CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 299

La Bohème, messinscena avvincente e cinematografica che trasforma l’opera in attualità

TSN – Teatro Superga Nichelino (TO)

Sabato 17 dicembre, ore 21 

Sabato 17 dicembre salgono sul palco del Teatro Superga l’entusiasmo, la passione, l’amore e le delusioni del gruppo di bohémien più famoso della storia dell’opera in una messinscena diretta, avvincente e cinematografica. Protagonisti: un pianoforte e una nutrita compagnia di cantanti/attori già affermati, sotto la guida del soprano Amelia Felle e del regista Giancarlo Nicoletti, per uno spettacolo fuori dagli stilemi del tradizionale ma pienamente fedele alla drammaturgia pucciniana, senza tagli e compromessi, per dimostrare che l’opera è un linguaggio straordinario e universale, capace di mutare forma e sostanza senza tradire la sua essenza e rinnovandosi, divenendo attuale e contemporanea.

Mimì, Rodolfo, Musetta, Marcello, Schaunard e Colline, personaggi eterni in una Parigi romantica e fuori dal tempo: il passaggio dalla giovinezza spensierata alle responsabilità dell’età adulta in un capolavoro senza età, dolcissimo e crudele al tempo stesso, capace di emozionare e commuovere da sempre.

Sabato 17 dicembre, ore 21

La Bohème

Opera in quattro quadri di Giacomo Puccini

Libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica

Regia di Giancarlo Nicoletti

Con Flavia Colagioia, Silvia Susan Rosato Franchini, Alessandro Fiocchetti, Joseph Dahdah, Annamaria Borelli, Giorgia Costantino, Vladimir Jindra, Matteo Torcaso, Ivan Caminiti, Vittorio Ferlan Dellorco, Martin Kurek

Al pianoforte Umberto Cipolla, Victoria Merkulyeva

Scene Alessandro Chiti

Costumi Vincenzo Napolitano

Disegno luci Daniele Manenti

Direzione musicale Amelia Felle

Biglietti: da 18 a 30 euro

Info

Teatro Superga, via Superga 44, Nichelino (TO)

www.teatrosuperga.it biglietteria@teatrosuperga.it

IG + FB: teatrosuperga

Telegram: https://t.me/tsnteatrosuperga

Grande tensione per il successo di un nuovo giallo di Agatha Christie

All’Erba, sino a domenica 18 dicembre

La specializzazione lunga trent’anni nei gialli di Agatha Christie ha fatto sì che la Grande Dame sia quasi divenuta il marchio di fabbrica di Torino Spettacoli, un tassello sicuro, sempre avvincente e rassicurante, una compagna di viaggio invidiabile e decisamente amica. Dal lontano “Trappola per topi” si è passati, attraverso “La tela del ragno” e “Assassinio sul Nilo” e “Caffè nero per Poirot”, successo dopo successo, al testo del 1958 che oggi il regista Girolamo Angione firma, “L’ospite inatteso”, nella traduzione di Edoardo Erba, la scena di Gian Mesturino, da molti ritenuto il capolavoro dell’autrice.

Un testo in cui, all’aprirsi della scena, tutto sembra già successo e definitivo. Ma, inevitabilmente, si tratta della Christie, quindi “sembra”. Un tale signor Starckwedder, un ingegnere appena tornato dal Golfo Persico, si perde una sera nella campagna nebbiosa inglese, la macchina caduta in un fosso, una richiesta d’aiuto. Lo potrebbe trovare in una casa non troppo lontana dal luogo dell’incidente, la porta è aperta, prova a entrare: nella grande stanza un uomo, il proprietario, ucciso da un colpo di rivoltella, a pochi passi sua moglie Laura, in piedi, terrorizzata, ancora con l’arma tra le mani, pronta a confessare. Non è che l’inizio, non si può certo chiudere qui. E la incessante bravura della Christie, mentre il sopraggiunto si affretta a costruire una nuova verità su quella che più che palesemente gli si è presentata davanti agli occhi, prende ad avviare un plot dove allinea i componenti della casa, l’infermiera Bennett, infermiera e anima insostituibile, il maggiordomo Angell, ambiguo nelle parole e negli atti, disposto al viscido ricatto, il giovane Ian, instabile nella mente, la granitica madre della vittima, il maggiore Farrar, uomo tutto dedito alla propria carriera politica e opportunista, tutti quanti a volersi chiarire come possano essere andati i fatti. Nella tramatura dei dialoghi, nel continuo scoprire colpe, nel gettare alla polizia sospetti e brandelli di parole, nell’intimità delle psicologie poco a poco ricostruite, c’è una inattesa corsa ad una autocolpevolezza, nell’analisi dei comportamenti e degli sguardi c’è la volontà ad allontanare quel che di poco chiaro ci può essere negli altri. Verso la ricostruzione delle vicende che avvolgono una intera famiglia, nel bene e nel male.

