CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 289

Venezia è salva ma ci voleva così tanto?

Venezia è salva, San Marco anche! Due brevi considerazioni su quanto accaduto in questi giorni nella città lagunare.

Il Mose funziona, finalmente, come si deve, dopo una montagna di denaro speso e innumerevoli rinvii. È un sistema di dighe mobili molto sofisticato, necessita di manutenzione continua e di tanti soldi e speriamo naturalmente che continui a funzionare. Se tutto filerà liscio, Venezia non sprofonderà più grazie ad una delle più grandi opere di ingegneria che tutto il mondo ci invidia. Qualche giorno fa le condizioni di vento e di marea erano peggiori di quelle dell’acqua alta del 2019 e hanno tenuto tutti quanti con il fiato sospeso. Senza il Mose oltre l’80% della città sarebbe stato allagato, le previsioni davano un picco di 170 centimetri, il terzo della storia dopo il disastro del 4 novembre 1966 (194 centimetri) e del 12 novembre 2019 (187). Il Mose, e non è questa la prima volta, è emerso dalla laguna come un mostro marino, un Leviatano del terzo millennio, la città non è finita sott’acqua e la basilica di San Marco è rimasta all’asciutto grazie anche alla barriere di vetro erette in questi mesi intorno alla chiesa. Una “cintura di vetro”, soluzione temporanea, ancora non inaugurata ma che ha funzionato alla grande salvando dall’acqua i pavimenti a mosaico della basilica, già fortemente danneggiati dal sale marino. Il Mose e la barriera di vetro, ma bisognava aspettare così tanto per salvare la città più bella del mondo?    Filippo Re

Sergio Castellitto autentico Dalla Chiesa, una fanciullezza negata tra i rifiuti in Nicaragua

Le prime immagini del 40° TFF

 

 

Le prime immagini del 40° Torino Film Festival arrivano dal Nicaragua (ampia coproduzione supportata da Messico/Olanda/Germania/Francia/Norvegia/Spagna) con “La hija de todas las rabias” della quarantenne regista Laura Baumeister: immagini di povertà, di violenza sociale, di una fanciullezza negata, terribili angosciose. La vita è terribile, uno spiraglio di folle speranza va cercata in un mondo altro, di protezione, di sogno che è soltanto della piccola protagonista. Maria, ragazzina di 11 anni, vive con la madre Lilibeth e passa gran parte delle sue giornate in cima a quelle montagne di rifiuti che sorgono a due passi dalla capitale e che danno un lavoro e a tratti anche un minimo di sostentamento a tanta gente. Un giorno Lilibeth sparisce su un camion per andare in città e Maria si ritrova in mezzo ad una piccola comunità di bambini schiavizzati a ripulire faticosamente i tanti oggetti che quelle discariche possono restituire e che possono essere riciclati. L’aiuta e quasi si prende cura di lei il giovane Tadeo, per restituirla a una madre che Maria al contrario ha perso per sempre. Le resta il sogno e in questo un abbraccio protettivo. La regista imprime dolcezza e rabbia e sacrosanti momenti di ribellione alla giovanissima protagonista, offre soprattutto un panorama d’angoscia di questo angolo di mondo che noi guardiamo con occhio incredulo dall’altra parte del mondo.

Usa diversi moduli cinematografici Bertrand Bonello nel suo ultimo “Coma” (sezione Nuovimondi), non sempre in un logico clima narrativo. Si fatica a seguirlo in questa lettera che un padre, un vero e proprio atto d’amore, scrive alla propria figlia (la giovanissima Louise Labeque, la figlia stessa del regista) chiusa in casa durante un’emergenza sanitaria, raccontandola in un solitario realismo e in video chiamate con le proprie amiche, circondandola al centro della stanza di una casa di bambola abitata da quelle bambole che riempiono il mondo dell’infanzia con le fattezze di Scott e Sharon, i cui tormenti d’amore sono affidati alle voci di Letitia Casta, Louis Garrel e dello scomparso Gaspard Ulliel. Aggiungeteci disegni, live action e l’inquietante apparizione di una enigmatica youtuber, e avrete completo il pasticcio che l’eccellente autore di “Saint Laurent” ci ha regalato.

