primavera del 2026: luce, colore e tempo; ritmo, struttura e segno; incanto, sogno e inquietudine, e vedono la partecipazione di studiosi e studiose di rilievo internazionale nel campo della filosofia, della storia dell’arte e delle scienze umane, offrendo un’occasione unica di riflessione interdisciplinare, in cui pensiero e visione si intrecciano per generare nuovi livelli di lettura delle opere e dell’esperienza estetica.

Quarto appuntamento:

RICCARDO VENTURI

Giardini di carta. L’erbario dalla botanica alle arti visive

Curioso è il destino dell’erbario: nato come strumento scientifico nelle mani della botanica per raccogliere, classificare e illustrare specimen vegetali, come farmacopea o elenco di farmaci, non ha cessato di affascinare filosofi, scrittori e artisti. Senza ricusare la sua origine scientifica, l’erbario è così diventato un giardino di carta, un dispositivo verbo-visivo o un iconotesto poetico da cui si sprigiona la potenza delle immagini, la capacità di cogliere il dettaglio, di salvare l’effimero dall’oblio. Malgrado il carattere mortifero delle piante seccate e spillate sulla pagina, l’erbario è stato percepito come un eden in miniatura se non come un vero e proprio oggetto magico, una rêverie capace di riconnetterci e non alienarci al mondo vivente. Radicato nella tradizione naturalista, non mancano infine tentativi di realizzare erbari della vita quotidiana e urbana, a partire dal flâneur – quel “botanico del marciapiede” impegnato a erborare sull’asfalto, secondo la visione di Baudelaire e Walter Benjamin – e fino all’ecologia ferroviaria. Con questo intervento mi propongo di rivenire sulla parabola e sul destino degli erbari, dalla botanica alle arti visive.

Costo per ogni conferenza: 6€

Abbonamento per le 6 conferenze: 27,96 € comprensivo del diritto di prevendita

Acquisto solo online a questo link: https://www.gamtorino.it/it/evento/riccardo-venturi-giardini-di-carta-lerbario-dalla-botanica-alle-arti-visive/

 

 

 


Visite guidate in museo alle collezioni e alle mostre
 di Palazzo Madama, GAM e MAO
a cura di Cooperativa Sociale Mirafiori.
Per informazioni e prenotazioni: 011.52.11.788 – prenotazioniftm@arteintorino.com

https://www.arteintorino.com/visite-guidate/gam.html
https://www.arteintorino.com/visite-guidate/mao.html
https://www.arteintorino.com/visite-guidate/palazzo-madama.html

Film Commission  protagonista alla 82° Mostra di Venezia

Un anniversario, un film d’apertura e un territorio in primo piano: 
 
– 25 anni di attività: la Fondazione celebra un traguardo importante nel segno del cinema internazionale
– Torino sul red carpet: il nuovo film di Paolo Sorrentino, «La Grazia», girato in città con il sostegno della FCTP, inaugura la kermesse
– Un territorio protagonista: oltre al titolo inaugurale, altri tre progetti realizzati in Piemonte portano a Venezia il talento e le eccellenze locali

Sarà un compleanno speciale quello che Film Commission Torino Piemonte si appresta a festeggiare a Venezia: un quarto di secolo a sostegno delle produzioni cinematografiche e audiovisive, della creatività e della forza produttiva della regione.

Questo anniversario coincide con un traguardo prestigioso: il film scelto per l’apertura dell’82a edizione, La Grazia, l’atteso lungometraggio scritto e diretto dal premio Oscar Paolo Sorrentino, è stato infatti girato a Torino con il sostegno della Fondazione e sarà presentato in Concorso in anteprima mondiale domani, mercoledì 27 agosto.

Un risultato che conferma Torino e il Piemonte come set e laboratorio creativo di primo piano, capaci di attrarre grandi autori e nuove produzioni riconosciute anche a livello internazionale.

FTCP porta inoltre a Venezia 82. altri tre progetti, un lungometraggio, un documentario e un cortometraggio, realizzati sul territorio grazie ai propri fondi e servizi.