Un giallo dove ogni cosa sembra il contrario della propria affermazione, dove la tensione arriva netta al succedersi di ogni scena. Attraverso una innegabile eleganza, la tensione viene mantenuta appieno da una compagnia dove ognuno lascia prendere corpo al proprio personaggio con giusta esattezza; da Andrea Beltramo (che nella prima metà della settimana di repliche ha sostituito Simone Moretto) a Elena Soffiato a Elia Tedesco, a tutti i loro compagni, ognuno partecipa al successo completo della serata. In scena al teatro Erba sino a domenica 18 dicembre.

Elio Rabbione

Le foto dello spettacolo sono di Daniele Serra

“Aspettiamo senza aver paura domani” Lucio Dalla dieci anni dopo

Al “Gobetti” di San Mauro, un concerto – spettacolo per ricordare  Dalla a dieci anni dalla morte

Venerdì 16 dicembre, ore 21

San Mauro Torinese (Torino)

Di formazione jazz, è stato uno dei più importanti ed innovativi cantautori della musica italiana. A dieci anni dalla scomparsa avvenuta improvvisamente, il 1° marzo 2012 (tre giorni prima del suo 69° compleanno), all’Hotel “Plaza” di Montreux – cittadina svizzera sede del “Montreux Jazz Festival”, dove si era esibito la sera prima– il bolognesissimo Lucio Dalla sarà ricordato con un concerto – spettacolo che, dopo aver accolto l’affetto del pubblico in tutt’Italia, arriverà al “Teatro Gobetti” (via Martiri della Libertà, 17) di San Mauro Torinese, venerdì 16 dicembre, alle ore 21. Il titolo, “Aspettiamo senza aver paura domani”, è “rubato” dall’ultimo verso della sua immortale “Futura”, canzone scritta da Lucio a Berlino nel 1979. Si racconta che il cantautore quando arrivò in taxi davanti al “Muro” (che sarebbe stato abbattuto solo dieci anni dopo) chiese al taxista di fermare l’auto per qualche minuto. Scese, si sedette su una panchina a fumare una sigaretta e a guardare l’opera eretta dalla Germania dell’Est, che stava lì dal 1961. Dopo mezz’ora di appunti, note e parole, nasceva “Futura”, la storia d’amore di due giovani preoccupati per il loro futuro ma certi di abbattere il muro della paura e di poter anche progettare una famiglia e dei figli insieme: “e se è una femmina si chiamerà ‘Futura’”. Lo spettacolo, prodotto da “Scena Verticale”, ideato e scritto durante i mesi della pandemia – di e con Sasà Calabrese, Dario De Luca e Daniele Moraca – sarà un viaggio alla scoperta della musica di Dalla, della profondità dei suoi testi e dei significati nascosti nella sua opera. “Lucio Dalla – dicono i responsabili – aveva dita troppo corte per suonare il piano, non conosceva abbastanza la musica per comporre, aveva un fisico lontano da ogni canone, aveva collezionato insuccessi discografici, non aveva una cultura da intellettuale. Eppure è diventato uno dei più grandi cantautori della storia della musica italiana ed è stato così importante anche perché è stato l’artista che, insieme a Roberto Vecchioni, ha riflettuto di più sulla ‘forma canzone’ e sulla sua funzione semiotica e comunicativa”. Un ruolo indubbiamente fondamentale in questo percorso per Lucio lo hanno giocato le sue grandi amicizie intellettuali, in particolare con artisti quali Roberto Roversi, Francesco De Gregori, Dario Fo. In una sua intervista nel 2002, Lucio diceva: “Tutti i testi delle mie canzoni sono sempre piccoli racconti, ipotesi di sceneggiature”. E proprio da queste sue parole nasce l’idea di unire la “forma canzone” con la parola, con l’arte teatrale, cercando di creare uno spettacolo dove le canzoni del genio bolognese arrivino sotto forma di “racconto orizzontale”, come un film, come fossero storie cucite a mano dalla musica. “Canzoni, dunque, cantate e recitate, riflessioni sulla musica, aneddoti sulla vita artistica di Lucio, artista unico e imparagonabile, e di tanti colleghi che formano il frastagliato arcipelago della canzone d’autore italiana, si dipaneranno nello spettacolo in un clima di leggerezza ed ironia, in cui non mancherà il coinvolgimento del pubblico”. In un gesto totale di attesa di futuro e di speranza. Di totale speranza nel futuro. Come scriveva e cantava Lucio: “Il tuo cuore lo sento/ I tuoi occhi così belli non li ho visti mai/ Ma adesso non voltarti/ Voglio ancora guardarti/ Non girare la testa/ Dove sono le tue mani/ Aspettiamo che ritorni la luce/ Di sentire una voce/ Aspettiamo senza aver paura domani”.

Per info: “Cinema Teatro Gobetti”, via Martiri della Libertà 17, San Mauro Torinese (To); tel. 011/0364114 o www.cinemateatrogobetti.it

g.m.

