CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 293

Rock Jazz e dintorni a Torino. Il duo De Gregori Venditti e Ornella Vanoni

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GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA 

Lunedì. Elisa come Claudio Baglioni, recuperano i concerti rinviati nei mesi scorsi rispettivamente all’auditorium del Lingotto e al teatro Regio per 2 sere consecutive.

Martedì. Al teatro Alfieri arriva Ornella Vanoni. Al teatro Colosseo primo di 2 concerti consecutivi per il duo Francesco De Gregori e Antonello Venditti.

Mercoledì. Al Jazz Club si esibisce la vocalist Liliana Di Marco. Al Maffei è di scena il trio Mopcut. Al Concordia di Venaria si esibiscono i Santi Francesi.

Giovedì. Al teatro Alfieri suona la “cover orchestra” Queen At The Opera. Al Jazz Club si esibisce l’armonicista Eros Fineharp. Al Blah Blah è di scena Deniz Tek. Al Magazzino di Gilgamesh debutta il festival blues con la cantante Lakeetra Knowles. Al Dash suona The Blues Against Youth. All’Hiroshima Mon Amour è di scena Galeffi.

Venerdì. Allo Ziggy punk con Kelvins e Lem. Allo Spazio 211 il batterista dei Jamiroquai si esibisce con i Fun-Konnection  mentre BlackRockstar è di scena al Jazz Club. Al Folk Club suona il quartetto jazz composto da Ares Tavolazzi, Enzo Zirilli, Flavio Boltro e Sergio De Gennaro. All’Hiroshima si esibisce Ginevra. Al Blah Blah suona il duo Winter Severity Index.

Sabato. Al Conservatorio “Una Vita per il Jazz” in ricordo di Sergio Ramella, appassionato organizzatore di concerti, colui che ha portato il jazz a Torino per oltre 30 anni. Dall’Eurojazz Festival di Ivrea ai Punti Verdi alla Pellerina e  al Torino JVC Newport Jazz dei Giardini  Reali. Un concerto in sua memoria a 10 anni dalla scomparsa,organizzato dall’AICS Torino con tanti musicisti per ricordarlo tra cui: Emanuele Cisi, Enzo Zirilli, Flavio Boltro, Diego Borotti, Furio Di Castri, Luigi Tessarollo e tanti altri. Al teatro Colosseo si esibisce Nek. Allo Spazio 211 suonano i Tamburi Neri. Al Cap 10100 arriva Morgan con il produttore Megahertz.

Domenica. Al Jazz Club suona il trio blues Rubin Red.

Pier Luigi Fuggetta

Una gelida Hedda Gabler verso il colpo di pistola finale

Il nuovo, intelligente sguardo di Kristza Székely sul testo di Henrik Ibsen

Kristza Székely è nata a Budapest e ha quest’anno superato energicamente i quarant’anni, nei suoi ricordi c’è un diploma come ballerina classica, oggi continua a dimostrarsi uno dei nomi di punta della drammaturgia europea, celebra le proprie incursioni nel mondo della prosa (Fassbinder, Ibsen, Brecht) e della lirica (Saint-Saëns, Offenbach), le vengono riconosciuti premi importanti, è stata eletta Presidente dell’Associazione dei registi ungheresi. Lo Stabile torinese, all’insegna di una ventata europea che richiama l’applauso, l’ha eletta “artista associata”, l’abbiamo tre anni fa vista all’opera con uno “Zio Vania” e l’attendiamo (al Carignano dal 7 marzo) con lo shakespeariano “Riccardo III”.

Smonta e ricompone (dramaturg è Ármin Szabó-Székely), in chiave contemporanea certi titoloni, certe pietre angolari della classicità, inerpicandosi su per sentieri che metterebbero i brividi a qualunque collega. “Ardita”, l’avevo definita all’indomani del precedente spettacolo. E ardita è rimasta. Un salire verso l’alto che in altra occasione non mi era parso convincente, su quello “Zio Vania”, snaturato nella sua originale scrittura, nelle intromissioni e nelle esasperazioni costruite strada facendo, nella perdita di quel male di vivere che faceva posto a temi troppo legati all’oggi come il riscaldamento globale e il depauperamento delle coste, avevo espresso tutti i miei dubbi. Voleva dire andare troppo al di là delle intenzioni dell’autore per costruire pressoché appieno una visione tutta propria, voleva dire sgomitare per dare spazio al più che superfluo.

Prendendo tra le mani oggi un testo come “Hedda Gabler”, che Ibsen scrisse nel 1890 e che lo Stabile Torinese coproduce con il Katona Jòzsef Szìnhàz, l’acutezza dello sguardo della regista gettato sulla società che circonda i personaggi, in special modo quelli femminili, chiusi e stretti entro le convenzioni più soffocanti, porta ad un raggiungimento “civile” della sua messinscena, analizza, coinvolge nell’attualizzazione, sa vanificare sicurezza e arrivismo.

Soprattutto non sposta di un millimetro la Hedda che Ibsen ha costruito, il gelo che la attraversa, la noia quotidiana verso un matrimonio male sopportato, la freddezza dei rapporti con amici e famigliari, la difesa di uno status che la pubblicazione del libro del consorte Jörgen, devoto ma mediocre, e del suo incarico universitario confermerebbero, il campo di annientamento e di autodistruzione che invade la protagonista, l’intelligenza fredda e calcolatrice che la accompagna sino a quel colpo di pistola finale. Non è più un mescolare le carte, l’oggi viene visto e accettato per una giusta ragione d’essere. Un modo di essere che s’è spostato in linea retta da un panorama di cento e trent’anni fa. Non importa assolutamente nulla se gli eleganti salotti dell’epoca vengono sostituiti da un grigio divano usato e abusato e le azioni degli attori sono inquadrate in anonime pareti di legno, non importa se le lampade a petrolio lasciano il posto ad applique di poco prezzo, se le toilette ricercate e ostentate sono cambiate con gonne da casa e semplici sottovesti, se la stufa in ceramica che inghiotte e distrugge il manoscritto dell’antico amore Løvborg oggi ha il pregio assai inferiore di un onesto trita carta. Non più il “tranquillo” castello di menzogne e confessioni e rigidità di alcune vecchie edizioni, ma qui tutto è frenesia, chiacchiere e chiacchiericcio velocissimi, ardui sfrigolii come quelli che suddividono l’adattamento del testo in vari capitoli, a distruzione della partitura musicale senza inciampi che tutti vorremmo, tutto assume quasi un taglio cinematografico, in precise sequenze, in scatti nervosi, in balletti tarantolati, in frasi rotte dentro un microfono, in un assurdo che è lo specchio preciso del nostro quotidiano.