  • Giovedì 28 agosto la 40. Settimana Internazionale della Critica – sezione autonoma e parallela organizzata dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI) della Mostra d’Arte Cinematografica – aprirà la decima edizione di SIC@SIC (Short Italian Cinema @ Settimana Internazionale della Critica) con la proiezione del cortometraggio Restare, diretto dal torinese Fabio Bobbio.  Il film breve, interamente girato nel Canavese, è prodotto da Ginko Film con le società torinesi Filmine e Malfè Film ed è stato realizzato con il sostegno di Film Commission Torino Piemonte – Short Film Fund.
  • La XXII edizione delle Giornate degli Autori – Venice Days presenterà inoltre, sempre giovedì 28, La Gioia di Nicolangelo Gelormini: unico film italiano in concorso, Il lungometraggio è stato realizzato a Torino nel novembre 2024 con il sostegno di Film Commission Torino Piemonte e con il contributo del FESR Piemonte 2021-2027 – Bando Piemonte Film TV Fund.
  • Giovedì 4 settembre sarà la volta del documentario firmato da Pietro Balla e Monica Repetto Tevere Corsaro, realizzato con il sostegno di Film Commission Torino Piemonte – Piemonte Doc Film Fund, che sarà presentato alle Giornate degli Autori nella sezione #confronti.
La presenza di Film Commission Torino Piemonte a Venezia 82. sarà anche occasione per presentare – nel corso di un incontro presso Blue Lounge, nuovo spazio eventi realizzato nei rinnovati ambienti della piscina Bluepool, venerdì 29 agosto, su invito – le nuove sessioni dei film funds che nel 2025 mettono a disposizione 8 milioni di euro per la produzione audiovisiva.

Torna “Attraverso Festival”

Tra pensiero critico, grande musica, comicità e poesia nei paesaggi patrimonio UNESCO del Piemonte meridionale

dal 28 al 31 agosto

Giovedì 28 agosto
OVADA (AL), Parco Villa Gabrieli
ore 18.30
RAFFAELLA ROMAGNOLO
Manuale per scrittori di successo
con la partecipazione di Paola Bigatto

Venerdì 29 agosto
CASTELLAZZO BORMIDA (AL), Chiesa di Santa Maria della Corte
ore 21.00, ingresso 20 €
STEFANO MASSINI
La ricerca della felicità
musiche dal vivo di Luca Roccia Baldini

Sabato 30 agosto
MORNESE (AL), Piazza del Municipio
ore 21.00, ingresso 18 €
UMBERTO GALIMBERTI
Dialogo con Platone sulle cose dell’amore

Domenica 31 agosto
ALESSANDRIA (AL), Teatro Alessandrino
Ore 21.00, ingresso 25 €
FILOSOFÀ – Disquisizioni comiche da divano
con CORRADO NUZZO e MARIA DI BIASE
la partecipazione di MATTEO SAUDINO
con Orchestrina Filosofante e Federico Basso
in occasione del Capodanno alessandrino
incursioni urbane con la BANDAKADABRA
Dopo una breve pausa ricomincia la decima edizione di Attraverso Festival che porta nel cuore del Piemonte meridionale grandi protagonisti della cultura, della filosofia e del teatro. Dal 28 al 31 agosto sarà la provincia di Alessandria a farsi palcoscenico di quattro appuntamenti di grande richiamo, che intrecciano narrazione, pensiero e comicità.

Si comincia giovedì 28 agosto a Ovada con Raffaella Romagnolo, finalista al Premio Strega, che insieme a Paola Bigatto presenta il nuovo Manuale per scrittori di successo: un incontro che unisce letteratura e teatro, offrendo al pubblico una riflessione ironica e disincantata sul mestiere dello scrivere.

 

Venerdì 29 agosto a Castellazzo Bormida sarà protagonista Stefano Massini, tra i più grandi narratori italiani, con La ricerca della felicità, accompagnato dalle musiche di Luca Roccia Baldini: un affresco potente che intreccia storia e attualità, capace di restituire in scena le contraddizioni e i sogni del nostro tempo.

Sabato 30 agosto il cortile del Collegio Santa Maria Mazzarello a Mornese accoglie il filosofo Umberto Galimberti, che in dialogo con Platone affronta il tema eterno e sempre attuale dell’amore: uno spazio di riflessione che unisce la classicità alla contemporaneità, con il rigore e la passione che caratterizzano il suo pensiero.