Al contrario apprezzabilissimo “Il nostro generale” (dal 9 gennaio su Rai 1) con cui Lucio Pellegrini e Andrea Jublin ci riconsegnano la figura solida, paterna, combattiva di Carlo Alberto Dalla Chiesa. Grazie anche all’apporto dell’Arma dei Carabinieri e con il sostegno della famiglia, rendendo onore al servitore dello Stato come all’uomo colto nel privato, con materiali di repertorio (grazie alle teche Rai) ed esatte ricostruzioni, ci ritroviamo al centro degli anni Settanta, ad iniziare esattamente dal quel 1973, quando Dalla Chiesa viene trasferito da Palermo dove è impegnato nella lotta alla mafia per operare a Torino, la presenza combattiva e affettuosa dei componenti del “Nucleo speciale antiterrorismo”, gli intenti a muoversi come un vero e proprio gruppo operativo di combattimento guardando agli altri come a degli avversari da combattere sul loro stesso terreno. Sono gli anni di Curcio, del primo processo alle BR, che al nord hanno steso una rete di uccisioni e di ferimenti di industriali e di giornalisti, di attentati, come quello a Fulvio Croce, presidente dell’ordine degli avvocati di Torino, dell’amicizia con Caselli, dei giorni di paura (la figlia costretta a sposarsi in un garage, protetta a vista), della pretesa affiliazione alla P2, accettata nel disordine del tempo e immediatamente rifiutata, del sequestro Vallarino Gancia e della morte di Mara Cagol durante la liberazione del re dello spumante nella cascina sperduta sulle colline dell’Astigiano. Anni, quelli “piemontesi” del generale, fatti anche di amarezza e d’isolamento (rintanato in un piccolo ufficio, in attesa di “mi hanno dato un incarico”), man mano che la sua lotta ai brigatisti diveniva sempre più serrata Dalla Chiesa si ritrovava sempre più solo, conteggiando un buon numero di nemici anche all’interno delle istituzioni e dell’Arma stessa. È un’opera, quella firmata da Pellegrini e Jublin, decisamente robusta, accorata, anche capace di mostrare di un uomo combattivo i momenti forse più deboli, di ridare alla società di oggi la dichiarata integrità e la grandezza nell’obbedienza. Sergio Castellitto è autenticamente presente, in ogni momento, con a fianco una Teresa Saponangelo esempio di remissiva dolcezza, con tutta la squadra dei giovani attori che sono i suoi collaboratori, Antonio Folletto in testa, voce narrante di tutti quegli anni. Gli angoli torinesi aggiungono un che di verità in più alla forza e alla bellezza della vicenda.

 

Elio Rabbione

 

Nelle immagini, scene tratte da “Il nostro generale” di Lucio Pellegrini e Andrea Jublin, sugli anni torinesi di Carlo Alberto Dalla Chiesa, e la giovane protagonista del film del Nicararagua “La hija de todas las rabias” di Laura Baumeister.

Rock Jazz e dintorni: Paolo Conte e Ludovico Einaudi

/

GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA 

Lunedì. Il documentario di Marco Spagnoli su Franco Battiato è al cinema per 7 giorni.

Martedì. Al Blah Blah si esibisce Buzz Kull. All’auditorium del Lingotto suona Ludovico Einaudi.

Mercoledì. Al Jazz Club è di scena il quintetto di Angelo Greco. Al Blah Blah Giovanni Corgiat e Davide Broggini, sonorizzano il film d’animazione giapponese “l’uovo dell’angelo”.