Le intenzioni e il disegno di Székely sono questa volta esatti, suggestivi, fisicamente accettati, solidi, viscerali, nettissimi. Senza sbavature, vanno dritti a quel colpo di pistola con cui la protagonista rinuncia ad una vita senza futuro. Una Hedda che è una splendida (e per noi, ahimè, sconosciuta e vorremmo rivedere in altre prove) Adél Jordan, secca, vibrante, ai limiti sempre del rovescio isterico e immediatamente pronta a rimettersi in linea con quelli che la circondano; accanto a lei un autorevole, perfetto Béla Mészàros che è Løvborg e gli altri compagni che hanno definito il grande, più che tangibile (il pubblico che al termine non si stancava d’applaudire) successo della serata. Ultime repliche – la lingua cecoslovacca non spaventi, dei precisi soprattitoli tranquillizzano lo spettatore – sabato 14 alle ore 19,30 e domenica 15 alle ore 15,30. Uno spettacolo intelligente da non perdere.

Elio Rabbione

Le immagini dello spettacolo sono di Judit Horvath

Assemblea Teatro ricorda Pitigrilli, padre del professor Furlan

Terzo appuntamento:  “Leggere è una cura” 

 

Assemblea Teatro presso la Biblioteca Pubblica San Luigi a Orbassano, nel complesso dell’Ospedale San Luigi Gonzaga, promuoverà giovedì 19 gennaio prossimo alle 16 il terzo appuntamento di “Leggere è una cura”, in occasione del primo anniversario della scomparsa del Professor Pier Maria Furlan. Si tratta di un omaggio attraverso le parole complesse di un personaggio impegnativo quale Pitigrilli, controverso e discusso autore torinese.

Per non dimenticare, anzi per celebrare questa ricorrenza, è nata la scelta di leggere pagine tratte dall’autore “Pitigrilli”, pseudonimo di Dino Segre, enfant terrible della letteratura italiana, dietro il quale si nascondeva il padre di Pier Maria Furlan.

Pitigrilli conobbe una notevole notorietà e successo nel Ventennio, piombando poi, con la caduta del fascismo, in cattività, per il sospetto di aver collaborato con l’Ovra, la polizia politica fascista.

Non trovando più editori disposti a pubblicarlo, avrebbe lasciato l’Italia per la Francia e poi per Buenos Aires. Convertitosi al cattolicesimo, ripudiò e impedì lui stesso la pubblicazione dei suoi primi cinque romanzi ritenuti immorali. Sarà Umberto Eco, anni dopo, pur non volendo scagionare Pitigrilli dalle accuse mossegli, ma in un’ottica di critica libera dalle sue presunte collusioni col Fascismo a riattribuire il giusto valore artistico alle sue opere, rivelando in lui uno scrittore gradevole, sapido, fulminante e, contro il giudizio corrente, anche “casto”.

Il Professor Furlan, nelle interviste rilasciate sull’argomento, ha sempre difeso l’opera, nella dignità del padre, e in questo appuntamento, Assemblea Teatro, sgombra da pregiudizi, si è avventurata nella lettura delle sue pagine. Le letture di Alberto Barbi avranno inizio alle ore 16:00, ingresso gratuito, fino ad esaurimento posti.

Mara Martellotta

 

Per prenotazioni: bibliosanluigi@gmail.com

Tel: 0119026212

Domenica all’Agnelli va in scena “La gabbianella e il gatto”

Riprende l’iniziativa Domenicamattinateatro, a cura di Assemblea Teatro, con un testo di eccezione di Luis Sepulveda

 

Domenica 15 gennaio prossimo alle ore 11, nel teatro di via Paolo Sarpi 111, verrà messa in scena “La gabbianella e il gatto”, testo scritto da Luis Sepulveda, nella traduzione di Ilide Carmignani, per la riduzione teatrale di Renzo Sicco e Gisella Bein. In scena Cristiana Voglino, Paolo Sicco, Monica Calvi. Le musiche sono composte e eseguite da Matteo Curallo e la regia curata da Renzo Sicco.

Kengah, una gabbiana avvelenata da una macchia di petrolio, in un gesto estremo, affida il suo uovo ad un gatto grande e grosso di nome Zorba, strappandogli tre promesse, di non mangiarlo, di averne cura finché non si schiuderà e di insegnare a volare al nascituro.

Luis Sepulveda, attraverso una storia metafora, racconta con la semplicità dell’uomo contemporaneo che, arrecando del male alla natura, si finisce per fare del male a se stessi. Un gatto d’onore inizia un’avventura lunga quanto un libro insieme ai compagni coraggiosi come gli scimpanzé nevrotici e a una impaurita gabbianella. L’autore, con la dolcezza di una favola, parla direttamente all’uomo, grande o piccolo che sia, rammentandogli i doveri verso la natura e anche quelli verso se stesso. In scena si fondono immagini e parole, disegni e voci, musiche con il racconto, capace di proporre un gioco in cui i diversi personaggi prendono vita attraverso un’esilarante Cristiana Voglino. Ora segretario, ora Zorba, ora piccola gabbianella, a ogni personaggio vengono attribuiti un accento e un carattere particolare, che conducono dritti tra gli sviluppi del racconto. Dietro la personalità teatrale di Cristiana Voglino, i disegni di Monica Calvi danno forma alle parole e le animano rendendole concrete. Il designer Francesco Iannello ha creato il tavolo “uovo” attraverso il quale si muovono i gatti che invitano a tuffarsi in una storia tonda, capace di catturare grandi e piccini attraverso il divertimento e l’emozione sincera. La musica è composta appositamente da Matteo Curallo erappresenta un ponte che unisce tanti ingredienti capaci di trascinare lo spettatore in un viaggio magico. A lui non resta che partecipare al gioco, lasciandosi trascinare da gatti giocherelloni, fino a provare a volare.

Età  consigliata dai 4 anni.

MARA  MARTELLOTTA

“Ditegli sempre di sì”, l’opera di Eduardo De Filippo al Teatro Superga

Venerdì 13 gennaio, ore 21

Ditegli sempre di sì 

L’opera tra le meno note di Eduardo De Filippo con la regia di uno dei più autorevoli registi italiani Roberto Andò

TSN – Teatro Superga Nichelino (TO)

Sul labile confine tra salute e malattia mentale si muove Ditegli sempre di sì, l’opera tra le meno note di Eduardo De Filippo con la regia di uno dei più autorevoli registi italiani Roberto Andò, alla sua prima esperienza eduardiana. L’opera, il cui protagonista è un pazzo metodico con la mania della perfezione, si basa sul perfetto meccanismo del testo in equilibrio tra comico e tragico.

In Ditegli sempre di sì, uno dei primi testi scritti da Eduardo De Filippo, la pazzia di Michele Murri è vera: è stato per un anno in manicomio e solo la fiducia di uno psichiatra ottimista gli ha permesso di ritornare alla vita normale. Michele è un pazzo tranquillo, socievole, cortese, all’apparenza l’uomo più normale del mondo, ma in verità la sua follia è più sottile perché consiste essenzialmente nel confondere i suoi desideri con la realtà che lo circonda; eccede in ragionevolezza, prende tutto alla lettera, ignora l’uso della metafora, puntualizza e spinge ogni cosa all’estremo. Tornato a casa si trova a fare i conti con un mondo assai diverso dagli schemi secondo i quali è stato rieducato in manicomio; tra equivoci e fraintendimenti alla fine ci si chiede: chi è il vero pazzo? E qual è la realtà vera?