Umberto Galimberti, foto di Fabrizio Travaglio

Gran finale a Alessandria domenica 31 agosto per il “Capodanno alessandrino”, dove il Teatro Alessandrino ospita Filosofà – Disquisizioni comiche da divanoCorrado Nuzzo e Maria Di Biase, insieme al professore-filosofo Matteo Saudino, all’Orchestrina Filosofante, a Federico Basso e con le incursioni urbane della travolgente Bandakadabra, danno vita a uno spettacolo che mescola filosofia, musica e comicità per la manifestazione, nata nel 2004 grazie all’intuizione della fondatrice Monica Moccagatta, che dedica la ventiduesima edizione “all’anno cibernetico”.

 

 

Attraverso Festival è un progetto dell’Associazione Culturale Hiroshima Mon Amour ETS e Produzioni Fuorivia con la collaborazione dell’Ente Aree Protette Appennino Piemontese. Con il patrocinio di Unesco World Heritage List – Paesaggi Vitivinicoli di Langhe Roero e Monferrato, è realizzato grazie al sostegno di Ministero della Cultura, Regione Piemonte e grazie al contributo di Fondazione CRT, Fondazione CRC, Fondazione CRAL e di Banca d’Alba. Con la collaborazione e il sostegno dei comuni di Alessandria, Alba, Bergolo, Bosio, Bra, Busca, Calamandrana, Casale Monferrato, Cassano Spinola/Gavazzana, Castellazzo Bormida, Canelli, Cherasco, Gavi, Gamalero, Grinzane Cavour, La Morra, Morbello, Mornese, Nizza Monferrato, Novi Ligure, Ovada, Rocca Grimalda, Saluzzo, San Cristoforo, Savigliano, Trisobbio. Un ringraziamento speciale va inoltre alla Direzione Regionale Musei Piemonte, ai numerosi soggetti che operano sul territorio e che sono partner fondamentali di questo Festival: Fondazione Amleto Bertoni, Occit’amo, Distretto del Novese, Amici del Forte di Gavi, Associazione Libarna Arte Eventi, Enoteca Regionale Piemontese Cavour – Castello di Grinzane, Ente Turismo Langhe Monferrato e Roero, Alexala, i Consorzi dei vini, i produttori, le associazioni culturali e sociali del territorio.

www.mailticket.itI biglietti per gli spettacoli si possono acquistare tramite il circuito

Quando gli Astigiani corsero il Palio sotto le mura di Alba

Era il primo vero Palio, correva l’anno 1275. Asti e Alba si detestavano. Guelfa la prima, ghibellina e roccaforte angioina la seconda, tra le due città scoppiò un lungo conflitto che si concluse con la vittoria astigiana e, per scherno, gli astesi corsero il primo Palio proprio sotto le mura di Alba. Ma come gli astigiani vivevano il Palio nel Duecento? Mentre Asti si prepara a correre il Palio 2025 andiamo indietro nel tempo di 750 anni quando nacque la storica manifestazione. Tutta la città vi partecipava, anche più di adesso, gli astigiani si riversavano in massa per le strade cittadine, affollavano quello che oggi è corso Alfieri accompagnando fantini e cavalli montati a pelo, senza sella, come avviene oggi, con urla forsennate sullo sfondo di una “foresta” di torri, oltre 120 che circondavano Asti. Otto secoli fa il Palio non era solo una festa religiosa, aveva un carattere anche politico, come segno di sfida simbolica al potere angioino. Era più di una corsa, era un momento di unità e di orgoglio per la città che cercava di riaffermare la propria indipendenza con una competizione accesa e spettacolare tra le contrade, con banchetti, musica e celebrazioni. Così Asti viveva il Palio verso la fine del XIII secolo ed era tutt’altro che una piccola comunità, contava quasi 50.000 abitanti contro i 73.000 di oggi.
 Sono molte le città che organizzano il Palio, il più popolare è quello di Siena in Piazza del Campo ma non è il più antico d’Italia. Per trovare il più antico bisogna andare proprio ad Asti. I 750 anni del Palio di Asti verranno festeggiati domenica 7 settembre con la tradizionale corsa a cavallo nella centrale piazza Alfieri ma come si svolgeva in pieno Medioevo? A quell’epoca Asti era una potente città guelfa, nemica di Alba, Alessandria e Acqui Terme, tutte ghibelline, e con l’arrivo di Carlo I d’Angiò nel nord della penisola, Asti scese in guerra contro le le truppe angioine. Il conflitto durò quindici lunghi anni e terminò con la battaglia di Roccavione nel novembre 1275 e la vittoria degli astigiani. In quell’occasione, come scrisse il cronista locale Guglielmo Ventura, gli astigiani corsero il primo Palio proprio sotto le mura della nemica Alba, sostenuta dagli angioini, dopo aver saccheggiato le vigne confinanti. Un sorta di “Palio di guerra” fortemente voluto dagli astesi per umiliare Alba. In realtà, fino alla metà del Trecento, la corsa si svolse “alla tonda” in un percorso circolare che corrispondeva più o meno all’area delle piazze Alfieri e Libertà. Quando Gian Galeazzo Visconti, signore di Asti, fece costruire una nuova cittadella fortificata, la corsa non si tenne più “alla tonda” ma “alla lunga”, su un percorso lineare di due chilometri e mezzo lungo corso Alfieri. Rispetto ad oggi il Palio si correva il 1 maggio, giorno della festa di San Secondo, patrono della città.                                              Filippo Re
nella seconda foto affresco della corsa del Palio “alla lunga” di Ottavio Baussano nel palazzo del Comune di Asti.