Nelle foto: “Scena Verticale

Ricordando Adriano Olivetti e Gianmaria Testa

Nuovi appuntamenti alla “Fondazione E. di Mirafiore” di Serralunga d’Alba per il “Laboratorio di Resistenza Permanente”

Venerdì 16 e sabato 17 dicembre

Serralunga d’Alba (Cuneo)

Nuovo doppio appuntamento, nell’ambito del “Laboratorio di Resistenza Permanente”, nel Teatro della “Fondazione E. di Mirafiore” di Serralunga d’Alba (via Alba, 15), nata nel 2010 in un edificio storico nel cuore della Langa del Barolo, all’interno del “Villaggio Narrante” in Fontanafredda. Appuntamenti, entrambi, di indubbio interesse incentrati su due figure che hanno partecipato con passione, l’una a fare la storia più alta dell’industria piemontese (e non solo), e l’altra a lasciare un’impronta poetica indelebile nella storia della musica d’autore italiana.

Si inizia venerdì 16 dicembre (ore 19), con un incontro dedicato alla figura di Adriano Olivetti (Ivrea, 1901 – Aigle, Svizzera, 1960), mito dell’industria, della creatività e della cultura italiana nel mondo. A parlarne, partendo dalla presentazione del suo recente libro proprio sulla figura dell’illuminato industriale eporediese, “Adriano Olivetti, un italiano del Novecento” (“Rizzoli”), sarà Paolo Bricco, giornalista (anche lui eporediese), saggista, storico dell’industria e inviato del “Sole 24 Ore”. Olivetti è stato certamente in tutto e per tutto un italiano figlio del suo secolo, ma un italiano “profondamente atipico”. Nel suo libro, frutto di un decennio di ricerche e di scrittura, Paolo Bricco ripercorre “la vita di un uomo di genio e la vicenda industriale e sociale, politica e culturale dell’Italia tra la fine dell’Ottocento e il boom economico”. Non un’agiografia, tiene però a  precisare Bricco, ma uno studio accurato che di Olivetti intende anche mostrare “le contraddizioni, i conflitti e le generose incompiutezze: i legami profondi e tormentati, ad esempio, con i famigliari, le due mogli e le altre donne amate, la passione per l’organizzazione scientifica del lavoro e l’attrazione per la spiritualità, l’astrologia e la sapienza orientale”. Appuntamento decisamente da segnare in agenda.

Di non minore interesse anche il secondo incontro, nato dalla positiva esperienza di due serate dedicate, l’anno scorso, dalla “Fondazione” di Serralunga, a due grandi compositori italiani che hanno lasciato prematuramente le scene: Fabrizio De André e Lucio Battisti. E dunque, quest’anno, ripetendo la bella atmosfera dei precedenti incontri, si andrà a ricordare la grande musica e la poesia di Gianmaria Testa (Cavallermaggiore, 1958 – Alba, 2016), al quale il territorio di Langa e la stessa “Fondazione E. di Mirafiore” sono particolarmente legati. Sabato 17 dicembre (ore 18,30) a rendergli omaggio ci sarà un gruppo di amici musicisti: GiuaWalter Porro, Claudio Dadone e Filippo Bessone. Modera l’incontro, il giornalista, dj e scrittore astigiano Massimo Cotto. Gianmaria è stato un cantautore profondamente popolare e raffinato al tempo stesso, un cantautore dalla voce roca e vellutata che “ha fatto della canzone nuda la sua vera forza”. Testi come minime poesie che “parlano di nebbie e di incontri, di solitudini e di colline, di amore e migranti e musiche che evocano il tango, il jazz, la bossanova, la habanera, il valzer e creano suggestioni calde, intense, che sanno avvolgere”. E camminare senza tempo.

La partecipazione agli eventi è gratuita, ma per garantire il rispetto delle norme di sicurezza è obbligatoria la prenotazione tramite il sito www.fondazionemirafiore.it Gli incontri si possono anche seguire in diretta streamingsempre dal sito della “Fondazione Mirafiore”.

g. m.

Nelle foto:

–       Paolo Bricco

–       Gianmaria Testa

“Progetto Cantoregi” torna in scena con il nuovo spettacolo, omaggio al Monviso

Venerdì 16 dicembre, ore 21

Racconigi (Cuneo)

E’ dedicato al “Re di pietra”, al Monviso (all’antico “Mons Vesulus”), che con i suoi 3.841 metri è la cima più alta delle Alpi Cozie e indiscusso protagonista delle terre cuneesi e del basso Piemonte, il nuovo spettacolo “Il gigante” proposto in prima nazionale, venerdì 16 dicembre (ore 21) dall’Associazione Culturale “Progetto Cantoregi”, alla “Soms” (ex “Società Operaia di Mutuo Soccorso”) in via Costa 23 a Racconigi (Cuneo), con la regia di Fabio Ferrero e l’adattamento di Marco Pautasso. Tratta dal libro “La leggenda del Re di pietra” (Ed.“Araba Fenice”), favola ecologica che affonda le sue radici nella notte dei tempi e opera della scrittrice (psicologa e psicoterapeutica) pinerolese Silvia Bonino, la pièce teatrale vuole essere un “inno alla natura, un monito al rispetto dell’ambiente e una riflessione sui rapporti fra la natura stessa e gli uomini”.