Ditegli sempre di sì è una produzione Elledieffe – La Compagnia di Teatro di Luca de Filippo, oggi diretta da Carolina Rosi, che continua, nel rigoroso segno di Luca, a rappresentare e proteggere l’immenso patrimonio culturale di una delle più antiche famiglie della tradizione teatrale.

Le foto a questo link:

https://drive.google.com/drive/folders/1jznNkaVI_Olag4xGYMyMyBMi9izpG3Ah?usp=share_link

Venerdì 13 gennaio, ore 21

Ditegli sempre di sì

Di Eduardo De Filippo

Con Carolina Rosi, Tony Laudadio, Andrea Cioffi, Antonio D’Avino, Federica Altamura, Vincenzo Castellone, Nicola Di Pinto, Paola Fulciniti, Viola Forestiero, Vincenzo D’Amato, Gianni Cannavacciuolo, Boris De Paola

Regia Roberto Andò

Scene e luci Gianni Carluccio

Costumi Francesca Livia Sartori

Produzione Elledieffe – La Compagnia di Teatro di Luca de Filippo, Fondazione Teatro della Toscana

Biglietti: platea 25 euro, galleria 20 euro

Info

Teatro Superga, via Superga 44, Nichelino (TO)

www.teatrosuperga.it biglietteria@teatrosuperga.it

IG + FB: teatrosuperga

Telegram: https://t.me/tsnteatrosuperga

“Non mi meritavi affatto Per niente, per niente”

Music Tales, la rubrica musicale 

 

Sai che mi hai fatto davvero odiare

Ho dovuto fermarmi prima che mi rompessi

Avrei dovuto interrompere prima

Non mi meritavi affatto

Per niente, per niente”

Al secolo Omar Apolonio Velasco, classe 1997.

Prima di trasferirsi a Los Angeles nel 2019 per concentrarsi sulla musica, Omar abitava con i genitori in Indiana. Il suo secondo nome è un omaggio al nonno e ha ispirato il suo nome d’arte.

La madre Enriqueta lavorava alla mensa della scuola elementare e il padre Roberto consegnava cibo. Entrambi immigrati, sono arrivati nel Midwest da Jalisco, Guadalajara. Nel 2009, il dodicenne Omar, il più piccolo di tre fratelli, aiutava i genitori a imparare i nomi di tutti gli Stati del Paese, così da fargli superare l’esame per ottenere la cittadinanza americana.

Omar Apollo ha avuto un percorso evolutivo artistico abbastanza lineare ma sorprendente, passando in poco tempo dall’essere un ambizioso chitarrista autodidatta, influenzato sin da bambino dall’ascolto di Brandy e Stevie Wonder e dalla scoperta delle corde in età preadolescenziale, fino a diventare una star internazionale, che forse non tutti conoscete.

Con l’esordio da indipendente, attraverso la pubblicazione di un paio di EP, “Stereo” e “Friends” del 2019, Omar ha fissato la sua caratteristica “anima da camera da letto”, che gli ha consentito di conquistare l’amore dei fan e la stima della stampa.

Nel 2020 ha pubblicato il suo progetto registrato in casa “Apolonio”, album che comprendeva collaborazioni con Bootsy Collins, DJ Dahi, Albert Hammond, Jr. e altri.

Il 2021 ha visto l’uscita di due singoli, “Go Away”, che ha eseguito in The Tonight Show con Jimmy Fallon e “Bad Life” con Kali Uchis.

Ha poi chiuso l’anno in bellezza, ricevendo la sua prima nomination ai Latin GRAMMY per la collaborazione

Te Olvidaste” con C. Tangana.

L’album di debutto Ivory lo porta a un altro livello di scrittura e della sua carriera. Oltrepassando confini di genere e barriere linguistiche, Apollo mostra una diversità musicale ancor più ricca. Dopo l’uscita del suo nuovo singolo “Invincible” con Daniel Caesar, ha pubblicato il nuovo album l’8 aprile 2022.

Da qui un estratto che mi è piaciuto particolarmente nel quale Omar Apollo rappresenta il travaglio della edificazione di un sentimento e del suo disfacimento attraverso una metafora costruttiva/distruttiva.

Evergreen il brano, ed è stato ipotizzato che la canzone parli della relazione del cantante con Frank Ocean.

Anima tormentata pure lui . . .come se nella musica ne mancassero.

Il video musicale di accompagnamento è stato presentato in anteprima il 19 novembre 2022. Raffigura Apollo su un palcoscenico in cui una casa viene assemblata solo per essere fatta a pezzi con lui nel mezzo, ma finisce per essere ricostruita alla fine.

Vi piacerà, spero, e vi riaprirà le porte di un mondo passato per le sue sonorità.

L’uomo non è fatto per la sconfitta. Un uomo può essere distrutto ma non sconfitto.”


Chiara De Carlo

https://www.youtube.com/watch?v=ixTkLjTBQyk&ab_channel=OmarApollo

 

 

scrivete a musictales@libero.it se volete segnalare eventi o notizie musicali!

Ecco a voi gli eventi da non perdere!

 

 

La stagione di Fertili Terreni Teatro riparte in grande stile

NUDI

 

La seconda parte di stagione al via l’11 gennaio

In programma altri 28 spettacoli fino a maggio

 

Da Serra Yılmaz a Shakespeare, da Giulio Regeni a Beppe Fenoglio

Opere premiate e anteprime nazionali per un calendario ricchissimo

 

 

Un Premio Ubu, Serra Yılmaz e poi tanti altri appuntamenti. La stagione di Fertili Terreni Teatro riparte in grande stile e propone una ricca programmazione fino a maggio 2023. Prosegue il percorso di Nudi, tema della stagione 2022/2023, con altri 28 spettacoli di cui 2 prime nazionali.

La nudità, intesa come stato dell’anima, è il fil rouge di un cartellone che si sviluppa fra Teatro BellarteOFF Topic e San Pietro in Vincoli Zona Teatro, luoghi nei quali il teatro contemporaneo si esprime in tutte le sue sfumature.

 

 

Gennaio: Premi UBU, Serra Yılmaz e Shakespeare

A ottobre, Fertili Terreni Teatro ha deciso di comunicare solo la prima parte di stagione. Dopo il successo di Whiskey e Soubrette, fra gli spettacoli più apprezzati del Capodanno torinese, ora si riparte da una produzione ospite. La compagnia KronoteatroPremio UBU 2022 per la curatela e l’organizzazione di Terreni Creativi Festival, produce La fabbrica degli stronzidi cui cura la regia insieme a Maniaci d’Amore, in scena l’11 e il 12 gennaio a San Pietro in Vincoli Zona Teatro. L’opera esplora, con livido umorismo, il paradigma vittimario così radicato nel nostro modo di abitare oggi: la convinzione che la colpa delle nostre sventure sia sempre di qualcun altro.