Le grange dei marchesi Cavour e Gozzani

Le grange vercellesi costituivano già nei tempi antichi un vasto territorio compreso tra Crescentino, Livorno Ferraris, Trino e 
Fontanetto Po, rappresentando fonte di ricchezza per la presenza di abbondante acqua.
Continuamente contese dalle comunità e abbazie di San Genuario e Lucedio, erano considerate le fattorie dei monasteri. L’abbazia di Santa Maria di
Lucedio fu costruita nel 1109 al tempo di Guglielmo I° di Monferrato, passata ai monaci cistercensi provenienti dalla Francia con atto del 1123 redatto dal marchese Rainero. La tenuta di Lucedio era costituita dalle attuali grange di Castel Merlino, Montarolo (Montis Auriolo), Montarucco, Ramezzana, Darola ovvero la Versailles delle risaie (Corte Auriola), Leri (Alerii) e con altri appezzamenti del Canavese e Monferrato rappresentò la massima espansione della risicoltura.
Leri, una delle grange più antiche, comprendeva una fortificazione oggi inesistente e fu bonificata dai monaci per la coltivazione del riso, acquisita dal monastero di San Genuario nel 1179. Lucedio era una posizione strategica lungo la via Francigena, motivo di scontro tra le dinastie Gonzaga, Savoia e Napoleone, rappresentando un centro di potere economico, politico e religioso. Con l’occupazione francese del Piemonte, la tenuta di Lucedio venne divisa con Decreto della Commissione Esecutiva del 1801 in seimila azioni del valore di 500 lire ciascuna, obbligandone l’acquisto ai cittadini più facoltosi, ma nel 1804 ritornò al demanio. Nel 1807 Napoleone cedeva Lucedio e le sei grange al cognato Camillo Borghese, governatore generale del Piemonte prima della restaurazione, per tre milioni di lire quale quarta parte del prezzo delle 322 opere formanti la galleria d’arte romana del valore di dodici milioni di lire, da lui venduta al governo francese.
Caduto Napoleone, Borghese voleva vendere le sette grange ai privati, ma i Savoia ne sequestrarono i beni dalla Magistratura. Ritenuto illegale il sequestro dal protocollo di Parigi del 1816, le grange furono vendute  dal Borghese nel 1818 al marchese Michele Benso di Cavour, al marchese Carlo Giovanni Gozzani di San Giorgio (figlio di Carlo
Antonio e Sofia D’Oria) e a Luigi Festa, direttore di una società immobiliare di affitti proprietà di Giuseppina Gattinara e Marco Antonio Olivero, già tenutaria delle grange concessa dal demanio nel 1807. La spartizione della tenuta avvenne nella misura di 24/24: 6/24 al Festa con Darola, Montarolo e 1/2 Ramezzana, 6/24 al Cavour con Leri e Montarucco, 12/24 al Gozzani con Lucedio, Castel Merlino, 1/2 Ramezzana e la tenuta S. Bernardino di Trino. La spartizione effettiva avvenne solo nel 1822. All’Ordine Mauriziano furono restituite prima le tenute di Montonero nel 1818, quindi Gazzo e Pobietto nel 1827, già passate al demanio e poi vendute alle Regie Finanze dello Stato nel 1854.