Giovedì. Al Magazzino sul Po sono di scena Danielle e Carbs. All’auditorium del Lingotto recital di Paolo Conte per beneficenza. Al Jazz Club tributo a Ray Brown con il trio di Max Gallo. Al Blah Blah si esibisce Simon Joyner preceduto da Riccardo Salvini. Al Mad Dog suona il trio di Aura Nebiolo. All’Archivio di Stato si inaugura la mostra fotografica “America Sogni Diritti” con i ritratti di David Bowie scattati da Steve Schapiro. Al’Hiroshima Mon Amour suonano gli Hang Massive. Al Mao per la mostra “Buddha10” performance dell’artista coreana Park Jiha.

Venerdì. Allo Ziggy si esibisce il trio Ottone Pesante. Al Teatro Colosseo è di scena il Soweto Gospel Choir. Al Cap 10100 suonano i Management. Allo Spazio 211 si esibisce Daniele Celona mentre all’Off Topic è di scena Gnut. Al Magazzino sul Po suonano i Bluebeaters.

Sabato. Al Bunker si esibisce il duo elettronico Dame Area con Katatonic Silencio. Alla Suoneria di Settimo arriva Nada. Al Cap 10100 suona il quintetto Makepop. Al Blah Blah sono di scena i Diaframma. Al Folk Club si esibisce Jesper Lindell. Al Teatro Colosseo canta Marco Masini.

Domenica. Sempre al Teatro Colosseo è di scena Alex Britti.

Pier Luigi Fuggetta

Beppe Fenoglio, un poeta in prosa

A ricordarlo sarà Roberto Vecchioni, che al “Teatro Sociale” di Alba, incontrerà i diciottenni albesi, nell’ambito delle celebrazioni di “Beppe Fenoglio 22”

Lunedì 28 novembre, ore 20,30

Alba (Cuneo)

Da poeta a poeta. Da Beppe Fenoglio (Alba, 1922 – Torino, 1963) a Roberto Vecchioni. Il primo  grande scrittore – partigiano e narratore di storie intimamente assorbite dalle poetiche magie di un territorio, la sua Langa, che è poesia per originaria vocazione; il secondo, cantautore – professore (o professore – cantautore?) che di ogni parola in note fa strumento capace di impegolare la quotidianità di affetti e sentimenti, pur anche all’apparenza banali, in galoppate di liriche emozioni che vanno dritte dritte al cuore. E lì ti restano, per sempre. Davvero saggia dunque la decisione di accomunare le due figure – saltando senza imbarazzo alcuno, tempi e luoghi e ambiti di “mestiere” – per una serata inserita nell’ambito delle celebrazioni per il centenario dalla nascita di Fenoglio. L’appuntamento è per Lunedì 28 novembre (alle 20,30), al Teatro Sociale “Giorgio Busca”, al numero 3 di piazza Vittorio Veneto, ad Alba. E sarà appuntamento mirato, durante il quale il cantautore di Carate Brianza incontrerà i diciottenni albesi. Ma non solo. Suoi potenziali alunni/e. Per loro, certamente, un’occasione speciale per ascoltare de visu una lezione del professor Vecchioni in dialogo anche con la direttrice del “Centro Studi Beppe Fenoglio”Bianca Roagna, inframmezzata da poetiche letture a cura di Laura Della Valle. “Convitato di pietra” e grande festeggiato il celebre papà del “Partigiano Johnny”. Nell’occasione, a Roberto Vecchioni verrà anche conferito il riconoscimento “Testimone di Bellezza 2022”, dall’Associazione Culturale “Premio Roddi”, fra i partecipanti al programma “Resistenza nella memoria 2022” organizzato dall’“Assessorato comunale alla Cultura” in collaborazione con le associazioni cittadine e in particolare con il “Centro Studi Beppe Fenoglio”, per celebrare il 78° anniversario dei 23 giorni della Città di Alba (Zona Libera dal 10 ottobre al 2 novembre 1944) e il 73° del conferimento alla città della “Medaglia d’Oro al Valore Militare”.