 

Dal 19 al 21 gennaio, la stagione di Fertili Terreni Teatro accoglie Serra Yılmaz, attrice prediletta di Ferzan Özpetek (di recente a Torino con un suo spettacolo), protagonista di Novelle orientali di Marguerite Yourcenar, in scena al Teatro Bellarte per la produzione di BAM Teatro. Una raccolta ammantata di poesia e struggenti racconti, tragici, mitologici, ripresi da vecchie tradizioni, apologhi taoisti, miti indù che parlano di sentimenti umani e passioni nelle loro sfumature più varie e contraddittorie, come pure del potere salvifico dell’arte.

 

Altra realtà che vanta diversi premi è Teatro delle Temperie, che con Il circo capovolto arriva a San Pietro in Vincoli Zona Teatro il 25 gennaio, per la regia di Andrea Paolucci, per raccontare due storie parallele ma strettamente intrecciate, quella di Branko e quella di suo nonno Nap’apò: due generazioni di rom in Europa.

La stessa sera, da Off Topic, il primo incontro con Shakespeare del nuovo anno, perché Sotterraneo, che cura concept e regia, propone Shakespearology, in scena anche il 26 gennaio, per incontrare il Bardo «in carne e ossa». Il primo mese dell’anno si chiude con Stramboletto, scritto e diretto da Andrea Lupo e prodotto da Teatro delle Temperie, in scena al Teatro Bellarte il 28 e il 29 gennaio. Una storia in cui la protagonista, Nina, impara ad affrontare le proprie paure.

 

 

Febbraio: da Giulio Regeni alla prima nazionale di Bull

Vanta tanti premi anche lo spettacolo La vacca di Elvira Buonocore, per la regia di Gennaro Maresca, in scena al Bellarte dal 3 al 5 febbraio. Co-prodotto da B.E.A.T. Teatro e Nuovo Teatro Sanità, è ambientato in una imprecisata periferia napoletana, dove due fratelli giovanissimi, Donata e Mimmo, si confrontano con l’inarrestabile meccanica del desiderio.

 

Nel programma di Fertili Terreni Teatro c’è un ricordo di Giulio Regeni grazie allo spettacolo RAMY. The voice of Revolution di Valeria Raimondi e Enrico Castellani, per Babilonia Teatro, prodotto da Teatro Metastasio di Prato. A sette anni dalla sua scomparsa, Regeni è messo a confronto con Ramy Essam, cantore di libertà e giustizia per il popolo egiziano. L’opera sarà in scena l’8 febbraio a San Pietro in Vincoli Zona Teatro.

La stessa sera (in scena anche il 9) debutta Il bambolo di Irene Petra Zani da Off Topic, per la regia di Giampiero Judica, un monologo sulla comica tragedia della relazione tra una Donna e un Bambolo gonfiabile prodotto da Pierfrancesco Pisani e Isabella Borettini per Infinito Argot.

L’altro debutto è Memorie di una ciciona al Bellarte dal 17 al 19 febbraio. L’opera, di e con Simonetta Guarino (autrice e comica di Zelig), per la regia di Marco Taddei, è prodotta da Compagnia Nim e ci svela che in fondo tutti, anche i più secchi, vorrebbero nella propria vita poter essere “cicioni”.

 

In prima nazionale arriva Bull (senza esclusione di colpi) di Mike Bartlett, per la regia di Angelo Scarafiotti, in cui tre giovani e spregiudicati colleghi in un’azienda d’affari – Tony, Isobel e Thomas – stanno aspettando di sapere chi di loro perderà il lavoro, ma nella lotta per la sopravvivenza non esistono colpi bassi. L’opera, prodotta da Nessun Vizio Minore, è attesa a San Pietro in Vincoli Zona Teatro dal 23 al 25 febbraio.

Il giorno dopo, 26 febbraio, debutta al Bellarte Eco nel silenzio, di e con Giorgia Brusco, produzione di Hic et Nunc Teatro che ripercorre il mito greco di Eco e Narciso creando un parallelismo con la vicenda di una coppia contemporanea. Vincitore del bando L’Italia dei Visionari 2022 e selezionato dal gruppo di visionari di Fertili Terreni Teatro.

 

 

Marzo: da Beppe Fenoglio a Sogno di una notte di mezza estate

Un grande omaggio a un grande personaggio. Arriva a Torino, dopo il debutto ad Alba dello scorso anno, Un giorno di fuoco di Beppe Fenoglio, portato a teatro dalla regia di Gabriele Vacis, con Beppe Rosso in scena, prodotto da A.M.A. Factory, in coproduzione con Produzioni Fuorivia e Centro Studi Beppe Fenoglio. L’opera, allestita per il centenario dalla nascita dello scrittore, è attesa a San Pietro in Vincoli Zona Teatro dal 2 al 5 marzo. La regia e l’interpretazione lavorano al racconto, reso integralmente, come a un grande spartito, scendendo nella vocalità delle parole per restituire il dramma collettivo di una comunità.

Torna, dal 10 al 12 marzo al Bellarte, anche l’incontro con Shakespeare, del quale va in scena Sogno di una notte di mezza estate, per la regia di Jurij Ferrini, nella traduzione di Antonio Mazzara, prodotto da Progetto U.R.T. in collaborazione con 55° Festival Teatrale di Borgio Verezzi. Una splendida favola che ancora oggi ha molto da raccontare, dove realtà e irrealtà si fondono e si confondono in una folle notte d’estate governata dal capriccio di Amore, la forza più potente e misteriosa del mondo.

 

Off Topic, dal 15 al 16 marzo, ospita #Pourparler. Un viaggio attraverso le parole di Giovanna DoniniAnnagaia Marchioro e Gabriele Scotti, prodotto da Brugole&Co. Un viaggio alla scoperta delle parole, che possono essere finestre oppure muri, possono aprire dei mondi o tenerci prigionieri.

Dal 17 al 19 marzo tocca a Cara professoressadi e con Beppe Casales, al Bellarte, un canto d’amore per la scuola pubblica. Il 18 e il 19 marzo, a San Pietro in Vincoli Zona Teatro, seguirà 1223 Ultima fermata mattatoio di e con Elisa Di Eusanio (spettacolo, vista la crudezza di alcune immagini, vietato ai minori di 12 anni). Un viaggio lucido e delicato nei segreti più oscuri dell’industria zootecnica intensiva. Un sistema che fa profitto con i corpi degli animali, senza nomi ma contrassegnati da un numero identificativo.

 

Roberto Galano dirige poi La strada di Leonardo Losavio, dove il punto è: cosa succede quando l’uomo che hai accanto, il tuo compagno di viaggio, non è chi dice di essere? L’opera, prodotta da Teatro dei Limoni, andrà in scena da Off Topic il 22 e il 23 marzo.

Seguirà un lavoro prodotto da Nutrimenti TerrestriOgni bellissima cosa di Duncan MacMillan Jonny Donahoe, con Carlo De Ruggeri, per la regia di Monica Nappo, un monologo interattivo che si trasforma in un gioioso, unico e potente inno alla vita.