La comunità di Lucedio fu così soppressa e aggregata al comune di Trino nel 1818 e ancora oggi ne forma una frazione. Michele Benso era in effetti l’amministratore di Lucedio, ma il Borghese voleva inserire al suo posto Evasio Gozzani di San Giorgio, già amministratore, con il figlio Giuseppe, del Borghese e della moglie Paolina Bonaparte nelle segreterie di Roma. Non trovando accordo economico, Evasio (definito il marchese pazzo) propose l’acquisto di Lucedio al nipote Carlo Giovanni, il quale era già in affari con il Benso per la creazione della prima società di navigazione del lago Maggiore con una società di Locarno. Evasio riuscì ad inserire in casa Borghese il nostro architetto Luigi Canina, dove ebbe inizio la propria fortuna. Carlo Giovanni nel 1827 lasciò in eredità il suo enorme patrimonio, costituito in sette milioni di lire, al cugino d’Austria Felice Carlo Gozani.
Con il proprio fallimento dichiarato dal tribunale di Casale nel 1861, in parte dovuto al gioco d’azzardo, Felice Carlo fu costretto a vendere le grange di Lucedio a Raffaele de Ferrari duca di Galliera, insignito nel 1875 del titolo principe di Lucedio per i servizi resi alla patria dai Savoia con Regio Decreto. Le stazioni ferroviarie genovesi furono intitolate ai coniugi de Ferrari, Genova Principe di Lucedio de Ferrari e Genova Brignole dal nome della moglie Maria Brignole Sale. Tramite l’acquisto del conte Paolo Cavalli d’Olivola nel 1937, oggi Lucedio è proprietà della figlia contessa Rosetta, pronipote della contessa Paolina Gozani sepolta a Casale nella tomba gentilizia del marito Alessandro Cavalli d’Olivola, legale del padre Felice Carlo sepolto a San Giorgio nella tomba gentilizia del conte Umberto Cavalli d’Olivola. Il marchese Carlo Giovanni e i suoi genitori sono sepolti nel sotterraneo, da loro acquistato, della chiesa parrocchiale di San Giorgio edificata dal nonno di Carlo Giovanni, marchese Giovanni Battista Gozzani.
Titus Gozani, ultimo marchese di San Giorgio vivente della linea austriaca e la moglie Eva Maria Friese, abitanti in Germania, nel 1998 fecero visita alla cugina Rosetta nella tenuta di Lucedio e nel 2019 ritornarono, su nostro invito, nelle proprietà dei loro antenati, i palazzi Treville e San Giorgio Gozzani di Casale e il castello Gozzani di San Giorgio. Il padre di Titus, marchese Leo Ferdinando III°, incontrò nel 1937 il cugino conte Paolo Cavalli d’Olivola nel castello Gozzani di San Giorgio. La grangia di Leri proprietà di Michele Benso, vicario e sovraintendente generale di polizia e politica di Torino, venne affidata nel 1835 al secondogenito Camillo e alla contessa di Clermont-Tonnerre, società che si sciolse con la morte del marito.
La nuova società formata dal conte Camillo Benso di Cavour, dal fratello primogenito marchese Gustavo e dall’agricoltore Giacinto Corio portò una forte innovazione all’azienda applicando i nuovi principi dell’agronomia, confermando quanto Camillo aveva manifestato nella valorizzazione delle
Langhe. Da pochi anni è in corso un progetto di recupero per tutelare e valorizzare il Borgo Leri Cavour, luogo di riposo dello statista, promosso dall’associazione L.E.R.I. Cavour ODV presieduta da Roberto Amadè. Il Borgo ha organizzato domenica 11-12-2022 il primo concerto di Natale sul piazzale della chiesa, ospitando il Casale Coro diretto dal maestro Giulio Castagnoli.
Armano Luigi Gozzano 

Al Filatoio di Caraglio Helmut Newton e alla Castiglia di Saluzzo Ferdinando Scianna

Il Filatoio di Caraglio e la Castiglia di Saluzzo, esemplari unici del patrimonio architettonico piemontese,  ospiteranno nell’autunno 2025 due mostre monografiche su due protagonisti indiscussi della fotografia del Novecento, Helmut Newton (1920-2004) e Ferdinando Scianna (1943).