Al centro della scena, proprio il Monviso che prende la parola attraverso un intenso monologo affidato all’attore Alessio Giusti, in dialogo costante con il vento del Sud, il vento del Nord, quello dell’Est e quello dell’Ovest, a cui danno voce gli attori Irene Avataneo, Elide Giordanengo, Manlio Pagliero e Federico Scarpino. Il “Re di pietra” si rivela un protagonista sensibile e attento alle vicende umane. Osserva donne e uomini con viva partecipazione da millenni, aiutato dai quattro amici venti che gli fanno visita e gli raccontano dell’uomo. Quell’essere umano che suscita l’ammirazione del “gigante” per i progressi di cui è stato capace, fino a quando la ricerca incessante del benessere e della ricchezza materiale, portata avanti nel totale disinteresse della terra, romperà l’equilibrio con la natura, facendogli dimenticare  di esserne anch’egli parte.

La leggenda del “Re di Pietra” accompagna, in un procedere narrativo di assoluta attualità, gli spettatori attraverso le vicende dell’umanità, fino alla catastrofe che gli uomini stessi hanno generato, provocando la propria sparizione. Ma forse non tutto è perduto e un nuovo inizio può essere possibile.

Sarà, ancora una volta, la saggezza millenaria del “Mons Vesulus” a suggerire all’uomo la via d’uscita da un futuro preannunciante immani catastrofi naturali verso le quali egli stesso ha costruito nel tempo la strada che potrebbe essere per lui definitiva strada del “non ritorno”? E l’uomo, spesso sordo alle antiche saggezze, avrà orecchie e, soprattutto, cuore per intendere? Il finale è tutto a sorpresa.

Prenotazione consigliata.

Info: “Soms – Progetto Cantoregi”, via Carlo Costa 23, Racconigi (Cn); tel. 349/2459042 o info@progettocantoregi.it

g.m.

Nelle foto: Alessio Giusti in alcune scene dello spettacolo

Spazio portici, percorsi creativi in San Salvario

VIDEO ART VIA NIZZA – BODY TALKS

In via Nizza nel tratto da Via San Pio V a Via Berthollet

 

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IMG 01_-Abramovic_sss – Courtesy of Electronic Arts Intermix (EAI), New York

COMUNICATO

È stato inaugurato il 14 dicembre 2022, sotto i portici di via Nizza nel tratto da Via San Pio V a Via Berthollet – l’episodio 5 di ‘Spazio Portici – Percorsi Creativi’, un progetto di  Fondazione Contrada Torino Onlus  in collaborazione con Città di Torino e Torino Creativa, che ha dato vita, già dal 2020, a un percorso artistico itinerante che ha contribuito ad animare artisticamente i portici.

Dopo il successo delle varie edizioni Spazio Portici si è inserito tra le offerte culturali della città rivolte ai cittadini e ai sempre più numerosi turisti dell’arte, e nel suo divenire si sta rigenerando anche grazie alla collaborazione sempre più organica con enti, associazioni, organizzazioni e con gli stakeholder dei territori interessati.

L’episodio 5 si chiama Body Talks, ed è stato curato da Karin Gavassa (in rappresentanza delle associazioni Passepartout e  Algoritmi) e Roberto Mastroianni (curatore per la Città di Torino della Urban Art e per la Fondazione Contrada di Spazio Portici). L’animazione e la rigenerazione delle arcate viene affidata questa volta alla video e sound art con l’intento di attivare nuove relazioni tra San Salvario e i suoi portici: saranno proiettati video di artisti di fama internazionale come Marina Abramovic e Charles AtlasVito Acconci, Hasan Elahi e Sintetica Collective.

Per realizzare questa esperienza pilota, dai caratteri fortemente innovativi,  sono stati predisposti 9 proiettori ad alta luminosità e 20 diffusori sonori che adottando le tecnologie più avanzate possono interagire ed integrare immagini e suoni. Infine da via Berthollet fino a corso Vittorio una serie di led posti tra le arcate sottolineeranno verso l’esterno l’intero allestimento. La regia degli apparati sarà realizzata grazie all’interazione tra strumenti e contenuti in remoto con la possibilità di adattare alle varie esigenze artistiche e di comunicazione l’intera infrastruttura. A corredo della mostra sono stati predisposti dei totem dotati di  QR code che permetteranno di scoprire e approfondire i video artistici sui siti dedicati.

 

Spazio Portici-Video Arte: Body Talks è la prima esposizione di video e sound art di carattere museale in spazio pubblico d’Europa -Dichiarano  Karin Gavassa e Roberto Mastroianni, curatori- I linguaggi del digitale e dell’audio video vengono utilizzati per dare vita a un’operazione di rigenerazione urbana delle arcate di via Nizza a Torino, usando i linguaggi dell’arte e del contemporaneo per mettere in dialogo lo spazio e i corpi della cittadinanza nella creazione di un paesaggio sonoro e visivo, che si popola delle opere di artisti storicizzati e contemporanei. Quest’ultimo episodio di “Spazio Portici-Percorsi creativi”, rappresenta una nuova frontiera della fruizione e dell’arte pubblica e e una valorizzazione delle specificità creative, culturali e urbanistico- architettoniche della città di Torino”