Altri due spettacoli completano il programma del mese. Disprezzo della donna, in scena il 29 e il 30 marzo da Off Topic, racconta la misoginia dei futuristi e «la donna che ostacola la marcia dell’uomo». La drammaturgia e la regia sono di Elvira Frosini e Daniele Timpano, per una produzione di Gli Scarti, Frosini/Timpano – Kataklisma Teatro in collaborazione con Salerno Letteratura Festival. Seguirà, il 31 marzo (fino al 2 aprile), Abracadabra – Incantesimi di Mario Mieli, con il sostegno di Residenza Artistica Olinda e Teatro della Tosse. È il quinto e ultimo studio di Abracadabra, progetto che si propone di portare in scena la persona e il pensiero rivoluzionario di Mario Mieli allo scopo di indagare noi stessi, oggi.

 

 

Aprile: un Premio UBU e una prima nazionale «con» Camus

Miss Lala al Circo Fernando / In a room è una performance all’interno delle cripte di San Pietro in Vincoli che vede come protagonista Marigia Maggipinto, storica interprete della compagnia del Tanztheater di Wuppertal di Pina Bausch. Lo spettacolo, ideato e diretto da Chiara Frigo, sarà in scena l’1 e il 2 aprile, prodotto da Zebra Cultural Zoo.

Mariano Dammacco porta in scena invece Spezzato è il cuore della bellezza da Off Topic, il 12 e il 13 aprile, per parlare di un cosiddetto triangolo amoroso e offrire uno sguardo sull’amore nelle sue pieghe dolorose e tormentate, attraverso la convivenza di tragedia e umorismo. L’opera, prodotta da Piccola Compagnia DammaccoInfinito e Operaestate Festival Veneto, ha vinto il Premio UBU 2021 come Nuovo testo italiano/scrittura drammaturgica.

Al Bellarte, il 13 e il 14 aprile, arriva poi Il signor dopodomani di Domenico Loddo, per la regia di Roberto Zorn Bonaventura, prodotto da Teatro dei 3 Mestieri APS. Al centro c’è la storia di un uomo in frac, che parla di un lontano luogo della sua memoria. Già, ma cosa vuole davvero? Una vendetta implacabile. Lo stesso teatro, dal 15 al 16 aprile, ospita poi Radici di Elisa Terrone in arte Pinklady, prodotto da Academy of Excellence Torino. Uno spettacolo con diversi quadri che attraversano temi sociali, culturali e individuali, evidenziando anche problematiche legate alla non accettazione di sé, alla differenza di genere, ai rituali e ai costumi di differenti culture.

 

Off Topic, il 19 aprile, dà spazio a Taxi Light Vigil di Darren Donohue, per la regia e l’adattamento di Elisabetta Carosio, prodotto da Compagnia Lumen, Progetti, arti, teatro. Una commedia ironica e visionaria che non rinuncia a toccare temi delicati e invita lo spettatore a proseguire fuori dal teatro il proprio grande viaggio.

Seguirà poi, dal 20 al 23 aprileI giusti di Albert Camus, per la regia e la drammaturgia di Lorenzo De Iacovo, a San Pietro in Vincoli Zona Teatro. L’opera arriva in prima nazionale, prodotta da Crack24e si inserisce in un contesto di ricerca sul tema della rivoluzione. Cosa saremmo disposti a sacrificare per un’idea? Da questa domanda nasce la riscrittura che si allontana dal testo originale di Camus, ma lo considera un punto di riferimento del tempo che è passato e ricolloca i giovani rivoluzionari nel contesto di un piccolo paese di oggi.

 

 

Maggio: la musica per concludere

Cettina Donato al pianoforte propone One Piano Show, evento del progetto Inside_Outside in programma al Bellarte il 4 maggio. Un pianoforte al centro della tettoia di Bellarte e una selezione di brani che spaziano dai preludi di Gershwin alle composizioni della stessa Cettina Donato, Debussy, Chopin, Nino Rota e… ovviamente un pò di jazz.

Il cartellone si conclude con Decaneurone di e con Riccardo Rombi, vincitore del bando L’Italia dei Visionari 2022 e selezionato dal gruppo di visionari di Fertili Terreni Teatro. L’opera, prodotta da Catalyst e con le musiche dal vivo di Gabriele Savarese, è un viaggio comico e sensuale, sorprendente e musicale, un canto propiziatorio. Nelle musiche etniche che lo accompagnano trova la via per liberarci, attraverso il teatro, dalle nostre più profonde paure. Sarà il 6 maggio a San Pietro in Vincoli Zona Teatro.

 

 

Biglietteria ed eventi collaterali

Quest’anno, Fertili Terreni Teatro ha inaugurato la biglietteria online. I biglietti si potranno acquistare solo sul sito web www.fertiliterreniteatro.com.

Il pubblico potrà scegliere tra il biglietto intero a 11,00€ (più commissioni di servizio) o il ridotto a 9,00€ (più commissioni di servizio) riservato a studenti universitari, under 30, over 65, residenti Circoscrizione IV e Circoscrizione VII, Aiace, Abbonamento Musei Piemonte Valle D’Aosta, abbonati alle stagioni di Piemonte dal Vivo o l’Abbonamento NUDI al costo di € 21 (più commissioni di servizio). Sarà comunque mantenuto attivo il numero di telefono di front office e relazione con il pubblico per accompagnare il pubblico in questa nuova modalità di acquisto.

 

Anche quest’anno Fertili Terreni Teatro si conferma una rete di luoghi di prossimità, incontro e fermento creativo non solo per gli artisti e gli operatori culturali, ma anche per il pubblico, coinvolto in numerose attività. Sono tornate le visite guidate all’interno del complesso di San Pietro in Vincoli Zona Teatro, a cura de La Civetta di Torino, così come al Teatro Bellarte Le cene con l’artista: un’occasione di incontro e confronto unica per chiacchiere con gli artisti e le artiste dopo le loro performance, accompagnati da buon cibo e buon vino.

 

 

La rete teatrale

 

La stagione di Fertili Terreni Teatro è realizzata e promossa da A.M.A. Factory, Cubo Teatro e Tedacà. Con il sostegno di Fondazione Compagnia di San Paolo nell’ambito del bando ART-WAVES. Per la creatività, dall’idea alla scena, che guarda al consolidamento dell’identità creativa dei territori attraverso il sostegno alla programmazione nel campo delle performing arts e alla produzione creativa contemporanea, unendo ricerca, produzione, offerta e distribuzione in una logica di ecosistema per rafforzare le vocazioni artistiche del territorio, Fondazione CRT, MiC, Regione Piemonte, Città di Torino e TAP – Torino Arti Performative. Alcuni spettacoli della stagione sono selezionati dal bando Corto Circuito 2022 – Piemonte dal Vivo.