Al Filatoio di Caraglio, nel Cuneese, antico setificio seicentesco tra i più importanti d’Europa, oggi polo culturale e sede del Museo del Setificio Piemontese, dal 23 ottobre prossimo al 1 marzo 2026 sarà allestita l’esposizione intitolata “Helmut Newton. Intrecci”.
La mostra riunisce oltre cento fotografie, tra cui diversi scatti inediti, frutto delle prestigiose collaborazioni con brand di fama internazionale come Yves Saint Laurent, Ca’ del Bosco, Blumarine, Absolute Vodka e Lavazza.

La rassegna è  curata da Matthias Harder, direttore della Helmut Newton Foundation di Berlino, ed è  introdotta da una serie di fotografie che hanno consacrato Newton come uno dei più celebri fotografi di moda del mondo, e restituisce lo sguardo audace di un autore capace di creare scenari onirici, ambigui e provocatori. La complicità con modelle come Monica Bellucci, Nadia Auermann, Kate Moss, Carla Bruni e Eva Herzigova, unita alla fiducia da parte degli stilisti, delle riviste e dei brand internazionali, gli ha permesso di ridefinire canoni della fotografia, facendone un linguaggio teatrale e evocativo. Nel corso degli anni Newton si è  avvicinato alle grandi committenze della moda, sviluppando anche progetti per marchi prestigiosi del mondo produttivo, come la Lavazza, esplorando aspetti nuovi del suo stile, sempre iconico e radicale.
“Helmut Newton. Intrecci”, appositamente concepita per il Filatoio di Caraglio dalla Fondazione Artea, realizzata in collaborazione con il Comune di Caraglio, offre un percorso originale, approfondendo alcuni aspetti inediti della carriera del grande fotografo.
Analogamente ad un’altra esposizione, sempre promossa dalla Fondazione Artea e dedicata a Ferdinando Scianna, ospitata alla Castiglia di Saluzzo, nel Cuneese, antica fortezza e residenza marchionale, oggi spazio museale e luogo del contemporaneo, che negli ultimi due anni ha accolto progetti dedicati ai grandi maestri della Magnum Photos.
Dal 24 ottobre 2025 al primo marzo 2026 verrà ospitata, infatti, alla Castiglia di Saluzzo, la personale di Ferdinando Scianna, originario di Bagheria nel 1943, primo fotografo italiano ad essere annoverato tra i membri della prestigiosa agenzia internazionale.

La mostra reca il titolo “La moda, la vita” ed è curata dal direttore artistico de ‘Le Stanze della Fotografia’ a Venezia, Denis Curti, realizzata in collaborazione con il Comune di Saluzzo, e indaga uno dei capitoli meno noti della carriera di Scianna, la moda. Si tratta di un tema che l’artista affronta utilizzando il linguaggio da fotogiornalista e scardinando ogni estetica patinata a favore di una narrazione più umana. Esemplificativa, in questo percorso, la campagna promossa per Dolce &Gabbana, con la modella Marpessa, ambientata in diverse località della Sicilia.
Il percorso espositivo presenta oltre novanta fotografie, che costituiscono la produzione di Scianna realizzata tra la fine degli anni Ottanta e gli inizi degli anni Novanta, per alcune delle più importanti riviste al mondo come Stern, Vogue e Vanity Fair. Negli scatti di Scianna si fondono memoria e intuizione, fotografia e letteratura, etica e stile, in un approccio che ha consentito all’artista di capovolgere i modelli in genere consacrati al fascino delle passerelle, rendendo la fotografia di moda un racconto visivo capace di mantenere intatto il legame tra verità, cultura e immagine.