 

Al fine di connettere idealmente i portici con il quartiere il 16 gennaio alle ore 21.30 al Cinema Teatro Baretti, sarà proiettato un documento fondamentale e imperdibile della Video Art Fluxfilm Anthology, un’antologia di 120 minuti risalente agli anni Sessanta e realizzata da George Maciunas (1931-1978, fondatore di Fluxus). Fluxfilm Anthology è composto da 37 cortometraggi di durata compresa tra 10 secondi e 10 minuti. Questi film d’artista sono stati mostrati come parte degli eventi e degli avvenimenti dell’avanguardia newyorkese. Realizzate da protagonisti di quella stagione gloriosa che vanno da Nam June Paik e Wolf Vostell a Yoko Ono, le opere celebrano l’umorismo effimero del movimento Fluxus.

La mostra è resa possibile dal prestito delle opere concesse dalla prestigiosa Electronic Arts Intermix (EAI), fondata nel 1971 a New York, organizzazione che rappresenta una delle principali risorse internazionali per la video e la media art. Sostenitore pionieristico della media art e degli artisti, il programma principale di EAI è la distribuzione e la conservazione di un’importante collezione di oltre 4.000 opere video nuove e storiche di artisti. 

 

 

CONCEPT ARTISTI

SINTETICA COLLECTIVE – Distratto Presente

Un video mapping interattivo e un sounscape elettronico, progetto creato da Sintetica Collective, collettivo che lavora su progetti site specific che collegano il mondo digitale a quello reale.

In “Distratto presente” i corpi di coloro che camminano sotto i portici vengono captati e trasformati in un’opera di video mapping. Una passeggiata sotto i portici diventa la realizzazione collettiva di un’opera multimediale: suoni e luci si attivano nel momento in cui una persona entra nel raggio di azione dei sensori. Chi attraversa i portici di Via Nizza si ritroverà dentro un paesaggio sonoro e visuale, trasformando una passeggiata quotidiana in un’esperienza sensoriale ed estetica dello spazio urbano. L’opera esiste solo con la presenza del corpo nello spazio, esattamente come lo spazio urbano esiste solo in rapporto a chi lo vive. Essa è completata dalla traccia sonora che disegna un soundscape elettronico che immerge i passanti in una dimensione inaspettata durante lattraversamento.

 

HASAN ELAHI – Tracking Transience 

Hasan Elahi sviluppa questa opera partendo da una domanda che si è sentito rivolgere all’aeroporto di Detroit da un agente dellFBI al ritorno da un viaggio oltreoceano: dove si trovava l’11 settembre 2001? Elahi è stato scambiato per errore con un uomo sospettato di attività terroristiche nellambito degli avvenimenti dell11 Settembre. Dopo essere stato trattenuto allUfficio Immigrazione, sono seguiti nove test della verità che, ovviamente, lo hanno scagionato da ogni accusa. È da questa esperienza che è nato tutto il lavoro artistico di Elahi, tra estetizzazione dellinformazione e autosorveglianza.

Per dimostrare la propria estraneità ai fatti, dopo sei mesi di indagini in cui non venne mai formalmente accusato, Elahi anziché fornire le proprie informazioni allFBI, che intendeva continuare a tracciarlo, ha reso disponibile sul suo sito internet i dettagli della sua quotidianità: migliaia di informazioni su orari, spostamenti, viaggi, carte di imbarco, foto in tempo reale dei pasti consumati durante i voli, movimenti bancari etc.  Elahi crea cosí un database multimediale pubblico della sua vita personale, iniziato ben prima della diffusione dei social network. Il materiale raccolto ha preso forma nel progetto Tracking Transience. Hasan Elahi ha sviluppato personalmente il sistema, composto da un GPS e uninterfaccia di rete.

MARINA ABRAMOVIC E CHARLES ATLAS – Sss

Marina Abramovic ha collaborato con il videomaker Charles Atlas a questo straordinario lavoro di performance autobiografica. Abramovic offre un monologo che traccia una cronologia personale concisa. Questa breve storia narrativa (che fa riferimento al suo passato nell’ex Jugoslavia, al suo lavoro performativo, alla sua collaborazione e separazione da Ulay) è intrecciata con le immagini di Abramovic impegnata in gesti simbolici e atti rituali: Abramovic invoca il personale e il mitologico in una toccante affermazione di sé.

VITO ACCONCI – Filling Up The Space

Veduta di un muro di mattoni: l’artista entra e cammina da una parte all’altra, avanti e indietro, fila dopo fila. Il corpo è luogo di una ricerca fisica e psicologica di sé, con il linguaggio come catalizzatore. Il video è equiparato al primo piano, uno spazio teatrale intimo per confessioni e azioni faccia a faccia. Intensamente personali, spesso fino all’esibizionismo, i monologhi del flusso di coscienza e gli atti performativi di Acconci, documentati in tempo reale da una telecamera fissa, raccontano l’inserimento del sé privato nella sfera pubblica, il corpo e il sé, pubblico e privato, soggetto e oggetto, assenza e presenza.