Il “Testimone di Bellezza 2022” conferito a Vecchioni vuole essere un tangibile “riconoscimento – sottolineano i responsabili – all’indiscusso valore poetico delle sue canzoni e dei suoi scritti, alla sua capacità di accostarsi a ogni parola con la cura attenta dello scopritore, scrostarla dalla banalità della comunicazione quotidiana per esaltarne le potenzialità espressive”. I ragazzi presenti all’incontro riceveranno in dono la “Costituzione della Repubblica italiana” e il libro “Tutti i racconti” di Beppe Fenoglio.

La serata, a ingresso libero, è aperta al pubblico con prenotazione su www.beppefenoglio22.it fino a esaurimento posti. Anche per il calendario dei prossimi appuntamenti, sempre in divenire, consultare il sito del “Centenario Fenoglianowww.beppefenoglio22.it o telefonare al “Centro Studi Beppe Fenoglio” allo 0173/364623.

g.m.

 

Nelle foto:

–       Beppe Fenoglio

–       Roberto Vecchioni

”Fall asleep” (addormentarsi)

Si è svolta a Cella Monte nei due weekend consecutivi del 5/6 e 12/13 novembre, la mostra di arte contemporanea ”Fall asleep” (l’addormentarsi). Le opere sono state esposte all’ Auditorium Sant’Antonio a cura di ” Numm, contemporary art” e per iniziativa di Elena Caterina Doria, curatrice della mostra e anche lei pittrice, presente con alcune sue opere esposte.

Con Rossella Filippini, ha realizzato questo progetto, allo scopo di promuovere l’arte e la creatività, attraverso eventi e corsi per gli appassionati di tutte le arti visive, nel contesto del Monferrato. ” Il tema conduttore del crepuscolo autunnale e del sogno, della natura che si abbandona alla quiescenza, che sprigiona i suoi colori più accesi, diviene opera realizzata. Nebbia, rugiada e il sole che diviene soffice carezza, sono le caratteristiche tipiche dell’autunno. L’ uomo che ne fa parte, attraverso il sogno si stacca dalla ragione, per accedere all’irrazionale, al surreale accogliendo la sua vulnerabilità nelle sue sfumature ” così nelle parole della curatrice.

La collettiva  ospita opere di 11 artisti contemporanei, che interpretano il tema con tecniche diverse, nell’intento di creare un percorso emozionale per i visitatori. Gli artisti che hanno partecipato sono Marianna Bussola, Antonella Caraceni, Federico Catagnoli, Giorgio Cecchinato, Federica Cipriani, Annalisa Di Meo, Elena Caterina Doria, Florine Offergelt, Federica Orsini, Gloria Rech, Mauro Valsecchi. Passo a elencare le opere esposte da me visionate:

L’ opera di Federica Cipriani ” ST# Brown ” del 2019 è in teca di vetro, con dimensioni 50×50.
Descrive l’individuo e il gruppo rappresentati dallo stormo di passeri distanziati. “Social imprinting” del 2020 rappresenta dei nidi caverna in cordame, l’uomo ancestrale dentro e fuori la sua zona di comfort nel flusso dei ricordi personali.
Di Elena Doria ” Sguardi quiescenti” del 2022. Sguardi rimasti fissi in stato di quiete. Associare gli sguardi agli elementi naturali, come le foglie. Gli sguardi degli affetti famigliari. Tecnica ecoline, in china sintetica su cartoncini policromi.

Giorgio Cecchinato “Morpheus” (2022), tecnica a stampa digitale su legno (60×90). Sempre di Cecchinato “Cinder” (cenere). Ispirato alla favola di Pinocchio di Collodi. Con parti testuali del racconto, riportate nel quadro.
Di Federica Orsini “Misteriose anime d’autunno” del 2019 (50×70) olio su tela. Opera del surrealismo italiano contemporaneo. Il barbagianni rappresenta la saggezza, la sf.era e il cilindro, l’arte metafisica di Giorgio De Chirico.
Di Antonella Caraceni “Dreams” del 2022 olio su tela (60×80). Il finto sonno della bambina desiderosa di protezione e l’orsacchiotto coperta di Linus. I capelli ritti sono i sogni notturni, materializzazione dell’incorporeo. Bella esperienza di fruizione per il visitatore, accolto in un suggestivo allestimento scenografico e paesaggistico. In preparazione altre iniziative Numm a progetto.