La stagione ha il patrocinio della Città di Torino, della Circoscrizione 4 e della Circoscrizione 7. Si ringraziano anche tutti i partner della stagione 2022-2023: TYC, OFF TOPIC, The Goodness Factory, San Pietro in Vincoli Zona Teatro, Il Mulino di Amleto, La Civetta Di Torino, Arcigay, To Pride, Quore, Queever, Culture Politica Società, SCT – Social Community Theatre Centre, To Housing, Italia Dei Visionari, Fringe, Legambiente, Anomalia Teatro, Abbonamento Musei Piemonte e Valle d’Aosta, Ordine Assistenti Sociali Piemonte, Unione Italiana Ciechi, Aiace, Lingua Doc/Festival Pirandello, Dams, Generativa!, Wanderlust Teatro, Circle – Progetto Periferie, Underline, N3xt Stop, Graphic Days, Iaad , Didaxé, Language Aid, Fondazione Fuori Di Palazzo.

 

Fertili Terreni Teatro è un insieme di artisti e organizzatori impegnati nella promozione del Teatro Contemporaneo nelle sue diverse forme, diretto da A.M.A Factory, Cubo Teatro e Tedacà. Nato nel 2018, Fertili Terreni Teatro realizza una unica stagione teatrale diffusa e si fa promotore di una tensione artistica che, attraverso la collaborazione di tre teatri di Torino (San Pietro in Vincoli Zona Teatro, Bellarte e OFF TOPIC), genera un ambiente creativo di sperimentazione e confronto tra artisti, operatori e spettatori coinvolti in iniziative durante tutto l’anno. Tre teatri che, idealmente, tracciano un filo rosso che attraversa e lega tre zone “periferiche” della città, per creare un triangolo che determina uno “spazio” culturale e di creatività che prima non esisteva.

“Antigone e i suoi fratelli”, in scena a Moncalieri

Debutta in prima nazionale, per la regia di Gabriele Vacis, alle Fonderie Teatrali Limone, dal 10 al 22 gennaio prossimi

 

Martedì 10 gennaio prossimo, alle 20.45, debutterà in prima nazionale, alle Fonderie Teatrali Limone di Moncalieri, la pièce intitolata “Antigone e i suoi fratelli”, tratta dalla tragedia di Sofocle, di cui il regista Gabriele Vacis firma adattamento e regia.

Lo spettacolo, prodotto dal Teatro Stabile di Torino, Teatro Nazionale, in collaborazione con l’Associazione culturale PEM (Potenziali Evocati Multimediali), resterà in scena alle Fonderie Limone fino al 22 gennaio prossimo.

Antigone rappresenta una figura tra le più significative della tragedia classica, forse quella che riesce ancora a parlare con forza e persuasione alla nostra contemporaneità, da sempre emblema di una gioventù consapevole, assertiva e capace di opporsi al potere  precostituito e ai compromessi.

Gabriele Vacis parte dal testo di Sofocle e dalla storia in esso raccontata, mettendo in scena una fitta rete di rimandi alla vicenda di Antigone, il personaggio che si trova alla ricerca della “sostanza pensante della fraternità”.

Antigone è, tra le figure della tragedia classica, quella che più di ogni altra riesce a esprimere con forza la nostra contemporaneità, emblema di una gioventù consapevole, assertiva e capace di opporsi al potere precostituito.

Gabriele Vacis parte dal testo di Sofocle e dalla storia in esso raccontata, mettendo in scena una fitta rete di rimandi alla vicenda di questo personaggio, alla ricerca della “sostanza pesante della fraternità”.

“Antigone e i suoi fratelli” non rappresenta – spiega Vacis – una messinscena del testo di Sofocle. Si tratta, invece, di una storia del personaggio che attraversa i tragici, da “Sette a Tebe” di Eschilo, passando ai testi Sofoclei per approdare a Fenicie di Euripide. Nelle diverse tragedie Antigone assume una diversa profondità nel rapporto con i fratelli Eteocle, Polinice e Ismene. Quello che cercheremo è la sostanza presente nella fraternità; sono molteplici le occasioni per riflettere sugli altri due pilastri della civiltà occidentale, la libertà e l’eguaglianza. E questo ha provocato guerre di cui forse abbiamo perso memoria.

I grandi tragici, attraverso la figura di Antigone, spiegano il significato di essere fratelli. Sarà la ricomposizione di fratellanza con libertà e eguaglianza a garantirci i prossimi settanta o ottanta anni di pace? “Antigone e i suoi fratelli” è uno spettacolo per giovani. I protagonisti saranno ragazzi come Antigone, Ismene, Eteocle e Polinice, alle prese con un futuro complicato.

In ordine alfabetico reciteranno Davide Antenucci, Andrea Caiazzo, Chiara Dello Iacovo, Pietro Maccabei, Lucia Raffaella Mariani, Eva Meskhi, Erica Nava, Enrica Rebaudo, Edoardo Roti, Letizia Russo, Daniel Santantonio, Lorenzo Tombesi, Gabriele Valchera, Giacomo Zandonò. Scenografia e ambienti sono di Roberto Tarasco, la pedagogia dell’azione e della relazione di Barbara Bonriposi, il dramaturg è Glen Blackhall, il suono di Riccardo Di Gianni.

 

La recita di venerdì 13 gennaio sarà soft, nel senso che si tratta di una tipologia di recita introdotta nella stagione 2022/23, realizzata in un’atmosfera più rilassata, tale da favorire la partecipazione di adulti e bambini con difficoltà di apprendimento, autistici o con disordini nell’apprendimento sensoriale. Lo spettacolo si svolgerà in una dimensione di luce più confortevole, non saranno presenti effetti strobo, le porte della sala rimarranno aperte e verranno ridotti eventuali volumi troppo alti di musiche o effetti sonori.

Gabriele Vacis è stato tra i fondatori del Laboratorio Teatro Settimo; ha scritto e curato la regia di numerosi spettacoli teatrali, ottenendo il Premio Opera Prima nel 1985 e il Premio Ubu nel 1986, nel ’92 e nel ’94 quale migliore spettacolo.

MARA MARTELLOTTA

 

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

 

Benedetta Cibrario “Per ogni parola perduta” -Mondadori- euro 20,00

L’idea di questo libro è venuta alla scrittrice (che vive a Londra, ma è torinese da parte di padre e partenopea da quella materna) durante un viaggio in Russia, a Krasnodar, fatto insieme ad altri scrittori.

Lei, convinta (fin dal suo romanzo di esordio “Rossovermiglio” del 2007) che le città e i luoghi che attraversiamo siano pronti a raccontarci infinite storie di chi ci ha preceduti – se solo sappiamo ascoltare con un orecchio particolarmente sensibile- anche in questa sua ultima fatica letteraria parte da questa idea.

Lo spunto è una statua di Puškin che innesca una sorta di corto circuito e la riporta ad uno scrittore che aveva letto anni prima. E’ Xavier de Maistre, autore di “Viaggio intorno alla mia camera”; nato a Chambéry nel 1784 e primo scrittore ad essersi librato in cielo a bordo di una mongolfiera.

Da lì la scrittrice approfondisce le ricerche e finisce per imbastire una storia in cui centrale è come si vive quando si è sospesi tra due culture e due mondi, incapaci di stabilire a quale appartenere.

In questo limbo si trova la protagonista, Sofia, italiana planata a Oxford che diventa un’abile restauratrice tessile, la prediletta di un collezionista appassionato di mongolfiere, Edmund.