Mara   Martellotta

Liberty misterioso: Villa Scott

Oltre Torino: storie miti e leggende del torinese dimenticato

È luomo a costruire il tempo e il tempo quando si specchia, si riflette nellarte 

Lespressione artistica si fa portavoce estetica del sentire e degli ideali dei differenti periodi storici, aiutandoci a comprendere le motivazioni, le cause e gli effetti di determinati accadimenti e, soprattutto, di specifiche reazioni o comportamenti. Già agli albori del tempo luomo si mise a creare dei graffiti nelle grotte non solo per indicare come si andava a caccia o si partecipava ad un rituale magico, ma perché  sentì forte la necessità di esprimersi e di comunicare.

Così in età moderna – se mi è consentito questo salto temporale – anche i grandi artisti rinascimentali si apprestarono a realizzare le loro indimenticabili opere, spinti da quella fiamma interiore che si eternò sulla tela o sul marmo.  Non furono da meno gli  autori delle Avanguardie del Novecento  che, con i propri lavori disperati, diedero forma visibile al dissidio interiore che li animava nel periodo tanto travagliato del cosiddetto Secolo Breve.

Negli anni che precedettero il primo conflitto mondiale nacque un movimento seducente ingenuo e ottimista, che sognava di ricreare la natura traendo da essa motivi di ispirazione per modellare il ferro e i metalli, nella piena convinzione di dar vita a fiori in vetro e lapislazzuli che non sarebbero mai appassiti: gli elementi decorativi, i ghirigori del Liberty, si diramarono in tutta Europa proprio come fa ledera nei boschi. Le linee rotonde e i dettagli giocosi ed elaborati incarnarono quella leggerezza che caratterizzò i primissimi anni del Novecento, e ad oggi sono ancora visibili anche nella nostra Torino, a testimonianza di unarte raffinatissima, che ha reso la città sabauda capitale del Liberty, e a prova che larte e gli ideali sopravvivono a qualsiasi avversità e al tempo impietoso. (ac)

Torino Liberty

1.  Il Liberty: la linea che invase l’Europa
2.  Torino, capitale italiana del Liberty
3.  Il cuore del Liberty nel cuore di Torino: Casa Fenoglio
4.  Liberty misterioso: Villa Scott
5.  Inseguendo il Liberty: consigli “di viaggio” per torinesi amanti del Liberty e curiosi turisti
6.  Inseguendo il Liberty: altri consigli per chi va a spasso per la città
7.  Storia di un cocktail: il Vermouth, dal bicchiere alla pubblicità
8.  La Venaria Reale ospita il Liberty:  Mucha  e  Grasset
9.  La linea che veglia su chi è stato:  Il Liberty al Cimitero Monumentale
10.  Quando il Liberty va in vacanza: Villa  Grock

Articolo 4. Liberty misterioso: Villa Scott

Talvolta il cinema va in cerca di luoghi suggestivi e unici, per rendere la pellicola ancora più indimenticabile. Uno di questi ambienti da cellulosa si trova nella collina torineseuna villa silenziosaNascosta in un elegante “vedo non vedo” tra il verde degli alberil’abitazione si affaccia indifferente sul panorama torinese che si prostra poco più in  delle sue fondamenta. È Villa Scott, situata in Corso Giovanni Lanza 57, uno dei più fulgidi esempi dello stile floreale a livello nazionale. Il committente, Alfonso Scott, consigliere delegato della Società Torinese Automobili Rapid, nel 1901 acquista un appezzamento di terreno precollinare affidando l’incarico di costruire una villa per la propria famiglia all’ingegnere Fenoglioche allora aveva 36 anni