Aldo Colonna

Il Gruffalò Il musical tratto dall’omonimo poema bestseller

Iron Maiden tribute band

Una stupenda serata, nell’altrettanto bellissimo locale del Circolo Associazione Costruttori di corso Umbria 36 a Torino, all’insegna della musica e del divertimento.Un folto e partecipativo pubblico ha cantato e gioito con gli Iron Maiden tribute band,gruppo torinese nato nel giugno del 2012, che annovera fra le sue fila musicisti del grande panorama piemontese, i quali condividono la grande passione per il mito della metal band britannica che fa sognare ancora oggi milioni di fans in tutto il mondo.L’idea di costituire questo gruppo musicale nasce dalla mente di Davide Crescenzo, il cantante del gruppo, che è riuscito a riunire artisti che da tanti anni suonavano i mitici brani degli Iron Maiden e che da tempo meditavano un tributo come questo. In ogni concerto sono sempre presenti brani storici alternati a sorprese che gli amanti del genere adorano. Lo spettacolo proposto è un gustosissimo mix di tecnica ed energia pura che non lascia tregua al pubblico sempre festante,partecipativo e numeroso!

Enzo Grassano

Tradizione e modernità con la musica del Canzoniere Grecanico Salentino

/

SalenTorino eventi e Ponderosa Music & Art
presentano il primo e più importante gruppo di musica popolare salentina

CANZONIERE GRECANICO SALENTINO

 

DOMENICA 27 NOVEMBRE

Hiroshima Mon Amour, Via Bossoli 83, Torino

apertura porte ore 21, inizio spettacolo ore 22
ingresso 15 €
biglietti disponibili in prevendita oppure in biglietteria la sera stessa

 

L’affascinante dicotomia tra tradizione e modernità caratterizza la musica del Canzoniere Grecanico Salentino, che arriva all’Hiroshima Mon Amour domenica 27 Novembre, per un concerto organizzato da SalenTorino e Ponderosa Music & Arts, il cui ricavato sarà utilizzato per piantare alberi di Ulivo nel Salento.

Il gruppo CGS reinterpreta in chiave moderna le tradizioni che ruotano attorno alla celebre pizzica tarantata rituale, che aveva il potere di curare, attraverso la musica, la trance e la danza, il morso della temibile tarantola. Gli album e gli spettacoli del Canzoniere Grecanico sono un’esplosione di energia, passione, ritmo e magia, che incantano il pubblico e lo trasportano in un viaggio dal passato al presente della cultura salentina grazie al battito del tamburello.

La formazione musicale è composta da Mauro Durante (voce, percussioni, violino), Alessia Tondo (voce), Silvia Perrone (danza), Giulio Bianco (zampogna, armonica, flauti e fiati popolari, basso), Massimiliano Morabito (organetto), Emanuele Licci (voce, chitarra, bouzouki), Giancarlo Paglialunga (voce, tamburieddhu) e continua ad innovare e rappresentare la musica italiana e salentina nel mondo.

Con 20 album all’attivo e innumerevoli spettacoli sia in Italia – degna di nota la partecipazione alle edizioni 2010, 2013 e 2015 della Notte della Taranta di Melpignano – che in Europa, Medio Oriente e Stati Uniti, il CGS è acclamato da pubblico e critica perché portatore di una tradizione coinvolgente e antica, nonché della musica italiana, in tutto il mondo. Nel 2010 riceve il premio come Miglior Gruppo Italiano di Musica Popolare dal MEI, nel 2012 partecipa al globalFEST a New York per cui viene definito dal New York Times: «a whirlwind», e nello stesso anno sono l’unico gruppo italiano selezionato al WOMEX Festival, la più importante fiera di world music (genere di contaminazione tra la musica popolare e musica tradizionale) al mondo. Nel 2014 il CGS riceve il premio Arte e Diritti Umani da Amnesty International per il brano “Sola Andata” scritto su un testo dello scrittore italiano Erri De Luca e per cui è stato girato anche un videoclip da Alessandro Gassman. Il 2018 è poi l’anno di un riconoscimento estremamente importante per il mondo della world music: si tratta dei Songlines Music Awards assegnato per la prima volta ad un gruppo italiano designando il CGS come miglior gruppo di world music al mondo.