Nella cittadina inglese trova anche l’amore, e sposa il giovane e brillante storico Nicola Obreskov impegnato in una ricerca sui russi immigrati in Italia tra fine Ottocento e inizi Novecento. Poi la vita si strappa quando Nicola muore e Sofia tenta di curare il dolore isolandosi da tutti.

A fare breccia nella suo lasciarsi andare è proprio Edmund, che la coinvolge nel restauro della mongolfiera che si è appena aggiudicato ad un’asta; si era levata in cielo a Chambery nel lontano 1784 ed era proprio quella con a bordo de Maistre.

Nella cittadina francese vive Pauline, erede di una libreria antiquaria prossima al fallimento, ma che si ostina a tenere aperta.

Per gli strani intrecci del destino Sofia e Pauline si incontrano proprio tra quei libri rari. Sono quasi coetanee, ma molto diverse tra loro; eppure scoprono un filo d’intesa che le lega. Mentre si avventurano nelle ricerche sulle tracce di de Maistre entrambe cercano di ricucire anche i fili spezzati delle loro vite, sullo sfondo di una Chambery particolarmente malinconica.

 

 

Kristin Valdez Quade “Le cinque ferite” -La nave di Teseo- euro 20,00

E’ la storia delle tribolazioni dei Padilla, nel New Messico, e le 5 ferite corrispondono ad altrettante generazioni diverse di questa famiglia, che si trovano a convivere per una serie di parti precoci e adolescenti incinte. Un mix di personaggi tormentati, falliti e sconfitti; a partire dall’anziano zio Tio Tive, memoria storica della famiglia e della tradizione, per arrivare a Connor, che è l’ultimo appena nato dalla 15enne Angel.

Il romanzo scandisce proprio il primo anno di vita di Connor durante il quale si muovono i membri di questo nucleo familiare complesso.

Amedeo, 33enne sfaccendato e senza lavoro, facile alla tentazione del bere, mantenuto dalla madre Yolanda, a sua volta alle prese con una diagnosi terribile da tenere nascosta ai parenti quanto più a lungo possibile. Angel è la figlia di Amedeo e della ex moglie Marissa, e si presenta con una creatura in grembo quando è lei stessa ancora una bambina.

L’anziano Tio Tive è il personaggio rimasto ancorato al passato, quello in cui il villaggio era una comunità unita; solo Yolanda ha ancora vaghi ricordi di quell’epoca, ma da allora ha fatto un bel tratto di strada e di ascesa sociale. Sua figlia Valerie è andata al college, aprendosi nuove opportunità di futuro che però l’hanno allontanata dalle sue origini. Poi un corollario di altri personaggi e destini.

Un romanzo in cui si intrecciano azioni, pensieri, gioie e fallimenti di uomini tendenti a perdersi, genitori disarmati, pigrizia, disoccupazione, bevute e droghe. Ma anche commovente e profonda umanità, quella che riporta un po’ in carreggiata chi sta deragliando.

Un corposo arazzo scritto dalla talentuosa Kierstin Valdez Quade, nata ad Albuquerque in New Messico; statunitense di madre messicana, figlia di un geologo che la famiglia ha seguito in giro per il mondo e per il suo lavoro, compreso un periodo in Australia.

La Valdez è docente di Scrittura Creativa a Princeton ed ha al suo attivo parecchi riconoscimenti e premi. E’ diventata un caso letterario fin dal suo esordio con la raccolta di racconti “Night at the Fiestas” nel 2015 e ancora inedito in Italia.

 

Avni Doshi “Zucchero bruciato” -Nord- euro 19,00

Questo romanzo di esordio di Avni Doshi ha il potere di scandagliare i mille risvolti di un rapporto conflittuale tra madre e figlia: con tutti i nervi scoperti, le incomprensioni, la miscela di amore e odio che un legame così fondante può racchiudere e alimentare.

La giovane autrice è nata nel New Jersey da genitori indiani, ha studiato storia dell’arte al Barnard College di New York prima di andare a vivere a Dubai, e “Zucchero bruciato” è entrato nella rosa dei finalisti del Brooker Prize.

Voce narrante è quella di Antara, figlia che si è sempre sentita trascurata dalla madre Tara, che ora sta scivolando nella demenza senile. Antara è una giovane artista indiana, figlia unica di una donna che ha ostinatamente messo se stessa e le sue ribellioni al primo posto, facendo scelte di vite su misura per lei e non per la piccola. Ora la madre è aggredita dalla malattia ed ha bisogno di quella figlia accantonata.

E’ l’occasione per Antara di esplorare il tormentato rapporto che le ha segnato la vita.

I medici non offrono speranze in merito all’Alzheimer di Tara, che al momento riesce ancora a vivere da sola; ma a rischio continuo per le dimenticanze che costellano il suo quotidiano, in pericoloso bilico tra sprazzi di lucidità e buio della mente. Viaggia nella vaghezza, dimentica dove si trova e cosa sta facendo, sfiora incidenti domestici e tragedie.

Antara se ne prende cura e ricostruisce il passato della famiglia. Dal matrimonio di convenienza dal quale la madre era scappata, poi svariati amanti, la convivenza con un guru, ed infine si era ridotta a mendicare. In questa vita complicata e ribelle, per Tara la figlia era stata un peso, più una valigia da trascinarsi dietro che non una creatura da amare.

La convivenza costringe Antara a scavare sempre più a fondo nei suoi sentimenti, nel rapporto con chi l’ha messa al mondo. Nascono così pagine dolorose che scarnificano l’anima e affondano la lama nella complessità e nelle contraddizioni del rapporto tra madre e figlia.

 

Aurora Venturini “Le cugine” -SUR- euro 16,50

Aurora Venturini è una scrittrice sudamericana particolarmente interessante. Nata a La Plata in Argentina nel 1921, in una famiglia di immigrati italiani (una lontana parentela con Giuseppe Tomasi di Lampedusa), morta a Buenos Aires nel 2015, è stata di fatto scoperta quando aveva 85 anni, proprio con “Le cugine”.

In età decisamente avanzata e dopo essere stata sempre presente sulla scena letteraria argentina del 900 ha ottenuto successo e riconoscimenti tardivi, diventando un caso letterario e vincendo il Premio Nueva Novela.

Era stata una giovane poetessa militante peronista e amica personale di Evita Perón; dopo il colpo militare del 1955 che mise fine a quel regime riuscì a scappare in Europa e si stabilì a Parigi. Nella capitale francese conobbe e frequentò intellettuali vicini a Sartre e De Beauvoir.

Rientrata in Argentina scrisse poesie e racconti che pubblicò presso editori minori.

Le cugine” racconta la storia della famiglia Lopez e un mondo di disgraziate deformi o gravemente minorate, depresse. Dalla capofamiglia alle sorelle, dalle cugine alle amiche, tutte le creature del romanzo sono penalizzate da gravi svantaggi fisici e mentali che le fanno arrancare nella lotta per la vita. Gli uomini se ne sono andati o è come non esistessero; e sono solo donne quelle che vivono in una modesta casa di un quartiere popolare di Buenos Aires.