 

 

Scrittori leggono scrittori, rassegna letteraria della Scuola Holden

Giovedì 15 Dicembre Mario Desiati racconta Goffredo Parise

A partire da novembre, la Scuola Holden ha inaugurato la rassegna letteraria Scrittori leggono scrittori-  pensata da Federica Manzon, direttrice di Holden Original – in cui autori e autrici contemporanee hanno raccontato uno scrittore che per loro è stato decisivo, che ha influito sulla loro vita professionale e personale.

  Il primo incontro è stato  il 10 novembre: lo scrittore e giornalista Gabriele Romagnoli ha letto Richard Ford, autore che ha più volte intervistato e da cui è legato da un profondo rapporto di amicizia.

Si è proseguito poi il 17 novembre con Giorgio Fontana, Premio Campiello 2014 con il libro Morte di un uomo felice e docente Holden: Fontana ha parlato di Franz Kafka, soffermandosi sugli aspetti meno noti e discussi della sua opera, come l’ironia.

Il 1° dicembreChiara Valerio ha presentato la poeta Patrizia Cavalli. Valerio è stata sua editor e amica e si adopera tuttora per tenerne viva l’opera, dedicandole spesso contenuti sui suoi canali social, in cui mescola l’intimità e il racconto personale alla letteratura.

Il 15 dicembreMario Desiati, Premio Strega 2022 e profondo conoscitore della letteratura italiana del secondo dopoguerra, racconterà Goffredo Parise.

Gli incontri della rassegna Scrittori leggono scrittori, invece, sono a ingresso libero fino a esaurimento posti. Chi vuole prenotarsi può scrivere a reception@scuolaholden.it.

Ettore Andenna: “Mi ritiro dalle scene. Questo mondo dello spettacolo non rispetta più il pubblico”

“Dopo gli ultimi lavori che ho fatto più che altro per dimostrare a me stesso che sono ancora capace di non fare danni, anzi, mi sono accorto di non riuscire più a riconoscermi in questa televisione e nell’attuale magico mondo dello spettacolo.

Soprattutto mi sono reso conto di non avere più interlocutori, la maggior parte degli addetti ai lavori dimostrano di non sapere neanche chi sono o se sono ancora vivo, mi mancano persone con cui parlare di progetti, evoluzione, tecnologie e tutto quello di cui si parlava tempi fa per creare emozioni. Sì, perché fare spettacolo vuol dire creare emozioni per l’unico utilizzatore finale che conta, il PUBBLICO. Trovo che non sia più così e che l’unico utilizzatore finale sia il fare più denaro possibile fregandosene di quello che dovrebbe andar bene per chi ti guarda ed ascolta. Quindi, caro mondo, dopo attenta riflessione in cui mi sono guardato ben bene dentro ed ho acclarato con me stesso di non avere rimpianti e che anzi rifarei tutto quello che ho fatto esattamente come l’ho fatto, ho deciso che è giunto il momento di RITIRARMI DALLE SCENE! Con decisione unilaterale e definitiva!” .

Così Ettore Andenna, noto conduttore televisivo, un pezzo di storia della radio e della televisione, annuncia su Facebook, esattamente 55 anni dopo l’inizio della sua carriera con la prima apparizione a Radio Monte Carlo, l’addio al mondo dello spettacolo. Tanto amore e altrettanta amarezza verso un ambiente che non ha più rispetto per i valori artistici e per i valori in assoluto. Ma anche tanta lucidità e coraggio da parte di un uomo la cui storia è stata segnata dalla radio e dalla televisione. Una storia che ha radici lontane.

Monte Carlo, fine Anni Sessanta. Mentre Ranieri e Grace Kelly regnavano sul loro piccolo Stato fiabesco, due giovani – un italiano e un francese – di grandi speranze e talento (ma con pochi, pochissimi quattrini), si aggiravano per il Principato. Avevano iniziato a collaborare come voci nuove di Radio Monte Carlo, stazione che trasmetteva in Italia scardinando il monopolio Rai. L’emittente per un certo periodo non pagò granché i due ragazzi. Tant’è che, per mettere qualcosa sotto i denti, andavano all’economica trattoria di madame Balestra. La simpatica ristoratrice aveva intuito che i giovanotti disponevano di una limitatissima quantità di franchi ma li aveva presi in simpatia per il loro genuino entusiasmo per un mestiere del tutto nuovo. E così, a poco prezzo, li rifocillava con gustose pietanze volutamente rinforzate nelle porzioni. Grazie alle loro capacità e rimpinguati dal cibo della generosa ostessa, i due iniziarono a fare strada. Il francese diventò un top manager della tv d’oltralpe. E l’italiano? Lui era ed è nientemeno che Ettore Andenna, popolare conduttore radiofonico e televisivo. Una lunga carriera, la sua. Iniziata per caso, pensate un po’, perché venne iscritto dalla mamma a un provino di dizione e conduzione. Ne uscì primo tra i concorrenti. Nel 1972 Cino Tortorella lo volle conduttore della trasmissione Scacco al re, della TV dei ragazzi del primo canale RAI, dove presentò anche Il Dirodorlando, celebre trasmissione giovanile della storia della tv. Andenna Negli anni ottanta è stato anche europarlamentare, per il Partito Socialista Democratico Italiano: sua la direttiva “Televisione senza frontiere”, che ha regolamentato l’emittenza comunitaria. Terminata la parentesi in politica è tornato a condurre Giochi senza frontiere. Ma noi lo ricordiamo soprattutto come conduttore della Bustarella, il programma che fece epoca su Antennatre Lombardia, grazie alla visione e all’inventiva dello stesso Andenna, di Cino Tortorella e di Renzo Villa, il fondatore della leggendaria emittente privata che cambiò il modo di fare televisione. E siamo arrivati ad oggi.