Miradolo, la storica dell’arte Giovanelli per “Christo e Jeanne – Claude. Projects”

“Mezz’ora con…”

Sabato 26 novembre, ore 15

San Secondo di Pinerolo (Torino)

E’ buona e intelligente abitudine della “Fondazione Cosso” progettare, fra i tanti eventi e in occasione di mostre particolarmente prestigiose allestite negli spazi espositivi del “Castello di Miradolo”, momenti di conversazione con esperti d’arte e curatori delle stesse mostre, dal titolo “Mezz’ora con…”, tese ad approfondirne i contenuti e l’esperienza artistica che sottende alla realizzazione delle opere esposte. Parte di qui l’idea del nuovo incontro, organizzato per sabato 26 novembre (ore 15) nelle sale del Castello di San Secondo di Pinerolo, in occasione della mostra “Christo e Jeanne – Claude. Projects” dedicata, a poco più di due anni dalla scomparsa, al celebre artista, bulgaro di nascita, Christo Vladimirov Javacheff e alla compagna di arte e di vita, la francese (nativa di Casablanca) Jeanne-Claude Denat de Guillebon. Semplicemente Christo e Jeanne-Claude in arte: coppia visionaria, fra i maggiori rappresentanti della “Land art” e realizzatori di opere su grande scala, passando dai primi dipinti astratti ai famosi sempre più giganteschi “impacchettamenti” di oggetti o architetture e monumenti urbani nella tela o nella plastica, che “hanno rivoluzionato il modo di concepire l’opera d’arte ed il suo processo di realizzazione”. A parlarne, sabato 26 novembre, sarà la bresciana storica dell’arte Lorenza Giovanelli, autrice e curatrice di diverse monografie sui due artisti, nonché dal 2017 responsabile della Collezione e project manager dello “Studio” di Christo a New York e attualmente membro del consiglio di amministrazione della “Christo and Jeanne-Claude Foundation”. L’occasione sarà ovviamente di grande interesse anche per visitare o rivisitare la mostra in programma fino al 16 aprile 2023. Curata da Francesco Poli, Paolo Repetto e Roberto Galimberti, con il coordinamento generale di Paola Eynard, l’esposizione, realizzata grazie alla collaborazione con la “Fondazione Christo e Jeanne-Claude” di New York, presenta circa sessanta opere, tra tecniche miste e collagesaccompagnate da un’ampia sezione fotografica e dalla proiezione dei video che documentano la realizzazione delle monumentali installazioni artistiche: dall’“Imballaggio d’aria” di Documenta a Kassel (1968), una struttura gonfiabile in materiale plastico alta circa 85 metri, alla “Mastaba” (1977-2018), l’opera monumentale sul Serpentine Lake di Hyde Park formata da 7.506 barili dipinti ed impilati uno sull’altro a formare un tronco di piramide galleggiante.

 