Nane, deformi, con la schiena bifida, o con problemi cognitivi e di linguaggio, costituiscono un mondo a sé stante che la Venturini dipinge con humor nero.

A raccontare il microcosmo difficile di queste donne è Yuna, lucida voce narrante, arguta osservatrice disincantata di ciò che la circonda, tra deformità, separazioni, violenze che rendono grama la vita. Nelle sue pagine prendono vita la sorella Betina, condannata alla sedia a rotelle, ad essere molestata e umiliata dal destino. La cugina lillipuziana che nonostante il suo nanismo pratica la professione più antica del mondo e spiega a Yuna i fatti della vita, ovvero i meccanismi di sesso e procreazione. E’ in questo habitat umano che Yuna cresce e si fa strada scrivendo e dipingendo, anche se sempre dubbiosa sulle sue reali possibilità di riscatto e superamento delle tare genetiche ereditate dalla famiglia.

 

Amedeo Balbi “Su un altro pianeta” -Rizzoli- euro 17,50

Quando la terra non sarà più ospitale noi “sapiens” ci estingueremo diventando i dinosauri del futuro, oppure dovremo cercarci un’altra terra su cui vivere, e in tal caso, dove andremo nello spazio? E’ la domanda di portata cosmica che si pone l’astrofisico Amedeo Balbi in questo libro che parla del futuro incerto dell’umanità e lo fa con un linguaggio accessibile a tutti.

L’odierno riscaldamento globale è nulla in confronto a cosa accadrà pressappoco tra 7,5 miliardi di anni. L’energia solare aumenterà del 10 per cento, la temperatura supererà i 50 gradi e nel giro di una manciata di milioni di anni si innescheranno processi che faranno evaporare gli oceani e desertificheranno il pianeta.

Come sappiamo, noi siamo tra i principali nemici del nostro habitat. A minacciare il nostro mondo ci sono poi anche altri pericoli che gli esperti studiano a fondo. Una delle possibilità è che la morte arrivi dal cielo con comete e asteroidi che colpiscano la Terra con una certa frequenza e portate differenti. Oppure dal suo centro stesso con devastanti eruzioni vulcaniche. Insomma pensiamo pure a un futuro altrove, parecchio lontano…

Dove potremo emigrare? Su Marte o fuori dal sistema solare?

Amedeo Balbi, professore associato presso l’Università di Roma Tor Vergata, in queste circa 200 affascinanti pagine ci spiega parecchi fenomeni e si chiede se l’umanità possa sperare in un futuro fuori dalla terra. Nella sola Via Lattea ci sono 17 miliardi di pianeti simili al nostro o poco diversi, detti Earth-like; il più vicino è Proxima B ed è distante 4,2 milioni di anni luce. Ma come raggiungerlo al di là dei film di fantascienza?

Nel libro vengono analizzate le varie sfide che attendono l’umanità: come trasferirci su altri pianeti, quanto e cosa ci vorrebbe, in quanto tempo, come fare per trovare quello che consente agli uomini di sopravvivere ….e tanto altro.

Esistono alcune ipotesi di colonizzazione dello spazio, a partire dal trasferimento su Marte che è il progetto più gettonato; ma dovremmo “terraformarlo” ovvero riportarlo ad assomigliare alla Terra (alla quale miliardi di anni fa era molto simile, salvo poi i cambiamenti che lo hanno reso invivibile).

Altre possibili soluzioni sono allo studio degli esperti e dei maggiori enti spaziali. Forse la terra sopravvivrà come ha già fatto, mentre noi umani verremo estinti o costretti ad emigrare. Difficile allo stato attuale delle conoscenze tecnico-scientifiche sapere se potremo esistere altrove. Importanti sono i finanziamenti privati, come quelli promossi dall’attuale eroe delle imprese galattiche Ellon Musk, e i progressi tecnologici. Ma oggi non sono ancora raggiungibili i pianeti potenzialmente abitabili, (ovvero quelli che si trovano a una distanza tale dalle loro stelle nei rispettivi sistemi da poter essere considerati simili alla Terra)

Gli studi proseguono, tra le varie ipotesi: il progetto Havoc della Nasa, come costruire stazioni in grado di ospitare colonie umane, compresa l’idea di Elon Musk di colpire le calotte polari marziane con missili nucleari che permettano di liberare CO2 .

Insomma un testo rigorosamente scientifico e piacevolmente divulgativo che non disdegna un po’ di fantasia e ci conduce in un imperscrutabile futuro.

Note di Classica. Il duo Capucon-Lugansky e Daniele Gatti le “stelle” di gennaio

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Mercoledì 11 alle 20 e giovedì 12 alle 20.30, all’auditorium Toscanini, l’Orchestra Rai diretta da Daniele Gatti eseguirà musiche di Mendelssohn. Sabato 14 alle 18 al teatro Vittoria, quarto episodio di “E ora chi comanda?” con l’ensemble barocco Le Rossignol con Antonio Valentino.

Domenica 15 alle 16.30 al teatro Vittoria, per l’Unione Musicale, gli 8 violoncelli di Torino con Piergiorgio Rosso violino eseguiranno musiche di Beethoven, Handel, Conte, Williams, Sostakovic, Morricone, Glass, Rota, Joplin, Gade, Piazzolla. Lunedì 16 alle 20.30, all’auditorium Toscanini, l’Orchestra Rai diretta da Daniele Gatti eseguirà musiche di Mendelssohn. Martedì 17 alle 20, al teatro Vittoria per l’Unione Musicale, Javier Comesana al violino e Matteo Giuliani Diez al pianoforte, eseguiranno musiche di Bach, Mendelssohn e Dietrich-Schumann-Brahms. Mercoledì 18 alle 20.30, al Conservatorio per l’Unione Musicale, Gautier Capucon violoncello e Nikolai Lugansky al pianofort, eseguiranno musiche di Debussy, Sostakovic, Rachmaninov. Giovedì 19 alle 20.30 e venerdi 20 alle 20 all’auditorium Toscanini, l’Orchestra Rai diretta da Daniele Gatti eseguirà musiche di Mendelssohn. Lunedì 23 alle 20 al teatro Vittoria per l’Unione Musicale, l’Astrèe con Stèphanie Varnerin soprano eseguirà musiche di Handel. Martedì 24 alle 20 al teatro Regio, debutto della stagione d’Opera con “Il Barbiere di Siviglia” di Gioacchino Rossini. Melodramma buffo in 2 atti.


L’Orchestra del teatro Regio sarà diretta da Diego Fasolis. Repliche fino al 5 febbraio. Mercoledì 25 alle 20.30 al Conservatorio per l’Unione Musicale, il Trio Jean Paul eseguirà musiche di Beethoven, Brahms, Mendelssohn. Giovedì 26 alle 2030 e venerdì 27 alle 20 all’auditorium Toscanini, l’Orchestra Rai diretta da Fabio Luisi, eseguirà musiche di Schonberg e Mahler.

Pier Luigi Fuggetta.