“Ci siamo, l’avevo promesso – scrive Andenna su Facebook – Il 12 dicembre 1967, più o meno a quest’ora, attorno alle 16,45, la mia amica Barbara Marchand mi presentava come suo nuovo collega dai microfoni di RadioMonteCarlo e ricordo quei momenti in modo molto nitido:
“Vi presento un nuovo collega, è un bel ragazzo, alto, si chiama Ettore, da dove vieni?”
“da Milano”
“Quanti anni hai?”
“21”
“Hai già fatto radio?”
“no, mai è la prima volta”
“Bene, allora annuncia il prossimo disco”
“ok, qual è?”
“Questo!”
Era “Mes rèves de satin” versione francese di “Nights in white satin” dei Moody Blues interpretato da Patricia, una cantante franco svizzera che partecipò anche ad un EuroSong festival.
Da allora sono passati esattamente 55 anni!
Con Barbara siamo ancora affettuosi amici su Fb e ci sentiamo ogni tanto per telefono”.

“D’ora in avanti farò l’uomo di campagna (si occupa di un’azienda agricola a Moncalvo, dove risiede, ndr) , il marito, il padre, il nonno a tutto campo, – prosegue Andenna – giocherò un po’ a golf, finché ci riuscirò, per mantenere lubrificate le cartilagini e vivrò, come del resto ho sempre fatto, senza soffrire perché sono fuori. Mi ci sono messo io! Ci sono tante cose che si possono apprezzare della vita anche in età avanzata e quello che ho di più importante è la famiglia che sono riuscito a creare con quella gran donna che è mia moglie Diana. Fra cinque giorni accompagnerò a nozze, tenendola sottobraccio, mia figlia Giaele ed è un altro sogno che si realizza, poi ci sarà il primo compleanno di un nipotino, poi ci sarà Natale e poi l’inizio dell’anno nuovo. Care amiche ed amici di Fb, rallenterò un poco, in futuro, la mia partecipazione social, ma non del tutto, nel mio ego un po’ di relazione con un palcoscenico, anche se affievolita, non è sparita del tutto e questa la manterrò attiva, siete in 5000, pubblico di tutto rispetto d’altronde, come sempre. Buone Feste a tutte ed a tutti!”

Una scelta difficile, sofferta, che merita rispetto. Anche se non ci vogliamo credere fino in fondo e ci piace pensare che, da vero uomo di spettacolo qual è, Andenna ci abbia solo somministrato un beffardo coup de théâtre. Caro Ettore, non è un addio ma un arrivederci.

Cristiano Bussola

A/R Andata e Racconto – Appunti di viaggio

Un concorso letterario per “racconti di viaggio”, con “Salone Internazionale del Libro” e “Gruppo FS Italiane”

Invio entro il 3 febbraio 2023

Tema: il o un viaggio. Inteso non solo come “esplorazione di luoghi, culture, popoli, città”, ma anche come “percorso di conoscenza di sé e di esperienza dell’altro”. Il viaggio reale e il viaggio sognato; il viaggio con gli occhi e il corpo, ma anche “quello con il cuore e con la mente”. Il viaggio in treno, verso altri lidi e incontri  e che dolcemente ci introduce nelle stazioni ferroviarie, dove nuovi mondi e realtà ci accolgono.

Sono tanti i modi di viaggiare e di raccontare le proprie esperienze legate al viaggio. Per stimolare la scrittura attorno a questo tema che, sin dall’antichità e dal mito di Ulisse, affascina l’essere umano prende il via la prima edizione di un “concorso letterario”, organizzato dal “Salone Internazionale del Libro” di Torino in collaborazione con il “Gruppo FS Italiane”. Dedicato alla letteratura di viaggio sostenibile, il concorso dal titolo “A/R Andata e racconto. Appunti di viaggio” è dedicato a racconti inediti di scrittori e scrittrici esordienti dai 18 anni in su che non abbiamo mai pubblicato alcun racconto o romanzo edito da una casa editrice italiana e distribuito in libreria.

Saranno ammessi racconti inediti con una lunghezza compresa tra le 15mila e le 20mila battute (spazi inclusi), che abbiano come tema centrale il “viaggio sostenibile”, nei suoi molteplici significati e sfumature.

Info: www.salonelibro.it  e www.fsnews.it

La partecipazione è gratuita e la consegna del racconto deve avvenire seguendo le indicazioni presenti nel regolamento entro e non oltre le ore 12 del 3 febbraio 2023.