Fenoglio si impegna nella costruzionedando al  progetto caratteristiche architettoniche di alto pregio, con una chiara apertura al Liberty, e con prospetti caratterizzati da decorazioni floreali in litocemento e in ferro battutoAlla morte di Alfonso Scott, la villa passa alle Suore della Redenzioneche la utilizzano per ospitare un collegio femminilenoto con il nome di Villa Fatima. Fenoglioche lavora al progetto di Villa Scott in collaborazione con il collega Gottardo Gussonirisolve le difficoltà di realizzazione – dato che vi è un dislivello di ben 24 metri tra la villa e il cancello d’ingresso – con una scalinata e con l’inserimento di diversi corpi di fabbricaaccanto al complesso principale lievemente curvilineo della villa. Il volume della costruzione è arricchito da un apparato decorativo che trae vita anche dalla scala esternaL’edificio viene completato nel 1902, anno in cui Fenoglio si dedica anche alla palazzina Fenoglio-La Fleur di corso Francia angolo via Principi d’AcajaNel contesto dell’ampio spazio verde in cui è ubicata Villa Scott, si stagliano netti i due corpi laterali a torrettauno su quattro livelliun altro sutre, ma con un bovindo quadratocollegati da una veranda vetrata sormontata da una terrazza.  La pianta di Villa Scott è amabilmente articolata in un gioco di loggebovindivetrategli elementi litocementizi di finitura murariaripieni e turgidi con misura, quasi rinviano all’ultimo barocco, con radiosi richiami ecletticiLa fantasmagoria floreale, la fitta lavorazione del terrazzinogli ariosi loggia-ti laterali, la decorazione a stucchi e boiseries di color crema e oroil tutto perfettamente in armoniacon l’arredo interno, un mobilio apertamente ispirato a un fioritoLuigi XVI, ne fanno una dimora elegante e raffinata, e piuttosto suggestivatanto che il regista Dario Argento vi ha ambientato uno dei più celebri gialli italianiProfondo rosso, del 1975.

Villa Scott viene infatti scelta per essere la villa del bambino urlante e gioca un ruolo essenziale per lo svolgimento della trama: è tra queste mura che si trova la soluzione del mistero. Tra gli appassionatialcuni indentificano la sfarzosa e terribile residenza del film giallo-horror con l’altrettanto celebre Villa Capriglioanch’essa situata in collina e nascosta tra la vegetazionesede inquietante di vicende 

orrorifichepurtroppo più veritiere rispetto a quelle altrettanto spaventose ma irreali di Villa Scott. 

Occorre ricordare che all’epoca delle riprese la villa era utilizzata come collegio femminile e abitata da suore e fanciulle che ovviamente non potevano rimanere  mentre veniva girato il film. La produzione dovette allora trovare un escamotagepoiché non si poteva abbandonare quella location così perfettamente suggestiva! Si decise dunque di offrire un periodo di villeggiatura a Rimini alle suore e a tutte le ragazze del collegio, le quali non opposero alcuna obiezione e con la loro vacanza inaspettata contribuirono alla realizzazione di una delle pellicole horror più conosciute. Dopo un breve periodo di abbandono, la villa è stata  restaurata e adibita a residenza privata.

Alessia Cagnotto

Tsukiko la figlia della luna

Libri

UN VIAGGIO REALE IN QUELLO CHE CREDIAMO IRREALE

 

Giappone, tempi moderni. Poco più che ragazzina, Tsukiko, riceve la devastante notizia della morte dei genitori in un incidente d’auto. Ѐ un colpo terribile alla sua percezione del mondo, rispetto a una vita improvvisamente divenuta banale e vuota di qualunque significato.

A metà fra la sua volontà e la sorte, la vecchia Hana le offre da leggere un libro di insegnamenti spirituali, che però Tsukiko rigetta perché troppo distanti dai suoi stati d’animo straziati dal dolore della perdita. È una battaglia che la spinge a scaraventare il libro sulla parete della sua stanza e a dire a stessa che dovrà trovare da sola le risposte, partendo per un viaggio avventuroso verso la vetta del monte Fuji che le dicono contenga tutte le risposte, incontrando gli Elementi della natura e i loro Spiriti Custodi.

Attraversando Terra, Acqua, Fuoco e Aria giungerà anche a conoscere l’Etere, il quinto elemento.

Ma il suo vero obiettivo resta il Maestro che vive nel monte.

 

L’AUTRICE

Torinese di origine, Monica Felletti è nata il 9 settembre 1977

Dal 2000 vive e lavora a Roma

Da sempre appassionata di spiritismo e parapsicologia, ha investito tutti i suoi sforzi in una ricerca della vera comprensione di ciò che ci sembra inspiegabile.

Negli anni ha fatto parte di alcuni cerchi medianici di alto profilo, sperimentando direttamente le più diffuse tecniche di contatto con l’Aldilà.

E’ intervenuta, attraverso interviste, su canali YouTube dedicati al tema riscuotendo apprezzabile successo. Dopo la pubblicazione de “L’altro lato delle cose” con Serarcangeli editore e la collaborazione ad alcuni testi inerenti spiritismo e medianità, è qui alla sua prima pubblicazione indipendente.