Da “Valley Curtain” (1970/72) il telo di 380 metri che ha colorato di arancione la vallata di Rifle in Colorado, a “The floating Piers”, la passerella di 4,5 chilometri sul lago d’Iseo (2016). Per continuare, solo per citarne alcune, con “Surrounded Island” (1980/83), che ha circondato le isole della baia di Biscayne a Miami con una cintura di polipropilene fucsia, “The gates” (2004/05), il percorso di 30 chilometri di “portici” che ha attraversato il Central Park di New York, “Pont Neuf” (1985), l’imballaggio del più vecchio ponte di Parigi, e l’imballaggio del “Reichstag” (1995) di Berlino con un tessuto argentato. A questo nucleo centrale, si affiancano due ampie sezioni. La prima è dedicata al “Nouveau rèalisme”, con opere di César, Yves Klein, Daniel Spoerri, Mimmo Rotella, Arman e MartialRaysse, a cui partecipò anche il giovane Christo realizzando i suoi primi impacchettamenti. La seconda sezione pone invece l’attenzione sul vasto movimento internazionale della “Land Art”, in un percorso espositivo che va da Richard Long a Ólafur Elíasson, fino a Giuseppe Penone a Germano Olivotto, alle foto originali di Gianfranco Gorgoni e ai “lavori manifesto” di Walter De Maria, Robert Smithson, Michael Heizer, Dennis Oppenheim e James Turrell.

Per info: Castello di Miradolo, Via Cardonata 2, San Secondo di Pinerolo (Torino); tel. 0121/502761 o www.fondazionecosso.com

Prenotazione obbligatoria. L’incontro con Lorenza Giovanelli è compreso nel biglietto d’ingresso alla mostra.

g.m.

Nelle foto:

–       Christo, Jeanne-Claude: immagine allestimento

–       Christo, Jeanne-Claude and their son Cyril with “Store Front” (1965-’66), Ph. Thomas Cugini

–       Christo, Jeanne-Claude: immagine allestimento

Visite guidate gratuite al Museo Ettore Fico

25 novembre

2 dicembre

Eclettica!

Una collettiva sui generis, oltre 140 opere miscellanee che si attraggono come magneti per similitudine, assonanza, opposizione.

ANDREA BUSTO, DIRETTORE MEF

h.17.00

Patrizia Mussa. Photopastel

Prove di maestria e perfezione pittorica si incontrano in una selezione di immagini di architetture e teatri storici

PATRIZIA MUSSA, FOTOGRAFA

h.18.00

MEF – Museo Ettore Fico 

via Francesco Cigna 114, Torino

www.museofico.it

Il Museo Ettore Fico organizza tre visite guidate gratuite, il  25 novembre e il 2 dicembre. 

Alle 17.00 il Direttore del MEF Andrea Busto racconterà “Eclettica!”, mostra collettiva sui generis, che coinvolge le diverse collezioni conservate nei suoi depositi: il lascito Luigi Serralunga, il fondo di opere di Ettore e Ines Fico, la Donazione Renato Alpegiani, le collezioni dei Premi del MEF – destinati ai giovani artisti – e, infine, a una parte della collezione del Museo costruita negli anni della sua esistenza.

Il percorso espositivo, che si snoda nelle sale al piano terra e al primo piano del museo, comprende oltre 140 opere di altrettanti artisti, suddivise in stanze e 7 sezioni, e avvicina lo spettatore a tematiche e a ricerche molto diverse.

Nella visita si potranno vedere le opere dei vincitori dei tredici anni del premio tra cui “Un bout de toi, Salomon n. 4” dell’artista Mimosa Echard, neo vincitrice del premio “Marcel Duchamp 2022”.

Mimosa Echard è stata vincitrice del premio “Ettore e Ines Fico 2021” ed è attualmente esposta oltre al MEF al Centre Pompidou di Parigi con l’opera Escape more (2022).

Al primo piano è visibile l’opera “Agli amanti…e anche a quelli d’Italia” di Ruben Montini, che ha portato – nelle giornate di Artissima – la sua performance “Il vuoto addosso” al Museo Fico.

Alle 18.00 la fotografa Patrizia Mussa accompagnerà i visitatori, nella project room, a scoprire i suoi “Photopastel”. In mostra una serie di immagini di architetture auliche (Reggia di Caserta, Museo di Palazzo Grimani) e teatri storici (La Scala, la Fenice, il Teatro Farnese). Ogni fotografia viene prima stampata, quindi colorata a mano in modo pressoché impercettibile, ma significativo, con pastelli e acquerelli. L’artista costruisce così una visione che esalta la plasticità del luogo ritratto conservandone le caratteristiche architettoniche primarie.