Una prima commissione tecnica, nominata dal “Salone Internazionale del Libro” di Torino, selezionerà una rosa di 25 racconti finalisti che passeranno alla giuria finale, la quale, composta da 8 tra scrittori e scrittrici (che nei loro romanzi e saggi hanno saputo raccontare tutte le sfumature del viaggio, da quello reale e sperimentato in prima persona a quello immaginato) e da un rappresentante del “Gruppo FS”, selezionerà i 3 racconti finalisti. Questi i nomi degli otto giurati: Enrico Brizzi, Fabio Genovesi, Antonella Lattanzi, Andrea Marcolongo, Matteo Nucci, Antonio Pascale, Lorenza Pieri e Veronica Raimo.

La proclamazione dei tre racconti vincitori si terrà durante il “Salone Internazionale del Libro”, che si svolgerà a Torino dal 18 al 22 maggio 2023. Le tre opere vincitrici verranno pubblicate, insieme ai racconti degli scrittori e scrittrici che fanno parte della Giuria finale, in un’antologia edita da una casa editrice italiana. Tutti i 25 finalisti riceveranno una “carta regalo Trenitalia”.

“L’iniziativa – dicono i responsabili – vede il ‘Gruppo FS’ impegnato con un prestigioso partner culturale, quale ‘Il Salone Internazionale del Libro’, per promuovere e sostenere, anche attraverso la filiera del libro, la cultura della sostenibilità in un’ottica di inclusività e di accessibilità. È una vocazione naturale per un’azienda come il ‘Gruppo FS Italiane’, radicato da oltre un secolo nel tessuto civile, economico e sociale italiano e protagonista dello sviluppo del Paese”.

Il concorso, in linea con lo spirito del ‘Salone del Libro’, “mira inoltre a fare emergere la creatività che ogni viaggiatrice e viaggiatore porta con sé nel corso delle proprie personali esperienze di viaggio, reali o immaginate, stimolando giovani e adulti a esprimerla attraverso la scrittura”.

Info: www.salonelibro.it  e www.fsnews.it

g.m.

Nelle foto:

–       Andrea Marcolongo, Ph. copy Jeosm

–        Antonella Lattanzi, Ph. Cristiano Gerbino

–       Antonio Pascale, Ph. Andrea Lardani

“Emozioni” per ricordare il giovane Marco Di Rella

 MERCOLEDI’ 14 DICEMBRE ALLE 21, SPETTACOLO SOLIDALE AL TEATRO SUPERGA DI NICHELINO

ADRIANA CAVA DANCE COMPANY E ADRIANA CAVA JAZZ BALLET UNITI IN SCENA PER SOSTENERE IL REPARTO CURE PALLIATIVE DELLE MOLINETTE

Marco Di Rella era un giovane nichelinese con tanti progetti nel cuore e un sorriso pieno di vita: nell’agosto scorso è purtroppo scomparso a soli 26 anni a causa di un male incurabile, una tragedia che ha sconvolto la sua famiglia, i suoi tanti amici e l’intera comunità nichelinese.

Per ricordarlo e sostenere chi si occupa delle persone che soffrono si è pensato di mettere in scena lo spettacolo “Emozioni”, una performance di danza dai ritmi suggestivi e coinvolgenti, in cui si alterneranno sul palcoscenico i giovani allievi della scuola Adriana Cava Jazz Ballet e i ballerini della compagnia Adriana Cava Dance Company.

Il ricavato dello spettacolo, in scena mercoledì 14 dicembre alle 21 presso il Teatro Superga di Nichelino, sarà devoluto per sostenere le attività del reparto Cure Palliative dell’ospedale Molinette di Torino, un posto dove le persone sono curate come in una famiglia e accompagnate con dignità e rispetto nell’affrontare la malattia.

Una giovane vita spezzata dal destino, che ha lasciato tutti coloro che lo conoscevano senza fiato per una notizia che non avrebbero mai voluto sentire. Tifosissimo dell’Inter, Marco lavorava in un supermercato nichelinese. Aveva lottato a lungo per uscire dalla malattia e in un primo momento sembrava esserci riuscito: pochi mesi fa, invece, la notizia del riformarsi di quel male che ha poi spento la sua giovane vita ma non il suo sorriso e l’affetto dei cittadini di Nichelino.

«Sono davvero lieta di portare questo spettacolo a Nichelino e di onorare così la memoria del giovane Marco Di Rella – spiega Adriana Cava -. Questa serata nasce con lo scopo primario di far sognare e riflettere al contempo chi ci verrà a vedere, e con la mission di dare una mano concreta a sostenere economicamente il reparto di Cure Palliative dell’ospedale Molinette di Torino».

Adriana Cava, danzatrice, insegnante e coreografa, ha saputo creare un suo stile caratterizzato da un elevato livello tecnico e da una grande espressività: ogni anno organizza numerosi spettacoli e rassegne che porta in tourneè in Italia e all’estero.

Per info ulteriori sullo spettacolo si può scrivere una mail all’indirizzo di posta elettronica info@adrianacava.it.